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Degrado E Restauro Delle Opere in Calcestruzzo PDF
Degrado E Restauro Delle Opere in Calcestruzzo PDF
Vista frontale.
Vista notturna.
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CAPITOLO PRIMO
IL DEGRADO
1.1 PREMESSA
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principale,difficilmente in un processo di degrado esiste un solo fenomeno
aggressivo,infatti la realtà dimostra che le cause si esaltano vicendevolmente.
Tra le cause chimiche c’è da distinguere quelle riguardanti gli agenti aggressivi
naturali ,quali,per esempio l’acqua del mare,e le cause concernenti gli agenti chimici
“artificiali” prodotti dall’uomo,quali gli acidi inorganici,le sostanze organiche
,ecc.,derivanti quasi sempre dagli scarichi industriali. In linea di massima,è sempre
possibile confezionare un calcestruzzo durevole capace di resistere all’azione
aggressiva degli agenti definiti naturali. Più difficile è garantire la durabilità di un
calcestruzzo a contatto con agenti aggressivi artificiali ,a meno che non si ricorra ad
un rivestimento protettivo. Per quanto riguarda gli acidi non esiste attualmente un
calcestruzzo sufficientemente durevole quando la concentrazione di questi acidi è tale
che il PH dell’acqua risulti inferiore a 4,5. Naturalmente l’azione aggressiva sarà
tanto più rapida quanto più lungo è il contatto e quanto più basso è il PH,cioè quanto
maggiore è la concentrazione dell’acido. In questi casi è necessario prevedere un
adeguato trattamento protettivo antiacido del calcestruzzo che verrà a contatto con
tali agenti aggressivi.
Per quanto concerne le cause definite fisiche,connesse cioè a fenomeni come la
variazione di temperatura e l’evaporazione dell’acqua,mentre è possibile
confezionare calcestruzzi di durata praticamente illimitata in ambienti con alternanze
termiche intorno a 0°,diventa pressoché impossibile eliminare le conseguenze (ritiro
e/o fessurazioni) derivanti dall’evaporazione dell’acqua del calcestruzzo in climi
asciutti o a seguito di trattamenti ad alte temperature. In questi casi ciò che si può
ragionevolmente fare è limitare gli inconvenienti entro limiti accettabili in relazione
alla funzionalità della struttura.
Per quanto riguarda le cause di degrado definite meccaniche non sempre è possibile
confezionare un calcestruzzo che di per se sia in grado di resistere all’azione
degradante degli urti,dell’abrasione, dell’erosione,della cavitazione. In questi casi
bisogna migliorare al massimo la qualità superficiale con rivestimenti protettivi.
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1.2 VARIAZIONI IGROMETRICHE
σ = E ⋅ε
In questa formula il modulo elastico non è quello istantaneo ma quello mitigato dalla
deformazione viscosa.
Da un punto di vista pratico è utile distinguere il ritiro in ‘plastico’ed ’igrometrico’a
seconda del periodo in cui si manifesta.
Il fenomeno che causa il ritiro,indipendentemente da quale esso sia,è l’evaporazione
dell’acqua dal calcestruzzo verso l’ambiente.
Per quanto riguarda la pratica sono molte le precauzioni per prevenire le fessurazioni
provocate dal ritiro indipendentemente da quale esso sia.
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1)prevenire l’evaporazione dell’acqua interponendo una barriera tra il calcestruzzo e
l’ambiente;
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CAPITOLO SECONDO
DURABILITA’ DEL CALCESTRUZZO
2.1 PREMESSA
Secondo la norma UNI-EN 206 per quel che riguarda la durabilità prevede 6
classi di esposizione XO,XC,XD,XS,XF e XA e per ciascuna di esse tranne che per la
XO esistono delle sottoclassi.
La XO riguarda gli ambienti(interni di edifici molto asciutti) nei quali non esiste
alcun rischio di degrado del calcestruzzo.
La XC riguarda la corrosione delle armature metalliche promossa dalla
carbonatazione. La condizione più sfavorevole ce l’ha la XC4 cioè la struttura che è
esposta ciclicamente all’asciutto ed alla pioggia e per far fronte a questa situazione
bisogna adottare un rapporto a/c non superiore allo 0,5.
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2.2 LA STAGIONATURA DEL CALCESTRUZZO
5)aggiunta di SRA
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2.3 IL RITIRO TERMOIGROMETRICO
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CAPITOLO TERZO
DIAGNOSI E RESTAURO DELLE OPERE IN
CALCESTRUZZO
3.1 PREMESSA
Spesso siamo soliti osservare strutture degradate,ma molte volte le cause del
degrado delle opere in calcestruzzo non sono sempre evidenziabili attraverso un
semplice sopralluogo e talvolta neppure attraverso prove di laboratorio .
