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佛教禅 BUDDHISMO CHAN

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Il termine Chan, riferito all’Ordine Buddhista della scuola Shaolin, è la forma abbreviata della
parola Channa, traduzione cinese di jhana (in lingua Pali), derivata dalla parola sanscrita dhyana,
che significa “meditazione”. Già da questo fatto si vede che il Chan fa parte di un contesto spirituale
molto più vasto da cui ebbe origine:la cultura Vedica. Nel sistema filosofico Vedico di Patanjali-
Muni,conosciuto come Astanga-yoga (lo yoga in otto fasi), la settima tappa è il dhyana o
meditazione.
Praticando la meditazione ci si distacca gradualmente da ogni concezione materiale. Poi, con la
mente e l’intelligenza spirituali,si realizza l’Anima Suprema e ci si stabilisce nel samadhi (estasi).
Questo metodo di realizzazione spirituale fu adottato dal Signore Buddha e insegnato ai suoi
discepoli come mezzo per realizzare il sè. Insegnato nella scuola del Mahayana dai successori di
Mahakasyapa, il dhyana fu in seguito introdotto in Cina col nome di Chan, dal primo Patriarca di
Shaolin: Bodhidharma.

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I PRINCIPI DELLA DOTTRINA CHAN
I princìpi del Chan si dividono in due:
1) i princìpi morali,
2) i princìpi spirituali.
Il pi-kuan è il controllo della mente; i quattro atti rappresentano la giusta condotta; per armonia con
la natura , si intende l’astenersi dal giudicare o criticare gli altri; infine la rinuncia è il mezzo
(upaya).
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Ci sono due modi di entrare nella via del Chan:
1) “entrare per mezzo della ragione”,
2) “entrare per mezzo della condotta.”
“Entrare per mezzo della ragione” significa raggiungere la comprensione spirituale della Vera, unica
e identica Natura di tutti gli esseri, con la pratica dell’insegnamento contenuto nelle Sacre Scritture.
Chi abbandona il falso ed abbraccia il vero, riconosce che l’unica cosa che accomuna tutti gli esseri
è la loro essenza spirituale unica. Raggiunta questa perfezione, egli si terrà saldo a questa certezza,
e non si allontanerà mai più da essa, comprendendo che non c’è nulla di più prezioso.In questa
posizione non è più turbato neppure nelle peggiori difficoltà. Avendo realizzato le Scritture nella sua
vita pratica, non sarà più legato dal seguire strettamente norme e regolamenti, perché incarnando
l’essenza dei principi sacri, ha già superato tutti i riti che le Scritture ingiungono agli esseri
condizionati. Avendo cessato ogni discriminazione concettuale, tale persona si troverà in una
silenziosa comunione con il principio spirituale unico, che lo renderà sereno e karmicamente non-
attivo.
“Entrare per mezzo della condotta” si riferisce ai quattro atti, che comprendono tutti gli altri:
1 )La Giusta risposta all’odio: Quando i Monaci sul sentiero spirituale si trovano ad affrontare
condizioni avverse, devono pensare così: “Durante innumerevoli vite mi sono dedicato a cose senza
importanza trascurando quelle essenziali e ho creato così inimicizia intorno a me. Anche se in
questa vita non ho violato la legge, devo comunque raccogliere i frutti del passato. I miei peccati
sono tali che dovrei soffrire mille volte di più. Se non ricevo tutto il castigo che mi spetta, è per la
misericordia del Signore Supremo. Per Sua grazia ne subisco solo una minima parte.” Nel dolore e
nella difficoltà il Monaco si sente sempre benedetto dalla misericordia del Signore. Così il Monaco
è sempre calmo, sereno e paziente, anche nelle circostanze più difficili.
2) Obbedire alla legge del karma: Accettare la legge del karma significa essere consapevoli che le
gioie e i dolori, sono determinati dagli effetti delle attività passate. Se riceve onori e ricompense
come risultato di precedenti attività pie, il Monaco non se ne rallegra, perchè sa che quando questi
frutti si esauriranno, l’effetto svanirà. Nel guadagno e nella perdita accettiamo quello che il karma ci
porta, lo spirito non subisce né perdita né guadagno.
3) Non avere aspirazioni materiali: Non è possibile per l’essere vivente eliminare i desideri, perché
desiderare è insito nella natura degli esseri coscienti. Tuttavia è possibile dirigere i desideri verso la
realizzazione spirituale piuttosto che verso la materia temporanea. Il Monaco deve essere cosciente
che è soltanto a causa dell’illusione (maya) che gli esseri in questo mondo si attaccano agli oggetti
materiali. Ma il Saggio che comprende la verità non si comporta come l’uomo comune. Dal punto
di vista spirituale, tutte le cose materiali sono vuote, non sono cioè in grado di appagare i desideri
dell’anima spirituale, perché sono di natura differente. Il Monaco perciò, non desidera nulla in
questo mondo, perché nulla di materiale merita di essere desiderato.
4) Essere in armonia con la verità (Dharma): Entrare in armonia col Dharma, il dovere eterno,
significa realizzare che l’anima spirituale in origine è pura e assorta nel servizio al Signore
Supremo, condizione che trascende ogni attaccamento materiale. Questa posizione trascendentale è
tecnicamente chiamata svarupa-siddhi, realizzazione perfetta della nostra condizione originale,
naturale ed eterna. Il Sutra afferma: “L’essere vivente, trascendentale e indistruttibile, è detto
brahman e la sua natura eterna è detta atma, il sé.” Il posto che il sé occupa in questo mondo, non
corrisponde alla sua vera e originale natura, che è quella di servire il Signore Supremo con una
coscienza spirituale.” Questo dovere eterno (sanatana) del sé si chiama Dharma. L’essere vivente
(jivatma) è definito anche energia marginale del Signore perché può, a sua scelta, immergersi
nell’oscura natura materiale e identificarsi con la materia, oppure identificarsi con l’energia
spirituale, superiore. Secondo la sua tendenza ad avvicinarsi all’una o all’altra energia, l’essere
assume un corpo corrispondente, che è materiale o spirituale. La corrente di un fiume può
travolgere grandi elefanti, mentre un piccolo pesciolino in armonia col fiume, gioca a suo piacere
nella corrente. Nello stesso modo, tutto ciò che non conduce alla perfezione spirituale porta contro
corrente, perché non è in armonia col Dharma, e deve quindi essere evitato; mentre si deve agire in
armonia, seguendo la corrente delle leggi (Dharma) del Signore Supremo. Questo è ciò che
s’intende per “essere in armonia col Dharma.”
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I nove principi Buddhisti
Le scritture del culto Buddhista sono principalmente basate sull’argomentazione logica e
contengono nove principi fondamentali:
(1) la creazione è eterna perciò non esiste necessità di accettare un creatore;
(2) la manifestazione cosmica è falsa;
(3) la coscienza è il risultato di un aggregato di elementi materiali e non possiede individualità;
(4) c’è ripetizione di nascita e morte;
(5) il Signore Buddha è l’unica fonte di comprensione della verità;
(6) il nirvana ossia l’annientamento è la meta suprema;
(7) la filosofia del Signore Buddha è l’unico sentiero filosofico;
(8) i Veda sono compilati da esseri umani;
(9) le attività pie sono consigliate.
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La pratica spirituale
La saggezza deve essere concretamente introdotta nella quotidianità, perché se resta limitata a
livello teorico, non permette di conseguire la perfezione . L’indispensabile conoscenza teorica
(jnana), dev’essere integrata con l’applicazione pratica (vijnana), perché il livello concettuale,
produce cambiamenti sostanziali, solo se la comprensione diventa realizzazione, mediante la pratica
costante. Le azioni di natura elevata regolarmente ripetute, rimuovono i condizionamenti psichici,
in proporzione al grado in cui trasformano la personalità.
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Analisi dei piani antropologici
La struttura psichica globale, intrinsecamente priva di coscienza, diventa cosciente solo quando la
coscienza dell’anima spirituale vi si riflette. Essa determina la configurazione mentale e il livello di
coscienza dell’individuo.
La struttura psichica si suddivide in tre settori funzionali:
1) la mente sensoriale, sede delle funzioni estrovertite e centro di raccolta dei dati;
2) l’intelligenza, o centro di catalogazione e valutazione dei dati pervenuti attraverso la mente;
3) la percezione distorta di sè, o coscienza riflessa: la somma dei contenuti psichici con i quali
l’individuo erroneamente s’identifica, che costituisce la prima forma di scissione della personalità
dal momento che, allontanando l’essere dalla sua integrità originaria, si riduce la consapevolezza
individuale relegandola solo al corpo e alla mente.
Poiché è esposta a un continuo susseguirsi d’onde psichiche e impressioni, prodotte dall’interazione
dei sensi con la materia, la mente diviene estremamente volubile e fallibile. Il livello di coscienza
dell’individuo è determinato dalla configurazione assunta dal nucleo mentale, a sua volta
condizionato dalle onde di interferenza. Le impressioni depositano sulla struttura psichica residui,
nella forma di memorie inconsce e inclinazioni che perdurano vita dopo vita. Così la struttura
psichica, subisce cinque categorie di condizionamenti. La liberazione da tale soggezione, consiste
nell’interrompere la connessione tra la struttura psichica e l’anima spirituale. Affinché non
costituisca più un’ostacolo, ma diventi la connessione tra l’individuo storico e il reale baricentro
della personalità, l’ego prodotto dalla falsa concezione di sé, deve essere decondizionato e
armonizzato al sé. “Lo spettatore, l’individuo, non è mai realmente in pericolo perché è
ontologicamente immortale, immutabile, colmo di consapevolezza e di beatitudine.”
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La soluzione: la disciplina
La tradizione Chan più antica sosteneva che senza passare attraverso stadi preliminari, come ad
esempio l’approccio filosofico, è possibile conseguire un istantaneo risveglio (tun-ti’u) trasmesso
direttamente dal Maestro liberato. L’insegnamento del Vajracchedita, o “Sutra del Tagliatore di
Diamanti”, sul principio che: “Conseguire il risveglio non è conseguire qualcosa”, suggerisce la
presenza di una fonte originale nel Buddhismo indiano, da cui quest’idea è stata ricavata. Il
Lankavatara Sutra, come i Veda, afferma che esistono due vie di risveglio graduali e istantanee: le
prime per mezzo della disciplina, e le seconde per mezzo di un istantaneo movimento nel profondo
della coscienza (paravritti), dovuto alla grazia speciale del Signore o del Suo devoto, per cui la
visione dualistica materiale viene riconsiderata alla luce della realtà spirituale.
L’istituzionalizzazione del Chan all’inizio del primo millennio, portò con sé la necessità di integrare
il sistema didattico istantaneo con la disciplina graduale, per assicurare l’illuminazione alla
crescente ed eterogenea popolazione monastica.
Oggi nella dottrina Chan, disciplina e misericordia vanno di pari passo, perciò anche se i Monaci
sperano sempre nella misericordia speciale del Signore, non sprofondano nell’ozio in attesa di
ricevere un favore così raro, ma adempiono sempre i loro doveri.
A volte, un uomo che non ha mai frequentato nessuna scuola, viene riconosciuto come un grande
erudito o riceve un diploma onorario da una grande università, ma ciò non significa che si possa
trascurare la propria educazione e aspettarsi ugualmente di ricevere un riconoscimento universitario.
Bisogna dunque seguire con sincerità la disciplina della vita spirituale e contemporaneamente
sperare nella grazia del Signore o del Suo intermediario: il Maestro.
La disciplina spirituale mira alla liberazione dalle illusorie suggestioni imposte dalla mente. È
importante a questo proposito vagliare accuratamente la qualità delle impressioni che nutrono il
campo mentale, perché queste influenzano in maniera decisiva la struttura psichica, che per sua
natura, tende a riprodurle. Il Maestro perciò insegna a nutrire la mente soltanto con impressioni
reali, in modo che il discepolo sia suggestionato solo da quei contenuti che corrispondono alla
verità.
In origine la mente è trasparente come un diamante, capace di riflettere la luce dello spirito, ma
quando sfugge al dominio del sé, diventa la sua peggiore nemica perché possiede una forza
autodistruttiva enorme, e fagocita tutto, comprese le tossine psichiche che deformano la realtà.
Per conseguenza il dominio della struttura psichica e l’armonizzazione dei livelli di coscienza, sono
i presupposti indispensabili per lo sviluppo della personalità e per la presa di coscienza della Realtà.
Le innumerevoli onde d’interferenza possono essere condizionanti o non condizionanti, secondo il
grado di coinvolgimento emotivo, e sono classificate in cinque principali categorie:
1) mancanza di consapevolezza spirituale;
2) identificazione del sé spirituale con il corpo psicofisico;
3) attrazione ;
4) repulsione;
5) paura di morire.
Queste cinque categorie d’interferenze psichiche, sono responsabili della continua produzione di
karma. L’attaccamento che accompagna il piacere ad esempio, coinvolge a tal punto nelle emozioni
contingenti, da offuscare la visione in prospettiva. L’eccitazione dei sensi è la fonte stessa della
sofferenza, perché l’ostinata volontà di protrarre quest’eccesso, diventa la causa della maggioranza
delle patologie psicofisiche, e poiché i momenti di sofferenza sono più intensi e prolungati di quelli
del piacere, neutralizzano l’esperienza dell’estremo godimento e producono impressioni durevoli
nella psiche. Ogni pensiero, parola o azione di cui direttamente o indirettamente si fa esperienza,
deposita nel subconscio “memorie inconsce”, la cui influenza negativa è più dannosa rispetto a
quella della memoria cosciente, perché esse eludono tutte le censure dell’io cosciente e sono in
grado di dettare condizioni di comportamento che dirottano l’intenzione originale senza venire
intercettate; così il soggetto non è in grado di gestirle o contrastarle, e non può far altro che subirne
gli effetti: automatismi mentali, fissazioni e complessi . Il deposito psichico del karma, conserva
tutte le esperienze della vita presente e di quelle precedenti, un seme che genererà successive
condizioni di vita. Incapace di adattarsi liberamente al fluire degli eventi, l’uomo a causa
dell’eccessivo attaccamento al piacere e alla paura del dolore, oppone una certa resistenza alla vita,
che provoca in lui un inutile conflitto mentale. La cosa migliore consiste nell’evitare entrambi gli
estremi, dissociando la mente dagli oggetti di godimento e di dolore e mantenendosi in un punto
neutrale tra piacere e sofferenza. Il Monaco-guerriero combatte efficacemente solo quando
raggiunge la “mente vuota”, cioè libera dalla paura della morte e disponibile ad accettare la vita
come viene, anziché pretendere quello che si aspetta da lei. Le esperienze dolorose del passato non
devono più preoccupare, ma quelle future possono essere evitate con la meditazione . La liberazione
che né deriva, vale il prezzo di qualsiasi sacrificio. Il sè non può raggiungere la liberazione
kaivaiyam, finché l’ignoranza, Avidya, non è distrutta attraverso l’ininterrotta consapevolezza della
Realtà. La vita spirituale consiste nello sforzo di rimanere in questo stato di coscienza in maniera
permanente, e con devozione. Il più alto livello di liberazione (prajna) si consegue attraversando
fasi preliminari di realizzazione, che per mezzo della rinuncia alle distrazioni mondane, sviluppano
i poteri della mente. La meditazione riporta alla luce i contenuti psichici sprofondati nell’inconscio,
per conoscerli, selezionarli e gestirli, in modo da smantellare i condizionamenti mentali.
La prima regola di questo processo di purificazione consiste nel non incrementare il carico di rifiuti
psichici, accumulando ulteriori impressioni negative, ma di fornire invece alla mente un nutrimento
sano, che sedimenti impressioni positive. Il Monaco, attraverso la meditazione, cerca di assorbirsi in
immagini, memorie, ricordi, visioni, suoni ed emozioni spirituali, che gli permettono di situarsi sul
piano della Realtà, e di riprendere consapevolezza della propria personalità ontologica. Il
nutrimento migliore consiste: nella meditazione sui nomi divini, la compagnia di persone avanzate
spiritualmente, l’ascolto e la pratica costante degli insegnamenti del Maestro spirituale, la
devozione e il servizio offerti a Lui e a Dio. In queste azioni, i meccanismi di condizionamento
sono disattivati in virtù di una forza superiore, la grazia divina. Questo processo non può essere
compreso sul piano razionale ma solo su quello dell’esperienza mistica diretta, perché appartenendo
alla dimensione dello spirito, che per definizione trascende le percezioni sensoriali e le speculazioni
logico-razionali, non può essere pienamente capito solo mediante limitati strumenti cognitivi,
insufficienti a cogliere la natura dell’Assoluto.
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Pratica e distacco (abhyasa e vairagya)
I requisiti principali per recuperare e mantenere la salute psico-fìsica e spirituale sono:
la pratica spirituale e
il distacco emotivo da ciò che nell’effimero esercita attrazione.
Distacco emotivo non significa diventare insensibili, ma piuttosto non lasciarsi suggestionare dalle
perpetuamente mutanti manifestazioni del mondo fenomenico. Con il tramite della costante,
coerente ed entusiasta applicazione della disciplina spirituale, il sé sviluppa la capacità di dominare
gli universi paralleli del corpo e della mente, ripristinando l’equilibrio e la facoltà di percepire
l’Assoluto. Chi è in grado di gestire il proprio comportamento è una persona veramente evoluta.
Quando la disciplina per la realizzazione spirituale viene praticata con costanza e con
determinazione, grazie alle formidabili forze stabilizzatrici dell’azione ripetuta, si radica così
profondamente da produrre una trasformazione benefica irreversibile .
Dice il Saggio: “Se semini un pensiero raccogli un’azione, se semini un’azione raccogli
un’abitudine, se semini un’abitudine raccogli un carattere, se semini un carattere raccogli un
destino” .
“Il distacco dalle cose del mondo consiste nella capacità di esercitare un dominio cosciente sulle
proprie emozioni, allo scopo di raggiungere lo stato in cui non si produce più né lo stimolo fisico,
né l’inclinazione mentale. Si basa sulla convinzione che il godimento materiale egoistico genera
solo un piacere effimero, incapace di soddisfare le istanze profonde dell’individuo; inoltre
contribuisce fortemente a identificarlo con il corpo, aggravando i suoi condizionamenti, e
ostacolando la visione spirituale”.
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I principi del culto
La vita del Monaco è molto equilibrata in quanto guidata dalla disciplina che regola la sua vita, in
modo che niente venga trascurato.
Nella giornata del Monaco Shaolin, otto ore sono dedicate alle necessità del corpo, come mangiare
dormire, lavarsi i vestiti, pulire la propria stanza ecc..; otto ore sono dedicate ai doveri sociali, come
lavorare, svolgere il proprio servizio per il Monastero, praticare il kung-fu, accudire i bambini o i
Maestri anziani; e otto ore vengono interamente dedicate alla pratica spirituale, che include
l’adorazione del Signore Buddha nel Tempio, la meditazione, la recitazione del nome divino del
Signore Buddha (Chou) sulla corona (mei-kuei-king), lo studio dei Testi Sacri, e la preghiera.
Questa vita regolata è necessaria, perché senza regole anche la virtù scivola nel vizio. Nella vita
umana, il tempo e l’energia sono limitati, perciò è Saggio pianificare il loro l’utilizzo, per ottenere il
massimo risultato dei propri sforzi. Ciò vale anche nella vita spirituale che non va lasciata al caso,
ma va coltivata con cura e attenzione. Gli antichi Maestri hanno raggiunto la perfezione
camminando sulla sicura via del Dharma, tracciata dal Signore Buddha stesso, non agendo a
capriccio, e ogni Maestro esorta a camminare sulle tracce dei precedenti discepoli del Signore (luo-
han).

佛陀釋迦牟尼 Buddha
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256 anni dopo l’insediamento della dinastia dei trenta re discendenti del malvagio Bali, cioè nel 624
a.C. (anno 2476 dell’era Kali-yuga), apparve in India, Siddhartha Gautama (nato nel 624 a.C., o
secondo altri nel 563 ca. nel giorno di luna piena (purnima),del sesto mese del calendario lunare,
483 ca a.C.), meglio conosciuto come “il Buddha Sakhyamuni” (佛陀 釋迦牟尼)
Risulta difficile collocare storicamente gli eventi della Sua vita, poiché le fonti pervenuteci sono
discordi. Per esempio, la cronologia singalese pone il pari-nirvana (la scomparsa) del Buddha circa
218 anni prima della consacrazione del re Asoka (274 a.C.), mentre le fonti sanscrite e cinesi lo
collocano un secolo dopo.
Discendente della casta dei guerrieri Sakhya, Siddhartha era figlio del monarca del regno di
Kapilavastu (nell’attuale Nepal), il re Suddhodana e della regina Mahamaya, figlia del re Devadaha
del vicino regno di Koliya.
Sua madre, prima di concepirlo, ebbe un sogno, in cui lo vide discendere dal cielo ed entrare nel suo
grembo nella forma di un elefante bianco. Seguendo la consuetudine del tempo, la regina si recò,
per il parto, alla casa paterna di Ramagama, capitale dello stato di Koliya. Durante il viaggio la
regina, accompagnata dalla sorella Prajapati Gautami, si fermò a riposare nel meraviglioso parco di
Lumini, e appoggiata al ramo di un albero sal, diede nascita al piccolo Buddha. Il bambino aveva la
carnagione del colore dell’oro fuso e subito dopo la sua nascita camminava eretto.
Guardando in tutte le direzioni fece sette passi verso nord, e dove i suoi piedi toccavano il terreno
crebbero fiori di loto. Dopo il parto la madre morì, e Guatami si prese cura del bambino, che il
padre chiamò Siddhartha, “colui che porta a termine i suoi obiettivi.”
Il bimbo venne allevato nel più grande sfarzo e protetto, per quanto possibile, dai problemi del
mondo. Siddharta però manifestò presto una tendenza contemplativa, che il padre non gradì,
desiderando che il figlio diventasse un guerriero e un sovrano. Organizzò quindi il Suo matrimonio
con una principessa d’animo caritatevole, Yasodara, la figlia del re Dandapani di Koliya. Da lei
Siddhartha ebbe un figlio, Rahula, e per soddisfare il padre partecipò per un po’ di tempo alla vita di
corte.
La tradizione vuole che Siddhartha abbia intrapreso la ricerca dell’illuminazione a 29 anni quando,
incontrando per la prima volta un anziano, un malato, e un funerale, realizzò che tutta l’umanità è in
preda alla sofferenza. Poi, osservando la serenità di un monaco, decise di rinunciare all’effimera
vita materiale, per cercare la via della liberazione dalla sofferenza, a beneficio dell’umanità intera.
Una notte, accompagnato dal Suo cocchiere Channa, si recò ai confini del regno, si rasò i capelli
con la spada e rimandò indietro il cocchiere. Siddharta visse nella foresta per diversi anni, dove
studiò presso i Maestri Alara-Salama e Uddaka Ramaputta, superando in breve tempo la loro
saggezza. Poi si stabilì nei pressi dell’attuale Gaya (Bihar) con cinque eremiti, Kondanna, Vappa,
Bhaddiya, Assaji e Mahanama, trascorrendo là quasi sei anni nell’ascesi più severa, quasi fino alla
morte.
Un giorno, nei pressi del villaggio di Uruvela, la piccola Sujata trovò Siddhartha svenuto sulla
strada a causa delle privazioni e lo salvò dandogli da bere una ciotola di latte. Siddhartha ne dedusse
che l’estrema mortificazione non conduceva alla perfezione che cercava. Ritornò quindi a una dieta
normale, perdendo così le simpatie dei suoi cinque compagni. Da allora seguì la via della
consapevolezza mentale, e istruì i bambini del villaggio.
Secondo la tradizione buddista, una sera (probabilmente intorno al 531 a.C.), all’età di 35 anni,
seduto sotto un fico sacro (pippala) a Bodhi-Gaya, Siddhartha meditò tutta la notte fino a
raggiungere l’illuminazione. Da allora i bambini di Uruvela lo chiamarono il Buddha,
“l’Illuminato”.

Buddha decise di condividere la sua realizzazione con i cinque compagni, perciò li raggiunse al
Parco dei Cervi, a Benares (oggi Varanasi), dove espose per la prima volta le dottrine fondamentali
del dharma buddista:
le “Quattro Nobili Verità”,
l’“Ottuplice Sentiero”,
il principio della “Via di Mezzo”, disciplina monastica che equilibri gli estremi tra l’eccessivo
attaccamento e l’eccessiva rinuncia al mondo.
La filosofia di Buddha mirava all’estinzione della sofferenza di tutti gli esseri viventi.
Ascoltandolo, gli amici raggiunsero lo stato di Arhat, e si unirono a Lui, chiamando questa piccola
comunità Sangha. Accompagnato da un gruppo sempre crescente di discepoli, Buddha percorse la
valle del Gange, diffondendo la sua dottrina e fondando comunità monastiche aperte a tutti,
indipendentemente dalla condizione sociale. Si stabilì quindi a Savatthi, in un monastero donatogli
dal principe Jeta.
Dopo una vita dedicata alla predica, Buddha predisse la Sua scomparsa ai discepoli, e senza fornire
indicazioni precise riguardo all’organizzazione futura del Sangha o alla diffusione della Sua
dottrina, partì da Vesali diretto a nord, ed entrò in pari-nirvana nella foresta d’alberi sal a
Kusinagara, in Nepal, all’età di ottant’anni.
Il venerabile Mahakasyapa, Suo successore, fu informato dell’imminente scomparsa del Maestro,
mentre stava diffondendo il Dharma a Campa. I dignitari del luogo, dopo sette giorni di omaggio,
portarono il corpo di Buddha al tempio di Makuta-Bandana, in città, dove fu avvolto in molti strati
di tela, deposto in due bare di ferro e sistemato sulla pira funebre. Quando Mahakasyapa arrivò, si
prosternò davanti al corpo del Maestro e fu accesa la pira. Le reliquie del corpo di Buddha furono
deposte poi in un’urna dorata e conservate sull’altare del tempio.
Un mese dopo, il venerabile Mahakasyapa riunì a Rajagaha l’assemblea dei bikkhu (monaci), allo
scopo di raccogliere tutti i sutra e i precetti esposti dal Buddha. Il lavoro durò sei mesi e dopo lo
scioglimento dell’assemblea, tutti ritornarono ai rispettivi monasteri.
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Bibliografia di testi in lingua italiana
Testi canonici

Canone buddhista. Discorsi lunghi, a c. di E. Frola, 2 voll., Laterza, Bari 1961-62.


Iti vuttaka e Sutta Nipata, in Classici della religione, UTET, Torino 1978-79.
Il Sutra di Hui Nang (Sul Buddismo Zen), Astrolabio, Roma 1976.
Buddha, Aforismi e discorsi, a c. di P. Filippani-Ronconi, Newton Compton, Roma 1994.
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Testi recenti (dagli anni Ottanta a oggi)
J. Snelling, Il Buddhismo, Xenia, Milano.
G. Sono Fazion, Il Buddha, Cittadella, Assisi.
G. Sono Fazion, Viaggio nel Buddhismo Zen, Cittadella, Assisi.
W. Rahula, L’insegnamento del Buddha, Paramita, Roma 1984.
O. Botto, Buddha e il Buddhismo, Mondadori, Milano 1984.
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E. Conze, Il pensiero del buddhismo indiano, Mediterranee, Roma 1988.
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G. De Lorenzo, Gli ultimi giorni di Gotamo Buddo, Laterza, Bari 1981.
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M. Zago, La spiritualità buddhista, Studium, Roma 1986.
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D.T. Suzuki, Saggi sul Buddismo Zen (3 voll.), Mediterranee, Roma 1975-1980.

.Buddha e Arti marziali


All’epoca della fondazione del buddhismo, l’arte marziale vedica si presentava, dal punto di vista
tecnico, come una scienza codificata secondo canoni ben definiti; purtroppo però , aveva perso
deltutto il suo valore spirituale e morale, riducendosi a un semplice addestramento militare. Buddha
Gautama, apparteneva alla casta guerriera degli Ksatriya, perciò era stato allevato come un
guerriero.
La sua educazione comprendeva:
il Dhanur-Veda,
la prammatica,
la politica,
la musica,
la matematica,
la religione e
la filosofia.
Gli vennero insegnati i Veda e dedicò uno speciale studio al Rig-Veda e all’Atharva-Veda. Eccelleva
con naturalezza in tutti i campi del sapere, incluse le arti marziali.
Devadatta, suo cugino e compagno di studi era più forte, ma Siddhartha era più agile e pronto. I
suoi Maestri erano meravigliati del suo profitto. Durante il periodo della predicazione, Buddha
espresse la sua profonda convinzione dell’efficacia delle arti marziali, come metodo per
l’unificazione del corpo e della mente, una disciplina psicofisica capace di armonizzare i due
elementi.
Sebbene il Buddhismo, che predica la non violenza fino al vegetarianesimo, e l´arte marziale,
possano apparire incompatibili, gli insegnamenti originali di Buddha ponevano enfasi
sull’importanza della forza per la difesa delle leggi spirituali (Dharma).
Buddha insegnò che ogni cosa ha la sua ragione d´essere, e l’uomo che possiede la conoscenza
perfetta sa come e quando usare ogni cosa appropriatamente. Nell’esercizio della giustizia, l
´applicazione della forza è permessa.

Per questo, alcune divinità buddiste, come i Due Spiriti Guardiani, i Deva, e gli Aditya o i Dodici
Divini Generali, vengono rappresentate in posizioni marziali.
L’arte marziale vedica, che era stata svuotata dei valori spirituali originali, fu parzialmente
ripristinata grazie alla dottrina di Buddha. I discepoli di Buddha, eredi del suo pensiero, coltivarono
integralmente la dottrina del maestro, trasmettendola invariata ai loro discendenti. I pochi cultori
che tramandarono nel periodo precristiano ciò che rimaneva della disciplina marziale vedica, furono
su scala etnica i guerrieri di Manipur e, su larga scala, i monaci buddisti. Buddha, con i suoi
insegnamenti, convertí l’Imperatore Ashoka (300 a.C), sotto la cui egida tutta l´India divenne
buddhista. Per conseguenza, nei primi secoli dell’era volgare, l´arte marziale vedica, praticata in
ambiti regali e militari, assunse totalmente le connotazioni del credo buddista, professato e diffuso.

Testi Sacri Buddhismo Chan


Fra i molti testi buddisti introdotti in Cina a partire dal primo secolo d.C., il Lankavatara-Sutra è
quello dove i principi del Chan professati al tempo di Bodhidharma, sono esposti più
esplicitamente. A volte alcuni seguaci del Chan che vogliono evitare quelli che loro definiscono
“esteriorismi”, affermano che il Chan non si basa sull’autorità di nessun documento scritto, ma fa
direttamente appello allo stato di illuminazione del Signore Buddha. Tuttavia Bodhidharma,
fondatore del buddismo Chan in Cina, per presentare in modo comprensibile la sua dottrina,
trasmise il Lankavatara-Sutra al suo primo discepolo cinese Hui-Ke, come l’unico Testo esistente a
quel tempo in Cina, dove si potesse apprendere la dottrina del buddismo Chan, perchè la
realizzazione interiore deve essere sempre convalidata dalle parole del Signore Buddha, che
costituiscono “l’autorità esteriore”. In accordo alla stessa filosofia Chan, interno ed esterno sono
parte di un’unica realtà, perciò dal punto di vista assoluto non c’è alcuna differenza tra il Signore
Buddha e le sue parole raccolte nei Testi Sacri. Esistono tre traduzioni cinesi del Lankavatara-Sutra,
pervenute fino a noi. Ve n’era una quarta, che andó perduta.
La prima traduzione, in quattro volumi, fu realizzata sotto la dinastia Lu-Sung (443 d.C.) da
Gunabhadra;
la seconda, in dieci volumi, è dovuta a Bodhiruci, della dinastia Yuan-Wei (513 d.C.);
la terza, in sette volumi, è opera di Siksananda, della dinastia Tang (700 d.C.) .
Bodhidharma diede al suo discepolo Hui-Ke, la prima versione, la più difficile da comprendere,
precisando che conteneva “l’essenza della mente”. Nella forma e nel contenuto, questa traduzione
riflette il Testo sanscrito più antico del sutra, ed è su di essa che sono stati Scritti tutti i commenti
attualmente esistenti in Cina e in Giappone. L’argomento principale del Lankavatara-Sutra è
l’illuminazione, cioè l’esperienza interiore (pratyatmagati) del Signore Buddha, relativa alla grande
verità del Mahayana. A differenza delle altre scuole buddiste, il Chan non ebbe un Testo particolare
che si potesse chiamare il suo “Canone fondamentale”, però Bodhidharma raccomandò il
Lankavatara, che successivamente diventò il Testo più studiato dai maestri Shaolin.
Quanto all’importanza del Vajra-samadhi-Sutra, Bodhidharma stesso si riferì a questo Testo nei suoi
Scritti. Per quanto riguarda il Vajracchedika-Sutra, che è uno dei testi buddisti più popolari in Cina,
Bodhidharma non vi fece alcun riferimento, perciò molti ritengono che non abbia avuto nulla a che
vedere col Chan, prima che il quinto patriarca, Hong-Jen, lo introducesse per la prima volta ai suoi
discepoli. Ma secondo la prefazione di Hui-Neng al Vajracchedika, tuttora conservata: “Fin da
quando Dharma (Damo) giunse dall’occidente (India), desiderava diffondere il significato di questo
Sutra e guidare la gente a comprendere la Ragione e a vedere nella Natura.” Si deve quindi
correggere la convinzione diffusissima che il Vajracchedika entrò in voga soltanto dopo Hong-Jen e
Hui-Neng. Il legame tra quest’opera e il Chan avrebbe dovuto essere più fondamentale di quello del
Lankavatara, ma poiché quest’ultimo è troppo complicato per avere una diffusione popolare, fu
gradualmente soppiantato dal Vajracchedika man mano che il Chan si propagava. L’insegnamento
del Vajracchedika-Sutra, appartenendo alla classe Prajna-paramita della letteratura buddhista, era
relativamente semplice e simile ai concetti taoisti del vuoto e della non-azione. Alcuni studiosi
considerano la filosofia sunyata, presentata in questo sutra, come l’autentico fondamento del Chan,
senza considerare che la vera essenza del Chan, è principalmente l’esperienza spirituale e non un
dogma filosofico imposto dalla dottrina. La filosofia del Prajna-paramitta non può mai precedere il
Chan, ma deve sempre seguirlo. Il Chan non può essere edificato su una serie di elucubrazioni
psicologiche, che possono svilupparsi invece di conseguenza all’esperienza spirituale. Senza la
realtà dell’illuminazione, sperimentata dal Signore Buddha sotto l’albero della Bodhi, Nagarjuna
non avrebbe mai potuto scrivere un solo libro sulla filosofia del Prajna. Gli studiosi buddisti, dei
tempi di Bodhidharma, identificavano con eccessiva facilità: teoria ed esperienza. Se si lascia che
tale confusione accresca, il buddismo Chan non sarà più in grado di offrire un’interpretazione
soddisfacente.
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達磨四聖句 Scritti
.
教外別傳 不立文字 直指人心 見性成佛
“Una speciale tradizione esterna alle scritture
Non dipendente dalle parole e dalle lettere
Che punta direttamente alla cuore-mente dell’uomo
Che vede dentro la propria natura e raggiunge la buddhità
(Quattro sacri versi di Bodhidharma, 達磨四聖句)
Secondo Tao-Hsuan, Bodhidharma lasciò numerosi scritti e detti che sembra circolassero ancora a
quel tempo, però l’unico documento autentico del Patriarca oggi ancora esistente, è un breve scritto
citato sia nelle “Biografie” sia negli “Annali”. A Bodhidharma vengono attribuiti anche altri Saggi,
raccolti in un volume intitolato: “Sei Saggi di Bodhidharma”. Due di essi: “Sulla pacificazione
dell’anima” e “Meditazione sui Quattro Atti”, sono ritenuti particolarmente importanti dagli studiosi
del Buddhismo Chán.
Oltre agli Scritti di Bodhidharma, anche il Lankavatara-Sutra, il Vajrasamadhi-Sutra e il
Vajracchedika-Sutra illustrano l’insegnamento centrale del Patriarca.
Bodhidharma predisse lo sviluppo del Buddhismo Chán in Cina col seguente gatha:
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“Lo scopo originale del mio arrivo in questo paese
È stato di trasmettere la Legge per la salvezza dei confusi.
Un fiore dai cinque petali si è dischiuso,
e i frutti verranno da sé”.
Secondo la tradizione Chán, i cinque petali rappresentano i cinque Patriarchi Shaolin che
succedettero a Bodhidharma.
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阿 彌陀佛

Teologia Buddhista
II Buddhismo si diffuse in India duemila e cinquecento anni fa come reazione al fanatismo della
classe sacerdotale (bramanesimo). La via del Buddha (dal sanscrito budh, o “illuminato”) fu quindi
considerata una tradizione eterodossa, sebbene avesse molto in comune con la sua fede d’origine,
l’induismo. La dottrina di Buddha non era nuova, le quattro Nobili Verità da Lui esposte, erano già
state discusse in precedenza dalla filosofia Sankhya e successivamente elaborate negli Yoga-Sutra
di Patanjali.

Buddha insegnò che l’ignoranza induce a commettere attività empie, le cui reazioni negative
(karma) si ripercuotono sull’individuo sotto forma di sofferenza, vita dopo vita (punabbhava).
Quest’ignoranza può essere sradicata soltanto attraverso lo sviluppo della personalità, che conduce
alla cessazione del ciclo di nascite e morti (samsara) e al conseguimento del nirvana. Anche questa
dottrina era già presente nel Nasadiya-sukta del Rig-Veda. La cultura Vedica consiglia all’uomo di
abbracciare l’ordine di rinuncia (sannyasa), una volta espletati i propri doveri sociali, e il Signore
Buddha, agendo in pieno accordo con la tradizione, abbandonò la vita di famiglia e la posizione
sociale, per diventare un Saggio della foresta (rsi), che cammina sulla via della liberazione. La
rinuncia al ruolo puramente convenzionale che si riveste nella società, simboleggia la vera
condizione inclassificabile del sé. Per sette anni, Siddhartha seguì invano i tradizionali sistemi
d’ascesi, con lo scopo d’identificare la causa del condizionamento, e ottenere la liberazione. Infine,
realizzò che la Via di Mezzo, ossia l’equilibrio tra ascetico e sensuale, è il metodo migliore per
raggiungere il supremo risveglio (bodhi). Grazie a questo metodo, mentre sedeva sotto il famoso
albero della Bodhi a Gaya, raggiunse l’illuminazione che consiste nel comprendere la propria
posizione costituzionale di anime spirituali eterne, libere da designazioni di carattere materiale
(upadi) come la descrivono i testi:
“naham vipro na ca nara pati, napi vaisyo na sudro,
naham varni na ca grha-pati, no vanastho yatir va”
“Non sono un brahmana, uno ksatriya, un vaisya o un sudra, non sono un brahmacari, un grhastha,
un vanaprastha o un sannyasi. Sono soltanto il servitore del servitore dei piedi di loto del Signore
Supremo”.
(Padyavali)
Questa comprensione fu il punto cruciale del risveglio del Signore Buddha, ed è approvata e
proclamata da tutte le forme di Buddhismo.
Il termine 禪 Chán, riferito all’Ordine Buddhista della scuola Shaolin, è la forma abbreviata della
parola Chánna, traduzione cinese di jhana (in lingua Pali), derivata dalla parola sanscrita dhyana,
che significa “meditazione”. Già da questo fatto si vede che il Chán fa parte di un contesto spirituale
molto più vasto da cui ebbe origine: la cultura Vedica. Nel sistema filosofico Vedico di Patanjali-
Muni, conosciuto come Astanga-yoga (lo yoga in otto fasi), la settima tappa è il dhyana o
meditazione.
Praticando la meditazione ci si distacca gradualmente da ogni concezione materiale. Poi, con la
mente e l’intelligenza spirituali, si realizza l’Anima Suprema e ci si stabilisce nel samadhi (estasi).
Questo metodo di realizzazione spirituale fu adottato dal Signore Buddha e insegnato ai suoi
discepoli come mezzo per realizzare il sè. Insegnato nella scuola del Mahayana dai successori di
Mahakasyapa, il dhyana fu in seguito introdotto in Cina col nome di Chán, dal primo Patriarca di
Shaolin: Bodhidharma.
.

