Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Q uello della politica interna di Sparta è un tema che fa registrare negli studi
moderni, anche recenti, un grande interesse. È un tema la cui indagine
* Il presente lavoro riprende temi e spunti della mia Tesi di Dottorato in Storia Antica (Storia e
Storiografia dell’Antichità Classica) discussa nel Marzo 2008 presso l’Università degli Studi di Peru-
gia. Desidero ringraziare vivamente per i preziosi consigli e la cortese disponibilità la Prof.ssa Luisa
Prandi ed il Prof. Aldo Corcella.
Cfr. G.B. Grundy, The population and policy of Sparta in the fifth century, JHS 28, 1908, 77-96 ; G. Dick-
ins, The growth of Spartan policy, JHS 32, 1912, 1-44 ; G.B. Grundy, The Policy of Sparta, JHS 32, 1912, 261-269 ;
G. Dickins, The growth of Spartan policy – A reply, JHS 33, 1913, 111-112 ; J. Wolski, Pausanias et le problème de
la politique spartiate (480-470), « Eos » 47, 1954, 75-94 ; A. Andrewes, The government of the classical Sparta,
in E. Badian (Ed.), Ancient Society and Institutions, Studies pres. to V. Ehrenberg on his 75th birthday, Ox-
ford 1966, 1-20 ; J. Wolski, Les changements intérieurs a Sparte a la vielle des guerres médiques, REA 69, 1967,
31-49 ; D. Lotze, Bemerkungen zur machtpolitischen Interpretation spartanischen Verhaltens in den Jahren 479-
477 v. Chr., « Klio » 52, 1970, 255-275 ; W.E. Thompson, Observation on Spartan Politics, RSA 3, 1973, 47-58 ; P.
Carlier, La vie politique à Sparte sous le règne de Cléomène ier. Essai d’interprétation, « Ktèma » 2, 1977, 65-84 ;
D. Harvey, Leonidas the Regicide ?, Speculations on the death of Kleomenes, in G.W. Bowersock - W. Burkert
– M.C. Putnam (Eds.), Arktouros, Hellenic Studies presented to B. M. Knox on the occasion of his 65th
birthday, Berlin-New York 1979, 253-260 ; P.A. Rahe, The selection of Ephors at Sparta, « Historia » 29, 1980,
385-401 ; P.J. Rhodes, The selection of Ephors at Sparta, « Historia » 30.4, 1981, 499-503 ; D.H. Kelly, Policy-
making in the Spartan Assembly, « Antichton » 15, 1981, 47-61 ; V.M. Strogetskij, Some features of the internal
political struggle in Sparta at the end of the VIth – begin. of the vth century B. C. Cleomenes and Demaratus,
VDI 161.3, 1982, 38-49 ; C.L. Huxley, Herodotos on the myth and politics in early Sparta, PRIA 83, 1983, 1-16 ;
A. Roobaert, Isolationnisme et Impérialisme Spartiates de 520 à 469, Leuven 1985 ; K.L. Noethlichs, Bestec-
hung, Bestechlichkeit und die Rolle des Geldes in der spartanischen Außen- und Innenpolitik vom 7.-2.Jh.v.Chr.,
« Historia » 36, 1987, 129-170 ; G.L. Cawkwell, Cleomenes, « Mnemosyne » 46, 1993, 506-527 ; A. Barello, Il
processo di Cleomene e la crisi dinastica di Sparta, in M. Sordi (a cura di), Processi e politica nel mondo antico,
Milano 1996, 19-27 ; L. Thommen, Lakedaimonion Politeia. Die Entstehung der spartanischen Verfassung,
Historia, Einzelschriften 103, Stuttgart 1996 ; N. Richer, Les éphores. Études sur l’histoire et sur l’image de
Sparte (viiie-iiie siècle avant Jésus-Christ), Paris 1998 ; M. Meier, Kleomenes I, Demaratos und das spartanische
Ephorat, GFA 2, 1999, 89-108 ; M. Meier, Zwischen Königen und Damos, Überlegungen zur Funktion und Ent-
wicklung des Ephorats in Sparta (7.-4. Jh. v. Chr.), ZRG 117, 2000, 43-102 ; U. Bultrighini, Cleomene, Erodoto
e gli altri, in E. Luppino Manes (a cura di) Storiografia e regalità nel mondo greco, 2003, 51-119 ; E. Lévy,
Sparte : histoire politique et sociale jusqu’à la conquête romain, Paris 2003 P. Carlier, Cleomene I, re di Sparta,
in C. Bearzot – F. Landucci (a cura di), Contro le leggi immutabili : gli Spartani fra tradizione e innovazione,
Milano 2004, 33-51 ; S. Link, Die Ehrenrechte der Spartanischen Könige, « Philologus » 148.2, 2004, 222-244 ; A.
Luther, Könige und Ephoren. Untersuchungen zur spartanischen Verfassungsgeschichte, Frankfurt am Main
2004 ; E. Dimauro, Re contro. La rivalità dinastica a Sparta fino al regno di Agide II, Alessandria 2008.
«mediterraneo antico», x, 1-2, 2007
346 rossella gioiosa
comporta delle difficoltà che risultano imprescindibilmente legate a due fattori
fondamentali : da un lato alla scarsa disponibilità di informazioni riguardanti le
decisioni e le azioni dello stato lacedemone ; dall’altro al fatto che nessuna delle
sugli affari dello stato spartano trapelassero al di fuori della città, ad eccezione,
naturalmente, di quelle che i Lacedemoni erano disposti a rendere note.
deve far credere che gli Spartani fossero incapaci di compiere una riflessione sul
proprio passato. Al contrario, il fatto che essi nutrissero un interesse nei con-
fronti della loro storia è provato ad esempio dalle liste dei re e degli efori, oltre
che dall’esistenza di una ricca tradizione orale confluita in opere di autori stra-
nieri.
Lo storico di Alicarnasso non solo ci restituisce, per dirla con le parole di Lévy,
« le premier tableau de Sparte parvenu jusqu’à nous », ma è anche la fonte che
E. David, Sparta’s kosmos of silence, in S. Hodkinson – A. Powell (Eds.), Sparta New Perspectives,
London 1999, 117-146.
Sulla impossibilità già da parte degli storici di età classica di documentarsi in maniera esaustiva
sui fatti di Sparta cfr. K.M. Cragg, Herodotus’ presentation of Sparta, Michigan 1976, 50 s. e E.N. Tiger-
stedt, The Legend of Sparta in Classical Antiquity, Stockholm 1965, 25.
Sul carattere principalmente orale della società spartana cfr. P. Cartledge, Literacy in the spartan
oligarchy, JHS 98, 1978, 25-37.
Così F. Jacoby, Die Fragmente der griechischen Historiker, iiib, Leiden 1955, 615.
Cfr. L. Thommen, Spartas fehlende Lokalgeschichte, « Gymnasium » 107.5, 2000, 299-408.
E. Lévy, La Sparte d’Hérodote, « Ktèma » 24, 1999, 123.
erodoto e le scelte di sparta 347
contiene il maggior numero di informazioni e, soprattutto, per molti avvenimen-
ti è la sola di cui disponiamo.
chiusura e alla segretezza dello stato lacedemone di cui si è appena detto. 10 Gli
studiosi credono che fra i referenti spartani di Erodoto si possano annoverare al-
cuni membri delle due famiglie reali o, per lo meno, alcuni personaggi vicini agli
ambienti della diarchia. 11 In realtà è veramente difficile, tranne in casi davvero
unici, 12 dare un’identità precisa ai relatori dello storico dal momento che egli qua-
si sempre si limita a dire di aver appreso le notizie che riferisce dai ‘Lacedemoni’.
Tuttavia il solo fatto che sia venuto a conoscenza delle tradizioni orali di quello
che era « the most secretive of Greek states » 13 non è certo privo di significato.
Fin qui i vantaggi del resoconto erodoteo su Sparta. Di fronte ad essi stanno
però dei limiti. È naturale, infatti, che Erodoto, come ogni altro storico, sia stato
condizionato nella sua ricostruzione dei fatti non solo dallo stato della tradizio-
ne, ma anche dalle proprie convinzioni personali, dalle proprie inclinazioni politi-
che ed ideologiche, dalla propria capacità o volontà di essere imparziale. Bisogna
quindi valutare se e in che misura tali fattori hanno avuto influenza quando egli
narra di Sparta e dei Lacedemoni. 14 L’approccio più corretto al problema ci sem-
bra quello indicato da Cragg : bisogna servirsi della testimonianza erodotea pren-
È con questo spirito che nel presente studio si è tentato di ricostruire la storia
politica interna di Sparta fra la metà del vi e il 479 a.C. attraverso quella che, co-
me si è appena detto, è per molti avvenimenti l’unica fonte storiografica a nostra
disposizione, sicuramente la più ricca di informazioni e, con ogni probabilità, la
più attendibile a causa delle condizioni privilegiate di accesso al mondo lacede-
mone. 16
che vedono protagonista la città laconica, pertanto, si dipanano lungo questo filo
conduttore primario in maniera incidentale e per lo più in forma di digressioni
almeno finché non si arriva allo scontro diretto fra Greci e Persiani e, in particolar
modo, all’invasione della Grecia ad opera di Serse. Da questo momento in poi
gli excursus sui Lacedemoni tendono a diminuire e le vicende che li riguardano
seguono soprattutto la trama della narrazione principale.
