I
l vento è arrogante, pensa di possedere gli
alberi, di avere fatto sua la Natura, ma è solo
un’illusione. Lo Stile Battuto dal Vento ri-
corda molto lo Stile Inclinato dal quale deriva,
ma forse risulta più interessante per la disposizione
dei rami. Due sono le varianti: il vento soffia
sull’albero e il risultato dell’azione del vento dopo
molti anni.
Considerato dal punto di vista estetico que-
sto bonsai può avere qualche difficoltà nella rea-
lizzazione perché bisogna mettere in atto tutta la
perizia nel dare equilibrio ad una forma inclinata,
con una ramificazione insolita, masse dunque che lo
stile ventoso rappresenta una versione molto parti-
colare della Natura dell'albero in condizioni climati-
che estreme. Per i giapponesi è lo stile che infrange
le leggi di gravità, lo stile fukinagashi.
La percezione più immediata è quella di un
albero che sia lì per lì sul punto di abbattersi, con
una condizione di instabilità considerata insolita per
un Bonsai e per il suo spirito. Quindi, nella forma-
zione della pianta è necessario usare alcuni accorgi-
menti che diano un controbilanciamento che viene
da radici robuste che facciano da contrafforte nella
parte opposta all’inclinazione oppure dall’inseri-
mento di una roccia. La visione è comunque
drammatica poiché in natura questi alberi hanno un
sito nelle scogliere o nei picchi montani fortemente
battuti dal vento, pericolosamente inclinati
nell’impari lotta di sopravvivenza contro gli ele-
menti.
La vegetazione è molto rada, senza rami sul
lato battuto dal vento, con ampie parti del legno
scortecciate (shari); il tronco quindi appare molto
contorto ed esprime visivamente una eccezionale
potenza anche se spesso non è eccezionalmente ro-
busto. La compensazione di una silhouette così sbi-
lanciata può essere ottenuta pure da un attento
dimensionamento dei pochi rami sul fronte. Biso-
gna considerare un fatto importantissimo: abbiamo
in questo caso una forte tensione visiva innescata
dalla linea fortemente inclinata del tronco
(drammaticamente instabile) e l’assetto delle radici,
dei rami e della vegetazione che devono trasmettere
stabilità e ordine estetico. In tutto questo
contraddittorio visivo, la struttura deve conservare
tutta la dinamicità e il contrasto di linee di forza che
Wisteria sinensis
di Elisabetta Ruo
Kiryu e
Lapillo
N
ella composizione di un substrato, tipo ferroso, utili alla fisiologia vegetale nel
bisogna tenere presente di tutti gli fabbisogno giornaliero, questi substrati rappre-
aspetti che caratterizzano ogni suo- sentano un importante stimolo all’attività radi-
lo, al fine di comporre una miscela cale in quanto incentivanti i processi di
quanto più idonea alle esigenze della specie, al allungamento. Questo accrescimento implica
grado di rifinitura estetico, alla posizione geo- anche un acceleramento dell’instaurazione di
grafica, ma soprattutto agli obiettivi da processi simbionti operati da micorrize, che
raggiungere nel breve periodo (2-3 anni succes- grazie ai microlementi trovano anch’esse una
sivi al rinvaso). Notoriamente contrario all’uti- spinta nei rapporti con le radici.
lizzo di un singolo suolo, in particolare Il kiryu e il Lapillo, caratterizzati da un
all’Akadama al 100%, le numerose prove ope- Ph tendenzialmente acido (6-6,5) e da una
rate con diverse componenti hanno confermato CSC pari rispettivamente a 27 e 25, conferisco-
le ipotesi di sinergie che i diversi substrati no alla miscela non più quella condizione di to-
svolgono nelle interazioni con le radici, ed anco- tale inerzia utile solo in alcuni casi di
ra più convincenti sono i risultati che negli ulti- coltivazione, ma una fonte di approviggiona-
mi mesi si stanno ottenendo tramite l’aumento mento costante di componenti ferrose che gra-
o la diminuizione delle % relative alle singole zie al pH leggermente basso, mantengono
componenti, raggiungendo così un grado di attivi i processi di assorbimento tipici delle
raffinatezza nei risultati secondi solo ai giappo- condizioni di quasi neutralità di Ph. Grazie
nesi. inoltre alla loro struttura selezionabile tramite
Già in articoli precedenti sui suoli, si so- setacciatura, sono utilizzabili su tutte le catego-
no potuti enunciare i diversi benefici che una rie bonsaistiche, dai Mame ai Dai. Il loro uti-
miscela può apportare all’apparato radicale. lizzo ad oggi non è più circoscritto alle sole
Tra i suoli, quelli di fondamentale importanza conifere, ma anche e soprattutto ad essenze
e di imprescindibile ruolo troviamo quelli di ori- della macchia mediterranea che hanno mo-
gine vulcanica: per l’esattezza Kiryu e Lapillo. strato segni di grande sviluppo dall’inseri-
Ricchissimi dei fondamentali microelementi di mento di % variabili al’interno del substrato.
