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Roma
ott
16
2010
Lettera aperta di Bruni al Ministro Gelmini sulla riconferma di un libro contenente errori
storici
Gent. Mo Ministro, già alcuni mesi denunciammo la questione relativa alla
adozione di un testo scolastico che presentava e presenta degli errori storici
ben evidenti in un Liceo della Provincia di Taranto: Liceo Giuseppe Moscati
di Grottaglie. Nelle nostra denuncia si evidenziavano non solo gli errori ma
anche le omissioni. Il testo ancora oggi continua a circolare in questo e in
altri Liceo ma la cosa più grave è che il testo in questione è stato
nuovamente adottato per l’anno scolastico in corso. Ci sembra una
provocazione non solo istituzionale e politica ma anche pedagogica che non
può essere tollerata. Le chiediamo di prendere urgenti provvedimenti sulla
questione perché tra le altre cose il fatto assume connotati politici ben
evidenti considerando la posizione politico – ideologica di uno dei due
autori. Ma, Gent.Mo Ministro, andiamo per ordine. E’ veramente uno
scandaloso che un libro di storia della letteratura dove sono stati ...
... riscontrati evidenti errori storici, nelle datazioni di alcuni scrittori, venga riadottato e
riconfermato in alcuni Licei e tra questi al Liceo Moscati di Grottaglie in provincia di Taranto.
Sarebbe ora di chiamare in causa il Dirigente Scolastico per le sue responsabilità in merito a tale
faccenda già denunciata alcuni mesi fa. Ma se la denuncia politico – culturale non ha avuto i suoi
effetti credo che il Ministro deve intervenire immediatamente non solo per una questione di ordine
didattico e formativo ma anche di ordine squisitamente politico.
Si ribadisce il fatto che il Ministro dovrebbe aprire lo sguardo e gli orizzonti sui libri che vengono
adottati negli Istituti superiori. Non possono essere ammessi errori e omissioni. Una storia della
letteratura non è un pensiero in libertà sulla letteratura. Una storia della letteratura è una
ricostruzione su dati certi e presenze all’interno della temperie del Novecento (parlando di
Novecento). La politica dell’adozione dei libri scolastici certamente andrebbe rivista, riconsiderata,
ricontestualizzata e non per motivazioni di natura politica ma di scientificità vera e propria.
1
Non si tratta di innescare nuove polemiche o dibattiti intorno ad una proposta argomentativa su un
problema letterario o storico o filosofico o artistico. Le interpretazioni e le chiavi di lettura hanno la
loro particolare e necessaria importanza ma si va oltre.
Anzi si deve avere il coraggio anche di superare alcune proposte che hanno un preciso marchio
ideologico. Ma è inaccettabile quando la chiave di lettura su un autore o su un libro o su una visione
letteraria si presenta agli studenti con dei vizi e degli errori storici di fondo e accanto a questi
vengono meno i presupposti scientifici, ovvero: l’errata datazione di nascita e morte di alcuni autori,
l’errata data di pubblicazione nella nascita di alcune riviste, la completa omissione di particolari
politici come per esempio la citazione della data di iscrizione ad un partito che va bene per un
determinato schieramento citando persino la data di iscrizione e l’omissione per un altro.
Circolano libri scolastici che vengono affidati a studenti liceali sui quali si constatano errori di fatto.
Fin qui la considerazione. Ma ci saranno pure delle responsabilità per chi vaglia e adotta questi
testi? In più occasioni ho già avuto modo di dimostrare e mostrare situazioni di parzialità ed errori
in testi scolastici.
Uno dei testi che si dice vada per la maggiore ed è adottato da Dirigenti scolastici e docenti, ovvero
dalle scuole è il percorso di Gian Mario Anselmi e Gabriella Fenocchio: Tempi e immagini della
letteratura con il coordinamento di Ezio Raimondi, diviso in 6 parti, Edizioni scolastiche Bruno
Mondadori, del 2004. Mi è capitato tra le mani il volume 6, dedicato al Novecento, adottato al
Liceo Giuseppe Moscati di Grottaglie Taranto.
Non entro nel merito interpretativo e politico (di parte a primo acchito) e metodologico anche se sul
piano di una critica più appropriata sarebbe chiaramente necessario e i dubbi, oltre che alle lacune e
alle forzature, sono tante. Ma mi soffermo, in sintesi, su alcuni particolari non confutabili.
A pagina 53 si parla del dibattito letterario e delle riviste in Italia. Nel citare la rivista PRIMATO,
diretta da Giuseppe Bottai e Giorgio Vecchietti, la si fa nascere nel 1939. Data completamente
errata. Il primo numero della rivista esce il 1 marzo del 1940. Errore da prendere come refuso?
Bene. Nella pagina successiva entrando nel merito i compilatori sostengono: Bottai promuove una
rivista più sua, Primato, che esce a Roma dal 1939, col sottotitolo Lettere ed arti d’Italia. Dunque
non si tratta di un semplice refuso.
Si tratta, a parere degli esperti, di un errore di non poca importanza considerato il ruolo che
svolgeva la bottaiana rivista. Nel 1939, l’Italia non è ancora in guerra. Il 1 marzo del 1940 si
avvicina alla dichiarazione di guerra del 10 giugno e la rivista, anche se in un attraversamento
culturale, pone una discussione forte non solo sulle arti ma anche sulla politica mediterranea. Infatti
il Mediterraneo è alla base della discussione tanto che la rivista doveva chiamarsi con una metafora
che portava il nome di Ulisse. Il 1940, per Bottai, è una data strategica anche perché pone in
discussione le riforme sulle culture varate il 1939. E’ un errore non perdonabile perché vizia tutta la
discussione sulla letteratura degli anni Quaranta.
Pagina 167. Si parla di Corrado Alvaro. Si dice che dopo diverse esperienze letterarie: Nel 1926
diventa anche segretario di redazione di 900. Costretto a trasferirsi a Berlino per le sue posizioni
antifasciste. A Berlino Alvaro arriva il 1928 collaborando a La Stampa e a L’Italia Letteraria, tanto
che su questa rivista nel 1929 intervista il fascista Luigi Pirandello, tessera PNF 1924. Torna in
Italia il 1930. Negli stessi anni scrive ed è impegnato sui maggiori quotidiani italiani e fa l’inviato e
inoltre pubblica un reportage – saggio inno a Mussolini dal titolo: Terra nuova. Prima cronaca
dell’Agro Pontino.
2
Pagina 869. Ignazio Silone. Lo si fa morire il 1977. Falso. Muore, invece, il 22 agosto del 1978.
Cosa significa un anno? Tantissimo nella vita di uno scrittore come Silone. Perché? Perché lascia un
romanzo incompiuto dal titolo Severina, che racconta, in un tracciato narrativo, passaggi che
giungono sino ai suoi ultimi giorni. Ma quali? E poi c’è di mezzo una riflessione che interessa i fatti
sia del 1977 sia quelli relativi alla stagione prima della morte di Aldo Moro, che per la cronaca
avviene il 9 maggio del 1978.
Un’altra piccola chicca, ma questa sa molto di ideologico: sia da una parte che dall’altra ma è bene
stabilire una dialettica.
Cesare Pavese, pag. 582. Si legge: Alla fine della guerra si iscrive al Pci e collabora con L’Unità di
Torino. Bene. Ma perché si omette che nel 1933 prende la tessera del PNF, negli anni 40 scrive
sulla bottaiana Primato e durante il confino in Calabria scrive delle lettere a Benito Mussolini
usando questi toni: Eccellenza, mai io mi ero sognato di fare della politica di qualunque genere, e
tanto meno dell’antifascismo. Non mi rivolsi sinora all’Eccellenza Vostra benché consigliatone da
parenti e beneficati che ne conoscono tutta l’umanità per una naturale ripugnanza a intralciare con
piccole cose la giornata di Chi ha ben altro cui attendere” (Lettera a Mussolini, datata 15 gennaio
1936 XIV).
A pagina 585 nel commentare la fine del personaggio Santa nel capitolo ultimo de La luna e i falò,
sempre di Pavese, si esclude qualsiasi interpretazione storico – politica per fare spazio ad una lettura
antropologica eliminando la fase storica della uccisione di Santa, uccisa e bruciata dai comunisti. Se
ne sono guardati bene a soffermarsi e a proporre agli studenti una indagine del genere.
Ci sono responsabilità? Certo. E gravi responsabilità culturali e morali incombono sui Dirigenti
scolastici, dico Dirigenti perché sono la sintesi delle strutture scolastiche sul territorio.
È un fatto che va denunciato pubblicamente e ed è bene che si sappia che i ragazzi anche al Liceo
Moscati di Grottaglie Taranto - hanno studiato e studiano su questo testo.
