La meditazione –
Percorrendo la Via dello Zen, chiunque può superare i condizionamenti e gli attaccamenti
dietro cui si nasconde la realtà e immergersi nella vita attimo dopo attimo, per cogliere la
Verità Assoluta e viverla liberamente e creativamente.
Lo Zen non intende spiegare che cosa sia questa Verità Assoluta, perché è solo
attraverso l’esperienza diretta che essa può essere contattata e ogni tentativo di
spiegazione sarebbe relativo e non assoluto.
…un giorno
un'immensa folla di persone si radunò
per ascoltare gli insegnamenti
di Shakyamuni, il Buddha.
Il Buddha non disse una parola
tenne semplicemente in mano un fiore,
solo il discepolo Kasyapa comprese
l'essenza di questo gesto.
Avvenne così la prima trasmissione
di un insegnamento senza parole,
da maestro a maestro
da mente a mente
i Shin den Shin.
Lo
scopo dello Zen è quello di andare al di là dei legami della dualità,
rinunciare a tutti i concetti creati dall'intelletto e vedere le cose come
realmente sono, per mezzo della introspezione intuitiva
Il programma basico dello Zen è quello di calmare la mente e il corpo,
in un
primo tempo, mediante la pratica della meditazione, con lo scopo di
arrivare
ad una visione interiore. Zazen (meditazione seduta), seduti con le
gambe
incrociate, la schiena dritta, la respirazione calma, il corpo e lo spirito
unificati, senza spirito avido. Girando il proprio sguardo verso
l'interno,
ciascuno depone naturalmente i limiti dell'egoismo e fa direttamente
l'esperienza del risveglio alla sua vera natura. La base della filosofia
Zen
è il silenzio, è il Ku (il silenzio totale), che è la condizione originaria
della natura umana. Praticare aldilà di ogni oggetto è lo zazen più
elevato;
soltanto sedersi senza scopo. Durante zazen non si pensa; anche se il
subconscio si manifesta, si lascia passare, non si ferma il pensiero,
non si
trattiene. In questo modo la coscienza diventa illimitata, infinita.
nel momento in cui la consapevolezza
diventa oggetto della propria conoscenza l'illuminazione fiorisce. D'ora
in
poi la consapevolezza sarà il padrone e l'inconsapevolezza il servitore
zazen (座禅),
Un monaco Zen fuke (komusō) con il caratteristico copricapo mentre suona il flauto shakuhachi in una stampa del 1867.
La dottrina buddhista Zen si fonda, come lo stesso Buddhismo Chán da cui strettamente deriva, sul
rifiuto di riconoscere autorità alle scritture buddhiste (sutra). Questo non significa che lo Zen rigetti le
scritture buddhiste. Anzi, alcune di esse come il Sutra del Cuore, il Vimalakīrti Nirdeśa Sūtra o lo
stesso Laṅkāvatārasūtra, sono spesso utilizzate durante le funzioni religiose e nella formazione dei
discepoli. L'unica autorità che il Buddhismo Zen riconosce e su cui fonda il proprio insegnamento è
tuttavia la particolare esperienza che viene indicata come 悟 (satori o go, "Comprensione della Realtà")
o anche 見性 (kenshō, "guardare la propria natura di Buddha" ovvero "attualizzare la propria natura
'illuminata'"). Questa esperienza non viene semplicemente identificata come "intuizione" quanto
piuttosto come una esperienza improvvisa e profonda che consente la "visione del cuore delle cose" la
quale risulta essere identica alla "natura di Buddha" (佛性 busshō). Tale "natura di Buddha" è la natura
di tutta la realtà, del cosmo e del Sé e corrisponde alla stessa vacuità (空 kū) indicata dall'Ensō (円相),
unsimbolo dalla forma circolare tra i più significativi dello Zen. Collegate a tale dottrina è possibile
trovare numerose pratiche appartenenti a campi eterogenei. Origine e fondamento delle arti e della
cultura, lo Zen ispirò la poesia (haiku), la cerimonia del tè (cha no yu o chadō), l'arte di disporre i fiori
(ikebana), l'arte della calligrafia (shodō), la pittura (zen-ga), il teatro (Nō), l'arte culinaria (zen-
ryōri, shojin ryōri, fucha ryōri) ed è alla base delle arti marziali (es. aikidō, karate, jūdō), dell'arte della
spada (kendō) e del tiro con l'arco (kyūdō).
Obiettivo e contenuto delle dottrine Zen è dunque realizzare il satori il quale non corrisponde
al nirvāṇa obiettivo delle scuole del Buddhismo dei Nikaya: se quest'ultimo si presenta infatti
fondamentalmente come rinuncia al mondo e distacco da esso, il satori si propone una partecipazione
attiva e consapevole al mondo anche se percepito nella sua dimensione di vacuità.