Le“4 Nobili Verità”


Il canone pali riferisce che immediatamente dopo il suo risveglio, il Signore Buddha andò al Parco
dei Cervi a Benares ad esporre la Sua dottrina nella forma di quattro “Nobili Verità”, un sommario
esauriente del Buddhismo. Queste quattro Verità, sono configurate sulla tradizionale metodologia
Vedica di diagnosi e terapia: l’identificazione della malattia e delle sue cause; il giudizio sul metodo
di cura, e la prescrizione del rimedio.
-La Prima Nobile Verità riguarda “il dolore” (in sanscrito: duhkha) che designa le sofferenze
materiali come l’afflizione, la frustrazione e la pena, causate dalla nascita, dalla malattia, dalla
vecchiaia, e dalla morte: janma-mrtyu-jara-vyadhi duhkha-dosanudarsanam . A differenza del
materialista che si sforza, nella sua lotta per l’esistenza, di ottenere ciò che è buono e di allontanare
ciò che è cattivo, lo spiritualista, guidato da un Maestro spirituale autentico, viene educato ad essere
più profondo nelle sue considerazioni prendendo coscienza di ogni aspetto della vita.
Quest’integrale presa di coscienza è il primo passo verso l’illuminazione spirituale. Se oltre
all’aspetto piacevole della vita, non si diventa coscienti anche dell’aspetto spiacevole, si è proni a
caderne vittime, condizione che rende difficile perseguire principi elevati. Piacere e sofferenza sono
due campane vicine, il suono dell’una fa tremare l’altra; e come due facce della stessa medaglia,
entrambe alla fine provocano dolore. Le scritture affermano che il piacere derivato dal contatto dei
sensi con i loro oggetti è duhkha yonaya, in se stesso fonte di sofferenza, perché la felicità di questo
mondo è temporanea, e un giorno finirà. In accordo alla “legge dell’utilità decrescente”, i sensi
possiedono un punto di saturazione superato il quale, le sensazioni di piacere si tramutano in
sensazioni di dolore; per conseguenza la stessa cosa che procurava piacere, viene percepita come
fonte di dolore. Ciò significa che anche riuscendo a raggiungere lo scopo del godimento, il risultato
finale sarà in ogni caso il dolore. La sofferenza in questo mondo materiale è inevitabile, è una
visione realistica. La saggezza del tutto consiste nello sviluppare simultaneamente conoscenza
dell’ignoranza e della trascendenza, in modo da potersi elevare gradualmente dalla mondanità,
situandosi in una vita di verità e virtù. La riflessione fondamentale per un Monaco è finalizzata a
renderlo cosciente dell’inevitabilità della nascita, della vecchiaia, della malattia e della morte e del
fatti che questi fenomeni naturali, affliggono la vita degl’esseri viventi. Questa conoscenza agisce
da catalizzatore per mobilitare gli interessi che dal materialismo portano alla spiritualità. Siddhartha
Gautama, Buddha, era un nobile principe, e nella sua giovinezza era stato protetto dalle miserie
della vita, al punto che nemmeno era informato della loro esistenza. Ma un giorno, viaggiando fuori
dal palazzo, vide con i suoi occhi un moribondo, un parto, un malato e un vecchio, e chiese al suo
cocchiere se queste sofferenze fossero una cosa comune. Il servitore gli rispose che queste calamità,
in un modo o in un altro, affliggono obbligatoriamente l’uomo, durante il suo soggiorno terreno. In
quel momento il Signore Buddha decise di trovare la soluzione definitiva alla sofferenza degli esseri
viventi. Gli antichi Testi Vedici descrivono tre sofferenze: 1)quella causata dal corpo e dalla forme
mente (adhyatmika-klesa), 2)-quella provocata dagli altri esseri viventi (adhibhautika-klesa), 3)-
quella inflitta dalle avversità naturali (adhidaivika-klesa).La sofferenza è generata dall’ignoranza
(avidyà) che ha inizio con l’identificazione del sè col corpo psicofisico. Quando l’anima, che è di
natura spirituale, s’identifica erroneamente con l’aggregato degli elementi materiali, che compone il
corpo in cui risiede, allora inizia a condurre una vita d’illusioni, che è il seme di tutte le sofferenze
conseguenti. La gente ignora la propria identità ontologica e questa mancanza di conoscenza
spirituale è la causa della sofferenza (duhkha) che la tormenta. Il Signore Buddha offrì quindi la
cura che consiste nel seguire il “metodo” (Dharma) per riscoprire la propria identità originale,
condizione essenziale per trascendere la sofferenza di questo mondo materiale.
-La Seconda Nobile Verità si riferisce alla causa della frustrazione, detta trishna, cioè, la sete di
piacere, basata sull’ignoranza e l’incoscienza, avidya. L’essere vivente, identificato con la materia,
cerca di dare risposta alla sua esigenza di piacere spirituale, sperimentando il gusto per gli oggetti
materiali che, essendo di natura differente dalla sua, non potranno mai fornirgli la vera felicità che
cerca. Quest’avidità mette in moto la dinamica della sofferenza materiale: “Contemplando gli
oggetti dei sensi, l’uomo sviluppa attaccamento per essi; dall’attaccamento si sviluppa la cupidigia
ossia il desiderio egoistico, e poiché i piaceri materiali sono temporanei, il loro termine fa sorgere
nell’uomo frustrazione e collera. La collera offusca il pensiero e conduce all’illusione e alla
confusione della memoria. Quando la memoria è confusa l’intelligenza è perduta e in questo stato di
confusione non è possibile perseguire una vita felice”. E’ naturale preoccuparsi delle necessità del
corpo, ma la preoccupazione della maggior parte delle persone va ben oltre le necessità del corpo,
ed esse si assorbono in un’eccessiva gratificazione dei sensi. Il piacere dei sensi non è negato, ma
consentito nella giusta misura; come il sale nelle pietanze. Così è necessario trovare una “Via di
mezzo”, un equilibrio.
-La Terza Nobile Verità riguarda la cessazione della sofferenza. Se ogni sofferenza proviene da
desiderio materiale, la cessazione della sofferenza dipende dall’estinzione del desiderio. Desiderare
è naturale, ma qui il Signore Buddha intende un desiderio morboso, lussurioso, superfluo. Si
devono acquietare le passioni superflue e coltivare il desiderio spirituale, la passione per la Verità.
Non si realizzerà mai l’illuminazione se non la si desidera ardentemente. Questa è la sublimazione
del desiderio, il metodo che conduce al brahma-bhùta, ossia lo stadio in cui il Monaco sviluppa
indistintamente una visione equanime verso tutti gli esseri viventi, e si libera da tutte le sofferenze
materiali. Nel Buddhismo questo stadio si realizza seguendo un percorso individuale.
- La Quarta Nobile Verità della Via del Buddhismo, per mettere fine alla frustrazione materiale,
propone la dottrina dell’ “Ottuplice Sentiero del Dharma” che consiste nell’agire sotto l’influenza
della virtù (“giusto mezzo”).
Dal punto di vista dottrinale la “prima tipologia” riguarda la “saggezza” (panna):
1) Samma ditthi: Retta cognizione o retto intendimento: consiste nel riconoscere la natura
imperfetta ed effimera del mondo: janma-mrityu-jara-vyadhi-duhkha-dosanudarsanam “la
percezione che nascita, malattia, vecchiaia e morte sono mali da combattere” (Bhagavad-Gita 13.9)
cioè il riconoscimento delle “Quattro Nobili Verità” attraverso la loro corretta conoscenza e la
conseguente loro corretta visione.
2) Samma sankappa: Retta risoluzione, cioè il corretto impegno, sostenuto dalla corretta intenzione
nel padroneggiare trsna (l’attaccamento al desiderio, alla brama ed all’avidità, ossia al desiderio di
affermare il proprio sé) in modo da vivere nella verità e nella non-violenza verso tutte le creature,
(ciò include il vegetarianismo) e mantenere la “corretta aspirazione” che consegue alla “corretta
motivazione”, al fine di non lasciarsi condizionare dalla “sete di esistere”, causa del samsara (il
ciclo di nascite e morti ripetute).
La “seconda tipologia” riguarda la “moralità” (sila).
3)Samma vaca: Retta Parola, la veridicità, ossia rinunciare alle menzogne e ai discorso inutili.
Consiste nell`assumersi la responsabilità delle proprie parole, ponendo attenzione alla loro scelta e
ponderandole in modo che non producano effetti nocivi agli altri e di conseguenza a noi stessi.
Retta parola significa anche che il nostro agire deve aderire al nostro parlare e corrispondere ad
esso.
4)Samma kammanta: Retta Azione, la non-violenza, la veridicità, il celibato, l’astensione
dall’ebbrezza e dal furto, cioè l’azione non motivata dalla ricerca di vantaggi egoistici, svolta senza
attaccamento verso i suoi frutti. È anche l’azione che si conforma correttamente alla situazione, nel
senso in cui non c’è più distinzione fra l’azione personale e l’azione del Supremo in relazione
all’evento in cui l’agire individuale e personale si determina. In questo caso il corretto agire
individuale si armonizza con l`intenzione del Supremo Maestro del karma e non produce piùalcuna
reazione sull`autore, tanto che dal punto di vista karmico corrisponde all`inazione. Per questo
motivo la “retta azione” è anche considerata un “agire senza agire”.
5)Samma ajiva: Retta condotta di vita, ossia l`onestà. Consiste nel vivere senza interferire
nell’armonia sociale, nel vivere in modo equilibrato evitando gli eccessi, procurandosi un
sostentamento adeguato con mezzi che non arrechino danno o sofferenza agli altri. Questo comporta
anche la corretta padronanza delle proprie intenzioni, in modo che esse siano sempre orientate e
dirette lungo la linea mediana di condotta di vita (majjhama patipada) attraverso una corretta azione
(samma kammanta).
La “terza tipologia” riguarda la specificità della “meditazione Buddhista” (samadhi).
6) Samma vayama: Retto sforzo, il rimanere entusiasti e positivi nei confronti del progresso
spirituale; cioè lasciare andare gli stati non salutari e coltivare quelli salutari. Significa anche
confidare nella validità della propria pratica spirituale perseverando con un corretto ed equilibrato
impegno nello sforzo, motivato dalla fede (saddha) che proviene dai risultati ottenuti
nell’avanzamento lungo il percorso della realizzazione spirituale e nello sviluppo della capacità di
esercitare una corretta azione (samma kammanta) nella propria pratica Buddhista.
7) Samma sati: Retta consapevolezza (rimanere liberi dagli affetti mondani, ricordando la natura
transitoria delle cose) : cioè la capacità di mantenere la mente priva di confusione, non influenzata
dalla brama e dall’attaccamento (trsna)
8) Samma samadhi: Retta pratica della meditazione: cioè raggiungere la pace interiore e
l’indifferenza al mondo che conducono al nirvana. La capacità di mantenere il corretto
atteggiamento interiore che porta alla corretta padronanza di sé stessi durante la pratica della
meditazione (dhyana). Il termine sanscrito “samadhi”, è usato quì con lo stesso significato di
raggiungimento del livello più elevato di “unione”, riunificazione, identificazione del sé individuale
con la realtà esistente.
Vi sono quattro dhyana (o jhana in lingua pali):
-Il primo dhyana è una condizione di soddisfazione dovuta alla riflessione e all’investigazione.
-Il secondo stadio è la tranquillità senza riflessione nell’investigazione.
-Il terzo porta all’assenza di ogni condizionamento proveniente dal trsna che sta alla base della
sofferenza, premessa questa indispensabile al conseguimento del successivo stadio.
-Il quarto consiste nel nirvana, cioè nel superamento della sofferenza esistenziale attraverso il
“pensiero-senza-pensiero” e l’“agire-senza-agire” conseguenti alla realizzazione del perfetto
“risveglio”, la cosiddetta “Buddhità”, vale a dire la “qualità di Buddha” presente in ogni essere
umano, talvolta anche definita con il termine “vacuità”.
L’Ottuplice Sentiero è la più nobile delle mete. I primi due atteggiamenti hanno a che fare col
pensiero, i quattro successivi con l’azione e i due finali con la contemplazione. Fare ogni cosa nel
modo giusto significa farla per Dio. Comportarsi in modo retto significa comportarsi nella maniera
che soddisfa il nostro creatore. Pochi sono capaci di agire appropriatamente, ma se con la pratica si
raggiunge questo scopo, sarà un bene per se stessi e per il mondo intero.
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阿 彌陀佛

L’Ottuplice Sentiero
L’Ottuplice Sentiero è la più nobile delle mete e consiste nell’agire sotto l’influenza della virtù
(“giusto mezzo”).
I primi due atteggiamenti
Samma ditthi: Retta cognizione o retto intendimento e
Samma sankappa: Retta risoluzione
hanno a che fare col pensiero,
i quattro successivi
Samma vaca: Retta Parola,
Samma kammanta: Retta Azione,
Samma ajiva: Retta condotta di vita ,
Samma vayama: Retto sforzo
con l’azione e
i due finali
Samma sati: Retta consapevolezza
Samma samadhi: Retta pratica della meditazione
con la contemplazione.
Fare ogni cosa nel modo giusto significa farla per il Signore Buddha. Comportarsi in modo retto
significa comportarsi nella maniera che soddisfa il Creatore. Pochi sono capaci di agire
appropriatamente, ma se con la pratica si raggiunge questo scopo, sarà un bene per se stessi e per il
mondo intero.

I “3 Rifugi”
I Monaci Buddhisti recitano, al momento dell’iniziazione, i tre rifugi della vita spirituale:
“Prendo rifugio in Buddha che mi indica la via di questa vita.
Prendo rifugio nel Dharma, la via della comprensione e dell’amore.
Prendo rifugio nel Sanga, la comunità che vive in armonia e consapevolezza.”
Buddha
Tra tutte le forme di vita, quella umana è la più preziosa, tuttavia il corpo è temporaneo, e se non ci
s’impegna con attenzione nella realizzazione spirituale, si ritornerà di nuovo nell’infinito ciclo di
nascite e morti. Per avere successo , in qualsiasi campo, occorre l’aiuto di un insegnante. Come si
può pensare di ottenere la perfezione nel più elevato di tutti i soggetti, la scienza spirituale, senza
l’aiuto di un Maestro? La guida di una persona illuminata educa alla discriminazione tra ciò che è
reale e ciò che è illusorio, aiutando l’individuo a liberarsi dai condizionamenti. Il Maestro spirituale
è un vero capitano, capace di aiutare l’anima che annega nell’’oceano dell’ignoranza materiale. Il
Signore Buddha è il Maestro fondatore (pratisthacarya) di tutto l’Ordine Buddhista, colui che ha
stabilito il sistema (Dharma) per orientare nuovamente il percorso esistenziale e raggiungere la
liberazione. Buddha come manifestazione del Signore Supremo, rappresenta il Maestro spirituale
originale e chiunque segua le Sue istruzioni, ricevendole da un Suo rappresentante autentico, si dice
che abbia preso rifugio in Lui.
Il Dharma
Si definisce Dharma, il supremo ordine cosmico, l’eterno processo che pone in armonia la
dimensione umana e quella divina. Il Dharma è quindi il sentiero dell’armonia cosmica, l’arte di
agire in accordo alle leggi che regolano e sostengono l’universo. Lasciarsi condizionare dalle
influenze più basse, e agire in antagonismo alle leggi universali, non promuove l’armonia cosmica,
ma inevitabilmente conduce alla conflittualità e alla degradazione, anche individui
fondamentalmente sensibili. L’azione disarmonica, è la radice d’ogni male, poiché aumenta
l’identificazione con il corpo psicofisico, costringendo il sé spirituale ad assumere le caratteristiche
della materia inerte; mentre le attività santificate del Dharma, conducono alla simbiosi col creato,
districano dall’incatenamento karmico , facilitano lo sviluppo spirituale, e rendono equilibrati e
pieni di vitalità. Questo sentiero (Dharma), che conduce allo sviluppo di un superiore livello di
coscienza, richiede tre prerequisiti:
la fede nel metodo e nello scopo da raggiungere;
la disponibilità a praticare ascesi;
il desiderio intenso per l’immortalità.
L’armonia con la natura materiale, suggerita dal taoismo, è possibile solo ripristinando l’armonia
con la natura spirituale. La natura materiale è come un fiume impetuoso, che a causa dell’influenza
del tempo, trascina tutti gli esseri in una decadenza progressiva. Tuttavia ristabilendo l’armonia con
la natura spirituale, automaticamente si ripristina anche il giusto rapporto con la natura materiale,
che ne è controllata. Allora la natura agirà come una madre, fornendo con le sue opulenze, tutto ciò
che è necessario per vivere felicemente e raggiungere la liberazione.
Il Sanga
L’uomo è un animale sociale, perciò ha la tendenza a ricercare la compagnia dei propri simili, per
intrattenere relazioni basate sullo scambio d’emozioni e realizzazioni; e in accordo all’associazione
che sceglie, l’uomo sviluppa una particolare tendenza di carattere. Una compagnia negativa degrada
il carattere di chi la condivide, mentre se è positiva, sviluppa buone qualità in chi si associa; proprio
come un diamante riflette il colore dei fiori che gli stanno attorno. È consigliato quindi, a chi
desidera avanzare spiritualmente, di scegliere con attenzione la compagnia da frequentare, per
evitare di ricevere spiacevoli sorprese. Sia da un punto di vista materiale che spirituale,
l’associazione è uno scambio d’emozioni che si sviluppa dal reciproco apprezzamento e dalla mutua
comprensione. È necessario però uno sforzo da entrambe le parti, perché la relazione si sviluppi.
Quando si vive secondo una concezione corporea dell’esistenza, ogni relazione è motivata da due
fattori stimolanti: le relazioni fisiche e il denaro. Nella vita spirituale, invece, le relazioni hanno un
solo fondamento: l’amore per Dio. L’amore è la forza che unisce gli esseri viventi, mentre l’invidia,
è l’incapacità di incanalare appropriatamente quest’energia verso gli altri.
L’invidia è in grado di generare l’odio, una forza che agisce in modo antitetico, separando gli esseri
viventi. L’amore è una qualità in origine destinata ad unire l’anima all’Assoluto, ma allo stadio
condizionato, esso viene riposto negli oggetti e nelle persone sbagliate. Per questo la parola
“amore”, è sempre stata oggetto di fraintendimenti e confusione, dato che nel gergo comune viene
usata per indicare un sentimento materiale esclusivista. In realtà il significato della parola “amore”
può essere riferito soltanto alla relazione col Supremo, come chiaramente dimostrano le scritture:
“Quando si pensa al Signore Supremo come l’unico oggetto del nostro affetto, tale sentimento è
chiamato amore”.
L’amore per Dio è l’“amore universale”, l’unico amore “esclusivo” che non esclude nessuno; infatti
ogni essere è Sua parte integrante, quindi amando Lui, simultaneamente si amano anche tutte le Sue
creature. Il Monaco deve pensare in questo modo: “Ogni essere vivente è parte di Dio, quindi gli è
caro; se desidero compiacere il Signore, non posso odiare alcuna parte di Lui, devo imparare ad
amarla proprio come Lui la ama.”
Nel Tempio, l’amore si esprime in tre modi:
come affetto verso gli inferiori,
come amicizia verso i pari e
come rispetto verso i superiori.
Questo modo di associarsi per propositi spirituali, è definito sanga. E’ dovere di ogni Monaco di
sviluppare queste tre componenti dell’associazione, altrimenti la sua mente si dirigerà altrove,
spingendolo ad abbandonare il Tempio. Per incanalare l’amore verso gli altri, il Signore Buddha ci
ha insegnato la misericordia: agire a beneficio del prossimo senza aspettarsi niente in cambio. I
Monaci sono tenuti ad aiutarsi reciprocamente, a mantenere un elevato standard di moralità e di
virtù, seguendo insieme le regole dell’Ordine con l’obiettivo di avanzare nella vita spirituale. In un
Tempio, le regole sono necessarie, altrimenti la vita diventa un inferno; perché come afferma un
proverbio cinese: “Senza regole anche la più grande virtù scivola nel vizio”. Buddha rifiutò di
discutere argomenti metafisici come la creazione del mondo, o l’esistenza nel nirvana. Egli si limitò
a insegnare un sistema composto di otto tappe per evitare ulteriori rinascite.
A causa della mancanza d’interesse da parte del Signore Buddha nel discutere alcuni temi
metafisici, sorsero molte interpretazioni della sua filosofia, specialmente dopo la sua scomparsa. Le
due divisioni principali del Buddhismo che si svilupparono sono chiamate: Hinayana o “Piccolo
veicolo”, e Mahayana o “Grande veicolo”.
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阿 彌陀佛
Il Bodhisattva
Una delle più antiche dottrine del sistema Mahayana è la concezione del
Bodhisattva, l’ideale persona che si prodiga per l’illuminazione di tutti gli
esseri viventi.
Nel canone pali i discepoli del Signore Buddha che conquistano il nirvana sono
denominati arhat o “santi” (羅漢 luóhàn in cinese) ma nei testi Mahayana
l’ideale dell’arhat è considerato quasi egoistico, e si addice soltanto al
seguace della dottrina, che progredisce solo fino a una comprensione teorica. Il
Bodhisattva è una persona che si rende conto della profonda contraddizione
insita in un nirvana raggiunto egoisticamente. Dal punto di vista popolare, il
Bodhisattva divenne oggetto di devozione (bhakti), un redentore del mondo che fa
voto di non entrare nel nirvana finale, finché tutti gli altri esseri senzienti
non vi entrino con lui. Per amor loro egli acconsente a rinascere ripetutamente
nella ruota del samsara finché, nel corso di innumerevoli ere, anche l’erba e
la polvere non conseguano la liberazione. Un celebre maha-kavya (“grande
proverbio”) della tradizione Buddhista dichiara: “Non esiste una minima
porzione della terra dove il Buddha non abbia sacrificato la propria vita per il
bene delle creature”. La personificazione di questa compassione è
Avalokitesvara, rappresentato in una molteplicità di forme, la cui
rappresentazione sonora (mantra), è: om mani padme hum. La vibrazione di questo
mantra evoca sentimenti di compassione, nella coscienza della persona che lo
recita regolarmente sul rosario.
Reincarnazione(samsara)
I primi Buddhisti insegnavano che l’essere vivente può nascere in uno dei
cinque livelli dell’esistenza:
1) gli abitanti dell’inferno,
2) le creature animali,
3) i fantasmi,
4) gli esseri umani e
5) gli esseri celesti.
Come nell’induismo ortodosso, desiderio e karma determinano la selezione, e il
processo continua a ripetersi finché l’essere o “si dissolve”, oppure
raggiunge la Buddhità ed entra nel sunyata, “il grande vuoto”. Solo pochi
aspiranti molto determinati raggiungono tale perfezione. Per la maggior parte di
loro le discipline sono troppo severe e i piaceri del mondo troppo seducenti,
con il risultato che la maggior parte degli esseri viventi cade nelle specie
animali. Quindi, dicono i Buddhisti, le altre specie sono più popolate del
genere umano. L’idea della rinascita nel Buddhismo Mahayana è simbolizzata dal
suo emblematico Bhava-Cakra, “la Ruota della Legge”, raffigurata da un
magnifico affresco nel Monastero Tashi’ding del Sikkim.
La ruota è divisa in sei sezioni che rappresentano i sei stati dell’esistenza.
La parte superiore della ruota è divisa in tre:
1) la prima per i loka, residenza celeste degli dei;
2) la seconda per i deva, o esseri celesti;
3) la terza per il genere umano.
Le tre sezioni sottostanti rappresentano
4) lo stato d’esistenza degli animali,
5) la dimora dei fantasmi, e
6) naraka, ossia l’esistenza infernale.
Il Buddhismo Mahayana ritiene che, dopo la morte, l’essere vivente trasmigri,
sulla base delle sue azioni buone o cattive, in uno di questi sei stati
d’esistenza. Se è virtuosa, l’anima potrà entrare nel regno degli dei, dove
godrà di piaceri paradisiaci fino all’esaurimento del suo buon karma; l’anima
empia andrà invece nel naraka, dove rimarrà per un periodo di tempo
proporzionale ai suoi misfatti. Chi ha vissuto una vita di virtù e peccato
equivalenti, rinascerà subito come essere umano.
Il Buddhismo settentrionale insegna che solo dalla forma umana si può
raggiungere l’illuminazione finale. Il nirvana, lo stato supremo
dell’esistenza per il pensiero Buddhista, non è rappresentato da alcuna forma
all’interno della ruota, ma da due figure esterne; le personalità che
possiedono le qualità del vero nirvana non trovano posto nella ruota della
trasmigrazione: la trascendono. Tuttavia, in tutte e sei le sezioni della ruota
si nota una piccola raffigurazione del Buddha; essa rappresenta la sua
manifestazione del Bodhisattva della compassione, che nasce nel mondo della
materia per illuminare gli altri, in qualsiasi sfera della vita, e per guidarli
alla perfezione. È importante notare che l’intera ruota con le sue sei
divisioni rappresenta l’illusione della vita nel corpo. L’unica realtà
assoluta è la Buddhità, che trascende il mondo ordinario a tre dimensioni.
Poiché l’asse stesso della ruota dell’illusione, tuttavia, è costituito da tre
creature che rappresentano la stupidità, la collera e la lussuria, tutte le
specie di vita sono destinate a non possedere la vera Buddhità. Finché le tre
creature non saranno sconfitte, l’essere vivente rimarrà vittima dell’ego e
dell’identificazione col corpo, e sarà costretto a trasmigrare nei sei stati
dell’esistenza illusoria. Intorno al bordo del Bhava-Cakra ci sono dodici
compartimenti secondari, chiamati nidana, corrispondenti ai dodici stati
d’esistenza che intercorrono tra la nascita e la rinascita. I dodici nidana
sono posizionati intorno al Cakra come le ore sul quadrante dell’orologio. È un
ciclo, come la ruota stessa della nascita e della morte. Tuttavia, i cerchi
concentrici portano l’individuo sempre più vicino al centro, al nirvana, alla
Buddhità, ed egli così, con ogni nuova nascita, impara e si evolve. Il
Buddhismo, quindi, è una filosofia di vita positiva, che insegna la rinascita e
il fluire in costante progresso dell’esistenza; da essa alla fine l’individuo
si libera per nuotare nel nettare immortale della realtà.
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阿 彌陀佛

Il vuoto (sunyata)
La dottrina del vuoto (sunyata) è il tema di un’opera letteraria chiamata
Prajna-paramita, o “Sapienza per passare all’altra sponda”, un’opera
strettamente associata alla dottrina di Nagarjuna (circa 200 d.C.). Questa è la
“dottrina del vuoto assoluto” Sunyavada (da sunya o sunyata = vuoto) di
Nagarjuna, nota come il Madhyamika, la “ Via di mezzo, “ che dimostra la
vanità delle cose di questo mondo conosciuta come nichilismo o “Relativismo
assoluto”. E’ difficile capire come un punto di vista cosi totalmente negativo
possa avere una conseguenza costruttiva. Nagarjuna non era così sciocco da
negare effettivamente la realtà spirituale, ma rispondeva alle necessità
psicologiche della sua epoca. La dialettica con la quale egli demolisce ogni
concezione della realtà materiale, è solo uno stratagemma per rompere il circolo
vizioso dell’attaccamento e il fine supremo della sua filosofia non è
l’abietta disperazione del nichilismo ma la naturale e spontanea beatitudine
(brahmananda) della liberazione. Il Sunyavada con la filosofia della negazione
totale, cercava di promuovere il processo della visione interiore. Così,
l’opera di Nagarjuna fu una confutazione sistematica d’ogni dottrina
filosofica del suo tempo. È bene perciò ripetere che le negazioni si applicano
non alla realtà stessa, ma alla nostra falsa idea della realtà.
Il contenuto positivo e creativo del Sunyavada non si trova nella filosofia
stessa, ma nella nuova visione da essa evocata, e Nagariuna non rovina questa
visione cercando di descriverla. Sunyata, come nirvana, è un concetto elusivo,
anche se i filosofi Buddhisti successivi si sono sforzati di darne una
definizione. Si diceva che al momento della morte una persona perfettamente
illuminata raggiungesse il parinirvana, la realizzazione ultima, descritta come
una forma di “assenza di morte”.
Questo supremo livello di perfezione Buddhista non si poteva descrivere
adeguatamente perché trascende tempo, spazio, nascita, morte, e tutti gli
aspetti convenzionali dell’esistenza mondana. La maggior parte dei testi
Buddhisti descrivono il parinirvana semplicemente come uno stato al di là di
qualsiasi livello noto di percezione sensoriale, lo stadio in cui si dice che
l’individuo ha raggiunto il sunyata. Il Mahayana ha, comunque, un altro termine
per definire la realtà, che è forse anche più indicativo di sunya, il vuoto. È
la parola “qui e ora”, Tathata (dal sanscrito tat “quello”), si rivolge
all’esperienza concreta distinguendola dall’astratto concettuale. Un Buddha è
un Tathagata, o “colui che ha camminato cosi”, perché s’è risvegliato a
questo mondo originale, esperienza che nessuna parola può comunicare. Poiché
tathata è il vero stato del Signore Buddha e di tutti gli esseri in genere, si
riferisce anche alla loro natura ontologica, la “natura di Buddha”.
Una delle dottrine basilari del Mahayana afferma che tutti gli esseri sono
dotati della “natura di Buddha” (prajna) e quindi hanno la possibilità di
diventare dei Buddha (degli illuminati), uguali a lui in qualità ma differenti
in quantità. Simultaneamente uno e differenti da Buddha. Il termine “Buddha”,
è usato per indicare la realtà spirituale stessa e non soltanto l’uomo
risvegliato. Nel Mahayana perciò Buddha è considerato la personificazione della
realtà spirituale, incarnazione dello Spirito Supremo, ed è oggetto di
adorazione.
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阿 彌陀佛 Terra pura”(sukhavati)
Il Buddhismo della devozione o Chán praticato a Shaolin o scuola della
Sukhavati, “della Terra Pura”, ritiene che tutti gli sforzi per diventare
Buddha siano manifestazioni del falso orgoglio. Occorre solo ripetere la formula
namo-amitabha (letteralmente, “ Il Nome di Amithaba”, 阿彌陀佛 Ē-mí-tuó-Fó, o
“Salve, Amithaba”) perché il santo nome del Signore possiede tutte le potenze
del Signore stesso. Il fatto è che il Nome del Signore è assoluto perciò non
esiste differenza tra Lui stesso e il Suo Santo Nome. Recitare o cantare il
Santo nome evoca la presenza del Signore nella propria vita spiritualizzandola.
Il Signore è onnipotente e altrettanto lo è il Suo Santo Nome, perciò la
recitazione costante del Santo Nome è sufficiente a mettere fine al samsara, il
ciclo di nascite e morti ripetute e a tornare nella Terra Pura, dove regna
Amithaba. La rinascita nella Terra Pura virtualmente equivale a divenire Buddha
cioè a riassumere la nostra posizione costituzionale. La ripetizione del Nome si
ritiene efficace perché, Amitabha promise la rinascita nella Terra Pura a tutti
gli esseri che avessero invocato il suo nome. Anche Nagarjuna ebbe in simpatia
questa dottrina, poiché essa sa spiegare in un modo più popolare e più grafico
che la propria vera natura è già la natura di Buddha. Il Buddhismo della Terra
Pura è lo sviluppo della dottrina del Bodhisattva, secondo cui il compito
dell’uomo liberato è liberare tutti gli altri esseri per mezzo di upaya ,ossia
gli abili espedienti.
阿 彌陀佛
Il Santo Nome (nama)
La vita spirituale inizia con l’ascolto. Chi ascolta le vibrazioni sonore
trascendentali può rapidamente liberare il cuore da tutte le impurità. In questo
modo l’anima riesce a capire la trascendenza e ad impegnarsi nel servizio
spirituale. La vibrazione sonora spirituale chou, (in sanscrito mantra da mana:
mente, e traya: liberazione), ossia il nome di Dio, ha l’effetto di liberare la
struttura psichica, dal livello dell’elucubrazione. Il Signore è assoluto, e
altrettanto lo sono il suo nome, la sua forma, le sue qualità e tutto ciò che
gli appartiene. In questo mondo illusorio, che noi chiamiamo mondo relativo,
tutto è dissociato. Se abbiamo sete non basterà pronunciare ripetutamente la
parola acqua per dissetarci. Possiamo soddisfare la nostra sete soltanto con la
vera sostanza, l’acqua. Questo perché non essendo assoluti, il nome dell’acqua
e la sostanza in se stessa sono differenti. Ma per quanto riguarda la Verità
Assoluta, il Signore Supremo, la Sua Persona e il Suo nome sono tutt’uno, sono
cioè perfetti e assoluti. Dio è completo in se stesso e altrettanto lo sono il
Suo nome e la Sua forma. Noi non pensiamo a Buddha e al Suo nome come a due cose
distinte. Se Buddha e il Suo nome fossero differenti l’uno dall’altro, le
parole “Verità Assoluta”, a Lui applicate, non avrebbero alcun senso.I Testi
Sacri descrivono con molta efficacia l’importanza dell’ascolto:“L’esistenza
condizionata nell’universo materiale può essere paragonata allo stato di un
uomo che giace privo di sensi per il morso di una serpe: entrambe queste forme
di incoscienza posson esser dissolte dalle vibrazioni di un mantra” Esistenza
materiale significa soffrire del morso della serpe dell’illusione ed essere
quasi come morti, poiché si è completamente privi della coscienza spirituale. Ma
chi sembra già morto, a causa del morso di una serpe, può esser riportato in
vita col canto di un particolare chou. Coloro che conoscono l’arte di usare
questi chou possono compiere tali prodigi. Nello stesso modo, l’ascolto del
Santo Nome del Signore risveglia la coscienza spirituale in colui che è piombato
in uno stato d’incoscienza mortale a causa dell’esistenza materiale. Il
permanere di concezioni errate, dipende dal risultato di azioni peccaminose
compiute nel passato, perciò è necessario pulire il cuore da questi peccati in
modo da potersi dedicare alla vita spirituale senza ostacoli. Il Santo Nome è
così pieno di buon augurio, che chiunque lo canti o reciti, si libera subito
dalle conseguenze d’attività peccaminose compiute durante innumerevoli vite. I
Sutra affermano:“Chi canta o recita anche una sola volta il santo nome del
Signore si libera dalle conseguenze di un numero di peccati più grande di quello
che non avrebbe mai potuto commette” .Numerosi sono gli inni alla gloria delle
attività del Signore e chiunque ascolti o reciti questi inni può sfuggire
facilmente alla contaminazione della materia. Non dovrebbe dunque esserci alcun
ostacolo all’ascolto di questi canti spirituali; i Monaci raccolgono ancora
oggi i benefici di questi canti, che esistono da numerosi milioni di anni.
Perché un giovane studente non dovrebbe fare altrettanto e ottenere di essere
per sempre liberato? La recitazione di un inno o chou può essere individuale,
lenta e a bassa voce per il proprio ascolto, oppure cantato a voce alta per un
beneficio collettivo. Buddha c’insegna quanto sia importante ricordarsi sempre
di Lui. Il ricordo del Signore si ravviva cantando il suo santo nome. È
necessario imporre alla mente il pensiero di Dio, perché per natura la mente è
turbolenta e instabile. Il canto e l’ascolto della vibrazione sonora del nome
del Signore Supremo occupano la mente, l’orecchio e la lingua, e rappresentano
una meditazione facile da praticare, che ci aiuta a raggiungere il Signore
Supremo. Come il bruco diventa farfalla in una sola vita, meditando
costantemente sulla metamorfosi che desidera compiere, così l’uomo, meditando
costantemente sul Signore Supremo, è sicuro di ottenere alla fine i Suoi stessi
attributi spirituali. La meditazione del canto del chou, permette al Monaco di
fissare sempre la mentre sull’oggetto della sua adorazione, sul Signore
Buddha . Questa pratica costante purifica il Monaco e gli permette di accedere
al regno di Dio al termine della vita. Il Monaco che s’impegna sempre nel Suo
servizio è già liberato. Senza aver praticato la vita spirituale in una delle
sue forme, non ci si può aspettare, al momento della morte, di ricordare il
Signore Supremo e raggiungere il piano spirituale. È essenziale perciò
esercitarsi alla vita spirituale durante tutta l’esistenza con la pratica,
perché la mente dell’uomo che sta per morire è molto agitata. Senza alcun
dubbio all’istante della morte si deve fissare con devozione la mente su
Buddha. Ai Monaci esperti si raccomanda di elevare il soffio vitale tra le
sopracciglia e praticare la meditazione sui sei chakra. Ma anche il semplice
Monaco , che non si dedica a questa pratica, dovrebbe sempre fissare la mente su
Buddha, in modo che al momento della morte possa ricordarsi di Lui, per la Sua
grazia. Questa meditazione ininterrotta è la caratteristica del vero Monaco, per
il quale il Buddha diventa facilmente accessibile.
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阿 彌陀佛
Compassione (karuna)
Con la visione divina (prajna), il Saggio distingue la natura spirituale in ogni
essere vivente, vede il Suignore Bddha in tutti e tutti nel Signore Buddha
perciò manifesta la sua compassione (karuna) a tutti coloro che sono ancora
vittime dell’ignoranza, offrendo loro la visione spirituale, attraverso la
quale anche il mondo materiale non è più considerato illusorio ma è parte
dell’unica realtà quando viene impegnato al servizio del Signore Buddha. In
questo modo il Bodhisattva evoca nel prossimo la corretta visione del fatto che
ogni cosa è in relazione con Buddha, di come ,se posto al al Suo servizio, il
mondo materiale assume un carattere positivo e meraviglioso “qui e ora”
(kesava tuwa jagata vicitra). Questo è uno dei principi filosofici del Mahayana,
che il Chán ha espresso con vigore. Perciò è un’assurdità credere che
spiritualità significhi la negazione del mondo materiale, in quanto in un senso
spirituale più profondo tutto è spirituale .
Grazie a questa visione compassionevole (karuna) il Buddhismo Mahayana divenne
l’ispirazione principale dell’arte cinese nelle dinastie Sung e Yuan, un’arte
che pose l’accento sulle forme naturali. Solo superficialmente le cose sono
rese diverse dalle loro caratteristiche materiali specifiche, perché di fatto la
natura spirituale che le accomuna è unica in realtà.
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阿 彌陀佛
Dharmadhatu
La dottrina del Dharmadhatu afferma che la giusta armonia dell’universo si
realizza quando ogni “ cosa “ abbia la possibilità di essere liberamente e
spontaneamente se stessa, senza interferenze.
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阿 彌陀佛
Insegnamenti di Damo
Il termine pi-Kuan (pi lett.“muro” o “precipizio”) sta a indicare “la
posizione eretta”. Nei suoi commenti sul Chán, Tao-Hsuan, l’autore delle
“Biografie”, considera il “Tai-C’heng pi-kuan”, la contemplazione del muro,
la cosa più importante che Bodhidharma abbia introdotto in Cina e per questo fu
soprannominato “il brahmana del pi-kuan”, “il sacerdote della contemplazione
del muro”.

Nel Testo intitolato: “Giusta trasmissione della dottrina del Sakhya” il pi-
kuan è interpretato come lo stato di mente in cui “non penetra alcuna polvere
dall’esterno” (ceto darpana marjanam). In definitiva il significato della
contemplazione del muro è il totale assorbimento nella realizzazione interiore
priva di distrazioni materiali. Intendere il pi-kuan semplicemente come
“fissare un muro” sarebbe una vera assurdità. Nelle “Biografie” si legge
inoltre che ovunque si recasse, il Patriarca Damo insegnava la sua dottrina del
Chán, ma poiché la Cina di quell’epoca era troppo affascinata dagli aridi
sofismi, non apprezzò il messaggio di Bodhidharma sulla meditazione.
In sintesi, il messaggio di Bodhidharma insegna:
1) La trasmissione della saggezza spirituale non dipende dall’erudizione:
l’emancipazione culturale o la conoscenza speculativa, non sono sufficienti a
trasmettere la realizzazione spirituale, che dipende invece soltanto dalla
misericordia del Maestro autentico. Se il Maestro è soddisfatto dell’attitudine
di servizio e di sottomissione del discepolo, lo investirà del potere di
comprendere i principi eterni della spiritualità e della forza per aderirvi.
2) L’Indipendenza dell’esperienza spirituale dalle descrizioni verbali: Non è
possibile esprimere a parole la vera esperienza spirituale, come non è possibile
descrivere a un cieco il colore del latte. Possiamo presentare l’argomento, ma
la vera esperienza non può essere espressa con le parole, bisogna sperimentarla.
Tutte le scritture inducono gli studenti ad assorbirsi nella pratica spirituale,
perché la sola conoscenza teorica non è sufficiente ad elevare il livello di
coscienza. Non si può raggiungere la perfezione senza praticare il metodo. Se
abbiamo fame, per esempio, tutte le descrizioni eloquenti di un cibo o le
spiegazioni dei meccanismi digestivi, non saranno in grado di saziarci, ma
quando effettivamente mangiamo comprendiamo da soli di che cosa si tratta.
3) Il Dharma è riferito direttamente all’anima: il termine sanscrito Dharma
significa: “caratteristica intrinseca”, inseparabile ed essenziale
dell’anima, che consiste nell’amare e di conseguenza servire l’oggetto del
proprio amore. Questa qualità accompagna sempre l’essere vivente e costituisce
la base della sua esistenza, il suo Dharma, ossia la sua “religione” eterna
(sanatana-Dharma). Non si può privare l’anima della sua funzione eterna, così
come non si può togliere all’acqua la liquidità e al fuoco il calore. Il
sanatana-Dharma è, per definizione, la funzione eterna immutabile d’ogni anima
eterna in relazione col Signore eterno.
4) La visione della propria vera natura e conseguimento dello stato di Buddha:
il grande Maestro Chao-chou (778-897), scriveva: “La natura del Sé viene prima
dell’esistenza del mondo. E si conserva intatta dopo la distruzione del
mondo”. La vera natura dell’essere vivente è spirituale, non materiale e può
essere percepita da un’intelligenza pura. Quando si è purificata dalla
contaminazione materiale, l’anima manifesta la sua potenza spirituale, lo stato
illuminato (o stato di Buddha). E’ l’intervento della potenza interna e
trascendentale del Signore che permette all’essere vivente di prendere
coscienza della propria condizione eterna. Questa presa di coscienza è definita:
ceto-darpana-marjanam, o “purificazione dello specchio sporco della mente”, e
costituisce in se stessa la “liberazione” (vimukti o nirvana): bhava-maha-
davagni-nirvapanam, che è solo un gradino preliminare verso la perfezione
spirituale. Una volta raggiunto il nirvana, dove cessa ogni attività materiale,
l’essere comincia ad agire sul piano spirituale, nel suo stato di Buddha, al
servizio del Signore e conosce la vera vita (svarupena vyavasthitih), libera
dall’illusione.
Hui-neng (638-713), definito “il sesto patriarca”, una volta chiamò intorno a
sé i suoi discepoli perché aveva deciso di morire. Informati delle sue
intenzioni, essi piangevano e si lamentavano. “Per chi vi lamentate?” chiese
il Maestro. “Vi preoccupate per me perché credete che io non sappia dove sto
andando? Se non lo sapessi, non vi lascerei così. La vera ragione per cui
piangete e che voi non sapete dove sto andando. Se lo sapeste, non potreste
piangere, poiché la Vera natura non conosce nascita o morte, andare o
venire. . .”
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阿 彌陀佛 Regole Buddhiste Shaolin
REGOLE BUDDHISTE SHAOLIN
SENZA QUESTE REGOLE BUDDHISTE FONDAMENTALI NON C’È MONACO:
1) bu sha-sheng: NON UCCIDERE NESSUN ESSERE VIVENTE
2) bu tou-dao: NON RUBARE
3) bu xie-long: NON FARE SESSO ILLECITO
4) bu huang-yu: NON MENTIRE E NON INGANNARE
5) bu rou yin-jiu: NON MANGIAR CARNE NE BERE ALCOOL
ALTRE REGOLE GENERALI DI COMPORTAMENTO
Yao-zun-zhong shi-zhang, jie-jiao ao-zi-man: Rispettare il proprio Maestro, non
essere presuntuosi.
Yao chi-zhi yi-heng, jie-ban tu-er-fei: Perseverare nella pratica, non
abbandonare.
Yao-tuan-jie tong-ren, jie-men hu-zhi-jian: Unire tutti gli stili, non rifiutare
gli altri stili.
Yao-yi-li dai-ren, jie-shi qiang-ling-ruo: Accogliere gli altri, non maltrattare
i deboli.
Yao-qing-xin gua-yu, jie-tan qiu-chai-se: Purificarsi, non essere lussuriosi.
Yao-sui cong-shi fa, jie rao-luan she-hui: Seguire la legge, non disturbare la
società.
Yao-sui cong-shi-fa, jie-zuo shi-wen-nan: Aiutare la giustizia, non essere
indifferenti.
Yao-ze-xian chuan-yi, jie-shou shu-e-ren: Trasmettere le arti ai buoni e non ai
cattivi.
NOVE PRINCIPI GENERALI SHAOLIN,PER ORIENTARE LE ENERGIE VERSO IL MIGLIORAMENTO
DELLA QUALITÀ DELLA VITA:
1. Non coltivare mai pensieri malvagi.
2. Esercitati costantemente nel seguire il Cammino.
3. Non indulgere in occupazioni inutili.
4. Abbi dimestichezza con tutte le tecniche e le arti.
5. Studia i percorsi di molteplici attività e professioni.
6. Impara a non giudicare secondo il profitto la perdita.
7. Sviluppa la tua capacità di cogliere tutto al primo sguardo.
8. Non perdere mai la tua attenzione neppure di fronte alle cose più piccole.
9. Impegnati a riconoscere l’essenza anche di ciò che è invisibile.
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阿 彌陀佛
Sutra del Cuore
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“Come il bruco diventa farfalla in una sola vita,
meditando costantemente sulla metamorfosi che desidera compiere,
così l’uomo, meditando costantemente sul Supremo,
è sicuro di ottenere alla fine i Suoi stessi attributi spirituali.”
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“Il Signore Buddha abita dentro di noi, e noi siamo una parte di lui.
Lo possiamo sentire con la pratica della meditazione,
col raggiungimento della quiete interiore.
Il “vuoto” (di emotività materiale) ci occuperà
e ci rivelerà il “pieno” senso dell’essere.”
.