L’analisi sulla politica interna è stata condotta attraverso l’approfondimento di
due argomenti principali : da un lato la successione dinastica al trono agiade ; dal-
l’altro le relazioni, per lo più conflittuali, che legano gli esponenti delle due casate
regali che di volta in volta si trovano insieme a governare. Questa particolare atten-
zione riservata alla diarchia rispetto alle altre componenti istituzionali dello stato
Allo stesso tempo abbiamo cercato di comprendere, quando gli avvenimenti ri-
portati lo rendevano possibile, anche il peso della gerusia e dell’assemblea. Ciò
è risultato sicuramente più arduo non solo perché esse assai raramente trovano
posto nella narrazione, ma anche perché la terminologia con la quale Erodoto il
più delle volte designa gli organi dello stato lacedemone è molto generica e crea
spesso incertezza. Egli, ad esempio, si serve soltanto del sostantivo a[rconte~ per
indicare i magistrati che di volta in volta prendono parte alle decisioni, oppure
menziona in maniera ancora più sommaria semplicemente oiJ Lakedaimovnioi o oiJ
Spartih`tai in riferimento all’assemblea.
pano lo spazio cronologico di circa novanta anni entro il quale lo storico racchiu-
de la sua opera.
Non è questa la sede per proporre un’analisi approfondita di ognuno di questi
accadimenti, 19 ne presenteremo pertanto un quadro sintetico che vuole essere
utile alla comprensione delle questioni relative alla politica interna. A tale scopo
ci interessa soprattutto mettere in luce come le operazioni militari e le azioni
18 Tale interpretazione è ben inquadrata e già contestata da Carlier, La vie politique, cit., 65 s.
che fa notare : « Pour beaucoup d’auteurs, parmi les plus illustres, l’histoire de Sparte est à peu près
terminée au milieu du vie siècle : Sparte s’est ‘figée’, toutes les institutions qui font d’elle un État
réactionnaire, militaire e policier sont en place : du point du vue politique, la dictature des éphores
est établie, et leur autorité tyrannique, dont la fonction est de maintenir une stricte discipline dans la
cité, s’exerce tant sur les rois que sur les citoyens et les non-citoyens, hilotes et périèques ». Egli si ri-
ferisce in particolare a H.T. Wade-Gery, The Growth of the Dorian States, in CAH, iii, Cambridge 1925,
558-570 ; G. Glotz, Histoire Grecque, i, Paris 1925, 335-374 ; Bengtson, Griechische Geschichte, cit., 116 ; cfr.
anche Dickins, The growth, cit., 1-44. Contra, fra gli altri, Andrewes, The government, cit., 8-10 ; I. Hahn,
Aspekte der spartanischen Außenpolitik im V. Jh., AAntHung 17, 1968, 286-289 ; Carlier, La vie politique,
cit., 69 s. ; M. Clauss, Sparta, Eine Einführung in seine Geschichte und Zivilisation, München 1983, 9 e
135 s. 19 Per la trattazione sistematica rimando al mia Tesi di Dottorato.
350 rossella gioiosa
diplomatiche dello stato lacedemone si caratterizzino per una certa mutabilità
e contraddittorietà nelle scelte e nei comportamenti. In particolare alcune volte
appaiono dirette al solo controllo del Peloponneso o delle regioni vicine nell’ot-
tica di una politica di chiusura entro confini territoriali ristretti, invece altre volte
testimoniano l’interesse degli Spartani per aree geografiche molto lontane dalla
loro patria nell’ottica di una politica di maggiore espansione.
Fra la metà del vi secolo ed il primo decennio del v secolo a.C. Sparta rie-
sce a consolidare in maniera significativa la propria posizione di città egemone
all’interno del Peloponneso grazie ad alcune campagne militari vittoriose che
le permettono di estendere i propri confini territoriali ad aree strategicamente
importanti : da un lato con la sconfitta dei Tegeati ottiene a nord il controllo di
Sepeia, 22 poi, indebolisce Argo e rende più sicura la frontiera orientale. Allo stesso
quest’atto vanno cercate non tanto nella volontà spartana di arginare la minaccia
persiana, quanto piuttosto nella volontà di colpire indirettamente la rivale Argo, 28
alleata di Egina nella guerra che quest’ultima combatteva da tempo contro Ate-
ne. 29 Del resto la scarsa preoccupazione dei Lacedemoni rispetto alle pericolose
iniziative dei Medi sembrerebbe provata anche dalla loro assenza a Maratona. 30
Fra gli anni Cinquanta e gli anni Venti del vi secolo notevole è anche l’atten-
zione di Sparta per regioni lontane dal Peloponneso. La città, infatti, mostra a più
riprese di essere interessata ad intervenire in una serie di operazioni che hanno il
loro campo d’azione nell’Egeo : è pronta ad accogliere le richieste di alleanze del
la sua protezione agli Ioni d’Asia minacciati anch’essi da Ciro ; 32 conduce una
tradizione, tempo dello storico : Thuc. I.18 e la storia arcaica spartana, SStor 28, 1995, 35 – da motivazioni
ideologiche e propagandistiche in base alle quali viene riconosciuto a Sparta ‘il ruolo di difensore
della libertà’. Sul topos della politica antitirannica di Sparta vedi anche R. Bernhardt, Die Entstehung
der Legende von der tyrannenfeindlichen Außenpolitik Spartas im sechsten und fünften Jahrhundert v. Chr.,
« Historia » 36, 1987, 257-289 con bibliografia precedente.
27 vi 48, 2-51 ; 61-66 ; 73.
28 Cfr. Forrest, Storia di Sparta, cit., 131 ; Bultrighini, Cleomene, cit., 91 ; C. Fornis, Esparta : historia,
sociedad y cultura de un mito historiográfico, Barcelona 2003, 82.
29 v 82-87. La cronologia di questa guerra è incerta, probabilmente va datata intorno al 506 a.C.
Cfr. D. Musti, Storia greca. Linee di sviluppo dall’età micenea all’età romana, Roma-Bari, 19955, 280.
30 vi 106 e 120. 31 i 56 e 69. 32 i 141. 33 iii 39 ; 44-47 ; 54-57.
34 iii 142-148. 35 v 49-51. 36 vi 84, 2.
37 v 42, 2-47. Sono convinti che le imprese di Dorieo non vadano considerate l’opera di un singolo
ma godano dell’appoggio dello stato L. Braccesi, L’Enigma Dorieo, Hespería 11, Roma 1999 ; Id., Do-
rieo, un monumento e un epitafio, in Erodoto e l’Occidente, Kokalos Suppl. 15, Roma 1999, 41-46 ; R. Ganci,
I “segni” cadmei e gli Egeidi nella tradizione erodotea su Dorieo spartano, in Erodoto e l’Occidente, Kokalos
Suppl. 15, Roma 1999, 241-259. Pensano, invece, ad un’iniziativa individuale G. Mastruzzo, Osserva-
zioni sulla spedizione di Dorieo, « Sileno » 3, 1977, 137 ; A.J. Graham, Colony and Mother City in Ancient
Greece, Chicago 1983, 8 ; F. Sartori, Agrigento, Gela e Siracusa, in Dall’Italía all’Italia, Padova 1993, 155.
352 rossella gioiosa
Passiamo ad illustrare brevemente la condotta dei Lacedemoni negli anni del-
la seconda guerra persiana. In occasione di questa seconda spedizione, Sparta, a
differenza di quanto aveva fatto durante l’invasione di Dario, prende subito parte
in maniera attiva ai preparativi di guerra e alle trattative diplomatiche messe in
atto per fermare l’avanzata di Serse : è presente al congresso dei Greci all’Istmo, 38
saglia presso Tempe 40 e schiera alle Termopili un corpo scelto con a capo il re
e non vincono la loro riluttanza neanche quando Atene minaccia di passare dalla
parte dei Persiani. 43 Soltanto le forze peloponnesiache che compongono la flotta
registra con la campagna di Platea : l’esercito spartano, che con la sua improvvisa
Sul possibile coinvolgimento degli Egeidi nelle azioni del principe spartano cfr. F. Vian, Les origines
de Thèbes, Kadmos et les Spartes, Paris 1963, 255 ; M. Miller, The Talassocracies, Studies in Cronography,
ii, New York 1971, 39 ; M. Nafissi, A proposito degli Aigheidai : grandi ghéne ed empori nei rapporti Sparta-
Cirene, AFLPer 18, 1980/81, 185-205 ; Id., Battiadi ed Aigheidai : per la storia dei rapporti fra Cirene e Sparta
in età arcaica, in G. Barker – J. Lloyd – J. Reynols (Eds.), Cyrenaica in Antiquity, Oxford 1985, 375-382 ; P.