Generalmente sono quattro i passaggi attraverso i quali bisogna passare prima di
emettere una diagnosi di ciò che stiamo analizzando :
(1)
(2)
(3)
- prove in laboratorio
(4)
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In base al responso della diagnosi del degrado si va a scegliere i materiali da
utilizzare e le tecniche esecutive. Per quanto riguarda i materiali da utilizzare una
prima distinzione è:
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° MATERIALI INORGANICI A BASE CEMENTIZIA
° fibre polimeriche per contrastare gli effetti fessurativi del ritiro plastico
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° fumo di silice
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Produzione della malta
Stagionatura
Subito dopo la finitura finale ,le superfici della malta applicate debbono essere
stagionate con teli costantemente umidi per almeno 24 ore e fino a 2 giorni in
ambienti caldi,asciutti e ventilati.
In alternativa,subito dopo la finitura le superfici possono essere trattate con agente
stagionante per creare una pellicola anti-evaporante:questa operazione è sconsigliata
se si debbono applicare ulteriori rivestimenti protettivi o vernici,a meno che non si
provveda successivamente a rimuovere la pellicola mediante spazzolatura.
° casseratura
° stagionatura
Nel caso che si debba restaurare una struttura che presenti difetti interni o
esterni non penetrabili dalle malte,è possibile procedere ad un consolidamento
mediante iniezioni di boiacche cementizie.
Prima di applicare la boiacca di cemento è opportuno saturare con acqua tutta la
struttura interna da consolidare. A questo scopo,utilizzando gli stessi fori attraverso i
quali verrà eseguita l’iniezione della biacca, si procede alla completa bagnatura
interna delle strutture nel giorno che precede l’intervento di consolidamento vero e
proprio,per consentire lo smaltimento dell’eventuale acqua libera ristagnante
all’interno.
Le perforazioni dovrebbero essere disposte simmetricamente,possibilmente ai vertici
di un reticolo a maglie quadrate con lato da 50 a 100 cm. Nelle strutture di spessore
inferiore a 60 cm i fori vengono di solito eseguiti su un solo lato,mentre in quello con
spessori superiori è opportuno procedere alla iniezione su entrambi i lati. I fori
possono essere orizzontali o inclinati e sono muniti di appositi boccagli di plastica del
diametro di 10-15 mm attraverso i quali verrà iniettata a pressione la boiacca
cementizia dopo aver provveduto a otturare le possibili vie di fuga.
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CAPITOLO QUARTO
L’ULTIMA FRONTIERA:L’IMPIEGO DELL’FRP PER IL
RESTAURO DELLE STRUTTURE IN C.A.
4.1 PREMESSA
FRP sta per Fiber Reinforced Poyimer ,cioè materiali polimerici fibrorinforzati
che appartengono alla famiglia dei compositi strutturali.
Essi sono costituiti da due o più fasi (il rinforzo con elevate prestazioni meccaniche e
la matrice con prestazioni meccaniche più deboli).
Nei compositi a matrice polimerica la matrice è generalmente costituita da una resina
epossidica mentre i rinforzi da fibre come il carbonio,il vetro o meno frequentemente
il boro.
Gli FRP non sono stati scoperti oggi giorno,ma l’eccessivo costo ha fatto sì che solo
ultimamente siano stati rivalutati nel campo dell’edilizia mentre prima erano
principalmente utilizzati nel campo aeronautico,astronautico e militare.
Nella società di oggi il progressivo invecchiamento delle strutture e infrastrutture e la
necessità di provvedere all’adeguamento statico di strutture non progettate o mal
progettate costituiscono un problema di primaria importanza,ed è quindi in questo
momento che intervengono le tecniche di restauro.
Con le comuni tecniche di restauro ho molti dubbi sulla durabilità futura
dell’intervento stesso;invece con l’utilizzo di materiali compositi ad alte prestazioni
l’intervento può risultare più economico se considero la cifra spalmata su tutto l’arco
di vita utile della struttura.
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CAPITOLO QUINTO
IL CALCESTRUZZO NEL RESTAURO:PROPRIETA’
5.1 PREMESSA
5.2 LAVORABILITA’
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Nella scelta della lavorabilità dobbiamo tener conto del tipo di struttura e della
particolare tecnica esecutiva quindi la persona più indicata per scegliere la
lavorabilità è il progettista.
A parte alcune eccezioni la maggior parte delle opere in calcestruzzo è compresa tra
le classi S3 ed S5.
Su colui che deve scegliere la classe di lavorabilità è importante fare una
considerazione e cioè che se dovesse tener conto della realtà della maggior parte dei
cantieri ed in particolare del livello di qualificazione della manodopera oggi
disponibile non potrebbe trascurare di specificare una classe di consistenza fluida o
superfluida o addirittura imporre l’impiego di un calcestruzzo autocompattante per
rendere il getto più affidabile,in quanto meno dipendente dalla qualità della
manodopera del cantiere.
