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Ubaldo Sanzo

ALLE ORIGINI DELL’ÉCOLE POLYTECHNIQUE

Considerazioni preliminari
Nell’immaginario collettivo francese, l’École Polytechnique è uno dei
simboli della grandeur nazionale. La cosa è pienamente giustificata.
Quest’istituzione ha superato i duecento anni di vita, è passata pressoché
indenne attraverso i tanti cambiamenti della politica culturale francese,
dall’epoca della Rivoluzione ai nostri giorni, e ha costituito il modello per
eccellenza dell’istruzione tecnica e scientifica d’Europa.
Nel corso degli ultimi due secoli, raramente è accaduto che uno scienzia-
to francese non sia stato un politechnicien: e, nei rari casi in cui le cose
non sono andate in questa maniera, come nel caso emblematico del pre-
mio Nobel Pierre Curie, l’evento ha prodotto nell’animo del protagonista
un rimpianto durato tutta una vita1.
Nulla di piú normale allora che la storiografia su quest’illustre scuola
abbia radici estese e lontane. Se si escludono le raccolte del Journal
Polytechnique, documento prezioso per rendersi conto dei cambiamenti
subiti da questa istituzione, la prima pietra miliare fu posta, nel 1828, da
Ambroise Fourcy, con la sua ormai celebre Histoire2.
Da quel momento, molta, forse troppa, acqua è passata sotto i ponti e la
bibliografia è diventata sterminata3. Eppure, per quel che riguarda le
ragioni della fondazione della scuola, almeno fino all’epoca delle celebra-
zioni per il bicentenario della Rivoluzione, ha trionfato l’idea di Fourcy,
secondo la quale, in un momento di riassetto dell’organizzazione della
pubblica istruzione, il legislatore francese avrebbe voluto:

Riunire, in una stessa scuola, giovani destinati a funzioni diver-


se per dare loro una comune istruzione di base; fare loro percorre-
re insieme la prima parte di una laboriosa carriera fino al punto in
cui la specificità delle conoscenze relative alle loro differenti desti-
nazioni rende necessario il passaggio da una scuola generale a
scuole particolari; collocare questa scuola nella capitale, nel cuore
dell’intellighenzia nazionale, perché potesse fruire dell’insegna-

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mento degli uomini piú eminenti in ogni singolo settore del sape-
re e, quindi, per mantenere la scuola all’altezza dello sviluppo
sempre crescente delle scienze4.

Se si considera che l’École Polytechnique è figlia del Terrore, è subito


chiaro che il quadro idilliaco presentato da Fourcy non sia del tutto credi-
bile. È, del resto, comprensibile che Fourcy, uomo dell’apparato burocra-
tico della Francia realista, abbia preferito non indagare sul ruolo della
politica giacobina nell’istituzione della scuola, tanto piú dopo aver deciso
di dedicare il proprio lavoro al “Delfino”. Nasce cosí lo stereotipo storio-
grafico, per il quale l’École Polytechnique sarebbe un prodotto culturale
politicamente neutro, sebbene nato nel pieno della Rivoluzione. Secondo
questo schema, la scuola sarebbe stata voluta da un gruppo di scienziati,
capeggiati da Gaspard Monge5 e Antoine Fourcroy6, che in qualche misu-
ra avrebbero costituito una sorta di lobby ante litteram e sarebbero stati
capaci di convincere Lazare Carnot7, padre della Patria e membro influen-
te del Comité de Salut public, a varare il nuovo istituto.
Un tale modo di spiegare le origini dell’École Polytechnique si è incri-
nato nel corso degli anni ottanta del Novecento. Due studiosi, Bruno
Belhoste8 e Janis Langins9, hanno saputo trarre profitto da un’opera capi-
tale sull’istruzione in Francia, curata da René Taton10. I due autori, con
ricerche fra loro complementari, hanno indagato la “preistoria” della cele-
bre istituzione e sono giunti alla conclusione che il progetto iniziale abbia
subito in corso d’opera fondamentali trasformazioni. Belhoste e Langins,
riesaminando vecchi documenti, forse troppo a lungo trascurati, si sono
convinti che la storia della creazione dell’École Polytechnique non sia un
evento cosí semplice e lineare, come per tanto tempo si è creduto.
Il presente lavoro ha lo scopo di dare sostegno a questa tesi e vuole porre
l’accento su argomenti che, per quanto è a conoscenza di chi scrive, sono
finora rimasti nell’ombra. La creazione di una scuola unificata per gli
ingegneri ha certamente determinato forti contrasti politici. Questo scritto
si propone, pertanto, di dimostrare che l’idea di fondare una scuola tecni-
ca “unificata” matura all’epoca del Terrore, quando il contrasto fra politi-
ci e militari favorisce il riaccendersi dello spirito di corpo.

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Alle origini dell’École Polytechnique

La versione ufficiale
Il 14 ottobre del 1793, Michel-Mathieu Lecointe-Puyraveau11 presenta
alla Convention nationale un progetto di legge, formulato dal Comité des
Ponts et des Chaussées e approvato dal Comité de la Guerre, mirato a
costituire un “corpo unificato” d’ingegneri nazionali. Il 23 ottobre, l’as-
semblea discute la proposta e la rigetta12.
Il giorno 11 del mese di marzo 1794, la Convention nationale approva
una Legge, proposta dal deputato Barère13, con la quale viene istituita una
Commission des Travaux publics, che, oltre al còmpito di occuparsi di
ogni e qualsiasi problema amministrativo del settore, fatta eccezione della
fabbricazione delle armi, dello sfruttamento delle miniere e “provvisoria-
mente” della costruzione dei vascelli, ha l’incombenza di:

Istituire un’École centrale des Travaux publics e di definire le


modalità dell’esame e del concorso al quale dovranno essere sot-
toposti tutti coloro che vorranno assumere il ruolo di funzionari dei
lavori pubblici14.

Pochi giorni dopo, precisamente il 2 aprile, i Ministeri vengono aboliti


e sostituiti da dodici “Commissioni Esecutive”: la misura ha il duplice
scopo di eliminare la vecchia burocrazia fedele al re e di alleggerire il cari-
co di lavoro del Comité de Salut public, senza tuttavia togliere a quest’or-
gano statale il controllo sulla gestione generale di tutti gli affari pubblici.
Con la nuova normativa, la Commission des Travuax publics acquisisce
i poteri e l’assetto di un vero e proprio ministero. S’insedia al Palais
Bourbon e si premura di provvedere ai problemi logistici concernenti la
scuola da istituire: reperimento e sistemazione dei locali, dei laboratori,
della biblioteca, del museo e di tutte le relative attrezzature. La persona
che si fa materialmente carico di questo problema è l’ingegnere Jacques
Elie Lamblardie15, direttore dell’École des Ponts et des Chaussées e al
tempo stesso membro della Commission des Travuax publics.
Il 2 agosto 1794, il Comité de Salut public decreta che la nuova École
centrale des Travaux publics sarà allogata nelle “dependances” del Palais
Bourbon.
Il 28 settembre 1794, dopo quattro giorni di discussione, la Convention

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nationale approva all’unanimità una legge, presentata dal chimico Antoine


François Fourcroy, membro del Comité de Salut public, con la quale si sta-
biliscono i criteri normativi della nuova scuola16. La matematica e la fisi-
ca ne costituiscono l’istruzione di base. L’intero corso deve avere la dura-
ta di tre anni. Gli allievi, completato il triennio, potranno essere impiega-
ti nei lavori pubblici o come insegnanti di scienze esatte, matematica e
fisica. Il reclutamento deve essere effettuato sulla base delle capacità e
dell’istruzione matematica dei singoli aspiranti: conoscenza elementare
dell’aritmetica, dell’algebra e della geometria. L’esame d’ammissione
deve svolgersi contestualmente in ventidue diverse città17, fra il 22 e il 31
di ottobre. I ventidue esaminatori, uno per ogni sede prescelta, sono nomi-
nati dalla Commission des Travaux publics ma coadiuvati da un cittadino
locale eletto dal distretto che dovrà verificare le qualità morali e le “virtù
repubblicane” d’ogni singolo candidato attestate preventivamente dalle
municipalità di provenienza. Il concorso è pubblico e possono partecipar-
vi tutti giovani di età compresa fra i sedici e i venti anni. Il numero degli
allievi è fissato in quattrocento unità, da selezionare, secondo le capacità
e dopo un tirocinio accelerato, nelle tre classi previste per l’intero corso di
studi, in modo tale che nel giro di un solo anno si possano avere i primi
diplomati. Agli allievi è riconosciuta un’indennità annuale, per sostenere
le spese del proprio mantenimento a Parigi.
La Legge sancisce che nessuna delle scuole d’ingegneria esistenti deve
essere soppressa “prima che la nuova scuola abbia assunto carattere di
provata stabilità”.
Un successivo Decreto, emanato dal Comité de Salut public, in data 26
novembre 1794, fissa in dettaglio i criteri organizzativi della nuova
scuola18.
Il testo del decreto è diviso in cinque titoli. I primi quattro riguardano
materie d’insegnamento, durata e assetto dei corsi, condizione degli allie-
vi, figure e funzioni del personale. Il quinto, una sorta di disposizione
transitoria, istituisce i corsi rivoluzionari o accelerati.
Il primo titolo, suddiviso in tredici articoli, statuisce che gli allievi rice-
veranno una duplice istruzione, matematica e fisica. L’insegnamento della
prima comprende l’analisi e la geometria descrittiva; mentre quello della