Vannicelli, Gli Egidi e le relazioni fra Sparta e Cirene in età arcaica, QUCC 41, 1992, 55-73.
38 vii 145. 39 vii 149. 40 vii 172-175.
41 vii 202-238. Sulle ragioni strategiche del comportamento di Leonida cfr. J.R. Grant, Leonidas’
‘Last Stand’, « Phoenix » 15, 1961, 14-27 ; A. Dascalakis, Les raisons réelles du sacrifice de Léonidas et l’im-
portance historique de la bataille des Thermopyles, StudClas 6, 1964, 57-82 ; J.A.S. Evans, The Final Problem
at Thermopylae, GRBS 5, 1964, 231-237 ; R. Hope Simpson, Leonidas’ Decision, « Phoenix » 26, 1972, 1-11.
Sulla trasformazione della sconfitta delle Termopili in un successo ideologico attraverso la versione
della cosiddetta Leggenda cfr. J.H. Hooker, Spartan Propaganda, in A. Powell (Ed.), Classical Sparta :
techniques behind her success, London 1989, 135 e M. Lombardo, Erodoto sulle Termopili : Leonida, De-
marato e l’Ideologia Spartiata, in M. Giangiulio (a cura di), Erodoto e il ‘modello erodoteo’. Formazione e
trasmissione delle tradizioni storiche in Grecia, Trento 2005, 192, che riprende alcuni concetti di Hooker
sulla ‘state propaganda’. 42 viii 71-74. 43 ix 6-7.
44 viii 49.
45 ix 10-70. A proposito dell’interpretatio ateniese del racconto erodoteo sulla campagna di Platea
cfr. R.W. Macan, Herodotus, The Seventh, Eighth, and Ninth Books with Introduction and Commentary, ii,
London 1908, 361 s. ; How-Wells, A commentary, cit., ii, 387 ss. ; A. Mele, La battaglia di Platea, AFLN
5, 1955, 19 ss. ; R. Nyland, Herodotos’ Sources for the Plataiai Campaign, AC 61, 1992, 80 ss. ; M. Bettalli,
Erodoto e la battaglia di Platea, in M. Giangiulio (a cura di), Erodoto e il ‘modello erodoteo’. Formazione e
trasmissione delle tradizioni storiche in Grecia, Trento 2005, 215 ss. 46 ix 114.
erodoto e le scelte di sparta 353
la prima spinge perché Sparta estenda i propri confini territoriali e la propria sfera
di influenza ben al di fuori del Peloponneso ; la seconda cerca di limitarne il cam-
sita di Aristagora a Cleomene diviene infatti l’occasione per una digressione sulle
vicissitudini matrimoniali del re Anassandrida e sugli antefatti della successione al
trono alla morte dello stesso.
Anassandrida aveva in moglie una figlia di sua sorella dalla quale non aveva
avuto prole, per questa ragione gli efori gli consigliano di ripudiare la donna e di
sposarne un’altra. Di fronte al rifiuto del re di abbandonare la prima sposa, i magi-
strati si consultano con i geronti e gli concedono di avere due mogli. Dalla secon-
da nasce Cleomene, ma poco dopo anche la prima rimane incinta divenendo così
oggetto delle preoccupazioni dei parenti dell’altra e degli efori, tanto che questi
ultimi addirittura ne sorvegliano il parto. Ella dà alla luce Dorieo e, poco dopo,
genera altri due figli, Leonida e Cleombroto. Alla morte di Anassandrida diviene
re Cleomene « non per valore personale, ma per diritto di nascita », così Dorieo,
zia spartana che, a quanto pare, fanno da sfondo a tutta la vicenda ; in secondo
47 Questo modello è stato ben illustrato da Wolski, Pausanias, cit., 75-94, sp. 90 « La politique
spartiate, depuis la fin du vième siècle, oscillait entre deux pôles, dont l’un était passif, l’autre actif.
Les partisans de la première, principalement les éphores … prescrivaient a l’état spartiate une poli-
tique prudente, fermée dans les frontières étroites du Péloponese. D’autre part, les partisans de la
politique active, les rois en tête, visaient à agrandir la puissance de Sparte au-delà de ses frontière ».
Lo studioso si rifà a K.J. Beloch, Griechische Geschichte, II2 2, Berlin-Leipzig 1931, 90 ss. ; Grundy, The
population, cit., 77-96 ; Dickins, The growth, cit., 1-42. 48 Hdt. v 39-42, 2.
354 rossella gioiosa
ruolo fondamentale spetta ai gruppi aristocratici che promuovono le intese co-
niugali e ai quali appartengono evidentemente le due spose. Esse, e soprattutto la
loro prole, sono lo strumento di cui questi gruppi si servono per tentare la scalata
al trono agiade. Ciò risulta evidente dalla tensione che provoca nei parenti della
seconda moglie la notizia che anche la prima è incinta : essi, sicuri di essersi garan-
titi l’accesso al potere regale tramite l’erede che la loro protetta sta per mettere al
mondo, vedono improvvisamente i loro progetti minacciati dalla gravidanza del-
l’altra. 49 Troviamo assai probabile l’ipotesi avanzata da Bultrighini sulla sterilità
di Anassandrida e sulla eventualità, per nulla remota, che la seconda sposa fosse
stata fornita al re con « l’optional dello stato interessante ». Partendo da questo
l’entourage che sostiene la prima donna, resosi conto della manovra messa in atto
dagli avversari, risponde prontamente e in maniera analoga facendo in modo che
anche ella generi un rampollo per la casa reale. 50
Nel caso della seconda moglie di Anassandrida alcuni indizi forse ci consentono
anche di individuare quali sono le cerchie aristocratiche che reggono le fila di que-
ste complesse alleanze matrimoniali : la donna era, stando a quello che si desume
Chilone è annoverato nella lista dei Sette Saggi 52 e da una tradizione confluita in
Diogene Laerzio apprendiamo che fu eforo nella seconda metà del vi secolo a.C.
e prw`to~ eijshghvsato ejfovrou~ toi`~ basileu`si parazeugnuvnai. 53 Nafissi ritiene che
sostiene a ragione che l’osservazione che Erodoto mette in bocca a Chilone a pro-
posito di Citera potrebbe essere stata condizionata da una situazione riscontrabile
negli anni della guerra del Peloponneso, quando gli Ateniesi fanno dell’isola una
base per le proprie operazioni contro la Laconia. Non crediamo, tuttavia, che sia
nel giusto quando sminuisce l’importanza anche della prima testimonianza ero-
dotea per il fatto che la politica antitirannica dei Lacedemoni è « ein Produkt der
vero che Sparta non intraprese delle campagne militari contro i regimi individuali
concepite come pura lotta ideologica e che questa è una visione anacronistica di
stampo ateniese. Tuttavia tali campagne, seppure con un altro scopo, ebbero luo-
go : erano, come abbiamo detto in precedenza, finalizzate a consolidare il potere
Chilone potrebbe quindi essere stato il promotore di una opposizione alla tiran-
nide intesa come strumento di rafforzamento politico basato sulla creazione di
alleanze. Tanto più che esiste un testo papiraceo databile al ii secolo a.C. in cui si
legge che lo spartano, in veste di eforo, « abbatté le tirannidi fra i Greci ». 57
[Chilone] propose che efori fossero posti a freno dei re ». Qui si fa cenno, seppure
in maniera assai generica, alla facoltà dell’eforato di porre in un certo qual modo
dei limiti al potere regale. Questa prerogativa trova per noi la sua prima attesta-
zione letteraria proprio nel racconto erodoteo su Anassandrida di cui ci stiamo
occupando ; è utile, infatti, ricordare che sono gli efori ad imporre all’Agiade di
prendere una seconda moglie. Nella narrazione, per di più, colpisce l’atteggia-
mento di forte parzialità che essi dimostrano nei confronti di questa donna : per
cupato di rafforzare le basi economiche sulle quali poggiava il suo regno. Le pra-
tiche endogamiche, infatti, servivano ad evitare il rischio di frammentazione del
patrimonio conseguente al diritto, di cui godeva la donna spartana, di ereditare
i beni paterni. 62 L’importanza di tale prassi, soprattutto per le famiglie regali,
appare evidente se si pensa che in una società come quella lacedemone, in cui la
stabilità politica era garantita in larga misura proprio dall’immobilismo economi-
co, alla conservazione del patrimonio era legata strettamente la conservazione
del potere. 63 Il rifiuto di Anassandrida di ripudiare la donna, quindi, non è dettato
invece, credono che l’Agiade sia complice degli efori e dei Chilonidi con i quali
vuole effettivamente imparentarsi ; egli però al tempo stesso non ha intenzione
di perdere i privilegi economici che gli derivano dalla prima unione, pertanto,
nel momento in cui si oppone al divorzio, di fatto « sta contrattando i termini del
