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POLITECNICO DI TORINO

Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale

Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica

Tesi di laurea

BANCO SPERIMENTALE PER LA MISURA DELLA RISPOSTA FORZATA


DI PALE DI TURBINA CON STRIP DAMPER

Relatore
Prof.ssa Teresa Berruti
Candidato
Andrea Ruggeri

Luglio 2018

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INDICE

1. Introduzione e Obiettivi ............................................................................................................................. 3


2. Banco sperimentale.................................................................................................................................... 4
2.1. Descrizione del banco prova.............................................................................................................. 4
2.2. Descrizione dei componenti realizzati ex novo ............................................................................. 6
2.3. Prove sperimentali ............................................................................................................................. 7
2.3.1. Prova 1: pale libere .................................................................................................................... 7
2.3.2. Prova 2: pale libere con aria compressa. ................................................................................... 8
2.3.3. Prova 3: pale con strip. .............................................................................................................. 9
2.3.4. Prova 4: prova a forzante decrescente (0,2N – 0,15N – 0,1N) ................................................ 12
2.3.5. Prova 5: forzante 0,1N e interruzione del flusso d’aria ........................................................... 14
2.3.6. Prova 6: ripetibilità .................................................................................................................. 15
3. Modello numerico dell’esperimento ........................................................................................................ 16
3.1. Elaborazione del modello FEM ....................................................................................................... 16
3.2. Controllo delle matrici ottenute ....................................................................................................... 17
3.2.1. Controllo statico ...................................................................................................................... 18
3.2.2. Controllo dinamico .................................................................................................................. 20
3.3. Conclusioni ...................................................................................................................................... 21
4. APPENDICE A: procedura per le prove sperimentali. ........................................................................... 23
4.1. Operazioni preliminari ..................................................................................................................... 23
4.2. Preparazione della prova ................................................................................................................. 24
4.3. Impostazione dei parametri su Cada-X e salvataggio dei dati ......................................................... 25
4.4. Elaborazione dei risultati su Matlab ................................................................................................ 33
5. APPENDICE B: FRIDA manual ............................................................................................................. 34
5.1. FE Model ......................................................................................................................................... 35
5.2. .txt Files ........................................................................................................................................... 36
5.3. Auxiliary code for selection of condensation nodes ........................................................................ 39
5.4. Condensation procedure .................................................................................................................. 40
5.5. Reading Ansys files in Matlab......................................................................................................... 41
5.6. APPENDIX ..................................................................................................................................... 43
6. APPENDICE C: raccolta grafici ............................................................................................................. 44
6.1. Prova 1: pale libere .......................................................................................................................... 44
6.2. Pale libere con aria compressa......................................................................................................... 45
6.3. Pale con strip .................................................................................................................................. 45
6.4. Prova a forzante decrescente (0,2N – 0,15N – 0,1N) ...................................................................... 47
6.5. Forzante 0,1N, con interruzione del flusso d’aria............................................................................ 49
6.6. Prove di ripetibilità .......................................................................................................................... 50
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1. Introduzione e Obiettivi

Le presente tesi si pone come scopo lo studio del comportamento in frequenza di due pale di turbina,
sollecitate da forzanti esterne oscillatorie, in presenza di uno smorzatore elastico ad attrito chiamato
“damper”. La presa dati viene effettuata utilizzando due simulacri di pala, aventi una rigidezza e una
massa assibilabili a quelle di una pala reale, al fine di semplificare lo studio della risposta alla forzante
esterna.
La novità di queste prove consiste nel modo in cui il damper viene sospeso e mantenuto compresso
sulle pale. Nelle applicazioni pratiche, esso è solitamente mantenuto in posizione mediante
centrifugazione da parte della girante stessa; in questa sede l’effetto centrifugo verrà simulato
forzando dell’aria compressa sulla superficie inferiore del damper.
L’analisi dei dati sperimentali verrà effettuata con l’ausilio del programma Matlab, sia per elaborare
i grafici riassuntivi delle prese dati, sia per generare le matrici di massa e rigidezza a partire da un
modello FEM dell’esperimento, realizzato su Ansys Mechanical, necessari per fare una analisi non
lineare del comportamento dinamico delle due pale in presenza di smorzatore ad attrito attraverso il
codice FRIDA.
Il presente lavoro è diviso in due macrosezioni: la prima inerente alla sperimentazione su banco;
l’altra incentrata sugli aspetti numerici della creazione del modello FEM e dell’analisi numerica della
risposta in frequenza del sistema smorzato. In coda vengono inseriti degli allegati, contenenti i grafici
ottenuti dalle prove e due manuali messi a punto in questa sede: una riguardante il metodo di
esecuzione delle prove sperimentali, l’altra la procedura di condensazione dei modelli FEM.
Dapprima verranno descritte tutte le attrezzature e i componenti del banco di prova, ponendo
particolare attenzione alle soluzioni proposte per garantire una buona affidabilità delle misure. In
seguito, verrà illustrata la procedura di presa dati, le prove eseguite e delle osservazioni sui risultati,
di carattere qualitativo, a proposito della loro aderenza o meno alle previsioni teoriche, nonché le
motivazioni per i quali queste prove sono state eseguite.
Nella seconda parte verranno esaminati il modello CAD e FEM dei simulacri di pala, il metodo di
condensazione del modello FEM, terminanti nell’elaborazione di alcuni file Matlab, essenziali per la
successiva analisi numerica. In allegato vengono riportate le procedure e grafici utili.

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2. Banco sperimentale

Pala 1
Pala 2

Figura 1 - Modello CAD pale + serbatoio; dettaglio sistema di alimentazione

Pala 1
Pala 2

Figura 2 - Foto del


banco montato

2.1. Descrizione del banco prova

Le immagini sopra riportate sono esplicative del funzionamento del sistema sperimentale: i due
simulacri vengono eccitati mediante degli shaker pneumatici, i quali trasmettono la forza attraverso
degli sting. Questi ultimi terminano nelle celle di carico, solidali alle palette. Due accelerometri sono
posti in sommità di esse.
Di seguito una breve descrizione dell’attrezzatura:
- Banco di lavoro: composto da un piano in acciaio, ove è alloggiata la pressa, due montanti e
una traversa in alluminio. Fornisce il sostegno a tutto l’apparato sperimentale.

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- Simulacri di pale: realizzati in acciaio, presentano dei fori filettati per l’inserimento delle celle
di carico. La geometria della zona di contatto con il damper non risulta idonea allo scopo
prefissato, pertanto vengono previsti dei cunei di adattamento. Essi sono vincolati al banco
mediante una morsa, che esercita una pressione di 300 bar, e sono resi complanari mediante
una spina di riferimento passante.

- Strip: foglio di lamina metallica rettangolare, planare. Esso viene alloggiato nell’incavo
rettangolare del coperchio del serbatoio.

- Sistema di alimentazione: composto da serbatoio, coperchio e valvola pneumatica. Lo scopo


di questo sistema consiste nel convogliare il flusso d’aria compressa allo strip.

- Cunei di riferimento: oggetti prismatici che fungono da adattatori tra la superficie disponibile
sulle pale e quella prevista dall’esperimento; realizzati in due varianti.

- Amplificatori di fase: sono collegati al computer: amplificano il segnale che proviene da


questo e comandano l’attuazione degli shaker.

- Shaker: due modelli (LDS, TIRA); essi sono comandati dal software di acquisizione dati
(CADA-X 3.5). Sono sospesi alla traversa orizzontale per consentire un movimento libero (e
non essere sottoposti a forse anomale dall’esterno).

- Sting: barrette in acciaio, filettate alle estremità, che collegano gli shaker alle celle di carico;
trasmettono la forzante impressa dagli shaker alle celle di carico.

- Celle di carico: dispositivi piezoelettrici montati solidali alle pale. Essi sono frapposti tra
shaker e palette per permettere il controllo sia la forza effettiva applicata alle palette sia la sua
frequenza da parte di CADA-X. Ciò consente inoltre di calcolare una FRF più accurata.

