Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Considerazioni preliminari
Nell’immaginario collettivo francese, l’École Polytechnique è uno dei
simboli della grandeur nazionale. La cosa è pienamente giustificata.
Quest’istituzione ha superato i duecento anni di vita, è passata pressoché
indenne attraverso i tanti cambiamenti della politica culturale francese,
dall’epoca della Rivoluzione ai nostri giorni, e ha costituito il modello per
eccellenza dell’istruzione tecnica e scientifica d’Europa.
Nel corso degli ultimi due secoli, raramente è accaduto che uno scienzia-
to francese non sia stato un politechnicien: e, nei rari casi in cui le cose
non sono andate in questa maniera, come nel caso emblematico del pre-
mio Nobel Pierre Curie, l’evento ha prodotto nell’animo del protagonista
un rimpianto durato tutta una vita1.
Nulla di piú normale allora che la storiografia su quest’illustre scuola
abbia radici estese e lontane. Se si escludono le raccolte del Journal
Polytechnique, documento prezioso per rendersi conto dei cambiamenti
subiti da questa istituzione, la prima pietra miliare fu posta, nel 1828, da
Ambroise Fourcy, con la sua ormai celebre Histoire2.
Da quel momento, molta, forse troppa, acqua è passata sotto i ponti e la
bibliografia è diventata sterminata3. Eppure, per quel che riguarda le
ragioni della fondazione della scuola, almeno fino all’epoca delle celebra-
zioni per il bicentenario della Rivoluzione, ha trionfato l’idea di Fourcy,
secondo la quale, in un momento di riassetto dell’organizzazione della
pubblica istruzione, il legislatore francese avrebbe voluto:
227
Ubaldo Sanzo
mento degli uomini piú eminenti in ogni singolo settore del sape-
re e, quindi, per mantenere la scuola all’altezza dello sviluppo
sempre crescente delle scienze4.
228
Alle origini dell’École Polytechnique
La versione ufficiale
Il 14 ottobre del 1793, Michel-Mathieu Lecointe-Puyraveau11 presenta
alla Convention nationale un progetto di legge, formulato dal Comité des
Ponts et des Chaussées e approvato dal Comité de la Guerre, mirato a
costituire un “corpo unificato” d’ingegneri nazionali. Il 23 ottobre, l’as-
semblea discute la proposta e la rigetta12.
Il giorno 11 del mese di marzo 1794, la Convention nationale approva
una Legge, proposta dal deputato Barère13, con la quale viene istituita una
Commission des Travaux publics, che, oltre al còmpito di occuparsi di
ogni e qualsiasi problema amministrativo del settore, fatta eccezione della
fabbricazione delle armi, dello sfruttamento delle miniere e “provvisoria-
mente” della costruzione dei vascelli, ha l’incombenza di:
229
Ubaldo Sanzo
230
Alle origini dell’École Polytechnique
fisica riguarda la meccanica dei solidi, quella dei fluidi e il calcolo degli
effetti delle macchine. L’insegnamento della geometria descrittiva è divi-
so in tre parti, che giustificano la tripartizione annuale del corso. Nel
primo anno, è insegnata la stereotomia, vale a dire la teoria del taglio delle
pietre, della carpenteria e della cartografia; nel secondo, l’architettura
relativamente a strade, ponti, canali, porti e conduzione dei lavori nelle
miniere. Nel terzo, le fortificazioni nella loro generalità. Parte integrante
di questi insegnamenti sono le relative tecniche di disegno. Alla fisica
generale, si collega l’insegnamento della physique particulière, com’era
allora chiamata la nascente scienza chimica. Il programma prevede lo stu-
dio delle sostanze saline, delle materie organiche animali e vegetali, dei
minerali.
Il secondo titolo fissa la durata dei corsi in tre anni, durante i quali le
materie d’insegnamento saranno annualmente impartite secondo lo sche-
ma della triplice divisione sopra indicata.
Il terzo stabilisce che gli allievi complessivi per i tre anni di corso saran-
no circa quattrocento, quantità che potrà variare in funzione delle esigen-
ze. Per le normative concernenti l’uscita dalla scuola, i successivi recluta-
menti e i passaggi ai diversi gradi d’istruzione, si rimanda alla promulga-
zione di successivi regolamenti.