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E' impossibile dare delle indicazioni assolute volta completamente rendendo saturo il
su questa particolare tecnica, che nell'arte terriccio. Questo assicura che il pane radicale
bonsai è senz'altro una delle più difficili. C'è venga bagnato completamente. Quando il pa-
un detto in Giappone, che ci vogliono minimo ne radicale non viene irrorato ad ogni
tre anni per imparare ad annaffiare corretta- annaffiatura si rischia la decomposizione e la
mente, molti probabilmente non crederanno a morte delle radici, con conseguente deteriora-
questa affermazione. Quasi certamente il 70% mento del fogliame corrispondente. Natu-
dei fallimenti dei principianti nei primi anni so- ralmente nell’irrigazione di qualità è
no dovuti a pratiche di innaffiamento imprescindibile l'uso di una tecnica manuale
scorrette. con tutte le difficoltà e la costanza che
"Bonsai ni ame ga ni do furimasu". Tradotto comporta.
letteralmente significa “Per bonsai piove due
volte” Il detto giapponese sopra menzionato CONSIGLI DI CORRETTA
ci ricorda che per innaffiare correttamente un ANNAFFIATURA.
bonsai bisogna bagnare completamente il Spesso, uno dei primi consigli che rice-
terriccio. Perché dovremmo innaffiare due viamo quando incominciamo a fare bonsai è
volte? Quando si bagna il terriccio di un “non annaffiare molto." La maggior parte dei
bonsai non rinvasato recentemente, l’acqua neofiti interpreta questo suggerimento nel
cercherà il percorso di incanalamento di mini- senso che dobbiamo bagnare poco il terriccio
ma resistenza che spesso non coinvolge tutto e non completamente. Questo è il primo degli
il substrato fuoriuscendo dai fori di drenaggio errori. Ogni volta che innaffiamo dobbiamo
senza che molte radici vengono bagnate e que- dare tanta acqua finché non fuoriesce dai fori
sto può causare danni al bonsai. Bisogna ba- di drenaggio. Quello che invece si intende per
gnare una prima volta il terriccio in minima “non annaffiare molto" è l’innaffiamento
quantità, in modo che il substrato accetti me- troppo frequente, il substrato non ha il tempo
glio l’acqua. Infine annaffiare una seconda di asciugarsi che viene di nuovo irrigato.