Un’ultima domanda – curiosità: perché si omette il nome di Giovannino Guareschi, l’autore del
celebre Don Camillo? Perché si dimentica Alberto Bevilacqua, (classe 1934), se non per una mera
citazione che riguarda la sua attività di regista, ma si tratta di un insignificante piccolissimo mezzo
passaggio, e si offrono riflessioni su Vincenzo Consolo, su Daniele De Giudice, su Pier Vittorio
Tondelli, su Patrizia Valduga? Perché Sartre diventa un punto di riferimento e Camus
semplicemente affidato alle citazioni? Perché a Moravia si dedica addirittura un modulo? E gli
scrittori cattolici: da Giovanni Papini a Diego Fabbri, da Mario Pomilio a Giuseppe Berto sono
fuori dalla storia della letteratura perché cattolici? O sono scrittori da non proporre agli studenti?
Ma è necessario ora entrare nel merito diretto del problema. Il Ministro è chiamato a rispondere
direttamente di questa scandalosa vicenda ricordando che uno degli autori è stato, tra l’altro,
impegnato politicamente e personalmente nelle file della sinistra ed è stato, e forse lo è ancora, tra i
candidati alle primarie per la candidatura a sindaco per il Pd nella città di Bologna.
3
Si tratta, dunque, di una questione squisitamente pedagogica ma tocca anche questioni di politiche
che sviano il cosiddetto politicamente corretto.
Pertanto si chiede di intervenire con urgenza e capire le motivazioni per le quali si insiste su questo
testo nonostante i chiari errori evidenziati.
Pierfranco Bruni
Vice Presidente Nazionale del Sindacato Libero Scrittori Italiani
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17 ottobre 2010
Lettera aperta di Bruni al Ministro Gelmini sulla riconferma di un libro contenente errori storici
Gent. Mo Ministro, già alcuni mesi denunciammo la questione relativa alla adozione di un testo
scolastico che presentava e presenta degli errori storici ben evidenti in un Liceo della Provincia di
Taranto: Liceo Giuseppe Moscati di Grottaglie. Nelle nostra denuncia si evidenziavano non solo gli
errori ma anche le omissioni. Il testo ancora oggi continua a circolare in questo e in altri Liceo ma la
cosa più grave è che il testo in questione è stato nuovamente adottato per l’anno scolastico in corso.
Ci sembra una provocazione non solo istituzionale e politica ma anche pedagogica che non può
essere tollerata. Le chiediamo di prendere urgenti provvedimenti sulla questione perché tra le altre
cose il fatto assume connotati politici ben evidenti considerando la posizione politico – ideologica
di uno dei due autori. Ma, Gent.Mo Ministro, andiamo per ordine. E’ veramente uno scandaloso
che un libro di storia della letteratura dove sono stati riscontrati evidenti errori storici, nelle
datazioni di alcuni scrittori, venga riadottato e riconfermato in alcuni Licei e tra questi al Liceo
Moscati di Grottaglie in provincia di Taranto. Sarebbe ora di chiamare in causa il Dirigente
Scolastico per le sue responsabilità in merito a tale faccenda già denunciata alcuni mesi fa. Ma se la
denuncia politico – culturale non ha avuto i suoi effetti credo che il Ministro deve intervenire
immediatamente non solo per una questione di ordine didattico e formativo ma anche di ordine
squisitamente politico.
Si ribadisce il fatto che il Ministro dovrebbe aprire lo sguardo e gli orizzonti sui libri che vengono
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adottati negli Istituti superiori. Non possono essere ammessi errori e omissioni. Una storia della
letteratura non è un pensiero in libertà sulla letteratura. Una storia della letteratura è una
ricostruzione su dati certi e presenze all’interno della temperie del Novecento (parlando di
Novecento). La politica dell’adozione dei libri scolastici certamente andrebbe rivista, riconsiderata,
ricontestualizzata e non per motivazioni di natura politica ma di scientificità vera e propria.
Non si tratta di innescare nuove polemiche o dibattiti intorno ad una proposta argomentativa su un
problema letterario o storico o filosofico o artistico. Le interpretazioni e le chiavi di lettura hanno la
loro particolare e necessaria importanza ma si va oltre.
Anzi si deve avere il coraggio anche di superare alcune proposte che hanno un preciso marchio
ideologico. Ma è inaccettabile quando la chiave di lettura su un autore o su un libro o su una visione
letteraria si presenta agli studenti con dei vizi e degli errori storici di fondo e accanto a questi
vengono meno i presupposti scientifici, ovvero: l’errata datazione di nascita e morte di alcuni autori,
l’errata data di pubblicazione nella nascita di alcune riviste, la completa omissione di particolari
politici come per esempio la citazione della data di iscrizione ad un partito che va bene per un
determinato schieramento citando persino la data di iscrizione e l’omissione per un altro.
Circolano libri scolastici che vengono affidati a studenti liceali sui quali si constatano errori di fatto.
Fin qui la considerazione. Ma ci saranno pure delle responsabilità per chi vaglia e adotta questi
testi? In più occasioni ho già avuto modo di dimostrare e mostrare situazioni di parzialità ed errori
in testi scolastici.
Uno dei testi che si dice vada per la maggiore ed è adottato da Dirigenti scolastici e docenti, ovvero
dalle scuole è il percorso di Gian Mario Anselmi e Gabriella Fenocchio: Tempi e immagini della
letteratura con il coordinamento di Ezio Raimondi, diviso in 6 parti, Edizioni scolastiche Bruno
Mondadori, del 2004. Mi è capitato tra le mani il volume 6, dedicato al Novecento, adottato al
Liceo Giuseppe Moscati di Grottaglie Taranto.
Non entro nel merito interpretativo e politico (di parte a primo acchito) e metodologico anche se sul
piano di una critica più appropriata sarebbe chiaramente necessario e i dubbi, oltre che alle lacune e
alle forzature, sono tante. Ma mi soffermo, in sintesi, su alcuni particolari non confutabili.
A pagina 53 si parla del dibattito letterario e delle riviste in Italia. Nel citare la rivista PRIMATO,
diretta da Giuseppe Bottai e Giorgio Vecchietti, la si fa nascere nel 1939. Data completamente
errata. Il primo numero della rivista esce il 1 marzo del 1940. Errore da prendere come refuso?
Bene. Nella pagina successiva entrando nel merito i compilatori sostengono: Bottai promuove una
rivista più sua, Primato, che esce a Roma dal 1939, col sottotitolo Lettere ed arti d’Italia. Dunque
non si tratta di un semplice refuso.
Si tratta, a parere degli esperti, di un errore di non poca importanza considerato il ruolo che
svolgeva la bottaiana rivista. Nel 1939, l’Italia non è ancora in guerra. Il 1 marzo del 1940 si
avvicina alla dichiarazione di guerra del 10 giugno e la rivista, anche se in un attraversamento
culturale, pone una discussione forte non solo sulle arti ma anche sulla politica mediterranea. Infatti
il Mediterraneo è alla base della discussione tanto che la rivista doveva chiamarsi con una metafora
che portava il nome di Ulisse. Il 1940, per Bottai, è una data strategica anche perché pone in
discussione le riforme sulle culture varate il 1939. E’ un errore non perdonabile perché vizia tutta la
discussione sulla letteratura degli anni Quaranta.
Pagina 167. Si parla di Corrado Alvaro. Si dice che dopo diverse esperienze letterarie: Nel 1926
diventa anche segretario di redazione di 900. Costretto a trasferirsi a Berlino per le sue posizioni
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antifasciste. A Berlino Alvaro arriva il 1928 collaborando a La Stampa e a L’Italia Letteraria, tanto
che su questa rivista nel 1929 intervista il fascista Luigi Pirandello, tessera PNF 1924. Torna in
Italia il 1930. Negli stessi anni scrive ed è impegnato sui maggiori quotidiani italiani e fa l’inviato e
inoltre pubblica un reportage – saggio inno a Mussolini dal titolo: Terra nuova. Prima cronaca
dell’Agro Pontino.
Pagina 869. Ignazio Silone. Lo si fa morire il 1977. Falso. Muore, invece, il 22 agosto del 1978.
Cosa significa un anno? Tantissimo nella vita di uno scrittore come Silone. Perché? Perché lascia un
romanzo incompiuto dal titolo Severina, che racconta, in un tracciato narrativo, passaggi che
giungono sino ai suoi ultimi giorni. Ma quali? E poi c’è di mezzo una riflessione che interessa i fatti
sia del 1977 sia quelli relativi alla stagione prima della morte di Aldo Moro, che per la cronaca
avviene il 9 maggio del 1978.
Un’altra piccola chicca, ma questa sa molto di ideologico: sia da una parte che dall’altra ma è bene
stabilire una dialettica.