- Accelerometri: sono posti sulla sommità delle palette, a 10mm dal bordo superiore. Misurano
l’accelerazione e lo spostamento delle palette durante la loro vibrazione.

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2.2. Descrizione dei componenti realizzati ex novo

Di seguito vengono descritti i componenti realizzati ex novo, illustrando le scelte costruttive.

- Cunei: la loro realizzazione si è resa


necessaria in quanto la superficie di appoggio
presente sulle pale è inclinata di 45° rispetto
all’orizzontale. Uno strip flessibile di questa
geometria sarebbe stato difficile da realizzare,
oltre ad apportare un ulteriore elemento di
rigidezza non voluto. I cunei presentano un
bordo di riscontro sulla superficie superiore
per permettere un allineamento preciso lungo
Figura 4 - Cuneo di riscontro
il bordo della pala, garantendo la planarità
della superficie di contatto con lo strip.
Essi sono stati realizzati in due varianti:

- semplice: la superficie inferiore dei cunei è uniforme e planare


- con sede: sulla superficie inferiore è presente una sede rettangolare che ostacoli un eventuale
indesiderato scorrimento laterale dello strip mentre è sospeso.
I cunei sono stati montati alle pale mediante applicazione di un sottile film di colla ad alta presa, e
mantenuti solidali mediante una superficie di riscontro mantenuta inferiormente, in modo da garantire
la planarità delle superfici di contatto.

- Serbatoio e coperchio: realizzati in PLA


mediante stampa 3D. Il coperchio presenta
sulla sua sommità una sede rettangolare, la
cui funzione è quella di contenere lo strip e
permettere un migliore controllo dello
stesso durante la sua salita e discesa. Detta
sede presenta numerosi fori quadrati di
passaggio per l’aria: la loro distribuzione
superficiale permette una uniforme
distribuzione del getto d’aria sullo strip, in
modo da garantire un contatto pressoché
uniforme in ogni punto tra esso e le pale.
L’altezza del complesso serbatoio-
coperchio è tale da minimizzare il gioco Figura 5 - Dettaglio sistema di sospensione del damper
verticale con le pale per contenere le
dispersioni d’aria attorno allo strip. La tenuta del sistema di alimentazione è garantita da un
sigillante siliconico applicato tra serbatoio e coperchio e dal teflon liquido applicato sulla
filettatura della valvola. Prove in pressione, prima del montaggio, non hanno evidenziato
perdite di aria da alcun elemento.

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Il serbatoio è vincolato al banco mediante due morse a vite regolabili, e posizionato in modo
da non interferire con le palette. Si è verificato che esso non si muovesse dalla sua posizione
di riferimento anche quando sottoposto al getto d’aria.

2.3. Prove sperimentali

Vista la complessità del sistema si è deciso di fare delle prove in condizioni diverse, per confrontare
i risultati ottenuti. La procedura completa per eseguire la prova ed elaborare i risultati in Matlab è
illustrata nell’Appendice A. Vengono riportati solamente i grafici più significativi per ogni prova; la
raccolta completa dei grafici ottenuti dalle prove sperimentali si trova in Appendice C.

2.3.1. Prova 1: pale libere

In questa prova viene valutata la FRF del sistema composto dalle due pale in assenza di aria dal
serbatoio; condizione corrisponde a quella delle pale in assenza di smorzamento esterno. Durante
questa prova non si fa uso di aria compressa e lo strip è in posizione di riposo nella sua sede sul
coperchio.
Di seguito i risultati della prova (250-350 Hz) riportati su MATLAB.

Figura 6 - Pale libere - ampiezza FRF

Si nota che le FRF azzurra e viola siano diverse: questo comportamento si spiega col fatto che le due
pale, non essendo perfettamente identiche, abbiano le frequenze del primo modo diverse. La pala 1
risulta essere quella più rigida (293 Hz), mentre la pala 2 (290 Hz), essendo più leggera, presenta
un’ampiezza di risposta maggiore. L’assenza di picchi sulle FRF principali si può spiegare
osservando che il contributo di una pala in risonanza sull’altra sia di poco conto, dal momento che le
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uniche vibrazioni trasmesse passano attraverso il basamento massiccio, che contribuisce al loro
significativo smorzamento.
Difatti, ripetendo la prova con un incremento minore (0,2 Hz anziché 1 Hz) si osserva che un lieve
picco è presente su entrambe le pale, mostrando che una reciproca influenza di fatto sussiste.

Figura 3 - Pale libere - incremento 0,1 Hz

2.3.2. Prova 2: pale libere con aria compressa.

Questa prova viene fatta per valutare l’influenza dell’aria compressa sulla risposta delle pale. Difatti
quando lo strip è sollevato una parte di aria fluisce verso le due pale, fornendo un contributo di forza
del quale si intende valutare l’influenza.
La prova viene eseguita rimuovendo lo strip dal serbatoio e ostruendo parzialmente la sede sul
coperchio, in modo da minimizzare la quantità di aria che viene espulsa verso l’alto.
Si riporta un grafico di confronto tra le FRF nelle due condizioni (250-350 Hz).

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Figura 7 - Pale libere con aria - ampiezza FRF e confronto con caso senza aria

Si osserva che la presenza dell’aria non influisce sulla frequenza di primo modo, però provoca un
livellamento dell’ampiezza massima di risposta.

2.3.3. Prova 3: pale con strip.

Questa prova si esegue dopo aver aperto il rubinetto dell’aria compressa, in modo da stabilizzare lo
strip nella sua posizione. Data l’importanza della prova, essa viene ripetuta tre volte con tre ampiezze
diverse della forzante (0,1 N; 0,15 N; 0,2 N).

i) Forzante = 0,1 N

Figura 8 - Pale con strip - ampiezza FRF, forzante 0,1N

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ii) Forzante = 0,15 N

Figura 9 - Pale con strip - ampiezza FRF, forzante 0,15N

iii) Forzante = 0,2 N

Figura 10 - Pale con strip - ampiezza FRF, forzante 0,2N

Per completezza si riporta anche un confronto tra le FRF principali relative alla prima pala:

Figura 11 – Sopra: pale con strip, ampiezza FRF, confronto Pala 1, forzante crescente. Sotto: confronto pale libere e pale con strip

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Si osserva fin da subito che l’effetto dello strip è tutt’altro che trascurabile: le due pale, che senza
strip si comportano come due sistemi disgiunti, ora sono assimilabili a un sistema unico; difatti le
FRF principali sono
pressoché coincidenti,
così come le
secondarie. La
frequenza del primo
modo ora vale circa
292 Hz, valore
intermedio tra le
frequenze delle due
pale prese
singolarmente. Confronto pale libere e pale con strip

Il picco di sinistra
corrisponde ad un
modo di “in-phase”: le
pale vibrano come un
sistema unico, e ivi
l’effetto dello strip è
contenuto; difatti il
moto relativo tra pale e
strip è molto ridotto, e
questo non gli
consente di fare da
smorzatore. Inoltre, a
Figura 12 - Comportamento del damper nelle condizioni "in-phase" e "out-of-phase"
causa della sua
rigidezza, lo strip non rimane aderente su tutta la superficie delle pale durante il moto relativo, bensì
(come mostrato nella figura centrale) può avvenire il distacco parziale tra esso e una delle due pale:
in questa maniera la risposta coincide con la configurazione “pale libere”.
A destra di questo modo si osserva che l’ampiezza diminuisce fino a un minimo, per poi risalire e
avere un altro massimo più attenuato. Il minimo corrisponde a un modo di “out-of-phase”, nel quale
le pale vibrano fuori fase ed in tal modo sono ritenute dall’attrito con lo strip. Questo modo si trova
più a destra, ovvero è caratterizzato da una rigidezza maggiore, perché lo strip opera come un
collegamento meccanico tra le due pale, riducendo quindi la lunghezza utile di vibrazione.
Difatti, se si considerano le due pale come due travi incastrate alla base aventi una certa altezza, la
loro rigidezza nel caso “in-phase” è minore che nel caso “out-of-phase” poiché hanno un’altezza
libera di vibrazione maggiore.