L’insegnamento del Prajñāpāramitā Sūtra è incentrato sulle sei perfezioni


(pāramitā) di Buddha, riassunte nell’ultima e più importante: la saggezza
(prajñā). La realizzazione della Perfezione della Saggezza (Prajñāpāramitā)
ossia la presa di coscienza dell’insostanzialità (śūnyatā o abhāva) dei
fenomeni materiali impermanenti (anitya) è in grado, secondo la dottrina del
buddhismo Chan di conferire la buddhità o illuminazione (bodhi). I monaci
Shaolin recitano il Prajñāpāramitā Hṛdaya Sūtra, “Il Sutra del Cuore della
perfezione di saggezza” durante le cerimonie e possono meditare su di esso
nella fase statica delle posture del Tong-zi-gong, per elevare il livello di
lavoro al piano spirituale. Il Sutra infatti, insegna a riflettere
sull’insostanzialità di tutti i fenomeni materiali, realizzata dal bodhisattva
della compassione Avalokiteśvara (Guanyin), nella Sua visione profonda, che
rivela la vacuità (śūnyatā) dei cinque elementi (skandha) in cui
tradizionalmente è articolata, secondo la filosofia buddhista, la realtà fisica
e psichica:
forma fisica (rūpa),
sensazione (vedanā),
percezione (saṁjñā),
discriminazione o prodotti psichici (samskārā),
coscienza mentale (vijñāna).
.Il Maestro
“Fin dalla più remota antichità, i giovani hanno subito il fascino dei monaci
dalle abilità sovrannaturali e da sempre li avvicinano per eguagliarli, ma solo
pochi fortunati trovano un maestro che mostri loro il cammino”.
Oggi, come un tempo, la cultura Shaolin viene trasmessa da una generazione
all’altra per via iniziatica, attraverso una successione ininterrotta di
Maestri spirituali altamente qualificati ed affidabili. Per allontanare chi non
merita di acquisire le temibili abilità dei monaci-guerrieri, i Maestri
sottopongono i potenziali discepoli ad una serie di prove umilianti, ideate per
scoraggiare chi non è sincero e risoluto. Ogni aspirante deve attendere diversi
anni, prima di essere ammesso nell’Ordine Shaolin. La prudenza dei monaci
Shaolin nell’insegnare la saggezza e le arti marziali, è dettata dalla
necessità di custodire un ricco patrimonio culturale, evitando che venga male
utilizzato da persone indegne, strumenti della violenza. Damo disse che: “Il
monaco deve possedere una solida personalità, il corpo agile e forte, una mente
incorruttibile e una volontà di ferro”, così al fine di incrementare queste
qualità, i candidati devono sostenere difficili prove psicofisiche e soltanto
pochi e provati discepoli, meriteranno di diventare i futuri detentori della
saggezza Shaolin. Il percorso di formazione, indispensabile per diventare un
monaco-guerriero, è detto “noviziato” e consiste in un periodo
d’apprendistato in cui lo studente assimila le nozioni culturali, spirituali,
filosofiche e marziali dell’Ordine. Il discepolo viene considerato saggio ed
erudito, quando ha ricevuto dai suoi Maestri una vasta educazione e agisce
rigidamente sulla base dei principi morali.
Il nostro processo d’acquisizione della conoscenza è molto semplice: la
riceviamo dalle autorità. Non si giunge all’illuminazione seguendo un metodo di
propria invenzione com’è di moda oggi. Inizialmente colui che pratica non
possiede la perfezione, ma dovrebbe assumere un modello che rappresenti il modo
di essere a cui ambire e rapportarsi il più possibile ad esso. La perfezione non
si può sviluppare in un clima di totale autonomia, come pretende il disastroso
mito moderno “l’uomo che si fa da sè”, ma vivendo in contatto con chi la
possiede già. Un detto Shaolin afferma: “Chi desidera conoscere il sentiero tra
le montagne, deve chiedere a coloro che l’hanno già percorso.” Si può dire che
siamo figli del modello che abbiamo assunto e che tutte le tendenze che
conducono alla perfezione o al fallimento dipendono dal fatto di avere acquisito
modelli dello stesso tipo. I Maestri Shaolin insegnano che: “Diventiamo ciò con
cui ci associamo”. Concentrandosi su ciò che funziona, la vita diventa sempre
più funzionale; mentre concentrandosi su ciò che non funziona, diventa sempre
più disfunzionale. Un vecchio proverbio cinese afferma: “Senza uno specchio
pulito una donna non può conoscere la situazione del suo viso; senza un vero
Maestro l’uomo non può discernere gli errori nelle sue azioni.” Superare i
propri limiti richiede dunque l’abbattimento di schemi mentali rigidi e
l’assunzione di un punto di vista in grado di esaminare il caso da una
prospettiva superiore. Si dice spesso: “Un cavallo può avere la forza di
correre per mille miglia, ma senza redini non sa dove andare” e Mencio diceva:
“Il piano divino per l’umanità è questo: coloro che sono stati informati per
primi, devono istruire coloro che vengono dopo.”
I libri e gli altri ausili didattici si mostreranno insufficienti senza la guida
di un Maestro vivente, perché per essere di esempio si deve imparare
dall’esempio. È detto che: “Una singola conversazione con un saggio è meglio
che dieci anni di studio dei libri”, dato che la trasmissione della conoscenza
avviene solo se ci sono i seguenti requisiti fondamentali: amore per la
conoscenza e amore per colui a cui viene impartita la conoscenza; amore per la
conoscenza e amore per colui che offre la conoscenza.
IL VERO MAESTRO SHAOLIN
“Chi non accetta un Maestro,
non può essere accettato come Maestro”
Il livello di Maestro è un risultato da conseguire, non un titolo da arrogarsi.
Non si deve aspirare a diventare un Maestro ma uno studente. Quando nelle
aspirazioni si scavalcano le fasi precedenti è presente il seme della tragedia.
Prima di essere un nonno si deve essere un padre, se qualcuno vuole diventare
subito un nonno, c’è qualcosa che non va. Se qualcuno vuole essere un Maestro,
questo è anti-tradizionale. Prima deve essere un discepolo. Prima di essere un
educatore uno deve essere educato.
Chi desidera lasciare Shaolin come Maestro, deve conseguire la perfezione dei
suoi Maestri, e affrontarli in una lotta simbolica.La tradizione parla del
concetto filosofico delle “Tre porte di Shaolin”, che consiste in una sorta di
cerimonia.
La “prima porta” serve a verificare se ciò che il candidato ha appreso
raggiunge il livello sufficiente per mantenere la fama di Shaolin.
La “seconda porta” serve ad esaminare l’equilibrio psicologico del candidato,
per rassicurare i Maestri che le tecniche marziali, da lui apprese, non verranno
mai usate in modo negativo.
La “terza porta” serve a controllare il grado di convinzione spirituale della
persona che dovrà affrontare il mondo esterno.
Il candidato deve poi affrontare in combattimento quindici monaci esperti nei
diversi stili Shaolin e superarli uno alla volta.
Solo chi riesce in questo duro esame, può lasciare il Tempio col titolo di
Maestro. Ovunque si rechi sarà l’ambasciatore di una filosofia di vita, il
depositario di una tradizione millenaria, il testimone vivente di un fenomeno
inconfutabile: “Lo spirito domina il corpo e da esso può esigere tutto”.
Nella cultura Shaolin, il termine shifu “Maestro”, significa anche Maestro
spirituale, colui che può guidare il suo discepolo in ogni fase della vita fino
alla liberazione. Essere esperti nel sapere tecnico non è sufficiente per essere
considerati Maestri Shaolin, perché esso è limitato alla sua sfera di competenza
e non ha una valenza assoluta. Per quanto raffinato possa sembrare, non sarà mai
in grado di dare una risposta definitiva ai veri problemi della vita: la
nascita, la malattia, la vecchiaia e la morte. La conoscenza spirituale invece,
è completa e infallibile; è perfetta perché trascende l’errore e il dubbio. Non
ci si deve dunque fare incantare solo dalle abilità marziali di un Maestro
Shaolin, ma bisogna verificare che si tratti di una persona realizzata, come
richiede la sua posizione di rappresentante di Damo. Il Patriarca intraprese un
lungo e pericoloso viaggio dall’India alla Cina con la missione di illuminare
le masse e inserì la pratica delle discipline marziali e terapeutiche soltanto
come ausilio alla vita spirituale e non certo per indurre i discepoli ad
abbandonarla. Non nominò successore il suo primo discepolo cinese Hui-Ke, perché
era diventato un grande atleta, ma perché aveva raggiunto l’illuminazione
spirituale. Se si possiedono cento dollari, automaticamente se ne possiedono
anche dieci, similmente chi possiede la più alta realizzazione, possiede tutte
le altre, pertanto, in accordo alla tradizione, la caratteristica principale e
assolutamente indispensabile, da ricercare in un Maestro Shaolin è la
realizzazione spirituale, non le specializzazioni tecniche. Ecco perché secondo
l’usanza del Tempio, nessuno è degno del titolo di “Maestro Shaolin”, un
rappresentante di Damo, se non è “Fedele a Buddha”. Il Signore è il Maestro
originale e nessuno può essere riconosciuto come un vero Maestro, se non
rappresenta il Maestro originale.
Il rapporto Maestro-discepolo, non è virtuale né rigidamente gerarchico. Il
Maestro corregge lo studente per il suo bene, per autentico affetto, non opera
per ottenere una ricompensa. La cura che offre è totalmente gratuita,
interamente volta allo sviluppo della personalità del discepolo, secondo le sue
tendenze naturali. Il Maestro desidera offrire al discepolo il benessere più
elevato, che consiste nel porlo al più alto livello coscienziale, vuole farlo
ascendere in modo che si liberi dai condizionamenti della sua struttura
psicofisica. Così il Maestro, più che un “tecnico”, è il più grande
benefattore, è un vero e proprio “educatore”, visto che non si limita a
insegnare al discepolo ad armonizzare il corpo e la mente, ma anche a
trascenderli per entrare nel mondo dello Spirito. Il falso Maestro invece,
assetato di potere e posseduto dal “complesso del sifu”, non opera per il bene
del discepolo, ma per il proprio vantaggio personale e domina i propri seguaci,
atteggiandosi alla stregua di un Dio. Questo fenomeno rappresenta il rovescio di
tutti gli ideali personali e collettivi sopracitati.
.
阿 彌陀佛
Il discepolo
.
“Cerca di conoscere la verità avvicinando un Maestro spirituale,
ponigli delle domande con sottomissione e servilo.
L’anima realizzata può rivelarti la conoscenza perché ha visto la Verità”.
La parola “discepolo” si riferisce a colui che accetta di seguire la
disciplina impartita dal Maestro, allo scopo di correggere le impostazioni
errate della propria vita e sviluppare le proprie potenzialità fisiche, mentali
e spirituali latenti. Chi possiede una concezione illusoria della vita, può
dedicarsi con successo soltanto ad un’attività particolare verso cui si sente
portato, mentre chi, sotto la direzione di un Maestro autentico, impara a fare
un buon uso dei tre elementi, il corpo, la mente e le parole, trascende le
influenze limitanti della natura materiale, ed è in grado di fare qualsiasi
cosa. Nella pura coscienza spirituale infatti, un guerriero può agire come un
monaco e viceversa, perché a questo livello le distinzioni d’ordine materiale
non esistono più. Questo è il principio Shaolin per la formazione dei “monaci-
guerrieri”.
Un discepolo deve ascoltare con piena attenzione dalla fonte autentica, per
realizzare l’essenza in ogni cosa, ma nessuno può ascoltare attentamente se non
ha la mente pura e nessuno può avere una mente pura, se le sue azioni non sono
pure. Nessuno è puro nelle sue azioni se il suo cibo, il suo riposo, le sue
attività sessuali e i mezzi usati per difendersi non sono puri; è quindi dovere
del discepolo sottoporsi all’austerità (tapasya) per purificare la sua
esistenza. Nel monastero Shaolin, gli studenti vengono affidati alle cure di un
Maestro tutore, che insegna loro a controllare la mente e i sensi, astenendosi
da ogni piacere mondano. Il Maestro Shi-Wan-Heng spiega che: “Il rapporto tra
Maestro e discepolo dura tutta la vita, ed è fondato sull’autorità di colui che
sa e l’umiltà di colui che impara. Questo sistema non prevede né voti né esami,
solo sete di sapere e voglia di insegnare.” Il Maestro Shi-De-Cheng aggiunge
inoltre: “Il discepolo impara a conoscere dal suo Maestro religione e storia,
l’armonia del corpo e dello spirito, il controllo della materia e i principi
fondamentali della vita e della natura come li ha espressi Lao-Tze: ‘Un uomo
viene al mondo tenero e duttile, quando muore è duro e rigido, le piante fresche
sono morbide e piene di forza vitale, quando muoiono sono appassite secche. Così
la rigidità e l’inflessibilità, sono i discepoli della morte, la morbidezza e
la malleabilità sono discepoli della vita. Un esercito impreparato non vincerà
mai una battaglia, un albero che non si piega facilmente si spezza, il duro e il
forte passeranno, il morbido e il debole dureranno. La resistenza viene dalla
morbidezza. La morbidezza vince contro la forza, la gentilezza conquista, come
la brezza tenue e delicata che placa il mare in tempesta. Il salice elastico non
lotta contro la bufera eppure sopravvive”.
Il discepolo ha quindi un debito verso il Maestro, che lo ha elevato dalla
condizione d’ignoranza, alla perfezione dell’eternità e della conoscenza. I
Testi Sacri descrivono la gratitudine che un discepolo dovrebbe sentire nei
confronti del suo Maestro, nel seguente sutra del Gautamiya Tantra: “Sono nato
nelle più profonde tenebre dell’ignoranza, ma il mio Maestro spirituale ha
aperto i miei occhi con la torcia della conoscenza. Offro a lui i miei
rispettosi omaggi.” Per riconoscenza il discepolo seguirà il Maestro,
aiutandolo nella sua missione, e qualificandosi ai suoi occhi. Vedendo la sua
sincerità, il Maestro lo benedirà con una genuina conoscenza: “Il significato e
il valore della saggezza mistica si rivelano immediatamente e in tutta la loro
pienezza solo agli umili discepoli dotati di una completa fede in Dio e nel
Maestro”, questo è il segreto della comprensione.
Il defunto Maestro Shi-Su-Xi spiegava i doveri dei discepoli iniziati con queste
parole: “Il discepolo Shaolin deve dedicarsi alla vita spirituale. Pregare
davanti al Signore Buddha e al suo Maestro, accendere bastoncini d’incenso e
giurare che si atterrà alle norme e ai divieti del nostro Tempio”. Dopo un anno
d’impegno spirituale sotto la guida del Maestro, il candidato con
l’approvazione dell’abate del Tempio, viene proposto per l’iniziazione. La
parola “iniziazione” si riferisce alla fine di uno stile di vita, basato su
una concezione illusoria dell’esistenza e all’inizio di una nuova vita
dedicata alla realizzazione del sé. Il termine sanscrito upaniti, significa
“avvicinare il discepolo al suo Maestro”, perché ci possa essere la
trasmissione della conoscenza trascendentale e il discepolo sia liberato dalle
reazioni dei suoi peccati: questo è lo scopo dell’iniziazione. Al momento
dell’iniziazione si stabilisce la connessione con il Signore Buddha e il
discepolo diventa qualificato ad impegnarsi nei rituali del Tempio. I Maestri
Shaolin celebrano una cerimonia in cui rendono ufficiale il rapporto con i loro
discepoli, concedendo loro il mantra, il nome e il servizio spirituale;
accettando di prendere su di sè le reazioni karmiche dei discepoli ed elevandoli
al livello sacerdotale.
I discepoli Shaolin pronunciano i sacri voti monastici, conosciuti anche come
“Principi regolatori della libertá”, e promettono di osservarli per tutta la
vita:
Shou-huang san-zue: Non mentire;
Chia-huan sha-shi: Non uccidere;
Rou-shi tan-zue: Non mangiare carne;
Bu-lia bu-bien: Non rubare;
Ku-I cin-jiu: Non consumare bevande alcoliche;
Sun-da chan-wei: Mantenere il celibato.
In accordo alla tradizione Shaolin, al momento dell’iniziazione i monaci devono
uniformarsi all’ingiunzione della rasatura del capo. Rasare il capo è
fondamentale perché aiuta a prendere coscienza della vanità dell’aspetto
esteriore e ad identificarci con l’Ordine spirituale, che ricerca invece la
bellezza interiore. Come seguaci di Buddha, al momento dell’iniziazione, tutti
i monaci Shaolin assumono il nome della famiglia “Shi” di Shakyamuni, il
fondatore del Buddhismo.
阿 彌陀佛

La disciplina
“Se il Maestro dà un’istruzione al suo discepolo, pur se consistesse di una
sola sillaba, non c’è nulla sulla terra che può ripagar il debito del discepolo
verso il Maestro”
I discepoli di Shaolin rappresentano i propri Maestri e la tradizione, perciò
non devono vivere nell’auto-compiacimento ma devono sottoporsi ad una
disciplina fisica e morale finalizzata ad elevare il livello di coscienza,
sviluppando il carattere ideale per mantenere alta la reputazione del Tempio. Il
Maestro richiede ai suoi discepoli, monaci e laici, di sviluppare: l’austerità,
la misericordia, la pulizia e la veridicità, perché per un monaco-guerriero il
fattore più sicuro della vittoria è la sua moralità. Dal momento
dell’iniziazione, ai discepoli è proibito, sotto giuramento, di uccidere
qualsiasi creatura vivente; di consumare carne, uova e pesce; di bere alcolici,
di fumare o fare uso di droghe, di intrattenere relazioni sessuali illecite; di
giocare d’azzardo e di insegnare i segreti dell`Ordine all’esterno del Tempio.
Oltre a questi principi fondamentali, esistono alcuni comandamenti generali
(shaolin xi-jie-yue), che tutti i discepoli Shaolin hanno il dovere di seguire,
ricordando che: “Senza regole anche la più grande virtù scivola nel vizio.” I
primi otto principi elencati riguardano la moralità nei rapporti inter-
personali e l’attitudine diligente da tenere nella pratica delle arti marziali:
Yao-zun-zhong shi-zhang, jie-jiao ao-zi-man: Rispettare il proprio Maestro, non
essere presuntuosi.
Yao chi-zhi yi-heng, jie-ban tu-er-fei: Perseverare nella pratica, non
abbandonare.
Yao-tuan-jie tong-ren, jie-men hu-zhi-jian: Unire tutti gli stili, non rifiutare
gli altri stili.
Yao-yi-li dai-ren, jie-shi qiang-ling-ruo: Accogliere gli altri, non maltrattare
i deboli.
Yao-qing-xin gua-yu, jie-tan qiu-chai-se: Purificarsi, non essere lussuriosi.
Yao-sui cong-shi fa, jie rao-luan she-hui: Seguire la legge, non disturbare la
società.
Yao-sui cong-shi-fa, jie-zuo shi-wen-nan: Aiutare la giustizia, non essere
indifferenti.
Yao-ze-xian chuan-yi, jie-shou shu-e-ren: Trasmettere le arti ai buoni e non ai
cattivi.
I successivi nove principi generali Shaolin, intendono orientare le energie dei
discepoli verso il miglioramento della qualità della loro vita:
1. Non coltivare mai pensieri malvagi.
2. Esercitati costantemente nel seguire il Cammino
3. Non indulgere in occupazioni inutili.
4. Abbi dimestichezza con tutte le tecniche e le arti.
5. Studia i percorsi di molteplici attività e professioni.
6. Impara a non giudicare secondo il profitto la perdita.
7. Sviluppa la tua capacità di cogliere tutto al primo sguardo.
8. Non perdere mai la tua attenzione neppure di fronte alle cose più piccole.
9. Impegnati a riconoscere l’essenza anche di ciò che è invisibile.
Inoltre i discepoli di Shaolin devono essere regolati nella veglia e nel sonno,
alzarsi presto il mattino per meditare e offrire i propri omaggi al Maestro,
prima dell’allenamento e dei doveri quotidiani. Devono rispettare i superiori,
in accordo alle regole monastiche: “Anche se un albero è alto mille chang, le
sue foglie devono cadere giù e ritornare alla radici”, e: “Un agnello è
grazioso quando s’inginocchia”. I discepoli devono lavarsi due volte al
giorno: mattino e sera; indossare sempre vesti pulite e rasarsi la testa ogni
settimana. Non devono mangiare più del necessario, ne’ essere pigri nei loro
doveri quotidiani; non devono parlare senza necessità di argomenti mondani nè
essere ansiosi di ottenere successi materiali. Non devono rubare mai niente, né
mentire o usare parole spiacevoli. Non devono essere causa di dolore per
nessuno, ma devono invece cercare di fare sempre del bene agli altri. Non devono
diventare nemici di nessuno, né parlare male di altri. Devono rimanere umili e
tolleranti ed essere misericordiosi dando rifugio spirituale a chiunque lo
richieda. Il discepolo deve sempre ricordare che: “Come una macchia di lebbra
bianca su qualsiasi parte del corpo contamina il corpo intero, così un errore
commesso dal discepolo, induce la gente a biasimare il Maestro.”
I monaci devono mantenersi rispettosi nelle relazioni con i confratelli, e non
permettere alla superficialità, all’ipocrisia o all’atteggiamento offensivo di
insinuarsi nei loro rapporti. Devono cercare di diventare servitori di tutti gli
altri monaci, assistendoli con le parole e con gli atti. I discepoli di Shaolin
devono evitare qualsiasi combattimento, sfida o esibizione non autorizzata, non
devono mai mostrarsi arroganti e impudenti, ma gentili, onesti e cordiali con
tutti, come se fossero fratelli, offrendo i propri omaggi a mani giunte al
Signore Buddha, che risiede nel loro cuore. Devono controllare l’impulso
sessuale che distrugge la determinazione e non lasciarsi dominare e indurre alla
disobbedienza, ricordando sempre che: “Yin e Yang sono forze opposte, eppure
coesistono nell’armonia di un’orbita perfetta.” Lo “spirito guerriero” non
va esercitato solo verso l’esterno, ma soprattutto per vincere i sei nemici
interiori: la lussuria, la collera, l’avidità, l’invidia, la pazzia e
l’illusione.
Ricordando che ogni abilità acquisita è un dono del Maestro e del Signore
Buddham i discepoli di Shaolin devono amare e servire premurosamente il loro
Maestro, rispettandolo come rappresentante del Maestro Supremo. Con umiltà
devono porre domande rilevanti al Maestro, senza mai tentare di istruirlo. Non
devono impartire insegnamenti o accettare seguaci a loro volta, senza il
permesso del Maestro. Devono inoltre verificare ciò che imparano altrove col
proprio Maestro e ricevere da lui l’autorizzazione a praticarlo, insieme alle
sue spiegazioni personali.
Il discepolo di Shaolin deve sempre ricordare che lui stesso rappresenta un
esempio per gli altri ed è dunque suo dovere diventare più umile di un filo
d’erba, più tollerante di un albero, senza pretendere rispetto per se stesso,
ma offrendo ogni rispetto agli altri.
.
阿 彌陀佛

轟 HONG (ARTI ESTERNE)


Le arti esterne del Tempio Shaolin includono
il prestigioso kung-fu esterno detto Shaolin gang-quan (少林剛拳):Il“Pugno Duro”di Shaolin,
le tecniche di cattura (qin-na),
le 18 armi classiche di Shaolin,
il combattimento libero (sanda o san-shou) e
le tecniche di potenziamento del corpo (kang-ji-gong).
Per migliorar le condizioni fisiche dei suoi primi discepoli, il Patriarca Damo, compilò due
manoscritti:
lo Yi-jin-jing e
lo Xi-sui-jing,
che presentano tre esercizi considerati i “Tre gioielli di Damo”:
Yi-jin-jing, il metodo di rafforzamento dei muscoli e dei tendini;
Xi-sui-jing, il metodo per la purificazione del midollo; e
Shi-pa-fa Luohan-quan, le diciotto tecniche della mano di Luohan, incluse nel testo Yi-jin-jing.
Secondo la tradizione da questi diciotto movimenti, chiamati:
La danza della gru;
La danza del drago;
Premere e sollevare;
La danza della fenice solitaria;
Lo sguardo obliquo della tigre;
Girare il corpo;
Circondare;
Avanzare e ritirarsi;
Disegnare l’arco;
Un giovane monaco adora Avalokitesvara (Buddha);
La Bellezza si diverte con il loto;
L’orso guarda indietro;
Sollevare all’improvviso;
La Fata incrocia i palmi dietro la schiena;
Accogliere un ospite;
L’elefante si solleva sulle zampe posteriori;
La danza del fagiano solitario;
La gru sta in piedi su una zampa,
derivano tutte le forme dello Shaolin kung-fu.
Più tardi il nome Luohan fu usato per indicare altre serie di movimenti e infine un intero stile,
vigoroso e potente definito Shaolin chuan-tong-shi: stile tradizionale Shaolin.
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阿彌陀佛
功夫 SHAOLIN KUNG-FU
L’Arte Marziale al servizio dello Spirito.
.
“Lo Shaolin ha molto a che fare con la mente, gli occhi, le mani, le gambe, il corpo.
Se tu aspiri ad una meta, lo devono fare anche i tuoi occhi, mani, gambe e corpo, muovendosi nella
direzione corrispondente.
Ciò significa che sguardo, occhi, mani, gambe e corpo
devono andare tutti in quella direzione:
se anche solo una parte del tuo corpo fa un movimento errato
allora fallisce l’intero esercizio.
Devi raggiungere un’armonia perfetta con la natura.
Tu sei nella natura e la natura è in te…
L’allenamento nelle Arti Marziali serve a rinvigorire lo Spirito
ma è basato sull’autodifesa….
Scopo dello Shaolin è quello di insegnare alla mente e al corpo ad essere uno :
non utilizzare le proprie abilità contro gli altri ma imparare ad essere e vivere
io, insieme agli altri, in armonia”
.
Lo Shàolín Kung-fu (少林功夫) è un sistema marziale tradizionale sviluppatosi nell’ambiente
culturale buddhista del Tempio Shàolín (少林寺) situato sul monte Sōngshān (嵩山) in Cina. Esso
si basa sulla credenza nel potere soprannaturale del buddhismo Chán (禅), di cui riflette pienamente
la saggezza. Per questo motivo l’UNESCO ha dichiarato che le discipline praticate dai monaci del
Tempio Shàolín, sono “Patrimonio Culturale dell’Umanità” perché rappresentano la massima forma
di espressione delle arti marziali.

Al contrario delle molte “Scuole” di arti marziali cinesi o “Stili Quán”, lo Shàolín Kung-fu,
tramandato per molte generazioni nel Tempio Shàolín, è un sistema immenso, ben sviluppato e col
più alto numero e livello di abilità, che includono 72 serie di competenze uniche e tutti i tipi di corpi
tecnici speciali di Kung-fu come:
Qì-gōng (氣功);
Róu-Quán (柔拳);
Qín-ná (擒拿) tecniche di cattura, lotta, leve articolari, tecniche di attacco ai punti vitali del corpo
umano;
Tóng-zǐ-gōng (童子功);
Jué (攫), o stili imitativi; ecc.
Questi corpi tecnici, organizzati in base a particolari categorie e livelli di difficoltà, ricoprono una
così ampia gamma di competenze e conoscenze marziali da costituire il sistema marziale più vasto e
ordinato del mondo. Il cuore dello Shàolín Kung-fu è espresso attraverso i movimenti del corpo
umano come attacco, difesa e lotta, e le sequenze, costituite da gruppi di movimenti o Tào-lù (套路),
rappresentano la sua unità di base. La codificazione di questi movimenti si basa sulla conoscenza
medica buddhista dell’antica Cina, ed è conforme alle regole motorie del corpo umano. Le sequenze
marziali e terapeutiche di Shaolin, pongono particolare attenzione all’alternanza di stasi e
movimento, l’equilibrio tra Yīn e Yáng, la complementarietà di durezza e morbidezza, e
l’unificazione di forma e spirito.
Lo Shàolín Kung-fu è stato sperimentato per più di un millennio, periodo durante il quale ha sempre
mantenuto la sua essenza buddhista Chán eliminando ciò che era indesiderabile e sempre soggetto
al cambiamento. Come risultato, lo Shàolín Kung-fu ha raggiunto un ottimale schema motorio, in
grado di sviluppare agevolmente e completamente il potenziale del corpo umano. La saggezza del
buddhismo Chán ha infuso profonde connotazioni culturali e spirituali nello Shàolín Kung-fu. Di
conseguenza la pratica dello Shàolín Kung-fu dovrebbe essere basata sulla convinzione nella
dottrina buddhista, che comprende: credenza, saggezza, fede e forza. L’aspirazione al potere
soprannaturale e la ricerca della saggezza suprema sono sempre stati gli obiettivi perseguiti dai
monaci buddhisti. Questo è il motivo principale per cui lo Shàolín Kung-fu possiede innumerevoli
effetti mistici che lo distinguono dagli altri tipi di Kung-fu.
Per raggiungere un livello tale nel Kung-fu, i monaci hanno il dovere di migliorare continuamente
se stessi, sia negli studi che nelle pratiche quotidiane della meditazione Chán e del Kung-fu, perchè
l’idea che sottende lo Shàolín Kung-fu è la fede nell’inscindibile combinazione della meditazione
(Chán) e delle arti marziali (Quán).
L’anima dello Shàolín Kung-fu è radicata nella saggezza del buddhismo Chán e il substrato
fondamentale del sistema di fede dello Shàolín Kung-fu è “Chán-Dìng 禅定 (Dhyāna)”: la
meditazione.
tratto dal libro “SHAOLIN KUNG-FU” del Venerabile Abate ShiYongXin, tradotto dal cinese in
italiano da Shifu ShiHengChan.
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….
Lo Shaolin kung-fu quindi, è, di fatto, una disciplina autoprotettiva strettamente collegata alla
spiritualità che esercita le capacità difensive, esplorando tutte le potenzialità umane, in modo che si
possa conseguire la vittoria in ogni tipo di conflitto, soprattutto in quello interiore. Il suo sviluppo
integrale accresce nell’uomo: l’abilità nel combattimento, il potenziamento della costituzione psico-
fisica, la coordinazione generale, l’agilità del corpo e della mente, la determinazione, la vitalità, la
qualità del carattere,la predisposizione artistica, ed espande gli orizzonti spirituali.
.
La dottrina Chan costituisce il naturale substrato filosofico della “teoria del movimento” della
Scuola Shaolin in cui si combinano l’istinto di sopravvivenza degli animali e la facoltà introspettiva
dell’uomo, in modo che le sue abilità marziali possano raggiungere la perfezione tecnica da sempre
ambita da tutti i combattenti del mondo. Il Chan insiste soprattutto sulla realizzazione spirituale, la
via della luce, senza la quale tutte le qualità acquisite dall’essere umano fanno di lui soltanto un
animale raffinato e nient’altro. Di conseguenza, sebbene l’ultima meta tecnica a cui aspirano i
praticanti di kung-fu di altre scuole cinesi sia la capacità di sferrare un attacco ad una velocità tale
che lo renda imprevedibile all’avversario,la teoria fondamentale della Scuola Shaolin richiede
invece:
che un Monaco guerriero studi con attenzione i canoni del Buddhismo Chan prima di iniziare
formalmente la sua preparazione nel kung-fu;
che il metodo d’addestramento migliori anche il carattere morale dello studente;
che la sua ultima meta non si limiti all’abilità nel kung-fu, ma miri a raggiungere l’illuminazione,
sulla base della quale sarà prudente nella vita quotidiana.
.
Oltre ad attenersi rigidamente ai precetti spirituali del Chan, i Monaci Shaolin osservano
scrupolosamente il codice del guerriero relativo al corretto comportamento da tenere nei confronti
di se stessi e degli altri, che esige in sintesi l’onestà, la tolleranza e la compassione.
Nel “Canone delle Arti Marziali di Shaolin”, un Classico Sacro per la comunità monastica del
Tempio, si legge: “L’allenamento nelle arti marziali migliora la costituzione fisica del praticante.
Questa è una meta che può essere realizzata in ogni scuola di kung-fu della Cina. Ma la Scuola di
kung-fu di Shaolin, dall’addestramento non si aspetta di vedere solo un miglioramento fisico ma
anche quello più importante, il miglioramento spirituale dello studente. In una parola, la Scuola di
Shaolin ambisce a condurre tutti i suoi studenti a raggiungere due obiettivi. Questo è quello che
distingue la Scuola di Shaolin da ogni altra scuola di kung-fu che insegna nella nostra terra”.
.
Il sistema marziale della Scuola Shaolin, può in definitiva essere riassunto nei seguenti principi
filosofici:
la presa di coscienza del Signore Buddha e delle leggi universali (dharma);
l’utilizzo armonico della cedevolezza yin e della forza yang.
la serenità di fronte alla morte del corpo.
.
La realizzazione di tali principi è il risultato dell’assorbimento nella natura spirituale, dell’azione
spontanea indipendente dall’intervento della volontà, della coordinazione e moltiplicazione delle
forze umane, attraverso la disciplina psicomotoria e l’addestramento del Qi, l’energia interna.

阿 彌陀佛

Shaolin 功夫 autentico
E’ MOLTO IMPORTANTE CHIARIRE AL PUBBLICO ITALIANO COME RICONOSCERE LO STILE
SHAOLIN AUTENTICO DEL MONASTERO, IN QUANTO, NONOSTANTE LE INFORMAZIONI OGGI
DISPONIBILI, PERSISTE UN CLIMA DI QUASI TOTALE IGNORANZA E TRAVISAZIONE RIGUARDO
QUESTO ARGOMENTO, PERFINO NEI FORUM DEL SETTORE ARTI MARZIALI. COSIDDETTI
ESPERTI SCAMBIANO LO SHAOLIN PER IL WU-SHU O STILI TRADIZIONALI CINESI MOLTO
RECENTI, O ADDIRITTURA IMPROVVISAZIONI CREATIVE, PER LO SHAOLIN ORIGINALE.
ALCUNI SOSTENGONO ADDIRITTURA CHE LO SHAOLIN NON ESISTE PIU’, CHE SI E’
ESTINTO O CHE SI TRATTA SOLO DI UNA LEGGENDA INVENTATA.

Lo Shaolin kung-fu è storicamente diviso in due Scuole:


1) quella del nord originaria del Tempio dell’Henan
2) quella del sud del Tempio del Fukien.
Lo Shaolin del nord è diviso in tre settori:
-hung che riunisce gli stili di potenza basati sulla forza fisica;
-kung che raggruppa gli stili interni basati sulla morbidezza;
-yue che raccoglie gli stili che equilibrano forza e morbidezza come ad esempio
quelli ispirati agli animali.
Lo Shaolin del sud comprende cinque scuole di base:
ta-hung-men,
liu-chia-chuan,
tsa-chia-chuan,
li-chia-chuan,
mo-chia-chuan.
Si dice: “Piede del nord, pugno del sud” per indicare che nello Shaolin del
nord sono prominenti le tecniche di calcio, mentre nello Shaolin del sud quelle
di pugno.
“Tutte le arti marziali nascono dallo Shaolin kung-fu.”
Nel mondo delle arti marziali, si ritiene giustamente che lo Shaolin kung-fu sia
la più grande arte marziale del mondo e ciò può essere dimostrato da molti punti
di vista. Storicamente, lo Shaolin kung-fu discende direttamente dalla più
antica arte marziale del mondo, il Dhanurveda e possiede una storia interrotta
di 1500 anni, mentre altre arti marziali raggiungono a malapena i cento.
Dal punto di vista tecnico, lo Shaolin kung-fu contiene tutte le tecniche che si
trovano nelle maggiori arte marziale del mondo:
-tutte le acrobazie del Wushu,
-tutte le tattiche del Wing-chun,
-tutti gli stili d’imitazione delle molteplici scuole di kung-fu cinese,
-tutte le tecniche morbide del Tai-ji-quan,
-tutti i pugni del Karate,
-tutti calci del Tae-kwon-do,
-tutte le proiezioni del Judo,
-tutte le prese dell’Aikido,
-tutte le tecniche di cattura della lotta libera,
-tutti i ganci e i diretti della boxe occidentale,
-tutti colpi di gomito e ginocchio della boxe tailandese,
-tutte le sottili finte e giravolte del Silat malese.
La quantità di armi (del tutto assenti in certe arti marziali moderne) dello
Shaolin kung-fu è stupefacente e i principi su cui si basa l’applicazione delle
tecniche di combattimento sono tanto profondi quanto versatili.
Nelle tecniche di rottura, i risultati dello Shaolin kung-fu sono inimitabili,
perché non solo i Monaci sono in grado di rompere oggetti molto resistenti come
il metallo, con le parti più delicate del corpo, ma possono anche sopportare
colpi d’arma su tutto il corpo senza subire danni.
Dal punto di vista estetico lo Shaolin kung-fu è un poema di forza, agilità,
grazia, tecnica, controllo interiore e filosofia del movimento e dal punto di
vista medico è eccellente per promuovere il benessere fisico, emotivo, mentale e
spirituale, là dove la pratica di alcune arti marziali è effettivamente dannosa
per la salute.

阿 彌陀佛 Shaolin 功夫 tradizionale


LE CARATTERISTICHE DISTINTIVE DELLO SHAOLIN KUNG-FU
“Non ci sono limiti agli straordinari poteri del corpo,
come illimitati sono i sistemi con cui possiamo arrivare alla conoscenza.
Il completo sviluppo della mente può essere raggiunto
soltanto quando il corpo ha imparato la disciplina
e per disciplinare il corpo i nostri antenati ci hanno insegnato
ad imitare tutte le creature viventi:
dalla gru bianca impariamo la grazia e anche l’autocontrollo;
il serpente c’insegna l’abilità e la resistenza ritmica;
la mantide religiosa c’insegna la velocità e la pazienza;
dalla tigre impariamo la tenacia e la pazienza;
e dal drago impariamo a cavalcare il vento.
Tutte le creature, le nobili e le ignobili, sono coscienti di se stesse.
Se abbiamo desiderio di imparare,
tutte c’insegneranno le loro virtù.
Tra la fatale bellezza della mantide religiosa
e il fuoco e la passione del drago del vento
non c’è contraddizione.
Tra la silenziosa agilità del serpente
e l’artiglio dell’aquila
c’è soltanto armonia,
e dato che i due elementi della natura
non sono mai in contrasto tra loro,
quando comprendiamo l’essenza della natura,
noi eliminiamo i contrasti del nostro essere
e scopriamo l’armonia tra il corpo e la mente
che è un accordo con l’essenza dell’universo”
.

Le caratteristiche uniche dello Shaolin kung-fu possono essere facilmente


comprese osservando le esibizioni dei monaci Shaolin.Esistono due tipi di
esibizioni, quelle rivolte a persone competenti, in cui si presenta cosa
realmente è il kung-fu, praticato in accordo alle regole Shaolin, e quelle che
pur rispettando i principi Shaolin di base, vengono rese più spettacolari per
adattarle alla capacità di comprensione di un pubblico meno esperto.
Lo Shaolin kung-fu si compone di quattro espressioni di Maestria:
le acrobazie fondamentali,
le sequenze codificate,
le abilità di combattimento e
il Qi-gong, cioè la capacità di un allievo di sopportare e sferrare colpi
insolitamente pesanti.
Non è difficile riconoscere questo stile, grazie alle sue peculiari
caratteristiche: slanci, ripiegamenti, posizioni abbassate, velocità, potenza e
moralità.
Sei caratteristiche tecniche permettono a tutti di distinguere chiaramente lo
stile Shaolin classico:
la sua semplicita ed efficienza,
l`esecuzione delle tecniche in linea retta,
la posizione delle braccia né curva né dritta,
la rotazione del braccio nelle tecniche di mano,
la realizzazione delle tecniche nello spazio in cui si accovaccia un bue e
l`immenso programma tecnico.
Lo Shaolin è famoso per la sua immensa varietà. Il volume del suo corpo tecnico,
è talmente abbondante da non aver confronti, e come dice un proverbio: “Lo
Shaolin è immenso come i Veda, o come il sutra tibetano del buddismo, ci vuole
più di una vita per impararlo.”
L’elenco dello Shaolin-quan compilato dal monaco Fu-Ju (907-960), registra 270
tao-lu di lotta col pugno e 176 di lotta con le armi, oltre a 430 varietà di
forme, incluse 72 di presa (Qin-na), di toccare i punti d’agopuntura (Dim-mak),
di dislocare le ossa (Cuo-gu), ed altri.
Inoltre, cominciando dalla dinastia Ming, il Tempio Shaolin ha concepito
tecniche marziali uniche, chiamate “kung-fu”: interno, esterno, duro, acuto,
leggero, del fanciullo, del palo di susino, dell’arhat, del fuoco, del palo
dell’intenzione, per rimettere a posto le ossa, ecc…
Così oggi lo Shaolin è il risultato di più di trecento stili diversi, suddivisi
in:
uso delle armi,
tecniche di combattimento e
Qi-gong,
e il suo immenso programma tecnico, viene complessivamente definito “Le 18 arti
marziali di Shaolin.”
La calma e la velocità, l’osservazione e la reazione, il movimento costante e
l’assalto fulmineo, sono la base di tutte le arti di combattimento Shaolin,
dure e morbide, oggi conosciute.
Il programma tecnico del kung-fu di Shaolin comprende una preparazione di base
che mira al
miglioramento della flessibilità delle spalle e delle braccia, della vita e
delle gambe;
l’impostazione stilistica fondamentale delle mani, dei piedi e delle gambe,
durante l’esecuzione di tecniche d’equilibrio, di salto, di caduta e di
rotolamento;
lo studio delle forme (tao-lu) preliminari e
le dieci famose forme a mani nude del Tempio Shaolin
.
阿 彌陀佛
.少林基本功十八式
A Shaolin, si studiano innanzitutto gli elementi fondamentali dello stile, come
le posizioni base (bu-xing),
le tecniche di pugno (quan-fa),
le tecniche di palmo (zhang-fa),
le tecniche di parata (shou-fa),
le tecniche di gomito (zhou-fa) ,
le tecniche di gamba (tui-fa).
Dopodichè si coordinano tra loro questi movimenti basilari delle gambe e delle
braccia, fino ad ottenere la coordinazione motoria globale caratteristica dello
stile Shaolin.
Successivamente si dedica un intero anno allo studio dei 少林基本功十八式
SHAOLIN JI-BEN-GONG SHI-PA-SHI i 18 fondamentali Shaolin che costituiscono le
fondamenta dell’edificio del kung-fu dei Monaci guerrieri. Come diceva il
Maestro Shaolin Shi-De-Cheng: “Più profonde sono le fondamenta e più stabile
sarà l’edificio anche se costruiamo molti piani. Più insicure sono le
fondamenta e più sarà facile che crolli man mano che aggiungiamo ulteriori
piani”.
I 18 fondamentali si suddividono in:
5 tecniche di passo (bu-fa),
7 tecniche di calcio (tui-fa),
3 tecniche di calcio in volo (jiao-fa)
3 tecniche di spazzata (sao-fa).
Elenchiamo qui di seguito i nomi dei diciotto fondamentali di Damo, ricordando
che è molto importante imparare a distinguere lo Shaolin classico originale
dalle contraffazioni oggi diffuse ovunque:
1) 马步担扁 Ma-bu dan-bian: Tecnica di pugno nella posizione del cavaliere
2) 弓步斜行 Gong-bu xie-xing: Tecnica di pugno nella posizione dell’arciere
3) 仆步切掌 Pu-bu qie-zhang: Tecnica della mano a coltello in posizione
scivolata
4) 虛步格掌 Xu-bu ge-zhang: Tecnica mano a coltello nella posizione a mezzo
passo
5) 歇步冲拳 Xie-bu chong-quan: Tecnica attacco pugno frontale in posizione
raccolta
6) 劈腿 Pi-tui o 正踢腿 Zheng-ti-tui: Calcio verticale ascendente
7) 单拍腳 Dan-pai-jiao: Calcio frontale con battuta
8) 外摆腳 Wai-bai-jiao: Calcio verso l’esterno con battuta
9) 里合腳 Li-he-jiao: Calcio esterno-interno con battuta
10) 低弹腿 Di-dan-tui: Calcio frontale basso
11) 后蹬腿 Hou-deng-tui: Calcio all’indietro
12) 侧踢腿 Ce-ti-tui: Calcio laterale
13) 二起腳 Er-qi-jiao: Calcio a volo di rondine
14) 漩风腳 Xuan-feng-jiao: Calcio del tornado
15) 空中外摆腳 Jia-zhong-wai-bai-jiao: Calcio del fiore di loto
16) 前扫腿 Qian-sao-tui: Spazzata circolare
17) 蝎子尾 Xie-zi-wei: Calcio a coda di millepiedi
18) 鸡行步 Ji-xing-bu: Passo del gallo
Dopo i 18 fondamentali si praticano gli esercizi di rafforzamento (kang-ji-gong)
e infine le forme (tao-lu) di stile tradizionale e d’imitazione, con e senza
armi, insieme alle loro applicazioni (fang-fa).
Lo sviluppo del programma richiede anni di studio sotto l’indispensabile guida
attenta di un vero Maestro Shaolin, che verifichi la qualità della tecnica e la
purezza dello stile, in modo che nulla venga tolto o aggiunto alla millenaria
tradizione tramandata così com’è di generazione in generazione.
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阿 彌陀佛

少林十大名拳 10 Tao-Lu
Il termine cinese Tao-lu (forma) indica una sequenza codificata di movimenti ideati per
concatenare gli esercizi fondamentali, procurando una successione d’applicazione nel ripasso delle
tecniche dello stile e nel combattimento. I Tao-lu sono molto utili per sviluppare la capacità di
coordinazione personale e di gruppo e per familiarizzare con ulteriori tecniche. Per uno studente
Shaolin, il Tao-lu è un’essenziale esperienza didattica che facilita l’apprendimento delle più
importanti soluzioni tattiche marziali, relative ad uno o più avversari ipotetici, codificate dagli
antenati per tramandare un particolare stile.
Lo Shaolin Kung-fu, più che uno stile è un insieme di stili, perciò quando si parla di una “Forma
Shaolin” si sta facendo riferimento ad un completo stile. In particolare esistono le Shaolin Shi-da-
ming-quan (少林十大名拳), “I dieci sistemi di boxe più famose dello Shaolin Kung-fu”, per dare
una progressività sistematica allo sviluppo delle capacità motorie degli studenti Shaolin. Esse
assicurano un graduale progresso allo studente, passando dalle tecniche di base, a quelle intermedie
e infine a quelle avanzate. Non è consigliabile fossilizzarsi su particolari Tao-lu soltanto perché
piacciono o si riescono ad eseguire bene, un proverbio Shaolin afferma: “Se fai ciò che hai sempre
fatto, ottieni ciò che hai già ottenuto”
Le dieci forme di boxe più famose dello Shaolin Kung-fu, che come perle ornano il programma di
formazione dei monaci-guerrieri, sono le seguenti:
1) 小洪拳 Xiao-Hong-Quan: La boxe della piccola onda del mare
2) 大洪拳 Da-Hong-Quan: La boxe della grande onda del mare
3) 大通臂拳 Da Tong-Bi-Quan: La boxe della continuità
4) 六合拳 Liu-He-Quan: La boxe delle Sei Armonie
5) 长拳 Chang-Quan: La boxe lunga
6) 长护心意门拳 Chang-Hu-Xin-Yi-Men-Quan: La boxe della mente
7) 七星拳 Qi-Xing-Quan: La boxe delle Sette Stelle
8) 梅花拳 Mei-Hua-Quan: La boxe del fiore di susino
9) 炮拳 Pao-Quan: La boxe del colpo di cannone
10) 罗汉拳 Luo-Han-Quan: La boxe dei discepoli di Buddha
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阿 彌陀佛 1 Xiao-Hong-Quan
小洪拳 : La boxe della piccola onda del mare
Dopo lo studio dei fondamentali dello stile Shaolin, il praticante deve
affrontare lo studio della tecnica di combattimento Xiao-Hong, il modello
iniziale fisso dello Shaolin Kung-fu, che è una delle dieci tecniche più
rinomate. Tutti i novizi devono imparare questa tecnica, perché ingloba gli
elementi distintivi di tutti gli stili di combattimento Shaolin, e una volta
appresa, costituisce una solida base. Il suo stile principale caratterizzato dai
movimenti lineari in avanzamento e retrocessione, è la spinta del palmo a dita
serrate, che ricorda la potenza con cui l’onda del mare si infrange sulle
sponde. Movimenti come: salire e scendere, avanzare e arretrare, girarsi e
piegarsi, trascinare e respingere, dovrebbero essere concatenati e continui. Il
monaco raggiunge la maestria in questa tecnica, quando i piedi seguono
perfettamente i movimenti delle braccia, e la concentrazione mentale pervade il
corpo da cima a fondo. L’Hong-Quan è considerato la base del Chang-Quan
dell’imperatore della dinastia Song Tai-zu 太祖 Zhao-Kuang-yin 赵匡胤 (917-
975).
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阿 彌陀佛