Cesare Pavese, pag. 582. Si legge: Alla fine della guerra si iscrive al Pci e collabora con L’Unità di
Torino. Bene. Ma perché si omette che nel 1933 prende la tessera del PNF, negli anni 40 scrive
sulla bottaiana Primato e durante il confino in Calabria scrive delle lettere a Benito Mussolini
usando questi toni: Eccellenza, mai io mi ero sognato di fare della politica di qualunque genere, e
tanto meno dell’antifascismo. Non mi rivolsi sinora all’Eccellenza Vostra benché consigliatone da
parenti e beneficati che ne conoscono tutta l’umanità per una naturale ripugnanza a intralciare con
piccole cose la giornata di Chi ha ben altro cui attendere” (Lettera a Mussolini, datata 15 gennaio
1936 XIV).
A pagina 585 nel commentare la fine del personaggio Santa nel capitolo ultimo de La luna e i falò,
sempre di Pavese, si esclude qualsiasi interpretazione storico – politica per fare spazio ad una lettura
antropologica eliminando la fase storica della uccisione di Santa, uccisa e bruciata dai comunisti. Se
ne sono guardati bene a soffermarsi e a proporre agli studenti una indagine del genere.
Ci sono responsabilità? Certo. E gravi responsabilità culturali e morali incombono sui Dirigenti
scolastici, dico Dirigenti perché sono la sintesi delle strutture scolastiche sul territorio.
È un fatto che va denunciato pubblicamente e ed è bene che si sappia che i ragazzi anche al Liceo
Moscati di Grottaglie Taranto - hanno studiato e studiano su questo testo.
Un’ultima domanda – curiosità: perché si omette il nome di Giovannino Guareschi, l’autore del
celebre Don Camillo? Perché si dimentica Alberto Bevilacqua, (classe 1934), se non per una mera
citazione che riguarda la sua attività di regista, ma si tratta di un insignificante piccolissimo mezzo
passaggio, e si offrono riflessioni su Vincenzo Consolo, su Daniele De Giudice, su Pier Vittorio
Tondelli, su Patrizia Valduga? Perché Sartre diventa un punto di riferimento e Camus
semplicemente affidato alle citazioni? Perché a Moravia si dedica addirittura un modulo? E gli
scrittori cattolici: da Giovanni Papini a Diego Fabbri, da Mario Pomilio a Giuseppe Berto sono
fuori dalla storia della letteratura perché cattolici? O sono scrittori da non proporre agli studenti?
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Ma è necessario ora entrare nel merito diretto del problema. Il Ministro è chiamato a rispondere
direttamente di questa scandalosa vicenda ricordando che uno degli autori è stato, tra l’altro,
impegnato politicamente e personalmente nelle file della sinistra ed è stato, e forse lo è ancora, tra i
candidati alle primarie per la candidatura a sindaco per il Pd nella città di Bologna.
Si tratta, dunque, di una questione squisitamente pedagogica ma tocca anche questioni di politiche
che sviano il cosiddetto politicamente corretto.
Pertanto si chiede di intervenire con urgenza e capire le motivazioni per le quali si insiste su questo
testo nonostante i chiari errori evidenziati. [Fonte agerecontra.it]
Pierfranco Bruni
Vice Presidente Nazionale del Sindacato Libero Scrittori Italiani
http://www.pontifex.roma.it/index.php/opinioni/laici/5721-lettera-aperta-del-prof-bruni-al-ministro-
gelmini-sulla-riconferma-di-un-libro-contenente-errori-storici
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MINISTRO GELMINI
CULTURA:LETTERA APERTA di BRUNI AL MINISTRO
GELMINI
Sabato 16 Ottobre 2010
16/OTT/2010 - Gent. Mo Ministro, già alcuni mesi
denunciammo la questione relativa alla adozione di un
testo scolastico che presentava e presenta degli errori
storici ben evidenti in un Liceo della Provincia di Taranto:
Liceo Giuseppe Moscati di Grottaglie. Nelle nostra
denuncia si evidenziavano non solo gli errori ma anche le omissioni. Il
testo ancora oggi continua a circolare in questo e in altri Liceo ma la
cosa più grave è che il testo in questione è stato nuovamente adottato
per l’anno scolastico in corso. Ci sembra una provocazione non solo
istituzionale e politica ma anche pedagogica che non può essere
tollerata. Le chiediamo di prendere urgenti provvedimenti sulla
questione perché tra le altre cose il fatto assume connotati politici ben
evidenti considerando la posizione politico – ideologica di uno dei due
autori. Ma, Gent.Mo Ministro, andiamo per ordine. E’ veramente uno
scandaloso che un libro di storia della letteratura dove sono stati ...
... riscontrati evidenti errori storici, nelle datazioni di alcuni scrittori,
venga riadottato e riconfermato in alcuni Licei e tra questi al Liceo
Moscati di Grottaglie in provincia di Taranto. Sarebbe ora di chiamare
in causa il Dirigente Scolastico per le sue responsabilità in merito a
tale faccenda già denunciata alcuni mesi fa. Ma se la denuncia politico
– culturale non ha avuto i suoi effetti credo che il Ministro deve
intervenire immediatamente non solo per una questione di ordine
didattico e formativo ma anche di ordine squisitamente politico.
Si ribadisce il fatto che il Ministro dovrebbe aprire lo sguardo e gli
orizzonti sui libri che vengono adottati negli Istituti superiori. Non
possono essere ammessi errori e omissioni. Una storia della
letteratura non è un pensiero in libertà sulla letteratura. Una storia
della letteratura è una ricostruzione su dati certi e presenze all’interno
della temperie del Novecento (parlando di Novecento). La politica
dell’adozione dei libri scolastici certamente andrebbe rivista,
riconsiderata, ricontestualizzata e non per motivazioni di natura
politica ma di scientificità vera e propria.
Non si tratta di innescare nuove polemiche o dibattiti intorno ad una
proposta argomentativa su un problema letterario o storico o
filosofico o artistico. Le interpretazioni e le chiavi di lettura hanno la
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loro particolare e necessaria importanza ma si va oltre.
Anzi si deve avere il coraggio anche di superare alcune proposte che
hanno un preciso marchio ideologico. Ma è inaccettabile quando la
chiave di lettura su un autore o su un libro o su una visione letteraria
si presenta agli studenti con dei vizi e degli errori storici di fondo e
accanto a questi vengono meno i presupposti scientifici, ovvero:
l’errata datazione di nascita e morte di alcuni autori, l’errata data di
pubblicazione nella nascita di alcune riviste, la completa omissione di
particolari politici come per esempio la citazione della data di
iscrizione ad un partito che va bene per un determinato schieramento
citando persino la data di iscrizione e l’omissione per un altro.
Circolano libri scolastici che vengono affidati a studenti liceali sui quali
si constatano errori di fatto. Fin qui la considerazione. Ma ci saranno
pure delle responsabilità per chi vaglia e adotta questi testi? In più
occasioni ho già avuto modo di dimostrare e mostrare situazioni di
parzialità ed errori in testi scolastici.
Uno dei testi che si dice vada per la maggiore ed è adottato da
Dirigenti scolastici e docenti, ovvero dalle scuole è il percorso di Gian
Mario Anselmi e Gabriella Fenocchio: Tempi e immagini della
letteratura con il coordinamento di Ezio Raimondi, diviso in 6 parti,
Edizioni scolastiche Bruno Mondadori, del 2004. Mi è capitato tra le
mani il volume 6, dedicato al Novecento, adottato al Liceo Giuseppe
Moscati di Grottaglie Taranto.
Non entro nel merito interpretativo e politico (di parte a primo acchito)
e metodologico anche se sul piano di una critica più appropriata
sarebbe chiaramente necessario e i dubbi, oltre che alle lacune e alle
forzature, sono tante. Ma mi soffermo, in sintesi, su alcuni particolari
non confutabili.
A pagina 53 si parla del dibattito letterario e delle riviste in Italia. Nel
citare la rivista PRIMATO, diretta da Giuseppe Bottai e Giorgio
Vecchietti, la si fa nascere nel 1939. Data completamente errata. Il
primo numero della rivista esce il 1 marzo del 1940. Errore da
prendere come refuso? Bene. Nella pagina successiva entrando nel
merito i compilatori sostengono: Bottai promuove una rivista più sua,
Primato, che esce a Roma dal 1939, col sottotitolo Lettere ed arti
d’Italia. Dunque non si tratta di un semplice refuso.
Si tratta, a parere degli esperti, di un errore di non poca importanza
considerato il ruolo che svolgeva la bottaiana rivista. Nel 1939, l’Italia
non è ancora in guerra. Il 1 marzo del 1940 si avvicina alla
dichiarazione di guerra del 10 giugno e la rivista, anche se in un
attraversamento culturale, pone una discussione forte non solo sulle
arti ma anche sulla politica mediterranea. Infatti il Mediterraneo è alla
base della discussione tanto che la rivista doveva chiamarsi con una
metafora che portava il nome di Ulisse. Il 1940, per Bottai, è una data
strategica anche perché pone in discussione le riforme sulle culture
varate il 1939. E’ un errore non perdonabile perché vizia tutta la
discussione sulla letteratura degli anni Quaranta.