Questi risultati non rispecchiano adeguatamente quanto previsto dalla teoria: ci si aspetterebbe difatti
uno spostamento del picco di out-of-phase verso sinistra all’aumentare dell’intensità della forzante;
questo andamento non è rispettato dalla curva relativa alla forzante 0,1 N.

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Uno degli aspetti che potrebbe influire sulla misura riguarda la posizione dello strip e il suo
assestamento: un aumento graduale della forzante potrebbe provocare un progressivo assestamento
dello stesso su posizioni più stabili, diverse nel tempo, pregiudicando quindi la misura (che
avverrebbe in condizioni diverse). Per confermare o smentire questa ipotesi si esegue una prova in
tre fasi (senza mai staccare l’aria compressa), a forzanti decrescenti: l’applicazione della forzante più
intensa fin dall’inizio dovrebbe far assestare lo strip in una posizione stabile per tutte le prove
successive, garantendo una miglior coerenza nei risultati sperimentali.

2.3.4. Prova 4: prova a forzante decrescente (0,2N – 0,15N – 0,1N)

Si riporta di seguito i confronti tra le varie curve di FRF ottenute durante questa prova.

Figura 14 - Pale con strip, ampiezza FRF, confronto Pala 1, forzante decrescente

In questo caso l’andamento segue la previsione teorica: i picchi si spostano a mano a mano più a
destra al diminuire dell’ampiezza della forzante, verso frequenze crescenti; questo conferma
l’influenza dell’ordine in cui vengono applicate le forzanti e l’ipotesi di assestamento dello strip.

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Si riporta per completezza anche
l’andamento dello scostamento di fase nella
risposta tra pala 1 e pala 2: si osserva che la
differenza di fase si mantiene nulla fino a
poco prima picco di antirisonanza, dove
cominciano a manifestarsi i primi
scostamenti, per poi assestarsi su valori
prossimi a 180° sul picco di antirisonanza. Il
diverso comportamento in fase è
probabilmente dovuto alla diversa ampiezza
della forzante e al conseguente contributo
variabile dello smorzamento.
Figura 15 - Andamento della differenza di fase tra Pala 1 e Pala 2

Figura 16 - Confronto ampiezza FRF e differenza di fase

Figura 17 - Dettaglio del grafico precedente

Dalle prove precedenti si può dedurre che le condizioni iniziali di posizionamento dello strip
influenzano l’esito della prova: nel qual caso anche delle prove condotte ad ampiezza costante, ma
con condizioni iniziali diverse, dovrebbero mostrare degli scostamenti significativi fra di loro.

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2.3.5. Prova 5: forzante 0,1N e interruzione del flusso d’aria

Con questa prova si vuol verificare l’osservazione fatta dianzi: la prova viene eseguita in tre fasi
mantenendo costante l’ampiezza della forzante (0,1N), staccando l’aria tra una fase e l’altra,
provocando quindi la ridiscesa dello strip e quindi un nuovo riposizionamento una volta ricollegato
il circuito dell’aria compressa.

Figura 17 - Pale con strip, con riposizionamento, confronto FRF pala 1

Figura 18 - Pale con strip, con riposizionamento, confronto FRF pala 2

Si nota come le diverse curve siano pressoché coincidenti nella zona del picco di in-phase, mentre si
discostano nella zona dell’out-of-phase, mostrando come di fatto le condizioni iniziali di piazzamento
dello strip vadano ad influire sulla risposta in frequenza del sistema. E’importante notare come il
picco di in-phase non presenti alcuna differenza nelle varie curve: questo a significare che le
differenze tra le varie condizioni si esplicano unicamente nella risposta d’attrito da parte dello strip,
che si evidenzia appunto nella zona di out-of-phase.

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2.3.6. Prova 6: ripetibilità

Dopo aver identificato alcuni dei fattori che sembrano influenzare maggiormente l’esito delle prove,
si effettuano delle prove di ripetibilità per verificare che, a parità di condizioni iniziali, i risultati siano
coerenti tra di loro.
Si sceglie di effettuare tre prove, ognuna delle quali con forzante ad ampiezza decrescente (0,2 N –
0,15 N – 0,1 N), al termine di ognuna delle quali lo strip viene fatto cadere e viene pulito,
riposizionandolo poi nello stesso modo prima della prova successiva.

Figura 18 - Prove ripetibilità - confronto tra le tre prove

Si osserva che le curve non si discostano tra loro in maniera evidente: è ragionevole dedurre che
queste curve sono ben rappresentative della situazione esaminata.

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3. Modello numerico dell’esperimento

In parallelo alla sperimentazione su banco, è stato elaborato un modello numerico dell’esperimento:


grazie all’ausilio del software FRIDA è possibile eseguire una simulazione non lineare della risposta
in frequenza di pale smorzate per attrito da un damper elastico. Questa analisi ha il pregio di essere
più veloce di quella ottenibile mediante un qualsiasi software FEM, dal momento che essa si basa
sull’elaborazione di matrici equivalenti di condensazione e un algoritmo ottimizzato.
La procedura da adottare è la seguente:
i) Elaborazione di un modello FEM delle pale e dello strip;
ii) Estrazione delle matrici di rigidezza e di massa;
iii) Estrazione di un file contenente i nodi di contatto, di forza e lettura delle accelerazioni;
iv) Elaborazione dei file di testo in file MATLAB mediante dei codici di lettura e riordino
delle matrici;
v) Analisi lineare e non lineare mediante software FRIDA.
Il software FEM di cui si è fatto uso è Ansys 16.1.

3.1. Elaborazione del modello FEM

Il CAD delle pale e dello strip (realizzato su SolidWorks 2017) viene importato nell’ambiente di
lavoro Ansys Mechanical APDL 16.1 al fine di realizzare una mesh del modello. Per semplificare la
geometria sono stati rimossi i fori di alloggiamento delle celle di carico.

La zona di contatto tra le pale e lo strip è


una zona critica: per poter impostare
l’analisi del contatto non lineare, è
necessario che i nodi di pale e strip sulle
rispettive superfici di contatto siano
coincidenti. Pertanto, è stata elaborata
una mesh mappata molto fine sul bordo
inferiore delle pale; la mappatura è stata
estesa anche a tutta la parte libera delle
pale in modo da rendere più omogenee
possibile le mesh di queste. A tal fine la
mappatura, realizzata mediante
scomposizione in volumi mappati
ognuno diversamente, consente anche il
controllo puntuale della forma degli Figura 20 - Mesh del modello completo
elementi, evitando così di avere elementi
distorti.

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Per poter avere dei modelli FEM distinti, ma aventi gli stessi sistemi di riferimento, dapprima si crea
una mesh del modello completo di pale e strip, dopodiché si creano due copie del file, in ognuna delle
quali viene eliminato o lo strip o le due pale: in questo modo ogni file contiene una
mesh diversa, mantenendo però lo
stesso sistema di riferimento per la
localizzazione dei nodi.
Una volta generati i due file con le
mesh, si procede a estrarre dei file di
testo, che andranno elaborati tramite
degli script MATLAB, in modo da
generare un file di selezione dei
componenti.
Una volta selezionati i componenti,
si procede alla condensazione del
modello geometrico in uno
equivalente di massa e rigidezza:
questa procedura si avvale di un Figura 21 - Dettaglio mesh del modello pale
listato di Ansys (riportato in
allegato).
Dopo la condensazione, si procede all’elaborazione delle matrici di massa e rigidezza generate
durante la condensazione, trasformandole in variabili Matlab ordinate e generando dei vettori di
indicizzazione, necessari alla successiva analisi non lineare su FRIDA.
Le procedure dettagliate per eseguire l’estrazione dei file di testo e la condensazione delle matrici su
Matlab sono riportate nell’allegato B.