59 Così Miller, The Talassocracies, cit., II, 38 s. 60 Cfr. supra, 7 e n. 37.
61 Così Forrest, Storia di Sparta, cit., 118 s.
62 Cfr. D. Schaps, Women in Greek inheritance law, CQ 25, 1975, 53-57.
63 Cfr. Bultrighini, Cleomene, cit., 58, che cita S. Hodkinson, Property and wealth in classical Sparta,
London 2000. Cfr. anche S. Hodkinson, Inheritance, Marriage and Demography : Perspectives upon the
Success and Decline of Classical Sparta, in A. Powell (Ed.), Classical Sparta : techniques behind her success,
London 1989, 79-121, sp. 82-89.
64 Cfr. v 39 lo storico dice che la donna era ‘carissima’ al re e quest’ultimo la difende davanti agli
efori che ne accusano la sterilità.
65 Cfr. Hdt. v 40, 1 i{na mhv ti ajlloi`on peri; seu` Spartih`tai bouleuvswntai.
66 Così Bultrighini, Cleomene, cit., 61-65.
erodoto e le scelte di sparta 357
sandrida al programma politico di matrice chiloniana, programma che, come si
è detto, intende limitare il raggio d’azione di Sparta all’area peloponnesiaca, o al
massimo alle regioni limitrofe, e mira, attraverso il recupero dell’identità achea
e attraverso la lotta antitirannica, alla creazione di alleanze capaci di accrescere
la potenza lacedemone. Quanti sostengono che il re non condivida tali principi
si appellano al fatto che egli chiama il figlio nato dalla prima moglie Dorieo, cioè
‘il dorico’, per sottolineare la continuità con i re conquistatori e di conseguenza
la sua ostilità alla politica filo-achea delle alleanze. 67 Quanti pensano il contrario,
ricorrono alla testimonianza del già citato Papiro Rylands 18 in cui sono elencate
una serie di campagne antitiranniche e accanto al nome di Chilone appare quello
di Anassandrida. 68
role di Erodoto, avrebbero potuto prendere seri provvedimenti nei confronti del
sovrano. Naturalmente è lecito domandarsi se gli Spartiati agivano in piena auto-
nomia o erano comunque indirizzati dagli efori. Questa seconda ipotesi sembra
più probabile, anche perché gli efori presiedevano l’assemblea e le decisioni prese
da quest’ultima erano comunque passibili della loro lettura visto che l’assemblea
esprimeva il suo voto attraverso le grida. 69
67 Cfr. Huxley, Early Sparta, cit., 71 ; Forrest, Storia di Sparta, cit., 118 s. ; C.M. Stibbe, Chilon of Spar-
ta, MNIR 46, 1985, 14 ; Nafissi, La nascita del kosmos, cit., 144. Senza dubbio l’abbandono delle guerre
di conquista ebbe delle ripercussioni negative sul prestigio personale dei re dal momento che questi
avevano fondamentalmente poteri militari (cfr. Hdt. VI 56-58) e dovevano gran parte della loro auto-
rità al carisma che erano in grado di esercitare sul popolo proprio in virtù delle campagne vittoriose.
A proposito dell’importanza del consenso popolare cfr. anche P. Carlier, La Royauté en Grèce avant
Alexandre, Strasbourg 1983, 284.
68 Cfr. Bultrighini, Cleomene, cit., 54 s. Anche per Lenschau, König Kleomenes I, cit., 424 s. « Im Ein-
verständnis mit dem Ephoren Chilon hatte Anaxandridas die neue Politik Spartas begonnen ».
69 Cfr. Thuc. i 87, dove si legge anche che l’eforo Stenelaida, proprio per evitare che vi fossero
dubbi nel momento in cui si doveva decidere la guerra contro Atene, chiede di esprimere il voto
attraverso lo spostamento fisico dei partecipanti all’assemblea.
358 rossella gioiosa
to legislativo che interessi la sfera di influenza dell’eforato, 70 mentre è più pro-
babile che una trasformazione graduale negli equilibri di forza tra i vari organi
istituzionali sia avvenuta nel corso del VI secolo in seguito all’emergere di nuove
circostanze politiche e sociali, ad esempio in seguito alla diminuzione del potere
e del prestigio dei re una volta terminate le guerre di conquista del Peloponne-
so. Chilone può aver dato un contributo importante nell’assetto di questi nuovi
equilibri, ma egli non può certo aver determinato di volontà propria alcun tipo di
cambiamento.
Meno contraddittorio e indubbiamente più disteso appare il rapporto fra efora-
to e monarchia durante il regno di Cleomene.
Non è escluso che gli efori abbiano avuto un ruolo cruciale già al momento del-
l’ascesa al trono di quest’ultimo facendo in modo che venisse preferito al fratello
Dorieo, proprio come in passato si erano prodigati per la madre candidandola
per le seconde nozze di Anassandrida. Essi, come è ovvio, non potevano essere
gli stessi che avevano sostenuto la donna, dal momento che la magistratura aveva
durata annuale, tuttavia è assai probabile che in quegli anni venissero eletti con
una maggioranza interna favorevole ai gruppi chiloniani. Certo Erodoto dice che
Cleomene divenne re perché era oJ presbuvtato~ e che gli Spartiati lo elessero
crewvmenoi tw`/ novmw/, 71 ma la delusione di Dorieo lascia pensare che forse sarebbe
Ad ogni modo se non abbiamo prove certe per affermare che Cleomene godes-
se del favore degli efori ancor prima della sua elezione, possiamo senz’altro dire
che per tutta la durata del suo regno è palese una quasi totale assenza d’attrito
non solo con l’eforato ma anche con le altre componenti istituzionali. Il ruolo
degli efori, infatti, appare molto limitato, ma alla luce di un’analisi attenta dei dati
presenti in Erodoto si può dire che ciò avviene non perché sia cambiato il loro
potere rispetto ai tempi di Anassandrida, bensì perché essi avallano le scelte e le
iniziative del re. Sono citati esplicitamente soltanto tre volte : quando Cleomene si
rivolge a loro per allontanare il samio Meandrio da Sparta affinché questi non cor-
rompa i cittadini col suo denaro, 73 quando i nemici di Cleomene accusano que-
st’ultimo presso di loro per non aver preso Argo dopo i fatti di Sepeia 74 e quando
70 Cfr. Richer, Les éphores, cit., 126 e Fornis, Esparta, cit., 72-74.
71 v 42, 2. Cfr. anche vii 205 Leonida non pensava assolutamente di aver accesso al regno dixw`n
oiJ ejovntwn presbutevrwn ajdelfew`n. Sulle regole di successione regale cfr. Carlier, La Royauté, cit., 240-
248.
72 Cfr. Lévy, Sparte, cit., 164-166 : dal momento che Anassandrida era stato autorizzato ad avere
due mogli, « on pouvait se demander si la deuxième femme, mère de Cléomène, devait vraiment
être considérée comme une épouse légitime, à l’égale de la future mère de Dorieus, ou si elle n’était
qu’une épouse secondaire, simple donneuse d’enfants pour le cas où la première continuerait à se
montrer stérile ». 73 iii 148. 74 vi 82. 75 vi 65.
erodoto e le scelte di sparta 359
Spartihvth/si levgein kai; ajpevfuge pollo;n tou;~ diwvkonta~, nel secondo caso che
e[doxe Spartihvth/si ejpeirevsqai to; crhsthvrion to; ejn Delfoi`si eij ∆Arivstwno~ ei[h
pai`~ oJ Dhmavrhto~ .. ajnoivstou d∆ genomevnou ejk pronoivh~ th`~ Kleomevneo~ ej~ th;n
Puqivhn. È importante, poi, ricordare, un provvedimento legislativo che va ancora
una volta a tutto vantaggio di Cleomene, vale a dire il novmo~ che dopo la dicosta-
siva di Eleusi stabilisce che un solo re conduca l’esercito in guerra e che l’altro resti
in patria. 76 Questa legge ha come immediata conseguenza quella di accrescere la
differenza fra il potere dei due monarchi ; 77 infatti è normale che il re che gode di
che, se è vero che gli efori possono esercitare un controllo sui re, è anche vero che
i re possono esercitare un controllo sugli efori. Appare poi evidente che quando
un re beneficia dell’appoggio dell’eforato o delle altre componenti politiche si de-
terminano inevitabilmente degli squilibri nelle casate reali. Questa è sicuramente
una delle motivazioni più importanti alla base del costante disaccordo fra i re. 79
contro Atene e quando Aristagora arriva a Sparta per chiedere aiuti ; malgrado
l’Euripontide allora ne appoggia la ritirata e induce anche gli altri alleati a fare lo
stesso, riuscendo in questo modo ad impedire al suo collega di portare a termine
81 VI 51 Dhmavrhto~ oJ ∆Arivstwno~ .. ejw;n kai; ou|to~ basileu;~ Spartihtevwn, oijkivh~ d∆ th`~ uJpodee-
stevrh~.