Gli allievi non residenti a Parigi e impossibilitati a trovare una qualche
sistemazione domiciliare, saranno ospitati da famiglie di buona condotta
morale e “di provata fede repubblicana”.
Il quarto titolo, di ventisette articoli, specifica che il personale della
scuola è costituito da istitutori (professori), amministratori, conservatori
(direttori della biblioteca, del museo, dei laboratori), artigiani, aiutanti di
laboratorio e capi di brigata. Questi ultimi, aggiunti ai professori, devono
essere scelti fra i migliori allievi dell’ultimo anno di corso e devono assu-
mere la responsabilità di fare da guida (una sorta di tutela) ciascuno a un
gruppo di venti giovani allievi per la parte sperimentale della loro
istruzione.
L’articolo diciannove di questo titolo precisa che la direzione didattica e
amministrativa della scuola resta affidata a un Consiglio, composto dai
professori e dai loro assistenti, dal Direttore, dai vicedirettori e da un
231
Ubaldo Sanzo
232
Alle origini dell’École Polytechnique
Coloro che, alla fine di ciascun anno di corso non avranno svol-
to un lavoro minimo pari ai due terzi di quello richiesto, saranno
censurati come privi dell’intenzione di approfondire lo studio delle
scienze e delle arti; in ragione di ciò dovranno ritirarsi. Costoro
potranno essere riammessi, dopo l’intervallo di un anno, ripetendo
l’esame previsto per la prima ammissione25.
233
Ubaldo Sanzo
234
Alle origini dell’École Polytechnique
Nei secoli XVII e XVIII, il costituirsi di gruppi sociali basati sulle pro-
fessioni è, per la borghesia emergente, il solo modo di ottenere un pubbli-
co riconoscimento del proprio ruolo e, in certi casi, di accedere alla nobil-
tà di fresca nomina. Lo strumento burocratico di cui ci si avvale è quello
di costituirsi in “corpi” organizzati. Si crea, in tal modo, una struttura
sociale composita che va ad arricchire le vecchie corporazioni. Quelle di
nuova costituzione riguardano soprattutto la medicina, la giustizia, il com-
mercio, la finanza e l’ingegneria. Si tratta ovviamente di passaggi lenti e
diluiti nel tempo.
Per quel che concerne il caso particolare degli ingegneri, l’esigenza cor-
porativa si manifesta alla fine del secolo XVII ma riguarda esclusivamen-
te l’ingegneria militare. Il Corpo degli ingegneri del Genio militare è stato
istituito nel 1675 da Sébastien Vauban marchese di Le Prestre28. Stretto
collaboratore di Jean-Baptiste Colbert, Vauban conduce una vera battaglia
politica per affermare il principio che gli ufficiali del genio debbano esse-
re muniti di una preparazione teorica altamente qualificata. Sulla base di
questa convinzione, Claude Michel Le Peletier29, nel 1691, regola in
modo rigoroso l’esame d’entrata nel corpo del genio militare. Non è tutto.
Nel corso del Settecento, ci si rende conto che il moltiplicarsi delle tecni-
che d’attacco e di difesa impone sistemi di preparazione sempre piú spe-
cialistici. Il genio militare si articola, allora, in tre diversi corpi: ingegne-
ri d’artiglieria, della marina e delle fortificazioni. Le scuole d’ingegneria
militare vengono istituite in conformità a questa triplice ripartizione cor-
porativa, fondata su precise distinzioni teoriche e tecniche.
La prima, in ordine di tempo, e per prestigio, è senza dubbio l’École
Royale du Genie, fondata nel 1748 da Nicolas de Chastillon30 nella lonta-
na e isolata cittadella di Mézières. La scuola è ispirata al sistema di reclu-
tamento del 1691. L’esame d’ammissione si svolge a Parigi.
L’esaminatore è un membro dell’Académie des Sciences scelto dal
Ministro della guerra. Il programma richiede la conoscenza dei primi due
volumi del corso di matematica per l’artiglieria redatto da Etienne
Bezout31 e del trattato di meccanica e d’idraulica di Charles Bossut32.
La durata del corso è di due anni. Il numero degli allievi non deve supe-
rare le venti unità: non vengono ammessi in sostanza piú di dieci candidati
235
Ubaldo Sanzo
per ogni anno. Il primo corso prevede lezioni di teoria del taglio della pie-
tra e della carpenteria; grafica della prospettiva e delle ombre. Il secondo
impone lo studio delle fortificazioni, degli scavi, degli edifici e delle
macchine.