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Alle origini dell’École Polytechnique

fisica riguarda la meccanica dei solidi, quella dei fluidi e il calcolo degli
effetti delle macchine. L’insegnamento della geometria descrittiva è divi-
so in tre parti, che giustificano la tripartizione annuale del corso. Nel
primo anno, è insegnata la stereotomia, vale a dire la teoria del taglio delle
pietre, della carpenteria e della cartografia; nel secondo, l’architettura
relativamente a strade, ponti, canali, porti e conduzione dei lavori nelle
miniere. Nel terzo, le fortificazioni nella loro generalità. Parte integrante
di questi insegnamenti sono le relative tecniche di disegno. Alla fisica
generale, si collega l’insegnamento della physique particulière, com’era
allora chiamata la nascente scienza chimica. Il programma prevede lo stu-
dio delle sostanze saline, delle materie organiche animali e vegetali, dei
minerali.
Il secondo titolo fissa la durata dei corsi in tre anni, durante i quali le
materie d’insegnamento saranno annualmente impartite secondo lo sche-
ma della triplice divisione sopra indicata.
Il terzo stabilisce che gli allievi complessivi per i tre anni di corso saran-
no circa quattrocento, quantità che potrà variare in funzione delle esigen-
ze. Per le normative concernenti l’uscita dalla scuola, i successivi recluta-
menti e i passaggi ai diversi gradi d’istruzione, si rimanda alla promulga-
zione di successivi regolamenti.
Gli allievi non residenti a Parigi e impossibilitati a trovare una qualche
sistemazione domiciliare, saranno ospitati da famiglie di buona condotta
morale e “di provata fede repubblicana”.
Il quarto titolo, di ventisette articoli, specifica che il personale della
scuola è costituito da istitutori (professori), amministratori, conservatori
(direttori della biblioteca, del museo, dei laboratori), artigiani, aiutanti di
laboratorio e capi di brigata. Questi ultimi, aggiunti ai professori, devono
essere scelti fra i migliori allievi dell’ultimo anno di corso e devono assu-
mere la responsabilità di fare da guida (una sorta di tutela) ciascuno a un
gruppo di venti giovani allievi per la parte sperimentale della loro
istruzione.
L’articolo diciannove di questo titolo precisa che la direzione didattica e
amministrativa della scuola resta affidata a un Consiglio, composto dai
professori e dai loro assistenti, dal Direttore, dai vicedirettori e da un

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segretario. Il Consiglio ha, anche, il còmpito di presentare alla


Commission des Travaux publics i nomi dei candidati ritenuti idonei a
ricoprire i posti di professore divenuti vacanti.
Tutte le funzioni direttive ordinarie sono demandate al Presidente del
Consiglio, Inspecteur de l’École, scelto, con frequenza mensile e a scruti-
nio segreto, fra i professori. Il Presidente non è rieleggibile per il mese
successivo.
L’ultimo titolo prevede per il primo anno d’apertura della scuola l’at-
tuazione dei “corsi rivoluzionari”: dopo un trimestre d’istruzione, gli allie-
vi saranno distribuiti nelle tre classi annuali previste dallo Statuto.
Successivi decreti precisano che la graduatoria di merito degli ammessi
deve essere stilata dalla Commission des Travuax publics, dalla quale la
scuola dipende. Resta, in ogni caso, stabilito che la Commission non ha
titolo per variare il punteggio attribuito a ogni singolo candidato dall’esa-
minatore.
I vincitori del concorso d’ammissione devono presentarsi a Parigi il 30
novembre, mentre il 21 dicembre 1794 devono avere inizio i corsi
rivoluzionari.
Nel suo primo anno di vita, l’École centrale des Travaux publics assu-
me un numero d’allievi inferiore al previsto, trecentoquarantanove contro
i quattrocento programmati. La misura è determinata dalla scarsa prepara-
zione degli aspiranti. Aumenta, invece, il numero complessivo degli esa-
minatori, in ragione delle molte domande: a Strasburgo ne servono due e
a Parigi sei.
Il celeberrimo matematico Joseph Louis Lagrange è il primo Inspecteur
de l’École e, come professore d’analisi e meccanica, tiene la sua prolusio-
ne il 24 maggio 1795, alla presenza di tutto il corpo insegnante.
Quest’ultimo è composto da alcuni fra i piú insigni scienziati francesi del-
l’epoca: Gaspard Monge e Jean Nicolas Pierre Hachette19 insegnano ste-
reotomia, Jean Henri Hassenfratz20 fisica, Antoine François Fourcroy,
Claude Louis Berthollet21 e Louis Bernard Guyton de Morveau22 chimica,
rispettivamente nel primo, nel secondo e nel terzo anno di corso. Durante
la primavera del 1795, compare il Bulletin du Travail fait à l’École cen-
trale des Travuax publics23.

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Alle origini dell’École Polytechnique

A causa dei rivolgimenti politici, culminati nell’ottobre del 1795 con


l’attuazione della Costituzione dell’anno III, il primo anno di vita dell’É-
cole centrale des Travuax publics è alquanto travagliato: se ne teme addi-
rittura la soppressione. Per fugare un simile pericolo, la Convention natio-
nale, nei suoi ultimi giorni di governo, corre ai ripari. Il 1° settembre 1795
emana una nuova legge che, facendo tesoro dell’esperienza dei “corsi
rivoluzionari”, ridefinisce l’assetto della scuola e le impone il nome di
École Polytechnique24.
La data annuale degli esami d’ammissione è fissata al 22 o al 23 ottobre
di ogni anno, mentre quella dell’inizio dei corsi al 21 o al 22 dicembre. I
candidati devono conoscere, oltre all’aritmetica, l’algebra sino alla solu-
zione delle equazioni di quarto grado e la teoria analitica delle serie; per
la geometria è richiesta la conoscenza della trigonometria, dell’applica-
zione dell’algebra alla geometria e delle sezioni coniche. L’esame si svol-
gerà unicamente a Parigi. La valutazione dei candidati è affidata a un jury
di cinque membri, scelti fra insigni matematici che non abbiano alcun rap-
porto con la scuola. Il jury, terminate le prove d’esame, stila una gradua-
toria di merito che terrà conto del livello d’istruzione e delle capacità dei
singoli.
La legge stabilisce che gli allievi devono sostenere un esame alla fine
d’ogni singolo anno di corso, a questo proposito precisa:

Coloro che, alla fine di ciascun anno di corso non avranno svol-
to un lavoro minimo pari ai due terzi di quello richiesto, saranno
censurati come privi dell’intenzione di approfondire lo studio delle
scienze e delle arti; in ragione di ciò dovranno ritirarsi. Costoro
potranno essere riammessi, dopo l’intervallo di un anno, ripetendo
l’esame previsto per la prima ammissione25.

Un’ulteriore Legge, emanata dalla Convention nationale il 22 ottobre,


decreta che l’École Polytechnique è posta sotto la giurisdizione del
Ministero degli Interni. Questa legge estende i compiti della scuola, sia
alla formazione degli ufficiali d’Artiglieria, sia alla preparazione di colo-
ro che desiderano esercitare una libera professione per la quale sia fonda-
mentale la conoscenza della matematica e della fisica.
Il numero degli allievi è ridotto a trecentosessanta unità e, inoltre, la loro

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permanenza alla scuola varia in funzione della professione prescelta.


Coloro che aspirano a diventare ingegneri navali o geografici potranno
accedere “per concorso” alle scuole d’applicazione di questi servizi dopo
un solo anno di studi. Quelli che invece scelgono l’Artiglieria o l’inge-
gneria mineraria, dovranno svolgere un corso biennale, prima di potere
accedere al concorso per le rispettive scuole di specializzazione. Infine,
prima di accedere alla specializzazione, gli allievi che desiderano entrare
nel Genio militare o all’École des Ponts et des Chaussées sono tenuti a
rimanere all’École Polytechnique per l’intero triennio di studi previsto.
L’indennità di questi allievi, per l’ultimo anno, è maggiorata di trecento
franchi.
Coloro che non riescono a superare l’esame d’ammissione alle varie
scuole di specializzazione possono restare all’École Polytechnique, per
migliorare la propria preparazione. La permanenza complessiva all’École
non può, in alcun caso, superare il periodo massimo di quattro anni.
La legge dispone infine che:

L’accesso alle scuole di specializzazione del Genio militare, des


Ponts et des Chaussèes, des Mines, d’Ingegneria geografica,
d’Artiglieria e d’Ingegneria navale è riservato esclusivamente
a coloro che frequentano e superano i corsi dell’École Polyte-chni-
que, nel rispetto di tutte le condizioni prescritte26.