82 I Corinzi si rifiutano di attaccare Atene perché indebolendo quest’ultima avrebbero favorito la
loro rivale Egina. L’isola era infatti in guerra con la città attica (cfr. Hdt. V 83-87 s.). Per le motivazio-
ni corinzie cfr. E. Will, Korinthiaka, Parigi 1955, 654 ss.
360 rossella gioiosa
la spedizione. 83 È evidente che l’azione di Demarato è tesa ad indebolire la posi-
libera da un gran pericolo, quella dei Corinzi la cui manovra riesce pienamente,
quella degli altri alleati di cui precede e forse giustifica la partenza ». 84 Cleomene,
però, ancora una volta fa valere la sua autorità e, tramite il novmo~ che impedisce
ad entrambi i re di condurre l’esercito fuori da Sparta, di fatto riesce ad escludere
il collega da ogni ingerenza in materia di politica estera. 85 L’Euripontide, da parte
perché si rifiutino di consegnare a Cleomene gli ostaggi che questi era andato a
reclamare su richiesta degli Ateniesi. Erodoto racconta infatti che l’egineta Crio,
parlando ejx ejpistolh`~ th`~ Dhmarhvtou, accusa Cleomene di essere stato corrotto
dagli Ateniesi e di agire senza il consenso del governo spartano visto che è assente
l’altro monarca. 86 Demarato forse spera in tal modo di ottenere l’abbandono del-
per far destituire Demarato e a tal fine lo accusa di non essere figlio legittimo di
Aristone. Questi, dopo due matrimoni dai quali non erano nati eredi, aveva avuto
una terza moglie, già sposa dell’amico Ageto al quale egli l’aveva sottratta con
l’inganno. La donna aveva dato alla luce Demarato, ma il parto era avvenuto pri-
ma che il tempo di gestazione fosse giunto al termine alimentando così il dubbio
sulla paternità di Aristone. Erodoto riferisce che anche quest’ultimo, appresa la
notizia della nascita del figlio, aveva mostrato di fronte agli efori la sua perplessità.
Cleomene non agisce da solo ma con l’aiuto di Leotichida al quale offre in cambio
della sua collaborazione il trono del collega. Leotichida come Demarato era un
Euripontide e fra i due esisteva una vecchia inimicizia poiché il secondo aveva
sottratto al primo la promessa sposa, una certa Percalo, figlia di Chilone figlio di
Demarmeno. 89 Leotichida aveva, dunque, due buone ragioni per sbarazzarsi di
83 Cfr. v 75. 84 Così Carlier, Cleomene I, cit., 45 s. 85 Cfr. supra, 15.
86 Cfr. vi 50-51. 87 Così Carlier, Cleomene I, cit., 50. 88 Cfr. vi 61, 1.
89 Cfr. Hdt. vi 65, 2. Sulle implicazioni politiche di questa vicenda matrimoniale cfr. infra, 17.
90 Hdt. vi 61-67, 1.
erodoto e le scelte di sparta 361
fossero le sue idee in materia visto che egli non ebbe mai l’opportunità di metterle
in atto, alcuni indizi lasciano però supporre che Demarato fosse fra quelli che, in
opposizione ai Chilonidi, auspicavano una maggiore apertura verso una politica
che impegnasse Sparta anche in regioni lontane dal Peloponneso. Del resto, la
presenza di esponenti di tale tendenza nella città laconica sembra provata dalla
sollecitudine con cui Cleomene si preoccupa di allontanare prima Meandrio e poi
Aristagora : la paura dell’Agiade che gli stranieri corrompano qualche Spartiata
che Demarato potrebbe essere fra questi poiché le vicende matrimoniali che inte-
ressano il padre, come era accaduto per Anassandrida, vedono coinvolte le fazioni
aristocratiche di Sparta e sembra che la madre, la terza moglie di Aristone, appar-
tenesse alle cerchie antichiloniane. In effetti Erodoto dice che la donna era « figlia
di gente ricca » ed in più racconta che per un prodigio divino era diventata da brut-
della formazione dei due schieramenti politici, sulla quale si è cercato di far luce
finora, potrebbe venire dal tentativo di Leotichida di attirare a sé i Chilonidi at-
traverso l’unione con Percalo. Egli, servendosi della solita strategia delle alleanze
matrimoniali, vuole crearsi una posizione di forza rispetto a Demarato ed è chia-
ro che per raggiungere il suo scopo deve rivolgersi ai nemici del re. Quest’ultimo,
da parte sua, ne capisce le intenzioni e per vanificarle gli sottrae la sposa. 95 Non
è un caso che Cleomene, nel momento in cui decide di sbarazzarsi del collega, si
rivolge proprio a Leotichida : sa, infatti, di trovare in lui un sicuro alleato.
91 Cfr. Hdt. iii 148, 2 e V 50, 3-51. Cfr. Bultrighini, Cleomene, cit., 68 ; J. Roisman, Maiandrios of
Samos, « Historia » 34, 1985, 273 s. ; A. Paradiso, Gorgo, la Spartana, in N. Loraux (a cura di), Grecia al
femminile, Roma-Bari 1993, 114. 92 Cfr. vi 61.
93 Cfr. vi 68-69 Demarato, dopo essere stato deposto, chiede spiegazioni alla madre a proposito
della sua nascita e delle dicerie sul conto del padre, ella gli risponde che era nato prematuro e che il
padre poteva essere o Aristone o l’eroe Astrabaco, che pochi giorni dopo le nozze le aveva fatto visita
con le sembianze del marito. 94 Bultrighini, Cleomene, cit., 61 s., 66 ss.
95 Cfr. Id., 67 ss. 96 Cfr. vi 82, 1.
362 rossella gioiosa
ciano per aver indotto la Pizia a dichiarare il falso su Demarato ; 97 infine anche il
ottenuto il regno per due motivi : sia perché era più vecchio del fratello Cleombro-
to, sia perché aveva sposato Gorgo, la figlia di Cleomene. 101 Quanto qui esposto,
però, più che stabilire un nesso causale e subitaneo fra i fatti che portano Leonida
sul trono di Sparta, sembra rispondere all’esigenza di conferire organicità alla nar-
razione ricollegandola ai capitoli in cui si era parlato, prima, delle lotte dinastiche
fra Cleomene e Dorieo, 102 e poi della fine dei due. 103 Bisogna, pertanto, riflettere
su due questioni la cui chiarezza, a nostro parere, non è del tutto immediata :
cia alle azioni e alle decisioni del re da esse favorito, in particolar modo nella lotta
che spesso oppone quest’ultimo al suo collega. È probabile allora che Leonida,
sposando Gorgo, si assicuri il consenso di quei gruppi che avevano già sostenuto
il padre di lei, vale a dire la cerchia dei Chilonidi. 108 Leonida otterrebbe in questo
modo due risultati : da una parte quello di rafforzare la propria posizione rispetto
per rispondere alla prima domanda posta in precedenza, vale a dire le condizioni
impreviste dell’ascesa al trono di Leonida, può essere utile analizzare l’excursus in
cui lo storico racconta le ultime fasi della vita di Cleomene.
104 Cfr. v 41, 3. Sulla possibilità che tale dubbio sia fondato cfr. Macan, Herodotus, cit., ii, 608.
105 Cfr. Harvey, Leonidas, cit., 255 e n. 8 ; Carlier, La Royauté, cit., 244 ; Z. Papastylou-Philiou, Le
problème de la succession de Cléomène I : (489/488 av J.-C.), « Dodone » 18, 1989, 5-15 ; V. Merante, Sulla
cronologia di Dorieo e su alcuni problemi connessi, « Historia » 19, 1970, 286 ss. e Bultrighini, Cleomene, cit.,
90. 106 Cfr. Hdt. v 39, 1. 107 Cfr. supra, 14 ss.