3.2. Controllo delle matrici ottenute

Per verificare che tali matrici descrivano in maniera completa ed esaustiva il sistema in oggetto, è
necessario eseguire alcuni controlli, confrontando i risultati ottenuti con Matlab con simulazioni
dirette fatte con Ansys sul modello geometrico.

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3.2.1. Controllo statico

Si effettua imponendo
una forza unitaria su
un nodo del modello, e
leggendo lo
spostamento subito da
un altro punto del
modello stesso. Viene
impostata su Ansys
un’analisi statica,
applicando una
forzante di 1N ai due
nodi del componente

Figura 22 – Risposta statica delle pale - Ansys

“LEFT_BLADE_LOAD”, mentre viene letto lo spostamento lungo l’asse X dei nodi


corrispondenti all’output (“LEFT_BLADE_TIP”). In figura 22 i risultati dell’analisi statica.

La verifica su Matlab viene eseguita in questa maniera: si inizializza un vettore (colonna)


della forza nullo, della dimensione pari al vettore “h” degli autovalori del sistema pale.
Dopodiché si pongono uguali a 1 (ovvero l’ampiezza della forzante) le posizioni di questo
vettore corrispondenti ai gradi di libertà lungo X dei due punti di applicazione della forza (il
vettore “IDF_LB” contiene gli indici dei gradi di libertà dei punti di applicazione della forza).
Ad esempio IDF_LB(1) contiene l’indice del grado di libertà lungo X del primo nodo di
applicazione della forza, e parimenti IDF_LB(4) per il secondo nodo.

%% Controllo statico

[v,g]=eig(K_LB,M_LB);
h=diag(g);
f=zeros(length(h),1);
f(IDF_LB(1))=1;
f(IDF_LB(4))=1;
x=K_LB\f;

Figura 23 - Codice di calcolo Figura 24 – Risposta statica delle


statico delle pale su Matlab pale - Matlab

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La stessa procedura
si effettua con lo
strip: in questo caso
si sceglie di
applicare la
forzante su un nodo
posto sul lato lungo
di destra dello strip,
diretta verso l’alto,
leggendo lo
spostamento su un
altro nodo.

Figura 25 – Risposta statica dello strip - Ansys

E’ stata vincolata la superficie a contatto con la pala di sinistra, corrispondente ai nodi del
componente “LEFT_STRIP”: su Matlab questo si ottiene annullando le caselle della matrice
di rigidezza che ineriscono ai gradi di libertà di questi nodi. L’inizializzazione del vettore
forza è simile al caso precedente, con la differenza che nel modello dello strip non vi sono dei
componenti di forza; occorre innanzitutto annotare i nodi di applicazione della forza e di
lettura selezionati su Ansys, individuarli nel vettore NODES_S e indi risalire alla posizione
dei gradi di libertà lungo l’asse Y corrispondenti.

%% Controllo statica
K2=K_s;
K2(IDL_S,:)=[];
K2(:,IDL_S)=[];
f=zeros(length(K_s),1);
f(IDR_S(3*10-1))=1;
f2=f;
f2(IDL_S)=[];
x2=K2\f2; Figura 27 – Risposta statica dello
strip - Matlab
Figura 26 - Codice di calcolo
statico dello strip su Matlab

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3.2.2. Controllo dinamico

Bisogna verificare che, oltre al comportamento


statico, i due sistemi (quello “condensato” e
quello agli elementi finiti) abbiano gli stessi modi
naturali di vibrazione. A tal proposito si esegue
una semplice analisi modale su Ansys per
determinare le frequenze naturali dei modelli; su
Matlab il procedimento si riduce alla ricerca degli
autovalori delle matrici di massa e rigidezza.

Figura 28 – Frequenze naturali dello strip - Ansys

%% Controllo frequenze naturali Figura 30 –


[v,g]=eig(K_s,M_s); Frequenze naturali
h=diag(g); dello strip - Matlab
h=sort(h);
abs(sqrt(h(1:10))/2/pi)

Figura 29 - Codice di calcolo dinamico dello


strip su Matlab

Per le pale la procedura è analoga, e si effettua utilizzando lo stesso codice Matlab (a meno
del nome delle matrici).

Figura 31 - Frequenze naturali delle pale - Ansys Figura 32 - Frequenze


naturali delle pale - Matlab

Alcune osservazioni sull’analisi dinamica:


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- Le prime sei frequenze naturali dello strip hanno un valore pressoché nullo: essendo non
vincolato, i primi sei gradi libertà, corrispondenti alla traslazione e alla rotazione, non
forniscono contributo alla risposta dinamica dello strip;
- La prima frequenza naturale delle pale ha un valore molto prossimo a quello ottenuto per via
sperimentale: questo fatto è molto interessante in quanto conferisce attendibilità al modello
FEM e alle analisi agli elementi finiti. Questo permette di avere un certo margine di sicurezza
nell’operare con questo modello (e con i file dedotti) anche nella successiva analisi non
lineare.

Si osserva che sia il controllo sugli elementi finiti che sul modello condensato forniscono dei
risultati pressoché identici, sia nelle analisi statiche che in quelle dinamiche. Pertanto, si può
affermare che il modello numerico è sufficientemente attendibile per essere usato per fare
previsioni teoriche.

3.3. Conclusioni

L’obiettivo principale del presente lavoro era quello di studiare se e come un damper elastico modifica la
risposta in frequenza di un sistema di pale. In caso di risposta affermativa, occorreva caratterizzare sia il
contributo effettivo dello strip stesso, sia le modalità con cui questo si esplica. Nella fattispecie, questo vuol
dire:
a) determinare quale contributo lo strip apporta al sistema, al di là delle condizioni al contorno
b) stimare e verificare i parametri che condizionano la prova, peggiorando o migliorando il
contributo del damper.
Dalle prove svolte, si evince che
- il sistema di sospensione del damper mediante aria compressa è efficace e non influenza
significativamente gli esiti delle prove;
- lo strip condiziona la forma delle FRF delle due pale: le due frequenze naturali del sistema “pale
libere” vengono “condensate” in un’unica frequenza, a causa dell’accoppiamento meccanico che si
instaura tra le due, dovuto allo strip;
- si evidenzia la presenza di due picchi caratteristici: quello di “in-phase” e di “out-of-phase”, l’uno
caratterizzato dall’assenza di moto relativo tra strip e pale, e l’altro in cui è presente strisciamento
dello strip;
- la risposta dello strip è condizionata criticamente dal suo posizionamento iniziale: esso non si
stabilizza in una posizione ben definita fin dall’inizio della prova;
- esso si posiziona in maniera via via più stabile all’aumentare dell’intensità della forzante: difatti se la
prova comincia con una forzante alta, le misure successive diventano coerenti tra di loro (il picco OOP
si sposta a destra al decrescere della forzante);
- ciononostante, il posizionamento dello strip sembra influire solamente nella zona dove interviene
l’attrito, mentre il picco IP non è condizionato dalla posizione;
- le condizioni di pulizia del damper sono altresì influenti sull’esito della prova: difatti la ripetibilità è
garantita solamente se lo strip viene pulito dopo ogni prova.
Queste informazioni sono utili per poter continuare il lavoro di sperimentazione, oltre a fornire una
comprensione più accurata della realtà fisica sottesa a questo sistema.

21
L’elaborazione numerica aveva come scopo ultimo quello di generare dei file Matlab da processare mediante
il software FRIDA, il quale esegue una analisi non lineare del contatto pale e damper fornendo una previsione
della risposta del sistema pale/strip.
A tal fine è stato necessario:
- elaborare un modello FEM del sistema (pale + strip);
- condensare il modello FEM in matrici con ridotti gradi di libertà, al fine di velocizzare la computazione
e ridurre al minimo il numero di informazioni da processare;
- estrarre il modello condensato da Ansys, sotto forma di file di testo;
- rielaborare i file di testo, trasferendoli in variabili Matlab;
- controllare che le matrici ottenute dopo la condensazione fossero ben rappresentative del modello
geometrico.