di Antonio Acampora
>> Tecniche bonsai
bonsai, concorrono ad indirizzare l'acqua
Questo impedisce all’ossigeno intrappo- verso il bordo dei vasi. Un sistema che evita
lato nel substrato di giungere alle radici, provo- l'inconveniente citato è l'annaffiatura per
cando asfissia radicale, prima e sviluppi di immersione, essa si seguirà con acqua al di so-
funghi e altri patogeni. Il tema del rapporto pra od al di sotto del bordo del vaso ed è un
tra acqua e terriccio è estremamente buon sistema di ricambio gassoso all'interno
importante per due motivazioni concrete: la della zolla. Di contro questa procedura è lenta
qualità delle micorrize e i marciumi radicali. ed onerosa, ha bisogno di tempi lunghi di co-
Le micorrize, sopratutto se esterne co- latura, impoverisce velocemente il terreno
me quelle delle conifere, non sopportano asportando notevoli quantità di sali solubili,
l'immersione in acqua prolungata, e si sviluppa- per collezioni con un notevole numero
no bene in un terreno drenato come avviene in d’esemplari deve eseguirsi a più riprese. Si
montagna. In linea di massima il bonsai deve può innaffiare per immersione ogni tanto
essere bagnato al massimo tre o quattro ore do- mentre la normale irrigazione conviene ese-
po essersi completamente asciugato, per evita- guirla ripassando non meno di tre volte ogni
re il colpo di secco, e questo comporta pianta in modo che l'acqua passi attraverso i
un'irrigazione quotidiana da maggio a fori di drenaggio rinnovando anche l'ossigeno
settembre, con i frequenti casi di due irrigazio- del substrato. L'annaffiatura in profondità evi-
ni giornaliere nei periodi più caldi e ventosi. terà la crescita delle radici in superficie e du-
Bisogna prestare attenzione a come rante l'estate eviterà altresì che le radici non
l’acqua si comporta quando incontra il trovino sufficiente umidità nel terreno. Per
terriccio. Se esce dalla superficie del quanto riguarda l'annaffiatura per immersione
substrato, andando fuori dal vaso, vuol dire si consiglia l'aggiunta di concime idroponico
che il terreno superficiale si è molto all'acqua, in questo caso si ridurranno i danni
compattato. La causa può essere stata la cresci- da dilavamento. Nel periodo estivo le
ta delle radici, o il fertilizzante organico che annaffiature vanno eseguite nei periodi più
spezzandosi è andato a chiudere la superficie freschi della giornata, si deve evitare di bagna-
del terriccio. Se è successo questo bisogna re i vasi caldi soprattutto se esposti al sole (
prendere un bastoncino e sgretolare la superfi- calore ed umidità sono le condizioni ideali per
cie del substrato verso il fondo per 2-3 cm. eli- la proliferazione dei patogeni e delle crittoga-
minandolo. Sostituendo poi questo strato con me ) L'acqua usata per le irrigazioni dovrà
terriccio nuovo ricoperto con del muschio sbri- inoltre essere sempre a temperatura ambiente.
ciolato. Questo permetterà all'acqua di penetra- E' bene innaffiare alla mattina in modo che
re meglio il terriccio e rendere saturo l’intero l'acqua fornita sia utilizzata durante il periodo
volume del substrato. Ricordiamo che l'irriga- più caldo della giornata. Nel periodo inverna-
zione è uno dei quattro elementi sul quale lavo- le le annaffiature vanno eseguite nelle
rare per una coltivazione programmata, giornate soleggiate possibilmente nel mezzo-
insieme a terriccio, concime ed esposizione. giorno, operando in questo modo la pianta
Il terreno dei vasi, in superficie, deve avrà tempo di assorbire l'acqua necessaria, eli-
sempre essere smosso, soprattutto in prossimi- minando per colatura quella in eccesso, que-
tà del fusto, ciò faciliterà l'annaffiatura del sto sistema eviterà che le eventuali gelate
ceppo. E' facile che alberi che s’innaffiano notturne danneggino i nostri bonsai. La vapo-
con i sistemi tradizionali: annaffiatoio, pompa rizzazione dei bonsai è poi una pratica da tene-
d’irrigazione, spruzzatore, irrigazione a re in seria considerazione, essa dovrebbe
pioggia e per gocciolamento mantengano ari- essere eseguita con acqua demineralizzata,
da la parte centrale della zolla, infatti, la su- infatti, le acque calcaree evaporando lasciano
perficie di separazione tra il contenitore ed il sulle foglie residui salini che possono
terreno, i fori di drenaggio ed il posiziona- danneggiare gli stomi delle medesime, la va-
mento sopraelevato del nebari dei nostri
Biancospino
C
ol nome di Bianco- materiale di partenza.
spino si intendono I vecchi soggetti sono in gene-
alcune varietà di re non facili da raccogliere in
Crataegus. Il Cratae- natura o da qualche siepe per
gus oxyacantha, con foglioline la tendenza, che il Biancospino
profondamente frastagliate e ha, di garantirsi l’acqua indi-
due o più semi in ogni frutto; il spensabile scendendo pro-
Crataegus monogina, con un fondo nel terreno, con qualche
unico seme; il Crataegus cu- grossa radice. D’altronde i gio-
neata, di origine orientale a fio- vani soggetti presi in vivaio
re rosso e poche altre cultivar, (per lo più monogina coltivati
variamente decorativa, proo- come portinnesti) si prestano a
dotte in vivaio per il giardino. lasciarsi manipolare solo
Questa essenza, come la finchè sono ancora sottili. Cre-
maggior parte delle piante spi- scono però molto rapidamente,
nose, produce numerosi getti tanto da potere ottenere del
ad ogni nodo, generalmente materiale con un buon po-
perpendicolari al ramo da cui tenziale, se li si coltiva in pie-
nascono, e ciò dà alla sua na terra o in grandi vasi per
struttura un aspetto intricato e qualche anno allo scopo di
spigoluto. Non è difficile ingrossare il diametro del
perciò trovare dei soggetti tronco e dei rami principali, e
spontanei che la forma del di renderne la superficie sca-
tronco renda interessanti come brosa a simulare una certa età.