108 Cfr. ancora supra, 10 ss.
109 Sia la data del matrimonio che la data di nascita di Plistarco sono difficili da stabilire, alcuni
ipotizzano che quest’ultima sia da fissare non molto prima del 490 a.C. (D. Asheri, in Erodoto, Le
Storie. Libro ix : la battaglia di Platea, Milano 2006, 186), altri pensano al 485 a.C. (cfr. M. E. White,
Some Agiad dates, JHS 84, 1964, 149-151). Quanto alla morte di Cleomene, qualcuno indica il 491 (cfr.
Cawkwell, Cleomenes, cit., 514) ; la maggior parte degli studiosi la data fra il 489 e il 487 (cfr. K.J. Be-
loch, Griechische Geschichte, ii2 1, Strassburg 1913, 174 ; Lenschau, König Kleomenes I, cit., 428 ; Merante,
Sulla cronologia di Dorieo, cit., 274 ; Carlier, Cleomene I, cit., 36 ;) ; altri preferiscono il 484 (cfr. Barello,
Il processo, cit., 26 n. 13).
364 rossella gioiosa
A Sparta, dopo la cattura degli Egineti che avevano fatto atto di sottomissione a
Dario, si viene a sapere che Cleomene aveva corrotto la Pizia per far deporre De-
marato a vantaggio di Leotichida. Il re allora, intimorito, scappa in Tessaglia, poi
di qui si reca in Arcadia, dove trama rivolgimenti politici tentando di sollevare gli
abitanti della regione contro la sua patria. Gli Spartani, venuti a conoscenza delle
sue attività e temendone le conseguenze, lo riammettono in città ma Cleomene,
subito dopo il suo rientro, è colto da follia e, a causa delle sue azioni dissennate,
i parenti lo legano ad un ceppo. Il re allora si toglie la vita facendo scempio del
proprio corpo con un pugnale sottratto all’ilota che gli faceva da guardia. Ero-
doto a questo punto riporta diverse versioni sulla causa della follia di Cleomene
e non manca di sottolineare che, a suo avviso, il re aveva ‘pagato il fio a Dema-
rato’. 110
segno del crearsi di una nuova maggioranza, e inoltre con la fuga il re dimostra
di essere consapevole del fatto che non può più contare sui propri sostenitori. 112
mazione implica la perdita dell’ajrchv, si può ipotizzare che, nel periodo di tempo
intercorso fra la fuga e il ritorno di Cleomene, fosse già avvenuta l’incoronazione
di Leonida o, per lo meno, che quest’ultimo cominciasse ad essere designato come
possibile candidato al trono. 114 Passiamo, infine, al dato dell’excursus che suscita
maggiore curiosità, ossia la notizia dell’improvvisa follia e del suicidio del re. Sen-
za dubbio Erodoto, sottolineando l’aspetto della tivsi~ nell’esprimere la propria
opinione sulla causa della fine di Cleomene, dà una lettura dell’accaduto in chiave
morale, 115 ma se ci si attiene ad una interpretazione più oggettiva non si può non
del delitto, parlano genericamente degli Spartani. 118 Ma Erodoto non cita affatto
gli efori in questa vicenda, e fra gli Spartani – termine con il quale ci si riferisce
normalmente all’assemblea – dovevano esserci ancora dei sostenitori di Cleome-
ne. 119 L’unico indizio che lo storico fornisce nel suo resoconto dei fatti è la men-
zione dei proshvkonte~ del re quando parla delle misure di custodia prese per far
fronte alla follia di quest’ultimo. Il possibile coinvolgimento dei proshvkonte~ an-
che nell’omicidio è stato ben illustrato da Harvey che indica in Leonida e Gorgo
i parenti maggiormente interessati a sbarazzarsi del re appena ritornato. È facile
immaginarne il movente : la riabilitazione di Cleomene segnava per Leonida, sia
che fosse già asceso al trono sia che fosse in procinto di farlo, la fine di ogni aspira-
zione regale. I due, infatti, erano quasi coetanei e Leonida sarebbe potuto morire
prima del fratello, inoltre quest’ultimo avrebbe potuto generare un figlio maschio
che sarebbe divenuto il nuovo erede. 120 Forse i proshvkonte~ sono responsabili an-
che della scoperta degli intrighi orditi da Cleomene con la complicità della Pizia ai
danni di Demarato, scoperta che costrinse l’Agiade a fuggire da Sparta. 121
aveva preso il suo posto o era in procinto di farlo, la follia di Cleomene può essere
stata un’invenzione dei parenti, forse un espediente per isolarlo ed impedirgli di
rivestire le funzioni regali. Ci domandiamo, insomma, se Leonida non sperasse,
in questo modo, di poter occupare il trono di Sparta almeno come reggente, e se
non si possa, quindi, ipotizzare che per un re insano di mente fossero messe in
116 Così J.F. Lazenby, The Defence of Greece, 490-479 B.C., Warminster 1993, 85. Di contro non man-
cano gli studiosi che accordano pieno credito alle parole di Erodoto fornendo spiegazioni di tipo
psicologico per la follia di Cleomene. A tal proposito cfr. Forrest, Storia di Sparta, cit., 132 s. ; D.
Kouretas, Caractérisation psychobiographique de quelques personnages marquants de l’antiquité hellénique,
« Platon » 28, 1976, 59-76 ; G. Devereux, Cléomène le roi fou. Étude d’histoire ethnopsychanalytique, Paris,
102 s. ; Richer, Les éphores, cit., 403 s.
117 Cfr. Dickins, The growth, cit., 32 ; G. Grote, A History of Greece, London 1907, 176 ; Lenschau,
König Kleomenes I, cit., 429.
118 Cfr. G.E.M. De Ste. Croix, Herodotus and King Cleomenes I of Sparta, in D. Harvey – R. Parker
(Eds.), Athenian Democratic Origins and Other Essays, Oxford 2004, 437.
119 A proposito del ruolo della ‘Volksversammlung’ nel richiamo in patria di Cleomene cfr. Thom-
men, Lakedaimonion Politeia, cit., 96.
120 Harvey, Leonidas, cit., 253-260. Cfr. anche Bultrighini, Cleomene, cit., 81 e n. 73, il quale insiste
più di Harvey sul coinvolgimento di Gorgo nell’assassinio del padre, non escludendo persino che la
donna potesse essere responsabile « dell’ideazione e organizzazione del parricidio », per il fatto che la
sua posizione si sarebbe indebolita sensibilmente se il padre avesse generato un erede maschio.
121 Così Barello, Il processo, cit., 26 s. che, tuttavia, collega la fine di Cleomene anche alla perdita di
controllo su Delfi da parte dei Tessali, amici del re e sostenitori della sua politica.
366 rossella gioiosa
atto le stesse misure alle quali si ricorreva quando un re era troppo giovane per
governare. Quanto alla morte, potrebbero esserci due possibilità : o Cleomene si
è suicidato non sopportando la reclusione alla quale era stato costretto ; oppure i
morte del re 124 ed è chiaro che, se essa fosse riconducibile proprio ai proshvkonte~,
probabile, tuttavia, che la vicenda non convincesse troppo neanche lo stesso Ero-
doto, che egli, cioè, percepisse degli avvenimenti non troppo limpidi dietro la suc-
cessione di Leonida, come proverebbe il ricorso alla genealogia di quest’ultimo
nel momento in cui egli è presentato al lettore. 126 Ha dimostrato, infatti, De Vido
che l’uso delle genealogie dei re spartani nelle Storie non è legato tanto ad intenti
celebrativi o a funzioni cronologiche, quanto piuttosto alla necessità di giustifica-
re la legittimità dinastica di personaggi che hanno « un’ombra pesante sul proprio
122 Cfr. iii 148, 2 ; v 39, 1 ; v 42, 1 ; v 51, 2.
123 Così è ipotizzato da How-Wells, A commentary, cit., ii, 20 a proposito di v 49, 1.
124 Cfr. Harvey, Leonidas, cit., 255, il fatto che i Greci pur riportando diverse versioni sulla causa
della follia si rifanno ad una sola storia, appunto quella del suicidio, presuppone un’unica fonte,
« presumably it is the official Spartan line ».
125 Cfr. Bultrighini, Cleomene, cit., 80 che mette in evidenza come nella « tradizione tendenziosa e
riduttiva … che Erodoto raccoglie e codifica » sia presente, a fronte di una deminutio di Cleomene e
del suo regno, una edificazione di Gorgo, Leonida e Dorieo. 126 Cfr. vii 204.