Il concetto di lavorabilità è strettamente legato a quello di affidabilità dell’opera .Se
si confrontano due calcestruzzi con stesso rapporto a/c e stesso tipo di cemento ma
con classe di consistenza diversa (S5 eS2)per la presenza o meno di un additivo super
fluidificante,si otterrà la stessa resistenza meccanica purchè i due calcestruzzi siano
vibrati per un tempo sufficientemente lungo così da ottenere lo stesso grado di
compattazione.
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Il significato del grafico lascia pochi dubbi:un calcestruzzo superfluido è molto più
affidabile in quanto raggiunge il valore di resistenza meccanica max anche con tempi
molto brevi,al contrario l’altro dipende fortemente dall’efficacia della vibrazione.
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Logicamente legato al concetto di tempo di vibrazione c’è il grado di
compattazione( g c ).Esso si può calcolare dalla misura della massa volumica di una
carota estratta dalla struttura( mv ) e confrontarla con quella del corrispondente
calcestruzzo compattato a rifiuto( mvo )di un provino confezionato in corso d’opera:
mv
gc =
mvo
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Concludendo dalle considerazioni fatte possiamo dedurre che un calcestruzzo
superfluido pur in assenza di vibrazione presenta un grado di compattazione e una
resistenza meccanica elevata e questo grazie alla capacità autocompattante del
calcestruzzo superfluido.
Tornando alle varie forme di applicare lo sforzo diamo una rapida descrizione di essi:
I due fattori che influenzano maggiormente tale resistenza sono il rapporto a/c
e il grado di idratazione α .Logicamente ciò che noi misureremo in opera sarà diverso
da ciò che è stato fatto in laboratorio in quanto il grado di compattazione in opera non
è mai lo stesso di quello ottenuto nel cantiere. Per evitare questa differenza vengono
suggeriti calcestruzzi di maggiore classe di consistenza e quindi meno dipendenti
dalla cura adottata nel compattare il calcestruzzo.
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5.3.2 Resistenza caratteristica
Rck = Rcm 28 − k ⋅ δ
Per stare più sicuri è stato richiesto anche il valore minimo di Rc min 28 tra tutti i
prelievi,ed esso deve soddisfare
Di solito queste due osservazioni sono rispettate per lavori molto importanti,mentre
generalmente si assume un valore di
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Analizzate le varie resistenze passiamo ora a definire le varie relazioni tra Rc , R f , Rt :
R f = k f ⋅ Rc
In cui k f è una costante che vale 0,7 per inerti alluvionali e 0,8 per quelli di
frantumazione.La resistenza a trazione diretta Rt può essere,a sua volta,calcolata
dalla R f attraverso l’equazione :
Rt = K t ⋅ R f
Dove k t è una costante che vale 0,6,per calcestruzzo con Rcm >20MPa e 0,5 per quelli
con Rcm <20MPa.
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CAPITOLO SESTO
ADDITIVI ANTIRITIRO ED AGENTI ESPANSIVI
Nel convegno internazionale di Berlino sono stati presentati studi effettuati sul
calcestruzzo con SRA che hanno dimostrato come l’additivo (SRA),inizialmente
usato solo come riduttore del ritiro autogeno, (grazie agli eteri-poliglicoli) aggiunto
all’impasto riduce le conseguenze del ritiro igrometrico in quanto ne abbassa l’entità
iniziale,ma non è in grado di eliminarlo completamente.
L’attuale prodotto a base di eteri-poliglicoli è stato riconosciuto e normato negli
STATI UNITI dall’ ASTM 2012 R-ASTM C 666-ASTM C 494 e viene impiegato
nella misura di 3 o 4 litri di prodotto per metro cubo con un costo elevato che si
aggira intorno ai 15-20 euro (sempre per metro cubo).
Da un analisi sommaria sul meccanismo di funzionamento dell’SRA potremmo dire
che esso riduce l’evaporazione, ma l’unica spiegazione che si è potuta dare è che tale
additivo provoca una riduzione della contrazione a seguito della diminuzione della
tensione superficiale dell’acqua che rimane nei pori capillari; infatti a seguito della
perdita di acqua in ambienti insaturi di vapore si formano menischi di acqua
responsabili dell’attrazione tra le superfici dei pori capillari del solido cem entizio.
Di conseguenza i prodotti chimici che costituiscono l’SRA sarebbero responsabili
della riduzione della deformazione da ritiro senza modificare il trasferimento di acqua
dal calcestruzzo verso l’ambiente insaturo di umidità.
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6.2 GLI AGENTI ESPANSIVI
In Italia non si prevedono cementi espansivi come prodotto finale a causa della
variabilità dei suoi componenti,bensì si usano agenti espansivi nelle dosi e
proporzioni verificate in accurati controlli di qualità.