Il Biancospino è un piccolo li divisi. Frutti rossi, delle siepi vive per eccellenza
albero spesso cespuglio. rosso-arancio, raramente gialla- e per la densità dei suoi rami
Appartiene al genere Cratae- stri, sub sferici o ovoidali, che e del fogliame esercita una
gus che comprende più di 200 superano raramente 1 cm, con protezione molto efficace
specie e rientra nella famiglia polpa generalmente farinosa, contro il vento, ma anche
delle Rosaceae. Comprende contenente 1-2 noccioli. contro l’intrusione degli ani-
piccoli alberi generalmente spi- Fioritura in aprile-maggio; mali. Il Biancospino si molti-
nosi, alti 2-5 m, con corteccia frutti in settembre, persistenti plica soprattutto per semi: è il
per lungo tempo liscia, tardiva- sui rami per una parte metodo più sicuro per ottene-
mente fessurata, grigio scuro. dell’inverno. re delle piante di dimensione
Foglie alterne, picciolate, gene- I Biancospini hanno una cresci- omogenee, di crescita sicura.
ralmente divise in 3-5 lobi, pro- ta molto lenta (generalmente Biancospino selvatico –
fondi, dentati, raramente di circa 30 cm nei primi 7-8 Crataegus oxyacantha L.
intere. Fiori bianchi, rara- anni) e possono raggiungere Arbusto, raramente albero,
mente rosati o rosa, con 5 peta- età avanzata. E’ l’arbusto alto fino a 5 metri con rami
glabri e spinosi di colore bru- ermafroditi con 5 petali triangolari. I fiori presentano
no rossastro. Le foglie sono bianchi e calice formato da 5 da 1 a 2 stili. I frutti hanno un
alterne, semplici anch’esse gla- lacinie triangolari. Vive princi- diametro di 2 cm e più, sono
bre e presentano un perimetro palmente nei boschi di caduci- di colore giallo bruno e hanno
ellittico oppure obovato con foglie su suolo ricco o anche un sapore simile a quello
una o due incisioni per lato po- degradato dal livello del mare delle nespole. Probabilmente
co profonde. Il margine è rego- ai 1200 m. è presente in tutta originario dell’isola di Creta,
larmente dentellato, la pagina Italia con esclusione delle Iso- è presente in Sicilia e sporadi-
superiore è di colore verde le maggiori. camente nell’Appennino Ligu-
brillante mentre quella inferio- Biancospino Lazzarolo – C. re ed Emiliano.
re è verde glauco ma glabra. I azzarolus L.
fiori compaiono da aprile a Pianta simile al Biancospino Antonio Ricchiari
maggio in infiorescenze co- comune con pelosità più
rimbose terminali con pedunco- densa e foglie con incisure po-
li glabri. I singoli fiori sono co profonde che formano lobi © RIPRODUZIONE RISERVATA
C
i sono alcuni libri che, seppure interessanti,
probabilmente non troveranno mai posto negli scaffali
delle più note librerie o sotto le luci della ribalta. Uno di
questi è, credo, Tōkyō di Rossella Marangoni (ed.
Unicopoli, pp. 151, € 10).
Ad un lettore distratto, il volume potrebbe apparire
l'ennesima raccolta di consigli per avventurarsi nella capitale
giapponese, ma già dalle prime pagine si respira un'aria ben diversa.