Pagina 167. Si parla di Corrado Alvaro. Si dice che dopo diverse
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esperienze letterarie: Nel 1926 diventa anche segretario di redazione
di 900. Costretto a trasferirsi a Berlino per le sue posizioni antifasciste.
A Berlino Alvaro arriva il 1928 collaborando a La Stampa e a L’Italia
Letteraria, tanto che su questa rivista nel 1929 intervista il fascista
Luigi Pirandello, tessera PNF 1924. Torna in Italia il 1930. Negli stessi
anni scrive ed è impegnato sui maggiori quotidiani italiani e fa l’inviato
e inoltre pubblica un reportage – saggio inno a Mussolini dal titolo:
Terra nuova. Prima cronaca dell’Agro Pontino.
Pagina 869. Ignazio Silone. Lo si fa morire il 1977. Falso. Muore,
invece, il 22 agosto del 1978. Cosa significa un anno? Tantissimo nella
vita di uno scrittore come Silone. Perché? Perché lascia un romanzo
incompiuto dal titolo Severina, che racconta, in un tracciato narrativo,
passaggi che giungono sino ai suoi ultimi giorni. Ma quali? E poi c’è di
mezzo una riflessione che interessa i fatti sia del 1977 sia quelli
relativi alla stagione prima della morte di Aldo Moro, che per la
cronaca avviene il 9 maggio del 1978.
Ci rendiamo conto su quali testi studiano o dovrebbero studiare i nostri
figli?
Un’altra piccola chicca, ma questa sa molto di ideologico: sia da una
parte che dall’altra ma è bene stabilire una dialettica.
Cesare Pavese, pag. 582. Si legge: Alla fine della guerra si iscrive al Pci
e collabora con L’Unità di Torino. Bene. Ma perché si omette che nel
1933 prende la tessera del PNF, negli anni 40 scrive sulla bottaiana
Primato e durante il confino in Calabria scrive delle lettere a Benito
Mussolini usando questi toni: Eccellenza, mai io mi ero sognato di fare
della politica di qualunque genere, e tanto meno dell’antifascismo. Non
mi rivolsi sinora all’Eccellenza Vostra benché consigliatone da parenti
e beneficati che ne conoscono tutta l’umanità per una naturale
ripugnanza a intralciare con piccole cose la giornata di Chi ha ben altro
cui attendere” (Lettera a Mussolini, datata 15 gennaio 1936 XIV).
A pagina 585 nel commentare la fine del personaggio Santa nel
capitolo ultimo de La luna e i falò, sempre di Pavese, si esclude
qualsiasi interpretazione storico – politica per fare spazio ad una
lettura antropologica eliminando la fase storica della uccisione di
Santa, uccisa e bruciata dai comunisti. Se ne sono guardati bene a
soffermarsi e a proporre agli studenti una indagine del genere.
Potrei andare oltre. Omissioni imperdonabili. Da Alberto Bevilacqua a
Giovannino Guareschi: aspetti sui quali si ritornerà. Ma il problema non
è che si compilano e pubblicano testi del genere. Il problema serio è
che entrano in adozione tali testi che non dicono la verità storica, che
sbagliano le date e, quindi, come tali non hanno un percorso
scientifico.
Ci sono responsabilità? Certo. E gravi responsabilità culturali e morali
incombono sui Dirigenti scolastici, dico Dirigenti perché sono la sintesi
delle strutture scolastiche sul territorio.
È un fatto che va denunciato pubblicamente e ed è bene che si sappia
che i ragazzi anche al Liceo Moscati di Grottaglie Taranto - hanno
studiato e studiano su questo testo.
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Un’ultima domanda – curiosità: perché si omette il nome di Giovannino
Guareschi, l’autore del celebre Don Camillo? Perché si dimentica
Alberto Bevilacqua, (classe 1934), se non per una mera citazione che
riguarda la sua attività di regista, ma si tratta di un insignificante
piccolissimo mezzo passaggio, e si offrono riflessioni su Vincenzo
Consolo, su Daniele De Giudice, su Pier Vittorio Tondelli, su Patrizia
Valduga? Perché Sartre diventa un punto di riferimento e Camus
semplicemente affidato alle citazioni? Perché a Moravia si dedica
addirittura un modulo? E gli scrittori cattolici: da Giovanni Papini a
Diego Fabbri, da Mario Pomilio a Giuseppe Berto sono fuori dalla storia
della letteratura perché cattolici? O sono scrittori da non proporre
agli studenti?
Ma è necessario ora entrare nel merito diretto del problema. Il Ministro
è chiamato a rispondere direttamente di questa scandalosa vicenda
ricordando che uno degli autori è stato, tra l’altro, impegnato
politicamente e personalmente nelle file della sinistra ed è stato, e
forse lo è ancora, tra i candidati alle primarie per la candidatura a
sindaco per il Pd nella città di Bologna.
Si tratta, dunque, di una questione squisitamente pedagogica ma tocca
anche questioni di politiche che sviano il cosiddetto politicamente
corretto.
Pertanto si chiede di intervenire con urgenza e capire le motivazioni
per le quali si insiste su questo testo nonostante i chiari errori
evidenziati.
http://www.pontifex.roma.it/
http://www.pontifex.roma.it/templates/bulletin_plazza/images/spac
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www.DelfiniErranti.org – 16 ott. 2010
LETTERA APERTA AL MINISTRO GELMINI
SINDACATO LIBERO
SCRITTORI ITALIANI
CORSO VITTORIO EMANUELE 217, ROMA
E OMISSIONI SU SCRITTORI
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SCANDALOSO
SCANDALOSO
di Pierfranco Bruni*
Gent. Mo Ministro,
13
Ci sembra una provocazione non solo istituzionale e politica ma anche
pedagogica che non può essere tollerata. Le chiediamo di prendere urgenti
provvedimenti sulla questione perché tra le altre cose il “fatto” assume connotati
politici ben evidenti considerando la posizione politico - ideologica di uno dei
due autori.
E’ veramente uno scandaloso che un libro di storia della letteratura dove sono
stati riscontrati evidenti errori storici, nelle datazioni di alcuni scrittori, venga
riadottato e riconfermato in alcuni Licei e tra questi al Liceo Moscati di Grottaglie
in provincia di Taranto.
Si ribadisce il fatto che il Ministro dovrebbe aprire lo sguardo e gli orizzonti sui
libri che vengono adottati negli Istituti superiori. Non possono essere ammessi
errori e omissioni. Una storia della letteratura non è un pensiero in libertà sulla
letteratura. Una storia della letteratura è una ricostruzione su dati certi e
presenze all’interno della temperie del Novecento (parlando di Novecento). La
politica dell’adozione dei libri scolastici certamente andrebbe rivista,
riconsiderata, ricontestualizzata e non per motivazioni di natura politica ma di
scientificità vera e propria.
Anzi si deve avere il coraggio anche di superare alcune proposte che hanno un
preciso marchio ideologico. Ma è inaccettabile quando la chiave di lettura su un
autore o su un libro o su una visione letteraria si presenta agli studenti con dei
vizi e degli errori storici di fondo e accanto a questi vengono meno i presupposti
14
scientifici, ovvero: l’errata datazione di nascita e morte di alcuni autori, l’errata
data di pubblicazione nella nascita di alcune riviste, la completa omissione di
particolari politici come per esempio la citazione della data di iscrizione ad un
partito che va bene per un determinato schieramento citando persino la data di
iscrizione e l’omissione per un altro.
Circolano libri scolastici che vengono affidati a studenti liceali sui quali si
constatano errori di fatto. Fin qui la considerazione. Ma ci saranno pure delle
responsabilità per chi vaglia e adotta questi testi? In più occasioni ho già avuto
modo di dimostrare e mostrare situazioni di parzialità ed errori in testi scolastici.
Uno dei testi che si dice vada per la maggiore ed è adottato da Dirigenti
scolastici e docenti, ovvero dalle scuole è il percorso di Gian Mario Anselmi e
Gabriella Fenocchio: “Tempi e immagini della letteratura” con il coordinamento
di Ezio Raimondi, diviso in 6 parti, Edizioni scolastiche Bruno Mondadori, del
2004. Mi è capitato tra le mani il volume 6, dedicato al Novecento, adottato al
Liceo Giuseppe Moscati di Grottaglie Taranto.
Non entro nel merito interpretativo e politico (di parte a primo acchito) e
metodologico anche se sul piano di una critica più appropriata sarebbe
chiaramente necessario e i dubbi, oltre che alle lacune e alle forzature, sono
tante. Ma mi soffermo, in sintesi, su alcuni particolari non confutabili.