Stiamo parlando di ciò perché è necessario fare una distinzione:l’agente mescolato al
cemento Portland in cementeria da luogo ai cementi espansivi mentre in Italia
l’agente viene aggiunto in betoniera con tutti gli altri ingredienti nell’atto di
confezionare l’impasto(norme UNI 8148).
Sono due fondamentalmente gli agenti espansivi più usati:
CaO + H 2 O → Ca (OH ) 2
I tempi rispettivi di espansione sono di 1-2 giorni per il CaO e di 4-5 giorni per
l’ettringite.
Una considerazione importante da fare riguarda lo sviluppo contemporaneo
dell’espansione con la resistenza meccanica: con uno sviluppo molto rapido entrambi
i processi espansivi si verificano in un sistema già indurito mentre con uno sviluppo
lento della resistenza meccanica l’espansione dovuta all’ossido di calcio avviene
troppo presto,cioè quando il calcestruzzo è ancora plastico e quindi incapace di
aderire ai ferri.
Oltre alla velocità di espansione i vantaggi del CaO sono molteplici:
1)è molto più economico per la minore temperatura di cottura e per la semplicità del
processo produttivo potendo essere prodotto in una tradizionale fornace a calce
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Come tutte le misurazioni spesso la misura dell’espansione contrastata perde
significato nella pratica esecutiva così da considerare i valori solo come indicazione
del massimo potenziale espansivo di un calcestruzzo in condizioni standard.
Le misurazioni che si ottengono ovviamente variano a seconda del tipo di
stagionatura e ne è la prova il grafico qui sotto riportato:
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6.3 EFFETTO COMBINATO SRA - CaO
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CAPITOLO SETTIMO
ADDITIVI SUPERFLUIDIFICANTI
7.1 PREMESSA
Agli inizi degli anni 70 gli additivi fluidificanti furono sovrastati dai
superfluidificanti i quali sono prodotti per sintesi chimica con conseguenze a livello
prestazionali circa 4 volte superiori.
I superfluidificanti sono basati su polimeri idrosolubili.
I primi erano costituiti da poli-naftalen-solfonati(PNS) o da poli-melammin-
solfonati(PMS) mentre solo ultimamente sono stati introdotti i poli-acrilati(PA) o
poli-carbossilati(PC). Quest’ultimi costituiscono una famiglia molto vasta di nuovi
polimeri tutti caratterizzati dall’assenza dei gruppi solfonici presenti nei PNS e PMS.
Facendo delle considerazioni dal punto di vista delle prestazioni i superfluidificanti a
base di PA o PC sono capaci di fluidificare il calcestruzzo molto di più che non quelli
a base di gruppi solfonici. Ma soprattutto i superfluidificanti acrilici conservano
meglio la lavorabilità durante il trasporto in climi caldi.
Generalmente la quantità di additivo impiegata si aggira intorno all’1% ovviamente si
possono fare delle variazioni intorno all’1% e di conseguenza si riduce o si
incrementa l’effetto dell’additivo.
Il punto rispetto al quale ruota l’effetto dell’additivo è l’effetto deflocculante sui
granuli di cemento dispersi in mezzo acquoso.
L’attrazione di natura elettrostatica fra i vari granuli di cemento a seguito delle
cariche elettrostatiche di segno opposto che si sono formate sulle superfici dei granuli
per effetto della macinazione durante il processo produttivo del cemento genera un
fenomeno chiamato flocculazione.
In presenza di additivi superfluidificanti i granuli sono deflocculati attraverso due
possibili procedimenti:
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Qualsiasi sia il meccanismo di azione l’effetto deflocculante può essere utilizzato in
tre modi:
- 29 -
7.2 ADDITIVO GINIUS
Dal grafico precedente si può notare il comportamento del ritiro in base alle diverse
miscele considerate:
- un cls non additivato (control)
- un cls con meno acqua di impasto a seguito dell’aggiunta di un superfluidificante
acrilico policarbossilico capace di ridurre l’acqua di impasto (come ad esempio gli
additivi della serie PRIMIUM della G.A.)
- Infine un cls con superfluidificante di tipo GINIUS.
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La tecnologia del calcestruzzo a ritiro nullo, anche in assenza di stagionatura
raggiunge il massimo della prestazione se l’agente riduttore del ritiro SRA è
incorporato nella molecola del dell’additivo GINIUS per la somma sinergica di tre
effetti che partecipano alla eliminazione del ritiro:
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CAPITOLO OTTAVO
LA CORROSIONE
1.1 PREMESSA
O2
Fe ⇒ ⇒ Fe(OH ) 2
H 2O
- Fig.1 -
- Fig. 2 -
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Il processo è alimentato dalla presenza di aria umida che contiene gli ingredienti
necessari alla corrosione. Tuttavia affinché si attivi il processo corrosivo dobbiamo
avere un fenomeno che causi quello che abbiamo appena citato (carbonatazione del
calcestruzzo’Fig.1’, penetrazione del cloruro’Fig.2’).