127 S. De Vido, Genealogie di Spartani Re nelle Storie erodotee, QS 27, 2001, 220. La studiosa analizza i
casi di Leonida, Pausania e Leotichida. Cfr. anche Paradiso, Gorgo, cit., 114, la quale, a proposito del-
l’unione di Leonida e Gorgo, fa notare che la successione dinastica tramite matrimonio è un motivo
antichissimo che spesso in Erodoto serve da spiegazione convenzionale proprio dei sovvertimenti
dinastici.
erodoto e le scelte di sparta 367
lonidi avevano imposto ad Anassandrida come seconda moglie una donna appar-
tenente alla loro cerchia, dalla quale era nato Cleomene. Avevano poi appoggiato
l’ascesa al trono di quest’ultimo ai danni di Dorieo, figlio della prima moglie del
re, la quale, invece, faceva probabilmente parte di un gruppo aristocratico rivale
a quello dei Chilonidi. 128 È possibile allora che Leonida abbia voluto continuare
la politica di quei gruppi a cui era legato per via materna, i quali, come dimostra
la caduta in disgrazia di Cleomene, dovevano avere conquistato in quel momento
un potere maggiore rispetto ai loro avversari. Non va dimenticato poi che Leoni-
da si era assicurato anche l’appoggio di questi ultimi, o per lo meno li aveva resi
meno ostili, attraverso il matrimonio con Gorgo. 129
Anche in politica interna nel breve lasso di tempo che separa la battaglia delle
Termopili dallo scontro finale in Beozia, si assiste a nuovi e importanti cambia-
menti e, ancora una volta, un ruolo di primo piano spetta agli Agiadi.
Morto Leonida, il trono passa al figlio Plistarco ma, non avendo ancora egli
l’età per governare, l’esercizio del potere regale doveva competere in qualità di
reggente a Cleombroto, fratello del re defunto e zio del nuovo sovrano. Erodoto
non dice nulla a riguardo, presenta semplicemente l’Agiade a capo dei Pelopon-
nesiaci accorsi a difendere l’Istmo dopo la disfatta dei Trecento, definendolo non
basileuv~ o, come avviene per Pausania, hJgemwvn, ma soltanto strathgov~. 131 L’uso
128 Cfr. supra, 9 ss. 129 Cfr. supra, 19 s. 130 Cfr. supra, 8.
131 Cfr. viii 71, 1.
132 Cfr. Hdt. ix 10, 2-3. Erodoto racconta che Cleombroto muore qualche tempo dopo aver con-
dotto in patria l’esercito dall’Istmo e che la ritirata fu decisa in seguito ad un’eclissi di sole interpreta-
ta come un presagio negativo. Il fenomeno astronomico è stato datato al 2 ottobre del 480 a.C.
368 rossella gioiosa
dichiarato – di Plistarco, lascia intendere che la reggenza era passata a lui soltanto
dopo la morte del padre. Lo storico, infatti, dopo aver detto che Pausania era stato
posto a capo dell’esercito diretto in Beozia in quanto ejpivtropo~ del cugino Plistar-
co a cui spettava l’hJgemonivh, informa il lettore, ricorrendo ad un gavr esplicativo,
della morte di Cleombroto, come se quest’ultima fosse stata la condizione deter-
minante dell’affacciarsi sulla scena politica del futuro vincitore di Platea. 133
tano per Platea (giugno-luglio 479). 135 È probabile che in questo lasso di tempo si
Il discorso dei delegati ateniesi è costruito senza dubbio secondo alcuni motivi
retorici che intendono contrapporre il comportamento di Atene a quello di Spar-
ta 137 e, allo stesso tempo, i commenti di Erodoto hanno lo scopo di sottolineare la
133 Cfr. ix 10, 2. Anche gli studiosi moderni esprimono la generale convinzione che Pausania ri-
vestì il ruolo che era stato già del padre. A tal proposito cfr. Carlier, La Royauté, cit., 318 ; Macan,
Herodotus, cit., ii, 608 ; Fornis, Esparta, cit., 93. 134 Cfr. supra, n. 132.
135 La datazione si desume dal fatto che gli Spartani in quel periodo stavano festeggiando le Iacin-
zie che nel 479 ebbero luogo alla fine giugno. Cfr. Hdt. ix 7, 1 ; How-Wells, A commentary, cit., ii, 288 ;
Hignett, Xerxes’Invasion, cit., 283-284. 136 Cfr. ix 6-11.
137 Cfr. ix 7, a1-b1. 138 Cfr. ix 8, 2. Cfr. anche vii 139, 2-4.
139 A proposito delle fonti sfavorevoli a Sparta utilizzate in questi capitoli da Erodoto, cfr. fra gli
altri Lazenby, The Defence, cit., 214.
erodoto e le scelte di sparta 369
tro detto che una parte degli Spartani realmente non voleva impegnarsi in uno
scontro diretto, ma considerava più conveniente dedicarsi ad un’azione difensiva
attraverso il presidio dell’unica via di accesso terrestre al Peloponneso, sperando
quindi che il conflitto trovasse definitiva soluzione mediante la sola offensiva della
flotta. 140 Doveva, però, esserci un’altra parte più propensa ad operare attivamen-
te al fianco degli alleati, che forse faceva sentire più forte la sua voce una volta
che i messi ateniesi erano arrivati in città. Si potrebbe spiegare in questo modo
il lungo indugio di dieci giorni che precede l’invio dell’esercito, a meno che esso
non sia stato effettivamente un modo per prendere tempo così da completare il
muro sull’Istmo. Tuttavia, lo stesso Erodoto, che pur prospetta tale spiegazione,
non manca di dire che il motivo per cui gli Spartani non si affrettarono risiedeva
nella convinzione che gli Ateniesi non avrebbero abbandonato la causa greca e
che, anche da soli, avrebbero affrontato il nemico. 141
leo né, tanto meno, cosa facesse a Sparta. 143 Si è ipotizzato che il personaggio di
di una nuova corrente che già da qualche tempo cercava di imporre le proprie
idee in fatto di politica estera. Pausania potrebbe essere l’esponente di spicco di
bisognerebbe pertanto capire a quale titolo gli efori agiscono in questa particola-
re occasione, tanto più che questa è una delle pochissime volte che essi trovano
posto nella narrazione erodotea.
Il fatto che gli ambasciatori ateniesi si rivolgano agli efori è già di per sé un dato
rilevante. Meier, in un articolo sullo sviluppo dell’eforato, cita questo episodio
proprio per dimostrare che le competenze dei magistrati spartani si erano note-
volmente ampliate nel decennio compreso fra il 490 ed il 480. Egli opera un con-
fronto con la situazione, ben documentata da Erodoto, durante il regno di Cleo-
mene : a quel tempo era il re che non solo riceveva i messi, ma ordinava anche agli
efori di rendere esecutive le sue disposizioni. 148 Lo studioso spiega, poi, questo
Tuttavia, pur essendo gli efori gli interlocutori diretti dei messi ateniesi, ciò non
significa che essi abbiano potuto decidere da soli sul da farsi ; al contrario, come
osserva Thommen, è difficile che l’invio delle truppe sia stato disposto « gegen
den Willen der Mehrheit in der Volksversammlung ». 150 Spesso, infatti, si tende ad
146 Cfr. Thuc. i 94. Nella primavera del 478 il Reggente, favorevole alla prosecuzione della lotta
contro i Persiani, è a capo della flotta peloponnesiaca e conduce, insieme con gli Ateniesi, una spedi-
zione prima a Cipro e poi a Bisanzio. 147 Dickins, The growth, cit., 33.
148 Cfr. Hdt. iii 148 ; v 48-51.
149 Meier, Zwischen Königen, cit., 70-73. Sulle cause del cambiamento cfr. Thommen, Lakedaimo-
nion Politeia, cit., 55-112 e 148-150.
150 Thommen, Lakedaimonion Politeia, cit., 107 e n. 42.
151 Cfr. Hdt. vii 149, 2 (gli ambasciatori spartani, ai quali gli Argivi propongono una pace di trenta
anni, dicono di dover riferire all’assemblea) ; Hdt. v 64, 1 (l’assemblea conferisce a Cleomene l’inca-
rico di capo dell’esercito nella spedizione contro Atene) ; Thuc. i 87 (l’eforo Stenelaida sottopone al
voto dell’assemblea la dichiarazione di guerra contro Atene) ; Diod. xi 50, 3-5 (è l’assemblea il luogo
nel quale si discute sulla possibilità di portare in Asia la lotta contro i Persiani). In generale sul prob-
lema dell’assemblea ‘sous-estimé’ cfr. Lévy, Sparte, cit., 210-216 ; cfr. anche Andrewes, The government,
cit., 1-20, sp. 2 « The assembly was sovereign in the sense that its consent was necessary before posi-
tive action could be taken ».
erodoto e le scelte di sparta 371
che spingeva perché si continuasse la guerra contro i Persiani. Essa, pur avendo
probabilmente in Pausania il suo esponente più autorevole, era fortemente rap-
presentata nell’assemblea, e non è detto che non godesse anche del sostegno di
qualcuno degli efori.