Durante lo svolgimento di queste attività, si sono riscontrate alcune difficoltà, dovute sia alla novità del tipo
di sperimentazione, sia ai software utilizzati. Pertanto, è stato necessario mettere a punto:
- l’apparato sperimentale: ovvero configurare correttamente il banco di prova e studiare le procedure
più corrette per eseguire le prove al fine di avere risultati accurati;
- l’insieme di codici di lettura e di elaborazione su Matlab, ottimizzati precedentemente per altri tipi di
lavori.
Si è ritenuto opportuno riassumere tutte le conoscenze pratiche maturate nel corso di queste attività in due
manuali, nei quali vengono descritte, passo per passo, tutte le azioni da compiere per portare avanti sia la
sperimentazione che l’elaborazione su Matlab. Ciò consente di non dover rifare daccapo tutte le prove di
funzionamento e non ripetere gli errori che, come in ogni attività sperimentale e non, sono una tappa
fondamentale dello sviluppo e della ricerca.

22
4. APPENDICE A: procedura per le prove sperimentali.

4.1. Operazioni preliminari

i) Collegare alla rete la presa della ciabatta appesa sul carrello.


ii) Accendere l’amplificatore di segnale LMS in basso: il pulsante di accensione si trova
sul retro.
iii) Collegare tutti i componenti (secondo quanto descritto al capitolo 4.3).
iv) Accendere gli amplificatori e posizionare controlli come mostrato in figura.

Amplificatore pala 1

Amplificatore non utilizzato

Amplificatore pala 2

Figura 33 - Amplificatori di segnale

v) L’amplificatore LDS deve essere resettato dopo ogni accensione: premere il pulsante
“RESET” posto in prossimità del controllo.
vi) Assicurarsi che tutti i collegamenti siano stabili.
vii) Accendere il pc

23
4.2. Preparazione della prova

i) Posizionamento del serbatoio: i due fermi si mollano allentando il dado posizionato


sotto il banco (chiave 13). Al momento di stringere, assicurarsi che le piastre in basso
vadano a toccare sia il banco sia il basamento delle pale per evitare che si piazzino
obliquamente (rendendo vani i tentativi di serraggio). Assicurarsi che il serbatoio non
tocchi le due pale né a circuito scarico né a circuito aperto (di regola non succede; se il
serraggio non è corretto esso si può spostare dalla sua posizione di riposo quando è
investito dall’aria compressa).

ii) Prima di iniziare la prova, è opportuno estrarre lo strip


dalla sede e pulirlo con carta e acetone, in modo da
evitare contaminazione di materiale organico nella zona
di contatto.
Attenzione: riscrivere i numeri identificativi del verso
dello strip nella stessa posizione in cui erano
posizionati!!!
Per fare ciò è opportuno tenere lo strip sempre nella
stessa posizione durante la pulizia, ovvero non bisogna
rigirarlo fra le mani e/o ruotarlo.

iii) Ognuno dei quattro modi di posizionamento sono


identificati da un numero: il numero 1 è quello utilizzato
nelle ultime prove. Il numero due si trova sulla stessa
superfici dello strip, posto sull’altro lato corto. Il numero
tre si trova dalla parte opposta a 1, e similmente il 4 è
opposto a 2.
Il numero della posizione utilizzata si assume essere il
numero che si legge nella parte superiore dello strip dal
lato della presa dell’aria: ad esempio se la prova è
condotta con lo strip in posizione 2 vuol dire che esso è
posizionato in modo da poter leggere il numero 2 dalla
parte della presa d’aria.
Figura 34 - Orientazioni dello strip
Il modo migliore per estrarre lo strip consiste nell’aprire
leggermente il rubinetto dell’aria ed estrarlo delicatamente mentre è sospeso con delle
pinzette, oppure sospingendolo verso l’esterno e afferrandolo prima che sia fuoriuscito
del tutto. Se possibile, evitare il contatto con le dita sulle superfici di contatto dopo la
pulizia. Per pulire la zona del serbatoio e delle pale, passare un foglio di carta al di sotto
dei cunei, mantenuto con qualcosa di sottile (es lama del taglierino); staccare la presa
dell’aria e dare una passata con aria compressa nella zona prima di riposizionare lo strip
(ATTENZIONE: maneggiare con cura il tubo dell’aria. Non superare i 2 bar
quando esso non è attaccato al serbatoio).

iv) Prima di riposizionare lo strip, assicurarsi della sua orientazione. Dopodiché esso va
sospinto delicatamente all’interno della sede sul coperchio. Qualora rimanesse inclinato,
24
occorre dargli un colpetto verso il basso con un oggetto sottile che passi sotto ai cunei
(es righello metallico), oppure lo si fa alzare e ridiscendere aprendo e chiudendo l’aria
compressa.

v) Assicurarsi che la pressione della morsa non sia scesa molto al di sotto dei 300 bar: nel
qual caso, occorre dare 1-2 energiche pompate con la leva nera.

vi) Accendere l’aria compressa, aprendo il rubinetto con un colpo secco fino a completa
apertura, verificando che lo strip si sia poi piazzato in modo corretto (le lunghezze di
contatto sui due cunei devono essere le stesse). Qualora ciò non accada, provare a far
scendere e risalire lo strip, altrimenti occorre riposizionare il serbatoio.

vii) Attendere qualche secondo per la stabilizzazione; dopodiché è possibile lanciare la


prova.

viii) Alla fine della presa dati (che può consistere di più prove), chiudere il circuito dell’aria
e far cadere lo strip se rimasto attaccato alle pale.

4.3. Impostazione dei parametri su Cada-X e salvataggio dei dati

Il software Cada-X 3.5 permette il


controllo in ampiezza e fase di due shaker
contemporaneamente.
Il collegamento tra i dispositivi di
acquisizione dati e l’LMS è stato fatto
sulla base della guida di Cada-X in
presenza di due forzanti.

Le porte QDAC nello schema a fianco


rappresentano gli attacchi per gli
amplificatori di segnale, mentre PQA
sono le porte per i canali di controllo degli Figura 35 - Schema di collegamento, dalla guida di Cada-X
shaker (ovvero per le celle di carico) e per
gli accelerometri.
Per utilizzare due shaker occorre collegare il primo shaker (con un collegamento a “T”) sia
col primo canale PQA, sia col primo canale QDAC. In questo modo il primo canale di
acquisizione corrisponde al canale di riferimento della fase.
L’amplificatore del secondo shaker invece è collegato solo al secondo canale QDAC.

25
Le celle di carico del
primo e del secondo
shaker vanno inserite
rispettivamente nel canale
2 e 3 di PQA, mentre in 4
e 5 gli accelerometri di
pala 1 e 2 (come mostrato
nelle foto a fianco).

Figura 37 - Collegamenti. Dettaglio porte


Figura 36 - Collegamenti. Dettaglio porte PQA
QDAC

Di seguito la procedura per impostare la


prova:

i) Lanciare il programma Cada-X 3.5.


Nella schermata a fianco che sarà
apparsa selezionare il progetto di
interesse, oppure crearne uno nuovo
cliccando su “Create New” e dando un
nome al progetto.

Figura 38 -
Schermata di
selezione del
progetto

ii) Una volta selezionato il


progetto, selezionare
“Fourier Monitor” dal
menu “test” della schermata
principale;

Figura 39 - Menu principale e selezione del “Fourier monitor”

26
iii) Una volta aperto il Fourier Monitor,
selezionare dal menu sottostante “ASM
mode” la voce “Stepped Sine Monitor”

Figura 40 - Menu del “Fourier Monitor” - selezione dello


“Stepped Sine Monitor”

iv) Per prima cosa dare un nome al test


(riquadro in alto a destra), e
confermare la creazione di un nuovo
test.