La corrosione delle armature nel calcestruzzo rappresenta una diretta conseguenza del
vericarsi dei fenomeni di degrado del calcestruzzo.
L’intensità dei danni che può subire un calcestruzzo dipende dalle sue caratteristiche
e dall’intensità con la quale agiscono gli agenti deterioranti, ma in tutti i casi è
strettamente collegata alla sua permeabilità.
Quando ho soluzioni alcaline con PH >11,5 e non c’è presenza di cloruri il ferro si
ricopre di un sottile strato di ossido e in queste condizioni dette di passività la
velocità di corrosione è praticamente nulla.
Se considero prima gli stati più interni e poi gli strati più esterni un calcestruzzo tende
però a perdere le sue caratteristiche protettive, anche se molto lentamente nel tempo;i
motivi che causano tale fenomeno sono:
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3) nel caso di strutture interessate da campi elettrici e quindi percorse da correnti che
interferiscono con le armature,cioè passano in alcune zone dal calcestruzzo alle
armature e in altre dalle armature al calcestruzzo,il film protettivo può venir distrutto
nelle zone in cui la corrente esce dalle armature.
Facendo riferimento alla vita di servizio di una struttura dotata di armature si possono
distinguere due fasi:
Successivamente termina anche la vita utile della struttura in quanto le sue condizioni
di sicurezza non sono più accettabili.
1)una reazione anodica di ossidazione del ferro che rende disponibili elettroni nella
fase metallica e dà luogo alla formazione di ossidi o idrossidi e di acidità sull’area
anodica;
2)una reazione catodica di riduzione dell’ossigeno che invece consuma tali elettroni e
produce alcalinità sull’area catodica;
3)il trasporto degli stessi elettroni all’interno del metallo dalle regioni anodiche,dove
vengono resi disponibili,a quelle catodiche dove invece vengono consumati;
4)la circolazione di corrente nel calcestruzzo dalle aree anodiche a quelle catodiche.
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- PARTE SPERIMENTALE -
CAPITOLO NONO
LA SPERIMENTAZIONE
9.1 NORMATIVA
Prima di andare a descrivere le varie prove che sono state effettuate dobbiamo
dare una rapida descrizione delle norme che sono state usate.
-UNI 8148 UNICEMENTO ASTM C845-90 Agenti espansivi non metallici per
impasti cementiti
-NORMA UNI 8520 parte 5°,7°sulla prova granulometrica per la confezione di cls
9.2 MATERIALI
1) Acqua
L’acqua che è stata usata è la comune acqua potabile quindi priva di sostanze che
possano compromettere i fenomeni di presa e di indurimento dei conglomerati.
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2) Sabbia silicea di origine alluvionale,granulometria composita con φ =8 mm
La sabbia una volta acquistata è stata disposta su un telo all’interno del laboratorio ed
è stata inserita di volta in volta in un forno a 80° per 24 ore.Una volta asciugata
veniva lasciata all’aria per favorire il raffreddamento.
4) SRA
L’additivo SRA è a base di eteri poliglicoli ed è stato usato con una percentuale pari
al 2% sul legante.
5) Superfluidificante(ginius)
L’additivo superfluidificante è un prodotto chimico che aggiunto in piccole quantità
nella miscela di conglomerato fresco, modifica le proprietà del
calcestruzzo,migliorando la lavorabilità a parità di acqua di impasto o consente di
ridurre l’acqua di impasto e quindi il rapporto a/c,a parità lavorabilità.
Nel caso in questione è stato provato un additivo che ha anche effetti sul ritiro oltre ai
comuni benefici di un superfluidificante.
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granulometriche ideali del sistema aggregato più cemento ma possono essere riferite
anche al solo aggregato e in questo caso le loro espressioni sono:
1 1
d 2 d 2
100 ⋅ ( ) −c A + (100 − A) ⋅ ( ) −c
Dmax Dmax
P= ⋅ 100 P= ⋅ 100
100 − c 100 − c
Dopo una rapida descrizione delle norme di riferimento che sono state
utilizzate torniamo a parlare dei materiali utilizzati ed in particolar modo dell’inerte.
La caratteristica dell’inerte è la sua granularità,cioè il fatto che si presenta in granuli
sciolti.Se ho delle dimensioni minori di 4-5 mm l’inerte è comunemente chiamato
sabbia,quando invece i granuli hanno dimensioni maggiori allora ho la ghiaia,il
pietrisco o l’inerte grosso.