A pagina 53 si parla del dibattito letterario e delle riviste in Italia. Nel citare la
rivista “PRIMATO”, diretta da Giuseppe Bottai e Giorgio Vecchietti, la si fa
nascere nel 1939. Data completamente errata. Il primo numero della rivista esce
il 1 marzo del 1940. Errore da prendere come refuso? Bene. Nella pagina
successiva entrando nel merito i compilatori sostengono: “…Bottai promuove…
una rivista più sua, ‘Primato’, che esce a Roma dal 1939, col sottotitolo ‘Lettere
ed arti d’Italia’…”. Dunque non si tratta di un semplice refuso.
15
alla base della discussione tanto che la rivista doveva chiamarsi con una
metafora che portava il nome di Ulisse. Il 1940, per Bottai, è una data strategica
anche perché pone in discussione le riforme sulle culture varate il 1939. E’ un
errore non perdonabile perché vizia tutta la discussione sulla letteratura degli
anni Quaranta.
Pagina 167. Si parla di Corrado Alvaro. Si dice che dopo diverse esperienze
letterarie: “Nel 1926 diventa anche segretario di redazione di ‘900’. Costretto a
trasferirsi a Berlino per le sue posizioni antifasciste”. A Berlino Alvaro arriva il
1928 collaborando a “La Stampa” e a “L’Italia Letteraria”, tanto che su questa
rivista nel 1929 intervista il “fascista” Luigi Pirandello, tessera PNF 1924. Torna
in Italia il 1930. Negli stessi anni scrive ed è impegnato sui maggiori quotidiani
italiani e fa l’inviato e inoltre pubblica un reportage - saggio – inno a Mussolini
dal titolo: “Terra nuova. Prima cronaca dell’Agro Pontino”.
Un'altra piccola chicca, ma questa sa molto di ideologico: sia da una parte che
dall’altra ma è bene stabilire una dialettica.
Cesare Pavese, pag. 582. Si legge: “Alla fine della guerra si iscrive al Pci e
collabora con ‘L’Unità’ di Torino”. Bene. Ma perché si omette che nel 1933
prende la tessera del PNF, negli anni 40 scrive sulla bottaiana “Primato” e
durante il confino in Calabria scrive delle lettere a Benito Mussolini usando questi
toni: “Eccellenza,…mai io mi ero sognato di fare della politica di qualunque
genere, e tanto meno dell’antifascismo… Non mi rivolsi sinora all’Eccellenza
Vostra – benché consigliatone da parenti e beneficati che ne conoscono tutta
l’umanità – per una naturale ripugnanza a intralciare con piccole cose la giornata
16
di Chi ha ben altro cui attendere” (Lettera a Mussolini, datata 15 gennaio 1936
– XIV).
A pagina 585 nel commentare la fine del personaggio Santa nel capitolo ultimo
de “La luna e i falò”, sempre di Pavese, si esclude qualsiasi interpretazione
storico - politica per fare spazio ad una lettura antropologica eliminando la fase
storica della uccisione di Santa, uccisa e bruciata dai comunisti. Se ne sono
guardati bene a soffermarsi e a proporre agli studenti una indagine del genere.
17
nelle file della sinistra ed è stato, e forse lo è ancora, tra i candidati alle primarie
per la candidatura a sindaco per il Pd nella città di Bologna.
ULTIME NOVITA'www.agerecontra.it/public/press/?m=201010
Riconfermata l’adozione del libro di letteratura con errori storici al Liceo Moscati di
Grottaglie (Ta)
La storia della letteratura del Novecento si offre agli studenti con errori storici e
omissioni. Il testo adottato al Liceo Giuseppe Moscati di Grottaglie Taranto. Continua la
battaglia per la verità storica. Errori ed omissioni. Dimenticati Bevilacqua, Guareschi,
Papini, Palazzeschi, Prezzolini, Marinetti e tutta la linea cattolica cristiana ed eretica: da
18
Diego Fabbri a Giuseppe Berto e intanto il libro viene riconfermato e adottato
nuovamente.
di Pierfranco Bruni*
Gent. Mo Ministro,
già alcuni mesi denunciammo la questione relativa alla adozione di un testo scolastico
che presentava e presenta degli errori storici ben evidenti in un Liceo della Provincia di
Taranto: Liceo Giuseppe Moscati di Grottaglie. Nelle nostra denuncia si evidenziavano
non solo gli errori ma anche le omissioni. Il testo ancora oggi continua a circolare in
questo e in altri Liceo ma la cosa più grave è che il testo in questione è stato nuovamente
adottato per l’anno scolastico in corso.
Ci sembra una provocazione non solo istituzionale e politica ma anche pedagogica che
non può essere tollerata. Le chiediamo di prendere urgenti provvedimenti sulla questione
perché tra le altre cose il fatto assume connotati politici ben evidenti considerando la
posizione politico – ideologica di uno dei due autori.
E’ veramente uno scandaloso che un libro di storia della letteratura dove sono stati
riscontrati evidenti errori storici, nelle datazioni di alcuni scrittori, venga riadottato e
riconfermato in alcuni Licei e tra questi al Liceo Moscati di Grottaglie in provincia di
Taranto.
Si ribadisce il fatto che il Ministro dovrebbe aprire lo sguardo e gli orizzonti sui libri che
vengono adottati negli Istituti superiori. Non possono essere ammessi errori e omissioni.
Una storia della letteratura non è un pensiero in libertà sulla letteratura. Una storia della
letteratura è una ricostruzione su dati certi e presenze all’interno della temperie del
Novecento (parlando di Novecento). La politica dell’adozione dei libri scolastici
certamente andrebbe rivista, riconsiderata, ricontestualizzata e non per motivazioni di
natura politica ma di scientificità vera e propria.
19
Anzi si deve avere il coraggio anche di superare alcune proposte che hanno un preciso
marchio ideologico. Ma è inaccettabile quando la chiave di lettura su un autore o su un
libro o su una visione letteraria si presenta agli studenti con dei vizi e degli errori storici
di fondo e accanto a questi vengono meno i presupposti scientifici, ovvero: l’errata
datazione di nascita e morte di alcuni autori, l’errata data di pubblicazione nella nascita di
alcune riviste, la completa omissione di particolari politici come per esempio la
citazione della data di iscrizione ad un partito che va bene per un determinato
schieramento citando persino la data di iscrizione e l’omissione per un altro.
Circolano libri scolastici che vengono affidati a studenti liceali sui quali si constatano
errori di fatto. Fin qui la considerazione. Ma ci saranno pure delle responsabilità per chi
vaglia e adotta questi testi? In più occasioni ho già avuto modo di dimostrare e mostrare
situazioni di parzialità ed errori in testi scolastici.
Uno dei testi che si dice vada per la maggiore ed è adottato da Dirigenti scolastici e
docenti, ovvero dalle scuole è il percorso di Gian Mario Anselmi e Gabriella Fenocchio:
Tempi e immagini della letteratura con il coordinamento di Ezio Raimondi, diviso in 6
parti, Edizioni scolastiche Bruno Mondadori, del 2004. Mi è capitato tra le mani il
volume 6, dedicato al Novecento, adottato al Liceo Giuseppe Moscati di Grottaglie
Taranto.
Non entro nel merito interpretativo e politico (di parte a primo acchito) e metodologico
anche se sul piano di una critica più appropriata sarebbe chiaramente necessario e i
dubbi, oltre che alle lacune e alle forzature, sono tante. Ma mi soffermo, in sintesi, su
alcuni particolari non confutabili.
A pagina 53 si parla del dibattito letterario e delle riviste in Italia. Nel citare la rivista
PRIMATO, diretta da Giuseppe Bottai e Giorgio Vecchietti, la si fa nascere nel 1939.
Data completamente errata. Il primo numero della rivista esce il 1 marzo del 1940.
Errore da prendere come refuso? Bene. Nella pagina successiva entrando nel merito i
compilatori sostengono: Bottai promuove una rivista più sua, Primato, che esce a Roma
dal 1939, col sottotitolo Lettere ed arti d’Italia. Dunque non si tratta di un semplice
refuso.
Si tratta, a parere degli esperti, di un errore di non poca importanza considerato il ruolo
che svolgeva la bottaiana rivista. Nel 1939, l’Italia non è ancora in guerra. Il 1 marzo del
1940 si avvicina alla dichiarazione di guerra del 10 giugno e la rivista, anche se in un
attraversamento culturale, pone una discussione forte non solo sulle arti ma anche sulla
politica mediterranea. Infatti il Mediterraneo è alla base della discussione tanto che la
rivista doveva chiamarsi con una metafora che portava il nome di Ulisse. Il 1940, per
Bottai, è una data strategica anche perché pone in discussione le riforme sulle culture
varate il 1939. E’ un errore non perdonabile perché vizia tutta la discussione sulla
letteratura degli anni Quaranta.