2 Da-Hong-Quan
大洪拳 : La boxe della grande onda del mare
La seconda tecnica di combattimento che si impara a Shaolin si chiama Da-Hong-
Quan, ed è il modello fondamentale stabilito, che con i suoi movimenti continui
e morfologicamente aggraziati, rappresenta lo stile principale dello Shaolin
Kung-fu. Chiunque desideri sinceramente intraprendere lo studio del
combattimento libero (Sanda o San-shou), corpo a corpo (Qin-na), e con le armi
(Wu-qi), dovrebbe cominciare con la tecnica della “Grande onda del mare” Da-
Hong-Quan, che detiene la reputazione di essere “L’origine di tutto il Kung-
fu.” Il suo stile principale consiste nella posizione del cavaliere in
meditazione (Ma-bu), eseguita con flessibilità, usa il pugno ed il palmo,
accoppia la durezza con la morbidezza, rende in grado il praticante, di
attaccare e difendersi con facilità. Poiché applica la meditazione (Dhyana)
all’arte marziale, per questo è una tecnica invincibile.
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阿 彌陀佛
3 Da Tong-Bi-Quan
大通臂拳 : La boxe della continuità
La terza tecnica di combattimento si chiama Tong-Bi-Quan. Secondo il “Manuale
dello Shaolin-Kung-fu”, redatto nel periodo della dinastia Song, fu il
Venerabile Maestro Fu-Yu che inserì la tecnica Tong-Bi nel manuale. Con
l’addestramento e pratica dei successivi Maestri, il Tong-Bi-Quan è diventata
una delle tecniche più famose dello Shaolin Kung-fu. Il Tong-Bi-Quan evolve dal
movimento degli arti superiori delle scimmie, di cui prende lo spirito ma non la
forma. È l’unico Kung-fu d’imitazione di Shaolin, che appartiene alla
divisione del Kung-fu non-imitativo e le sue caratteristiche stilistiche,
consistono in movimenti corti ma potenti, rapidi e precisi, con apertura e
chiusura di facile esecuzione, e l’attacco e la difesa su corta distanza.
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阿 彌陀佛
4 Liu-He-Quan
六合拳: La boxe delle Sei Armonie
La quarta tecnica essenziale dello Shaolin Kung-fu, insegnata solamente nel
Tempio Shaolin, si chiama Liu-He-Quan. Liu-He significa: “Tecnica di
combattimento delle Sei Armonie”, che rappresentano i punti chiave dello
Shaolin Kung-fu; tre armonie sono interiori e tre esteriori.
Le tre armonie interiori sono:
il cuore in armonia con la mente,
la mente col Qi,
il Qi con la forza fisica (Li);
mentre le tre armonie esteriori sono:
la mano in armonia col piede,
il gomito col ginocchio,
la spalla con l’anca.
La tecnica Liu-He enfatizza la concentrazione e la circolazione dell’energia
interiore Qi, e l’unificazione dei sei elementi.
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阿 彌陀佛
5 Chang-Quan
长拳 : La boxe lunga
La quinta tecnica fondamentale dello Shaolin-Kung-fu si chiama “Tai-zu Chang-
Quan”. Fondata da Zhao-Kuang-Yin, il Tai-zu della Dinastia Song, fu in seguito
sviluppata dai Maestri del Tempio Shaolin di Song-shan. Con i suoi abbondanti
contenuti, l’attacco e la difesa a corta distanza, e con movimenti flessibili
ed efficaci in combattimento, lo Shaolin Tai-zu Chang-Quan, appartiene allo
stile della mano corta di Shaolin-Kaman.
Nel “Manuale dello Shaolin Kung-fu”, “Pugno lungo” vuole dire colpo di mano
a breve distanza, mentre “Pugno corto” si riferisce al colpo di mano a lunga
distanza. A Shaolin c’è una canzone che glorifica quest’antica tecnica di
combattimento: “Il pugno lungo di Tai-zu arriva ovunque. Forte e duro, è
glorificato da tutti. Sorprende la terra, il cielo e il mare. Muove le montagne,
e spacca la pietra. Il pavone guarda al sole, la rondine sfiora l’acqua, la
tigre rincorre la preda, il drago agita la sabbia.”
Lo stile Tai-zu Chang-Quan è caratterizzato da tecniche esplosive, di lotta, di
stretta, di pressione, d’attacco e difesa, di cattura e di spinta, e infine
d’apertura e chiusura. Usando attacchi semplici e lineari la tecnica di
combattimento Chang, prevede di limitare al minimo i movimenti, attendendo le
iniziative dell’avversario o anticipandole. Questa tecnica di combattimento
altamente sofisticata richiede almeno dieci anni di esperienza nel Kung-fu prima
di poter essere avvicinata.
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阿 彌陀佛
6 Chang-Hu-Xin-Yi-Men-Quan
长护心意门拳 : La boxe della mente (“per difendere il cancello del cuore”)
La sesta tecnica prescritta nel programma di formazione dei monaci guerrieri è
un modello di partenza che rappresenta lo stile minore di Shaolin. Le
caratteristiche dello stile sono i movimenti precisi, facili da usare
nell’attacco e nella difesa. Questa tecnica converte la difesa in attacco, il
vuoto in pieno. Si attacca senza forma, e con la forma ci si difende, un leggero
movimento deciso della mano, può spostare una persona. In ogni azione di
combattimento, una mano protegge sempre i punti vitali come: il cuore, il
“Tempio”, il torace, lo Hui-yin, o altri. Il principio fondamentale enfatizza
che “La distanza è tollerabile e che la difesa consiste nell’attacco”. Non
importa come variano le tecniche, sempre rientrano nel principio.
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阿 彌陀佛
7 Qi-Xing-Quan
七星拳 : La boxe delle Sette Stelle
La settima tecnica essenziale dello Shaolin Kung-fu, denominata Qi-Xing-Quan o
“Boxe delle Sette Stelle”, è lo straordinario modello di combattimento,
eccellente e flessibile, della setta Qi-Xing dell’Ordine Shaolin.
Le caratteristiche fondamentali di questa tecnica sono:
gambe che si muovono come quelle di un gallo,
la testa che si muove come quella di una scimmia,
il corpo che si muove come un drago, e
la mente rimane sempre vigile.
Questo stile nasconde una forza tremenda che non manifesta completamente,
intercetta la forza dell’avversario e contrattacca in modo fulmineo, perciò è
estremamente efficace in una distanza molto limitata.
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阿 彌陀佛
8 Mei-Hua-Quan
梅花拳 : La boxe del fiore di susino
L’ottava tecnica dello Shaolin Kung-fu si chiama Mei-Hua-Quan, “Il pugilato
del fiore di susino”. Si dice che Jinna-luo-Wang, il monaco cuoco del Tempio di
Shaolin, inventò “Il pugilato del fiore di susino”. Proprio come il fiore di
susino ha cinque petali uniti insieme, così in questa tecnica cinque stili
contrastanti si connettono l’uno all’altro. Questo stile è naturale, libero,
forte e rapido, agile e balzante. Usa sia il pugno che il calcio, a volta veri,
a volte simulati, ed è adatto agli adolescenti.
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阿 彌陀佛
9) Pao-Quan
炮拳 : La boxe del colpo di cannone
La nona tecnica essenziale dello Shaolin Kung-fu si chiama Pao-Quan, “Il
pugilato del colpo di cannone” denominata anche “Il re del combattimento”.
Pao-Quan è un modello obbligatorio per i monaci guerrieri, insegnato soltanto
nel Tempio Shaolin.
La terminologia di questo stile di combattimento si riferisce sempre al cannone,
l’arma da fuoco che spara con una tale potenza, da far tremare le montagne e
prosciugare i mari. Come il rumore del cannone ferisce le orecchie, ciò che
emette consuma la carne. Per esempio alcune tecniche portano nomi come:
il cannone diretto verso l’alto;
il cannone del fondo marino;
afferrare il cannone del vento,
coprire il cannone; ecc.
I punti chiave di questo stile sono:
l’azione rapida,
la forza tremenda;
la rotazione dei lati del corpo sulla vita, come se fosse un’asse,
la torsione del corpo ,
i movimenti delle spalle per nascondere il vero scopo;
il movimento di salita e discesa dei pugni eseguito con facilità, come un
cannone che distrugge il nemico.
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阿 彌陀佛
10 Luo-Han-Quan
罗汉拳 : La boxe dei discepoli di Buddha
La decima e ultima tecnica essenziale dello Shaolin Kung-fu, si chiama Luo-Han-
Quan, “Il pugilato dell’Arhat”. Lo stile dell’Arhat è uno dei modelli
iniziatici di Shaolin. Nella teologia buddista, l’Arhat è l’anima realizzata,
il mistico capace di vedere e sentire in tutte le direzioni.
Questo stile combina i movimenti del
leopardo,
tigre,
serpente,
gru,
drago.
Dal leopardo prende la forza, dalla tigre la tenacia, dal serpente
l’attenzione, dalla gru l’intelligenza e dal drago il portamento.
Il Maestro Miao-Xing diede la seguente formula:
“La testa si muove come un’onda del mare, le mani si muovono come una stella
infuocata, il corpo si muove come un ramoscello di salice; i piedi si muovono
come quelli di un ubriaco. Il movimento proviene dal cuore,appare vigoroso ma
non rigido, reale anche quando non lo è”
Più a lungo si pratica questa tecnica mistica, e più si diventa esperti. Solo i
praticanti di Shaolin Kung-fu più avanzati, possono imparare la tecnica di
combattimento dell’Arhat, perché richiede un’immensa energia e prevede
movimenti ad angoli ampi. E’ necessario avere un’ottima coordinazione nei
movimenti delle gambe. Inoltre poiché vengono usati i pugni e i palmi delle mani
per combattere, gli attacchi richiedono rapidità nei movimenti della parte
superiore del corpo.
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阿 彌陀佛
十八武器 18 Armi
少林十八武器 Shaolin shi-ba wu-qi: le “diciotto armi” di Shaolin
“Nel corso dei secoli i Monaci svilupparono le loro armi proprie,
che sono oggi considerate le diciotto armi classiche di Shaolin.
Convinciti della semplicità con cui sono fatte,
una corda, una catena, un bastone,
ma se maneggiate correttamente sono pericolose e di forza mortale.”
Per approfondire la comprensione del lavoro a mani nude, nello Shaolin kung-fu viene utilizzata
una metodologia di insegnamento graduale estesa anche all’utilizzo delle armi. Le armi usate nello
Shaolin kung-fu, derivano da alcune armi Vediche e dall’evoluzione d’antiche armi militari cinesi,
che i monaci del passato svilupparono e fecero proprie diventando famose come “Le diciotto armi
classiche di Shaolin.” L’espressione “diciotto armi”, venne adottata nelle generazioni successive per
indicare la moltitudine di armi esistenti nel monastero, che si suddividono in differenti categorie in
accordo alle rispettive qualità.
Le diciotto armi sono:
1) gun il bastone;
2) dao la sciabola;
3) jian la spada (grande e piccola) e xuan-gou le spade uncinate;
4) qiang la lancia;
5) dao-dun la scimitarra e lo scudo;
6) fu l’ascia;
7) zha i pugnali e i coltelli ad anello;
8) da-dao l’alabarda (corta pu-dao e lunga Kuan-dao e yue-ya l’alabarda a denti di mezza luna);
9) bian la frusta (di cuoio e a sezioni di metallo);
10) la mazza;
11) shan-zi il ventaglio;
12) la forca;
13) shuo la spada montata su un bastone corto;
14) la punta di freccia;
15) il laccio;
16) l’arco;
17) la balestra;
18) biao: i dardi e le ruote del vento e del fuoco.
Le diciotto armi di Shaolin si suddividono in:
-armi corte, lunghe, snodate, rigide singole e doppie,
-armi per il combattimento ravvicinato e a distanza,
-armi nascoste e armi rare.
1. Le armi lunghe comprendono:
Gun il bastone di legno di Bai-la,
Qiang la lancia a punta corta;
Mao a punta lunga;
Miao-jin-ji: con una o due mezze lune ai lati della punta;
She-qiang la lancia a forma di serpente;
Fang-tian hua-ji: lancia a forma di serpente con due mezze lune laterali;
Hu-cha: la forca per dar la caccia alle tigri;
Long-xu-cha: forca volante;
Niu-Jiao-Cha forca a testa di bue;
Shuo spada montata su un bastone corto;
Yue l’ascia lunga e
i vari tipi di Chong-qiu da-dao alabarda :
corta Pu-dao e
lunga Quan-dao,
Yan yue-dao: a denti di mezza luna,
Liang-ren-san-jian-dao: a tre punte e due lame;
Jiu-wan-dao: senza elsa;
Fan-bian-chan la spada del monaco;
Jin-qian-chan l’alabarda dall’icona d’oro e
Chan-zhang il bastone del monaco.
2. Le armi corte includono:
Dao la sciabola e la scimitarra,
jian la spada (e lo spadone),
Hu-tou-gou o Xuan-gou: le spade uncinate a testa di tigre;
Er-mei-ci: doppia punta di freccia;
Jian la mazza;
Chui il martello;
Ba-ling-chui il martello a forma di melone;
Fu l’ascia;
Zha il pugnale;
Hu-die-dao i coltelli a farfalla e
E-mei i coltelli ad anello.
3. Le armi snodate sono:
Tai-Yang-tu-chui le sfere di ferro a catena del sole e della terra;
Bian la frusta (di cuoio e a sezioni di metallo);
Jiu-jie-bian: la catena a nove sezioni ,
Shao-zi-gun il bastone lungo con sezione corta;
Er-jie-gun il bastone a due sezioni;
San-jie-gun: bastone a tre sezioni e
Liu-xing-chui martello meteora.
4. Le armi rare sono:
Cao-lian una coppia di piccole piccozze;
Lian-Dao i falcetti,
Qian-kun gli anelli del sole e della luna;
Damo-guai la piccozza;
Damo-ciang il bastone da passeggio di Bodhidharma;
Lu-jiao-dao le spade a corna di cervo;
Feng-huo-gu le ruote del vento e del fuoco.
5. Le armi nascoste sono:
Biao i dardi,
liu-shun-biao le stelle metalliche;
Biao-dao il dardo a coltello;
Fei-dao i pugnali volanti;
jie gli anelli da avambraccio;
Gong-Jian l’arco e frecce;
Tie-shan o Shan-zi il ventaglio;
Tie-di il flauto;
Zao il rosario,
Ba i cembali;
Bi la penna di metallo;
Mu-yu il tamburello pesce di legno.
Tutte queste armi possiedono lame, punte acuminate, ganci, e spine, e il loro maneggio prevede
tecniche di percussione, parata, affondo, taglio, bloccaggio e lancio.
-L’esercitazione con armi doppie xuan è riservata agli esperti e prevede l’uso di sciabole, spade
dritte, spade uncinate, catene, coltelli, asce, ruote del vento e del fuoco, in coppia o accoppiate con
armi di natura diversa, come ad esempio sciabola e catena, scimitarra e scudo, ecc..
Il programma di combattimento con le armi prevede la lotta di:
-bastone contro bastone,
-bastone contro lancia,
-bastone snodato contro lancia,
-sciabola contro sciabola,
-lancia contro lancia,
-lancia contro alabarda (Kuan-dao e pu-dao),
-mazza cinese contro lancia,
-lancia contro bastone a tre sezioni,
-piccozza di Bodhidharma, singola o doppia, contro lancia;
-sciabola contro lancia;
-sciabola e scudo contro bastone a tre sezioni,
-lancia contro tridente.
A Shaolin si dice: “Abile nell’uso di ognuna delle diciotto armi”, per definire un Monaco di gran
talento marziale.
Secondo la tradizione Shaolin, in ogni stile praticato si impara prima la boxe (Quan), e
successivamente le armi, e l’ordine di apprendimento è il seguente:
il bastone (gun),
la sciabola (Dao),
la spada (Jian),
la lancia (Qiang) e infine
l’alabarda (Da-dao).
Queste cinque armi sono considerate fondamentali nello studio dello Shaolin.
Essendo armi e tecniche di successiva difficoltà, abilitano il praticante ad assimilare i precedenti
concetti acquisiti nella pratica a mani nude individuale e nell’esercizio di coppia, elevando il lavoro
tecnico a livelli superiori di esperienza. Il lavoro con le armi dunque fa maturare la comprensione
degli stadi precedenti della disciplina. Per esempio, nel lavoro a mani nude giungiamo a
comprendere la struttura base della posizione dell’arciere, Gong-bu, che costituisce il fondamento
del San-shou, il combattimento in coppia, che a sua volta, correttamente esercitata, conduce il
praticante all’iniziazione nell’arte delle armi. Ma quando iniziamo a studiare le armi, vediamo che
la posizione dell’arciere viene utilizzata in maniera un po’ diversa rispetto alle circostanze della
tecnica a mani nude; spesso necessita di essere più lunga e stretta per sostenere l’uso dell’ arma.
Avendo imparato e assorbito questo concetto, possiamo esplorare tutte le varianti delle posizioni nel
nuovo contesto e come risultato si sviluppa un’abilità ulteriore nella tecnica a mani nude, simile a
quella con le armi.
Un detto afferma che il significato dello studio delle armi, è quello di sviluppare nel praticante una
grande capacità di espandere il suo Qi. Il fenomeno di estendere il Qi nell’arma, è in realtà il
sottoprodotto dello sviluppo dell’abilità nell’utilizzo di migliaia “armi sottili” che sono il risultato
dalla capacità di controllare la parte sottile della personalità: la mente. Il campo mentale è in
qualche modo primario rispetto al corpo fisico e funziona come una specie di mappa dalla quale il
corpo riceve i propri riferimenti strutturali. “Noi siamo ciò che pensiamo”, disse Buddha. Tutto
quello che siamo nasce con i nostri pensieri, è con essi che creiamo il mondo. “Come un uomo
agisce così egli diventa”. Così l‘arte delle armi è in grado di sviluppare la personalità: a livello
fisico, psichico e spirituale. La disciplina aiuta a prendere coscienza di se stessi, dei propri limiti e
del metodo per superarli. Secondo Buddha la coscienza gioca un ruolo significativo nel creare il
“qui e ora”.
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阿 彌陀佛
棍 Gun: il bastone
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“I nostri antenati si servivano dei più semplici oggetti d’uso quotidiano
per la loro difesa, perciò la lotta con il bastone
è l’esercizio base per il maneggio di qualsiasi arma.
Il corretto utilizzo del bastone,
ci permette di difenderci e respingere l’avversario” .
.

Il bastone è l’arma più famosa e più antica dei Monaci Shaolin, perciò è definita “l’antenato di tutte
le armi” e a Shaolin ci si allena nel suo utilizzo con particolare devozione.
Nel Monastero il bastone è senz’altro la stella fra le armi, l’anima di tutte le armi, l’arma madre di
Shaolin, amato e praticato da tutti. Si deve capire che la difesa principale dipende da ciò che si può
comodamente avere a disposizione, cioè le nostre membra e gli oggetti facilmente reperibili come
un bastone.
La storia racconta che, una volta, tredici Monaci Shaolin usarono il bastone per aiutare il principe
Tang e immortalarono così le sue straordinarie qualità marziali. Anche cinquecento anni fa i Monaci
guerrieri usarono i bastoni per fronteggiare i pirati giapponesi sulla costa sud orientale della Cina.
La loro efficienza nel respingere gli invasori dimostrò che un semplice bastone, anche se
sostanzialmente sembra inoffensivo, si può trasformare in un’arma terrificante nelle mani di un
esperto.
Per i Monaci erranti, come per i sannyasi indiani, il bastone era un compagno di viaggio, facilmente
tramutabile in un’arma. E’ stata da sempre l’arma preferita da tutti i grandi Maestri, per la sua
semplicità come strumento ma anche per la difficoltà implicita nel suo corretto utilizzo come arma
da battaglia.
I suoi pregi si fondano sulla sua semplice struttura, versatilità e facile reperibilità. Naturalmente
l’utilizzo di questo strumento di difesa non nacque a Shaolin, anche se qui ha raggiunto i sublimi
livelli di perfezione che ricordano i tempi arcaici in cui quest’arte brillava in tutto il suo splendore.
Le sue tecniche, in origine appartenenti al Dhanurveda, non sono mai state modificate nel corso
della storia e costituiscono oggi ciò che si chiama Shaolin gun-shu, l’”Arte del bastone di Shaolin”.
Il maneggio del bastone è basato su un vasto numero di tecniche, continue e veloci come il vento;
tutto il corpo deve essere sorgente di velocità affinché, come vuole la tradizione, il movimento del
bastone sia accompagnato dal fischio dell’aria. Privo di lama com’è, il bastone fonda la sua
efficacia sulla precisione e la velocità di utilizzo. L’attacco copre un’ampia superficie e il ritmo del
maneggio è veloce; l’impulso energetico proviene dall’intero corpo e i movimenti dovrebbero
susseguirsi rapidamente.
La tecnica del bastone prevede l’impiego di entrambe le estremità, si può agire colpendo,
spingendo, spazzando e bloccando. Le rotazioni avvengono più o meno al centro del bastone, per
potenziare l’impeto della tecnica. Il bastone è un’arma lunga di grande utilità in combattimento per
neutralizzare un uomo disarmato o che impugna qualsiasi tipo d’arma corta. Utilizzato
appropriatamente, il bastone arriva dove un coltello non può certo arrivare, mantenendo l’attaccante
sempre a distanza.
La lunghezza e lo spessore del bastone variano a seconda dell’età, dell’altezza e della forza fisica
dello studente. Le tecniche di bastone comprendono battere, spingere, tirare fendenti, avvolgere e
inclinare. Il bastone Shaolin è caratterizzato “dall’attaccare con un’ampia serie di tecniche”.
Nel Tempio si praticano differenti varietà di lotta col bastone, in relazione al tipo di arma che gli
viene opposta. La sua efficacia nel combattimento reale è stata sempre lodata nelle cronache del
Tempio.Un Monaco guerriero Shaolin non può definirsi tale, se non conosce le tattiche dell’arma
per eccellenza, perciò nel Tempio di Shaolin il suo insegnamento è parte integrante della
formazione marziale ed è la colonna portante su cui poggia l’allenamento dei discepoli.
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阿 彌陀佛

刀 Dao: la sciabola
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“La sciabola è la madre di tutte le armi.
Servitene come prolungamento del tuo braccio.
La tua armonia nel muoverla, la tua precisione nel maneggiarla
e la tua velocità nel colpire, la rendono invincibile.”
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Il dao o sciabola, fu inventata dopo la spada e concepita per il combattimento ravvicinato che
metteva a grande rischio la vita dei contendenti. Un antico detto cinese afferma: “Più corta è la
sciabola, più grande è il pericolo per l’avversario”. La sciabola Shaolin si è guadagnata così la
reputazione di “Sovrana di tutte le armi”. Secondo il proverbio di Shaolin: “La sciabola si muove
come un drago sinuoso”, il suo maneggio avviene senza sforzo e i movimenti liberi e aggraziati,
pongono l’accento sulla fermezza delle mani. La formula segreta d’insegnamento afferma: “La
Sciabola è come il drago blu, deve essere maneggiata con fermezza secondo una linea piana. Il Qi
deve fluire nei suoi movimenti e gli occhi devono fissare la punta. Durante il maneggio della
sciabola bisogna essere veloci come una rondine in volo. quando colpisce in avanti, la punta è
simile a un chiodo d’acciaio e la grinta del Monaco che la maneggia, somiglia a quella della tigre
selvaggia.” La sciabola serve per colpire e battere ma la sua lama è più larga e pesante di quella
della spada, ragione per cui prevalgono le tecniche di colpo. Nella difesa, prendendo lo slancio, la
sciabola viene passata vicino alla testa, mentre le tecniche di bloccaggio si effettuano col fianco
della lama.
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阿 彌陀佛
剑 Jian: la spada
“La spada è come una tigre feroce”.

La spada, jian, è glorificata come “Il generale tra le armi”.


Secondo la tradizione Shaolin: “Nel maneggio della spada si deve concentrare il
Qi nelle braccia, e trasmetterlo poi all’arma come se fosse un prolungamento
del braccio.” Una caratteristica particolare consiste nel modo in cui la spada
viene passata vicino alla testa del praticante. Le tecniche della spada
impegnano soprattutto mani e braccia; con la lama si colpisce, si batte e si
fende, e il fianco dell’arma si usa per bloccare. Il maneggio della spada
premette abilità e padronanza del corpo, come fa notare un detto: “Il movimento
della spada singola pone l’accento sulle mani, mentre il movimento della spada
doppia pone l’accento sui passi.”
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阿 彌陀佛

枪 Qiang: la lancia
“La lancia è come il drago che aleggia libero nel cielo”

Nel repertorio di Shaolin la lancia è considerata “il re delle armi”.


La sua caratteristica peculiare consiste nell’”avanzare velocemente in linea
retta come un drago”.
Le tecniche guizzano in avanti come la testa di un serpente, mentre il movimento
segue una linea retta, accorciando così la distanza e abbreviando il tempo
d’azione; viene diretta in alto e in basso con rapidità e senza schemi
definiti. Nella lancia non si usa solamente la punta: con la coda si può
percuotere o spingere, con la barra si possono effettuare bloccaggi e proteggere
il corpo.
I colpi in avanti si combinano con un movimento rotatorio del polso che aumenta
l’efficacia; allo stesso scopo si può ruotare per intero la lancia al termine
di ogni spinta, il corpo si pone brevemente sotto tensione, passando l’energia
all’arma così fissata.
Grazie alla sua grande portata questa arma è ideale per le distanze lunghe.
L’uso delle armi lunghe richiede l’agilità caratteristica dello Shaolin kung-
fu, e dato che l’unico modo per vincere è usare la punta della lancia, è
necessario mantenere la distanza dall’avversario.
A differenza della sciabola, più la lancia è lunga e maggiore è il vantaggio di
chi la impugna.
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阿 彌陀佛

大刀 Da-Dao:alabarda
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“L’alabarda è come una grande scimitarra
che maneggiata in modo esperto
esprime una potenza tale da poter tagliare in due un cavallo”
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Nel kung-fu di Shaolin il Da-dao, l’alabarda, è classificato come uno stile di scimitarra. Il Da-dao è
un arma lunga e pesante, che richiede una grande forza per essere usata efficacemente, perciò i
combattenti che la utilizzano devono essere robusti.
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阿 彌陀佛

少林 Baby Shaolin
Il Baby Shàolín Kung-fu parte dalla conoscenza del corpo e della mente, studia la respirazione, che
è il sostegno della nostra vita, la coordinazione del movimento con l’atto respiratorio e infine lo
sviluppo di questo lavoro nello spazio. La disciplina del Baby Shàolín Kung-fu è appositamente
ideato per aiutare i bambini a sviluppare un’adeguata presa di coscienza di sè stessi e del mondo
circostante. Inoltre è un buon mezzo per indirizzarli verso il raggiungimento degli obiettivi che
faciliteranno lo sviluppo di fiducia nelle proprie capacità individuali e un sereno orientamento nella
società.

Il programma del Baby Shàolín Kung-fu include:


• lo scioglimento articolare completo: esercizi per l’escursione articolare di polsi, dita, caviglie,
ginocchia, collo, spalle, gomiti, anche e schiena.
• la corsa: normale, laterale, all’indietro, con coordinazione di braccia, a gambe incrociate e
con salto ostacoli di media difficoltà.
• i pre-esercizi generali e specifici: slancio di gambe verticale, laterale e obliquo; passi spinta;
pre-salto; saltelli in posizione accovacciata, salti in lungo da posizione accovacciata; camminata con
distensione di braccia e gambe; coordinazione secondo l’impostazione incrociata; avvitamento
obliquo libero, con gambe ripiegate e con gambe tese; avvitamento verticale libero; calci volanti:
del fiore di loto, del ciclone e a farfalla.

• la propedeutica a corpo libero (con ausilio di materassini): Ponte da terra, a muro e con
discesa libera; verticale sulla testa con ausilio delle mani e senza; verticale sulle mani; cadute
fondamentali e dello stile dell’ubriaco Shàolín Zuì-quán, (Cinese: 少林醉拳); posture di equilibrio.
• la pre-acrobatica: Ruota semplice, su una mano e impostazione del pre-esercizio della ruota senza
mani; rondata; capovolte: frontale, all’indietro, su una spalla; volteggio in avanti e all’indietro.
• Lo stretching specifico singolo e coppie; in piedi, a terra e con ausilio di attrezzi: esercizi per
le spalle, collo, polsi, caviglie, anche, schiena, ginocchia, glutei e polpacci. Spaccata: sagittale e
frontale; esercizi di divaricazione delle gambe; contorsioni elementari derivate dallo Yoga indiano;
esercizi di distensione della colonna, e di allungamento.
• Il potenziamento muscolare e articolare specifico: Addominali, flessioni sulle braccia e sulle
gambe.
• I fondamentali dello stile come le posture Bù-xíng (Cinese: 步型): posizione frontale,
laterale, con distensione di una gamba, con avvolgimento, di equilibrio ecc..
• l’impostazione delle mani Shŏu-xíng (Cinese: 手型): Pugno, palmo e gancio.
• la sequenza iniziale dello Shàolín Tào-lù (Cinese: 少林套路): la forma delle cinque posizioni
chiamata Shàolín Wǔ-bù-Quán (Cinese: 少林五步拳).
• lo studio preliminare degli stili d’imitazione in cui si imparano le posture che imitano la
posizione di guardia dei cinque animali principali:
1. il leopardo Bào-Quán (Cinese: 豹拳),
2. la tigre Hǔ-Quán (Cinese: 虎拳),
3. la gru Hè-Quán (Cinese: 鶴拳),
4. il serpente Shé-Quán (Cinese: 蛇拳),
5. il drago Lóng-Quán (Cinese: 龍拳).
• la pratica del Qì-gōng (Cinese: 氣功) terapeutico e l’auto-massaggio: che consiste nel risveglio, lo
sviluppo e il caricamento e la distribuzione del Qì (Cinese: 氣) o energia interna.
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阿 彌陀佛

Obiettivi
“UNA CRESCITA INTEGRALE”
Si tratta di un metodo collaudato dal lavoro di generazioni di Maestri Shàolín a favore dei bambini
novizi. A parte l’abilità marziale, già inclusa nel sistema di lavoro del Baby Shàolín Kung-fu , ci
sono una serie di finalità che interessano la crescita psico-fisiologica e sociale dei bambini.
Baby Shàolín Kung-fu è un ottimo metodo per favorire la fiducia in sè stessi, stimolando
l’equilibrato utilizzo delle proprie energie. I bambini sono molto incoraggiati dai loro stessi successi
nel superare prove precedentemente considerate insuperabili. Come risultato di uno sforzo coronato
dal successo, c’è il premio dell’autostima e della fiducia in sè stessi. I Maestri Shàolín ripetono
spesso queste parole: “La paura è il nemico e la fiducia è l’armatura, fai ciò che devi fare avendo
fiducia, non fuggire davanti a niente, così sarai pronto a tutto”. Per aiutare i bambini a superare una
difficoltà, si raccontano loro aneddoti e storie dell’oriente di monaci, guerrieri ed eroi che possono
rappresentare un modello esemplare da seguire.
Un altro obiettivo del Baby Shàolín Kung-fu è migliorare la concentrazione e l’autocontrollo,
favorendo la disciplina interiore. Generalmente i bambini hanno molta energia ma la usano senza
trarne il massimo profitto, la dove l’anziano, tende a fare economia ed usare l’energia solo con
scopi mirati. La disciplina di Shàolín crea una simbiosi tra la saggezza dell’anziano e l’impetuosa
energia del giovane, per questo motivo il rapporto Maestro discepolo è essenziale. A Shàolín il
rapporto “Maestro-Discepolo” dura per tutta la vita, ed è contrassegnato dall’autorità di chi insegna
e dall’umiltà di chi impara. Questo sistema non conosce né voti né esami, ma solo la sete di
conoscenza del discepolo e del desiderio di insegnare del Maestro. A Shàolín chi ha trovato il suo
Maestro, e da lui viene scelto, in accordo a criteri caratteriali, lo seguirà per tutta la vita, per
apprendere nella quotidianità: l’armonia del corpo e dello spirito, il dominio della materia e i
principi fondamentali della vita e della natura. Questa conoscenza è paragonabile al libretto di
istruzioni per l’uso di una vettura. Se sappiamo guidare bene un’automobile, questa ci sarà molto
utile, ma se non la sappiamo guidare saremo in pericolo prendendo il volante. La saggezza
suggerisce prima di tutto l’autocontrollo da cui nasce il silenzio, la concentrazione e infine la
scoperta di sè stessi. È bello vedere i bambini che sperimentano i gradini di questa scala, e anche gli
adulti sono ispirati dalla loro innocenza, purezza e dalla loro irresistibile tenerezza.

Tra le finalità prospettate dal Baby Shàolín Kung-fu, c’è poi la presa di coscienza del proprio corpo
nello spazio e con gli altri, secondo il principio dello Standard Educativo Internazionale Jitakyoei,
sintetizzato nell’aforisma: “Io e gli altri insieme in armonia”: è questo l’importante fattore che
favorisce il miglioramento della socializzazione attraverso il contatto e il rispetto del prossimo. Una
cosa molto importante che il bambino deve imparare, è che il rispetto che esige dagli altri, anche lui
lo deve offrire agli altri, come insegnano i Maestri Shàolín: “Ricordati sempre che l’uomo saggio ha
rispetto degli altri. Cammina a testa alta ma senza superbia”. Libertà di movimento nel proprio
spazio, significa anche rispettare i confini con quello assegnato agli altri, perciò il controllo motorio
e sensoriale in genere, diventa un obiettivo a breve termine nel lavoro di coppia. All’inizio è il
Maestro, che evidenzia i confini da rispettare, ma gradualmente il bambino imparerà con la
disciplina ad autogestirsi appropriatamente. La presa di coscienza del proprio corpo, include anche
lo studio dei propri limiti durante gli esercizi presentati in una gradualità d’impegno e difficoltà.
Questo è importante, per evitare al bambino di incorrere nell’errore di sopravvalutare le proprie
capacità e di farsi male durante gli esercizi. Il rapporto con il compagno, è basato soprattutto
sull’imparare ad accettarsi reciprocamente, così come si è, e sull’aiutarsi vicendevolmente a
migliorare. Il bambino deve imparare a riconoscere, che i suoi problemi sono quelli di tutti e che la
sofferenza che gli altri provano è simile alla sua. Gioire della sofferenza altrui non si addice a
persone dal cuore nobile, perciò non bisogna arrecare ai propri compagni alcuna sofferenza con
scherzi maliziosi finalizzati al proprio divertimento. La saggezza di Shàolín prima di tutto insegna il
rispetto per la vita in ogni sua forma.
La cosa più importante nella realizzazione degli esercizi è la presa di coscienza della proprie energie
psico-fisiche. I Maestri Shàolín insegnano che tutta la nostra energia la ricaviamo da una corretta
respirazione. “Respirare significa vivere. Il flusso della nostra vita lo possiamo dirigere nel nostro
corpo e rifornire di energia tutti i muscoli. Perciò il controllo della respirazione è la premessa per il
controllo del corpo”.L’energia ottenuta con la respirazione si chiama Qì (Cinese: 氣), essa è la fonte
della salute e della forza fisica. Per rafforzare questa energia il Baby Shàolín Kung-fu insegna ai
bambini a riceverla dalla terra, dal cielo e dall’aria, con una respirazione lenta e controllata,
concentrandosi sull’atto respiratorio, senza distrarsi per alcuni minuti. Gli studenti imparano così
anche ad apprezzare la natura che li circonda e il contatto armonico con i suoi elementi. Con gli
esercizi del Baby Shàolín Kung-fu i bambini imparano poi a trarre vantaggio dal controllo della
propria energia interna, per fortificare il proprio corpo e la propria resistenza psico-fisica. In effetti a
Shàolín si pensa che chi non pratica l’arte del respiro, non potrà mai raggiungere un alto grado nel
Kung-fu. Come dice il proverbio: “Praticare Kung-fu senza praticare Qì-gōng (Cinese:氣功)
equivale a non praticare alcun Kung-fu”. A quanto pare per lo sviluppo di un alto livello di Kung-fu,
questi esercizi così lenti, sono più importanti delle spettacolari acrobazie talmente apprezzate in
occidente. In effetti, la padronanza delle proprie energie, aiuterà nel futuro i bambini in ogni campo
di attività. Attraverso la pratica degli esercizi del Baby Shàolín Kung-fu sapranno riconoscere la
veridicità e l’utilità del proverbio: “Dove investi la tua energia, lì ottieni risultati”.
Ciò che affascina i bambini è l’avventura, perché la sete di sapere è naturale in loro. È possibile in
un modo divertente, arricchire la loro cultura, con una curiosa e utile esperienza proveniente dalle
discipline orientali.
Le discipline orientali, come lo Yoga e le arti marziali, prendono in considerazione, non solo lo
sviluppo fisico dell’individuo, ma anche quello psichico. Il controllo della mente e delle sensazioni
generate dagli stimoli esterni, impostata sui concetti morali più elementari, porta i bambini al
graduale sviluppo integrale della personalità. Dai risultati, quindi, possiamo capire che le discipline
orientali, sono propedeutiche al sano sviluppo dell’individuo, sia dal punto di vista sociale che
spirituale. Spesso diciamo che i bambini sono il futuro della società, per questo la loro educazione
deve contenere gli elementi importanti che il Baby Shàolín Kung-fu riconosce come principi:
1) il rispetto,
2) l’umiltà,
3) la perseveranza,
4) il riconoscere le buone qualità degli altri,
5) il mantenersi puri negli atti, nelle parole e nei pensieri,
6) la devozione,
7) l’onestà,
8) la cooperazione e
9) la compassione.
Nel monastero di Shàolín questi obiettivi si realizzano in modo simultaneo attraverso la pratica
della disciplina che prima di tutto raggiunge degli scopi intermedi e specifici.
Per incanalare le energie dei bambini, l’acquisizione della tecnica del Baby Shàolín Kung-fu è il
mezzo ideale perché combina il gioco con la disciplina psicomotoria (per esempio gli esercizi di
imitazione degli animali e l’acrobatica). In modo divertente i bambini assimilano le regole di base
della conservazione dell’energia e imparano a conoscere le proprie capacità motorie diventandone
pienamente consapevoli.
Secondo la filosofia Shàolín, è necessario che gli studenti abbiano una presa di coscienza dei propri
limiti. Solo quando si ha una diagnosi chiara della malattia si può prescrivere la giusta cura, così
solo una visione realistica di sè stessi può dare lo stimolo per superare i propri limiti attraverso gli
esercizi specifici consigliati dall’esperienza del Maestro. La vera acquisizione dell’arte del Baby
Shàolín Kung-fu non consiste soltanto nel padroneggiare le forme esterne, ma soprattutto i principi
e la filosofia. Il bambino che impara e comprende a fondo l’arte, applicherà questi principi e questa
filosofia alla sua vita quotidiana.
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阿 彌陀佛

Metodologia
“UN GIOCO CHE FORMA LA PERSONALITÀ”
Il Baby Shàolín Kung-fu sviluppa, dal punto di vista tecnico, le polarità di sostanzialità e
insostanzialità, di apertura e chiusura, che regolano automaticamente il ritmo respiratorio. È uno
splendido esercizio per il corpo intero: armonioso, fluido e bilanciato. Così il respiro diventa
naturalmente profondo e lungo senza bisogno di aggiustamenti. Gli esercizi caratteristici del Baby
Shàolín Kung-fu, sviluppano in modo uguale ogni parte del corpo, e rafforzando il metabolismo,
accrescono complessivamente la longevità. I Maestri Shàolín sconsigliano qualsiasi tipo di
regolazione attiva volontaria del respiro durante la pratica; le caratteristiche descritte vengono
conseguite in modo naturale, man mano che il respiro, liberato dalle tensioni dell’energia emotiva,
entra nel ritmo del movimento corporeo. Questa coordinazione motoria si basa su “forme”
(sequenze codificate di tecniche marziali) eseguite a ritmo uniforme, riservando il movimento
veloce e l’espressione piena della forza interna a livelli più avanzati di apprendimento. A Shàolín i
Maestri tengono in enorme considerazione questo esercizio dinamico.
Inoltre la disciplina del Baby Shàolín Kung-fu possiede una metodologia denominata Tào-lù
(Cinese: 套路): la “Forma Codificata”, ovvero la sequenza codificata di movimenti eseguita in
gruppo. Attraverso questa particolare esperienza didattica, riguardante la codificazione di soluzioni
tattiche in relazione a un ipotetico avversario, gli studenti sono stimolati a riconoscere e a rispettare
i tempi di percezione, di assimilazione, di aggiustamento ed accomodamento personali e del gruppo
in cui venivano chiamati a collaborare, superando le proprie inevitabili resistenze. Questo metodo
ingegnosamente pone gli studenti di fronte ad una serie di problemi da risolvere che riguardano la
loro, struttura fisica, energetica e psicologica, che, grazie all’esercizio guidato, viene gradualmente
trasformata in una struttura più armonica. Poiché le “Forme” Shàolín, in generale, imitano i
movimenti e le posizioni degli animali, la loro attuazione per i bambini è come un gioco molto
divertente, come è esemplificato dallo stile della scimmia. È sufficiente che il bambino accetti di
sottoporsi a questa divertente alchimia, per raccoglierne i numerosi benefici.
L’esecuzione di forme codificate eseguita davanti ai propri compagni e ai Maestri è stato da sempre,
a Shàolín, lo strumento principale di verifica del lavoro svolto dal bambino a livello tecnico e psico-
motorio.

La disciplina del Baby Shàolín Kung-fu inoltre, ha come scopo l’acquisizione di esercizi atti a
migliorare: la funzione respiratoria, il potenziamento fisiologico, la pre-acrobatica, l’equilibrio
statico e dinamico, la coordinazione oculo-manuale, la percezione spaziale, la coordinazione
generale, i movimenti a corpo libero, lo stretching, il consolidamento della lateralizzazione
(concetto di destra e sinistra), ecc…
Il Baby Shàolín Kung-fu contiene le tre regolazioni che costituiscono la pratica psicologica di base
del Kung-fu:
1) l’armonizzazione del corpo, attraverso il movimento della forma;
2) l’armonizzazione del respiro, che spontaneamente raggiunge il ritmo naturale e infine
3) l’armonizzazione della mente, che si immerge completamente nel movimento e nelle sensazioni.
Poiché il Baby Shàolín Kung-fu è un sofisticato sistema ginnico, si rivela un buon mezzo per
infondere salute e buona forma fisica attraverso il miglioramento degli specifici fattori elencati,
anche solo dopo poche lezioni, perché è basato sull’uso corretto della respirazione del movimento e
del libero circolare dell’energia del corpo. Possiamo quindi affermare che i miglioramenti che si
notiano nei bambini praticanti, risultano benefici, sotto ogni aspetto: ginnico, posturale, motorio,
ludico, educativo e terapeutico.
È incredibile vedere il grande entusiasmo con cui, fin da subito, i bambini, anche dai caratteri più
difficili, partecipano al Baby Shàolín Kung-fu , a causa al fascino che questa disciplina esercita su
di loro, e al desiderio di esplorare questa nuova e curiosa esperienza. In breve tempo è possibile
constatare un significativo miglioramento dei rapporti reciproci, dell’auto-controllo e del rispetto.
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阿 彌陀佛

攫 JUE KUNG-FU IMITAZIONE


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“Rispetta la natura e le sue leggi, è la tua guida in ogni campo.
Diventa una cosa sola con lei, usa la sua forza e osserva le sue creature.
Damo c’insegnò ad osservare gli animali selvatici in movimento e a imitarli.
Presta attenzione a come attaccano, si ritirano
e a quante volte ingannano il loro avversario.
Che la scioltezza dei loro movimenti ti sia d’esempio.”
L’inconfondibile kung-fu imitativo di Shaolin costituisce il fondamento marziale che fu
perfezionato dai Monaci nel corso di 1500 anni. Ispirati a particolari atteggiamenti umani ed eventi
della natura, gli stili di imitazione n’emulano lo spirito e le movenze.
I Maestri Shaolin spiegano: ““Il completo sviluppo della mente può essere raggiunto solo quando il
corpo ha imparato la disciplina e per disciplinare il corpo i nostri antenati ci hanno insegnato ad
imitare tutte le creature viventi. Tutte le creature piccole grandi che siano sono parte della natura. Se
da una saggezza per imparare, tutte ci insegneranno le loro virtù.”
Il kung-fu d’imitazione comprende:
gli stili ispirati alla natura,
gli stili ispirati agli animali,
gli stili ispirati all’uomo,
gli stili ispirati alle caratteristiche di oggetti sacri e profani.
Gli stili ispirati ad eventi naturali, includono:

-Chao-yang-quan lo “Stile del sole che sorge” ,


-Xuan-feng-quan lo “Stile del ciclone”,
-Mei-hua-quan la “Boxe del fiore di susino”,
-Hong-quan la “Boxe dell’onda del mare”,
-Lian-quan lo “Stile del fiore di loto”,
-Qi-xin-quan la “Boxe delle sette stelle”,
-Jin-gan-quan lo “Stile del diamante”,
-Kuei-feng-gun lo “Stile del vento del demonio”.
Gli stili antropomorfici imitano particolari attitudini umane, materiali o spirituali; ne elenchiamo
alcuni:
-Damo-jian lo”Stile ispirato allo stesso patriarca Damo (Bodhidharma)”,
-Lian-huan-quan lo “Stile dell’incatenato”,
-Zui-quan lo “Stile dell’ubriaco”, ecc..
Anche oggetti particolari, per la potenza e l’abilità che esprimono nelle loro funzioni, hanno ispirato
i Monaci ad elaborare stili singolari come:

-Mu-yu-kung l’esercizio del sacro “Pesce di legno”,


-Di-tan-quan lo “Stile del tappeto volante”,
-Pao-quan lo “Stile del colpo di cannone”, ecc.
Gli stili zoomorfici d’imitazione degli animali, Xian-shi-quan, sono la varietà più antica del kung-fu
di Shaolin.
L’idea di imitare i movimenti difensivi degli animali nello Shaolin-quan, infatti è in realtà originaria
dell’India, dove le discipline metafisiche come lo yoga e il Dhanurveda, si ispiravano ai movimenti
di incarnazioni divine in forme animali, come l’avatara Nrsimhadeva (incarnazione divina mezzo
uomo mezzo leone), oppure Hanuman la scimmia dai poteri sovrannaturali, per evocarne la forza, il
coraggio, l’abilità e la longevità.
Oltre 1500 anni fa, quest’idea vedica fu introdotta a Shaolin dal patriarca Bodhidharma perchè
rifletteva la visione buddista secondo cui tutte le creature viventi hanno la stessa natura originale e
quella taoista di Lao-Tze e di Chuang-Tzu, secondo la quale il saggio dovrebbe prendere esempio
dalla natura.
I Maestri Shaolin insegnano:
“Dalla gru bianca impariamo la grazia e l’autocontrollo,
il serpente c’insegna la flessibilità e la resistenza ritmica.
La mantide religiosa c’insegna la velocità e la pazienza,
dalla tigre impariamo la tenacia e la potenza e
dal drago impariamo a cavalcare il vento.
Tutte le creature nobili o ignobili sono coscienti di se stesse
e se abbiamo il desiderio di imparare
tutte c’insegneranno le loro virtù.
Tra la fatale bellezza della mantide religiosa
e il fuoco e la passione del drago del vento
non c’è contraddizione.
la silenziosa agilità del serpente
e l’artiglio dell’aquila,
c’è soltanto armonia
e dato che i due elementi della natura
non sono mai in contrasto tra loro,
quando comprendiamo l’essenza della natura,
noi eliminiamo i contrasti dal nostro essere
e scopriamo l’armonia tra il corpo e la mente
che è in accordo con l’essenza dell’universo.”
Eseguendo le posizioni del kung-fu degli animali, il corpo assume l’aspetto di numerose forme di
vita presenti nella creazione, dal più piccolo insetto (la formica) al saggio più perfetto (arhat) e
identificandosi con esse, percepisce l’essenza che le accomuna tutte, lo stesso Spirito Universale. Il
Monaco,entrando in comunione con il creato, sviluppa empatia verso tutti gli esseri viventi e con la
saggezza impara a vivere in modo che tutti possano vivere. Nel corso del tempo, sia per necessità
sia per inclinazione culturale, i Monaci cinesi predilessero l’aspetto marziale dell’insegnamento di
Damo, piuttosto che quello terapeutico, così selezionarono e svilupparono metodi di difesa e
d’attacco, basati sui movimenti degli animali della foresta del monte Song. “La sopravvivenza del
più adatto”- il principio della natura- incoraggiò i devoti ad imparare le caratteristiche che ogni
animale sfruttava per sopravvivere nel suo ambiente. Senza dubbio l’essere umano è più intelligente
degli animali, tuttavia la natura ha dotato ogni essere vivente di speciali abilità per sopravvivere che
all’uomo mancano (e che i Maestri Shaolin consigliano di imparare per accrescere le capacità
d’auto-protezione). Dagli animali i Monaci appresero i fondamentali atteggiamenti di lotta,
rivolgendo l’attenzione principalmente alle tecniche di difesa e assimilandone il principio basilare:
il loro desiderio di sopravvivere che li rende in grado di rispondere ad ogni possibile aggressione.
L’infinita varietà di movimenti d’attacco e difesa ha reso gli stili zoomorfici di Shaolin il kung-fu
d’imitazione più famoso che ha influenzato le scuole di tutta la Cina e da cui si distingue per aver
raggiunto i poteri arcani degli animali che imita.