Spesso gli inerti non sono tutti idonei alla produzione del calcestruzzo in quanto non
soddisfano i requisiti fondamentali tra i quali c’è l’assenza di sostanze nocive alla
durabilità del calcestruzzo.(cloruro,solfato,ecc….).
Abbiamo parlato di granularità,è quindi doveroso parlare di assortimento
granulometrico(presenza delle varie frazioni).
- 37 -
- 38 -
9.2.3 L’inerte umido
- 39 -
9.2.4 Acqua
- 40 -
9.3 PREPARAZIONE DELLE MISCELE
i=1480 Kg
c=490 Kg
a=248 l
- 41 -
STD STD+SRA STD+CaO CaO+SRA CaO+GENIUS
I valori riportati hanno come unità di misura il grammo e sono riferiti ad 1 litro di
volume unitario
I materiali sono stati mescolati in una maltiera (capacità 4,7 litri d’acqua)con
una paletta rotante con tre velocità normate dalle UNI(Gazzetta Ufficiale n°180 del
17 luglio 1968).
- 42 -
Le sequenze della preparazione della miscela vengono riportate nell’ordine in cui
sono avvenute:
• si avvia il miscelatore ad alta velocità per altri trenta secondi dopo di che si
provvede ad arrestarlo per un minuto e mezzo;dopo aver accuratamente pulito
la maltiera con una spatola si lascia riposare l’impasto
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Le casseforme prima di essere riempite devono essere pulite ed oleate con disarmante
per facilitare le operazioni di scasseratura e successivamente poggiate sulla tavola a
scosse.
Si versa il contenuto del miscelatore nelle casseforme fino a riempirle per metà,si
avvia la tavola a scosse facendo eseguire sessanta colpi.
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9.3.3 Stagionatura dei cubetti
Una volta confezionati i cubetti vengono avvolti con il cellofan per evitare
l’evaporazione dell’acqua.Durante la conservazione è necessario tenere le casseformi
con le rispettive miscele alla temperatura di 20°C .
La scasseratura avviene dopo ventiquattro ore dalla data di confezionamento;ogni
provino deve essere catalogato e riposto nella camera a 20°C fino alle prove di
resistenza a compressione (il cellofan va tolto dopo due giorni dalla data di
confezionamento).Una parte di questi cubetti viene lasciata all’aria aperta mentre la
seconda metà viene immersa in acqua per poter valutare l’effetto della differente
stagionatura sulle prestazioni meccaniche.
- 45 -
9.3.4 Prove di resistenza meccanica
- 46 -
Il carico di rottura viene visualizzato in KN,quindi viene successivamente trasformato
in Mpa dividendolo per l’area della superficie sottoposta a compressione.
Le rotture a compressione sono state fatte a 1g,3gg,7gg,14gg e 28gg dalla data di
confezionamento sia per i provini esposti all’aria sia per quelli tenuti in acqua.
Dalla prova di rottura compressione sono risultati i seguenti valori di resistenza:
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VALORI RILEVATI ESPRESSI IN KN
- 48 -
VALORI RILEVATI ESPRESSI IN Mpa
Miscela standard
Dai risultati ottenuti possiamo notare che a 1g e 3gg i valori ottenuti con stagionatura
in acqua sono leggermente più alti ,circa 3-4 Mpa,ma raggiunta la prima settimana la
stagionatura all’aria è quella che fornisce i maggiori valori di resistenza.
A parte il primo giorno in cui si hanno risultati pressoché identici per le altre
resistenze si verifica che all’aria si hanno dei valori leggermente superiori,così da
rendere le due stagionature simili nei risultati.
Anche per questa miscela i risultati ottenuti a 1g sono pressoché identici ma per le
altre resistenze il miglior comportamento lo otteniamo per stagionatura all’aria e
questa volta la differenza tra i valori è maggiore della precedente miscela.
- 49 -
9.3.6 Differenze fra le varie miscele
Stagionatura all’aria
60
STA
40
STA+SRA
STA+CaO
CaO+SRA
20
CaO+GINIUS
0
1g 3gg 7gg 14gg 28gg
Come possiamo notare dal grafico la miscela composta da agente espansivo da dei
valori molto alti di resistenze ed essi sono sempre maggiori della stessa miscela unita
con l’additivo antiritiro.
L’ effetto negativo dell’SRA è proprio quello di diminuire le resistenze meccaniche
alle brevi stagionature.
Per quanto riguarda l’unione del CaO con il superfluidificante ginius possiamo notare
un andamento del tutto simile per quanto riguarda la crescita delle resistenze con la
stagionatura rispetto alla miscela CaO+SRA con aggiunta di superfluidificante
acrilico. L’unica differenza riguarda le lunghe stagionature dove sembra che la
miscela che fluidifica con il ginius risulti leggermente migliore.Molto probabilmente
le differenze rientrano nella variabilità da errore sperimentale.