Pagina 167. Si parla di Corrado Alvaro. Si dice che dopo diverse esperienze letterarie:
Nel 1926 diventa anche segretario di redazione di 900. Costretto a trasferirsi a Berlino
20
per le sue posizioni antifasciste. A Berlino Alvaro arriva il 1928 collaborando a La
Stampa e a L’Italia Letteraria, tanto che su questa rivista nel 1929 intervista il fascista
Luigi Pirandello, tessera PNF 1924. Torna in Italia il 1930. Negli stessi anni scrive ed è
impegnato sui maggiori quotidiani italiani e fa l’inviato e inoltre pubblica un reportage –
saggio inno a Mussolini dal titolo: Terra nuova. Prima cronaca dell’Agro Pontino.
Pagina 869. Ignazio Silone. Lo si fa morire il 1977. Falso. Muore, invece, il 22 agosto del
1978. Cosa significa un anno? Tantissimo nella vita di uno scrittore come Silone. Perché?
Perché lascia un romanzo incompiuto dal titolo Severina, che racconta, in un tracciato
narrativo, passaggi che giungono sino ai suoi ultimi giorni. Ma quali? E poi c’è di mezzo
una riflessione che interessa i fatti sia del 1977 sia quelli relativi alla stagione prima della
morte di Aldo Moro, che per la cronaca avviene il 9 maggio del 1978.
Un’altra piccola chicca, ma questa sa molto di ideologico: sia da una parte che dall’altra
ma è bene stabilire una dialettica.
Cesare Pavese, pag. 582. Si legge: Alla fine della guerra si iscrive al Pci e collabora con
L’Unità di Torino. Bene. Ma perché si omette che nel 1933 prende la tessera del PNF,
negli anni 40 scrive sulla bottaiana Primato e durante il confino in Calabria scrive delle
lettere a Benito Mussolini usando questi toni: Eccellenza, mai io mi ero sognato di fare
della politica di qualunque genere, e tanto meno dell’antifascismo. Non mi rivolsi sinora
all’Eccellenza Vostra benché consigliatone da parenti e beneficati che ne conoscono
tutta l’umanità per una naturale ripugnanza a intralciare con piccole cose la giornata di
Chi ha ben altro cui attendere” (Lettera a Mussolini, datata 15 gennaio 1936 XIV).
A pagina 585 nel commentare la fine del personaggio Santa nel capitolo ultimo de La
luna e i falò, sempre di Pavese, si esclude qualsiasi interpretazione storico – politica per
fare spazio ad una lettura antropologica eliminando la fase storica della uccisione di
Santa, uccisa e bruciata dai comunisti. Se ne sono guardati bene a soffermarsi e a
proporre agli studenti una indagine del genere.
È un fatto che va denunciato pubblicamente e ed è bene che si sappia che i ragazzi anche
al Liceo Moscati di Grottaglie Taranto - hanno studiato e studiano su questo testo.
21
Un’ultima domanda – curiosità: perché si omette il nome di Giovannino Guareschi,
l’autore del celebre Don Camillo? Perché si dimentica Alberto Bevilacqua, (classe 1934),
se non per una mera citazione che riguarda la sua attività di regista, ma si tratta di un
insignificante piccolissimo mezzo passaggio, e si offrono riflessioni su Vincenzo
Consolo, su Daniele De Giudice, su Pier Vittorio Tondelli, su Patrizia Valduga? Perché
Sartre diventa un punto di riferimento e Camus semplicemente affidato alle citazioni?
Perché a Moravia si dedica addirittura un modulo? E gli scrittori cattolici: da Giovanni
Papini a Diego Fabbri, da Mario Pomilio a Giuseppe Berto sono fuori dalla storia della
letteratura perché cattolici? O sono scrittori da non proporre agli studenti?
Ma è necessario ora entrare nel merito diretto del problema. Il Ministro è chiamato a
rispondere direttamente di questa scandalosa vicenda ricordando che uno degli autori è
stato, tra l’altro, impegnato politicamente e personalmente nelle file della sinistra ed è
stato, e forse lo è ancora, tra i candidati alle primarie per la candidatura a sindaco per il
Pd nella città di Bologna.
Pertanto si chiede di intervenire con urgenza e capire le motivazioni per le quali si insiste
su questo testo nonostante i chiari errori evidenziati.
agerecontra.it
Questo articolo é stato pubblicato 15 ottobre 2010, 10:50 ed é archiviato sotto Attualità, Storia.
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22
Lettera aperta di Bruni al Ministro Gelmini sulla riconferma di un libro
contenente errori storici.
23
Non si tratta di innescare nuove polemiche o dibattiti intorno ad una proposta argomentativa su un
problema letterario o storico o filosofico o artistico. Le interpretazioni e le chiavi di lettura hanno la
loro particolare e necessaria importanza ma si va oltre.
Anzi si deve avere il coraggio anche di superare alcune proposte che hanno un preciso marchio
ideologico. Ma è inaccettabile quando la chiave di lettura su un autore o su un libro o su una visione
letteraria si presenta agli studenti con dei vizi e degli errori storici di fondo e accanto a questi
vengono meno i presupposti scientifici, ovvero: l’errata datazione di nascita e morte di alcuni autori,
l’errata data di pubblicazione nella nascita di alcune riviste, la completa omissione di particolari
politici come per esempio la citazione della data di iscrizione ad un partito che va bene per un
determinato schieramento citando persino la data di iscrizione e l’omissione per un altro.
Circolano libri scolastici che vengono affidati a studenti liceali sui quali si constatano errori di fatto.
Fin qui la considerazione. Ma ci saranno pure delle responsabilità per chi vaglia e adotta questi
testi? In più occasioni ho già avuto modo di dimostrare e mostrare situazioni di parzialità ed errori
in testi scolastici.
18 ottobre 2010
Lettera aperta di Bruni al Ministro Gelmini sulla riconferma di un libro contenente
errori storici
24
ordine squisitamente politico.
Si ribadisce il fatto che il Ministro dovrebbe aprire lo sguardo e gli orizzonti sui libri che vengono
adottati negli Istituti superiori. Non possono essere ammessi errori e omissioni. Una storia della
letteratura non è un pensiero in libertà sulla letteratura. Una storia della letteratura è una
ricostruzione su dati certi e presenze all’interno della temperie del Novecento (parlando di
Novecento). La politica dell’adozione dei libri scolastici certamente andrebbe rivista, riconsiderata,
ricontestualizzata e non per motivazioni di natura politica ma di scientificità vera e propria.
Non si tratta di innescare nuove polemiche o dibattiti intorno ad una proposta argomentativa su un
problema letterario o storico o filosofico o artistico. Le interpretazioni e le chiavi di lettura hanno la
loro particolare e necessaria importanza ma si va oltre.
Anzi si deve avere il coraggio anche di superare alcune proposte che hanno un preciso marchio
ideologico. Ma è inaccettabile quando la chiave di lettura su un autore o su un libro o su una visione
letteraria si presenta agli studenti con dei vizi e degli errori storici di fondo e accanto a questi
vengono meno i presupposti scientifici, ovvero: l’errata datazione di nascita e morte di alcuni autori,
l’errata data di pubblicazione nella nascita di alcune riviste, la completa omissione di particolari
politici come per esempio la citazione della data di iscrizione ad un partito che va bene per un
determinato schieramento citando persino la data di iscrizione e l’omissione per un altro.
Circolano libri scolastici che vengono affidati a studenti liceali sui quali si constatano errori di fatto.
Fin qui la considerazione. Ma ci saranno pure delle responsabilità per chi vaglia e adotta questi
testi? In più occasioni ho già avuto modo di dimostrare e mostrare situazioni di parzialità ed errori
in testi scolastici.
Uno dei testi che si dice vada per la maggiore ed è adottato da Dirigenti scolastici e docenti, ovvero
dalle scuole è il percorso di Gian Mario Anselmi e Gabriella Fenocchio: Tempi e immagini della
letteratura con il coordinamento di Ezio Raimondi, diviso in 6 parti, Edizioni scolastiche Bruno
Mondadori, del 2004. Mi è capitato tra le mani il volume 6, dedicato al Novecento, adottato al
Liceo Giuseppe Moscati di Grottaglie Taranto.
Non entro nel merito interpretativo e politico (di parte a primo acchito) e metodologico anche se sul
piano di una critica più appropriata sarebbe chiaramente necessario e i dubbi, oltre che alle lacune e
alle forzature, sono tante. Ma mi soffermo, in sintesi, su alcuni particolari non confutabili.
A pagina 53 si parla del dibattito letterario e delle riviste in Italia. Nel citare la rivista PRIMATO,
diretta da Giuseppe Bottai e Giorgio Vecchietti, la si fa nascere nel 1939. Data completamente
errata. Il primo numero della rivista esce il 1 marzo del 1940. Errore da prendere come refuso?