Figura 41 - Schermata principale dello “Stepped Sine Monitor”

v) Ora occorre caricare il setup. Questo si fa


andando nel menu “File-Load setup to” e
selezionando “Load”.

Figura 42 - Selezione del setup

27
vi) Il setup di interesse è quello
chiamato
“2018STRIP_DUE_SHAKER”.
Questo setup è stato messo a punto
per eseguire prove con due shaker
contemporaneamente.

Figura 43 - Schermata di caricamento del setup

vii) Dopo aver importato il setup, si possono impostare i valori di


interesse. Se non è selezionata, selezionare “FRF” nella casella
corrispondente a “Meas Function”.

viii) Nella casella “No resp” va indicato il numero di input di


interesse (in questo caso due accelerometri). Le celle di carico
di controllo degli shaker non vanno considerati in questa sede.
I ranges permettono di variare le condizioni di eccitazione
(ampiezza, fase, incremento di frequenza) a seconda
dell’intervallo di interesse. In questo caso l’obiettivo è
mantenere le stesse condizioni per tutta la durata della prova,
pertanto si seleziona un solo range.
L’incremento di frequenza è modulabile sia in modulo
(“increment value” indica lo “step” di incremento) oppure
assegnando il numero di punti di interesse (in “No Freq Lines”
si assegna il numero di punti, l’incremento viene calcolato in
modo automatico).

Figura 44 - Lato destro della


schermata principale dello
“Stepped Sine Monitor”

28
ix) Assicurarsi che nei menu sotto “Parameters” i valori siano impostati come segue.

Figura 45 - Menu "Parameters"

Figura 47 - Menu "Acquisition"

Figura 46 - Menu "Signal Processing"

x) Il “phase reference channel”, nella modalità “control & phase”, è impostato


automaticamente sul canale 1.
Deselezionare la casella “store each average” mantenendo solamente “Harmonic
distortion calculation”. Questo per avere un file di output contenente solo le
informazioni necessarie al calcolo dell’FRF.
xi) Nel menu “Channels – Channel id” assicurarsi di riportare le informazioni corrette. Il
primo canale va mantenuto vuoto e impostato come “Voltage” con fattore di
calibrazione unitario.

29
Figura 48 - Prima e seconda parte del menu "Channel Id"

xii) Nel menu “Exciter – Control Mode” deve essere selezionato “Control & Phase”.

xiii) Alla voce


“Amplitude” è
possibile impostare
l’ampiezza delle
forzanti. Il “Control
channel” si riferisce
al canale cui è
collegata la cella di
carico
corrispondente. Figura 49 - Menu "Amplitude"

xiv) Cliccando su “Modify” è possibile


cambiare l’ampiezza della forzante
(“Control Amplitude”) e impostare un
valore limite di tensione da applicare
(solitamente 5V).

Figura 50 - Schermata "Modify"

30
xv) Alla voce “Phase”
selezionare “Ortho” e
cliccare OK.

Figura 51 - Menu "Phase"

xvi) Cliccare sulla freccia gialla (“Arm”); ora che il


programma ha caricato tutte le impostazioni è
possibile lanciare la prova cliccando sulla freccia
Figura 52 - Comandi "Arm" e
verde che sarà apparsa di fianco al comando Arm. "Run"

xvii) Una volta


terminata la presa
dati, salvare
cliccando sul tasto
“save”
posizionato sotto
il comando
“Run”. Nella
schermata di
salvataggio qui di
fianco selezionare
FRF e selezionare
i quattro BDM;
dopodiché
premere su Apply
e controllare
l’avvenuto
salvataggio
Figura 53 - Schermata di salvataggio dei BDM registrati durante la prova
mettendo la
spunta su “Show only unsaved blocks”. Nel file .univ verranno salvati i dati dei quattro
BDM nell’ordine in cui compaiono in questa schermata; per la successiva rielaborazione
in Matlab, è opportuno annotare l’ordine di salvataggio e il corrispondente significato
(es. primo salvataggio = FRF pala 1 cella 1 e così via). Se si desidera esportare un unico
file, contenente però i risultati di più di una misura, a questo punto si può cliccare OK,
riarmare e procedere alla nuova prova. I risultati di questa saranno salvati nel file di
output dopo quelli della prima, nell’ordine dato dai BDM.

xviii) Per visualizzare i grafici riassuntivi della prova su Cada-X, si consiglia di aprire
preventivamente la schermata di salvataggio e annotare quali sono i BDM
corrispondenti alle grandezze di interesse. Difatti nella schermata “Data – plot” occorre
selezionare sia il tipo di grafico (“time record”, “FRF” ecc), sia i BDM associati alle
31
grandezze da visualizzare. E’ possibile inoltre visualizzare più grandezze sullo stesso
grafico, prestando attenzione a utilizzare colori diversi e che il numero del BDM
selezionato coincida con quello nel riquadro (a volte non si aggiorna automaticamente).

xix) Dopo aver salvato tutte le


prove, premere Quit (o
ctrl+q) sia dallo Stepped
Sine Monitor sia dal Fourier
monitor (ignorare i
messaggi di warning
riguardo alla perdita dei dati).
Una volta tornati nel menu
principale, selezionare
“Export – Universal File”.
Nella schermata che appare,
scrivere il nome del file che
si vuole esportare,
selezionare
ACCELERATION, e
lasciare la spunta solo su
“Include measurements”.
Dopodiché cliccare su Apply
e il file di esportazione viene
generato.
Figura 54 - In alto: Menu principale,
selezione di "Universal File". In basso:
schermata di eportazione file .univ

xx) Esso si trova nella directory


“C:\Cada-X_3.5E”, e
l’estensione visualizzata è di tipo
“File” semplice (come mostrato
in figura). Questo file (.univ) si
può aprire sia con un editor di
testo (blocco note) sia con Excel.

Figura 55 - Localizzazione del file .univ

32
4.4. Elaborazione dei risultati su Matlab

i) Creare una cartella col nome della prova eseguita.


ii) Salvare in questa cartella gli script “lettura_file_univ_step_variab” e
“crea_figure_nella_frequenza”.

iii) Aprire il file “lettura…” e


inserire il nome del file .univ a
fianco di “nome_file”,
lanciare il programma.

Figura 56 - Inizio del programma "Letture file univ"

iv) Aprire lo script “crea_figure..”: questo script permette di visualizzare su dei grafici le
varie FRF salvate sul file .univ .

Le variabili Rec si riferiscono ognuna a un BDM salvato. Ad esempio, se sono stati salvati
tutti e quattro i BDM della FRF, la loro legenda è questa:

Rec_002_FRF – FRF = pala 1 cella 1


Rec_004_FRF – FRF = pala 2 cella 1
Rec_006_FRF – FRF = pala 1 cella 2
Rec_008_FRF – FRF = pala 2 cella 2

Se in un file è stata salvata più di una prova,


allora i successivi Rec si riferiscono alle
prove successive. Quindi ad esempio il
Rec_010_FRF corrisponde alla FRF pala 1 Figura 57 - Inizio del programma "crea figure nella
frequenza"
cella 1 della seconda prova, Rec_018_FRF
corrisponde alla FRF pala 1 cella 1 della terza
prova e così via.

Per generare i grafici, occorre cambiare sia la variabile “var” che “nome_var” con il nome e
numero del Rec di interesse (come nell’esempio in figura). Vengono generati due grafici, uno
relativo all’ampiezza e uno alla fase della risposta.

Per sovrapporre più FRF, basta non chiudere i grafici e lanciare nuovamente lo script
“crea_figure…”, dopo aver inserito il nome del nuovo Rec che si vuole visualizzare
sovrapposto al precedente. Si consiglia, prima di salvare i grafici, di organizzare una legenda
dettagliata delle figure.