Tra gli stili zoomorfici ricordiamo quelli:


-del leopardo (Bao-quan),
-della tigre (Hu-quan),
-del serpente (She-quan),
-della gru (He-quan),
-del drago (Long-quan),
-dell’aquila (yin-quan),
-della mantide religiosa (Tang-lang-quan),
-della scimmia (Hou-quan),
-del cane (Cou-quan),
-dell’orso (Xiong-quan),
-dell’anitra (Ya-quan),
-del gallo (Gong-Ji-quan),
-del rospo (Lai-ha-ma-quan),
-della formica (Ma-yi-quan),
-della gallina ((Mu-ji-quan),
-del cavallo (Ma-quan),
-dello scorpione (Xie-zi-quan),
-del gatto (Mao-quan),
-della cicala (Zhi-liao-quan),
-del cigno (Tian’è-quan), ecc.
Ogni stile, dunque, sfrutta le capacità di difesa specifiche dell’animale di riferimento.
Ad esempio il Cou-xing-quan, o “stile del cane”, s’ispira al modo nel quale i cani attaccano la parte
inferiore del corpo. È una tecnica particolarmente adatta a chi non è molto alto.
Lo Yin-zhuang-quan lo “stile dell’artiglio dell’aquila”, imita la fierezza di un’aquila e la sua forza
di predatrice.
L’Hou-xing-quan, o “stile della scimmia”, s’ispira all’agilità della scimmia ed è caratterizzato dai
numerosi mutamenti e dall’ingegnosa difesa utilizzata come mezzo d’attacco.
Il tang-lang-quan o “stile della mantide religiosa”, mostra l’aggressività e la grazia esplosiva della
mantide.
La bravura del discepolo dipende dalla fedeltà con la quale è capace di riprodurre le posture e le
movenze degli animali imitati, e di assumerne lo spirito. E’ molto importante la somiglianza
dell’aspetto espressivo del volto e dei movimenti, fondendo mente e corpo con l’animale che si
rappresenta. In altre parole, quando il Monaco guerriero imita il drago, pensa di essere un vero
drago e quando pratica lo stile della tigre, immagina di essere una vera tigre.
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阿 彌陀佛

猴拳 Hóu-Quán
LO STILE DELLA SCIMMIA SHAOLIN ( 少林猴拳 Shàolín Hóu-Quán )
Lo imitativo della scimmia è uno degli stili zoomorfici più conosciuti dello Shaolin. Le
caratteristiche di questo stile sono molteplici e si fondano sui numerosi mutamenti improvvisi di
direzione e la repentina alternanza di attacco e difesa. Applicate in modo appropriato, le tecniche
dello stile della scimmia, sono sorprendenti e imprevedibili per l’avversario. L’agilità, la scaltrezza
e l’essere giocherellone della scimmia, si esprimono in questo stile trasformandosi in tecniche di
attacco e di difesa. L’apparente semplicità dell’esecuzione però richiede un intenso allenamento
pluriennale.
阿 彌陀佛
醉拳 Zuì-Quán
LO STILE DELL’UBRIACO SHAOLIN ( 少林醉拳 Shàolín zuì-quán )
Lo stile imitativo dell’ubriaco è uno degli stili più famosi e affascinanti dello Shàolín. In questo
stile, i continui movimenti instabili, i passi barcollanti, le sbandate e le cadute, traggono in inganno
l’avversario, distraendolo dall’azione di fulminei e inaspettati attacchi fatali. Le mani assumono un
atteggiamento simile a quello di tenere un bicchiere e un fiaschetto, ma si rivelano armi letali nello
sferrare stoccate dirette col dorso del palmo e pressioni con le dita sui punti sensibili
dell’avversario. Nello stile imitativo dell’ubriaco il monaco Shàolín, fuori sembra confuso ma
dentro è sobrio, sembra instabile ma invece è saldo, sembra vulnerabile ma invece è invincibile.
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阿 彌陀佛
五型拳 Wu-Xin-Quan
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“Gli stili dei cinque animali sviluppano in pari tempo
le facoltà interne (spirito e forza)
e quelle esterne (l’arte del combattimento).”
L’antica tradizione Shaolin ha tramandato il Wu-xin-quan, la tecnica di combattimento che imita
cinque animali:

豹拳 leopardo Bào-Quán,
虎拳 tigre Hǔ-Quán,
鶴拳 gru Hè-Quán,
蛇拳 serpente Shé-Quán,
龍拳 drago Lóng-Quán .
Lo stile di ogni animale suscita nel corpo del praticante, lo sviluppo di una qualità o “essenza”
specifica.
Gli stili dei cinque animali sviluppano “cinque essenze” e vengono insegnati dai Maestri del
Tempio secondo un ordine prestabilito.
S’inizia con lo stile del leopardo, per sviluppare una perfetta efficienza fisica; poi la tigre, che
accresce la potenza e l’aggressività. In seguito lo stile del serpente, che dà inizio al processo di
interiorizzazione, poi lo stile della gru, per consolidare la presa di coscienza degli assi centrali
dell’essere, ed infine lo stile del drago completa lo sviluppo interiore.
Per raggiungere la Maestria nei cinque stili è necessario sottoporsi volontariamente ad un costante
addestramento personale, armandosi dei tre tesori spirituali: l’entusiasmo, la pazienza e la fiducia.
Quando l’essenza di questi stili sarà completamente assimilata, il corpo diventerà coordinato come
un leopardo, resistente come una tigre, rapido come un serpente, stabile come una gru e preciso
come un drago. Inoltre il Monaco disporrà di un grande coraggio.
La metodologia d’insegnamento prevede che prima si imparino le posizioni e i movimenti
fondamentali che servono soprattutto per capire lo spirito dell’animale, espresso in seguito nelle
forme, attraverso una vera e propria recitazione del praticante che interpreta la parte dell’animale
imitato.
Il Monaco guerriero, armato di questi cinque stili, con poca forza può sconfiggere tutti i suoi
avversari. Coloro che desiderano diventare esperti nello Shaolin kung-fu devono imparare questi
stili sebbene siano difficili da apprendere. Non bisogna sottovalutarli, abbandonandoli prima ancora
di aver finito di studiarli.
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阿 彌陀佛
豹拳 Bao-Quan
“Dal leopardo impariamo l’aggressività e la forza”

Lo stile del leopardo si pratica per sviluppare la forza fisica (li). Sebbene il leopardo non sembri
agile e feroce come la tigre, è capace di esprimere una forza maggiore perché possiede una struttura
muscolare migliore di quella della tigre e una vita più morbida che gli permette di effettuare salti
perfetti. Lo stile del leopardo è così aggressivo che le sue maniere possono vincere la volontà di
combattere dell’avversario. Per praticare questo stile i movimenti devono essere rapidi. L’intero
corpo deve essere permeato dalla forza fisica (li) che viene richiamata stringendo i pugni e
respirando in modo deciso.Questo stile richiede così che i pugni siano tenuti stretti.Questa
caratteristica della mano è tecnicamente chiamata shaolin bao-jin-quan, “il pugno del leopardo
dorato”,mentre nel formare l’artiglio del leopardo shaolin bao-zhuang, le 5 dita sono mantenute
rigide come fossero d’acciaio.
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阿 彌陀佛

虎拳 Hu-Quan
“Dalla tigre impariamo la tenacia e la potenza”

Lo stile della tigre rafforza ossa,cosce e vita. E’ un allenamento delle articolazioni che solidifica la
struttura fisica, rendendola idonea alla difesa aggressiva. Come il leone, la tigre è un animale
ferocissimo che non teme rivali; alla tigre piace la lotta perché quasi tutti gli eventuali avversari non
possono competere con lei. E’ una perfetta macchina da guerra ideata dal Signore Supremo per non
dare scampo alle sue prede. La sua formidabile agilità non trova ostacoli, è un’ottima nuotatrice, i
suoi potenti muscoli e il suo peso la rendono invincibile, le sue zanne e i suoi artigli non lasciano
sfuggire le sue vittime.
Le tecniche di questo stile insegnano allo studente la tensione dinamica, la respirazione e il coraggio
perché sfruttano l’agilità e la forza della tigre ponendo l’accento su velocità e aggressività. La
pratica di questo stile richiede di dominare tutto corpo con la forza fisica (li) che deve essere
manifestata in ogni movimento. Alzandosi e abbassandosi il praticante deve esprime lo stile,
spalancando gli occhi proprio come una tigre arrabbiata che salta fuori dalla giungla.
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阿 彌陀佛

蛇拳 She-Quan
“Il serpente c’insegna l’abilità e la resistenza”

Lo stile del serpente si pratica per sviluppare la forza interna, il Qi. Un proverbio Shaolin insegna:
“La forza vitale pervade tutto il corpo come la luce del sole che illumina l’universo intero.” Così nel
corpo del serpente, il Qi circola ovunque e ,sebbene al tatto sembri una spugna senza forza,
improvvisamente può riempirsi d’energia grazie alla contrazione del Qi e diventare forte come il
corpo del più potente degli eroi.
L’”essenza” del serpente è caratterizzata dalla flessibilità e dalla resistenza ritmica. Perciò nella
pratica bisogna rilassare il corpo e muovere la vita uniformemente. La respirazione deve essere
calma e ritmica, morbida e silenziosa come il respiro del serpente. Il corpo del praticante deve
muoversi in modo imprevedibile e indefinito, morbido ma anche forte, flessibile eppure saldo.
L’indice e il medio della mano vanno usati come la lingua di un serpente. Sebbene i movimenti
dello stile del serpente siano morbidi, le sue tecniche sono micidiali, proprio come il serpente che
esternamente è morbido, ma dentro c’è il veleno.
I Testi Canonici di Shaolin spiegano: “Per terrorizzare un avversario si deve usare lo stile del
serpente, che colpisce i suoi punti deboli con attacchi perfidi,” eppure sostengono anche, che non è
facile utilizzare questo stile in combattimento: “Nel praticare lo stile del serpente devi sentire che lo
puoi padroneggiare, anche se in realtà non lo hai ancora ottenuto. Ma una volta che riesci ad usarlo,
ne diventi Maestro.”
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阿 彌陀佛

鶴拳 He-Quan
“Dalla gru bianca impariamo la grazia e l’autocontrollo”

Lo stile della gru si pratica per sviluppare l’abilità e il Qi. I Testi vedici affermano: “Il saggio deve
controllare tutti i sensi e rimanere immobile come la gru e compiere ciò che si è prefisso nel
momento, nel luogo e nella circostanza favorevole.” L’”essenza” della gru è dunque la stabilità,
espressa attraverso la grazia e l’autocontrollo.
Il fattore più importante nello stile della gru sono le gambe e il suo spirito dipende dal silenzio.
Lavorando sull’equilibrio e la stabilità delle gambe, lo stile della gru rafforza il sistema nervoso,
perché come afferma un proverbio Shaolin: “La radice dei nervi si trova nei piedi.”
Questo stile è particolarmente adatto per chi non è molto veloce nè troppo lento. Esso richiede
l’interiorizzazione della mente e il rilassamento delle braccia, fattori che permettono la libera
circolazione del Qi. In questo modo la mente e le mani saranno perfettamente coordinate. Dopo
molto tempo che pratica l’interiorizzazione della mente, il Monaco dovrebbe sentire che la sua
immaginazione viene trasportata nel passato. Nello stile della gru le spalle devono sempre essere
rilassate, le mani e i piedi in armonia. Di fronte all’avversario si deve restare tranquilli, con la mente
priva di pensieri negativi. Lo stile della gru bianca sviluppa la potenza a frusta, le tattiche evasive, i
movimenti dell’anca, la calma e l’equilibrio psicofisico. La mano dello studente deve atteggiarsi al
becco, alla zampa e alle ali della gru. Il becco della gru riduce la superficie d’impatto concentrando
la forza impressa in un punto preciso. Si utilizza il becco della gru per colpire i centri nervosi, gli
occhi e la trachea dell’avversario. La zampa della gru è usata per parare gli attacchi e per colpire i
genitali, lo sterno, il mento, il viso dell’avversario.
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阿 彌陀佛

龍拳 Long-Quan
“Dal drago impariamo a cavalcare il vento”
Lo stile del drago si pratica per rinvigorire lo spirito.

In questo stile, che si basa su attacchi preventivi, non c’è bisogno di usare la forza fisica (li); i
movimenti devono essere fluidi e veloci e si deve mantenere il Qi nel dan-tian. Si devono tenere le
spalle equilibrate e i “cinque centri” (il cuore, le due palme, e le piante dei piedi) come se fossero
un’unica cosa. “Il Monaco deve ascoltare il Qi che entra lentamente nell’addome e circola nel
corpo. Il Qi e il corpo sono rilassati ma i 5 cuori (i cuori delle mani, delle gambe e il cuore centrale)
sono connessi. Proprio come il Divino Drago del vento (anantadeva) aleggia nell’aria, pronto a
difendersi in qualsiasi direzione.”
Chi diventa esperto in questo cinque stili avrà un corpo forte e membra inamovibili. Inoltre i suoi
occhi saranno molto vivaci e possiederà un grande coraggio sia mentale che spirituale.
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阿 彌陀佛

散打 SHAOLIN SANDA
“Un monaco Shàolín può abbattere le mura.
Se lo guardate sarà invisibile.
Se lo cercate non lo troverete.
Se lo toccate non lo sentirete”
散打
散打是套路在攻防格鬥中的實戰應用,是在一定規則下的一種實戰格鬥,是防身自衛的最佳
應用,也是目前中華武術實戰摶擊的精髓,它是我校的拳頭項目。散打在 08 年北京奧運會
被列為奧運會競賽項目。

Il Sàn-Dǎ (散打) o San-shou (散手) è il “combattimento libero sportivo Cinese”, conosciuto anche
col nome di Léi-Tái (擂台). Erede dell’antica tradizione di combattimento a mani nude cinese, il
Sàn-Dǎ è un moderno metodo di combattimento costituito da tecniche selezionate, derivate da
differenti metodi di lotta cinese come il Kung-fu (功夫), lo Shuāi-jiāo (摔跤), il Qín-ná (擒拿) e lo
Shàolín Luóhàn Sàn-Dǎ (少林羅漢散打), che ha come unico scopo il combattimento sportivo.
La Scuola di Arti Marziali buddhista di Shàolín contempla un sistema di Sàn-Dǎ specifico dedicato
ai discepoli di Buddha (Luóhàn), segretamente sviluppato, tramandato e custodito per secoli tra le
mura del Tempio, chiamato Shàolín Luóhàn Sàn-Dǎ (少林羅漢散打).
La parola Shàolín (少林) è formata da due caratteri cinesi che costituiscono in realtà la forma
abbreviata della frase “Nella profondità della foresta che si sviluppa sulla collina Shao-shi”. La
parola Luóhàn (羅漢) è la versione cinese del Sanscrito Arhat o Arahant (Pali), che nelle antiche
tradizioni indiane, in particolare il Giainismo e il Buddhismo, designa lo spiritualista che, secondo il
Tripitaka (il Canone Pāli ), “ha il dovere”, di realizzare lo scopo del nirvana, il culmine della vita
spirituale (brahmacarya). Avendo rimosso tutte le cause di condizionamento materiale, tale persona
non rinasce più in questo mondo materiale nel ciclo del samsàra-cakra, dopo aver lasciato il corpo
fisico, ma torna nel mondo spirituale. Nel Rig-Veda e in alcuni Testi Vaiṣṇava, come lo Śrīmad-
Bhāgavata Purāṇa e il Nārada-pañcarātra, la parola Arhat ricorre come “Arhattaa” e nella principale
preghiera Jainista, il Navakar-mantra, appare come prima offerta di saluto. La parola “Luóhàn”
letteralmente significa dunque “degno”, ed è utilizzata come un epiteto del Signore Buddha stesso,
nonché dei suoi discepoli illuminati. Infine la parola Sàn-Dǎ (散打) significa Arti Marziali miste.
Lo Shàolín Luóhàn Sàn-Dǎ è un sistema di combattimento libero a contatto pieno ben sviluppato,
prodotto dalla millenaria esperienza dei monaci-guerrieri del Tempio Shàolín.
Le tecniche possiedono le simultanee caratteristiche di semplicità, solidità, agilità e flessibilità nei
movimenti, e le loro combinazioni sono state escogitate per generare una notevole efficacia
nell’attacco e nella difesa. L’utilizzo variabile e adattabile di differenti tipi di forze interne ed
esterne, rende le sue impareggiabili tecniche, invincibili.
Lo Shàolín Luóhàn Sàn-Dǎ, oltre alle tecniche offensive del Sàn-Dǎ moderno di
pugno,
gomito,
calcio,
ginocchio e
proiezioni
include in più tecniche d’urto e sbilanciamento eseguite con
le spalle,
le anche e
la testa,
e tecniche, proprie del corpo tecnico dello Shàolín Kung-fu, di
presa,
aggancio,
bloccaggio,
cattura,
leva articolare e
lotta a terra
In virtù delle sue perfette combinazioni tecniche di calci, pugni leve e proiezioni, è considerato una
delle Arti Marziali più efficaci e complete in assoluto, fortemente consigliata come disciplina fisica
e in modo particolare come difesa personale, in quanto permette di sconfiggere un avversario in un
lasso di tempo molto breve.
Le spettacolari abilità nel combattimento, che hanno reso leggendari i monaci Shàolín, non si
limitano solo ad un piano prettamente fisico, ma si estendono anche all’aspetto psicologico del
pensiero, della salute e della vitalità, e a quello ancora più elevato il livello dello spirito.
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阿彌陀佛

.Sviluppo del Sàn-Dǎ


Nella storia della Cina sono sempre esistiti i combattimenti individuali, nei sistemi di lotta a
contatto pieno, che in contesti differenti, hanno avuto molti nomi, come:
Ji-Ji,
Chai-Shou,
Qiang-Shou,
Shou-Bo,
Xiang-Bo e
Da-Léi-Tái.
Dopo il 1949, la Repubblica Popolare Cinese (PRC) Zhōnghuá Rénmín Gònghéguó (中華人民共和
國), nazionalizzò la pratica delle Arti Marziali tradizionali cinesi, sotto il nome di Wǔshù (武術),
che nel corso del tempo, grazie alla Federazione Internazionale di Wǔshù (IWUF), si è sviluppato
fino a diventare un vero e proprio sport internazionale. Il Wǔshù moderno sportivo è stato sport
dimostrativo alle Olimpiadi del 2000, e alle Olimpiadi di Pechino del 2008 si è tenuta una
competizione di Wǔshù non inclusa nei 28 sport ufficiali.
A livello competitivo il Wǔshù è costituito da due discipline Marziali:
• I Tào-lù (套路) ossia le “Forme” o sequenze di movimenti codificate e concatenate, eseguite a
mani nude o con le armi: la sciabola Dao (刀), il bastone Gun (棍), la spada Jian (劍) e la lancia
Qiang (槍). I Tào-lù sono classificati in stili esterni: Cháng-quán (长拳) e Nán-quán (南拳) e stili
interni: Tàijíquán (太极拳).
• Il Sàn-Dǎ (散打) o San-shou (散手) , il “combattimento libero sportivo Cinese”, conosciuto anche
col nome di Léi-Tái (擂台). Erede dell’antica tradizione di combattimento a mani nude cinese, il
Sàn-Dǎ è un moderno metodo di combattimento costituito da tecniche selezionate, derivate da
differenti metodi di lotta cinese come il Kung-fu (功夫), lo Shuāi-jiāo (摔跤), il Qín-ná (擒拿) e lo
Shàolín Luóhàn Sàn-Dǎ (少林羅漢散打), che ha come unico scopo il combattimento sportivo.
Prima del 1979, il Sàn-Dǎ al di fuori del Tempio Shàolín non possedeva ancora né metodi di
allenamento o tecniche standardizzate, né un regolamento definito, e proprio per il fatto che non
esistevano particolari restrizioni, gli incontri si trasformavano spesso in tragedie. Senza regole
purtroppo il combattimento degenerava in una mera dimostrazione di superiorità che mirava a
mettere K.O. l’avversario, anche in maniera cruenta, causando gravi infortuni che compromettevano
l’attività dei combattenti e a volte causavano addirittura la morte, dovuta alle conseguenze delle
devastanti tecniche subite. Si racconta che durante i campionati nazionali cinesi di Wǔshù che si
sono svolti a Nanjing nel 1928, i combattimenti di Léi-Tái furono così brutali, che ai dodici finalisti
fu proibito di combattere per non rischiare di perdere la vita. Una tale situazione era inammissibile,
così nel marzo 1979, la Commissione Nazionale per lo Sport della Cina (CNSC), decise di iniziare a
sperimentare il Sàn-Dǎ come sport da competizione in tre istituti: Zhejang Provincial Sports
Training Center, Beijing Tiyu Xueyuan e Wuhan Physical Education College, che dovevano
formulare le regole, i metodi di allenamento, il programma tecnico, i criteri di giudizio, e divulgare
il Sàn-Dǎ come sport in Cina.
Durante l’incontro nazionale dell’ottobre 1979, il CNSC organizzò la prima esibizione pubblica di
Sàn-Dǎ con atleti selezionati dagli istituti di Zhejang, Pechino, e della provincia di Hebei.
Nell’ottobre 1980, il CNSC riunì gli esperti nazionali per formulare un regolamento da gara e nel
maggio 1981, le università di Pechino e di Wuhan, svolsero per la prima volta una competizione
pubblica sperimentale di Sàn-Dǎ ai campionati nazionali di Wǔshù di Shenyang. Nel gennaio 1982,
il CNSC invitò i sei istituti di Pechino città, Università di Pechino, provincia di Shandong,
provincia di Hebei, provincia di Guangdong, e Università di Wuhan ad una Conferenza Nazionale
che stabilì in modo definitivo a tutela dei combattenti: le regole, i criteri di giudizio e i metodi di
allenamento ufficiali del Sàn-Dǎ, che in seguito furono leggermente modificati, e resi ancora più
dettagliati. Al fine di limitare gli infortuni, venne anche decisa l’adozione di opportune protezioni
tutt’ora utilizzate, come:
il caschetto,
il corpetto,
i guantoni,
il paradenti,
la conchiglia,
i paratibie e
i parapiedi.
Rispetto ad altri sport da combattimento il Sàn-Dǎ si differenzia per l’utilizzo delle proiezioni.
Le tecniche di Sàn-Dǎ si suddividono in tre tipologie differenti:
1) Le tecniche di pugno: quelle classiche della Boxe classica, con rotazione del corpo e con spinta
dell’avversario, portate indifferentemente al viso e al corpo.
2) Le tecniche di gamba: ossia i calci portati al viso e al corpo.
3) Le tecniche di proiezione. per renderne il ritmo dell’incontro più fluido, la tecnica di proiezione
deve essere eseguita nel tempo massimo di due secondi, oltre il quale l’arbitro interrompe l’azione e
fa riprendere l’incontro al centro della pedana (Léi-Tái).
Le principali finalità del Sàn-Dǎ sono:
1) La preparazione agonistica finalizzata alle competizioni.
2) L’applicazione delle tecniche marziali del Wǔshù.
Sebbene sia una disciplina molto completa, il Sàn-Dǎ, non può essere definita né un’arte marziale
né uno stile di Wǔshù. Essa si colloca invece tra i più efficaci e applicativi “Sport da
combattimento”.
Oggi il Sàn-Dǎ è presente ormai in tutte le gare e manifestazioni di Wǔshù e sta diventando uno
sport da combattimento sempre più professionistico, realizzato in veri e propri “circuiti” nazionali,
internazionali e mondiali.
Esistono anche diversi livelli di approccio a questa disciplina, come il Semi Sàn-Dǎ, un
combattimento “light”, in cui i colpi non vengono affondati e la vittoria dipende dal risultato
cumulativo dei punteggi relativi ai colpi portati a bersaglio. Come nel Sàn-Dǎ anche nel Semi Sàn-
Dǎ é consentita sia la lotta in piedi che a terra, i colpi con tutte le parti del corpo, le leve articolari e
gli strangolamenti, inoltre e viene attribuito molto valore alle proiezioni perché rendono la gara
spettacolare.
I più famosi campionati mondiali di Sàn-Dǎ, sono quelli organizzati ogni quattro anni dalla
International Chinese Kuoshu Federation (I.C.K.F), a Kuoshu a Taiwan, su una pedana (Léi-Tái)
rialzata che galleggia su un fiume a circa tre metri di altezza.
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阿彌陀 佛
擒拿 SHAOLIN QIN-NA
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“Sottometter un avversario per mezzo delle tecniche di controllo del Qin-na
è un modo di mostrar pietà verso qualcuno che non volete ferire”
Nella sua fase applicativa (fang-fa) lo Shaolin kung-fu include tecniche di presa e di leva chiamate
qin-na (lett.”afferrare e controllare”) che incarnano “il metodo migliore per opporsi alla forza”
basato sul principio buddhista della non-violenza (ahimsa). I Maestri Shaolin insegnano:
“Dato che pace e tranquillità sono da preferire alla vittoria, (in caso di aggressione) è molto
semplice la scelta da operare: fuggire immediatamente. Comprendi la realtà della natura e vedrai
che nessuna forza umana può colpirti. Non tentare di opporti alla forza affrontandola, evitala. Non
c’è bisogno di fermare la forza, è più facile farle cambiare direzione. Impara i metodi per
conservare non quelli per distruggere. Evita piuttosto che bloccare, blocca piuttosto che ferire,
ferisci piuttosto che storpiare, storpia piuttosto che uccidere, perché ogni vita è preziosa e una vita
perduta è perduta per sempre.”

Lo 少林擒拿 Shaolin Qin-na comprende:


- tecniche di presa
-tecniche di pressione
-tecniche di percussione.
Le tecniche di presa immobilizzano l’avversario bloccandogli e controllandogli le giunture, i
muscoli e i tendini.
Le tecniche di pressione servono a paralizzare gli arti dell’avversario, o per fargli perdere coscienza.
Le tecniche di pressione sono applicate sulle terminazioni nervose, per provocare dolore e
incoscienza, o sui punti di pressione energetici, per alterare la circolazione del Qi negli organi
interni.
Le tecniche di percussione sono applicate ai punti vitali e possono essere mortali.
Le 360 tecniche di qin-na Shaolin sono suddivise nelle seguenti categorie:
1) fen-jin:disgiunzione dei muscoli e dei tendini,
2) cuo-gu: dislocazione delle ossa,
3) bi-qi: soffocamento,
4) duan-mai: ostruizione circolatoria,
5) dian-xue: pressione dei meridiani.
Il qin-na richiede lo sviluppo dell’intenzione (yi), dell’energia interna (Qi), della potenza marziale
(jin) e una conoscenza dettagliata delle tecniche di mano, della scelta del momento opportuno per
colpire, e della profondità da raggiungere.
Molte tecniche di qin-na tramandate dai Maestri del Tempio riguardano anche l’uso delle armi.
Alcune armi, come ad esempio le spade uncinate “gou”, o l’impugnatura del “chai” e alcune
alabarde Shaolin, furono progettate allo scopo di disarmare l’avversario, catturando la sua arma.
E’ necessario imparare tutto questo direttamente da un Maestro qualificato del Tempio, non solo a
causa della vastità di conoscenza che l’argomento richiede, ma anche perché la maggior parte delle
tecniche può facilmente provocare la morte.
A tempo debito il Maestro tutore affida il suo allievo al Maestro più competente del Monastero per
imparare questa difficile arte.Il Maestro, comunque, impartisce questi pericolosi insegnamenti solo
agli allievi fidati e d’impeccabile moralità, altrimenti li tiene segreti.
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阿 彌陀佛

少林 DIFESA PERSONALE
“Chi attacca deve vincere, chi si difende deve solo sopravvivere”
Il termine “Difesa personale Shàolín” si riferisce ad un sistema di combattimento esplicitamente
ideato dai monaci-guerrieri Shàolín, per costituire un’efficace e immediata auto-protezione in caso
di aggressione fisica violenta. Tale sistema è costituito da un complesso di tecniche appositamente
selezionate dal vastissimo repertorio marziale del Tempio Shàolín per la loro immediatezza,
applicabilità universale e provata efficacia nel combattimento reale.
In esso si congiungono i principi e le tecniche marziali più pratiche dello:
Shàolín Kung-fu (Cinese: 少林功夫) “La boxe tradizionale e imitativa Shaolin armata e a mano
nuda”,
Shàolín Luóhàn Sàndǎ (Cinene: 少林羅漢散打) “Il sistema di tecniche marziali miste”,
Shàolín Róu-Quán (Cinese: 少林柔拳) “Il pugno morbido come il cotone di Shàolín”,
Shàolín Qín-ná (Cinese: 少林擒拿) “le tecniche di cattura, presa e leva” e
i principi e le tecniche di sviluppo e controllo dell’energia interna e della mente dello Shàolín Qì-
gōng (Cinese: 少林氣功) e
della meditazione seduta Zuò-Chán (Cinese: 坐禪).
La caratteristica principale della Difesa Personale Shàolín è il suo rapido apprendimento.
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阿彌陀佛

Metodologie/Obiettivi
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“L’autodifesa è un Diritto Umano fondamentale e irrinunciabile”
“La Vita è il Bene più Prezioso,
Chi riesce a conservarla può essere considerato ricco.”
Il primo obiettivo della Difesa Personale Shàolín consiste nel rafforzare la struttura fisica in modo
che sia in grado di resistere ad una possibile aggressione, perciò all’inizio il praticante si dovrà
concentrare sul potenziamento del proprio corpo e sul raggiungimento di una tonicità muscolare
adeguata, sulla flessibilità, l’agilità, la velocità, la sensibilità, sull’equilibrio e sul coordinamento
fisico.
Il secondo obiettivo della Difesa Personale Shàolín consiste nello sviluppare una psicologia
adeguata a controllare la paura nei momenti di pericolo. Si tratta di una disciplina psicologica che
infonde sicurezza e auto-stima, fattori indispensabili che permettono non solo di affrontare una
situazione di scontro fisico reale o ipotetico, ma anche di controllare con calma, sicurezza e
saggezza qualsiasi situazione si presenti, grazie all’autocontrollo sulle proprie reazioni emotive.
Il terzo obiettivo della Difesa Personale Shàolín consiste nell’apprendere una strategia marziale
universalmente applicabile, che non si fonda su un particolare stile, ma prevede e affronta ogni
possibilità di combattimento, sia in piedi sia a terra, con uno o più avversari, con o senza armi, ma
sempre con una valutazione logica del momento.
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阿 彌陀佛
KANG-JI-GONG
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“Tempra il tuo corpo finché saprà resistere alle armi dell’avversario,
fortifica i muscoli e la volontà, che è più forte della materia.
Nulla può vincere la forza dello spirito,
nessuna lancia ferirà il tuo corpo
e contro di esso s’infrangeranno le armi dell’avversario anche se di ferro.
Quando il fuoco incontra il ghiaccio,
prevale chi si rifiuta di riconoscere il potere dell’altro.”
Quando gli organi vitali del corpo subiscono un danno, la vita stessa è messa in
pericolo, per questo tutti i monaci-guerrieri di Shaolin, si sottopongono ad uno
speciale addestramento chiamato kang-ji-gong, una serie d’esercizi per
rafforzare l’organismo, allo scopo di accrescere la resistenza al dolore fisico
e acquisire una potenza fuori dalla norma. Questi esercizi quotidiani consistono
nel farsi colpire con un bastone, con calci e pugni e nel rompere mattoni sulle
diverse parti del corpo, al fine di conseguire il perfetto controllo psicofisico
che rende invulnerabili.
Fuori delle mura rosse del Tempio, all’interno della foresta del monte Shao-
shi, in un paesaggio incantevole, situato lungo il ruscello, c’è il nostro
luogo segreto d’allenamento. È li che la leggenda diventa realtà. Lì si
praticano gli esercizi di kang-ji-gong e di Qi-gong per assimilare l’energia
della natura, che esprimiamo poi nelle nostre abilità uniche. Il potenziamento
delle qualità umane, che dipende dalla corretta gestione delle energie fisiche,
mentali e spirituali, permette ai Monaci Shaolin di compiere imprese
incredibili. La storia attribuisce ai nostri antenati la capacità di scavalcare
le mura di una città con l’aiuto di un’asta, di saltare sul tetto delle case
da terra e di sfondare una porta con un solo calcio. Il segreto di questi poteri
straordinari è la purezza, perché la purezza è la forza. Veniamo educati a
risparmiare le nostre energie, per investirle nel perfezionamento tecnico e
soprattutto nell’avanzamento spirituale. Questa accettazione volontaria di
alcune difficoltà, in vista di un beneficio superiore, che riordina le priorità
e gli obiettivi della vita, è definita disciplina o austerità. Come monaci
abbiamo il dovere di praticare l’austerità del corpo, della parola e della
mente.
Il principio fondamentale dello Shaolin, consiste nella presa di coscienza che
la forza di volontà gestisce quella fisica, perciò nello sviluppo fisico,
l’addestramento della mente è prioritario. La disciplina mentale consiste nel
mantenere la serenità, la semplicità, la gravità, la purezza di pensiero e il
controllo di sé. Il monaco raggiunge la serenità quando allontana la mente dal
godimento materiale, liberandola da ogni ipocrisia e impegnandola in pensieri
nobili, volti al bene di tutti. La gravità di pensiero o silenzio, richiede al
monaco una costante concentrazione nella realizzazione spirituale. Mentre la
purezza di pensiero, dipende dalla rettitudine morale, da un comportamento
franco e diretto e in ultima analisi significa diventare persone illuminate.
L’austerità della parola consiste nell’usare un linguaggio veritiero,
gradevole e benefico, teso a non agitare gli altri, e anche nel recitare
regolarmente le Scritture (sutra). Infine l’austerità del corpo consiste nel
mostrare il dovuto rispetto ai superiori, nel mantenere la pulizia interiore ed
esteriore, nel diventare semplici nel proprio comportamento; nel conservare il
celibato e nel praticare la non-violenza. Tutte queste austerità permettono,
attraverso speciali esercizi, che i Maestri Shaolin ci hanno tramandato, di
raggiungere la purezza e la forza necessarie per avanzare nella realizzazione
spirituale e potenziare il corpo e la mente. L’austerità potenzia la
determinazione dell`uomo, mentre la mondanità la disperde in mille modi.
Le Scritture lo confermano: “Chi si trova sulla via spirituale è risoluto nel
suo sforzo e persegue un unico scopo, invece l’intelligenza di chi non è
risoluto, si perde in molte diramazioni”.
.
阿 彌陀佛
空 KONG (ARTI INTERNE)
.
“Soltanto colui che è in armonia con se stesso
sarà in armonia anche con l’esterno.”
Esiste una dicotomia nell’addestramento nello Shaolin kung-fu che consiste da un lato nel raffinare
il Qi che circola all’interno del corpo umano e dall’altro nel temprare i muscoli, i tendini, le ossa e
la pelle che ne costituiscono la parte esteriore.
“Raffinare il Qi” significa fondamentalmente rimuovere tutti gli impedimenti del suo flusso presenti
nel sistema dei meridiani e, per “temprare l’esterno del corpo umano”, s’intende principalmente
attivare tutte le articolazioni del corpo umano.
Allo scopo di rinvigorire il suo fisico, un praticante di Shaolin kung-fu deve anche dedicarsi alla
regolazione del respiro.
Gli esercizi respiratori mirano ad intensificare l’impatto potenziato del Qi che apre di forza tutti i
punti chiave ostruiti o parzialmente ostruiti, così che il Qi dei meridiani possa passare liberamente
attraverso questi punti energetici.
“Le caratteristiche del kung-fu interno si basano sulla ricerca dell’unione tra
“concentrazione della mente” (yi),
“cuore” (xin) e
“energia” (Qi)
per generare la “forza” (jing).”
D’altra parte il praticante deve eseguire fedelmente tutti i modelli stilizzati di addestramento (tao-
lu) del Kung-fu esterno. Le caratteristiche “esterne” e “interne “ si devono collegare, poiché lo
Shaolin Kung-Fu è una combinazione di “esterno” e “interno”.
Questo addestramento è finalizzato a tonificare i muscoli, i tendini, le ossa e la pelle. Lo scopo di un
praticante di Shaolin Kung-fu è quello di regolare il flusso di sangue e quello del Qi per
armonizzare il movimento di tutte le articolazioni maggiori e minori nel suo corpo.
Un addestramento armonico rinforza organi e visceri, irrobustisce i muscoli e tendini, previene gli
ostacoli al flusso di Qi e del sangue, migliora l’efficacia dei sistemi metabolico e antipatogeno e
permette una distribuzione più uniforme dei fluidi del corpo. Tutti questi fattori combinati
contribuiscono alla formazione di una costituzione forte e vigorosa.
I Maestri Shaolin concludono questo argomento con un insegnamento spirituale:
“Quando una persona raggiunge l’illuminazione, cioè si libera da ogni desiderio materiale e da tutte
le qualità materiali, supera la distinzione tra le azioni esterne e le azioni interne e in quel momento
la differenza tra il sè individuale e il Sè universale, preesistente all’illuminazione, è annullata
proprio come quando il sogno finisce: la distinzione tra il sogno e colui che sogna non esiste più.”
E’ evidente che lo Shaolin Kung-fu pone l’accento sia sul combattimento fisico, sia sulla
concentrazione mentale, sia sulla realizzazione spirituale. Questa equilibrata disciplina psicofisica e
spirituale fa di Shaolin la scuola di Arti Marziali più importante della Cina.
.
阿 彌陀佛

少林氣功 QI-GONG
.
“In verità esistono due tipi di forze:
la forza esteriore che è visibile,
ma svanisce col passare degli anni e soccombe alle malattie;
l’altro genere di forza è il Qi, la forza interiore.
Tutti gli uomini la possiedono, ma è infinitamente più difficile da sviluppare.”
Il Qi-gong è la scienza che insegna a coltivare l’energia interna del corpo. Il termine cinese “Qi”
(氣) definisce “l’Energia che controlla il corpo e la mente”, mentre “gong” (功) significa “Esercizio
o controllo ottenuto attraverso il tempo e lo sforzo.”
Il termine Qi-gong (氣功) si riferisce dunque ad un tipo di esercizi di natura bio-energetica, ossia
esercizi che pongono il corpo psicofisico in una condizione di allineamento tra le energie
individuali e quelle cosmiche, condizione in sè stessa rigenerante, in quanto l’essere vivente non è
mai enucleabile dall’ambiente in cui vive, che costituisce invece la fonte costante delle sue risorse.
La conoscenza più profonda e il potere più misterioso del kung-fu di Shaolin è dunque il Qi-gong
definito anche come ”l’arte della respirazione”.
Imparare ad esercitare la corretta tecnica respiratoria è il presupposto fondamentale per controllare
il Qi, l’energia vitale che scorre lungo gli invisibili percorsi energetici del corpo umano. I monaci
Shaolin conoscono la funzione dei meridiani e dei loro punti di pressione, riflesso degli organi
interni. Durante la respirazione si dirige la mente verso l’interno per raggiungere la quiete, ossia la
condizione di coscienza in cui lo spirito regna sul corpo. Quando si è in grado di controllare il
proprio Qi con la mente, sono possibili cose sorprendenti.
Il Qi-gong, è un esercizio interno molto rispettato e solidamente radicato negli insegnamenti dei
Maestri Shaolin. Attraverso sequenze di movimenti sistematici coordinati alla respirazione eseguita
in uno stato di coscienza spirituale, il Qi-gong raccoglie, concentra e utilizza l’energia cosmica
chiamata Qi. Possiamo rafforzare il nostro Qi, prendendo l’energia dalla terra dal cielo e dall’aria.
Concentrando quest’energia in qualsiasi punto del corpo, possiamo fortificare la nostra resistenza e
non percepire più alcun dolore. Le dinamiche esclusive del Qi-gong Shaolin esplorano le
potenzialità del corpo e della mente umana, che governate dalla coscienza spirituale, conferiscono
ai monaci facoltà eccezionali, ritenute incredibili dalla gente comune.
È scritto nel “Libro dei Maestri”:
“Un prete Shaolin può abbattere le mura, se lo guardate sarà invisibile, se state in ascolto non lo
sentirete, se lo cercate non lo troverete, perché se vuole può non essere visto, se vuole può non
essere sentito e può non essere trovato”.
E ancora:
“Un monaco Shaolin non può essere impiccato, e non può essere trafitto con spade o lance. Le sue
dita, dure come chiodi d’acciaio, possono perforare il tronco di un albero e le sue mani possono
impugnare incolumi, una catena incandescente. La sua testa, le sue mani e i suoi piedi, possono
frantumare con un colpo, una lastra di granito; i bastoni si spezzano colpendo il suo corpo, perché
ha acquisito un fisico invulnerabile”.
È una realtà che usato correttamente, il Qi può rendere qualsiasi parte del corpo dura come
l’acciaio. Non importa quale arma si usi, il nostro corpo può resisterle tutte. Per ottenere
l’unificazione delle forze umane interne ed esterne, a Shaolin, il Qi-gong e il kung-fu sono
congiunti. I monaci Shaolin che si consacrano al Qi-gong, sono quelli del grado più elevato, in
effetti a Shaolin si pensa che chi non pratica il Qi-gong, non potrà mai raggiungere un alto grado nel
kung-fu, come dice il proverbio: “Praticare kung-fu senza praticare Qi-gong, equivale a non
praticare alcun kung-fu”. A quanto pare, per lo sviluppo di un elevato livello di kung-fu, questi
esercizi lenti, sono più importanti delle spettacolari acrobazie talmente apprezzate dall’occidentale
medio.
Shi-De-Chan, considerato il miglior Maestro di kung-fu vivente della Cina, nonché il più
importante, che ha trasformato una grotta del monastero eremita dei “Tre Imperatori”, situato
appena sopra Shaolin, nel suo luogo di ritiro insegna che:
“Il Qi-gong coniuga il Qi del proprio corpo con il gong, l’energia universale della natura. Il Qi del
corpo lo si favorisce con una salubre cucina vegetariana, con la concentrazione e con una mente
lucida, libera da pensieri opprimenti. Il Qi può svilupparsi solo quando il cuore è in pace. Solo così
si può liberare il proprio Qi e mantenere agile il corpo.”
Per assorbire il Qi dalla natura, è necessario dunque adottare una dieta adeguata, perchè alcuni cibi
favoriscono l’assorbimento del Qi cosmico e altri lo ostacolano. Chi intraprende il sentiero Shaolin,
deve imparare ad alimentarsi solo con cibi vegetariani e non deve bere alcolici, poiché la qualità del
cibo che mangiamo diventa la qualità della nostra coscienza. Perciò se non cambiamo dieta non
saremo in grado di cambiare la nostra coscienza. Nel Qi-gong è assolutamente indispensabile
raggiungere uno stato di coscienza interiore pacifico, perchè il Qi assume le caratteristiche del
nostro stato di coscienza. La coscienza è quell’energia che domina tutte le altre. Se la qualità della
nostra coscienza è negativa, lo sarà anche l’energia Qi che sviluppiamo. Quando si sviluppa il
proprio Qi è indispensabile adottare la visione buddista Chan della non violenza (ahimsa), che
ingiunge di essere in pace con tutte le creature e il creato e non nutrire rancore verso nessuno.
Perchè il Qi replica la qualità della mente e la segue ovunque. Può dunque essere estremamente
pericoloso, per se stessi e per gli altri, accrescere il potere personale con una mente fuori controllo e
senza aver raggiunto uno stato di coscienza elevato e pacifico.
L’essenza del Qi-gong è riassunta in questo sutra:
.
“Il monaco guerriero è pronto a rinvigorire il suo corpo, attraverso il controllo dello spirito sulla
materia per impedire il male”. Si tratta di arrivare alla consapevolezza che siamo spirito e non
materia, prendendo coscienza dell’energia Qi e identificandosi con l’identità spirituale al di là della
materia. Soltanto così si possono trascendere le comuni limitazioni imposte dal corpo e dalla paura.
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阿 彌陀佛