Innanzitutto, non si riscontra alcuna sfumatura didascalica: a parlare
è la stessa città, con i suoi quartieri, le sue ombre, i suoi vicoli. Ciò,
senza dubbio, è dovuto al fluire della scrittura, che non segue alcun
itinerario prestabilito, né è scandita dai ritmi svilenti tipici di alcune
guide turistiche; piuttosto, segue l'occhio curioso e mobile
dell'autrice, cerca di dipanare i fili della memoria ed accompagna il
lettore, senza presunzione, in questo viaggio sentimentale privo di
sentimentalismi. E così, ci s'imbatte in una continua scoperta delle
Tokyo nascoste in Tokyo: la città delle contraddizioni svela
inaspettatamente le sue armonie segrete, gli equilibri nascosti e la
folla di personaggi che l'hanno vissuta e plasmata con i loro desideri
e i loro bisogni.
Dietro questa «pittura dal vivo» vi sono mesi di studio e
attenta osservazione: ogni pagina cela una curiosità, un aneddoto,
un frammento di storia o di vita, e lo rivela con naturalezza; e così,
sotto gli occhi del lettore, si schiude un universo in cui si incontrano
e si fondono, in un incessante controcanto, voci presenti e passate,
reali e leggendarie. Un «viaggio da fermo» che continua, una volta
chiuso il libro, nell'animo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
di Antonio Ricchiari
I
giapponesi, compìti, impeccabili, ri-
spettosi, si presentano come gli eredi di
una civiltà che, per certi versi, non
sembra appartenere al nostro mondo ma
ad un altro, un altro mondo che ha già iniziato
ad illuminare il nostro. A partire dagli anni
’70 del Novecento, il Giappone ha inondato
l’Occidente con oggetti made in Japan e ora ci
seduce con tutta la sua estetica del quotidiano
e, perché no, anche con il fascino della sua
lingua. Oggi tutti parliamo giapponese: usia-
mo parole come samurai, termini come kami-
kaze, dopo la tragica cronaca degli attacchi
dei terroristi, sono parole entrate nel quotidia-
no. Inoltre è nell’uso comune: sushi, karaoke,
ikebana, bonsai, karate, zen, tamagochi, e chi
più ne ha, più ne metta.
Tutto ciò coinvolge ed affascina perché
probabilmente sa di leggerezza eclettica, un
gusto per la commistione dettato da una logi-
ca che non segue la linearità, e nemmeno la
dialettica della nostra logica classica ma,
piuttosto, si modella su canoni improbabili co-
me l’effimero, il piacere ed il gusto per la mi-
niaturizzazione, l’amore esasperato per tutta
>> IL Giappone visto da vicino
la Natura, la convinzione che il mondo artificia- Le ragioni di questa passione sono varie. In
le dei manufatti sia una forza da assecondare parte sono dovute alle limitate opportunità di
senza giudizi morali, perché gli oggetti sono spi- acquisto rispetto alla disponibilità di redditi
riti, kami, così come un suiseki ha il suo kami, elevati. La maggioranza dei giapponesi non ha
anche un computer lo possiede. E tutto questo la possibilità di accedere ad un’ampia gamma
per gli Occidentali, evidentemente, è di diffici- di divertimenti, quindi la moda e lo shopping
le metabolizzazione. in generale rappresentano uno sbocco necessa-
Il Giappone è un Paese dove la sua anti- rio per l’espressione personale e un modo per
chissima cultura ne ha facilitato la modernizza- affermare uno standard di vita migliore. Tutta-
zione, ha vissuto il periodo post-moderno via, dietro al consumo, si trova anche un pro-
prima che ciò avvenisse da noi e tuttavia non fondo rispetto per i protagonisti dell’industria
ha perduto la sua anima antica e sta imponendo della moda. Nel paese del Sol Levante, agli sti-
il proprio gusto estetico perché la sua estetica è listi, agli editori e persino ai buyer dei negozi
qualcosa di immenso, è uno stile di vita, è una talvolta viene attribuito uno status che in Euro-
nuova Via, è un Do. pa e negli Stati Uniti solitamente è riservato
Sono infatti perfetti gli stili e gli oggetti che il alle pop star. Non è affatto insolito trovare co-
Giappone oggi ci propone e che noi siamo ben de di giovani fanatici della moda dormire da-
felici di adottare, sedotti da un’estetica che na- vanti ai cancelli di un negozio dell’ultimo
sconde una morale, quel Do dove non vi è stilista di grido la notte prima del giorno di
nulla di improvvisato. apertura.