Questa disposizione, non potendo entrare in vigore al momento del varo


della Legge, diviene operativa grazie a un successivo Decreto del
Direttorio, datato 25 maggio 1796.

Le scuole francesi d’ingegneria nel 1789


Fourcy ci fa sapere che, nel 1793, la Convention nationale boccia la pro-
posta d’istituire una scuola unificata degli ingegneri nazionali per il timo-
re di creare una corporazione troppo “potente”27. Questa prudenza dei
convenzionali è giustificata. Le scuole francesi d’ingegneria sono state
istituite in ragione di forti spinte corporative: esse sono, nel 1789, alta-
mente specialistiche e forse troppo numerose.

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Alle origini dell’École Polytechnique

Nei secoli XVII e XVIII, il costituirsi di gruppi sociali basati sulle pro-
fessioni è, per la borghesia emergente, il solo modo di ottenere un pubbli-
co riconoscimento del proprio ruolo e, in certi casi, di accedere alla nobil-
tà di fresca nomina. Lo strumento burocratico di cui ci si avvale è quello
di costituirsi in “corpi” organizzati. Si crea, in tal modo, una struttura
sociale composita che va ad arricchire le vecchie corporazioni. Quelle di
nuova costituzione riguardano soprattutto la medicina, la giustizia, il com-
mercio, la finanza e l’ingegneria. Si tratta ovviamente di passaggi lenti e
diluiti nel tempo.
Per quel che concerne il caso particolare degli ingegneri, l’esigenza cor-
porativa si manifesta alla fine del secolo XVII ma riguarda esclusivamen-
te l’ingegneria militare. Il Corpo degli ingegneri del Genio militare è stato
istituito nel 1675 da Sébastien Vauban marchese di Le Prestre28. Stretto
collaboratore di Jean-Baptiste Colbert, Vauban conduce una vera battaglia
politica per affermare il principio che gli ufficiali del genio debbano esse-
re muniti di una preparazione teorica altamente qualificata. Sulla base di
questa convinzione, Claude Michel Le Peletier29, nel 1691, regola in
modo rigoroso l’esame d’entrata nel corpo del genio militare. Non è tutto.
Nel corso del Settecento, ci si rende conto che il moltiplicarsi delle tecni-
che d’attacco e di difesa impone sistemi di preparazione sempre piú spe-
cialistici. Il genio militare si articola, allora, in tre diversi corpi: ingegne-
ri d’artiglieria, della marina e delle fortificazioni. Le scuole d’ingegneria
militare vengono istituite in conformità a questa triplice ripartizione cor-
porativa, fondata su precise distinzioni teoriche e tecniche.
La prima, in ordine di tempo, e per prestigio, è senza dubbio l’École
Royale du Genie, fondata nel 1748 da Nicolas de Chastillon30 nella lonta-
na e isolata cittadella di Mézières. La scuola è ispirata al sistema di reclu-
tamento del 1691. L’esame d’ammissione si svolge a Parigi.
L’esaminatore è un membro dell’Académie des Sciences scelto dal
Ministro della guerra. Il programma richiede la conoscenza dei primi due
volumi del corso di matematica per l’artiglieria redatto da Etienne
Bezout31 e del trattato di meccanica e d’idraulica di Charles Bossut32.
La durata del corso è di due anni. Il numero degli allievi non deve supe-
rare le venti unità: non vengono ammessi in sostanza piú di dieci candidati

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per ogni anno. Il primo corso prevede lezioni di teoria del taglio della pie-
tra e della carpenteria; grafica della prospettiva e delle ombre. Il secondo
impone lo studio delle fortificazioni, degli scavi, degli edifici e delle
macchine.
Nella scuola non si tengono né lezioni, né esami ma una continua e
diretta collaborazione di lavoro fra studenti e insegnanti. Il professore di
matematica aiuta gli allievi nel disegno geometrico e impartisce loro qual-
che nozione di fisica. Vi è anche un professore di chimica. Il carattere di
modernità della scuola di Mézières è da rinvenirsi nel fatto che agli inge-
gneri militari viene impartito un insegnamento al contempo teorico e pra-
tico33. La scuola è infatti dotata di una biblioteca fornita di circa 6000
volumi e di un laboratorio di chimica. L’esame finale consiste nella pre-
sentazione e discussione di disegni, da parte d’ogni singolo allievo, a una
commissione composta dai militari che dirigono la scuola, dall’esamina-
tore e dal professore di matematica.
Nel corso del secolo XVIII, l’École Royale du Genie diventa celebre
nell’Europa intera, perché i suoi ingegneri militari sono i migliori di tutta
l’Europa. È possibile che un simile successo sia attribuibile al fatto che
quella di Mézières è una scuola di casta: i suoi allievi sono “figli d’arte”.
Per accedere all’alto comando del genio militare, bisogna possedere quat-
tro quarti di nobiltà. Chi non vanta un simile privilegio di nascita chiude
la propria carriera, conseguendo nel lungo periodo il grado di capitano.
Nel 1756, sulla base di criteri pressoché analoghi, nasce, a La Fère, l’É-
cole des élèves du corps de l’Artillerie e, nel 1765, a Parigi, l’École pour
les Élèves ingénieurs de la Marine.
Non diversamente vanno le cose nel campo dell’ingegneria civile. La
Francia del Settecento possiede una rete viaria che, per estensione e cura
della manutenzione, è la migliore d’Europa. Gli ingegneri francesi utiliz-
zano tecniche d’avanguardia per la costruzione dei ponti. Da questo stato
di cose prende vita, nel 1716, il Corps des ingénieurs des Ponts et des
Chaussées. L’idea di dare un assetto definitivo all’istruzione di questi
ingegneri appartiene a Daniel Trudaine34 e risale al 1738. Per condurre a
termine una simile impresa, Trudaine si avvale della collaborazione di un
giovane già celebre ingegnere, Jean Rodolphe Perronet35. Quest’ultimo

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Alle origini dell’École Polytechnique

dirige a Parigi, per incarico del governo, una scuola per disegnatori. Sulla
base delle esperienze maturate in questa sua attività, Perronet redige nel
1747 un rapporto sulla formazione professionale degli ingegneri, che può
esser considerato l’atto di nascita della prima grande scuola d’ingegneria
civile, l’École des Ponts et des Chaussées.
Sebbene Perronet sia convinto che anche l’ingegnere civile deve essere
fornito di un’adeguata preparazione teorica, la struttura della scuola d’in-
gegneria civile, ai suoi esordi, riserva ancora grandi spazi alla pratica di
mestiere. Questa diversa organizzazione è fonte di competizione e di con-
trasto nei confronti della scuola militare di Mézières.
Il sistema di reclutamento della scuola diretta da Perronet non è disci-
plinato da nessun concorso formale di ammissione e non richiede alcun
titolo di studi, né un preciso limite d’età. Ai candidati, per essere ammes-
si, basta disporre di una lettera di “raccomandazione”. Gli allievi seguono,
però, un lungo tirocinio di formazione teorica e pratica, prima di potere
accedere alle vere e proprie tre classi della scuola, nelle quali imparano
nell’ordine, cartografia, stereotomia e architettura.
Le lezioni sono impartite dagli allievi migliori o piú anziani. Nozioni di
fisica, di chimica e di scienze naturali sono invece oggetto d’insegnamen-
to, fuori della scuola, da parte di scienziati residenti a Parigi. Gli allievi
imparano a redigere memorie tecniche, rilievi topografici e, soprattutto,
Perronet si preoccupa che essi possiedano una preparazione matematica di
buon livello.
Alla fine d’ogni anno, il direttore redige una graduatoria di merito. I
primi nove classificati ricevono il titolo di graduato. Fra questi, seguendo
l’ordine di precedenza, vengono nominati gli ingegneri civili in ragione
delle esigenze del paese.
Altra scuola d’ingegneria civile è l’École des Mines fondata a Parigi nel
1783. Il suo modello è ispirato a quello dell’École des Ponts et des
Chaussées: gli insegnanti sono tecnici del settore. È però limitato a dodi-
ci unità il numero massimo annuale degli allievi. L’insegnamento teorico
riguarda la chimica e lo sfruttamento dei minerali. Per il tirocinio, gli allie-
vi si trasferiscono all’estero, soprattutto in Germania. L’École des Mines è
ancora in fase d’assestamento, quando inizia la Rivoluzione.