氣功: Origini
Il Qi-gong cinese attinge da numerose fonti:
-la Filosofia Taoista;
-i reperti archeologici della tomba di Ma-Wang-Dui;
-il Huang-Di-Nei-Jing o “Trattato di Medicina dell’Imperatore Giallo”;
-l’Alchimia Taoista;
-la Necromanzia Taoista, che è una forma cinese di magia nera;
-lo Sciamanesimo manciuriano;
-il Confucianesimo;
-il Bonismo tibetano (religione autoctona precedente al Buddhismo Vajrayana);
-il Buddhismo Chan, fondato da Bodhidharma al Tempio Shaolin;
-la Tradizione Popolare medica cinese, che include i famosi esercizi degli animali del medico Hua-
to,
-l’arcaica ginnastica medica del Dao-Yin ,
- le Arti marziali.
Per migliaia di anni Saggi e Maestri hanno studiato il Qi o prana (in sanscrito) e suoi cicli micro e
macro-cosmici sono riportati nei più antichi libri di sapenza, i Veda. Dagli albori della storia gli
insegnamenti contenuti in questi Sacri depositari di saggezza sono stati tradotti, sintetizzati e
applicati da popoli diversi, con riferimenti ed espressioni linguistiche, concettuali e culturali delle
proprie tradizioni autoctone. In Cina l’Yi-Jing (I-Ching) il “Libro dei mutamenti”, (1122 a.C.) fu
probabilmente il primo libro che fece conoscere al popolo cinese il Qi e le sue diversificazioni
funzionali nella natura e nell’uomo. Esso spiega che l’energia della natura comprende “Tre poteri
naturali” (San-Cai) espressi dai tre Qi:
-il Qi del cielo,
-il Qi della terra e
-il Qi dell’uomo.
Questi tre aspetti della natura hanno precise regole immutabili e cicli periodici costanti. In questo
libro i mutamenti del Qi naturale sono calcolati con gli “Otto trigrammi” (Ba-Gua), da cui sono
derivati i 64 esagrammi. Il rapporto dei tre poteri naturali con le loro trasformazioni di Qi fu in
seguito ampiamente trattato nel libro Qi-Hua-Lun, “Tesi sulle variazioni del Qi”. La comprensione
delle regole e dei cicli di “Distribuzione del tempo celeste” (Tian-Shi) aiuta a capire i mutamenti
stagionali, climatici, atmosferici e tutti gli altri fenomeni naturali che dimostrano ciclicità e
ripetitività dovute al riequilibrarsi dei campi di Qi. Tra i cicli cosmici temporali ci sono quelli
giornalieri, mensili, annuali, quelli di dodici e sessant’anni. Il Qi della terra è parte di quello del
cielo. La comprensione delle regole e della struttura della terra permette di capire l’ambiente, i cicli
vegetativi, l’adattamento dell’individuo all’ambiente, dove stabilire la residenza (Feng-Shui) ,
l’influenza delle direzioni e molti altri fattori collegati alla terra e conosciuti dai monaci Di-Li-Shi o
Feng-Shui-Shi, Maestri di geomanzia o del vento e dell’ac¬qua.
Le categorie generali del Qi-gong sono:
1) La Terapia Fisica per la salute, il mantenimento e il trattamento di disordini specifici;
2) Gli Esercizi per la gestione dello stress e il rilassamento (molte tecniche occidentali provengono
dal Qi-gong)
3) Il Qi Terapeutico Esterno (wai-Qi liao-fa) o Contatto terapeutico cinese, come il massaggio
terapeutico cinese (Tui-na) e la digitopressione (An-mo).
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阿 彌陀佛
氣功: Origini
Il Qi-gong cinese attinge da numerose fonti:
-la Filosofia Taoista;
-i reperti archeologici della tomba di Ma-Wang-Dui;
-il Huang-Di-Nei-Jing o “Trattato di Medicina dell’Imperatore Giallo”;
-l’Alchimia Taoista;
-la Necromanzia Taoista, che è una forma cinese di magia nera;
-lo Sciamanesimo manciuriano;
-il Confucianesimo;
-il Bonismo tibetano (religione autoctona precedente al Buddhismo Vajrayana);
-il Buddhismo Chan, fondato da Bodhidharma al Tempio Shaolin;
-la Tradizione Popolare medica cinese, che include i famosi esercizi degli animali del medico Hua-
to,
-l’arcaica ginnastica medica del Dao-Yin ,
- le Arti marziali.
Per migliaia di anni Saggi e Maestri hanno studiato il Qi o prana (in sanscrito) e suoi cicli micro e
macro-cosmici sono riportati nei più antichi libri di sapenza, i Veda. Dagli albori della storia gli
insegnamenti contenuti in questi Sacri depositari di saggezza sono stati tradotti, sintetizzati e
applicati da popoli diversi, con riferimenti ed espressioni linguistiche, concettuali e culturali delle
proprie tradizioni autoctone. In Cina l’Yi-Jing (I-Ching) il “Libro dei mutamenti”, (1122 a.C.) fu
probabilmente il primo libro che fece conoscere al popolo cinese il Qi e le sue diversificazioni
funzionali nella natura e nell’uomo. Esso spiega che l’energia della natura comprende “Tre poteri
naturali” (San-Cai) espressi dai tre Qi:
-il Qi del cielo,
-il Qi della terra e
-il Qi dell’uomo.
Questi tre aspetti della natura hanno precise regole immutabili e cicli periodici costanti. In questo
libro i mutamenti del Qi naturale sono calcolati con gli “Otto trigrammi” (Ba-Gua), da cui sono
derivati i 64 esagrammi. Il rapporto dei tre poteri naturali con le loro trasformazioni di Qi fu in
seguito ampiamente trattato nel libro Qi-Hua-Lun, “Tesi sulle variazioni del Qi”. La comprensione
delle regole e dei cicli di “Distribuzione del tempo celeste” (Tian-Shi) aiuta a capire i mutamenti
stagionali, climatici, atmosferici e tutti gli altri fenomeni naturali che dimostrano ciclicità e
ripetitività dovute al riequilibrarsi dei campi di Qi. Tra i cicli cosmici temporali ci sono quelli
giornalieri, mensili, annuali, quelli di dodici e sessant’anni. Il Qi della terra è parte di quello del
cielo. La comprensione delle regole e della struttura della terra permette di capire l’ambiente, i cicli
vegetativi, l’adattamento dell’individuo all’ambiente, dove stabilire la residenza (Feng-Shui) ,
l’influenza delle direzioni e molti altri fattori collegati alla terra e conosciuti dai monaci Di-Li-Shi o
Feng-Shui-Shi, Maestri di geomanzia o del vento e dell’ac¬qua.
Le categorie generali del Qi-gong sono:
1) La Terapia Fisica per la salute, il mantenimento e il trattamento di disordini specifici;
2) Gli Esercizi per la gestione dello stress e il rilassamento (molte tecniche occidentali provengono
dal Qi-gong)
3) Il Qi Terapeutico Esterno (wai-Qi liao-fa) o Contatto terapeutico cinese, come il massaggio
terapeutico cinese (Tui-na) e la digitopressione (An-mo).
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阿 彌陀佛
氣功 Metodi
Ognuno è il miglior medico di sè stesso perché, se impara ad attingere alle proprie risorse interiori,
è capace di attivare un potente processo salutare che allunga la vita, diminuisce paure, sofferenze,
turbolenze mentali e fa guadagnare una consapevolezza ed un’armonia interiore che pongono lui, e
in una qualche misura anche le persone che gli stanno intorno, in una condizione d’imparagonabile
felicità. Posto in condizioni idonee, il corpo è in grado di produrre -da solo- i farmaci di cui ha
bisogno, di somministrarseli tempestivamente e di eliminarli subito dopo l’effetto.
A tale fine si sono storicamente dimostrati particolarmente efficaci i seguenti metodi di Qi-gong:
• Lo stretching tendineo-muscolare e dei meridiani;
• I movimenti controllati e selezionati per obiettivo e per settore (longitudinali, trasversali, di
apertura e chiusura, di raccolta, espulsione, estensione, compressione, elevazione e abbassamento);
• Il massaggio terapeutico dei punti di pressione: (An-mo e Tui-na);
• Le posture terapeutiche sedute, in piedi e sdraiate;
• Il controllo del respiro;
• La focalizzazione dell’attenzione;
• L’allocazione del Qi;
• Il canto di suoni archetipali (mantra) o formule foniche dai profondi effetti vibratori;
• La danza;
• La visualizzazione dei circuiti e dei movimenti del Qi, di ambienti naturali, di luoghi santi,
di mandala, ossia figure conchiuse che possiedono un centro grafico verso cui si rivolgono, di
persone sante o immagini sacre;
• La meditazione o flusso ininterrotto del pensiero verso un’oggetto di natura trascendente.
Oltre alla sua indubbia azione preventiva, il Qi-gong viene apprezzato nel trattamento di stress,
insonnia, emicrania, depressione, disordini affettivi bipolari, perdita della memoria, astenia cronica,
iper o ipotensione, asma, allergia, problemi circolatori, infezioni, lupus sistemico, scleroderma
sistemico, ipo e iper-adrenialismo, ipo e iper-adrenocorticismo, ipo e iper-glicemia, ipognadismo,
iper-colesterinemia e cancro. Attualmente in Cina e negli Istituti ospedalieri all’avanguardia di tutto
il mondo vengono impiegati più di mille differenti sistemi di Qi-gong al fianco della medicina
convenzionale. Per la maggioranza delle persone il Qi-gong non è la primaria scelta terapeutica.
Generalmente vi fanno ricorso quando i metodi curativi convenzionali sono falliti. La scienza
moderna riconosce le “miracolose” guarigioni di pazienti affetti da gravi morbi o malattie terminali,
che si sono sottoposti alla terapia bioenergetica del Qi-gong, e le imputa alla radicale modificazione
dell’impostazione mentale e comportamentale nei confronti della vita e delle sue leggi,
un’armonizzazione totale che ha provocato tali “remissioni spontanee”. Il fatto che il Qi-gong ha
successo quando nient’altro funziona, indica il suo speciale valore e la sua importanza come limite
della pratica medica.
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阿 彌陀佛
氣功 Esercizi
L’apprendimento del Qi-gong del monastero Shaolin è reso alquanto difficile dal vasto numero
d’esercizi; ne esistono più di trecento. I monaci hanno fatto un gran lavoro di classificazione,
pubblicando saggi classici, come:
“La tecnica del pugno di Shaolin“ del Venerabile monaco Fu-Ju della dinastia Song e
“Il Qi-gong di Shaolin“ del monaco Hong-He della dinastia Ming.
Gli esercizi dello Shaolin Qi-gong hanno caratteristiche specifiche secondo il loro scopo, e si
suddividono in quattro categorie:
jin-gong, esercizi dinamici;
zi-fa-dong-gong, esercizi di mobilitazione spontanea del Qi;
lian-Qi, esercizi di respirazione profonda;
jin-zuo, meditazione seduta.
Tutte queste tecniche di Qi-gong si compongono di:
esercizi elementari,
esercizi statici,
esercizi di caricamento,
esercizi di stretching,
esercizi per il condizionamento dei muscoli e dei tendini,
esercizi d’induzione dell’energia negli organi interni,
e molti altri.
Questi esercizi incrementano il flusso del Qi e fortificano i tessuti, i muscoli, i tendini e le ossa.
Le tecniche fondamentali interessano:
l’attitudine mentale,
il ritmo respiratorio,
i movimenti fisici che facilitano il risveglio e la circolazione del Qi.
Le tecniche avanzate includono le sei celebri tecniche di Qi-gong del Tempio Shaolin:
Ba-duan-jin, gli esercizi degli “Otto pezzi di broccato”;
Yi-jin-jing, i dodici metodi della grande energia o “Sutra dell’alternanza dei tendini e dei muscoli”
(che unisce potere e flessibilità);
Zuo-Chan, “la meditazione seduta”;
Jin-gang-quan: “la boxe del pugno di diamante” (vajra-fist);
Shaolin-rou-quan: “Il pugno morbido di Shaolin”;
Xi-sui-jing: “Il procedimento della pulizia del midollo”.
Per ottenere i migliori risultati, l’esecuzione dei differenti esercizi deve avvenire in sequenza
progressiva.
Al primo livello, si pratica il Qi-gong degli organi interni, per caricare d’energia il tessuto
connettivo degli organi e delle ghiandole endocrine.
Al secondo livello, si pratica il Qi-gong dell’alternanza dei tendini, questo esercizio impiega la
mente per coordinare, estendere e potenziare i tendini.
Al terzo livello, si pratica il Qi-gong della pulizia del midollo, perché producendo piastrine e
leucociti, le ossa contribuiscono al rafforzamento del sistema immunitario.
L’obiettivo di questi esercizi comunque, non è solo il miglioramento della propria salute, ma la
partecipazione al lavoro profondo e più segreto di molte generazioni di maestri Shaolin.
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阿 彌陀佛
魂圓功 Hun-yuan-gong
La Regolazione del respiro fa parte degli Esercizi fondamentali 少林气功基本法 Shaolin Qi-gong
ji-ben-fa
Per regolare il respiro, bisogna imparare ad alzarsi presto al mattino, uscire all’aperto composti e
calmi; offrire i propri omaggi al sole nascente e praticare Qi-gong rivolto verso di esso.
魂圓功 Hun-yuan-gong consiste nell’ inspirare tre volte in successione, poi ingerire l’aria fresca
inspirata spingendola con la lingua verso la faringe e convogliandola nel dan-tian, da dove si
ripartirà ai punti di agopuntura bai-hui (Du-mai 20) e yong-quan (Rene 1).
E’ necessario praticare questo esercizio fondamentale di regolazione del respiro finché si percepisce
distintamente la circolazione dell’aria fresca in tutto il corpo; il rumore emesso dalle viscere
attraversate dall’aria, e il crocchiare distinto di tutte le giunture. Allora e solo allora, si può dire che
si ha raggiunto la perfetta maestria dell’arte del Qi-gong.
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阿 彌陀佛
小周天 Xiao-zhou-tian
Meditazione del Piccolo Circolo Celeste, per il caricamento del Qi nel dan-tian, parte
importantssima degli Esercizi fondamentali 少林气功基本法 Shaolin Qi-gong ji-ben-fa.
Nel Qi-gong esiste una naturale relazione tra la respirazione esterna ordinaria (soffio post-natale) e
movimento interno del Qi (soffio prenatale): “Aprendo le braccia durante l’inspirazione, si facilita
l’assunzione del Qi fresco dall’esterno; mentre l’apertura delle braccia durante l’espirazione, facilita
l’espulsione del Qi deteriorato o l’emissione della forza” .
Durante l’inspirazione, l’aria esterna scende nel corpo, mentre contemporaneamente il Qi sale dal
perineo, la “porta della terra” (hui-yin, o muladhara cakra), attraverso il “Vaso Governatore o mare
dei meridiani yang” Du-mai, lungo la linea sagittale mediana, nella regione posteriore del corpo
(massimo yang), fino a raggiungere il dan-tian superiore (Chian), la regione yang situata nel centro
della testa.
Durante l’espirazione, l’aria esterna sale uscendo dal corpo, mentre il Qi scende attraverso il “Vaso
Concezione o mare dei meridiani yin” Ren-mai, lungo la linea mediana della parte anteriore del
corpo (massimo yin), fino a raggiungere la regione della terra (Kun), o dan-tian inferiore.
Questo circuito è definito Xiao-zhou-tian “Piccolo Circolo Celeste” del Qi nel corpo, e viene
attivato quando si viene a creare uno stato di pienezza del Qi nel dan-tian inferiore, definito
tecnicamente: “Il soffio in ebollizione”.
Per portare il “soffio in ebollizione” si deve porre la mano destra sul dan-tian, tre dita sotto
l’ombelico e la sinistra sopra la destra; si deve far girare l’energia in senso orario, secondo un
movimento a spirale centripeto, compiendo 36 rotazioni. Inspirando l’addome si gonfia e le mani
salgono verso l’alto, facendo molta attenzione a non spostarle sopra il diaframma, espirando
l’addome si sgonfia e le mani scendono, ma non più in basso dell’osso pubico.
Si deve tenere la lingua appoggiata al palato superiore, e appena accumulata la saliva, ora ricca di
Qi e perciò chiamata “Rugiada celeste”, bisogna inghiottirla inviandola nel basso addome; poi si
devono eseguire le “tre grandi regolazioni” (san-tiao) che costituiscono la pratica di base del Qi-
gong.
La successione va dall’interno verso l’esterno:
prima bisogna pensare all’esercizio da realizzare,
poi bisogna eseguirlo con la respirazione e
infine il movimento del corpo segue il respiro.
Una volta terminate 36 rotazioni in senso orario, si dispone la mano sinistra sotto la destra e si
comincia un movimento a spirale centrifugo nella direzione opposta, per altre 36 volte,
completando così la raccolta del “soffio in ebollizione” nel dan-tian. Lo stesso esercizio deve essere
ripetuto dietro la schiena, sul punto di pressione ming-men. Con la pratica, sarà possibile in seguito,
eseguire questa tecnica di caricamento soltanto con la mente. Questa tecnica può essere praticata
ovunque e senza un limite, in posizione eretta, seduta e sdraiata.
.
阿 彌陀佛

强身功 Qiang-shen-gong
Il Qi-gong rivitalizzante
Questa tecnica può essere eseguita in tre posizioni:
seduti in posizione semplice;
con una gamba incrociata;
con entrambe le gambe incrociate.
La prima posizione seduta a gambe incrociate è comoda, si esegue tenendo la
schiena diritta e gli stinchi incrociati in maniera casuale. La seconda è simile
alla prima, ma uno dei due piedi si posa sulla coscia opposta, mentre la terza
si esegue sedendosi eretti, ponendo il piede destro sulla coscia sinistra e
viceversa in modo che le piante dei piedi siano rivolte verso l’alto.Il
praticante è libero di adottare una qualsiasi di queste tre posizioni e restare
seduto con la colonna vertebrale eretta, e le spalle rilassate, senza sporgere
il torace.

Le quattro dita della mano destra afferrano gentilmente quelle della sinistra,
ed entrambe i pollici sono incrociati.
I palmi devono essere rivolti verso l’alto ed dorso delle mani posato sul fondo
dell’addome. È possibile anche tenere le mani appoggiate separatamente sulle
cosce, con le palme rivolte verso il basso.
La testa non deve pendere di lato ma essere leggermente inclinata in avanti.
Bisogna contrarre lievemente gli organi genitali e lo sfintere anale verso
l’alto e rimane rilassato e calmo, come se fosse insensibile all’ambiente
circostante. Le palpebre devono essere chiuse per il 70%, e l’attenzione va
fissata prima sulla punta del naso e poi sul cuore. La lingua poggia contro il
palato superiore. Infine si deve concentrare la mente sul dan-tian.
Dall’esterno il monaco in meditazione sembra profondamente preoccupato, ma nel
frattempo respira con calma. Si deve gonfiare verso l’esterno il torace e
contrarre la parte più bassa dell’addome inspirando, mentre espirando si deve
gonfiare la parte più bassa dell’addome e lasciare che il torace si restringa.
Gradualmente il ritmo respiratorio cala. Il respiro deve essere ininterrotto,
calmo, senza sforzo, profondo, e prolungato. Quando si accumula, la saliva va
raccolta nel cavo orale e poi deglutita intenzionalmente. Questo esercizio è
benefico per i praticanti anziani o deboli.
Per un praticante robusto e facilmente eccitabile, o che soffre d’ipertensione
o stipsi, la durata dell’inspirazione e dell’espirazione deve essere uguale.
Per chi è esperto nel Qi-gong è consigliabile adottare questa tecnica, poiché
produce un rapido effetto rivitalizzante.
.
阿 彌陀佛
.內制功 Nei-zhi-gong
.
“Il Qi circola in ogni parte del corpo,
iniziando dal meridiano della vescica del piede-shaoyin,
e riversandosi nei reni.
Dai reni si dirige verso il cuore,
e dal cuore ai polmoni,
eliminando gli ostacoli che potrebbero ostruire i vasi sanguigni.
Dai polmoni si dirige al fegato e poi alla milza.
Dalla milza ritorna ai reni completando il ciclo.”
Il Qi-gong del sonno del monaco

Il Qi percorre il ciclo nictemerale in continuazione. Premendo la punta della


lingua contro il palato duro si rinvigorisce il Qi del rene, che può facilitare
l’azione dello ying-Qi e del wei-Qi. Finchè lo ying e il wei-Qi lavorano con
efficienza, le cinque viscere sono ampiamente nutrite e questa condizione
permette di riversare nei reni la loro essenza.Quando i reni accumulano tale
essenza, si genera a profusione il Qi del rene, che è il fondamento della
longevità. La Scuola Shaolin e la medicina tradizionale cinese considerano
questo ciclo come il meccanismo sostanziale della longevità, perciò ogni
praticante di Shaolin Kung-fu deve rafforzare questo ciclo del Qi nel suo corpo.
Il wei-Qi circola principalmente sotto la superficie del corpo e nelle cinque
viscere. “L’assorbimento totale dello yang termina nello yin. Così lo yin
riceve beneficio dallo yang. Quando lo yang è entrato nello yin, attraverso il
meridiano del piede-shaoyin, lo yin si diffonde nei reni. Poi dai reni passa nei
polmoni, poi nel fegato. Dal fegato si riversa nella milza e infine nei reni,
completando l’intero ciclo della circolazione dello yin”.
Quando il wei-Qi circola nello yang, tende a risvegliare il fisico e a renderlo
molto attivo. Quando il wei-Qi circola nello yin, infonde la calma nel corpo e
concilia il sonno. Un essere umano perciò di giorno deve essere attivo, ma di
sera e notte deve rimanere inattivo, perché questo influisce sulle funzioni
dello ying-Qi e del wei-Qi. Per un praticante di Shaolin Kung-fu, è imperativo
raffinare di giorno il suo yang e coltivare di notte il suo yin, così che il
sistema antipatogeno (sistema del wei) ed il sistema nutriente (sistema dello
ying) del suo corpo possano lavorare in collaborazione. Lo yang nel suo corpo
armonizzerà le funzioni delle cinque viscere e lo yin armonizzerà le funzioni
dei sei organi fu, così custodirà la sua salute in ottime condizioni.
Il Trattato Chuan-tong Shaolin tao-lu jiao-cheng, consiglia la pratica del 內制
功 Nei-zhi-gong prima di addormentarsi

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阿 彌陀佛坐八段錦 Ba-Duan-Jin
BA-DUAN-JIN : “OTTO PEZZI DI BROCCATO ”
Lo Shaolin Ba-duan-jin, il Qi-gong degli “Otto Pezzi di Broccato” è uno dei più antichi esercizi
praticati dai monaci Shaolin. Fu creato all’inizio della dinastia Tang dall’eminente monaco Ling-
Qiu-Shan, che visse fino all’età di 109 anni. Il venerabile sviluppò la sequenza partendo dal
Luohan-shi-pa-fa quan, “Le diciotto tecniche di mano dei discepoli di Buddha”, insegnato da
Bodhidharma, perché potesse rappresentare una terapia completa.
La definizione “Otto Pezzi di Broccato” è stata creata per indicare una tecnica composta di otto
diversi esercizi, preziosi come il broccato di seta, il tessuto più prezioso che si conoscesse. Venne
menzionato per la prima volta in vari testi risalenti all’epoca della dinastia dei Song Meridionali
(1127-1279), tra cui alcuni inclusi nel “Canone Taoista”. Alla fine di quella dinastia, il Ba-duan-jin
era già così diffuso, che un’opera della metà del dodicesimo secolo, comprendeva un intero capitolo
intitolato proprio “Ba-duan-jin”.

Le caratteristiche del Ba-duan-jin sono la semplicità delle posizioni e dei movimenti, oltre alla
naturalezza del respiro. È una pratica molto utile per rafforzare il corpo, che possiede anche ottimi
effetti preventivi e terapeutici. È adatto per estendere i meridiani e sbloccare tutti i percorsi del Qi
nell’organismo. Equilibra l’energia in tutti gli organi interni ed elimina ogni tipo di tensione nervosa
o emotiva. Può essere praticata in modi differenti, a seconda dello scopo che ci si prefigge, marziale
o terapeutico, o a seconda del tipo di praticante (bambino, anziano, sano o malato). Gli esercizi che
lo compongono possono essere eseguiti uno per volta o tutti insieme, uno di seguito all’altro
separatamente, oppure uniti in un’unica sequenza.
Esiste anche l’esercizio degli “Otto pezzi di broccato da seduti”, una interessante variante del
tradizionale Shaolin Ba-duan-jin eseguito in piedi. È particolarmente indicato per le persone malate
o deboli, per gli anziani o per chi è in convalescenza. Questo esercizio non richiede sforzo fisico,
ma in cambio dona una nuova carica di energia positiva in grado di dare una svolta decisiva,
orientata alla ripresa, anche negli stati patologici più gravi.

In Cina, come negli Istituti ospedalieri più all’avanguardia in tutto il mondo, questa serie di esercizi
è utilizzata in ambito clinico per sostenere ed elevare il livello metabolico dei malati allo stadio
terminale o dei pazienti affetti da patologie onco-equivalenti. È un eccellente mezzo di prevenzione
per moltissime patologie anche degenerative. Sebbene sia una tecnica usata in ambito terapeutico, è
da considerarsi ancora oggi popolarmente sconosciuta in occidente, rispetto alla sua variante
praticata in piedi. Proprio per questo motivo è meglio imparare e praticare ogni tipo di Shaolin Qi-
Gong, compresi il Ba-duan-jin in piedi e il Ba-duan-jin da seduti, sotto la guida esperta di un
maestro Shaolin competente nel settore Qi-gong.
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阿 彌陀佛

易筋经 Yi-Jin-Jing
Yi significa “modificare, sostituire, alterare, condizionare”.
Jin significa “muscoli e tendini”, ma anche intero sistema fisico che è correlato ai muscoli e ai
tendini, inclusi gli organi interni.
Jing significa “Testo Classico”.
Perciò lo Yi-Jin-Jing è il “Classico della Mutazione dei Muscoli e i Tendini” che descrive teoria e
metodi di Shaolin Qi-gong che incrementano la salute e la forma e la forza fisica.

L’essere vivente, in questo mondo materiale, sperimenta simultaneamente tre differenti dimensioni
di esistenza, tre livelli antropologici di coscienza:
-il livello fisico,
-il livello mentale,
-il livello spirituale.
Il Qi-gong interessa principalmente i primi due livelli:
-il corpo fisico che è considerato Yang e
-il corpo psichico, strettamente correlato al Qi e al pensiero che è considerato Yin.
La salute è lo stato in cui le parti Yin e Yang del soggetto sono in armonioso equilibrio; il corpo
fisico forte e il corpo psico-energetico sano (mens sana in corpore sano). Questo stato eleva lo
spirito e rinvigorisce l’individuo in profondità. Per mantenere forte l’organismo, la circolazione
energetica dev’essere regolare, in quanto è il Qi la sorgente energetica di tutte le attività fisiche, la
fonte della salute e della forza. Per mantenere in salute la psiche si deve selezionare il tipo di
compagnia, di alimenti, di ambiente, di pensieri e obiettivi esistenziali. Inoltre bisogna mantenere il
cervello sano, nutrendolo con abbondanti quantità di Qi e conducendo una vita semplice orientata
verso l’esempio comportamentale delle persone sante.
I dodici Meridiani fondamentali sono come fiumi che fanno circolare il Qi negli organi per
mantenerli in funzione, mentre gli otto Vasi sono come bacini di riserva che regolano i fiumi di Qi.
Il Qi deve scorrere liberamente nei meridiani e le riserve devono essere sempre colme, per poter
vivere sani e a lungo
Lo Shaolin Yi-Jin-Jing è l’essenza di tutti gli altri metodi conosciuti. Esso permette di ottenere
rapidamente la salute psicofisica globale senza eccessivo dispendio energietico.
Data la sua potenza e rapidità, nell’arco dei secoli, da Shaolin si sono diramati e sviluppati metodi
buddhisti, taoisti e laici. Nei Testi antichi sono tracciati gli obiettivi generali dello Yi-Jin-Jing: “Lo
Yi-Jin-Jing è in grado di mutare i tendini e la forma. Può aumentare l’audacia spirituale, la potenza
spirituale, la saggezza spirituale e l’intelligenza spirituale. Coltivare la vita (ossia, il corpo fisico) è
il maggior sostegno alla coltivazione del Dao, è la scala e il viaggio verso la buddhità”.
L’obiettivo dello Yi-Jin-Jing è dunque l’evoluzione del corpo fisico da uno stato di debolezza e
malattia a uno stato di forza e salute. Per conseguire tale obiettivo, il corpo fisico deve essere
stimolato ed esercitato e il Qi nel corpo energetico deve essere regolato.
Gli obiettivi principali dello Shaolin Yi-Jin-Jing sono:
• Aprire i canali energetici e mantenere regolare il giusto flusso energetico lungo i dodici
meridiani.
• Saturare di Qi i due principali bacini di riserva: il Vaso Concezione (Ren-Mai) -regolatore
dei sei meridiani Yin- e il Vaso Governatore (Du-Mai) -regolatore dei sei meridiani Yang- in modo
che i dodici meridiani principali siano efficacemente regolati.

• Aprire i meridiani minori -che dai meridiani principali si estendono alla superficie cutanea- e
tenere in salute i muscoli e la pelle.
• Sviluppare il livello di Qi necessario per intraprendere i livelli avanzati di Qi-gong come lo
Shaolin Xi-Sui-Jing.
Da queste indicazioni possiamo evincere che lo Shaolin Yi-Jin-Jing ottimizza le qualità fisiche
energetiche e mentali del monaco così da condurlo verso un livello superiore di vita fisica e
interiore.
Appresi gli obiettivi dello Yi-Jin-Jing è necessario capire in che modo inserirlo nel proprio
programma d’allenamento, comprendendo bene le chiavi dell’addestramento: ossia il rapporto che
intercorre tra il corpo fisico, il Qi e il corpo psichico.
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阿 彌陀佛

洗髓经 Xi-Sui-Jing
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“Se stai ad ascoltare la parte più profonda di te stesso riconoscerai la forza del silenzio. Percepirài la
tua vita nel respiro e sentirai il flusso della tua energia, il Qi.
Se sei in grado di controllare il tuo Qi con la forza del pensierio,
nulla su questa terra potrà opporre resistenza alla tua volontà e alle tue capacità.”
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Lo Xi-sui-jing (“Sutra per il lavaggio del midollo osseo”) è una tecnica di respirazione buddhista
tramandata nell’ Ordine Chan di Shaolin, per la rigenerazione degli organi interni e specialmente del
midollo osseo e del cervello. Si tratta di un metodo molto avanzato del sistema interno di Shaolin
per la catarsi e la presa di coscienza della cognizione karmica. Questo sistema di Qi-gong utilizza la
visualizzazione e la ripetizione interiore di mantra per concentrare l’energia verso gli organi interni
sfruttando i percorsi interiori dei meridiani straordinari come Chong-mai che dirigono il Qi
precedentemente raccolto, dal punto di concentrazione Dan-tian all’interno del midollo spinale. Con
l’avanzare dell’età, le ossa tendono a svuotarsi del midollo che produce le piastrine, e a riempirsi di
grasso, diventando molto fragili, ma raccogliendo il Qi nelle ossa, dove si trasforma in midollo, si
può impedire questo processo e rinforzare tutta la struttura ossea. Il Qi-gong della pulizia del
midollo, stimola la produzione di piastrine e leucociti, contribuendo al rafforzamento del sistema
immunitario.
Gli obiettivi principali dello Xi Sui Jing sono :
l’utilizzo del Qi per lavare il midollo e nutrire il cervello,
il riempimento energetico degli altri sei vasi.
Gli obiettivi fondamentali dell’addestramento sono :
1) mantenere il Qi a livelli ottimali e continuare a sviluppare il Qi utilizzando altre fonti.
Un’abbondante riserva di Qi è la chiave per lavare il midollo e nutrire il cervello in modo da potere
innalzare lo spirito. L’esperienza ha dimostrato che i genitali possono essere un’importante fonte di
Qi supplementare. Perciò, uno degli obiettivi principali dello Xi Sui Jing è apprendere come
aumentare la produzione dell’Essenza Seminale e migliorare l’efficacia della sua conversione in
energia Qi.

2) Per mantenere un’abbondante riserva di Qi, lo Yuan Jing (“l’Essenza Originaria”) deve essere
conservato, protetto, e consolidato. Pertanto, il secondo obiettivo dello Xi Sui Jing è la regolazione
dell’utilizzo dello Yuan Jing.

3) Apprendere come condurre il Qi verso il midollo e come mantenere il midollo fresco, e come
condurre il Qi nel cervello a innalzare lo spirito della vitalità. Il midollo è la fabbrica che produce i
globuli rossi e i globuli bianchi; quando il midollo è fresco e pulito, il sangue sarà in salute. Poiché
il sangue fluisce in ogni parte del corpo, se è sano, rallenterà la degenerazione cellulare. Perciò,
praticare l’addestramento dello Xi Sui Jing può rallentare il processo d’invecchiamento. Quando il
cervello è ricco di Qi, l’individuo è in grado di mantenere le normali funzioni cerebrali e innalzare
lo spirito della vitalità. Una volta che lo spirito è stato innalzato, il Qi presente all’interno
dell’organismo può essere controllato in maniera efficace.
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阿 彌陀佛

洗髓经 Xi-Sui-Jing (x l’energia sessuale)


.“Quando l’olio finisce la lampada si spegne”
Il contesto culturale in cui vive l’ uomo moderno è talmente diseducativo nei confronti della
sessualità che il suo abuso viene incoraggiato con ogni mezzo possibile, perfino dai cosiddetti
luminari del settore sanitario: medici, sessuologi, psicologi e analisti che ricoprono attualmente la
figura di educatori e formatori dell’umanità. Un infinità di interessi economici gravitano intorno al
sesso e a tutto ciò che direttamente o indirettamente comporta, come i settori dell’estetica, della
moda, dello spettacolo, dello sport, delle comunicazioni, del turismo, il settore farmaceutico,
pubblicitario, alimentare e molti altri. Una propaganda sfrenata incoraggia i rapporti sessuali fin
dall’età post-puberale adottando restrizioni minime relative soltanto alla prevenzione della
gravidanza e delle malattie infettive di cui alcune terminali.
Nulla viene detto per dare informazioni sui rischi che l’abuso dell’attività sessuale comporta per
l’organismo e per la psiche: problemi di memoria anche nei giovani, difficoltà di concentrazione,
affaticamento cronico, irascibilità, predisposizione ad allergie e patologie di tutti i tipi,
psicopatologie anche gravi, ansietà, debilitazione del sistema immunitario, drastica riduzione della
longevità.
Qualsiasi riferimento alla regolazione della vita sessuale viene interpretata come un attacco alla
libertà dell’individuo moderno emancipato dalla barbarica mentalità fondata sui tabu religiosi
medievali.
Tuttavia l’essere umano è un complesso di interagenti energie di differente natura, e per mantenersi
in salute deve imparare ad avere un buon rapporto con l’energia, non sprecandola inutilmente; deve
rispettare le sue fonti, gestirla e conservarla, soprattutto l’energia sessuale, così potente da essere in
grado di generare una nuova vita!
Lo Shaolin Xi-Sui-Jing Qi-gong dei monaci Shaolin educa e insegna un sistema di tesorizzazione
dell’energia sessuale sia per l’uomo che per la donna.
Secondo la teoria dello Xi-Sui-Jing l’energia originaria (Yuan-Jing) è come un’eredità che
continuerà a produrre interessi generando Qi, finché verrà mantenuta e non sperperata, conducendo
vita malsana.
Per conservare lo Yuan-Jing, bisogna soprattutto tenere sotto controllo la attività sessuale definita
Long-Hu Jiao-Gou, “il rapporto tra il dragone e la tigre”.
Più si abuserà della vita sessuale, più rapidamente si esaurirà lo Yuan-Jing causando malattia,
stanchezza cronica, un prematuro invecchiamento e abbreviando la durata della vita.
Il Jing è il carburante e il Qi l’energia da esso prodotta. Quanto più valido sarà il metodo di
conversione del carburante in energia, tanto meno se ne sprecherà. Se non è possibile sospendere
completamente l’attività sessuale per preservare Jing, come fanno i monaci del Tempio, bisogna
almeno imparare a svolgerla in maniera corretta, in modo che Jing ne risulti potenziato e stimolato,
rendendo più efficiente la trasformazione Jing-Qi, e dirigendo l’energia vitale al cervello.
Il metodo Shaolin Xi-Sui-Jing prevede esercizi di stimolazione degli organi sessuali che hanno lo
scopo di:
1) Generare energia sessuale e di convertirla in Qi (Liang-Jing-Hua-Qi),
2) Accrescere la resistenza sessuale
3) Potenziare il Vaso energetico della Spinta (Chong-Mai), che permette di dirigere nella colonna
vertebrale fino al cervello, l’energia vitale contenuta nelle secrezioni genitali emesse dall’uomo e
dalla donna durante il rapporto sessuale.
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阿 彌陀佛

硬功夫 Camicia di ferro


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“Puoi rafforzare il tuo Qi prendendolo dal cielo dalla terra e dall’aria
e traendone vantaggio per te.
Allora sarai in grado di concentrarlo in qualsiasi punto del tuo corpo,
di fortificare la tua resistenza e di non percepire alcun dolore”
Gli esercizi metafisici dello Shaolin Qi-gong, sono in grado di innalzare il picco di concentrazione
del Qi in alcune parti o in tutto il corpo, potenziando le barriere protettive dell’organismo, in modo
da limitare la percentuale di rischi durante una possibile aggressione.

I Testi affermano: “Nulla al mondo è più morbido e debole dell’acqua, eppure nel corrodere ciò che
è più duro al mondo nulla la eguaglia.” Portando l’acqua ad ebollizione, essa si trasforma in vapore,
e quando la pressione del vapore aumenta, è possibile utilizzare la forza scaturita per muovere i
treni o le turbine di una centrale elettrica. Così in particolari condizioni, l’umile acqua può liberare
un potere straordinario. Il Qi è come l’acqua, se la pressione del Qi viene aumentata all’interno del
corpo, per effetto di particolari esercizi, questa impercettibile energia vitale, si rende manifesta
attraverso i suoi straordinari effetti. Quando il corpo è colmo d’energia, diventa molto forte, proprio
come i pneumatici di un camion quando sono pieni d’aria. Un camion è in grado di trasportare
enormi carichi per lunghe distanze, quando i suoi pneumatici sono pieni, ma se si sgonfiano, non
mantengono nemmeno la loro forma.
La fisiologia cinese concepisce il corpo umano, come l’aggregato di tre categorie di rivestimenti:
il rivestimento interno: formato dagli organi, che raccolgono e conservano il Qi;
il rivestimento intermedio: composto di fasce, ossa e tendini;
il rivestimento esterno: composto dai muscoli.
Il Qi, accumulato negli organi interni, è in seguito distribuito nelle fasce di rivestimento, per nutrire
e proteggere l’organismo e gli esercizi Shaolin ying kung-fu (少林硬功夫), ossia il “Qi-gong della
camicia di ferro”, mirano ad elevare il livello di pressione prodotta dal Qi nelle fasce, per aumentare
così il grado di protezione. La pressione interna prodotta dal Qi, è simile alla pressione dell’aria
presente in un pneumatico, che costituisce un’intercapedine in grado di attutire gli urti. Per
proteggere tutti gli organi, i muscoli e le ghiandole endocrine, la pressione del Qi penetra prima
nelle fasce in profondità, poi in quelle esterne, generando un triplice cuscinetto di rivestimento. La
pressione del Qi in eccedenza defluisce nella fascia addominale, creando un’ulteriore protezione
agli organi interni. Dalle fasce, l’azione protettiva del Qi, si estende fino a comprendere le ossa, i
tendini ed infine, i muscoli. La distribuzione cosciente della pressione del Qi, è possibile quando si
respira con l’ausilio del “Canale di Controllo” Du-mai, che permette di condurre l’energia,
dall’estremità della testa fino ai talloni. Quando le fasce sono cariche di Qi, i tendini si rinforzano e
le ossa stanno insieme come un’unica struttura.
E’ scritto che :
“Quando rilassiamo completamente l’addome, il Qi gira come un vortice. Grazie al rilassamento del
corpo, il Qi si muove liberamente e quando contiene sufficiente Qi, il corpo è sano”.
Durante l’addestrando marziale è necessario controllare e regolare il Qi, soltanto così sarà possibile
reagire automaticamente a tutti gli attacchi sferrati dall’avversario. Il Qi deve muoversi
alternativamente in su e in giù, dalla sinistra alla destra e viceversa. Questi spostamenti del Qi sono
denominati “alternanza Huan-Qi.

Il trattato “Nei-Zin” (“Canone dell’occulto”) riporta il seguente passaggio: “Il Qi controlla il


sangue, e il sangue genera il Qi.” Se il Qi è obbediente, e il sangue si muove liberamente, il sangue
sarà sano e il Qi sarà forte, il Qi sarà veloce e il sangue rapido. Per accumulare forza fisica li, si
deve trattenere il Qi, mentre durante uno sforzo si deve effondere il Qi. Se in una parte del corpo
arriva il Qi, anche la forza fisica li arriverà; ecco perché a Shaolin il Qi è considerato importante
quanto la forza fisica. Durante gli esercizi del Qi-gong, i muscoli del corpo intero devono essere
rilassati. Nello stato di rilassamento, in cui il sangue segue agevolmente il Qi, i muscoli sono rapidi
come le sabbie mobili. L’inspirazione e l’espirazione devono essere profonde, complete e stabili,
così che la durata dell’inspirazione e dell’espirazione non differiscano di un istante
Il segreto dell’uso del Qi nella pratica marziale dei monaci Shaolin è rivelato nel Testo Shaolin-
quan-mi, “I segreti del pugilato di Shaolin“ dove si trova il seguente passo:
“Una lanterna brillerà in una piccola sala durante tutte le quattro stagioni, la meditazione Chan
aiuterà questa lanterna che brucia sotto l’influenza dello zhen-Qi, il respiro salutare
dell’organismo.”
Questo verso significa che il cibo e l’acqua rinvigoriscono la pelle e i muscoli, ma soltanto il respiro
principale denominato tecnicamente qung-Qi rende il corpo forte.
“Con il corretto movimento del Qi, un monaco guerriero può diventare veloce e potente come una
tigre e sviluppare una forza tale da sollevare una montagna.”
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阿 彌陀佛
Lato oscuro del potere
“Non si diventa Monaci per cercare la fama”
Intorno al Qi-gong, purtroppo, si aggirano tanti truffatori ed esibizionisti travestiti da Maestri.
Quando lo scopo della pratica del Qi-gong è il desiderio di vantarsi di fronte agli altri delle proprie
abilità, per essere onorati come “dei”, cadendo nell’esibizionismo o, peggio ancora, nella
prepotenza verso gli altri, l’utilizzo del Qi-gong diventa qualcosa di perfido.
Non si deve credere che soltanto gli asceti siano in grado di acquisire i poteri mistici: la storia
c’insegna che anche persone dalla mentalità demoniaca possedevano poteri sovraumani.
La differenza consiste nel fatto che gli ottembrati desiderano controllare l’energia per scopi egoistici
e distruttivi, mentre gli illuminati sono coscienti che l’energia possiede una sorgente: l’”Energetico”
e usano il potere ricevuto in unità d’intenti con Lui.
“I materialisti venerano solo la potenza, gli spiritualisti adorano il Potente insieme alla sua
potenza.”
La vera manifestazione della potenza di un Monaco-guerriero non consiste nell’ostentazione del suo
potere limitato ma nell’imperturbabilità che ottiene dipendendo dal Supremo Potente, cioè Buddha.
L’acquisizione di poteri straordinari non è il fine del Qi-gong ma un sottoprodotto della sua pratica.
Qi-gong non significa tentare di estorcere del potere al Signore Buddha e usarlo poi per compiere
atti “miracolosi” allo scopo di ricevere gli onori che spettano a Lui, bensì significa sviluppare una
profonda conoscenza interiore che permette di entrare in armonia con le forze fondamentali
dell’universo e con il loro Creatore.
Chi è motivato dalla nevrosi egocentrica di credersi al centro dell’universo non ottiene salute e pace
mentale dal Qi-gong ma la psicopatia del culto di se stesso, assetato degli applausi di sciocchi
creduloni.
Si deve sapere però che in accordo alla teoria del Qi-gong o legge del karma: “Ognuno raccoglie ciò
che ha seminato” . Il bene fatto agli altri ritornerà al suo autore e la stessa regola si applica ad ogni
cattiva azione commessa. Così se le intenzioni di un praticante di Qi-gong sono egocentriche, con la
sua pratica svilupperà soltanto energia negativa e nessun Maestro ne sarà responsabile.
Comunque le leggi di natura sono così intransigenti che nel corso del tempo privano del potere colui
che ne ha abusato, come dice il proverbio: “Ciò che prendi dovrai restituirlo. Nulla ti appartiene.” In
ogni caso è permesso esibire il proprio controllo mistico solo all’interno dei confini delle leggi del
Signore Buddha e perfino un grande asceta, se trasgredisce queste leggi attraverso l’esercizio delle
sue cosiddette opulenze mistiche, sarà severamente punito.
Dice il saggio: “Quel che è alto verrà abbassato, quel che è basso verrà innalzato, quello che eccede
verrà ridotto, quel che difetta verrà accresciuto. Per questo il saggio opera ma nulla si aspetta,
compiuta l’opera non rimane, non vuole mostrare di eccellere.”
Il Monaco mostra una naturale riluttanza ad esibire la sua fortuna, come affermava Chuang-tzu:
“L’uomo perfetto non lascia traccia delle sue attività” e se per necessità deve utilizzare i suoi poteri
per il servizio al suo Maestro e al Signore Buddha, non se ne compiace perché è sempre cosciente
che ogni potere è preso a prestito dal Supremo Potente.
Il saggio possiede dunque una naturale umiltà monastica (vinaya), perciò non cerca la gloria: “Non
da sè s’approva perciò risplende, non da sè si gloria perciò ha merito, non da sè si esalta perciò a
lungo dura.” I Maestri Shaolin insegnano: “Ricordati sempre che la vita di un Monaco Shaolin è
semplice e libera da ambizioni. Cammina a testa alta ma senza superbia e sii umile come la
polvere.”
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阿 彌陀佛
童子功 TONG-ZI-GONG
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“La meta suprema consiste nel conservare la scioltezza del proprio corpo,
perché il duro e il secco si rompono, il morbido e il malleabile sopravvivono.”
Il Tóng-zi-gōng (童子功) o “kung-fu del fanciullo” rappresenta l’essenza dei migliori esercizi dello
yoga, del kung-fu e del qi-gong, ed è considerato il kung-fu più mistico (metafisico) dello Shaolin.
Insieme al Qi-gong, è la disciplina interiore preferita dai Maestri Shaolin.
La cultura dei monaci Shaolin comprende moltissime arti sviluppatesi nei secoli dagli insegnamenti
del patriarca Damo (Bodhidharma). Le arti marziali terapeutiche, spirituali e religiose di Shaolin si
dividono tra l’arte dello spirito (chan) e le arti marziali ed energetiche (quan). Un proverbio Shaolin
afferma che queste due componenti della cultura costituiscono un’unica realtà :
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CHÁN-QUÁN-GUĪ
“Le arti marziali Shaolin e la meditazione sono un’unica cosa.
Sono nate insieme e una non può esistere senza l’altra”
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Secondo la medicina Shaolin e l’ayurveda l’incurvamento della colonna vertebrale è da considerarsi


come la prima causa del decadimento senile: gli esercizi del Tóng-Zi-Gōng hanno lo scopo di
conservarne l’elasticità e di rigenerare l’equilibrio naturale per evitare inutili dispersioni
energetiche. Laozi insegna:
« Alla nascita l’uomo è molle e debole, alla morte è duro e forte. Tutte le creature, l’erbe e le piante
quando vivono sono molli e tenere quando muoiono sono aride e secche. Durezza e forza sono
compagne della morte, mollezza e debolezza sono compagne della vita. Per questo chi si fa forte
con le armi non vince. L’albero che è forte viene abbattuto. Quel che è forte e robusto sta in basso,
quel che è molle e debole sta in alto. »
Il Kung-fu richiede un’elevata concentrazione d’energia nelle fibre muscolari, nei tendini e nelle
cartilagini, perciò i monaci Shaolin praticano il Tong-zi-gong con rigorosa costanza, perché inserire
una lunga pausa, potrebbe provocare la perdita delle nozioni e delle facoltà acquisite, esponendo le
zone più fragili del corpo a possibili danni. Un proverbio Shaolin dice:
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“Chi perde il kung-fu di un giorno perde il kung-fu di dieci giorni.”
Il Tong-zi-gong è in grado di trasformare un allievo scadente in uno studente particolarmente dotato
che spicca tra i suoi pari, forte nel corpo e nello spirito, qualità che conserverà per tutta la vita. Se
s’intraprende la pratica dello Shaolin kung-fu senza aver prima praticato il Tong-zi-gong, la qualità
della tecnica andrà calando all’età di 50 o 60 anni, ma chi ha praticato il Tong-zi-gong conserva
inalterata la propria agilità e abilità nel kung-fu:
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“Il monaco sembrerà giovane e agile come un fanciullo,
sebbene i suoi capelli siano bianchi come le piume di una gru.
Il suo corpo sarà morbido come il broccato,
leggero come una rondine e resistente come l’acciaio”
La pratica pluri-decennale del Tóng-Zi-Gōng consente senza dubbio di frenare notevolmente
l’orologio biologico della natura umana, così a Shaolin non è difficile vedere vecchi Maestri di ben
oltre ottant’anni che, grazie all’esercizio quotidiano del Tóng-Zi-Gōng sono riusciti a mantenere la
flessibilità di un corpo giovane.
Il più anziano Maestro Shaolin di Shifu Shi-Heng-Chan, Shi-Wan-Heng era soprannominato “Il
monaco flessibile” e in tutto il mondo, dopo le sue straordinarie esibizioni internazionali, è stato
definito “Il Maestro della flessibilità”. Iniziato alla pratica del Tóng-Zi-Gōng all’età di otto anni,
Shi-Wan-Heng descrive così in un’intervista, la sua pratica quotidiana:
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“Noi pratichiamo Qi-gong soltanto a livello terapeutico, per mantenere il corpo in forma, e il Tong-
zi-gong per mantenerlo elastico. Per quanto riguarda il Tong-zi-gong, lo pratichiamo tra le cinque e
le sette del mattino, per un’ora o due, ma in ogni caso due volte al giorno, il mattino e la sera.
Ovviamente, in caso di malattia, l’allenamento è sospeso, ma appena si guarisce ci si affretta a
recuperarlo. Nel monastero sono in tanti a praticare il Tong-zi-gong, è una peculiarità del nostro
Tempio Shaolin, poiché in nessun altro posto s’insegna questo tipo d’esercizi. La cosa più
importante è che l’apprendistato inizi quanto più possibile in tenera età, iniziare a novanta anni
sarebbe troppo tardi.”
Sebbene non siano molto facili da eseguire, gli esercizi del Tóng-Zi-Gōng sono estremamente
preziosi per la salute in quanto influenzano positivamente il metabolismo, rendono il fisico più
elastico e migliorano l’umore. Il Tóng-Zi-Gōng si basa soprattutto sull’armonizzazione del respiro e
del movimento, perché questo facilita la circolazione del sangue e l’espulsione delle sostanze
tossiche dall’organismo, in modo che possa adattarsi adeguatamente ai cambiamenti imposti dalle
leggi della natura. Dal punto di vista energetico, il Tóng-Zi-Gōng congiunge il Qi del corpo con il
Qi della natura.
Lo Shaolin Tong-zi-gong è composto da diciotto stili, che possiedono anche un valore
marziale.Infatti se quest’arte viene portata alla perfezione, qualsiasi gesto può essere trasformato in
un movimento di attacco e di difesa.
Il Tong-zi-gong è presentato ed illustrato nelle stele della Beilin (“Foresta di stele”) e nelle sculture
della sala Chui-pu tang (“Sala del kung-fu”)del tempio Shaolin. Dal punto di vista letterario , il
Tong-zi-gong è stato presentato nell’originale testo cinese “Shaolin Tong-zi-tu” (少林童子功圖).
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阿 彌陀佛

