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Introduzione.
Una retta orientata è un’immagine geometrica dell’insieme dei numeri reali. Fissate l’origine e l’unità di misura, è
possibile istituire una corrispondenza biunivoca tra numeri reali e punti della retta. Percorrendo la retta orientata, a
partire dall’origine e nel verso positivo, si incontrano a intervalli regolari i punti corrispondenti ai numeri naturali;
muovendosi nel verso opposto, si possono individuare i punti corrispondenti agli interi. Tra un intero e l’altro si trovano
infiniti punti corrispondenti ai numeri razionali, che tuttavia non occupano con continuità tutti i punti della retta: vi sono
anche infiniti punti corrispondenti ai numeri irrazionali.
Ingenuamente siamo portati a ritenere che i numeri interi siano più numerosi (il doppio, meno uno) dei numeri naturali,
e che i numeri razionali siano molto più numerosi dei numeri interi (quanto più numerosi?). I numeri irrazionali, infine
sono più numerosi dei razionali, meno numerosi dei razionali, o tanto numerosi quanto i razionali?
n 1 2 3 4 5 …
2 1 4 9 16 25 …
n
da questo punto di vista i numeri naturali appaiono tanto numerosi quanto i numeri naturali “quadrati”, che, d’altra parte
sono un sottoinsieme dei numeri naturali.
La relazione di equipotenza tra insiemi gode della proprietà riflessiva (ogni insieme è equipotente a se stesso), della
proprietà simmetrica (se l’insieme A è equipotente all’insieme B, anche l’insieme B è equipotente all’insieme A), della
proprietà transitiva (se l’insieme A è equipotente all’insieme B, e l’insieme B è equipotente all’insieme C, allora
l’insieme A è equipotente all’insieme C).
La relazione di equipotenza tra insiemi è pertanto una relazione di equivalenza: in ciascuna delle classi di
equivalenza si trovano tutti gli insiemi tra loro equipotenti. Per esempio:
- l’insieme vuoto sta nella stessa classe di equivalenza dell’insieme dei punti di intersezione di due rette
parallele, dell’insieme dei triangoli che hanno due angoli retti e così via;
- l’insieme degli occhi di un uomo sta nella stessa classe di equivalenza dell’insieme degli stati di una lampadina
(accesa/spenta), dell’insieme delle mani di un uomo e così via;
- l’insieme dei punti cardinali sta nella stessa classe di equivalenza dell’insieme delle zampe di un cavallo,
dell’insieme dei vertici di un quadrilatero e così via.
Se due insiemi A e B non hanno la stessa cardinalità può verificarsi una sola delle seguenti situazioni:
- A può essere messo in corrispondenza biunivoca con un sottoinsieme proprio di B: allora A < B ;
- B può essere messo in corrispondenza biunivoca con un sottoinsieme proprio di A: allora A > B .
Il termine cardinalità è introdotto con evidente riferimento ai numeri cardinali, ovvero all’elenco dei numeri naturali
mediante il quale si dà luogo all’attività del contare: zero, uno ,due, tre, e così via.
La cardinalità di un insieme finito è espressa mediante un numero naturale: per esempio, la cardinalità degli insiemi A e
B introdotti precedentemente è 4.
Il concetto di cardinalità riguarda anche gli insiemi infiniti. Per esempio l’insieme ℕ e l’insieme dei quadrati dei
numeri naturali hanno la stessa cardinalità, perché tra i loro elementi è possibile stabilire una corrispondenza biunivoca.
Tale cardinalità non può essere espressa mediante un numero naturale.
Cantor introduce il concetto di numero transfinito per poter esprimere la numerosità degli insiemi infiniti: infatti è
possibile dimostrare che esistono diversi gradi di infinito.
I numeri transfiniti non possono essere rappresentati mediante le cifre e i simboli utilizzati per rappresentare i numeri
finiti. Cantor introduce il simbolo ( אaleph) della prima lettera dell’alfabeto ebraico, munito di un pedice che indichi un
particolare grado di infinito. I diversi e crescenti gradi di infinito sono indicati mediante א0 (aleph-zero), א1 (aleph-uno),
א2 (aleph-due), e così via.
Un insieme si dice numerabile se può essere messo in corrispondenza biunivoca con l’insieme ℕ dei numeri
naturali.
Esempio: l’insieme dei quadrati dei numeri naturali è numerabile: la corrispondenza biunivoca è descritta da Galilei.
Esempio: l’insieme dei numeri naturali pari è numerabile: è semplice costruire la corrispondenza biunivoca opportuna:
n 0 1 2 3 4 …
p 0 2 4 6 8 …
n 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 …
k 0 −1 +1 −2 +2 −3 +3 −4 +4 −5 +5 −6 …
0 0 0 0 0 0 0
………….
1 2 3 4 5 6 7
1 1 1 1 1 1 1
………….
1 2 3 4 5 6 7
2 2 2 2 2 2 2
………….
1 2 3 4 5 6 7
3 3 3 3 3 3 3
………….
1 2 3 4 5 6 7
4 4 4 4 4 4 4
………….
1 2 3 4 5 6 7
5 5 5 5 5 5 5
………….
1 2 3 4 5 6 7
… … … … … … … ………….
n 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 …
0 1 1 2 2 1 1 1 1 3 3 4 4 3 3
q − + − + − + − + − + − + − + …
1 1 1 1 1 2 2 3 3 1 1 1 1 2 2
L’insieme ℤ e l’insieme ℚ hanno la stessa cardinalità dell’insieme ℕ ; la cardinalità di questi insiemi è espressa
mediante il numero transfinito א0, detto anche potenza del numerabile.
Se l’insieme dei numeri reali fosse numerabile, sarebbe possibile elencarne tutti gli elementi con un metodo simile a
quello utilizzato per elencare tutti numeri razionali. Ammettiamo dunque di essere in possesso dell’elenco e mostriamo
che è sempre possibile trovare un numero non appartenente all’elenco; ciò implica l’impossibilità di costruire l’elenco e
quindi la non-numerabilità dell’insieme dei numeri reali.
Pi indica la parte intera dell’i-esimo numero dell’elenco; ai , bi , ci sono le rispettive i-esime cifre decimali.
Il numero P, abcd .......... è certamente per costruzione un numero reale; il numero P, abcd .......... è diverso dal primo
numero dell’elenco, perché la sua prima cifra decimale e diversa da a1, è diverso dal secondo numero dell’elenco,
perché la sua seconda cifra decimale e diversa da b2, è diverso dal terzo, dal quarto, da ogni numero dell’elenco. Non
c’è alcun numero naturale associabile al numero P, abcd .......... , perché per ipotesi ogni numero naturale è già associato
a un numero dell’elenco.
L’insieme ℝ non ha la potenza del numerabile: qual è la potenza di ℝ ? Quanti sono i numeri reali? Sono “più infiniti”
dei numeri naturali, ma “quanto più infiniti”?
Cantor non riuscì a dare una risposta questa domanda, e nemmeno valenti matematici che lo seguirono. Alcuni, tra i
quali Gödel, ipotizzarono che ℝ avesse cardinalità successiva a quella di א0, ossia א1; ad oggi pare che questo
problema faccia parte di un insieme di questioni indecidibili, cioè proposizioni delle quali non si può dire se sono vere o
sono false.
Per indicare che la cardinalità di ℝ è maggiore della cardinalità di ℕ , si usa dire che ℝ ha la potenza del continuo.