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Ubaldo Sanzo

In Francia esiste, inoltre, un Corpo degli ingegneri geografi che, nel


1789, non ha ancora una scuola di preparazione.

L’École centrale des Travaux publics


È questo il variegato panorama dell’istruzione professionale degli inge-
gneri francesi nel momento in cui scoppia la Rivoluzione. La funzionalità
della scuola di Mézières e l’alta preparazione degli ufficiali del genio sono
fra le cause che determinano le vittoriose campagne militari che la Francia
rivoluzionaria conduce in l’Europa fino al 1792.
L’intesa fra politici e alto comando militare s’interrompe nel 1793. Il
contrasto è dovuto alla decapitazione di Luigi XVI e all’avvento della
Repubblica. Aggravano la situazione il tradimento del generale Charles
François Dumouriez36, perpetrato il 1° aprile 1793, e l’istituzione del
Comité de Salut public, avvenuta cinque giorni dopo. Se si pensa che
Dumouriez, nel 1792, è stato prima Ministro degli Esteri e poi della
Guerra, si comprende il timore dei politici sulla fedeltà dei militari alla
corona. Questo stato di cose, da un lato, genera diffidenze nei loro con-
fronti; dall’altro, fa riemergere un mai sopito sentimento d’ostilità verso
una casta che gode di privilegi fondati sulla nascita. Si fa, cosí, strada l’i-
dea che sarebbe opportuno prendere provvedimenti tesi ad abolire qual-
siasi tipo di privilegio. A questo punto, l’iniziativa politica trova un vali-
do alleato nello spirito di corpo. I quadri dirigenti degli ingegneri civili
non hanno mai visto di buon occhio la solida e rigida organizzazione della
scuola di Mézières; pensano, quindi, che sia giunto il momento della pro-
pria rivalsa.
L’idea d’abolire la scuola di Mézières è dell’ingegner Jacques Elie
Lamblardie, chiamato a insegnare all’École des Ponts et des Chausées,
proprio nel 1793. La data è importante non solo perché coincide con l’i-
stituzione del Comité de Salut public, ma anche perché in quello stesso
anno Perronet compie settantacinque anni e si pone il problema della sua
successione nella direzione della scuola. A questo proposito, lo storico del-
l’ingegneria James Kip Finch afferma che il naturale successore di
Perronet doveva essere Antoine de Chézy37. Questi è stato da sempre brac-

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Alle origini dell’École Polytechnique

cio destro di Perronet ed è fatto segno di una meritata stima. Gaspard de


Prony lo giudica “il piú abile ingegnere” di cui disponga la Francia in quel
momento38. Malgrado ciò, il successore di Perronet è Lamblardie. Chézy
diventerà direttore dell’École des Ponts et des Chaussées nel 1797, dopo
l’improvvisa scomparsa di Lamblardie. Se si considera che Lamblardie è
personaggio legato agli ambienti politici giacobini e che Chézy sarà nomi-
nato direttore dell’École des Ponts et des Chaussées dal Direttorio, non è
insensato ipotizzare che entrambe le nomine siano state decise, o quanto
meno condivise, dal potere politico.
Comunque stiano le cose, gli storici sono concordi nel ritenere che il
progetto di abolire la scuola del genio militare e di trasferirne le compe-
tenze all’École des Ponts et des Chaussées, con il dichiarato proposito di
considerare il genio militare come una semplice sezione dei lavori pubbli-
ci, sia il frutto della politica culturale di Lamblardie. In questo progetto,
convergono due diverse finalità: quella politica di togliere potere ai mili-
tari e quella corporativa di ricondurre tutte le prerogative dell’istruzione
degli ingegneri all’interno dell’École des Ponts et des Chaussées.
Diversi fatti confermano la tesi che il progetto Lamblardie nasca in sin-
tonia con quello politico, anche se completamente diverse sono le ragioni
che spingono a siffatta convergenza. Dal momento in cui Lamblardie
viene chiamato all’École des Ponts et des Chaussées, il Comité de Salut
public emana una serie di provvedimenti, che sono chiaramente finalizza-
ti al conseguimento degli scopi anzidetti.
Una legge della Convention nationale, datata 16 settembre 1793, mette
gli allievi dell’École des Ponts et des Chaussées a disposizione del
Ministro della Guerra. Ciò comporta che, per la prima volta nella storia del
paese, agli ingegneri civili è data facoltà di accedere alla carriera del genio
militare. Il provvedimento è motivato prendendo a pretesto l’insufficienza
del numero dei tecnici militari rispetto alle necessità imposte dalla guerra.
È, però, facile comprendere che si poteva fare fronte a quest’emergenza
anche in altro modo. I politici sembrano scegliere la via piú semplice:
quella che, attraverso l’accentramento amministrativo, consente un con-
trollo diretto del governo sulle istituzioni militari.
Quest’affermazione è confortata da due decisioni politiche chiaramente

239
Ubaldo Sanzo

mirate a sopprimere poteri autonomi costituiti. Il giorno 8 agosto, viene


sciolta l’Académie des Sciences e, pochi giorni dopo, la scuola degli inge-
gneri della Marina.
La proposta di legge avanzata da Lecointe-Puyraveau nell’ottobre del
1793 è, quindi, parte integrante di questo programma. Bruno Belhoste rac-
conta che, fra la fine del 1793 e i primi mesi del 1794, l’École des Ponts
et des Chaussées veniva già chiamata École centrale des Travuax
publics39. La notizia riveste particolare importanza, perché in quest’epoca
la Convention nationale ha respinto il progetto d’istituire una scuola cen-
trale dei lavori pubblici. Non resta allora altra spiegazione che questa ini-
ziativa sia stata presa da Lamblardie, in pieno accordo con il Comité de
Salut public, dato che, agli inizi del 1794, Lamblardie è stato nominato
direttore dell’École des Ponts et des Chaussées.
Una conferma dell’esattezza di questo modo di vedere ci viene indiret-
tamente dallo stesso Belhoste. Quest’autore cita una lettera del Ministro
della Guerra, Charles André Dupin40, al Comité des Ponts et des
Chaussèes. In data 6 agosto 1793, il Ministro della Guerra si dichiara
favorevole a una radicale riforma del genio militare e approva l’idea che
l’istruzione di questo corpo venga affidata all’École des Ponts et des
Chaussées41.
È facile, per altro verso, comprendere come e quanto una riforma tanto
radicale rispetto alla tradizione del paese finisse per ledere interessi con-
solidati. Nell’ottobre del 1793, i tempi non sono ancora maturi e la pro-
posta di Lecointe-Puyraveau non passa. È Danton a chiamare a raccolta i
suoi, perché considera l’abolizione del corpo del genio militare una cata-
strofe per la Francia. Danton teme che una simile misura possa alienare
alla Repubblica le simpatie dei militari che le sono fedeli. Gli eventi che
seguiranno consentono tuttavia d’includere, fra le motivazioni che porta-
no alla bocciatura del progetto di legge, una ferma presa di posizione di
alcuni autorevoli intellettuali, in vario modo legati alla scuola del genio
militare di Mézières. Questi signori si rendono conto che la diffidenza
verso gli alti ufficiali del genio è cosa diversa dalla politica culturale,
burocratica e livellatrice, qual è quella sostenuta dai giacobini.
Nonostante lo scacco subito alla fine del 1793, la politica governativa

240
Alle origini dell’École Polytechnique

non cambia. Nel febbraio del 1794, un decreto del Comité de Salut public
impone che la Scuola del genio militare di Mézières venga trasferita a
Metz. Le ragioni addotte sono, commenta Fourcy, vaghe e frivole. Sarebbe
opportuno aggiungere, pretestuose.

Questa scuola [di Mézières] è completamente disorganizzata a


causa dei conflitti d’autorità, degli abusi di potere, delle gelosie,
degli intrighi, delle ambizioni e delle violazioni d’ogni specie, fatti
che impediscono del tutto l’istruzione42.