童子功 Livelli
Ci sono 2 livelli di apprendimento e pratica del Tóng-Zi-Gōng : BASE e AVANZATO
1) Il livello di base del Tóng-Zi-Gōng si concentra sulla mobilità e in particolare su varie forme di
rotolamento e salto. Richiede una grande flessibilità dei tendini e delle giunture, è per questo che
l’età migliore per praticarlo va dai cinque ai sei anni. Per loro natura i bambini di quell’età
gioiscono nell’austerità. A loro piace molto sottoporsi a delle difficoltà mentali e fisiche al fine di
sperimentare qualcosa di nuovo, di esplorare i loro talenti e acquisire nuove abilità. Per questo
motivo i bambini volentieri si sottopongono all’addestramento del Tóng-Zi-Gōng senza percepire
faticose le difficoltà delle sue straordinarie tecniche. Dopo aver praticato il Tóng-Zi-Gōng. per
quattro anni i bambini hanno reso le parti più fragili del loro corpo delle armi letali.
2) Una volta appreso a fondo il Tóng-Zi-Gōng di base, si può passare al livello avanzato, il cui
apprendimento è simile a quello del Qi-gong. I movimenti sono morbidi ma efficaci e fanno
raggiungere alle giunture il massimo grado di resistenza, rendendole estremamente flessibili, il che
permette di avere una postura perfetta e un’enorme potenza. Un praticante di Tóng-Zi-Gōng
avanzato può flettere le proprie membra fino araggiungere angolazioni apparentemente impossibili.
Per i monaci-guerrieri di Shaolin, la flessibilità è di fondamentale importanza, più sono flessibili,
più possono resistere al dolore e meglio resistono al dolore, più rapidamente possono imparare il
Kung-fu.
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阿 彌陀佛童子功 Esercizi
Lo Shaolin Tóng-Zi-Gōng possiede una grande varietà di esercizi con i relativi scopi, che
includono:
1) Esercizi esterni (Wai-dan);
2) Esercizi interni (Nei-dan);
3) Esercizi “morbidi” (Yin-rou), per migliorare la flessibilità;
4) Esercizi “duri” (Yang-gang), per aumentare la forza e la resistenza
5) Esercizi di carattere misto per migliorare la postura.
Gli esercizi interni servono a
curare la salute degli organi e dei visceri (Zang-fu),
mantenere sani i sistemi dell’organismo (es. San-jiao) e a
trattenere e conservare nel corpo l’energia interna (Qi), in modo da poter contrastare il decadimento
fisico.
Gli esercizi morbidi servono invece a
sviluppare l’armonia nei movimenti e
sviluppare la bellezza estetica.
Alcune posture del Tong-zi-gong possono essere praticate restando sul letto, altre nella stanza e altre
ancora richiedono più spazio, ma tutte possono essere comodamente eseguite, come vuole la
tradizione, nello spazio in cui si accovaccia un bue (Quan-da-wu-niu-zi-di).
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阿 彌陀佛

少林 Tóng-Zi-Gōng Tu
Il Tóng-Zi-Gōng presenta una sequenza (tao-lu) di base composta da diciotto esercizi fondamentali
che costituiscono le porte dei rispettivi diciotto stili dedicati alla specifica tecnica da portare alla
perfezione.
1) Shuang-shou-he-shi (双手合十): posizione perfetta a mani giunte (dalla posizione yoga
prarthanasana).
2) Chu-zuo-lian-tai (初坐莲台): sedersi in meditazione su un trono di loto (dalla posizione yoga
sukhasana).
3) Zhao-tien-deng (朝天蹬): calcio ascendente nel cielo del mattino (dalla posizione yogautthita
hasta padangusthasana).
4) Zhuang-shang-gong (桩上功): esercizio d’equilibrio sui pali (dalla posizione yoga
virabhadrasana).
5) Dan-tui-zhang (单推掌): eseguire un affondo col palmo.
6) Bao-fo-jiao (抱佛腳): Abbracciar i piedi di loto del signore Buddha (dalla posizione yoga
pascimottanasana).
7) Dao-li ar-zhi-Chan (倒立二指禅): meditazione su due dita (dalla posizione yoga adho-mukha-
vriksasana).
8) Luo-han shui-jiao (罗汉睡觉): La posizione di riposo del monaco (una variante della posizione
yoga sayanasana).
9) Qi-lou heng-cha (起落橫叉): cadere in spaccata frontale dopo un salto (dalla posizione yoga
samakonasana).
10) Tong-zi-bai Guanyin (童子拜观音): un giovane monaco offre i suoi omaggi al Buddha Guanyin
(dalla posizione yoga vriksasana)
11) Tong-zi-wo-Chan (童子臥禅): un giovane monaco si sdraia in meditazione (dalla posizione
yogaviparita-padmasana).
12) Xie-li cang-hua (叶里藏花): esercizio di sollevare le gambe ponendo i talloni davanti alla fronte
(dalla posizione yoga estrema ganda bherundasana).
13) Wan-tong-bai-fo (顽童拜佛): un giovane monaco offre i suoi omaggi al signore Buddha in una
posizione difficile (variante in equilibrio della posizione yoga vatayanasana).
14) Tou-dao-zai-bei (头倒载碑): esercizio di assumere la posizione eretta invertita (dalla posizione
yoga sirsasana).
15) Zhuang-shen dan-bi-fu-cheng (转身单臂伕撐): esercizio di sostenere la parte superiore del
corpo su un solo braccio (dalla posizione yoga vasisthasana).
16) Tie-quan-fu-hu (鉄拳伏虎): esercizio del pugno di ferro.
17) Heng-cha-ce-wo (橫叉側臥): esercizio di sdraiarsi su una gamba in spaccata sagittale (dalla
posizione yoga hanumanasana).
18) Lian-hua pan-zuo (莲花盘坐): sedersi su un trono di loto (dalla posizione yoga padmasana).

Questi 18 fondamentali sono descritti nell’originale rotolo cinese “Shaolin Tong-zi-tu”, riportato,
nel preziosissimo Testo Shaolin: “Chuan-tong Shaolin tao-lu jiao-chen” Volume 5, Capitolo 5
(pag.270-295), redatto nel Tempio Shaolin nel 1997 dal Gran Maestro Liu-Hai-Chao, con l’
introduzione dettata direttamente dal reverendo abate del Tempio Shi-Su-Xi (1924-2006), al suo
discepolo Shi-De-Yuan, nell’agosto del 1996. Il Testo è stato anche benedetto dalla prefazione
dell’attuale 30° abate Dharmacarya Xing-Zheng Shi-Yong-Xin.
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阿 彌陀佛

.少林柔拳 ROU-QUAN
Una credenza storicamente molto diffusa e radicata negli ambienti marziali, sostiene che lo Shàolín
sia lo stile marziale esterno, Wài-jiā (Cinese: 外家) e duro per eccellenza, basato sull’utilizzo
preferenziale della forza fisica. Tuttavia lo Shàolín va dal duro al morbido, ma a causa dell’estesa
struttura del suo sistema, la maggior parte delle persone lo studia per anni senza raggiungere il suo
aspetto morbido, Nèi-jiā (Cinese: 內家). La morbidezza nello Shàolín, esiste ed è espressa nel raro
stile tecnicamente definito lavoro morbido, Róu-gōng (Cinese: 柔功), conosciuto come “Boxe
morbida di Shàolín”.

Lo Shàolín Róu-Quán, (Cinese: 少林柔拳)“Il pugno morbido come il cotone di Shàolín”, fa parte
della divisione delle arti interne, Kōng (Cinese: 空). Il Róu-gōng, che è anche uno degli originali
nomi del Tàijíquán (Cinese:太極拳), chiamato comunemente Róu-Quán, “Pugno morbido come il
cotone”, è anche conosciuto come “Shàolín Tàijí” (Cinese: 少林太極).
Ancora oggi in Occidente, non si conosce praticamente niente di questo stile interno di boxe
Shàolín, che tra l’altro è l’antenato di molti stili “interni” di arte marziale cinese, perché l`interesse
del pubblico in generale verso la grazia armonica degli stili interni, è stato da tempo monopolizzato
dal Tàijíquán, che attualmente conta più di un miliardo di praticanti in tutto il mondo.
Secondo la tradizione Shàolín le tre sezioni Róu furono create dal monaco Huì-kě (Cinese: 慧可),
secondo Patriarca di Shàolín e diretto successore di Bodhidharma (Sanscrito: बबोधधिधिरर; Cinese: 菩提
達摩), che sviluppò il precedente lavoro di Sēng-Chŏu (Cinese: 僧丑), discepolo del primo abate di
Shàolín il maestro indiano dhyāna Bátuó (Cinese: 跋陀).3
Essendo un sistema morbido che privilegia l’utilizzo della forza interna Qì (Cinese: 氣) rispetto a
quella muscolare lì (Cinese: 力), è generalmente insegnato ai monaci anziani, perché i suoi
movimenti aggraziati e tranquilli sono eccellenti per gli artisti marziali della terza età, che
desiderano mantenere inalterate le proprie abilità psicofisiche.
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阿 彌陀佛

I Metodo Róu
Il primo dei tre metodi Róu deriva dall’antico metodo Shàolín tradizionale Luóhàn : Luóhàn shí-
sān-shŏu (Cinese: 羅漢十三手) e contiene tutti i movimenti essenziali che furono il sostegno
strutturale della Forma 13.
Si tratta di una sequenza costituita di passi sequenziali eseguiti su una linea retta, avanti e indietro,
con un tecnica semplice di Qì-gōng (氣功) e altri ben definiti metodi energetici, che assomiglia ad
una mescolanza degli stili Tàn-tui e Tàijí.
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阿 彌陀佛 II Metodo Róu
Il secondo metodo Róu è un livello completamente differente dal primo. Questo
stile chiamato Jīn-gāng (Cinese: 金剛) o Vajra-fist, “Pugno di diamante del
Buddha-Guerriero” comprende dodici forme codificate, Tào-lù (Cinese: 套路): sei
interni e sei esterni. Quelli interni o morbidi consistono di stupende
combinazioni di tecniche tradizionali molto antiche, con un distinto tocco di
energia “dura” Shàolín, che il Venerabile Abate Shì-Fú-Yù (Cinese: 释福裕),
(1203-1275) codificò nel 1100 d.C., a partire dai “Diciotto movimenti delle
mani di Buddha”.
Le 12 forme Tào-lù dello stile Jīn-gāng sono le seguenti:
esistono due forme Tào-lù propedeutiche, per uno studio preliminare alle
successive 10 forme dello stile Jīn-gāng:
1) 少林金剛內家拳 Shàolín Jīn-gāng Nèi-jiā-Quán
2) 少林金剛八十 Shàolín Jīn-gāng Bā-Shí
Le successive 10 forme Tào-lù sono:
3) 少林金剛拳一路 Shàolín Jīn-gāng-Quán Yī-lù
4) 少林金剛拳二路 Shàolín Jīn-gāng-Quán Èr-lù
5) 少 林金剛拳三路 Shàolín Jīn-gāng-Quán Sān-lù
6) 少林金剛拳四路 Shàolín Jīn-gāng-Quán Sì-lù
7) 少林金剛拳五路 Shàolín Jīn-gāng-Quán Wǔ-lù
8) 少 林金剛拳六路 Shàolín Jīn-gāng-Quán Liù-lù
9) 少林金剛拳七路 Shàolín Jīn-gāng-Quán Qī-lù
10) 少林金剛拳八路 Shàolín Jīn-gāng-Quán Bā-lù
11) 少 林金剛拳九路 Shàolín Jīn-gāng-Quán Jiǔ-lù
12) 少林金剛拳十路 Shàolín Jīn-gāng-Quán Shí-lù
La forma principale dello stile morbido Jīn-gāng è molto avanzata e sebbene
venga insegnata attraverso movimenti armonici, porta comunque le difficoltà
tecniche a un livello superiore. Questo sistema interno di Shàolín, oltre che ad
un misto di Tàn-tui e Tàijí assomiglia anche al famoso sistema della mantide
religiosa Táng-láng (Cinese: 螳螂). Essendo una forma lunga e ricca di
variazioni, è una delle tecniche morbide Shàolín più affascinanti per la sua
tradizionalità, semplicità e raffinatezza.
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阿 彌陀佛

III Metodo Róu


Il terzo metodo Róu, si compone di tre stili morbidi Shàolín meno conosciuti:
1) Il primo stile si chiama “Boxe della Grande Misericordia” Dà-cí-bēi-quán
(Cinese: 大慈悲拳). La sua lunga sequenza, che si pratica con movimenti lenti e
controllati, è la forma chiave dello stile e possiede un interessante aspetto
raramente visibile: la recitazione dei mantra. Durante la sua esecuzione vengono
recitati dal praticante particolari mantra che accompagnano e potenziano le
tecniche corporee. La “Boxe della Grande Misericordia” ha molte similitudini
con gli stili Róu-Quán, Bā-guà (Cinese:八卦) e Xíng-yì-quán (Cinese:形意拳), ed
è molto popolare anche fuori dal Tempio Shàolín, soprattutto nella regione di
Pechino.

2) Il secondo stile, appartenente al terzo metodo Róu, si chiama Chán-yuán-gōng


(Cinese: 禪圓功). Le sequenze di questo stile sono tecniche terapeutiche
semplici eseguite in movimento, respirando con la bocca aperta e camminando con
passo leggero. La sequenza fondamentale contiene molte antiche tecniche, le cui
varianti costituiscono oggi parte del corpo tecnico del moderno Tàijíquán, per
esempio “Spazzolare il ginocchio” e “Passo incrociato”. Lo stile Chán-yuán-
gōng è dunque semplice e facilmente praticabile da chiunque. La sua pratica cura
il deterioramento mentale, il cattivo umore, lo stress mentale e bilancia il
sistema fisiologico.

3) Il terzo stile, appartenente al terzo metodo Róu, si chiama Liù-hé-gōng


(Cinese:六合功), lo “Stile delle Sei Armonie”. Questo semplice stile è
composto da movimenti di allungamento orizzontale e verticale dei meridiani
energetici. La respirazione avviene con la bocca aperta, come nel precedente
stile descritto e i movimenti delle braccia sono ascendenti, discendenti,
concentranti e irradianti, circolari e lineari. L’obiettivo dello stile Liù-hé-
gōng è l’armonizzazione di tre elementi esterni: Wài-sān-hé (Cinese: 外三合):
la mano Shǒu (Cinese:手) in armonia col piede Jiǎo (Cinese:腳),
il gomito Zhǒu (Cinese:肘) col ginocchio Xī (Cinese:膝) e
la spalla Jiān (Cinese:肩) con l’anca Yāo (Cinese:腰)
e dei tre elementi interni Nèi-sān-hé (Cinese: 內三合):
la mente Xīn (Cinese:心) in armonia con l’intenzione Yì (Cinese:意),
l’intenzione (Cinese:Yì) con l’energia interna Qì (Cinese:氣) e
il Qì con la forza Jīng (Cinese:精).

Le tre armonie esterne riguardano esclusivamente il livello fisico e si


riferiscono alla connessione strutturale Hé (Cinese:合) tra il sistema muscolo-
tendineo e quello osteo-articolare. Le tre armonie interne invece concernono la
dimensione psico-energetica e quella metafisica. Quando realizziamo le sei
armonie, sviluppiamo la consapevolezza dell’espressione multiforme della forza
umana nelle sei direzioni fondamentali: alto e basso, destra e sinistra, avanti
e indietro

阿 彌陀佛
坐禅 MEDITAZIONE CHAN
.
“II buddhismo Chan e lo Shaolin kung-fu sono nati assieme, come due facce di una stessa medaglia,
come due modi per raggiungere lo stesso scopo: la pace interiore.
Noi combiniamo la concentrazione mentale con la forza fisica in un’armonia di corpo e di mente.
L’una non può esistere senza l’altra.”
La meditazione, definita anche “kung-fu del silenzio” è il più antico metodo Shaolin di
rigenerazione, e costituisce l’aspetto fondamentale del programma di formazione dei monaci-
guerrieri. Per i monaci Shaolin, la pratica del kung-fu non rappresenta lo scopo ultimo della vita,
perché la capacità di afferrare l’essenza delle cose, attraverso la meditazione, è ben più importante
delle tecniche puramente fisiche. Senza uno sviluppo integrale delle forze che compongono la
personalità umana, nessuno può diventare sereno, felice e saggio.
I Maestri Shaolin insegnano: “C’è una forza in noi che ci permette di rompere oggetti durissimi con
una mano. Essa proviene da un corpo forte e ben allenato. Esiste un’altra forza, quella dell’amore,
che ci permette di dare e ricevere felicità. Quella forza proviene dal cuore.”
I segreti dell’Ordine Shaolin non possono essere affidati ad un’atleta qualsiasi, privo di qualità
interiori; soltanto un mistico, un uomo completo dentro e fuori, è degno di riceverli e tramandarli.
Serenità, felicità e saggezza non sono da ricercare fuori, sono già dentro di noi in misura illimitata,
immensa; per ottenerle bisogna solo collegarsi con la Pura Coscienza, con l’Assoluto e la scienza
per effettuare questo collegamento si chiama meditazione. Soltanto attraverso questa disciplina
dello spirito, il monaco-guerriero è in grado di conseguire l’equilibrio psicofisico, necessario per
raggiungere la Maestria suprema e l’illuminazione, traendo completo beneficio dalla forza più
profonda che domina tutte le altre: “la coscienza”. Così nella cultura Shaolin, il kung-fu e la
meditazione sono inscindibili e il loro scopo è la pace interiore. Senza meditazione, la pratica delle
arti marziali sarà superficiale e fine a se stessa; una semplice gratificazione dei sensi.
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阿 彌陀佛

Mente e Spirito
.
“Il Signore Buddha abita dentro di noi, e noi siamo una parte di lui.
Lo possiamo sentire con la pratica della meditazione,
col raggiungimento della quiete interiore.
Il ‘vuoto’ (di emotività materiale) ci occuperà
e ci rivelerà il ‘pieno’ senso dell’essere.”
Per millenni i saggi indiani della tradizione Vedica, hanno studiato
approfonditamente i rapporti intra-psichici dell’essere umano, acquisendo una
conoscenza così elevata, che ha permesso loro di sperimentare con successo e
descrivere completamente livelli straordinari di coscienza.
Nell’antico trattato di psicologia e realtà metafisica di Patanjali, lo “yoga-
sutra”, la parola sanscrita dhyana, meditazione (in cinese Chan ), non si
riferisce ad una proiezione fantasiosa o indefinita del pensiero, ma ad un
processo di approfondimento cognitivo basato sull’intuizione illuminata, che
trascende gli aspetti superficiali percepiti attraverso l’esperienza
sensoriale, e consente la presa di coscienza delle energie, della struttura
profonda e della fonte dell’oggetto di contemplazione.
Dhyana si riferisce allo spettro semantico incluso nei termini pensare, che
indica un processo psichico che incede dal soggetto all’oggetto, e intuire che
da definisce un processo psichico e involontario che illumina la coscienza del
soggetto prorompendo improvvisamente da altrove.
L`intuizione, mediante lo stimolo trasmesso dall’oggetto contemplato, connette
chi medita ad una dimensione esistenziale che trascende i condizionanti
parametri spazio-temporali.
La meditazione è un’attività mentale, se si limita all`approfondimento del
contenuto psichico che fluisce nel soggetto, riferito alla morfologia di un
oggetto appartenente alla sfera psichica o al mondo tangibile, che è comunque
primariamente una cristallizzazione mentale.
La meditazione è definita invece spirituale, quando meditiamo su un oggetto di
natura trascendentale, come il nome, la forma, le qualità e le attività di Dio,
che permettono di dirigere il flusso psichico verso la Verità Assoluta e di
raggiungere la liberazione.
Alcuni sono più inclini a meditare su oggetti fisici, altri su oggetti psichici,
altri ancora su realtà spirituali. La qualità dell’esperienza meditativa e del
seme della meditazione (bija) scelto, corrispondono al proprio livello
d’evoluzione, prodotto da gusti, esperienze e tendenze sviluppati nel corso
dell`esistenza condizionata.
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阿 彌陀佛
Wu-Nien:non-pensiero
Nell’era contemporanea la gente si mostra attratta dalla meditazione, ma segue
spesso metodi non autorizzati presentati da sedicenti Maestri che insistono
sulla pratica del metodo silenzioso, senza fare progredire ulteriormente i loro
discepoli. Essi presentano la meditazione come un sistema per rendere vuota la
mente, ma, in nessuna tradizione orientale la meditazione ha un’accezione così
negativa. L’idea nichilista della realizzazione spirituale è
un’interpretazione sovrapposta ai principi originali del dhyana.
Il sesto Patriarca Hui-neng disse:
“Concentrarsi sulla mente e contemplarla è morboso: non è dhyana. Che cosa
significa la parola “meditazione” zuo-chan? In questa scuola significa niente
barriere, niente ostacoli. La meditazione trascende ogni attitudine materiale,
buona o cattiva”.
L’espressione “star seduti” (zuo), significa non suscitare pensieri nella
mente, in opposizione al falso dhyana del semplice “vuoto di mente”. Hui-neng
paragona il Grande Vuoto interiore allo spazio cosmico, che contiene tutti gli
astri, perciò il vero dhyana consiste nel capire che la propria natura
spirituale è simile allo spazio cosmico, e che pensieri e sensazioni vi passano
come uccelli nel cielo, senza lasciar traccia. La concezione di Hui-neng era che
un uomo con una coscienza vuota non è migliore di “Un ceppo o di un masso”.
Un altro patriarca Shaolin affermava:
“Se si crede che meditare significhi annullare la facoltà di pensare, allora
tutte le cose non senzienti, come le pietre, avrebbero già raggiunto
l’illuminazione. Se si crede invece che pensando si ottiene l’illuminazione,
allora tutti gli esseri senzienti sarebbero già liberati”.
Risulta chiaro da quest’affermazione che la meditazione trascende il pensiero
(mondano) e il non-pensiero, le due facce della medaglia della vita materiale. È
possibile utilizzare in modo corretto la mente solo conoscendola in profondità.
La struttura psichica possiede differenti livelli di capacità funzionali:
distrazione, confusione, stabilità occasionale, concentrazione e pieno controllo
delle onde d’interferenza. Quando l’essere spirituale s’identifica con le
onde d’interferenza che assillano il campo mentale, assume la loro stessa
natura. Per conseguenza è come alienato e non percepisce più se stesso per
quello che realmente è, ma per qualcos’altro. Queste identità effimere
scollegate dalla realtà ontologica e destinate a dissolversi nel tempo,
suscitano desideri e necessità artificiali, omettendo paradossalmente le istanze
reali del profondo. Attraverso la pratica spirituale costante e il distacco
emotivo dal fenomenico, bisogna imparare a dominare il campo mentale invece di
farsi assoggettare dai suoi aspetti instabili. Con la meditazione è possibile
dominare perfettamente i processi mentali, fino a mitigare le onde
d’interferenza; ciò non implica la soppressione della mente, ma la
purificazione da tutti quei contenuti psichici, fuorviati e fuorvianti, che
impediscono la visione dell’assoluto . Se il praticante riesce ad inserirsi nel
momento d’intervallo tra un’onda psichica e l’altra, può riprendere coscienza
della propria posizione originaria.
Il livello più alto di meditazione è il samadhi; a questo stadio le onde
psichiche sono acquietate e lo spiritualista, in uno stato d’animo ispirato e
puro, percepisce direttamente la Realtà, e rievoca le sue caratteristiche
ontologiche: l’immortalità, la consapevolezza e la beatitudine. La pratica del
“non-pensiero” (wu-nien), non consiste quindi nel negare il fluire incessante
dei pensieri materiali, ma nell’assorbire la mente nella Realtà spirituale, che
li trascende. Questo samadhi di prajna, in realtà, è soltanto la fase iniziale
della meditazione, a cui deve seguire il processo spirituale vero e proprio.
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阿 彌陀佛

I 4 Dhyana/Chan
Il Lankavatara-Sutra distingue quattro tipi di dhyana:
1. Balopacarika-dhyana: la meditazione “dell’estinzione del pensiero”,
praticato da coloro che non hanno conoscenza. Istruiti nella dottrina del non-
Io, essi considerano il mondo come non permanente, impuro e generatore di
dolore, e si cristallizzano su queste comprensioni preliminari, cercando di
realizzare il samadhi con questa meditazione d’ordine inferiore.

2. Artha-pravicaya-dhyana: la meditazione “della revisione del pensiero”.


Consiste in un esame intellettuale di enunciati o di proposizioni filosofiche e
dottrinali e nel portare il pensiero sul principio unico di tutte le cose
(brahman) e sulle caratteristiche delle varie tappe della vita di un
Bodhisattva, passando infine a una realizzazione contemplativa di questi
aspetti.

3. Tathatalambana-dhyana: la meditazione dell’adesione allo stato del


“questo”. E’ ancora una speculazione analitica che cessa quando si percepirà
il mondo fenomenico secondo la comprensione dell’unità nella diversità (yatha-
bhutam).

4. Tathagata-dhyana: la meditazione grazie alla quale si entra nello stato di


Buddhità, si gode della triplice beatitudine (sat: eternità; cit: conoscenza; e
ananda: felicità), insita nella realizzazione del se spirituale e si compiono
azioni meravigliose (yajna) per la soddisfazione di Dio e per il bene di tutti
gli esseri.
Questi dhyana ci mostrano una graduale perfezione della vita Buddhista e
l’apice è costituito dalla suprema libertà spirituale dello stato di Buddha,
che è al di la di ogni condizione intellettuale, e della portata della coscienza
relativa.
Dopo innumerevoli vite dedicate alle illusioni di questo mondo, nella forma
umana bisogna risvegliarsi alla realtà, e situarsi sul piano trascendentale.
Senza uscire dalle reti dell’illusione, qualsiasi attività culminerà nella
sconfitta.
La piattaforma spirituale è accessibile soltanto a coloro che, con la pratica
della meditazione, mettono in atto il cambiamento di coscienza necessario per
passare dall’illusione alla realtà.
“Nella mutazione del baco da seta il verme muore e la farfalla vive. Eppure non
sono due creature separate ma una in due. Avviene lo stesso nell’uomo: le sue
false convinzioni devono morire affinché egli possa conoscere la gioia della sua
vita. Ciò che si ode nel silenzio è vero qualcosa in noi sta morendo e questa
cosa si chiama ignoranza”.
Praticando la meditazione ci si distacca gradualmente da ogni concezione
materiale. Questa è la prima caratteristica del dhyana. Quando è avvolto dal
velo dell’illusione (maya), l’Assoluto prende il nome di “materia”.
La materia, però, ritrova la sua qualità spirituale quando viene nuovamente
messa al servizio della Verità Assoluta.
La meditazione è il metodo per convertire in spirituale la coscienza materiale,
strappando in un istante il velo d’illusione, e infine, quando la mente è
pienamente assorta nella coscienza di Dio, si raggiunge il samadhi.
Tutti gli esseri sono destinati a vivere nella sottomissione a Dio, la Persona
Suprema, ma finché la loro mente è deviata dall’energia esterna e illusoria,
rimarranno imprigionati nelle attività materiali. Solo quando riusciranno a
controllarla con la meditazione raggiungeranno la meta. La mente, per natura,
deve ricevere istruzioni da una fonte superiore e seguirle.
Quando la mente è controllata, segue spontaneamente i consigli dell’Anima
Suprema e raggiunge subito il livello trascendentale, dove non è più turbata
dalle dualità dell’esistenza materiale, come la gioia e il dolore, il caldo e
il freddo. Questo livello è detto samadhi, o concentrazione sul Supremo.
Il primo dovere dello spiritualista è infatti quello di concentrare sempre la
mente sul Supremo e non dimenticarLo neanche per un istante. Benché la Verità
Assoluta sia al di là della portata dei sensi materiali, quando questi stessi
sensi materiali sono saturati dall’amore per Dio, si spiritualizzano e
ottengono il potere di percepire la Verità Assoluta. il Signore primordiale è
sempre contemplato dai Santi che hanno gli occhi unti col balsamo dell’amore.
Egli è visibile nella Sua eterna forma spirituale all’interno del loro cuore.
Ogni azione compiuta in questa coscienza trascendentale, è un sacrificio offerto
all’Assoluto.
Lo stato di inazione, infatti, non può essere il fine reale del dhyana,
l’illuminazione deve essere realizzata in seno alla vita stessa, non attraverso
la sospensione di essa.
Se il dhyana oltre a calmare le passioni, non avesse anche un fine positivo,
perché Buddha lasciò l’albero della Bodhi per ritornare nel mondo? Infatti,
sebbene si consideri che Buddha abbia raggiunto l’illuminazione nel nirvana,
sotto l’albero della Bodhi a Gaya, non è rimasto lì fermo come una statua per
il resto della sua vita, ma si è dedicato alla predicazione per condividere con
gli altri la realizzazione ottenuta.
Il Buddhismo, quindi, a differenza di quello che molti pensano, non finisce con
l’illuminazione ma continua con una vita nuova, la “vita spirituale”.
Le azioni meravigliose e inconcepibili (acintya) compiute da un illuminato, nel
servizio al Signore Buddha, derivano dalla sua completa libertà spirituale e
vengono tecnicamente chiamate “azioni compiute senza un desiderio di profitto
materiale” (yukta-vairagya) e corrispondono alla perfezione della vita
Buddhista.
.
阿 彌陀佛 Pratica
Preliminari (yama e niyama)
La preparazione etica è fondamentale per un Monaco, perché non è possibile
conseguire la purezza della psiche e sviluppare le più nobili facoltà mentali,
senza osservare prescrizioni e restrizioni.
Le cinque astensioni sono:
1) la non violenza;
2) la veridicità;
3) l’onestà;
4) la continenza sessuale;
5) la libertà dal desiderio di possesso.
I cinque principi disciplinari costruttivi sono:
1)la purezza;
2) la soddisfazione;
3) l’ascesi o rigorosa coerenza;
4) lo studio del sé;
5) l’abbandono a Buddha.
Condizioni adatte
Non tutte le circostanze sono ugualmente adatte per praticare la meditazione. La
Meditazione Chan si pratica in un luogo tranquillo, lontani dal frastuono del
mondo. Per il principiante è particolarmente importante scegliere un luogo
tranquillo. Si scelga un posto non troppo freddo, ventoso o umido, pulito e
ordinato, non troppo luminoso né troppo buio.
La superficie su cui ci si siede, dovrebbe permettere di rimanere seduti per un
lungo periodo senza avvertire fastidi, ma nello stesso tempo dovrebbe essere
molto stabile.
Si devono indossate vestiti comodi e allentare la cintura in modo da poter
respirare facilmente e con profondità. Tradizionalmente il periodo migliore per
praticare la meditazione è fra le tre del mattino e il sorgere del sole. È più
facile dedicarsi alle pratiche spirituali nella quiete del mattino, prima del
sorgere del sole, quando i caotici materialisti dormono. Infatti negli atti
profondi e segreti come l’ascolto, il pensiero e la meditazione, il silenzio è
l’elemento più importante, perché conduce a un rapido progresso. Questo è il
motivo per cui, i Monaci prediligono luoghi tranquilli come le foreste, le
montagne, i monasteri e i posti santi.
Postura
Tso-Chan è un termine Buddhista composto, parte in sanscrito e parte in cinese.
Tso in cinese significa “sedere”, mentre Chan è l’equivalente cinese del
termine sanscrito dhyana o jhana (in lingua pali). La completa translitterazione
cinese del termine in lingua Pali è Channa ma la contrazione fonetica riduce il
termine solo al primo carattere: Chan.
La combinazione dei termini Tso-Chan deriva dal fatto che tradizionalmente il
dhyana si pratica seduti a gambe incrociate (posizione yoga Padmasana), che in
accordo allo Hatha-Yoga è la posizione migliore per l’assorbimento interiore.
Secondo la medicina Ayurvedica, questa posizione, mantenendo stabilmente il
baricentro fisico nella parte inferiore del corpo, evita un eccessivo afflusso
di sangue alla testa, migliorando il funzionamento dell’intero organismo e
predisponendo la mente alla percezione della verità interiore.
Respirazione
La meditazione inzia dal controllo della respirazione addominale e dalla
concentrazione sugli assi centrali del proprio essere (Jing-Luo): il basso
addome (Dan-Tian), lo spazio tra le sopracciglia (Mei-Xin) e il punto centrale
del petto (Tan-Zhang). Con intelligenza e convinzione, il Monaco deve
gradualmente cessare ogni attività dei sensi. Con questo lavoro iniziale
d’interiorizzazione della coscienza, attraverso gli esercizi respiratori, si
deve avvertire il Qi che sale verso la testa; il coccige deve trovarsi nel
giusto mezzo, gli occhi sono semichiusi e le mani sono l’una sull’altra
davanti al Dan-Tian.
La respirazione deve essere limitata all’altezza delle narici con una tecnica
che consiste nel neutralizzare, nel corpo, l’aria ascendente e quella
discendente. Praticando questa tecnica si possono controllare i sensi
allontanandoli dai loro oggetti e prepararsi per raggiungere la liberazione nel
Supremo .
“Gli asceti che praticano questi esercizi respiratori, si liberano molto presto
da ogni agitazione della mente, così come l’oro si libera da ogni impurità
quando è immerso nel fuoco e sottoposto a ventilazione”.
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阿 彌陀佛

Raccoglimento
Il raccoglimento o funzione introvertita significa rivolgere la mente
dall’esterno all’interno. Nella sua funzione estrovertita la mente è assorbita
da cose mondane, ed i sensi la imitano, ma l’inversione di questa funzione
determina anche la separazione dei sensi dai loro oggetti (sonori, tattili,
visivi, gustativi e olfattivi). Sia nei testi del Buddhismo che nei testi Vedici
s’incontrano termini analoghi: sampatti (raccoglimento), samahita (raccolta dei
pensieri), samatha (imperturbabilità), cittaikagrata (concentrazione della mente
in un solo punto), riferiti all’obiettivo preliminare del dhyana, cioè calmare
la turbolenza dei desideri per raggiungere l’illuminazione, risvegliando la
propria coscienza spirituale fino a percepire l’Anima Suprema.
Il raccoglimento si realizza ascoltando dentro di sé, regolando la respirazione,
rivolgendo l’attenzione all’interno, fissando lo sguardo con le palpebre
semichiuse, sull’estremità del naso, percependo il battito del proprio cuore e
osservando la bellezza del mondo interiore. È preferibile non chiudere
completamente gli occhi, per evitare di essere sorpresi dal sonno, né lasciarli
completamente aperti, se non si vuole correre il rischio di essere nuovamente
attratti dagli oggetti dei sensi.
Il Monaco in questo stadio deve prestare una particolare attenzione ai “cinque
ladri”, per evitare di essere derubato.
“Il Monaco deve stare attento agli occhi: se gli occhi non vedono all’esterno,
l’essenza eterea (hun) ritorna al fegato. Il Monaco deve stare attento alle
orecchie: se le orecchie non sentono all’esterno, l’essenza (Jing) ritorna ai
reni. Il Monaco deve stare attento alla bocca: se non parla, l’essenza psichica
(shen) ritorna al cuore. Il Monaco deve stare attento al naso: se non odora
all’esterno, l’essenza corporea (Po) ritorna ai polmoni. Il Monaco deve stare
attento all’intenzione (Yi): se non si è distratti, l’intenzione ritorna alla
milza”
Il metallo è in relazione ai polmoni,
il legno al fegato,
l’acqua ai reni,
il fuoco al cuore e
la terra alla milza.
Se le orecchie, gli occhi, la bocca, il naso e l’intenzione tornano alla loro
sorgente, è possibile percepire la propria identità interiore. È necessario
dimenticare le emozioni per alimentare l’essenza, svuotare la mente per nutrire
l’anima e cristallizzare l’energia: questa è la “pillola d’oro” (termine
allegorico usato nell’alchimia cinese per definire il controllo sensoriale ed
emotivo).
Dice il Saggio: “Lascia che la luce dello Shen sia rivolta totalmente
all’interno”.
“Fissare lo Shen” (la struttura psichica), significa da un lato stabilizzare
la mente e concentrarla nel Dan-Tian, dall’altro, nel linguaggio esoterico
alchemico, significa rendere concretamente disponibile la “Vera Acqua del Cielo
Anteriore che è contenuta nel fuoco dello Shen”.
Nel Segreto del Fiore d’Oro leggiamo: “…una volta che volgi la luce verso
l’interno, si risvegliano le energie di tutto il corpo. Limitati a volgere
interiormente la luce; questa è la sublime insuperata verità…quando l’hai
rivolta interiormente per molto tempo essa si cristallizza….il fiore d’oro è
la stessa cosa della pillola d’oro (Dan)”.
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阿 彌陀佛
Contemplazione
Contemplazione, o movimento controllato della psiche, significa focalizzare la
mente in un’area limitata, che diventa l’oggetto della concentrazione, in modo
che le immagini mentali diventino più intense e il potere d’attenzione aumenti.
Si deve creare il vuoto (di contenuti psichici materiali), inserendosi per mezzo
dell’intelligenza spirituale risoluta, nell’intervallo tra un’onda
d’interferenza psichica e l’altra (samadaya mano hrdi), e accrescendo il più
possibile questo lasso di tempo.
I contenuti psichici relativi (nomi, forme, qualità e attività materiali), si
neutralizzano sostituendoli con quelli assoluti (nomi, forme, qualità e attività
spirituali).
L’oggetto della concentrazione deve essere di natura spirituale, come il Nome
divino, la divinità nel tempio o sul loto del cuore e le qualità trascendentali
del Signore Buddha.
Allo stadio iniziale, il Monaco neofita deve sempre impegnarsi nell’ascolto del
Nome divino, poi quando sviluppa attaccamento per quest’ascolto raggiunge il
livello di accettazione .I testi affermano: “Sostenuti da una ferma
convinzione, ci si deve elevare gradualmente, passo dopo passo, con l’aiuto
dell’intelligenza fino a raggiungere la perfetta concentrazione e fissare la
mente solo sul sé, senza pensare ad altro”.
Lo stadio successivo è il ricordo (smaranavastha), che in un primo tempo può
essere interrotto, ma più tardi diventa costante. Narra una leggenda che una
volta, durante i nove anni di ritiro nella caverna, Bodhidharma si addormentò
durante la meditazione (pi-kuan): e deluso si recise le palpebre; le quali,
cadendo sul terreno, germogliarono nella prima pianta di tè. Da quel tempo, il
tè (Chà), è utilizzato dai Monaci Chan come una protezione contro il sonno.
Anche se dovessero presentarsi distrazioni dall’oggetto di concentrazione, la
mente deve essere riportata indietro. “Dovunque vada errando a causa della sua
natura agitata e instabile, la mente deve essere senz’altro ritratta e
ricondotta sotto il controllo del sé”. Quando il ricordo è ininterrotto,
diventa concentrazione e prende il nome di meditazione.
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阿 彌陀佛 Anusmrti
La meditazione propriamente detta è il flusso ininterrotto della struttura
psichica verso l’oggetto di contemplazione. Nello stadio precedente la mente
poteva sfuggire ed essere riportata indietro, e ciò poteva accadere di
frequente, ma nello stadio finale la distrazione è praticamente annullata e la
mente costantemente focalizzata, per un certo periodo di tempo e senza
interruzioni, su di un unico punto. Dopo aver dominato la mente con la certezza
dello scopo da raggiungere, attraverso l’arresto di ogni attività dei sensi e
la meditazione, lo spiritualista deve immergersi nel trance estatico, da dove
non c’è più pericolo di ricadere sul piano materiale. Quando è fisso nella
meditazione infatti, più nessun pensiero esterno può distrarlo. In altre parole,
benché sia costretto a restare a contatto con la materia fintanto che il corpo
esiste, non deve assolutamente pensare alla gratificazione dei sensi. L’unica
soddisfazione che deve cercare è quella di Buddha, il Signore Supremo. Quando la
meditazione si espande e diventa costante, è detta anusmrti. Questa condizione
di coscienza pura e pervadente, è il quarto livello di coscienza, situato oltre
la veglia, il sonno ed il sogno . Quando l’anusmrti diventa costante si entra
nella fase di samadhi, in cui l’anima arriva a comprendere perfettamente la
propria posizione costituzionale e la relazione eterna che la unisce a Dio.
Questo livello è detto sampatti-dasa la perfezione della vita.
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阿 彌陀佛