I giapponesi hanno una grande passione Questo atteggiamento risale a una tradi-
per il design e la moda. E’ nota la mania dei zione secolare di rispetto e amore per l’abilità
giapponesi per il consumo di prodotti moda. manuale e il design. Nonostante questi valori
L'organizzazione
shintoista di Axel Vigino
S
olitamente l’esposizione in pieno sole è una serra, in cui le strutture stesse della serra UV-
condizione indispensabile per una corretta schermanti ne hanno condizionato la resistenza. Gli
coltivazione, infatti, le ore di luce intese co- esemplari subito esposti al sole diretto, senza un perio-
me ore di esposizione ai raggi solari, sono do di acclimatamento di una settimana sotto
alla base per poter conferire maggior robustezza alla ombreggianti al 30%, hanno mostrato i danni provo-
struttura vegetale. Molte piante necessitano di un irra- cati da un’esposizione repentina a raggi UV. In queste
giamento solare intenso per po- condizioni gli UV hanno provocato necrosi cellulare li-
ter svolgere le loro funzioni mitate alle parti esposte al sole, le decolorazioni
vitali e di conseguenza alloca- tendenti al bianco indicano un danno limitato. Effetti
re biomassa. più gravi sono dettati da bruciature fogliari con relati-
Da questo ne deriva che il so- vi accartocciamenti. Tale effetto, è dovuto ad un feno-
le risulta essere la più meno chiamato di fotoinibizione. Questo, provoca una
importante fonte di energia riduzione dell’efficienza fotosintetica, dovuta ad
che interviene in processi vita- un’esposizione luminosa particolarmente intensa. Il ri-
li indispensabili come la foto- sultato è una degradazione dei pigmenti di clorofilla.
sintesi clorofilliana. Grazie al Molti dei problemi imputabili ad un irragia-
sole, le strutture vegetali in mento solare eccessivo, si riscontrano molto spesso in
via di formazione possono irro- piante coltivate in ombra o penombra per tempi pro-
bustirsi e formare resistenze meccaniche molto lungati, in cui i pigmenti schermanti la clorofilla non
importanti. hanno avuto la possibilità di formarsi, lasciando così
Esistono casi in cui l’esposizione al sole ri- la clorofilla particolarmente esposta alla luce. Uno
sulta essere però particolarmente dannosa, in quanto sguardo alla tonalità di verde degli esemplari esposti
l’intensità è elevata e le t° che si raggiungono in pieno sole può darci un’idea dell’effetto di fotoinibi-
all’interno della foglia sono particolarmente alte. zione. In particolare il genere Pinus è soggetto a tale fe-
Quando si è parlato di malattie non parassitarie in un nomeno. Il colore dei pini esposti in pieno sole è
numero precedente del Magazine, si è menzionato solitamente di un verde pallido, al contrario gli
appunto l’effetto inibente dei raggi UV e per esemplari esposti in penombra hanno un colore molto
l’esattezza: intenso.
Le lunghezze d’onda (λ nm) pericolose, sono La differenza non è solo nel colore, ma anche
raggruppate in tre categorie; UV-A (320-400 nm), UV- nella consistenza strutturale, ovvero i primi hanno una
B (280-320 nm) e la più pericolosa UV-C (200-280 robustezza degli aghi e rami maggiore ma una effi-
nm). cienza fotosintetica inferiore, i secondi, al contrario po-
I danni da radiazioni ultraviolette, provocano co spessi ma con un efficienza fotosintentica
un abbassamento dell’efficienza fotosintetica e quindi maggiore. Un giusto compromesso sarebbe quello di
una limitata produzione di energia utile per la pianta. schermare dagli UV nel periodo di mesi di Luglio e
Da osservazioni effettuate su numerosi esemplari colti- Agosto, in cui il sole è dannoso e non più proficuo.
vati nelle più diverse condizioni di luce, quelle più si-
© RIPRODUZIONE RISERVATA
gnificative si sono riscontrate su esemplari coltivati in
MISSION STATEMENT
Bonsai Clubs International, a non-profit educational organi-
zation, advances the ancient and living art of Bonsai and related arts
through the global sharing of knowledge. We educate while promo-
ting world relationships through cooperation with individuals and
organizations whose purpose is consistent with ours..
>> BCI News
BCI has published a newsletter, and later, a magazine throughout its history.