Dopo questa critica ingiusta e infondata, dato il prestigio internazionale


della scuola, il decreto precisa, in maniera se possibile ancora piú prete-
stuosa, che il governo giudica strategicamente pericoloso tenere una scuo-
la militare tanto importante in una città di frontiera.
La vera intenzione del decreto non è comunque il trasferimento bensì
l’annientamento della scuola del genio militare. La nuova scuola di Metz
è, infatti, una semplice parodia di quella di Mézières. Il decreto dispone
che a Metz venga impartita solo un’istruzione pratica. La parte teorica
della formazione degli ingegneri militari è delegata all’École des Ponts et
des Chaussées di Parigi. Secondo il legislatore questa misura consente ai
giovani che intendano intraprendere la carriera militare senza avere una
preparazione adeguata di poterla conseguire in tempi brevi. Ma, no-
nostante i tentativi di giustificare in qualche modo il provvedimento, que-
st’ultimo è quanto mai esplicito nelle sue conclusioni, poiché afferma che
la decisione assunta presenta i vantaggi connessi a un centro che riunisce
tutti i settori dell’istruzione riguardanti i lavori pubblici. Con un ulteriore
decreto del 1° luglio 1794, il Comité de Salut public istituisce un Agence
des Mines, che, di fatto, sopprime l’École des Mines. L’Agence, come la
scuola di Metz, ha solo funzioni tecniche e pratiche. L’insegnamento teo-
rico, anche per gli ingegneri minerari, spetta alla scuola di Lamblardie.
La Legge del 28 settembre 1794, che istituisce l’École centrale des
Travuax publics, toglie ai Ministeri della Guerra e della Marina l’ammini-
strazione delle fortificazioni e dei porti, e delega questa funzione alla
Commission des Travuax publics43. Se si considera che la proposta è stata
formulata dal Comité de Salut public, congiuntamente a quelli

241
Ubaldo Sanzo

dell’Istruction publique e dei Travuax publics, risulta evidente che il vero


proposito è, oltre al conseguimento di un’unica scuola nazionale d’inge-
gneria, anche quello di togliere potere ai militari. Scopo che l’École cen-
trale des Travuax publics sembra pienamente conseguire.
Diversamente, però, vanno le cose per quel che concerne il progetto
Lamblardie. Nel 1991, Janis Langins ha pubblicato i cosiddetti Feuillets
de Tarry. Si tratta di due manoscritti rinvenuti negli archivi dell’École
Polytechnique, che Tarry44 ha catalogato, alla fine del secolo scorso, come
la traccia piú antica della documentazione relativa ai problemi della fon-
dazione della scuola. Il primo di questi manoscritti è firmato Paré e reca
la data del 25 febbraio 1794. A giudizio di Langins, ne sarebbe autore
Jules François Paré45, Ministro degli Interni nel Governo rivoluzionario. Il
documento è un promemoria sui criteri da seguire per accelerare l’istru-
zione degli allievi della scuola centrale dei lavori pubblici. Contrariamente
al secondo, esso è poco interessante ai fini del nostro assunto. L’altro
documento, anch’esso autografo, non è firmato, né datato. Langins ritiene
di poterlo datare all’estate del 1794. La scrittura non è identificabile ma
reca a margine annotazioni e aggiunte la cui grafia, sempre a giudizio di
Langins, dovrebbe essere quella di Lamblardie. Queste note sono una vee-
mente protesta contro le disposizioni che i Comitati interessati stanno
approntando per varare il progetto Fourcroy. Il punto dolente della que-
stione è, per Lamblardie, la palese incongruenza di una proposta di legge
che, mentre istituisce l’École centrale des Travuax publics, pretende di
tenere in vita l’École des Ponts et des Chaussées. L’ultimo capoverso della
sua nota suggerisce infatti di “sopprimere l’École des Ponts et des
Chaussées, perché assolutamente superflua”46.
Dopo avere analizzato il suddetto documento, Langins si dice convinto
che Lamblardie non sia riuscito a imporre il proprio punto di vista, al
momento dell’istituzione dell’École centrale des Travuax publics, se non
in minima parte. Le difficoltà sarebbero insorte a causa degli avversari di
Lamblardie, che Langins, fedele in questo alla tradizione, identifica come
les savants révololutionnaires. I punti di divergenza riguarderebbero
diverse questioni. Il progetto di Lamblardie sarebbe piú radicale e piú
democratico dal punto di vista sociale, piú pratico e meno teorico nella sua

242
Alle origini dell’École Polytechnique

formulazione pedagogica, piú attento alla professionalità degli ingegneri


che a una generale preparazione scientifica di base.
Le osservazioni di Langins sono esatte ma non esaustive. È vero che
Lamblardie protegge la vasta provincia francese, quando fa approvare la
norma che prevede numerosi centri d’esame. Il suo intento è di ottenere
un’equa distribuzione degli ingegneri sul territorio nazionale. È altrettan-
to vero che protegge le classi economicamente piú deboli, quando ottiene
che agli allievi della nuova scuola vengano rimborsate le spese di viaggio
a Parigi e venga loro riconosciuto un assegno per la permanenza nella
capitale. Segue lo stesso obiettivo, quando chiede che ai candidati venga-
no rimborsate le spese di viaggio necessarie per raggiungere le sedi d’esa-
me. Lamblardie persegue un analogo intento di giustizia sociale e di aper-
tura democratica, quando ottiene che ai candidati sia richiesta soltanto una
preparazione elementare d’aritmetica, d’algebra e di geometria. A questo
proposito, la sola condizione che s’impone esplicitamente agli allievi è la
conoscenza della lingua francese e la dichiarata fede repubblicana.
Queste istanze, indubbiamente democratiche, hanno valenza politica e
non sono, né potevano essere, oggetto di contrasti fra ingegneri e scien-
ziati dell’epoca rivoluzionaria. Fino a quando Lamblardie pensa a una
scuola nazionale d’ingegneria, capace di formare funzionari della buro-
crazia statale, trova il pieno assenso dei politici, interessati all’accentra-
mento del potere e alla distribuzione delle cariche pubbliche alle piú sva-
riate classi sociali. Le cose cambiano, quando egli pretende di distruggere
quanto di buono è stato fatto nell’organizzazione della scuola di Mézières.
Su questo punto, i politici non possono seguirlo. Nel Comité de Salut
public siedono infatti Carnot e Fourcroy, non solo ex allievi di Mézières,
ma uomini imbevuti degli ideali culturali enciclopedici e illuministi.
La legge Fourcroy e il successivo decreto che pone in essere l’École
centrale des Travaux publics recepiscono, come afferma Langins, solo
alcuni aspetti della proposta Lamblardie, precisamente quelli che sono in
linea con la politica del governo. Lo dimostra in modo chiaro il fatto che,
contrariamente alla tradizione di tutte le alte scuole francesi, in quella dei
lavori pubblici, il potere gestionale viene affidato a un professore e non,
come poi accadrà anche per l’École Polytechnique, al Direttore

243
Ubaldo Sanzo

Amministrativo. Se si tiene presente che il primo e unico direttore dell’É-


cole centrale des Travuax publics è stato Lamblardie, risulta evidente che
questa misura è stata presa dai politici al solo scopo di togliergli ogni pote-
re decisionale. È questa un’ulteriore prova che lo scontro tra Lamblardie e
gli scienziati non riguarda solo questioni culturali ma anche, e soprattutto,
ideologie politiche.
Fourcroy, infatti, nel presentare il proprio progetto di legge, parla di una
scuola di preparazione preliminare per tutti gli ingegneri e non di una
scuola centrale dei lavori pubblici. Per questo, la legge impone che ven-
gano tenute in vita tutte le scuole di specializzazione esistenti. Con il varo
della Legge Fourcroy, le contraddizioni che stavano alla base della con-
vergenza fra Lamblardie e i politici esplodono irrimediabilmente. Lo
scontro non è, o non è soltanto, riconducibile, come sembra pensare
Langins, a un dissenso fra ingegneri e scienziati. Il contrasto è di politica
culturale. Lamblardie vuole privilegiare gli ingegneri civili rispetto a quel-
li militari; mentre il governo, pur volendo togliere potere ai militari, non è
affatto intenzionato a disperdere il grande patrimonio culturale della scuo-
la di Mézières. È su questo punto che il progetto Fourcroy snatura quello
Lamblardie. Si osservi ancora che la Legge istitutiva dell’École centrale
des Travaux publics è stata approvata solo dopo la caduta di Robespierre
e quando, sia pure per gradi, il Comité de Salut public finisce sotto la
guida di scienziati attenti a certe istanze dell’illuminismo, come Carnot e
Fourcroy. Il progetto Fourcroy, in conclusione, è un timido ritorno alle
istanze riformiste liberali, che si tenta di realizzare quando entra in crisi il
progetto democratico e sociale della politica giacobina. È timido perché,
nell’autunno del 1794, i suoi fautori non sono ancora tanto potenti da pote-
re imporre il proprio modo di vedere. L’istituzione dell’École centrale des
Travuax publics è perciò il risultato politico di un laborioso e complicato
compromesso. E, come qualsiasi compromesso, scontenta tutti e genera
una creatura effimera.