Bene. Nella pagina successiva entrando nel merito i compilatori sostengono: Bottai promuove una
rivista più sua, Primato, che esce a Roma dal 1939, col sottotitolo Lettere ed arti d’Italia. Dunque
non si tratta di un semplice refuso.
Si tratta, a parere degli esperti, di un errore di non poca importanza considerato il ruolo che
svolgeva la bottaiana rivista. Nel 1939, l’Italia non è ancora in guerra. Il 1 marzo del 1940 si
avvicina alla dichiarazione di guerra del 10 giugno e la rivista, anche se in un attraversamento
culturale, pone una discussione forte non solo sulle arti ma anche sulla politica mediterranea. Infatti
il Mediterraneo è alla base della discussione tanto che la rivista doveva chiamarsi con una metafora
che portava il nome di Ulisse. Il 1940, per Bottai, è una data strategica anche perché pone in
discussione le riforme sulle culture varate il 1939. E’ un errore non perdonabile perché vizia tutta la
25
discussione sulla letteratura degli anni Quaranta.
Pagina 167. Si parla di Corrado Alvaro. Si dice che dopo diverse esperienze letterarie: Nel 1926
diventa anche segretario di redazione di 900. Costretto a trasferirsi a Berlino per le sue posizioni
antifasciste. A Berlino Alvaro arriva il 1928 collaborando a La Stampa e a L’Italia Letteraria, tanto
che su questa rivista nel 1929 intervista il fascista Luigi Pirandello, tessera PNF 1924. Torna in
Italia il 1930. Negli stessi anni scrive ed è impegnato sui maggiori quotidiani italiani e fa l’inviato e
inoltre pubblica un reportage – saggio inno a Mussolini dal titolo: Terra nuova. Prima cronaca
dell’Agro Pontino.
Pagina 869. Ignazio Silone. Lo si fa morire il 1977. Falso. Muore, invece, il 22 agosto del 1978.
Cosa significa un anno? Tantissimo nella vita di uno scrittore come Silone. Perché? Perché lascia un
romanzo incompiuto dal titolo Severina, che racconta, in un tracciato narrativo, passaggi che
giungono sino ai suoi ultimi giorni. Ma quali? E poi c’è di mezzo una riflessione che interessa i fatti
sia del 1977 sia quelli relativi alla stagione prima della morte di Aldo Moro, che per la cronaca
avviene il 9 maggio del 1978.
Un’altra piccola chicca, ma questa sa molto di ideologico: sia da una parte che dall’altra ma è bene
stabilire una dialettica.
Cesare Pavese, pag. 582. Si legge: Alla fine della guerra si iscrive al Pci e collabora con L’Unità di
Torino. Bene. Ma perché si omette che nel 1933 prende la tessera del PNF, negli anni 40 scrive
sulla bottaiana Primato e durante il confino in Calabria scrive delle lettere a Benito Mussolini
usando questi toni: Eccellenza, mai io mi ero sognato di fare della politica di qualunque genere, e
tanto meno dell’antifascismo. Non mi rivolsi sinora all’Eccellenza Vostra benché consigliatone da
parenti e beneficati che ne conoscono tutta l’umanità per una naturale ripugnanza a intralciare con
piccole cose la giornata di Chi ha ben altro cui attendere” (Lettera a Mussolini, datata 15 gennaio
1936 XIV).
A pagina 585 nel commentare la fine del personaggio Santa nel capitolo ultimo de La luna e i falò,
sempre di Pavese, si esclude qualsiasi interpretazione storico – politica per fare spazio ad una lettura
antropologica eliminando la fase storica della uccisione di Santa, uccisa e bruciata dai comunisti. Se
ne sono guardati bene a soffermarsi e a proporre agli studenti una indagine del genere.
Ci sono responsabilità? Certo. E gravi responsabilità culturali e morali incombono sui Dirigenti
scolastici, dico Dirigenti perché sono la sintesi delle strutture scolastiche sul territorio.
È un fatto che va denunciato pubblicamente e ed è bene che si sappia che i ragazzi anche al Liceo
Moscati di Grottaglie Taranto - hanno studiato e studiano su questo testo.
Un’ultima domanda – curiosità: perché si omette il nome di Giovannino Guareschi, l’autore del
celebre Don Camillo? Perché si dimentica Alberto Bevilacqua, (classe 1934), se non per una mera
citazione che riguarda la sua attività di regista, ma si tratta di un insignificante piccolissimo mezzo
passaggio, e si offrono riflessioni su Vincenzo Consolo, su Daniele De Giudice, su Pier Vittorio
26
Tondelli, su Patrizia Valduga? Perché Sartre diventa un punto di riferimento e Camus
semplicemente affidato alle citazioni? Perché a Moravia si dedica addirittura un modulo? E gli
scrittori cattolici: da Giovanni Papini a Diego Fabbri, da Mario Pomilio a Giuseppe Berto sono
fuori dalla storia della letteratura perché cattolici? O sono scrittori da non proporre agli studenti?
Ma è necessario ora entrare nel merito diretto del problema. Il Ministro è chiamato a rispondere
direttamente di questa scandalosa vicenda ricordando che uno degli autori è stato, tra l’altro,
impegnato politicamente e personalmente nelle file della sinistra ed è stato, e forse lo è ancora, tra i
candidati alle primarie per la candidatura a sindaco per il Pd nella città di Bologna.
Si tratta, dunque, di una questione squisitamente pedagogica ma tocca anche questioni di politiche
che sviano il cosiddetto politicamente corretto.
Pertanto si chiede di intervenire con urgenza e capire le motivazioni per le quali si insiste su questo
testo nonostante i chiari errori evidenziati.
Pierfranco Bruni
Vice Presidente Nazionale del Sindacato Libero Scrittori Italiani
27
Grottaglie 15/10/2010
28
del
Novecento
(parlando
di
Novecento).
La
politica
dell’adozione
dei
libri
scolastici
certamente
andrebbe
rivista,
riconsiderata,
ricontestualizzata
e
non
per
motivazioni
di
natura
politica
ma
di
scientificità
vera
e
propria.
Non
si
tratta
di
innescare
nuove
polemiche
o
dibattiti
intorno
ad
una
proposta
argomentativa
su
un
problema
letterario
o
storico
o
filosofico
o
artistico.
Le
interpretazioni
e
le
chiavi
di
lettura
hanno
la
loro
particolare
e
necessaria
importanza
ma
si
va
oltre.
Anzi
si
deve
avere
il
coraggio
anche
di
superare
alcune
proposte
che
hanno
un
preciso
marchio
ideologico.
Ma
è
inaccettabile
quando
la
chiave
di
lettura
su
un
autore
o
su
un
libro
o
su
una
visione
letteraria
si
presenta
agli
studenti
con
dei
vizi
e
degli
errori
storici
di
fondo
e
accanto
a
questi
vengono
meno
i
presupposti
scientifici,
ovvero:
l’errata
datazione
di
nascita
e
morte
di
alcuni
autori,
l’errata
data
di
pubblicazione
nella
nascita
di
alcune
riviste,
la
completa
omissione
di
particolari
politici
come
per
esempio
la
citazione
della
data
di
iscrizione
ad
un
partito
che
va
bene
per
un
determinato
schieramento
citando
persino
la
data
di
iscrizione
e
l’omissione
per
un
altro.
Circolano
libri
scolastici
che
vengono
affidati
a
studenti
liceali
sui
quali
si
constatano
errori
di
fatto.
Fin
qui
la
considerazione.
Ma
ci
saranno
pure
delle
responsabilità
per
chi
vaglia
e
adotta
questi
testi?
In
più
occasioni
ho
già
avuto
modo
di
dimostrare
e
mostrare
situazioni
di
parzialità
ed
errori
in
testi
scolastici.
Uno
dei
testi
che
si
dice
vada
per
la
maggiore
ed
è
adottato
da
Dirigenti
scolastici
e
docenti,
ovvero
dalle
scuole
è
il
percorso
di
Gian
Mario
Anselmi
e
Gabriella
Fenocchio:
“Tempi
e
immagini
della
letteratura”
con
il
coordinamento
di
Ezio
Raimondi,
diviso
in
6
parti,
Edizioni
scolastiche
Bruno
Mondadori,
del
2004.
Mi
è
capitato
tra
le
mani
il
volume
6,
dedicato
al
Novecento,
adottato
al
Liceo
Giuseppe
Moscati
di
Grottaglie
Taranto.
Non
entro
nel
merito
interpretativo
e
politico
(di
parte
a
primo
acchito)
e
metodologico
anche
se
sul
piano
di
una
critica
più
appropriata
sarebbe
chiaramente
necessario
e
i
dubbi,
oltre
che
alle
lacune
e
alle
forzature,
sono
tante.