Nella scuola non si tengono né lezioni, né esami ma una continua e
diretta collaborazione di lavoro fra studenti e insegnanti. Il professore di
matematica aiuta gli allievi nel disegno geometrico e impartisce loro qual-
che nozione di fisica. Vi è anche un professore di chimica. Il carattere di
modernità della scuola di Mézières è da rinvenirsi nel fatto che agli inge-
gneri militari viene impartito un insegnamento al contempo teorico e pra-
tico33. La scuola è infatti dotata di una biblioteca fornita di circa 6000
volumi e di un laboratorio di chimica. L’esame finale consiste nella pre-
sentazione e discussione di disegni, da parte d’ogni singolo allievo, a una
commissione composta dai militari che dirigono la scuola, dall’esamina-
tore e dal professore di matematica.
Nel corso del secolo XVIII, l’École Royale du Genie diventa celebre
nell’Europa intera, perché i suoi ingegneri militari sono i migliori di tutta
l’Europa. È possibile che un simile successo sia attribuibile al fatto che
quella di Mézières è una scuola di casta: i suoi allievi sono “figli d’arte”.
Per accedere all’alto comando del genio militare, bisogna possedere quat-
tro quarti di nobiltà. Chi non vanta un simile privilegio di nascita chiude
la propria carriera, conseguendo nel lungo periodo il grado di capitano.
Nel 1756, sulla base di criteri pressoché analoghi, nasce, a La Fère, l’É-
cole des élèves du corps de l’Artillerie e, nel 1765, a Parigi, l’École pour
les Élèves ingénieurs de la Marine.
Non diversamente vanno le cose nel campo dell’ingegneria civile. La
Francia del Settecento possiede una rete viaria che, per estensione e cura
della manutenzione, è la migliore d’Europa. Gli ingegneri francesi utiliz-
zano tecniche d’avanguardia per la costruzione dei ponti. Da questo stato
di cose prende vita, nel 1716, il Corps des ingénieurs des Ponts et des
Chaussées. L’idea di dare un assetto definitivo all’istruzione di questi
ingegneri appartiene a Daniel Trudaine34 e risale al 1738. Per condurre a
termine una simile impresa, Trudaine si avvale della collaborazione di un
giovane già celebre ingegnere, Jean Rodolphe Perronet35. Quest’ultimo
236
Alle origini dell’École Polytechnique
dirige a Parigi, per incarico del governo, una scuola per disegnatori. Sulla
base delle esperienze maturate in questa sua attività, Perronet redige nel
1747 un rapporto sulla formazione professionale degli ingegneri, che può
esser considerato l’atto di nascita della prima grande scuola d’ingegneria
civile, l’École des Ponts et des Chaussées.
Sebbene Perronet sia convinto che anche l’ingegnere civile deve essere
fornito di un’adeguata preparazione teorica, la struttura della scuola d’in-
gegneria civile, ai suoi esordi, riserva ancora grandi spazi alla pratica di
mestiere. Questa diversa organizzazione è fonte di competizione e di con-
trasto nei confronti della scuola militare di Mézières.
Il sistema di reclutamento della scuola diretta da Perronet non è disci-
plinato da nessun concorso formale di ammissione e non richiede alcun
titolo di studi, né un preciso limite d’età. Ai candidati, per essere ammes-
si, basta disporre di una lettera di “raccomandazione”. Gli allievi seguono,
però, un lungo tirocinio di formazione teorica e pratica, prima di potere
accedere alle vere e proprie tre classi della scuola, nelle quali imparano
nell’ordine, cartografia, stereotomia e architettura.
Le lezioni sono impartite dagli allievi migliori o piú anziani. Nozioni di
fisica, di chimica e di scienze naturali sono invece oggetto d’insegnamen-
to, fuori della scuola, da parte di scienziati residenti a Parigi. Gli allievi
imparano a redigere memorie tecniche, rilievi topografici e, soprattutto,
Perronet si preoccupa che essi possiedano una preparazione matematica di
buon livello.
