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Il mondo è diviso in tre fasce, che dipartono concentriche proprio dal centro
dell’Eurasia. Qui si trova la “area perno” (Pivot area) o “terra-cuore” (Heartland),
la cui caratteristica è di essere impermeabile alla potenza marittima. Non ha
infatti sbocchi sul mare (se si eccettua l’Artico, che non garantisce però
collegamenti col resto del mondo), né vi è collegata neppure per via fluviale, in
quanto i principali corsi d’acqua della regione sfociano nell’Artico o in mari
chiusi. Nella Terra-cuore, pertanto, la potenza continentale non è contrastata da
quella marittima.
A Occidente – ossia in Europa – si trova quella che Brzezinski definisce “la testa
di ponte democratica”, ossia il pied-à-terre della talassocrazia nordamericana in
Eurasia. L’integrazione europea pone una sfida agli USA: se dovesse fallire
restituendo un’Europa frammentata e litigiosa, o se al contrario dovesse avere
grosso successo creando un’Unione Europea monolitica e strategicamente
autonoma, in entrambi i casi la presenza statunitense nella regione sarebbe
messa in discussione. La soluzione prospettata da Brzezinski è quella di
mettersi a capo dell’integrazione europea e dirigerla in modo che non leda
gl’interessi nordamericani: esattamente quanto successo, con l’espansione della
NATO a precedere ed indirizzare quella dell’UE, che ha demandato la propria
sicurezza e guida strategica al capoalleanza d’oltreoceano.
A Oriente gli USA hanno ulteriori basi avanzate, in Giappone e Corea, che
debbono mantenere ad ogni costo. Ma Brzezinski, memore di una delle mosse
che ha deciso la Guerra Fredda, consiglia pure di coltivare i rapporti con la Cina,
che potrebbe diventare per gli USA una seconda testa di ponte in Eurasia,
pendant dell’Europa a oriente.