Assorbimento/samadhi
Spesso in Cina dhyana e samadhi vengono designati con una sola parola Chan-ting,
che sta a indicare uno stato di calma interiore (samadhi), raggiunto mediante
l’esercizio della meditazione, (dhyana).
Benchè dhyana e samadhi possano sembrare sinonimi, in realtà il termine dhyana
si riferisce al metodo o il mezzo (sadhana) per raggiungere la perfezione ultima
(sadhya), il samadhi.
Il termine samadhi significa “concentrare la mente”.
Il samadhi è uno stadio di consapevolezza costante e ininterrotta sull’oggetto
della meditazione, ma priva della coscienza di sé, come se fosse svuotata di sé
stessa. Nello stadio precedente c’era consapevolezza di sé e il Monaco era
cosciente sia dell’oggetto su cui si concentrava che di sé stesso. Ma
gradualmente anche l’auto-consapevolezza scompare per lasciar posto alla pura
coscienza (senza distinzioni tra conoscitore, conosciuto e conoscenza).
Si distinguono due aspetti del samadhi:
il samprajnata-samadhi, la fase iniziale conquistata grazie alla ricerca
filosofica, in cui la mente rimane cosciente del sè,
l’asamprajnata-samadhi, in cui non c’è più coscienza del sé, conseguito
trascendendo i piaceri dei sensi.
Questa fase preliminare non dura a lungo, perché è una preparazione alla fase
successiva, in cui si consegue la visione di forme Divine (rupa), guidata dalla
deduzione (tarka), dalla riflessione (vicara) e dalla beatitudine (ananda), uno
stato di coscienza, sperimentabile soltanto in un contesto di elevata
ispirazione e purezza, in cui grazie a un senso di totale appagamento, svanisce
ogni senso d’incompletezza, e tutti i desideri risultano soddisfatti. Ottenuta
la liberazione dal condizionamento materiale, grazie allo sviluppo di un livello
superiore di consapevolezza, la facoltà di percezione dell’individuo riprende
la sua integrità originaria e riceve le informazioni in modo diretto, non più
filtrato dai sensi e dalla mente. Allora diventa possibile superare le oggettive
limitazioni fisiche, avere accesso alle facoltà superiori della psiche, e alle
cognizioni sovra-psichiche, funzioni proprie della pura essenza spirituale.
Una volta realizzata la propria identità spirituale, lo sviluppo ulteriore della
meditazione, consiste nell’estendere la visione allo Spirito Supremo, perché
conoscere solo “la parte” non significa conoscere “il Tutto”. Come la goccia
è parte dell’oceano, così lo spirito, è parte integrante dello Spirito Supremo,
al di là del quale nient’altro resta da conoscere. Tutti i Testi Sacri
accomandano la meditazione sullo Spirito Supremo, e non sul “vuoto”. Gli
pseudo-asceti, che meditano su ciò che non è la forma dello Spirito Supemo e
Assoluto, perdono solo il loro tempo nella vana ricerca di qualche chimera.
Scopo ultimo della meditazione è diventar coscienti del Sè Supremo e dedicarsi
alla Sua Persona.
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阿 彌陀佛
Recitazione del Chou
Nella liturgia Buddhista Chan si pratica la recitazione ad alta voce delle
formule devozionali nien-fu o chou (mantra) , le stesse che i Monaci recitano a
bassa voce individualmente sulla corona (ja-pa).
“Namo O-mi-to-Fo” (Reverenza al Buddha 佛 fo, Amitabha o all’Incarnazione
della Luce Infinita), la formula nien-fu usata più comunemente a Shaolin,
costituisce una parte importante del rito del mattino e della sera.
I Monaci compiono il giro del Tempio in fila per uno, passando dietro le
Divinità dorate e l’altare dove ardono lampade e candele. Davanti procede
l’abate, l’ufficiante della celebrazione, seguito dal precettore, che batte il
ritmo sul mu-yu, un tamburo-pesce di legno portatile decorato d’oro e lacca
scarlatta.
All’inizio della celebrazione l’andatura del canto è lenta e le voci dei
Monaci si soffermano su ogni sillaba prolungandone la vibrazione.
NA-a-a-a MO-o-o-o-o O-a-a-a-a MI-a-a-a-a TO-a-a-a FO-o-o-a-a-a.
Poi il ritmo aumenta e verso la fine l’invocazione viene abbreviata in quattro
sillabe recitate rapidamente:
O-mi-to-fo, O-mi-to-fo, O-mi-to-fo.
Ogni mattina nel periodo del giorno chiamato brahma-muhurta, prima del sorgere
del sole, la comunità del Monastero è chiamata nel Tempio dal suono del gong di
bronzo che si alterna a quello del gigantesco mu-yu (pesce di legno) della Sala
dei mille Buddha. Radunati davanti alle Divinità splendenti del Buddha dei tre
mondi, i Monaci, con movimenti regolati dalla campanella d’argento,
s’inchinano tre volte per offrire i loro ripetuti omaggi e girano i palmi delle
mani verso la Divinità per richiedere la Sua misericordia.
Si leva poi un solenne inno durante l’offerta dell’incenso che è il preludio
ai riti composti da tre sezioni:
i canti (preghiere) di glorificazione e di ringraziamento;
la recitazione dei chou;
la recitazione delle formule devozionali (nien-fu) rivolte ad Amitabha.
Inoltre viene recitato un mantra sanscrito che ha avuto origine in India,
composto di tremila sillabe che richiede quasi mezz’ora, anche se il ritmo
battuto sul mu-yu (pesce di legno) è abbastanza vivace.
Ogni Monaco sa recitar l’intera liturgia a memoria , sperimentando ,nella sua
recitazione attenta, il rapimento estatico chiamato tecnicamente samadhi. I
Monaci recitano quotidianamente anche il “Piccolo Sutra del Cuore”,
un’invocazione della Prajnaparamita-Sutra, immensamente profonda, che termina
con le parole sanscrite: Gati gati para-gati para-samgati bodhi svaha
(“..trasportato oltre la mente materiale raggiungo l’illuminazione”).
In alcune occasioni si ripete ventuno o anche cento-otto volte di seguito, il
“Mantra della Grande Misericordia” (Ta-Pei-Chou), composto di 415 sillabe. La
recitazione individuale sul rosario Buddhista, composto di 108 grani, prosegue
per tutto il giorno e ogni Monaco fa il voto di recitare quotidianamente venti
giri di rosario. Ogni grano del rosario, è illustrato con un’immagine di
Buddha; su di esso il Monaco recita il chou ricevuto dal Maestro al momento
dell’iniziazione: Namo O-Mi-To-Fo.
La perfezione dell’arte
Rivolto al giovane seduto alla sua destra, il Buddha disse: “Vedo che porti un
flauto”. Anche se intimidito, il giovane portò il flauto alla nocca e iniziò a
suonare. Il suono del flauto pareva il pianto inconsolabile di un amante deluso.
Gli occhi del Buddha non si staccavano dal giovane suonatore. Poi,
all’improvviso, il giovane tese il flauto al Buddha: “Vi prego, venerabile
Monaco, suona per noi”. Il Buddha sorrise mentre molti scoppiavano a ridere. Il
Buddha fece alcuni respiri profondi e sollevò il flauto. Il Buddha incominciò a
suonare. Il suono si levò delicato come un sottile filo di fumo dal tetto di un
umile capanna della campagna di Kapilavatthu all’ora del pasto serale. I
giovani seduti attorno al Buddha si sentivano stupendamente ristorati e
dimoravano tutti nel momento presente, in contatto con la meraviglia degli
alberi, del Buddha, del flauto e della reciproca amicizia. Poi il proprietario
del flauto disse: “Maestro, la tua musica è meravigliosa. Non ho udito nessuno
suonare così. II Buddha sorrise e rispose: “Ho imparato a suonare il flauto da
ragazzo, ma sono sette anni che non lo tocco più. Riconosco però che la mia
musica è migliore di quella di un tempo”. ” Come può la tua musica essere
migliore se da sette anni non ti eserciti?”. Buddha rispose:”Suonare il flauto
non dipende soltanto dall’esercizio. Se oggi suono meglio che in passato è
perché ho trovato il mio vero sé. Non puoi raggiungere le sublimi vette
dell’arte se prima non scopri l’insuperabile bellezza del tuo cuore. Se vuoi
suonare il flauto in modo eccellente, devi trovare il tuo vero sé percorrendo la
Via del Risveglio”. Alla fine tutti si inginocchiarono e chiesero di essere
accettati come discepoli. Quella notte il Buddha dormì in solitudine nella
foresta.
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阿 彌陀佛
SHAOLIN-QI-SHI-AR-JUE-JI
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“Il tuo spirito è più forte della carne,
e può sconfiggere il potere di qualsiasi nemico, non importa quanto grande”
Le pratiche più esoteriche e segrete dello Shaolin, sono le “72 Arti Segrete di
Shaolin” (Shaolin-Qi-shi-ar-jue-ji). Anche di queste arti l’ Occidente è
totalmente all’oscuro. A causa della loro spaventosa efficacia e pericolosità,
i Maestri Shaolin hanno deciso di non divulgarle fuori dal Tempio. Si tratta di
metodologie per la preparazione psicofisica necessaria a sviluppare la capacità
di combattere anche in condizioni estreme. Se si concentra la propria attenzione
soltanto sulle tecniche di kung-fu, trascurando questo addestramento speciale
Shaolin, non si potrà mai raggiungere la più alta Maestria, perché i movimenti
resteranno privi di vera forza. Nel monastero si dice : “I pugni saranno come
fiori, e le gambe come uncinetti, i Maestri anziani ridono nel vedere queste
cosiddette “tecniche di kung-fu”.

Le 72 arti segrete di Shaolin, sono le fondamenta della massima perfezione


raggiungibile in tutti gli stili di kung-fu.
I migliori esempi, sono:
gli efficaci metodi dello Shaolin Qi-gong;
gli esercizi per ottenere la durezza Ying-gong e la leggerezza Qing-gong;
gli esercizi di massaggio dei punti di agopuntura dien-xue;
le arti della presa qin-na;
l’arte di provocare la dislocazione delle ossa
e molti altri.
La loro metodologia didattica, richiede prima lo studio teorico delle tecniche e
in seguito l’applicazione pratica.

Le 72 tecniche stesse si suddividono in esercizi di


carattere Yang-gang (duri),
carattere Yin-rou (morbidi) e
carattere misto.
All’inizio il praticante deve allenare la morbidezza dei tendini e delle ossa,
tentando di rendere flessibili tutte le giunture delle articolazioni,
poi deve mobilitare lo zong-li, il soffio principale, rafforzare gli organi
interni fu, migliorare la condizione del sangue, consolidare la forza fisica,
controllare il Dan-tian soddisfacendone le richieste e concentrarvi l’energia.
In seguito la forza si diffonderà verso le quattro estremità e le cento
articolazioni del corpo e come risultato, il monaco-guerriero disporrà di un
potere enorme che gli permetterà di sollevare mille jin.
I Testi Canonici Shaolin descrivono così il monaco che ha raggiunto la Maestria
nelle 72 arti segrete:
“Il suo braccio, che pesa solamente dieci jin, sarà in grado di spostare, con
un solo colpo, un oggetto che pesa diecimila jin.”
E ancora:
“Le sue braccia sono come la testa del drago, le sue gambe sono come la sua
coda. Tutto il corpo è permeato da un solo movimento, simile a quello del drago
del vento”.
Gli antichi Maestri dicevano:
“Gli esercizi Shaolin, sviluppano le forze dell’intero organismo umano, così
il monaco sarà in grado di colpire usando qualsiasi parte del suo corpo”.
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阿 彌陀佛

少林 MEDICINA
Secondo i Maestri Shaolin ogni malattia, fisica o psichica, ha le sue radici profonde in una
volontaria o involontaria infrazione, delle leggi della natura o dell’ordine universale (dharma) su cui
si fonda ogni equilibrio. Quando, infrangiamo il dharma, pretendendo dal corpo ciò per cui non è
stato progettato, il sistema immunitario si danneggia e diventa facilmente vulnerabile. Quando
invece coltiviamo pensieri e atti elevati, il sistema immunitario si rafforza. Quando diventiamo
consapevoli della nostra Natura spirituale e cessiamo di identificarci con la struttura corpo-mente, ci
riappropriamo dei nostri preziosi strumenti di auto-guarigione. La quinta regola Shaolin ingiunge ai
monaci di non assumere medicine se non è necessario, altrimenti l’energia vitale smetterà di fluire
liberamente.
In realtà i farmaci non sono gli artefici della nostra guarigione, ma agiscono da catalizzatori o
stimolatori dell’energia vitale, la vera responsabile della protezione dell’organismo. Se s’impara ad
ascoltare il linguaggio del corpo e a produrre volutamente questi stimoli, quando sono necessari,
non ci sarà più bisogno di assumere catalizzatori dall’esterno, perché il corpo è in grado di produrre
da solo i farmaci di cui ha bisogno. I Monaci Shaolin imparano ad attingere alle proprie risorse
interiori, per attivare il processo salutare che allunga la vita e riduce le sofferenze psicofisiche. Il
corpo e la mente, come l’universo intero, sono pieni di energie sottili, non direttamente percepibili
con i sensi. Non ci sono barriere tra piano fisico, psichico e metafisico; la vita stessa è una
combinazione di queste tre interagenti dimensioni di realtà, come spiega del resto anche dalla
scienza occidentale. Di conseguenza se ci occupiamo soltanto della salute fisica, trascurando quella
mentale, non otterremo risultati duraturi, mentre chi diventa spiritualmente illuminato attiva
automaticamente le risorse interiori di auto-guarigione in grado di influire anche sul piano
psicofisico.
La medicina Shaolin indica specifici atteggiamenti da adottare per prevenire e guarire
psicopatologie e malattie fisiche, attraverso un adeguato assorbimento dell’energia dell’universo.
In accordo alla fisiologia dello yoga e alla medicina tradizionale cinese, il Qi esaurito (xie-Qi) può
essere reintegrato nel corpo attraverso tre metodi:
la respirazione controllata,
il raccoglimento o meditazione,
l’alimentazione appropriata.
n presenza di patologie specifiche, a questi tre metodi principali, la medicina Shaolin accosta le
terapie tradizionali a base d’erbe e piante medicinali, descritte nei cinque volumi del trattato Shaolin
Ben-Cao, “Materia Medica Shaolin”, l’imposizione delle mani e altri metodi curativi come la saliva,
il soffio, lo sguardo, i simboli e i suoni curativi. Tuttavia una volta raccolta l’energia cosmica, è
necessario conservare la vitalità che ne deriva mantenendosi in armonia con le energie universali,
sviluppando le seguenti buone abitudini Shaolin:
• rispettare i principi etici.
• studiare sé stessi alla luce delle Sacre Scritture.
• stare in compagnia di persone sagge e illuminate.
• ascoltare e praticare gli insegnamenti di un Maestro spirituale autentico.
• nutrire la mente solo di impressioni positive.
• essere consapevoli che ognuno ha dentro di sé tutta la forza di cui ha bisogno per poter
definitivamente guarire e mantenersi sano.
• coltivare uno spirito ascetico.
• impegnare le proprie energie nella ricerca spirituale.
• praticare la meditazione sul mantra.
• abbandonarsi con fede a Buddha.
• impegnarsi con amore e devozione al Suo servizio.
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阿 彌陀佛

少林食品 ALIMENTAZIONE
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“Non si deve mai bere vino, né mangiare carne.
È contro le regole del buddhismo.
Coloro che vogliono imparare lo Shaolin-Kung-fu
devono obbedire a questo comandamento,
perché il vino annulla la volontà e l’abilità,
e la carne seppellisce lo spirito”
Per assorbire il Qi dalla natura, è necessario adottare una dieta adeguata, in quanto alcuni cibi
favoriscono l’assorbimento del Qi cosmico e altri lo ostacolano. I maestri raccomandano a chi
intraprende il sentiero Shaolin, di alimentarsi con cibi vegetariani e di non bere alcolici, poiché la
dieta vegetariana è compassionevole e la più coerente per chi pratica lo Shaolin-Kung-fu.
Il cibo non solo influisce sul corpo ma anche sullo stato mentale. “La qualità del cibo che
mangiamo diventa la qualità della nostra coscienza. Perciò se non cambiamo dieta non saremo in
grado di cambiare la nostra coscienza.”
Il cibo è una sostanza fisica composta di cinque elementi:
terra,
acqua,
fuoco,
aria,
etere,
che nutre direttamente il livello fisico (sarira) e attraverso la sua mediazione, nutre indirettamente
anche il livello mentale (manas) e quello coscienziale (citta).
Il cibo nutre la forza vitale (Qi), attraverso la quale: sostiene i riflessi istintivi autonomi e stimola gli
impulsi emozionali dormienti nell’inconscio, generando un particolare tipo di attività, in accordo
alla natura del cibo stesso. Per esempio, alimentandosi di carne, sostanza pervasa dall’influenza
della malvagità verso le altre creature, si promuovono l’aggressività e la violenza.
Dal punto di vista atletico, durante la pratica del Kung-fu, l’energia concentrata in una particolare
parte anatomica, supera in alcuni casi l’80% in un solo movimento. Nell’esecuzione delle sequenze
tao-lu, la riuscita perfetta dell’esercizio dipende dalla concentrazione di volontà e intenzione
(yinian), che genera e invia al corpo una grande quantità di energia jing. Ma è importante
soprattutto considerare la qualità del jing espresso nella pratica del Kung-fu. L’alimentazione carnea
sviluppa un jing aggressivo, violento (ossia senza logica), impulsivo e incontrollabile, mentre
l’alimentazione vegetariana fornisce un jing vivace e potente, di prima qualità, facilmente gestibile,
che potenzia il sistema immunitario e la struttura muscolo-scheletrica, protegge il sistema cardio-
vascolare, raffina le facoltà sensoriali, e dona una capacità di ripresa tre volte superiore a quella di
un soggetto con un regime alimentare a base di carne. Recenti studi hanno confermato che gli atleti
vegetariani esprimono più controllo, più forza e resistenza di quelli carnivori che invece dimostrano
di essere più violenti, impulsivi e incostanti. Anche nel laboratorio della natura constatiamo questa
realtà; per lavorare l’uomo non utilizza i più potenti predatori della terra come i leoni o le tigri, ma i
mansueti animali erbivori come elefanti e tori, perché sono più forti.
Il mito diffuso che nutrirsi con proteine d’origine animale (carne, uova e pesce), generi un corpo
forte e robusto è falso. Questa abitudine errata, porta invece a superare le esigenze proteiche
dell’organismo, promuovendo lo sviluppo di una struttura corporea grossolana, espressione di una
crescita accelerata e innaturale, più esposta all’azione tossica dei residui proteici non digeriti, che
provoca una maggiore disposizione alle malattie infettive e a patologie cardio e cerebro-vascolari.
L’esperienza clinica conferma infatti, un aumento delle difese immunitarie su soggetti passati ad
una dieta latteo-vegetariana.
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阿 彌陀佛

Regole
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“Una grande conoscenza è ampia e inclusiva,
una piccola conoscenza è parziale e ristretta.”
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“Attraverso la giusta disciplina ,
cerca la tua armonia interiore e serbala per tutta la vita”
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法 Fǎ: Principi regolatori buddhisti Shàolín
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“L’uomo deve usare la propria mente per liberarsi, non per degradarsi”
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Questi principi regolatori presenti in tutte le tradizioni, sono conosciuti come i “Codici della
Moralità” e sono destinati alle anime condizionate. Per evitare gli squilibri sociali causati
dall’incremento di una la popolazione pesantemente condizionata, che turba la pace della società,
ogni uomo ha il dovere di seguire alcuni principi e rispettare certe regole di condotta e
organizzazione che apportando la pace e l’armonia nella società facilitano la realizzazione
spirituale. Una mente incontrollata è la peggiore nemica perché impedisce all’uomo di condurre a
buon fine la propria vita. Lo scopo delle regole è il controllo della mente per farne un’amica in
grado di aiutarci nella nostra missione di uomini. Se la mente non è controllata, e il cuore non è in
pace, la pratica di qualsiasi Arte Shaolin , sia esterna che interna, sarà solo una perdita di tempo,
semplice esibizionismo.
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REGOLA 1
不杀生
Bù shā-shēng
Bù: non; shā: uccidere; shēng: vita
TRADUZIONE
“Non uccidere nessun essere vivente”
REGOLA 2
不偷盜
Bù tōu-dào
Bù: non; tōu-dào: rubare
TRADUZIONE
“Non rubare”
REGOLA 3
不邪性
Bù xié-xìng
Bù: non; xié: immorale, illecito; xìng: sesso
TRADUZIONE
“Non condurre una vita sessuale immorale”
REGOLA 4
不謊语
Bù huǎng-yǔ
Bù: non; huǎng: mentire; yǔ: parole
TRADUZIONE
“Non mentire”
REGOLA 5
不饮酒
Bù yǐn-jiǔ
Bù: non; yǐn: bere; jiŭ: alcol
TRADUZIONE
“Non bere alcol e non mangiar carne”
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REGOLE di ETICHETTA in SHAOLIN TEMPLE ITALY
• Non è permesso consumare cibi, bevande o masticare chewing-gum nelle sale
d’allenamento. È vietato fumare.
• Gli allievi devono tentare di arrivare sempre in Accademia/Centro Culturale/Tempio in
orario. I ritardatari attenderanno all’ingresso della sala di allenamento fino a che il Shifu non
mostrerà d’averli visti.
• Aver pulizia di sè stessi, non lasciare oggetti o abiti nello spogliatoio o nelle sale di
allenamento.
• Rispettare gli allievi più anziani.
• Nel caso si debba andare via prima del tempo, chiedere il permesso al Shifu e salutare
l‘Accademia/Centro Culturale/Tempio con un inchino.
• Non insegnare nulla se non è stato indicato dal Shifu.
• Non indossare scarpe da esterni in Accademia/Centro Culturale/Tempio.
• Mantenere un’attitudine positiva verso gli altri.
• Non arrecare danni agli altri allievi, né con le parole né con i fatti.
• Non usare un linguaggio volgare (parolacce, bestemmie, doppi sensi e allusioni a cose
indecenti) nella Scuola e in presenza del Shifu.
Regole di etichetta nei confronti del Shifu
• Non insegnar senza permesso. Non cercare istruzioni da altri allievi.
• Obbedire al Shifu.
• Onorare il Shifu e seguire i suoi insegnamenti.
• All’arrivo gli allievi devono salutare il Shifu, con l’appropriato gesto di saluto che si deve a
un monaco buddhista.
• Non cercare di apprendere tecniche da Shifu di generazioni precedenti.
• Per fare domande o chiedere delucidazioni, attendere che il Shifu non sia impegnato e
chiedere cortesemente.
• Quando il Shifu entra nella sala d’allenamento, immediatamente interrompere ciò che si sta
facendo e porgere il saluto.
• Mostrare lealtà verso il Shifu, il Tempio e la tradizione Shàolín.
• Salutare il Shifu ogni qualvolta lo si incontri.
• Rivolgersi al Shifu solo con appellativi rispettosi.
Regole di etichetta nell’abbigliamento ed equipaggiamento
• Gli allievi devono avere con loro la tessera personale e mostrarla quando richiesto.
• SHAOLIN TEMPLE ITALY è un’Accademia,un Centro Culturale – Tempio Shaolin e non
Palestra di Arti Marziali qualsiasi. Essere un allievo di SHAOLIN TEMPLE ITALY è frutto di una
ricerca e di un cammino personali che Shifu 釋恒禅 Shì-Héng-Chán e 釋恒定 Shì-Héng-Dìng
intendono onorare, premiare e portare a buon frutto. Il rigore e l’energia dell’autodisciplina passano
anche attraverso la forma esteriore dell’abbigliamento che qualifica l’appartenenza a SHAOLIN
TEMPLE ITALY, aumentandone la riconoscibilità ed il prestigio nei momenti di incontro e
confronto con altre realtà accademiche e associazionistiche. Pertanto è permesso praticare e
accedere ai corsi di Shàolín Kung-Fu, Luóhàn Sàn-Dǎ, Difesa Personale,Qín-ná,Tong-Zi-
Gong,Rou-Quan,Qi-Gong, Meditazione Chan, solo indossando la divisa Shàolín (Shā 裟) ben
pulita, con la cintura che ne mostri il grado.
• Sono permessi e vivamente consigliati i lacci sulle gambe e sulle braccia, specialmente in
esibizione.
• È permesso indossare il gilet Shàolín, dopo averlo richiesto al Shifu
• In caso di mancanza della casacca, è possibile indossare unicamente solo la T-shirt nera
ufficiale. Gli allievi di Shàolín Luóhàn Sàn-Dǎ devono avere almeno 2 cambi di T-shirt per gli
allenamenti settimanali e possibilmente, 1 cambio completo di divisa Shā.
• Non utilizzare nessun’arma senza l’autorizzazione del Shifu.
• Non indossare gioielli o altri oggetti, che possono arrecare danno agli altri o a sé stessi.
• Non indossare uniformi di altre scuole o che indichino un grado superiore al proprio
Regole di etichetta durante la lezione
• Gli allievi salutino Buddha e il Shifu con un inchino ogni volta che entrano o escono dalla
sala di allenamento.
• Gli allievi non chiacchierino e non parlino a voce alta tra una lezione e l’altra o nel
corridoio, per non disturbare gli allievi che stanno terminando la loro lezione.
• Non sedersi durante l’allenamento.
• Evitare di disturbare la lezione chiacchierando, ridendo o facendo chiasso.
• Inchinarsi prima e dopo lo svolgimento degli incontri a coppie.
• Dopo il saluto, disporsi in fila seguendo la “snake-shape”, dal grado più basso al grado più
alto.
• Non allenarsi nel corpo a corpo senza la presenza del Shifu o senza protezioni.
• Non imprecare.
• Rimanere sempre concentrati, controllati e disciplinati.
• Praticare sempre diligentemente cercando di dare il massimo.
Regole di etichetta generale
• Essere gentili e di buon temperamento, sia verso il Shifu che verso gli altri allievi.
• Essere generosi e buoni amici.
• Essere dediti, sinceri e leali.
• Fare ammenda dei propri errori.
• Insegnare agli altri ad essere corretti.
• Rispettare la vita e gli esseri viventi.
• Aiutare il buono e denigrare il malvagio.
• Essere diligenti e laboriosi.
• Essere aperti di vedute.
• Non rubare, giocare sporco o essere avari.
• Non essere testardi.
• Non essere invidiosi degli altri allievi.
• Non essere pigri, anche fuori dall’allenamento.
• Non infierire sul debole, ma proteggerlo.
• Non essere arroganti e non vantarsi credendosi superiore agli altri.
• Considerarsi modesti abbastanza da consultare allievi di grado inferiore al proprio.
• Non usare le Arti Marziali Shaolin per arrecare danno agli altri.
• Impegnarsi nello sviluppare solo le energie positive.
• Studiare diligentemente per capire la filosofia e i principi di Shàolín e la teoria e filosofia del
movimento che sottintende la disciplina praticata.
• Praticare ogni giorno lo Shàolín per coltivare il corpo, la mente e lo spirito.
• Essere in pace con sè stessi e con gli altri.
• Essere tolleranti ed avere autocontrollo.
• Non essere troppo rabbiosi, né troppo remissivi.
• Mantenere una dieta equilibrata, non bere e non fare uso di droghe
.• Non provocare mai uno scontro, piuttosto evitarlo.
• Porsi degli obiettivi.
• Non creare disarmonia.
• Imparare ad essere “Io insieme agli altri in armonia” (Jitakyoei)
.
阿 彌陀佛
Bevande e Tisane
.
IL NOSTRO CORPO E’ COMPOSTO DAL 70% DI ACQUA.
IL PIANETA TERRA E’ COSTITUITO DAL 70% DI ACQUA.
“IL NOSTRO CORPO HA ASSOLUTO BISOGNO DI ALMENO 1,5-2 LITRI D’ACQUA AL GIORNO,
OGNI GIORNO DELL’ANNO. L’ACQUA NON E’ SOSTITUIBILE DA NESSUN ALTRO LIQUIDO”
SPESSO MIGLIORARE O CURARE MOLTE NOSTRE MALATTIE PUO’ ESSERE MOLTO PIU’
SEMPLICE DI QUANTO PENSIAMO:SEMPLICE COME BERE UN BICCHIERE D’ACQUA! SHAOLIN
TEMPLE ITALY, sia per chi pratica regolarmente e seriamente le Arti dei Monaci
Guerrieri sia per chi pratica altre attività sportive e discipline marziali,
suggerisce sempre la “Cura dell’Acqua” ossia la salutare abitudine di bere
almeno 2 litri di acqua al giorno diluita nel corso della giornata secondo
questa “ricetta” :
.
Bere ¼ di litro (250 ml) d’acqua mezz’ora prima di mangiare al mattino, pranzo
e cena
+
Bere ¼ di litro (250 ml) d’acqua almeno 2 ore dopo mangiato a colazione, pranzo
e cena.
In questo modo beviamo 1 ½ litro di acqua;aggiungendo altri 2 bicchieri in
qualche altro momento della giornata (o anche di notte se ci si sveglia) si
arriva a 2 litri circa.
.
Durante gli allenamenti di Shaolin è bene non bere per non alterare la
temperatura corporea e il metabolismo attivato dalla pratica. Si può bere (anzi
è consigliato vivamente) bere dopo almeno 30 minuti dalla pratica, quando non ci
si sente più sudati e accaldati ( dopo una lezione di Shaolin Kung-fu, Sanda,
Qin-na e Tong-zi-gong) o quando si è dato il tempo al Qi coltivato e stimolato
di diffondersi e stabilizzarsi in tutto il corpo ( dopo una lezione di Shaolin
Qi-gong, Rou-quan e Meditazione Chan).
Inoltre, i Monaci Shaolin bevono normalmente “hot water”, acqua bollente (o
comunque molto calda e dopo che ha preso bollore) perchè l’acqua fredda
congestiona e raffredda, provocando la formazione di muco. Per questo motivo,
soprattutto durante i Campus Stagionali, vengono proposte abbondanti quantità di
acqua calda e numerose tisane dalle diverse proprietà che, secondo la MTC
( Medicina Tradizionale Cinese) in base all’ora del giorno, tonificano o
drenano-purificano specifici organi e logge energetiche ( tisana depurativa al
mattino, tisana digestiva a pranzo, tisana rilassante alla sera).
Infine, l’acqua da bere durante i Campus Stagionali è acqua dinamizzata-
energizzata attraverso il Devajal e secondo gli studi dello scienziato
giapponese Dott.Emoto che ha dimostrato scientificamente il potere delle parole
e la capacità dell’acqua e dei cristalli di veicolare informazioni. L’acqua è
conservata in caraffe di cristallo contenti cristalli di rocca, ametiste e
quarzo rosa nel suo fondo. Secondo la cristalloterapia queste pietre emettono
una vibrazione e quindi caricano l’acqua in modo poschitivo. Sulla caraffe è
riportata inoltre una particolare benedizione e la scoperta di conoscenze a
lungo dimenticate.

Colazioni
Sia per svolgere gli impegni quotidiani della propria vita (studio, lavoro) che
per sostenere al meglio l’allenamento giornaliero nelle Arti Esterne e Interne
di Shaolin, è importante iniziare la giornata con una colazione nutriente ma
leggera e di facile digestione, ricca di vitamine, sali minerali, glucidi e
acidi grassi insaturi utili per drenare le tossine, i liquidi in eccesso e il Qi
esausto accumulatosi durante la notte, stimolare e normalizzare circolazione e
pressione sanguigna/cerebrale, ossigenare e idratare le cellule e regolare la
produzione di insulina. Shaolin Temple Italy suggerisce delle energizzanti e
squisite colazioni “a crudo”, quasi sempre senza cereali o farine e senza
prodotti animali (latticini) ma solamente a base di frutta fresca, secca ed
oleosa, tutta rigorosamente biologica

Primi Piatti
A pranzo l’apporto di carboidrati (provenienti dai cereali intergali), di
vitamine (provenienti da frutta e verdura fresca di stagione) e di acidi grassi
insaturi (provenienti da olio extra vergine di oliva o di semi di lino
pressati a freddo), fornisce il nutrimento e l’energia necessaria per
proseguire con le attività della giornata (sia lavoro che studio che
allenamento). Durante i Campus Stagionali c/o Sede Distaccata Shaolin Temple
Italy in Piemonte, partendo dal riso, si presentano in maniera dettagliata i
diversi tipi di cereali con tutte le loro proprietà e indicazioni/benefici sulla
salute e si insegna come prepararli “senza cuocerli” per preservarne intatti
il più possibile i principi nutritivi e il sapore originario

Secondi Piatti
I Monaci Shaolin sono vegetariani e con le loro incredibili qualità atletico-
marziali dimostrano chiaramente come la carne non sia un alimento indispensabile
per l’alimentazione umana. Poichè SHAOLIN TEMPLE ITALY si propone di formare e
in-formare correttamente e integralmente a 360° i propri Allievi e tutti coloro
che si avvicinano alla Millenaria Tradizione e Cultura Shaolin per migliorare la
propria salute e potenziare il proprio corpo, Shifu ShiHengChan in tutti i libri
dell’ENCICLOPEDIA SHAOLIN, nel presentare in maniera dettagliata e approfondita
ogni Disciplina/Arte Interna-Esterna Shaolin specifica, spiega sempre perchè i
Monaci Shaolin non mangiano carne. I motivi principali sono:
.
ALIMENTAZIONE SHAOLIN (motivazione fisiologico-energetica)
MAHA-KARUNA (motivazione etica)
AHIMSA (motivazione karmica-spirituale)
.
Durante i CAMPUS STAGIONALI vengono proposti gustosi secondi piatti realizzati
usando esclusivamente PROTEINE VEGETALI derivate dalla soia (tofu, temphe, miso,
natto, latte e yogurt), dai cereali (seitan) e dai legumi. A volte si usano
proteine animali che con comportano alcuna uccisione dell’animale (uova non
gallate, latticini freschi).
.

.
Inoltre, per chi desidera approfondire l’argomento in termini più
“occidentali”, si propone un estratto dal libro ” LA NUOVA BIOLOGIA” del
caro amico e collaboratore di Shaolin Temple Italy Matt Traverso, Coach e
Formatore Internazionale

2. La carne
“È deplorevole che il mondo faccia così fatica ad accettare la verità”. (Le
Grand Richards)
Sappiamo che la dieta gioca un ruolo fondamentale nel determinare il nostro
livello di salute, ma con tutte le informazioni contraddittorie che sentiamo dai
media, è facile rimanerne confusi riguardo a quello che dovremmo e non dovremmo
mangiare. Tuttavia le prove schiaccianti ci chiariscono le idee: studi su studi
hanno dimostrato che mangiando più cibo di derivazione vegetale e meno di
derivazione animale, la nostra salute migliora. Possiamo facilmente proteggerci
dalle malattie! Dobbiamo semplicemente smetterla di “scavarci la fossa con i
nostri stessi denti!”
“Scegliere cibi a base di cereali, legumi, frutta e verdure è il modo migliore
per mantenersi sani.” (American Dietetic Association)
Studi e ricerche hanno dimostrato che una dieta vegetariana riduce drasticamente
i rischi di: sovrappeso, diabete mellitus, malattie coronariche, ipertensione
arteriosa e cancro.
Dopo più di 40 anni di ricerca sull’impatto che l’alimentazione ha sulla
salute, il Dr. T. Colin Campbell ha concluso: “Le persone che mangiavano
alimenti di derivazione animale hanno contratto diverse malattie croniche,
mentre quelli che hanno basato la loro dieta su cibi di derivazione vegetale
godevano di ottima salute e avevano sviluppato una predisposizione ad evitare le
malattie croniche.”
“Persino l’assunzione di piccole quantità di alimenti di derivazione animale,
come carne, uova e latte, è associata all’aumento di malattie degenerative
croniche.” (T. Colin Campbell, PhD)
Walter Willett, direttore del dipartimento di nutrizione presso la Harvard
School of Public Health, ritiene che una dieta ricca di frutta e verdura abbia
un’importanza fondamentale nel ridurre tutte le
principali cause di malattie. Pensa a questo. Negli Stati Uniti ogni 35 secondi,
24 ore su 24, qualcuno muore a causa di problemi cardiovascolari e le relative
cure rappresentano un giro d’affari esorbitante. Gli interventi chirurgici
costano migliaia di dollari, mentre la gente prende sempre più medicinali ogni
giorno, per la gioia delle aziende farmaceutiche che continuano ad arricchirsi.
Nel frattempo numerosissimi studi e ricerche hanno ampiamente dimostrato che una
dieta a base di alimenti vegetali, ricca di cereali, legumi, frutta e verdura,
può totalmente sconfiggere le malattie del cuore!
Per esempio il Dr. Dean Ornish ha conclusivamente dimostrato che le malattie
cardiache possono essere facilmente sconfitte semplicemente modificando lo stile
di vita; e senza uso di farmaci o chirurgia. Lui è il primo clinico a offrire
prove documentate che la malattia cardiaca può essere fatta regredire
semplicemente cambiando lo stile di vita. Somministrando ai pazienti una dieta
vegetariana molto semplice, a base di cibi non raffinati, con un apporto di
grassi ridottissimo, abbinata a esercizio fisico, a tecniche di gestione dello
stress e alla partecipazione a gruppi di supporto, riuscì a dimostrare che “la
maggioranza delle lesioni arteriosclerotiche potevano realisticamente regredire,
a prescindere dall’età del paziente”.
Fondato sul suo studio scientifico internazionalmente riconosciuto, il programma
del Dr. Ornish ha dato meravigliosi risultati. I partecipanti hanno ridotto o
cessato le medicazioni; il loro dolore al petto é diminuito o scomparso; essi si
sentono più energici, felici, e calmi; hanno perduto peso pur mangiando di più;
e le ostruzioni nelle arterie coronarie sono effettivamente regredite.
Analogamente, Caldwell Esselsyn della Cleveland Clinic ha dimostrato che
un’alimentazione vegetariana semplice e naturale, molto povera di grassi,
zucchero e sale, ma ricca di fibre, è in grado, da sola, di far regredire la
malattia coronarica. 18 pazienti coronaropatici, trattati con terapia
conservativa per 8 anni presso il reparto di cardiologia della Cleveland Clinic,
con livelli medi di colesterolo di 237 mg%, nel corso dei precedenti 8 anni di
osservazione avevano presentato 49 eventi cardiovascolari. Quando questi stessi
pazienti furono arruolati in uno studio clinico (Esselstyn’s Diet Trial), e
iniziarono il programma dietetico a base di semplici cibi vegetariani, i livelli
medi di colesterolo scesero al di sotto dei 150 mg% e nei 12 anni successivi
all’inizio del Trial vennero riportati 0 eventi cardiovascolari, non si
registrarono decessi, non si resero necessari interventi chirurgici, né si
ebbero casi di ictus cerebrale, e nel 100% dei casi si verificò l’arresto e la
regressione della malattia coronarica.
Il consumo di carne non è solo correlato alle malattie del cuore, ma anche e
soprattutto al rischio di cancro. È triste che le persone non abbiano la minima
idea di quanto potere abbiano le proprie scelte in fatto di alimentazione. Per
dirla in modo semplice, i paesi con il maggior consumo di carne hanno le più
alte percentuali di casi di cancro alla prostata, mentre dove la carne viene
consumata in piccole quantità, le percentuali sono nettamente inferiori. Uno
studio pubblicato sul Journal of the American Medical del 2005 ha evidenziato
che coloro che mangiavano un’abbondanza di carne erano doppiamente a rischio di
cancro al colon rispetto a coloro che ne consumavano in piccole quantità.
La American Cancer Society fa due raccomandazioni fondamentali per prevenire il
cancro attraverso la dieta:
• N. 1: Mangiare più cibi di derivazione vegetale.
• N. 2: Mangiare meno cibi di derivazione animale.
La maggior parte dei cancri può essere prevenuta semplicemente adottando una
dieta a base di alimenti vegetali, evitando il più possibile i cibi trattati e
conducendo uno stile di vita attivo e senza fumo. Non potrai mai vivere secondo
i principi della vera salute finché la tua dieta continuerà a basarsi su
alimenti di derivazione animale. Il problema è che le proteine della carne sono
molto difficili da digerire e richiedono l’impiego di molti enzimi della
digestione. La carne non digerita rimane nell’intestino e va in putrefazione,
cioè produce delle sostanze velenose e tossiche, e che a loro volta creano un
ulteriore accumulo di tossine. E le cellule cancerogene si fortificano in un
ambiente tossico. In altre parole, quando mangi carne arrechi dei danni al tuo
corpo.

Il Dr. T. Colin Campbell, rinomato ricercatore coinvolto nel China Study,


sostiene: “Una delle cose di cui sicuramente sentirete parlare nei prossimi 10-
15 anni, è che la proteina animale è una delle sostanze più tossiche in
assoluto.” La carne che consumiamo contiene anche gli antibiotici che vengono
dati al bestiame, gli ormoni della crescita, anti-parassitari e molti altri
medicinali. Questi farmaci purtroppo passano direttamente al consumatore,
contribuendo alla diffusione di malattie legate al consumo di carne come le
coronariche e la pressione alta.
Da dove posso trarre tutte le proteine che mi servono?
La storia delle proteine è stata deliberatamente manipolata dai commercianti, a
tal punto che questa è sempre la prima domanda che viene posta riguardo alle
diete che non includono prodotti di origine animale. La maggior parte delle
persone si sorprende quando scopre che il nostro fabbisogno proteico è in realtà
molto basso.
Assumere troppe proteine è infatti peggio per la nostra salute che assumerne in
quantità esigue. In effetti, uno dei principali fattori responsabili di molte
malattie degenerative è l’eccessivo consumo proteico. Quindi invece che
preoccuparti di come assumere più proteine, dovresti piuttosto preoccuparti di
starne assumendo troppe! Viviamo in una società che si sta avvelenando con le
proteine! È praticamente impossibile non assumerne a sufficienza, tant’è vero
che i casi di carenza proteica sono quasi inesistenti nella nostra società. Il
nostro vero fabbisogno di proteine può essere facilmente determinato in modo
definitivo esaminando il contenuto proteico del latte materno.
Usa il buon senso! In quale fase della vita il bisogno di proteine è maggiore?
La fase in cui cresciamo di più e in cui abbiamo più bisogno di proteine sono i
primi sei mesi di vita, perché quando siamo piccoli cresciamo più in fretta di
qualsiasi altro periodo della nostra vita, di conseguenza il nostro fabbisogno
proteico è altissimo. Tuttavia il latte materno contiene meno del 2% di
proteine! Tra l’altro la frutta ne contiene più o meno la stessa percentuale.
La verità riguardo alle proteine è che non devi assolutamente preoccuparti di
non starne assumendo abbastanza, e tieni presente che il 70% delle tue proteine
viene creato all’interno del tuo corpo. In altre parole, il tuo corpo ricicla
le tue proteine usandole nuovamente, e più il tuo corpo sta bene, meno proteine
servono! Tutti gli aminoacidi che servono per le proteine sono contenuti nei
vegetali, per cui se mangi una varietà di frutta, verdura, semi e legumi, avrai
un’abbondanza di proteine. Per esempio, la lattuga è composta per il 34% da
proteine, i broccoli per il 48%!
Gli animali più forti del mondo, come i cavalli, i gorilla e gli elefanti, si
nutrono solo di piante, e di sicuro non mangiano bistecche e non fanno colazione
con un frullato proteico!
Ma la carne la devo mangiare per avere energia, giusto?
No. La proteina è l’ultima cosa di cui il tuo corpo ha bisogno per avere
energia. La prima cosa che il tuo corpo utilizza è lo zucchero, la seconda sono
i carboidrati, poi i grassi e infine, all’ultimo posto ci sono le proteine.
Inoltre, un eccessivo apporto proteico nel corpo produce azoto, che causa
affaticamento, ti fa sentire stanco.
Ma se non mangio carne le mie ossa si indeboliscono?
Al contrario, la carne contiene molto acido urico e ciò elimina il calcio dal
sistema. Infatti le persone che mangiano la carne hanno le ossa più deboli.
L’osteoporosi è causata da una sovrabbondanza
di proteine, non da una carenza di calcio. Ora permettimi di dirti una cosa: la
carne prende il sapore che ha dall’acido urico, ovvero l’acido derivato
dall’urina dell’animale, che si propaga in tutto il corpo al momento della
morte. (A proposito, la carne Kosher non ha urina, nè sapore). Ma non è tutto:
quando un animale muore la sua naturale pressione osmotica scompare e i germi
putrefattivi contenuti nel colon inondano il suo corpo. Precisamente, i germi
putrefattivi sono i germi del colon che saturano tutte le cellule della carne.
Sono questi germi che ammorbidiscono la carne. Te lo dico per farti sapere cosa
mangi!
Il corpo può sopportare solo circa 8 grani di acido urico nell’arco delle 24
ore, peccato che un pezzo di carne di media grandezza ne contenga almeno 16.
L’eccesso di acido urico nel sangue provoca spesso la gotta, malattia che porta
attacchi di artrite acuta oltre che a danni renali e cardiaci.
Però gli atleti non devono mangiare tanta carne?
Il detentore del record mondiale delle 24 ore di triathlon è Sixto Lenares, che
corse 297 chilometri in bicicletta, nuotò 7,7 chilometri e corse 84 chilometri
in un solo giorno senza mai consumare formaggi, carne o uova. Il tennista
canadese Peter Burwash decise di provare ad adottare una dieta vegetariana. Un
anno dopo il suo rendimento fisico fu giudicato il migliore tra tutti gli atleti
in Canada. Dave Scott, altro atleta vegetariano, vinse il triathlon Ironman (3,8
chilometri a nuoto, 180 chilometri in bicicletta, 42 chilometri di corsa) ben
sei volte!
Alcune considerazioni ecologiche.
• Gli allevamenti consumano quantità sempre maggiori di acqua, energia e terra.
• Per produrre soli cinque chili di carne bovina serve tanta acqua quanta ne
consuma una famiglia media in un anno.
• Se gli americani riducessero il consumo di carne anche soltanto del 10%, ci
sarebbero 12 milioni di tonnellate di grano in più all’anno, quantità con cui
si potrebbero sfamare i 60 milioni di persone che muoiono di fame ogni anno.
• Ogni 3 secondi un bambino muore di fame.
“Sono diventato vegetariano per ragioni etiche, oltre che salutistiche. Credo
che il vegetarismo possa incidere in modo favorevole sul destino
dell’umanità.”
.
南无阿弥陀佛

Insalate e Verdure
Per chi desidera ottenere i migliori risultati nell’allenamento di corpo e
mente, ad ogni pasto non devono mai mancare abbondanti insalate e verdure
fresche -o appena sbollentate- di stagione. I Monaci Shaolin sono soliti saltare
le verdure in olio extra vergine di oliva o di soia e accompagnano le pietanze
con un condimento a base di peperoncino frantumato su cui viene versato olio
extra vergine di oliva bollente. Tale condimento purifica il sangue, attiva la
circolazione sanguigna, velocizzando la circolazione del Qi. Le insalate e le
verdure sono inoltre le preparazioni che meglio si prestano all’inserimento di
SUPERFOODS ( es: alghe, avocado, oli vegetali pressati a freddo, erbe
aromatiche.. etc)

Dolci e Dessert
Una Dieta Vegetariana non solo è un ottimo investimento per la propria salute ma
anche una piacevole sorpresa per il palato! Chi si allena molto e seriamente
nelle Arti dei Monaci Guerrieri del Tempio Shaolin, necessita di un apporto
energetico di qualità che permetta di nutrire e dare energia senza appesantire.
I dolci e i dessert proposti da SHAOLIN TEMPLE ITALY per i propri Atleti durante
i Campus Stagionali sono preparati tutti senza l’uso di burro, latte, farina,
zucchero e uova. Per la loro leggerezza e bontà, sono indicati anche per persone
in regime dietetico (per trattare diabete, sovrappeso, ipertensione etc
333-2199350 – info@shaolintemple.it

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