L’École Polytechnique
Si è detto che, secondo la tradizione storiografica dominante, l’espe-

244
Alle origini dell’École Polytechnique

rienza dell’École centrale des Travaux publics non è risultata del tutto edi-
ficante e che, in ragione di ciò, si è pensato di abolirla dopo appena pochi
mesi di vita. Se si tiene presente che questa scuola è il frutto del tentativo
di conciliare immagini politiche fra loro non sovrapponibili, diventa pro-
blema fondamentale, ai fini del nostro assunto, capire chi avesse interesse
a sopprimere quest’istituzione.
La letteratura storiografica pare non aver dato il dovuto risalto all’anzi-
detta questione. Malgrado ciò, ponendosi nel solco della linea interpreta-
tiva tracciata da Fourcy, gli storici lasciano in genere implicitamente sup-
porre che i fautori della soppressione fossero gli avversari “tradizionali”
di Lamblardie, cioè i savants révolutionnaires. Un esame attento della
documentazione disponibile spinge invece a credere che le cose non stia-
no esattamente in questo modo.
Nel luglio del 1795, Prieur de la Côte d’Or47 presenta un memoriale ai
tre Comitati, che hanno promosso l’iniziativa di creare la scuola unica per
gli ingegneri. Fourcy, con una certa enfasi retorica, giudica questo docu-
mento “una vera e propria apologia” dell’École centrale des Travaux
publics48. Il suo giudizio non è condivisibile. Nella prima parte dello scrit-
to, Prieur de la Côte d’Or avanza una critica radicale all’insegnamento:
«[…] il corso di fortificazioni», afferma il relatore, «non è affatto adegua-
to alla finalità di formare gli ufficiali del genio militare». Subito dopo, rin-
cara la dose, riconoscendo che i politici contrari alla istituzione dell’Éco-
le centrale des Travaux publics difendono un punto di vista che dovreb-
bero condividere tutti coloro che amano la Francia: le tecniche dell’inge-
gneria militare non possono essere divulgate, nel superiore interesse
della nazione.
Solo in un secondo momento, Prieur de la Côte d’Or si sofferma sul pro-
blema tecnico culturale. È necessario – egli afferma – che a tutti gli inge-
gneri venga impartita una solida preparazione di base, fondata sulla cono-
scenza dei principî generali dell’ingegneria. La Francia rivoluzionaria si
differenzierà dagli altri paesi europei, proprio anteponendo, a un’elevata
preparazione specialistica, una formazione scientifica, la piú vasta e pro-
fonda possibile. Il redattore del documento invita, perciò, i membri dei
Comitati competenti a superare i contrasti che hanno determinato la situa-

245
Ubaldo Sanzo

zione di stallo. Assume, quindi, le vesti del mediatore, suggerendo al


governo nazionale di sostenere e proteggere l’École centrale des Travaux
publics. A questo punto, sembra parteggiare per Lamblardie. Conclude,
infatti, che bisogna difendere il principio altamente democratico, su cui si
fonda l’École centrale des Travaux publics, di corrispondere agli allievi
un assegno di mantenimento.
Quaranta giorni dopo la presentazione del memoriale di Prieur de la
Côte d’Or, viene varato il Progetto di Legge che istituisce l’École
Polytechnique. La lettera del testo non lascia alcun dubbio sulla volontà
del legislatore di trarre vantaggio dall’esperienza dei corsi rivoluzionari
per riformare in maniera radicale l’École centrale des Travaux publics.
Non è, infatti, assolutamente accettabile l’interpretazione della continuità
fra le due istituzioni culturali. È sufficiente mettere a confronto il testo
della Legge Fourcroy con quello della Legge dell’anno successivo, la cui
redazione non a caso viene attribuita proprio a Prieur de la Côte d’Or, per
rendersi conto che considerare l’École Polytechnique l’erede diretta del-
l’École centrale des Travaux publics altro non è che una pura e semplice
strategia politica.
Il cambio del nome sarebbe da solo sufficiente a giustificare la prece-
dente affermazione. Non può essere senza significato che il legislatore
abbia deciso di abolire l’espressione “lavori pubblici”, per sostituirla con
un termine derivato dal greco che suggerisce un’immagine “enciclopedi-
ca” della preparazione tecnica di base.
La vera novità, comunque, riguarda la preparazione culturale richiesta
per accedere all’esame di concorso. Non è piú sufficiente che i candidati
conoscano soltanto l’aritmetica elementare. Per accedere all’École
Polytechnique, devono essere in grado di padroneggiare l’algebra sino alla
soluzione delle equazioni di quarto grado e alla trattazione della teoria
analitica delle serie. Devono poi conoscere tutta la trigonometria, l’appli-
cazione dell’algebra alla geometria e le sezioni coniche. Non è tutto.
L’esame diventa piú rigoroso. La sola sede nazionale di concorso è Parigi.
Il giudizio insindacabile viene espresso da un jury di cinque esaminato-
ri, composto preferibilmente da matematici, membri dell’Institut de
France. Inoltre, ma non secondariamente, i candidati allievi non devono

246
Alle origini dell’École Polytechnique

fornire alcuna prova delle loro “virtù repubblicane”.


Un’ulteriore Legge, emanata dalla Convention nationale il 22 ottobre,
decreta che l’École Polytechnique è una scuola preparatoria, non solo per
l’ingegneria civile e militare, ma anche per tutti coloro che desiderano
esercitare una libera professione per la quale risultino fondamentali la
conoscenza della matematica, della fisica e della chimica. Questa Legge
chiarisce in modo univoco e definitivo che l’accesso alle scuole di specia-
lizzazione di qualsiasi branca dell’ingegneria, civile e militare, è riservato
esclusivamente a coloro che hanno frequentato e superato i corsi di studio
dell’École Polytechnique. È questa stessa Legge a porre l’École
Polytechnique sotto la giurisdizione del Ministero degli Interni: la scuola
nazionale degli ingegneri dipendeva, invece, dal Comitato dei Lavori
Pubblici.
Cosa cambia, allora, nel passaggio dall’École centrale des Travaux
publics all’École Polytechnique? La risposta piú semplice, e per certi versi
piú ingenua, si sofferma sulla preparazione scientifica degli allievi, prima
e dopo l’accesso alla scuola. Si tratta, in realtà, di una giustificazione di
superficie. I politici, prendendo a pretesto le insufficienze di preparazione
degli allievi dei “corsi rivoluzionari”, usano l’arma della preparazione
tecnica e scientifica dei candidati, per attuare una riforma che consenta
l’accesso alle corporazioni dell’ingegneria, sia civile, sia militare, alle sole
classi abbienti. La selezione scientifica opera, di fatto, una discriminazio-
ne fondata sul censo. Si torna, cioè, dopo la dittatura dei giacobini, agli
ideali liberali, già espressi dalla politica di Danton e dei girondini.
Ancora oggi, infatti, coloro che aspirano a entrare all’École
Polytechnique seguono, dopo i corsi liceali, corsi preparatori di alto livel-
lo e di alti costi. Ne deriva che il dissenso di alcuni importanti personaggi
politici, Carnot e Fourcroy in particolare, con Lamblardie, non è di natura
scientifica ma dichiaratamente politico. Lamblardie mirava ad aprire le
scuole di casta, come quelle d’ingegneria, anche al quarto stato. Non è un
caso che la sua idea trovi attuazione in pieno periodo del Terrore, che è
ormai riconosciuto come un momento di rivoluzione nella rivoluzione. I
suoi avversari, invece, perseguono gli ideali illuministi dei privilegi basa-
ti sul censo e non sulla nascita, e, al limite, sui meriti personali.

247
Ubaldo Sanzo

Quest’ultima considerazione giustifica il permanere della retta di mante-


nimento a favore dei polytechniciennes.
Non a caso, l’École Polytechnique assume la propria definitiva fisiono-
mia all’epoca del Direttorio, che ne fa esplicitamente una semplice scuo-
la di preparazione, e, ancor piú, sotto il Consolato e l’Impero. Napoleone,
infatti, per elevare l’École Polytechnique a motivo d’orgoglio nazionale,
le conferisce lo Statuto di collegio militare, non dissimile dalla “vitupera-
ta” scuola di Mézières. Si tratta di una struttura che la famosa istituzione
parigina ha conservato per oltre due secoli. Il sessantotto non è, comun-
que, passato invano. Dal 1972, l’École Polytechnique consente l’accesso
alle donne. Il suo motto, però, non è cambiato: Pour la Patrie, pour les
Sciences et pour la Gloire.