33
5. APPENDICE B: FRIDA manual

The software FRIDA is a software that works in MATLAB environment. It computes the dynamic
forced response of a blade array with strip dampers between them. The code requires as input a FE
model of only one blade connected to its disk sector and one strip damper. Cyclic symmetry boundary
conditions are then applied to simulate the presence of the other blades. Non-linear contact elements
are used between the blade platforms and the damper. The contact elements simulate the sliding with
friction in two directions on the damper surfaces and the possible lift off between the damper and the
blade platforms.
The code requires some inputs that must be collected in a previous phase before launching the code.
In the present User manual, the preliminary steps to be followed to perform the calculation are listed.
The procedure is the following:
After creating the FE model, a reduction is required. To reduce the model, only some specific nodes
must be selected. Such nodes are automatically chosen with an auxiliary MATLAB code. Such
auxiliary code requires as input the list of all the nodes at the contact interfaces of blade platform and
strip, and then it provides as output the list of the nodes to be selected. Such list will be used for the
reduction procedure in Ansys.
Once the model has been reduced, the mass and stiffness matrices are extracted and they need to be
converted into MATLAB readable files with another auxiliary MATLAB code. Once the matrices
are obtained, the software FRIDA is ready to be launched.
The structure of this guide is the following:
1. FE Model: description of the FE Models.
2. txt files: description of the txt files required for the selection of the condensation nodes.
3. Auxiliary code: description of the auxiliary code used for selecting the condensation nodes.
4. Condensation procedure: description of the condensation procedure.
5. Reading Ansys files in MATLAB: conversion of the outputs of the condensation.

The reference system used in the following


model is the one represented in this figure.

(X parallel to the strip main long axis, Y


tangential and Z radial)

The code matlab should work also with a


different reference system

34
5.1. FE Model

Before launching FRIDA two FE models must be built in ANSYS:

• A model of the blade connected to its disk sector. The sector must be constrained on the two radial
surfaces (Figure 1a). In this version there is not the cyclic symmetry on the disk
• A model of the strip damper (Figure 1b). The strip must have a MAPPED MESH, while the blade
must have the SAME STRIP MAPPED MESH at the contact surfaces with the strip (Figure 1c).

The blade Ansys file MUST be saved as “left_bade” in the folder


“FRIDA_STRIP_SIMMETRIA_CICLICA_LAST \ left_blade\ansys calculation”.
The strip Ansys file MUST be saved as “strip” in the folder
“FRIDA_STRIP_SIMMETRIA_CICLICA_LAST \ strip\ansys calculation”.
After the condensation process, these two files will give as output, in the respective folders, the mass
and stiffness matrices needed by the FRIDA code.

Figura 58 A) Blade model. B) Strip model. C) Mapped mesh on the blade platform contact surface.

35
5.2. .txt Files

An auxiliary MATLAB code will provide the list of nodes for the reduction. The code requires as
input lists of nodes of blade and strip. Therefore, the following txt files must be obtained and saved
in specific folders:
For the blade Ansys file, 5 txt files are required with the following names:

• “BLADE_LEFT.txt” – list of all nodes on the bade platform surface in contact with the damper
left side. To obtain such file, the surface must be selected as shown in Figure 2A with the
following procedure:
In Ansys on the menu: Select -> Entities -> Areas -> Ok, and then manually select the areas of
contact as in Figure 2A. After selecting the required areas, also the respective nodes must be
selected. Type the command “NSLA,S,1” and all the nodes of the chosen areas will be selected.
To verify the selection, type the command “NPLOT”. Then type the command “NLIST” and the
list of the selected nodes will appear.
Click on File -> Save as, and save the file in the folder
“FRIDA_STRIP_SIMMETRIA_CICLICA_LAST \ left_blade\condensation”, with name
“BLADE_LEFT.txt”.
Please read APPENDIX A after saving the .txt files.

• “BLADE_RIGHT.txt” - list of all nodes on the blade platform surface in contact with the damper
right side. Repeat the same previous procedure, selecting the other platform contact area as in
Figure 2B and saving the file as “BLADE_RIGHT.txt” in the same folder.

Figura 59 A) left platform area. B) right platform area with three nodes for the versor identification.

36
• “BLADE_VERS.txt” – 3 nodes will be saved in this txt file. Such nodes are required by the
auxiliary MATLAB code for the versor identification of the RIGHT platform surface as shown
in Figure 2B. These nodes must be on two orthogonal mesh lines as in Figure 2B.
Select the three nodes with the following procedure:
In Ansys on the menu: Select -> Entities -> Nodes -> Ok, and then manually select three nodes
on two orthogonal mesh lines as in Figure 2B and 3.
When selecting the nodes, the user MUST write down their identification numbers, since they
will be required by the auxiliary MATLAB code as shown in Figure 3.
Then type “NLIST” and save the file in the same folder.

• “LEFT_BLADE_LOAD.txt” – Node where the excitation force is applied. This is a node in the
middle of the airfoil as shown in Figure 4. The file must be created with the aforementioned
procedure in the same folder. This node must be saved as a component by typing the command
“CM, LEFT_BLADE_LOAD, node”.

• “LEFT_BLADE_TIP.txt” – This is a node located at the tip of the airfoil as shown in Figure 4.
The file must be created with the aforementioned procedure in the same folder. This node must
be saved as a component by typing the command “CM, LEFT_BLADE_TIP, node”.

Figura 60 Code screen. Input required by the Matlab code: nodes D, E and F.

Figura 61 Tip node and force node.

37
For the strip Ansys file, 2 .txt files are required with the following names:
• STRIP_ALL.txt – list of all nodes on the strip contact interface. To obtain such file, the surface
must be selected as shown in Figure 5 with the following procedure:
In Ansys on the menu: Select -> Entities -> Areas -> ok, and then manually select the areas of
contact as in Figure 5. After selecting the right areas, also the respective nodes need to be selected.
Type the command “NSLA,S,1” and all the area nodes will be selected. To verify the selection,
type the command “NPLOT”. Then type the command “NLIST” and a list of the selected nodes
will appear. Click on File -> Save as, and save the file in the folder
“FRIDA_STRIP_SIMMETRIA_CICLICA_LAST \strip\condensation” with name
“STRIP_ALL.txt”.
• STRIP_VERS.txt – 3 nodes will be saved in this txt file. Such nodes are required by the auxiliary
code for the versos identification of the strip. They must be on two orthogonal mesh lines as
shown in Figure 5-6. When selecting the nodes, the user MUST write down their identification
numbers, since they will be required as inputs by the auxiliary MATLAB code as shown in Figure
6.
In Ansys on the menu: Select -> Entities -> Nodes -> Ok, and then manually select the three
nodes. Type “NLIST” and save the file in the same folder.

⦁ ⦁

Figura 62 Strip contact area and 3 nodes for the versor identification.

Figura 63 Code screen. Input required by the Matlab code: nodes A, B and C.

38
5.3. Auxiliary code for selection of condensation nodes

Once all the .txt files are saved in their folders, the auxiliary MATLAB code may be run. This code
selects the nodes required for the reduction process and it is located in the folder
“FRIDA_STRIP_SIMMETRIA_CICLICA_LAST \1.Selezione_Nodi_Condensation”.
Open the main file “A_main_selecting_nodes_ANSYS” and change the following three inputs:

1) path: path pointing to the general folder “FRIDA_STRIP_SIMMETRIA_CICLICA_LAST”.

2) n and g: number of node rows along tangential and axis directions. These rows identify the
nodes used for the condensation process. In Figure 7 the selected strip nodes for a given
combination of n and g are shown.

Figura 64 Top view of strip. Nodes selected for condensation.

3) Identificative number of the three nodes required for the versors computation. They were saved
before during the creation of the .txt files and they are described in Figure 3 and Figure 6.

Now the code is ready to be run. It will generate two .txt files with the list of nodes required for the
condensation procedure in Ansys. The .txt files will be automatically saved in the folders:
“C:\..............\ FRIDA_STRIP_SIMMETRIA_CICLICA_LAST\left_blade” for the blade.
“C:\................\ FRIDA_STRIP_SIMMETRIA_CICLICA_LAST\strip” for the strip.
In some cases, the code will not produce any output displaying error messages (e.g. “WARNING!
Reduce the value of n.”). This means that the value of n or g is too large and must be reduced since
there are not enough nodes in the model.