Ma
mi
soffermo,
in
sintesi,
su
alcuni
particolari
non
confutabili.
A
pagina
53
si
parla
del
dibattito
letterario
e
delle
riviste
in
Italia.
Nel
citare
la
rivista
“PRIMATO”,
diretta
da
Giuseppe
Bottai
e
Giorgio
Vecchietti,
la
si
fa
nascere
nel
1939.
Data
completamente
errata.
Il
primo
numero
della
rivista
esce
il
1
marzo
del
1940.
Errore
da
prendere
come
refuso?
Bene.
Nella
pagina
successiva
entrando
nel
merito
i
compilatori
sostengono:
“…Bottai
promuove…
una
rivista
più
sua,
‘Primato’,
che
esce
a
Roma
dal
1939,
col
sottotitolo
‘Lettere
ed
arti
d’Italia’…”.
Dunque
non
si
tratta
di
un
semplice
refuso.
Si
tratta,
a
parere
degli
esperti,
di
un
errore
di
non
poca
importanza
considerato
il
ruolo
che
svolgeva
la
bottaiana
rivista.
Nel
1939,
l’Italia
non
è
ancora
in
guerra.
Il
1
marzo
del
1940
si
avvicina
alla
dichiarazione
di
guerra
del
10
giugno
e
la
rivista,
anche
se
in
un
attraversamento
culturale,
pone
una
discussione
forte
non
solo
sulle
arti
ma
anche
sulla
politica
mediterranea.
Infatti
il
Mediterraneo
è
alla
base
della
discussione
tanto
che
la
rivista
doveva
chiamarsi
con
una
metafora
che
portava
il
nome
di
Ulisse.
Il
1940,
per
Bottai,
è
una
data
strategica
anche
perché
pone
in
discussione
le
riforme
sulle
culture
varate
il
1939.
E’
un
errore
non
perdonabile
perché
vizia
tutta
la
discussione
sulla
letteratura
degli
anni
Quaranta.
Pagina
167.
Si
parla
di
Corrado
Alvaro.
Si
dice
che
dopo
diverse
esperienze
letterarie:
“Nel
1926
diventa
anche
segretario
di
redazione
di
‘900’.
Costretto
a
trasferirsi
a
Berlino
per
le
sue
posizioni
antifasciste”.
A
Berlino
Alvaro
arriva
il
1928
collaborando
a
“La
Stampa”
e
a
“L’Italia
Letteraria”,
tanto
che
su
questa
rivista
nel
1929
intervista
il
“fascista”
Luigi
Pirandello,
tessera
PNF
1924.
Torna
in
Italia
il
1930.
Negli
stessi
anni
scrive
ed
è
impegnato
sui
maggiori
quotidiani
italiani
e
fa
l’inviato
e
inoltre
pubblica
un
reportage
-
saggio
–
inno
a
Mussolini
dal
titolo:
“Terra
nuova.
Prima
cronaca
dell’Agro
Pontino”.
Pagina
869.
Ignazio
Silone.
Lo
si
fa
morire
il
1977.
Falso.
Muore,
invece,
il
22
agosto
del
1978.
Cosa
significa
un
anno?
Tantissimo
nella
vita
di
uno
scrittore
come
Silone.
Perché?
Perché
lascia
un
romanzo
incompiuto
dal
titolo
“Severina”,
che
racconta,
in
un
tracciato
narrativo,
passaggi
che
giungono
sino
ai
suoi
ultimi
giorni.
Ma
quali?
E
poi
c’è
di
mezzo
una
riflessione
che
interessa
i
“fatti”
sia
del
1977
sia
quelli
relativi
alla
stagione
prima
della
morte
di
Aldo
Moro,
che
per
la
cronaca
avviene
il
9
maggio
del
1978.
Ci
rendiamo
conto
su
quali
testi
studiano
o
dovrebbero
studiare
i
nostri
figli?
Un'altra
piccola
chicca,
ma
questa
sa
molto
di
ideologico:
sia
da
una
parte
che
dall’altra
ma
è
bene
stabilire
una
dialettica.
Cesare
Pavese,
pag.
582.
Si
legge:
“Alla
fine
della
guerra
si
iscrive
al
Pci
e
collabora
con
‘L’Unità’
di
Torino”.
Bene.
Ma
perché
si
omette
che
nel
1933
prende
la
tessera
del
PNF,
negli
anni
40
scrive
sulla
bottaiana
“Primato”
e
durante
il
confino
in
Calabria
scrive
delle
lettere
a
Benito
Mussolini
usando
questi
toni:
“Eccellenza,…mai
io
mi
ero
sognato
di
fare
della
politica
di
qualunque
genere,
e
tanto
meno
dell’antifascismo…
Non
mi
rivolsi
sinora
all’Eccellenza
Vostra
–
benché
consigliatone
da
parenti
e
beneficati
che
ne
conoscono
tutta
l’umanità
–
per
una
naturale
ripugnanza
a
intralciare
con
piccole
cose
la
giornata
di
29
Chi
ha
ben
altro
cui
attendere”
(Lettera
a
Mussolini,
datata
15
gennaio
1936
–
XIV).
A
pagina
585
nel
commentare
la
fine
del
personaggio
Santa
nel
capitolo
ultimo
de
“La
luna
e
i
falò”,
sempre
di
Pavese,
si
esclude
qualsiasi
interpretazione
storico
-
politica
per
fare
spazio
ad
una
lettura
antropologica
eliminando
la
fase
storica
della
uccisione
di
Santa,
uccisa
e
bruciata
dai
comunisti.
Se
ne
sono
guardati
bene
a
soffermarsi
e
a
proporre
agli
studenti
una
indagine
del
genere.
Potrei
andare
oltre.
Omissioni
imperdonabili.
Da
Alberto
Bevilacqua
a
Giovannino
Guareschi:
aspetti
sui
quali
si
ritornerà.
Ma
il
problema
non
è
che
si
compilano
e
pubblicano
testi
del
genere.
Il
problema
serio
è
che
“entrano
in
adozione”
tali
testi
che
non
dicono
la
verità
storica,
che
sbagliano
le
date
e,
quindi,
come
tali
non
hanno
un
percorso
scientifico.
Ci
sono
responsabilità?
Certo.
E
gravi
responsabilità
culturali
e
morali
incombono
sui
Dirigenti
scolastici,
dico
Dirigenti
perché
sono
la
sintesi
delle
strutture
scolastiche
sul
territorio.
È
un
fatto
che
va
denunciato
pubblicamente
e
ed
è
bene
che
si
sappia
che
i
ragazzi
anche
al
Liceo
Moscati
di
Grottaglie
–
Taranto
-
hanno
studiato
e
studiano
su
questo
testo.
Un’ultima
domanda
-
curiosità:
perché
si
omette
il
nome
di
Giovannino
Guareschi,
l’autore
del
celebre
“Don
Camillo”?
Perché
si
dimentica
Alberto
Bevilacqua,
(classe
1934),
se
non
per
una
mera
citazione
che
riguarda
la
sua
attività
di
regista,
ma
si
tratta
di
un
insignificante
piccolissimo
mezzo
passaggio,
e
si
offrono
riflessioni
su
Vincenzo
Consolo,
su
Daniele
De
Giudice,
su
Pier
Vittorio
Tondelli,
su
Patrizia
Valduga?
Perché
Sartre
diventa
un
punto
di
riferimento
e
Camus
semplicemente
affidato
alle
citazioni?
Perché
a
Moravia
si
dedica
addirittura
un
modulo?
E
gli
scrittori
cattolici:
da
Giovanni
Papini
a
Diego
Fabbri,
da
Mario
Pomilio
a
Giuseppe
Berto
sono
fuori
dalla
storia
della
letteratura
perché
cattolici?
O
sono
scrittori
da
non
proporre
agli
studenti?
Ma
è
necessario
ora
entrare
nel
merito
diretto
del
problema.
Il
Ministro
è
chiamato
a
rispondere
direttamente
di
questa
scandalosa
vicenda
ricordando
che
uno
degli
autori
è
stato,
tra
l’altro,
impegnato
politicamente
e
personalmente
nelle
file
della
sinistra
ed
è
stato,
e
forse
lo
è
ancora,
tra
i
candidati
alle
primarie
per
la
candidatura
a
sindaco
per
il
Pd
nella
città
di
Bologna.
Si
tratta,
dunque,
di
una
questione
squisitamente
pedagogica
ma
tocca
anche
questioni
di
politiche
che
sviano
il
cosiddetto
“politicamente
corretto”.
Pertanto
si
chiede
di
intervenire
con
urgenza
e
capire
le
motivazioni
per
le
quali
si
insiste
su
questo
testo
nonostante
i
chiari
errori
evidenziati.
Soc. Coop. - Anno III - Copyright © 2008 Tutti i diritti riservati. Piazzanews.it è una testata
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