NOTE

1 Cfr. M. Curie, Pierre Curie, Paris, Editions Denoël, 1924, p. 19.


2 Il lavoro, data la sua straordinaria importanza, è stato ristampato anastatica-
mente, a Parigi, da Belin, in occasione del bicentenario della Rivoluzione. Questa
nuova edizione, alla quale saranno frequenti i riferimenti nel corso del presente
lavoro, si avvale di un significativo commento critico di Jean Dehombres.
Cfr. A. Fourcy, Histoire de l’École Polytechnique, Introduction de Jean
Dehombres, Paris, Férou, 1987.
3 Per una storia della storiografia sull’École Polytechnique, si rinvia all’introdu-
zione di Dehombres al volume di Fourcy citato nella nota precedente.
4 A. Fourcy, op. cit., p. 34.
5 G. Monge (1746-1818), dopo una buona educazione religiosa ottenuta a Lyon,
avendo redatto una perfetta planimetria della propria città natale, ottiene un mode-
sto posto di disegnatore all’École Royale du Génie de Mézières, non avendo nobi-
li natali. Fattosi apprezzare dai due grandi maestri della scuola, il matematico
Charles Bossut (v.) e il fisico Etienne Bezout (v.), diventa professore nel 1768,
epoca in cui inizia i suoi studi sistematici, che lo porteranno a fondare le geome-
trie, descrittiva e differenziale. Divenuto amico di Laplace, nel 1780, insegna
idraulica a Parigi ed entra all’Académie de Sciences. Membro del partito dei giron-
dini dal 1790, è, prima, Ministro della Marina con Danton, poi, Ministro per la
Costruzione degli armamenti. Partecipa al progetto d’istituzione dell’École cen-
trale de Travaux publics, dove insegna per la prima volta la “sua” geometria. Nel
1799, segue Bonaparte in Egitto. Tornato in patria, insegna all’École
Polytechnique fino al 1810. All’epoca della Restaurazione, perde i propri benefici
e viene destituito da ogni incarico.

248
Alle origini dell’École Polytechnique

6 A. F. Fourcroy (1755-1809) è un chimico di fama e membro dell’Accademia,


quando viene eletto come rappresentante del Terzo Stato agli Stati Generali del
1789. Convinto seguace di Lavoisier, scrive due trattati, La médicine éclairée par
les sciences physiques (1791) e Philosophie chimique (1792). Giacobino, eletto
alla Convenzione, diventa membro del Comité de Salut public. È uno dei fondato-
ri dell’École Polytechnique. Nel 1793, ha sostenuto la soppressione dell’Académie
des Sciences a vantaggio degli Institut National. Durante l’impero, è stato
Direttore Generale dell’Istruzione Pubblica.
7 L. N. M. Carnot (1753-1823) entra alla scuola di Mézières nel 1781, pur essen-
do nobile solo per tre quarti. È allievo di Monge. Nel 1787, quando ha già scritto
importanti trattati sull’infinito matematico, diventa amico di Robesbierre. Viene
eletto, nel 1791, all’Assemblea Legislativa. Organizza l’armata del Nord nel 1793
ed entra nel Comité de Salut public, come responsabile della guerra. Vincitore
della coalizione antirivoluzionaria, nel 1796, diventa membro del Direttorio.
Esiliato dopo il colpo di Stato, rientra in Francia ma ha rapporti difficili con
Bonaparte. Ha partecipato alla creazione dell’École Polytechnique. Di questa
scuola sarà allievo, nel 1812, suo figlio Sadi (1796-1832), il fondatore della ter-
modinamica.
8 Cfr. B. Belhoste, Les origines de l’École Polytechnique, Histoire de l’éduca-
tion, 42 (1989), pp. 13-54.
9 Cfr. J. Langins, Sur la première organisation de l’École Polytechnique, Revue
d’Histoire des Sciences, 34 (1981), pp. 289-313; La préhistoire de l’École
Polytechnique, Revue d’Histoire des Sciences, 44 (1991), pp. 61-89.
10 Cfr. R. Taton, Enseignement et diffusion des sciences en France au XVIII° siè-
cle, Paris, Belin, 1964.
11 M. M. Lecointe-Puyraveau (1764-1827), uomo politico francese deputato
all’Assemblea Legislativa e alla Convenzione. Vota per la morte del re. Partecipa
alla Rivoluzione del Termidoro ma protesta per l’instaurazione del Direttorio.
Sotto il Consolato, ricopre la carica prima di Segretario e poi di Presidente del
Consiglio dei Cinquecento. Durante l’Impero, Napoleone lo nomina Luogotenente
Generale di polizia per il sud-est della Francia. Dopo Waterloo, si ritira a Toulon.
12 Cfr. B. Belhoste, Les origines …, cit., p. 13.
13 Bentrand Barère de Vieuzac (1755-1841), avvocato di Tolosa, eletto agli Stati
Generali, è anche membro della Convention nationale. Nel 1793, partecipa al
Comité de salut public e vi resta all’epoca del Terrore. Caduto in disgrazia duran-
te il Direttorio, è esiliato e poi graziato da Napoleone. Espulso nuovamente in
seguito alla Restaurazione, occuperà modeste cariche politiche dopo il 1830.
14 A. Fourcy, op. cit., pp. 14-15.
15 J. E. Lamblardie (1747-1797) diviene ingegnere, specializzato nella costruzio-
ne dei porti, dopo aver studiato all’École des Ponts et Chaussées. Nel 1793, è vice
direttore della stessa scuola e, alla morte di Perronet (v.), assume l’incarico di
Direttore. Organizza la messa a punto dell’École centrale des Travaux publics e ne
diviene primo Direttore. Lascia quest’incarico nel 1795, per tornare a dirigere

249
Ubaldo Sanzo

l’École des Ponts et Chaussées.


16 Cfr. A. F. Fourcroy, Rapport sur les mesures prises par le Comité de Salut
public, décrété par la Convention nationale, le 21 ventôse dernier, Paris,
Imprimerie du Comité de Salut public, an III de la République Française, 1795.
17 Dunkerque, Amiens, Mézières, Caen, Rouen, Reims, Paris, Metz, Strasbourg,
Brest, Rennes, Nantes, Tours, Auxerre, Dijon, Rochefort, Bordeaux, Bayonne,
Toulouse, Montpellier, Marseille, Grenoble.
18 Cfr. Organisation de l’École centrale des Travaux publics, Paris, Imprimerie
du Comité de Salut public, an III de la République Française, 1795. Il testo del
decreto è pubblicato in appendice al lavoro di J. Langins e alle pp. 41-73 del testo
di Fourcy.
19 J. N. P. Hachette (1769-1834) frequenta la scuola militare di Mézières e
l’Università di Reims, dove diventa assistente di geometria descrittiva, con Claude
Joseph Ferry (1856-1845). Nel 1792, è nominato professore e, subito dopo, è elet-
to deputato alla Convention. Nel 1795, lavora con Monge all’École Normale,
passa poi all’École Polytechnique, dove insegna fino al 1816, anno in cui viene
epurato per le sue origine rivoluzionarie. È uno dei maggiori divulgatori dell’ope-
ra di Monge.
20 J. H. Hassenfratz (1755-1827), quale operaio carpentiere a Mézières, segue i
corsi di Monge e, nel 1782, entra all’École des Mines. Professore di fisica all’É-
cole centrale de Travaux publics, verrà espulso al momento della Restaurazione.
In qualità di giacobino, viene nominato da Robespierre Commissario per gli arma-
menti. Ha pubblicato diversi lavori di fisica, il piú importante, Sidérotechnie, nel
1812.
21 C. L. Berthollet (1748-1822), laureatosi in medicina a Torino, si naturalizza
francese nel 1778. A Parigi, studia chimica e diviene membro dell’accademia, nel
1780. Ha inventato il metodo del biancheggio attraverso il cloro. Essendo poco
interessato al danaro, di questa scoperta non avrà alcun beneficio. Insegna chimi-
ca nei “corsi rivoluzionari” e all’École Normale. Segue Bonaparte in Egitto e, al
rientro, insegna chimica all’École Polytechnique. Lascerà l’insegnamento nel
1905. Ha partecipato alla Société d’Arcueil.
22 L. B. Guyton de Morveau (1737-1816), allievo dei gesuiti, nel 1762, diventa
avvocato del Re a Dijon. Propone una riforma dell’istruzione, che include nell’in-
segnamento le nuove scienze, chimiche e fisiche. Autodidatta in chimica, segue le
rivoluzionarie idee di Lavoisier. Tenta un’impresa industriale, per produrre carbo-
nato di sodio. Durante la Rivoluzione, collabora alla fabbricazione della polvere
da sparo. Membro del primo Comité de Salut public, quello al quale non parteci-
pa Robespierre, è uno dei fautori della creazione dell’Ecole Polytechnique. In que-
sta scuola, è stato professore dal 1794 e, due volte, ne è stato Direttore, nel 1796-
99 e nel 1800-04. Nel 1805, ha ottenuto la Legion d’honneur. Napoleone lo nomi-
na Administrateur des Monnaies.
23 Questo Bulletin, impropriamente, è considerato il primo numero del Journal
Polytechnique, rivista pubblicata tuttora.