Although the name of the publication has changed several times, its purpose has
remained to educate and expose people throughout the world to bonsai and related
arts.
Since 1965 BCI has co-sponsored a yearly convention with one of its member
clubs or associations. These conventions have been held in various locations
throughout the US and world. Sometimes they have been held in conjunction with
other bonsai groups such as the World Bonsai Friendship Foundation or the Ame-
rican Bonsai Society.
BCI maintains a web site to update and inform our members. On it can be found,
among other information, the popular Species Guide, widely used by many in
the bonsai world and a free Vendor Registry. www.bonsai-bci.com
y de una colección
En mis comienzos en el bonsai me senti ansio- de nuevos amigos,
so, desorientado e incluso hasta frustrado. Esto muchos de tierras le-
suele ocurrir cuando estamos en cualquier proce- janas con diferentes
so de aprendizaje, al menos muchos de noso- culturas pero todos
tros hemos pasado por eso. La persistencia es con un lenguaje en
necesaria para lograr el éxito en todo lo que común, bonsái. Comencé en la práctica del
nos proponemos y cuando practicamos bonsái bonsái en marzo de 1989. Unos meses después
esta es absolutamente esencial ya que ninguno Puerto Rico sufrió el embate del Huracán Hu-
de nosotros, aun los maestros, hemos podido go. Como resultado del paso de este fenómeno
evitar sentir ansiedad y frustración en uno que colecte mi primer bonsái que podía conside-
otro momento cuando hemos estado trabajando rarse con potencial de más “seriedad” el cual
con nuestros árboles. Al pasar el tiempo vamos aun conservo. Este árbol fue partido por los
superando estas emociones y el trabajo va ha- vientos del huracán pero su tronco estaba
ciéndose llevadero, agradable y nos proporcio- intacto. Esta experiencia aumento mi interés de
na una gran satisfacción personal. Si yo me continuar colectando árboles. Otro huracán pa-
hubiera dado por vencido cuando comence, só en 1998, Georges. Cuando esto ya tenia una
cuando no tenia suficientes conocimientos de gran cantidad de árboles acumulados. De he-
lo que hacia o las cosas no me resultaban como cho algunos de mis árboles fueron exhibidos
yo esperaba, yo nunca hubiera alcansado tener en la Convención de BCI celebrada en San
la satisfacción que tengo ahora de ver los Juan en esa fecha. Ustedes no imaginan el tra-
bonsái que he logrado crear. Yo comencé a ha- bajo que pase para proteger todos mis árboles
cer bonsai con 5 plantas muy sencillas. Estas de estos temporales.Todos los que cultivamos
fueron el comienzo de mi colección de bonsai bonsái pasamos por alguna adversidad fuera de
nuestro control. El artista de bonsái sabe que sus características, para lograr producir en el
cualquier dificultad que se presente en el cami- los mejores efectos, tiempo para podar,
no “es parte del paquete”, son cosas de las cua- alambrar, estilizar, para alimentarlos y re-
les debemos preservar nuestros árboles y no garlos. Si pensamos no tener tiempo para reali-
dejar que agoten nuestro ánimo. Es necesario zar todo lo que implica hacer y tener un bonsái
que superemos cualquier situación. Cultivar entonces estamos en el pasatiempo equivoca-
bonsái es muy parecido a nuestra vida porque do. El arte del bonsai depende del tiempo de
esta llena de situaciones y retos que debemos su- varias maneras. Aunque es cierto que podemos
perar sin desesperarnos. La perseverancia es desarrollar un bonsái relativamente en poco
una herramienta muy necesaria para poder conti- tiempo sus mejores características no se logran
nuar cultivando bonsái y para superar las situa- de inmediato. El tiempo efectuara el trabajo
ciones de las cuales no tenemos control. estético de madures y refinamiento junto a nue-
stro trabajo y dedicación. Muchos artistas cono-
cidos que trabajan en árboles viejos pueden
El famoso cantante de Tango argentino Carlos hacer un gran trabajo de diseño inicial en ellos
Gardel recitaba en una de sus famosas cancio- sobre una tarima, pero solo los años de segui-
nes que “20 años no son nada.” Hacer bonsái re- miento y refinamiento son los que logran
quiere tiempo. Tiempo para seleccionar el convertir ese árbol en una obra maestra. Hay
mejor material, para estudiar y aprender sobre