Alla fine d’ogni anno, il direttore redige una graduatoria di merito. I
primi nove classificati ricevono il titolo di graduato. Fra questi, seguendo
l’ordine di precedenza, vengono nominati gli ingegneri civili in ragione
delle esigenze del paese.
Altra scuola d’ingegneria civile è l’École des Mines fondata a Parigi nel
1783. Il suo modello è ispirato a quello dell’École des Ponts et des
Chaussées: gli insegnanti sono tecnici del settore. È però limitato a dodi-
ci unità il numero massimo annuale degli allievi. L’insegnamento teorico
riguarda la chimica e lo sfruttamento dei minerali. Per il tirocinio, gli allie-
vi si trasferiscono all’estero, soprattutto in Germania. L’École des Mines è
ancora in fase d’assestamento, quando inizia la Rivoluzione.
237
Ubaldo Sanzo
238
Alle origini dell’École Polytechnique
239
Ubaldo Sanzo
240
Alle origini dell’École Polytechnique
non cambia. Nel febbraio del 1794, un decreto del Comité de Salut public
impone che la Scuola del genio militare di Mézières venga trasferita a
Metz. Le ragioni addotte sono, commenta Fourcy, vaghe e frivole. Sarebbe
opportuno aggiungere, pretestuose.
241
Ubaldo Sanzo
242
Alle origini dell’École Polytechnique
243
Ubaldo Sanzo
L’École Polytechnique
Si è detto che, secondo la tradizione storiografica dominante, l’espe-
244
Alle origini dell’École Polytechnique
rienza dell’École centrale des Travaux publics non è risultata del tutto edi-
ficante e che, in ragione di ciò, si è pensato di abolirla dopo appena pochi
mesi di vita. Se si tiene presente che questa scuola è il frutto del tentativo
di conciliare immagini politiche fra loro non sovrapponibili, diventa pro-
blema fondamentale, ai fini del nostro assunto, capire chi avesse interesse
a sopprimere quest’istituzione.
La letteratura storiografica pare non aver dato il dovuto risalto all’anzi-
detta questione. Malgrado ciò, ponendosi nel solco della linea interpreta-
tiva tracciata da Fourcy, gli storici lasciano in genere implicitamente sup-
porre che i fautori della soppressione fossero gli avversari “tradizionali”
di Lamblardie, cioè i savants révolutionnaires. Un esame attento della
documentazione disponibile spinge invece a credere che le cose non stia-
no esattamente in questo modo.
Nel luglio del 1795, Prieur de la Côte d’Or47 presenta un memoriale ai
tre Comitati, che hanno promosso l’iniziativa di creare la scuola unica per
gli ingegneri. Fourcy, con una certa enfasi retorica, giudica questo docu-
mento “una vera e propria apologia” dell’École centrale des Travaux
publics48. Il suo giudizio non è condivisibile. Nella prima parte dello scrit-
to, Prieur de la Côte d’Or avanza una critica radicale all’insegnamento:
«[…] il corso di fortificazioni», afferma il relatore, «non è affatto adegua-
to alla finalità di formare gli ufficiali del genio militare». Subito dopo, rin-
cara la dose, riconoscendo che i politici contrari alla istituzione dell’Éco-
le centrale des Travaux publics difendono un punto di vista che dovreb-
bero condividere tutti coloro che amano la Francia: le tecniche dell’inge-
gneria militare non possono essere divulgate, nel superiore interesse
della nazione.
Solo in un secondo momento, Prieur de la Côte d’Or si sofferma sul pro-
blema tecnico culturale. È necessario – egli afferma – che a tutti gli inge-
gneri venga impartita una solida preparazione di base, fondata sulla cono-
scenza dei principî generali dell’ingegneria. La Francia rivoluzionaria si
differenzierà dagli altri paesi europei, proprio anteponendo, a un’elevata
preparazione specialistica, una formazione scientifica, la piú vasta e pro-
fonda possibile. Il redattore del documento invita, perciò, i membri dei
Comitati competenti a superare i contrasti che hanno determinato la situa-
245
Ubaldo Sanzo
246
Alle origini dell’École Polytechnique
247
Ubaldo Sanzo
NOTE
248
Alle origini dell’École Polytechnique
249
Ubaldo Sanzo
250
Alle origini dell’École Polytechnique
251
Ubaldo Sanzo
252
Alle origini dell’École Polytechnique
253