250
Alle origini dell’École Polytechnique

24 Cfr. J. Guillaume, Procès-verbaux du Comité d’Instruction publique de la


Convention nationale, Paris, Imprimerie du Comité de Salut public, an III de la
République Française, 1795, t. 6, pp. 600-604.
25 Ivi, p. 603.
26 A. Fourcy, Histoire …, cit., p. 85.
27 Cfr. Ivi, pp. 1-11.
28 S. Vauban de Le Prestre (1633-1707), nominato giovassimo dal cardinale
Giulio Raimondo Mazzarino (1602-1661) membro del Commissariato generale
per le fortificazioni, è uno dei piú insigni strateghi di Luigi XIV e sicuramente uno
dei fondatori dell’ingegneria militare. Nel 1739, scrisse due trattati considerati
classici del settore: Traité de l’attaque et de la défense des places e Essais sur la
fortification.
29 C. M. Le Peletier (1630-1711), uomo politico francese è stato Presidente del
Parlamento di Parigi, poi Consigliere di Stato. Nel 1683, successe a Colbert nella
carica di Controllore Generale delle finanze. Membro del Consiglio del Re, dal
1691 al 1697 ha retto la Sovrintendenza delle Poste.
30 N. de Chastillon (1699-1765), discendente di una famosa famiglia francese di
architetti.
31 E. Bézout (1739-1783), membro dell’Académie des Sciences, dal 1763 è stato
esaminatore dell’École des Gardes du Pavillon et de la Marine e anche di quella
d’Artiglieria. Ha dato contributi di rilievo alla teoria matematica delle equazioni
algebriche.
32 C. Bossut (1730-1814), dopo avere studiato presso i gesuiti a Lione ed essere
divenuto abate, nel 1752, diventa professore di matematica all’École Royale du
Genie de Mézières. Nel 1782, pubblica un manuale di meccanica e un corso di
matematica a uso delle scuole militari. Si occupa anche d’idrodinamica e, nel
1786, diviene membro dell’Académie des Sciences. Collabora all’edizione
dell’Encyclopédie Methodique, cura poi un’edizione delle opere di Pascal e un
Essais sur l’Histoire générale des mathématiques. Ha lasciato anche alcuni studi
sulle serie trigonometriche. Bossut è esaminatore permanente dell’École
Polytechnique, dalla fondazione della scuola fino al 1809.
33 G. Monge ha ideato la geometria descrittiva, quando era disegnatore in questa
scuola, proprio per risolvere problemi pratici di applicazione della matematica al
disegno geometrico. La sua invenzione è rimasta, per un lungo periodo, un “segre-
to militare”.
34 D. C. Trudaine (1703-1769) inizia la propria carriera come consigliere del
Parlamento di Parigi. Nel 1743, assume l’incarico di Ministro des Ponts et des
Chaussées. In ragione di ciò, crea, quattro anni dopo, la scuola parigina d’inge-
gneria civile e, nel 1750, il Corpo degli Ingegneri civili francesi.
35 J. R. Perronet (1707-1794) è un ufficiale del genio militare, figlio di un uffi-
ciale svizzero di servizio in Francia. Seguendo la tradizione, inizia la propria car-
riera come apprendista in uno dei piú noti studi parigini di architettura. Poi, uno
zio materno, il matematico Jean Pierre de Crousaz (1663-1750), lo convince a

251
Ubaldo Sanzo

seguire i corsi di fisica al Collège Royal.


La costruzione della fognatura e dell’abbeveratoio sulla banchina delle
Tuilleries valgono a Perronet la stima di Troudaine, responsabile governativo des
Ponts et des Chaussées, che, nel 1737, lo nomina ingegnere responsabile della rete
stradale francese, la piú estesa d’Europa.
Il 14 febbraio del 1747, il Consiglio della città di Parigi gli affida l’incarico di
addestrare i disegnatori di mappe e carte. Questo ufficio diventa, grazie alla colla-
borazione fra Perronet e Troudaine, l’École des Ponts et des Chaussée.
Perronet è una personalità di spicco della cultura francese e ingegnere di fama
internazionale. Specializzato nella costruzione di ponti, ne ha edificato e progetta-
to undici, fra i quali il ponte Luigi XV di Parigi, oggi ponte della Concorde.
Sebbene per gli scienziati, egli fosse un semplice technicien, l’Académie des
Sciences lo accoglie come proprio membro nel 1765. Nel 1788, viene nominato
membro della Royal Society di Londra.
36 C. F. Dumouriez (1739-1823), membro della Polizia segreta di Luigi XV, ottie-
ne i favori di Luigi XVI, grazie a un suo libro di strategia militare Précis de la
défense de la Normandie (1777). Durante la Rivoluzione, ottiene, dai girondini,
prima il Ministero degli Esteri poi quello della Guerra. Partecipa alla battaglia di
Valmy, come uno dei sottocomandanti dell’Armata del Nord. Diviene sospetto ai
giacobini, perché molto amico del duca d’Orleans. La defezione di una parte della
sua armata e la sconfitta riportata a Neerwinden, nei pressi di Amsterdam, spingo-
no la Convention ad aprire un’inchiesta nei suoi confronti. Fu chiaro il suo tradi-
mento, quando fece arrestare e consegnò agli austriaci i cinque mandatari del
Governo incaricati di svolgere l’inchiesta.
37 Cfr. J. K. Finch, Breve storia dell’ingegneria, trad. it. di G. Rabbino, Firenze,
Sansoni, 1928, p. 138.
A. de Chézy (1718-1798) è autore di una formula che porta il suo nome, uti-
lizzata per calcolare la velocità di deflusso dei liquidi. È stato il piú attivo colla-
boratore di Perronet e ha diretto numerose costruzioni importanti parigine, in par-
ticolare quelle dei ponti di Neuilly e di Tréport.
38 Cfr. G. de Prony, L’art de l’ingénieur, Journal de l’Ecole Polytechnique, 34
(1820), p. 186.
G. de Prony (1755-1839), allievo dell’École des Ponts et des Chaussée nel
1776, diviene instituteur all’École centrale de Travaux publics, poi all’École
Polytechnique fino al 1815. Membro dell’Institut dal 1795, è autore di un impor-
tante trattato d’ingegneria idraulica.
39 Cfr. B. Belhoste, Les origines …, cit., p. 15.
40 C. A. Dupin (1756-1917), avviato alla carriera giuridica, diviene Procuratore
del re per i depositi di sale di Clamecy, sua città natale. Nel 1784, ottiene la nomi-
na ad avvocato e inizia dapprima la carriera di magistrato e poi quella di uomo
politico. È padre di un celebre uomo politico, André Marie (1783-1865), e di un
famoso ingegnere civile, François Pierre (1784-1874).
41 Cfr. B. Bolhoste, Les origines …, cit., p. 31, n. 3.
42 A. Fourcy, Histoire …, cit., p. 65.

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Alle origini dell’École Polytechnique

43 Cfr. Ivi, p. 67.


44 Langins ha esplicitamente dichiarato di non essere riuscito a rintracciare noti-
zie precise sul personaggio in questione. È riuscito a sapere soltanto che si tratta
di un ex allievo dell’École Polytechnique, incaricato di raccogliere vecchi docu-
menti di questa istituzione in occasione della celebrazione del centenario.
Un’ulteriore indagine d’archivio, eseguita da chi scrive, consentirebbe di avanza-
re un’ipotesi. Potrebbe trattarsi di Harold Tarry (1837-1926), vecchio allievo della
scuola, che, nel 1894, avrebbe redatto un Annuaire de l’École Polytechnique.
Cfr. Archives de l’École Polytechnique, Fiche 8V, piece 19245.
45 J. F. Paré (1755-1819), condiscepolo e fedele amico di Danton, probabilmen-
te per volontà di quest’ultimo, è stato Ministro degli Interni dal 20 agosto 1793 al
5 aprile 1794.
46 J. Langins, La préhistore …, cit., pp. 86-89.
47 Claude Antoine Prieur du Vernois o de la Côte d’Or (1763-1832) ha un curri-
culum che somiglia a quello di Lazare Carnot. È un ufficiale del genio militare,
eletto alle assemblee rivoluzionarie. Diviene membro del Comité de Salut public,
dall’agosto 1793 all’ottobre 1794. Quando Carnot è Luogotenente Generale,
Prieur, come suo vice, s’interessa degli armamenti e della fabbricazione del salni-
tro. Ha dato contributi di rilievo alla chimica e alla fisica, e ha partecipato alla
Commissione dei pesi e delle misure.
Gli storici concordano nel ritenere che l’espressione École Polytechnique sia
stata coniata da Prieur de la Cote d’Or.
Cfr. Archives Nationales, AD, VIII, 32.
48 Cfr. A. Fourcy, op. cit., pp. 76-79.

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