- 50 -
Stagionatura in acqua
60
STA
40
STA+SRA
STA+CaO
CaO+SRA
20
CaO+GINIUS
0
1g 3gg 7gg 14gg 28gg
9.4.1 Procedimento
Mentre per cubetti sono state preparate 5 miscele,per i travetti le mescole preparate
sono 4 e più precisamente:
• standard
• standard+SRA,
• CaO+SRA,
- 51 -
• CaO+GINIUS.
- 53 -
Le letture sono state effettuate a 6 ore, cioè dopo la scasserazione per avere un
riferimento iniziale,e durante la prima settimana tutti i giorni in quanto è in questo
periodo che si hanno le maggiori reazioni.Successivamente si è passati a controllare
le deformazioni a 14gg, 28gg, 35gg, 42gg, 49gg, 60gg ottenendo dei valori che come
abbiamo detto prima servono per il confronto fra le varie tipologie di miscele.
Dalle letture effettuate sono venuti fuori i seguenti valori:
0 0 0 0
742 41 884 421
800 29 942 387
783 4 896 321
750 -45 879 283
721 -79 854 241
688 -95 825 179
537 -262 638 -10
329 -366 525 -100
291 -387 471 -120
262 -429 454 -135
233 -429 442 -139
221 -450 408 -139
- 54 -
Valori relativi alla stagionatura in acqua
CaO+SRA STA+SRA CaO+GENIUS STA
0 0 0 0
721 91,74 1105 54
775 95 1188 54
821 108 1242 62
821 104 1276 50
813 112 1276 20
808 133 1280 0
700 100 1276 -50
650 133 1284 -58
595 120 1280 -58
548 112 1276 -45
500 104 1255 -58
488 91 1217 -66
Standard
Aria Acqua
STA STA
500
80
400 60
300 40
200 20
STA 0 STA
100
-20
28
42
60
0
0
-40
0 1 2 4 5 6 7 14 28 35 42 49 60
-100 -60
-200 -80
Valori relativi alla stagionatura all’aria Valori relativi alla stagionatura in acqua
- 55 -
La prima considerazione da fare riguarda il range di valori: nel caso “ARIA” abbiamo
nell’arco dei 60 giorni sia maggior espansione sia maggior ritiro,mentre per
l’ACQUA i valori sono più contenuti.
L’andamento del grafico relativo alla stagionatura in acqua è molto più lineare,
ma la differenza sostanziale sta nel fatto che il valore massimo di espansione si ha,per
l’ARIA a 1g mentre per l’ ACQUA a 4gg;ciò dimostra che se stagioniamo all’aria i
provini composti da miscela standard essi espandono molto più velocemente degli
altri.
L’ aspetto però che più ci interessa è il ritiro contrastato:
per la stagionatura all’aria il ritiro comincia dopo due settimane ed aumenta fino a un
mese per poi stabilizzarsi,mentre in acqua ha inizio dopo una settimana aumenta fino
a 14gg e successivamente tende a stabilizzarsi.Ovviamente come si nota dal grafico
in acqua il ritiro contrastato è un fenomeno molto limitato.
Standard+SRA
Aria Acqua
STA+SRA STA+SRA
100 140
120
0
100
28
42
60
0
-100
80
STA+SRA
-200 STA+SRA 60
40
-300
20
-400
0
-500
28
42
60
0
Valori relativi alla stagionatura all’aria Valori relativi alla stagionatura in acqua
- 56 -
CaO+GENIUS
Aria Acqua
CaO+GENIUS CaO+GENIUS
1000 1400
1200
800
1000
600 800
CaO+GENIUS CaO+GENIUS
400 600
400
200
200
0 0
28
42
60
0
7
0
7
28
42
60
Valori relativi alla stagionatura all’aria Valori relativi alla stagionatura in acqua
Dai grafici si nota che l’aggiunta del genius alla miscela standard+CaO da il miglior
risultato in termini di ritiro infatti; dal confezionamento all’ultima lettura del
micrometro non si è registrato alcun ritiro,sia per la stagionatura in acqua sia per
quella in aria.
Nonostante però non ci sia ritiro i due comportamenti (aria,acqua)non sono gli stessi:
per la stagionatura in acqua osserviamo una notevole espansione fino a 1g, un leggero
aumento fino al primo mese per avere infine una piccola flessione dal 42gg in poi.
Ben diverse sono le cose nel caso all’aria:dopo aver raggiunto valori abbastanza alti a
1g e 2gg c’è un calo che diventa abbastanza rilevante dopo la prima settimana (300
Micron in 14gg)per poi stabilizzarsi attorno ai 400 Micron.