39
5.4. Condensation procedure

Once the .txt files are obtained from the auxiliary MATLAB code, the condensation procedure may
begin.

5.4.1. Blade condensation procedure.

Open the Ansys file “left_blade” located in the folder


“FRIDA_STRIP_SIMMETRIA_CICLICA_LAST \left_blade\ ansys calculation “.
Open the txt file “1.condensation nodes BLADE “ located in the folder
“FRIDA_STRIP_SIMMETRIA_CICLICA_LAST\left_blade”. Copy and paste the file into the
Ansys command panel. This file will select the condensation nodes in the model. Then save the
model. This command creates the components made by the contact nodes, force nodes and tip nodes.

Figura 66 Strip contact components


Figura 65 Blade components

After that, open the second txt file “2. Craig_bampton-blade” located in the same folder and copy and
paste in the Ansys command panel. This file will start the model reduction. To modify the number of
modes, open the file and change the number on variable “mode_fix”. It will require some minutes.

40
Before the end of the reduction, select “Yes” when Ansys requires authorisation to execute the
“Clear” command: it clears the geometric model, replacing it with the mass-stiffness one. Once the
procedure has finished, quit from Ansys without saving: in this way the geometrical model would not
be lost definitively.
After the condensation, the mass and stiffness matrices
are automatically saved in the following files:
- M_Blade.txt, containing the values of the mass
matrix;
- K_Blade.txt, containing the values of
Figura 67 Craig-
the stiffness matrix; bampton code
- K_Blade.mapping, containing the identification
numbers of the d.o.f. of the stiffness matrix;
- M_Blade.mapping, containing the identification numbers of the d.o.f. of the mass matrix,
in the directory “…\ansys calculation”.
The number of d.o.f. could be determined as follows: every selected node (contact nodes, force nodes
and tip nodes) has three d.o.f.; in addition, the matrices contain an additional d.o.f. for every mode
selected in the craig-bampton procedure. For example, if n = 11 and g = 4, the number of d.o.f. for
the blades is:

𝑑. 𝑜. 𝑓. 𝑏𝑙𝑎𝑑𝑒𝑠 = 3(44 × 2 + 2 + 2) + 20 = 296


The user could do a first check of the files checking the dimension of the mapping files: they must
contain so many lines as the number of d.o.f.; otherwise they would be incorrect.

5.4.2. Strip condensation procedure.

The procedure for the strip is the same as above, but now the files are located in the strip folder. Either
for the strip matrices it is possible to make the same check as for the blade matrices.

5.5. Reading Ansys files in Matlab

Once the mass and stiffness matrices are extracted from the Ansys model, they need to be converted
into readable MATLAB files. Another auxiliary code has been created for the conversion: it takes as
input the Ansys files, and creates some Matlab matrices re-ordered according the id of the d.o.f.
It works as follows:
i) Reading of the .txt files and saving them in Matlab variables;

ii) Reading of the nodes files: it reads the nodes from the Matlab file generated after the
selection procedure.

41
Figura 68 “lettura_nodi” sub-routine

Otherwise, the user could choose to read the nodes from .txt files generated directly by
Ansys: in this case it is necessary create the files selecting each component and save it
as described above; also, the user needs to change the code of the sub-routine
“lettura_nodi” putting “%” before the lines 23 and 27 and deleting it from the lines 22
and 26.
During this phase the code saves the vectors of the d.o.f.’s identification numbers.

iii) Reordering of the K and M matrices: the code reorders the matrices using the .mapping
files generated by Ansys and the identification vectors.

For the blade.

The code is located in the folder “FRIDA_STRIP_SIMMETRIA_CICLICA_LAST


\left_blade\reading BLADE nodes”. Open the main “A_main_reading_files_ANSYS” and change
just the variable path to the current device path. Then run the code.
The code will produce the following files in the folder
“FRIDA_STRIP_SIMMETRIA_CICLICA_LAST \left_blade\ condensation”:
- “KM_bla_left”: it contains the mass and stiffness matrices.
- “Leftblade_Nodes”: it contains the list of condensation nodes and other useful index.

For the strip.

The same procedure has to be followed for the strip.

Now the FRIDA code is ready to be run! It is in located in the directory


“FRIDA_STRIP_SIMMETRIA_CICLICA_LAST \FRIDA_CODE”. The code has a user interface
which is the file “FRIDA_strip1.m” and a series of subroutine that are collected in the directory
FRIDA_CODE.
The code FRIDA will read directly the files (KM_bla_left, Leftblade_Nodes and
Condensation_Nodes) in the folder: “……\left_blade\ condensation” for the blade and the files
(KM_s, Strip_Nodes and Condensation_Nodes) in the folder “……\strip\ condensation” for the strip.
The User must open and work only on the file FRIDA_strip1.m, it is highly recommended not to
modify any files in the directory FRIDA_CODE.

42
5.6. APPENDIX

When creating the .txt files it may happen that the text strings highlighted in Figure 8 are generated
in the beginning of the file. They must be deleted since they are different for every computer device
and cannot be detected by the code.

Figura 69 Screen of .txt file before and after deleting the initial text strings.

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6. APPENDICE C: raccolta grafici

Di seguito si riportano tutti i grafici inerenti alle prove sperimentali condotte sul banco prova.

6.1. Prova 1: pale libere

Figura 70 - Pale libere - ampiezza FRF

Figura 71 - Pale libere - fase

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6.2. Pale libere con aria compressa

Figura 72 - Pale con aria - ampiezza FRF

Figura 73 - Pale con aria - fase

6.3. Pale con strip

Figura 74 - Pale e strip -confronti ampiezza FRF Pala 1

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Figura 75 - Pale con strip - confronti fase Pala 1

Figura 76 - Pale con strip - confronti ampiezza FRF Pala 2

Figura 77 - Pale con strip - confronti fase Pala 2

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6.4. Prova a forzante decrescente (0,2N – 0,15N – 0,1N)

Figura 78 - Pale con strip - confronti ampiezza FRF Pala 1, forzante decrescente

Figura 79 - Pale con strip - confronti fase Pala 1, forzante decrescente

Figura 80 - Pale con strip - confronti ampiezza FRF Pala 2, forzante decrescente

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Figura 81 - Pale con strip - confronti fase Pala 2, forzante decrescente

Di seguito si riportano i confronti tra pala 1 e 2 con la stessa cella (cella 1).

Figura 82 - Pale con strip - confronti fase, ampiezza 0,1N

Figura 83 - Pale con strip - confronti fase, ampiezza 0,2N

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Figura 84 - Pale con strip - confronti fase, ampiezza 0,15N

6.5. Forzante 0,1N, con interruzione del flusso d’aria

Si omettono i grafici della fase.

Figura 85 - Pale con strip - confronto ampiezza FRF Pala 1, con riposizionamento

Figura 86 - Pale con strip - confronto ampiezza FRF Pala 2, con riposizionamento

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6.6. Prove di ripetibilità

Figura 87 - Prova ripetibilità - confronto ampiezze FRF Pala 1, forzante 0,1N

Figura 88 - Prova ripetibilità - confronto ampiezze FRF Pala 1, forzante 0,2N

Figura 89 - Prova ripetibilità - confronto ampiezze FRF Pala 1, forzante 0,15N

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Figura 90 - Prova ripetibilità - confronto ampiezze FRF Pala 1

Figura 91 - Prova ripetibilità - confronto ampiezze FRF Pala 2, forzante 0,1N

Figura 92 - Prova ripetibilità - confronto ampiezze FRF Pala 2, forzante 0,15N

Figura 93 - Prova ripetibilità - confronto ampiezze FRF Pala 2, forzante 0,2N

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