CaO+SRA
Aria Acqua
- 57 -
CaO+SRA CaO+SRA
900 900
800 800
700 700
600 600
500 500
CaO+SRA CaO+SRA
400 400
300 300
200 200
100 100
0 0
28
42
60
0
7
28
42
60
0
Valori relativi alla stagionatura all’aria Valori relativi alla stagionatura in acqua
Stagionatura all’aria
- 58 -
1200
1000
800
600
CaO+SRA
400 STA+SRA
200 CaO+GENIUS
STA
0
0 1 2 4 5 6 7 14 28 35 42 49 60
-200
-400
-600
Stagionatura in acqua
- 59 -
1400
1200
1000
800 CaO+SRA
STA+SRA
600
CaO+GENIUS
400 STA
200
0
0 1 2 4 5 6 7 14 28 35 42 49 60
-200
Nella stagionatura in acqua possiamo notare che solo la miscela standard è soggetta a
fenomeni di ritiro, e ciò avviene dopo la prima settimana.Dai 28gg in poi i valori
assumono un andamento costante fino alla fine dei 60gg aggirandosi sui - 58 Micron.
Per quanto riguarda il CaO + SRA osserviamo che l’andamento è uguale alla
stagionatura in aria con una leggera differenza nel valore finale che in questo caso è
di 488 Micron.
Per il CaO+ GENIUS possiamo affermare che il comportamento, una volta raggiunti i
valori massimi di espansione, presenta un andamento pressoché costante
stabilizzandosi nell’arco dei 60gg intorno ai 1200, 1300 Micron,mentre nell’altro tipo
di stagionatura c’era un abbassamento dei valori dal 7gg in poi.
Complessivamente tutte le miscele stagionate in acqua presentano un comportamento
migliore (per quanto riguarda il ritiro)di quelle stagionate all’aria.
CAPITOLO DECIMO
CONCLUSIONI
- 60 -
Uno dei problemi fondamentali delle strutture è la variabilità
dimensionale con conseguente innesco del fenomeno fessurativo.
Ovviamente stiamo parlando di piccole variazioni che allo stesso tempo
sono in grado di provocare gravi danni.
Lo studio del degrado esige uno sviluppo ampissimo in quanto sono
molteplici le cause e allo stesso tempo ci sono innumerevoli fattori su cui
lavorare per ridurre il problema.
In questa tesi dopo un analisi generale iniziale sul degrado e sui vari
interventi possibili si è preferito andare ad esaminare le varie tipologie di
miscele al fine di trovare un più corretto uso delle componenti e dei
dosaggi.
Tutte le analisi effettuate hanno portato a delle conclusioni che basano le
loro diversità su due punti fondamentali quali la stagionatura e gli agenti
antiritiro.
La prima grande e sostanziale differenza riguarda la stagionatura in
acqua:tutte le tipologie di miscele hanno evidenziato un miglior
comportamento nei confronti del ritiro riducendolo ai minimi termini e in
alcuni casi annullandolo.
Ai fini della riduzione del degrado nelle strutture sarebbe quindi opportuno
stagionare in acqua ma sappiamo benissimo che tale pratica è impossibile
per la maggior parte dei casi se non per le strutture immerse.
Comunque non è solo la stagionatura l’unico fattore di cui tener conto,ma
anche l’uso di agenti espansivi:il CaO, infatti evidenzia una notevole
capacità nel contrastare il ritiro grazie all’espansione iniziale.
Nelle nostre letture si è potuto constatare che il CaO ottiene risultati
migliori se unito con un’altra componente e cioè il
GENIUS(superfluidificante).
In particolare esso ha proprietà molto particolari che vanno oltre il normale
aumento della lavorabilità:infatti al suo interno contiene molecole che
unite fra loro fanno si che si crei un qualcosa di molto simile all’SRA,cioè
un additivo che riduce il fenomeno del ritiro.
Anche in termini di resistenza il comportamento della miscela con
aggiunta di GINIUS ha dato dei buoni risultati, e tutto questo da maggior
risalto all’esito positivo della sperimentazione di questo nuovo additivo.
- 61 -
Oltre che sugli espansivi e sul superfluidificante sono state effettuate prove
anche sull’additivo antiritiro sopracitato(SRA). Sebbene si notino effetti
positivi di riduzione del ritiro,non si sono raggiunti risultati al pari delle
altre miscele, soprattutto nel caso di stagionatura all’aria.
Dopo aver fatto delle osservazioni generali sul lavoro eseguito possiamo
concludere che le prove sul nuovo additivo GINIUS hanno dato esito
positivo,e cioè hanno dimostrato che allo stesso tempo possiamo sia
migliorare la lavorabilità,sia limitare o controllare il fenomeno del ritiro:
Ora è opera dei progettisti stabilirne un corretto uso facendo sempre
attenzione ai rispettivi dosaggi.
- 62 -