La famiglia regale degli Agiadi è senz’altro dominante nella vita politica di Sparta
del periodo finora preso in esame, mentre non può dirsi lo stesso del re euri-
pontide Leotichida. Questi, infatti, pur continuando a ricoprire la sua carica, è
pressoché assente nella narrazione erodotea degli anni che seguono la morte di
Cleomene. Ricompare, poi, soltanto nel racconto delle operazioni navali che si
concludono con la battaglia di Micale, ma anche in questo caso il suo ruolo resta
per lo più marginale. Tentare di definire la natura dei rapporti che, di volta in
volta, intercorrono fra Leotichida e ciascun re agiade può, a nostro avviso, fornire
un aiuto in più alla comprensione delle dinamiche di governo interne allo stato
spartano.
Partiamo innanzitutto dalla relazione fra Leotichida e Leonida. Se la ricostru-
zione delle vicende connesse all’ascesa al trono di Leonida – in particolare il suo
coinvolgimento nella morte di Cleomene – è esatta, 152 possiamo ipotizzare che i
rapporti fra i due re fossero improntati ad una marcata ostilità. È, infatti, del tutto
naturale che Leotichida, protetto di Cleomene, 153 vivesse un momento di forte
È dunque chiaro che, se il dikasthvrion di cui parla Erodoto era analogo a quello
citato da Pausania, la sola presenza di Leonida già rappresentava una minaccia
per l’imputato, anche se l’Agiade non avrebbe certamente potuto condannare il
suo collega senza il consenso della maggior parte degli efori e dei geronti. Se, poi,
è più corretta l’interpretazione di David, dobbiamo immaginare che la sentenza
sia stata determinata da quelle fazioni aristocratiche già responsabili della caduta
in disgrazia di Cleomene, insieme naturalmente con gli efori che presiedevano
l’assemblea. Vale la pena di notare che in entrambi i casi questi ultimi – pur non
essendo gli unici a decidere – potrebbero aver avuto un peso rilevante, anche se
il loro operato, qui come altrove, non deve essere interpretato nell’ottica di una
opposizione di principio al potere regale. Re ed efori, infatti, agiscono a seconda
delle circostanze all’interno di un « Spannungsfeld von Konkurrenz und Zusam-
menarbeit ». 158 Così, ad esempio, se è vero che Cleomene per gran parte della sua
carriera gode dell’appoggio dell’eforato, è assai probabile che a partire dal suo
esilio ne avesse perso il consenso. Ad ogni modo, qualunque sia stata la corte inca-
ricata di giudicare Leotichida, crediamo che questi difficilmente si sarebbe potuto
salvare se era divenuto il bersaglio di quelle stesse forze politiche che erano già
riuscite a liberarsi del suo ben più potente collega e sostenitore.
Stranamente però ciò accadde. Erodoto racconta che, mentre gli Egineti sta-
vano per portar via Leotichida, un certo Teaside, di cui non si sa nulla se non
che era a Sparta ajnh;r dovkimo~, consigliò loro di non farlo, dal momento che gli
Spartani, che ora consegnavano il loro re, in futuro avrebbero potuto ricredersi
e divenire pericolosi. 159 La storia è abbastanza curiosa e ancora una volta, come
Bisogna allora domandarsi quale sia la vera causa in grado di imprimere un cam-
biamento di direzione al corso degli eventi e per quale ragione Leotichida, nono-
stante una larga opposizione, riesca a conservare il suo trono. Non è da escludere
che egli avesse ancora dei sostenitori in seno alle istituzioni, ma, se questi fossero
stati abbastanza influenti, probabilmente avrebbero ottenuto da subito l’assolu-
zione del re, senza esporlo al rischio della consegna agli Egineti. Pertanto questa
spiegazione da sola non è sufficiente. C’è da domandarsi, allora, se ad un certo
punto non ci sia stato un ripensamento da parte di coloro che lo avevano condan-
nato, forse in virtù del timore che l’espulsione di Leotichida potesse in qualche
modo riaprire la strada alla riabilitazione di Demarato. Crediamo che questa po-
trebbe essere stata anche la ragione per cui l’Euripontide, una volta scoperti gli
intrighi della Pizia, non sia andato incontro allo stesso destino di Cleomene. È
chiaro che gli Spartani non avrebbero potuto accettare il ritorno di un re che era
passato al nemico, dal momento che un eventuale coinvolgimento del Persiano
nei loro affari avrebbe messo in serio pericolo la loro libertà ed autonomia. Molti
episodi su Demarato che trovano posto nelle Storie, poi, dimostrano che egli era
considerato dai suoi concittadini un minaccioso traditore, forse qualcuno addirit-
tura lo reputava responsabile dell’attacco di Dario alla Grecia. 161
tichida può essere forse messa in relazione con un ritrovato prestigio politico ?
Crediamo che Leotichida potrebbe aver cercato una occasione di riscatto duran-
te l’assenza di Leonida. Tale prassi non era per nulla sconosciuta a Sparta, basti
dire che già Demarato aveva tentato di acquisire consensi a danno di Cleomene
calunniandolo mentre questi era temporaneamente lontano dalla città. 162 Presu-
mibilmente Leotichida avrà provato a stringere un’intesa con qualcuno che, come
lui, aveva dei validi motivi per liberarsi di Leonida, mettendo in atto, cioè, quella
si ricorderà, infatti, che assai probabilmente costui era candidato al trono al pari
del fratello Leonida, ma quest’ultimo era riuscito ad assicurarsi la successione
tramite il matrimonio con Gorgo. 164
Va detto chiaramente che la situazione fin qui delineata è soltanto ipotetica, per
essa non disponiamo di prove sicure, ma vi è un indizio, che riteniamo possa esse-
re preso in considerazione : il ritiro delle truppe dall’Istmo ordinato da Cleombro-
dunque, se questo non possa suggerire un’affinità fra le convinzioni politiche del
nuovo reggente e quelle di Leotichida, il quale, fedele agli insegnamenti di Cleo-
mene, avrà spinto per una linea che privilegiava la difesa del Peloponneso. Po-
tremmo pertanto pensare che fra Leotichida e Cleombroto ci fosse un rapporto di
collaborazione, purtroppo la breve durata del regno di quest’ultimo ci impedisce
di fare ulteriori valutazioni.
Certamente Leotichida non poté beneficiare a lungo del nuovo stato di cose
ed è probabile che dopo la morte del suo collega si sia trovato ancora una volta
in una posizione di isolamento. Ciò potrebbe avergli suggerito di mettere in atto
anche con il nuovo reggente Pausania la stessa strategia di alleanza sperimentata
con Cleombroto. Crediamo che questa potrebbe essere una chiave di lettura per
spiegare l’inaspettata presenza di Leotichida alla guida della flotta greca che nella
primavera del 479 raggiunge prima Egina e poi Delo. In altre parole l’Euripontide
preferì assecondare la politica interventista di Pausania, pur non condividendola,
poiché questo era il prezzo da pagare in cambio della protezione che il figlio di
Cleombroto era in grado di offrirgli. 166 L’adesione forzata ad un’azione militare
che non lo convinceva del tutto spiegherebbe il numero esiguo di navi, appena
110, e lo scarso spirito di iniziativa dimostrato sin dalle fasi iniziali della campagna.
Da subito, infatti, il re si rifiuta di spingersi oltre Delo temendo di addentrarsi in
uno spazio sconosciuto. 167 Quando, poi, al termine della battaglia, si discute sulla
maniera in cui proteggere gli Ioni dai Persiani, propone con gli altri comandanti
peloponnesiaci la soluzione militarmente meno impegnativa : evacuare la Ionia e
trasferirne gli abitanti in Grecia, in particolare nei porti commerciali dai quali si
sarebbero dovuti scacciare i popoli che avevano parteggiato per i Medi. 168 Infine,
quando si rende conto che i ponti sull’Ellesponto sono spezzati, decide di ricon-
durre in patria la flotta peloponnesiaca, mentre gli Ateniesi cominciano l’assedio
di Sesto. 169
163 Cfr. Hdt. vi 64-66. 164 Cfr. supra, 19 s. 165 Cfr. supra, 23.
166 Cfr. Hdt. viii 131 e supra, 29. 167 Cfr. Hdt. viii 132.
168 Cfr. Hdt. ix 106, 2-3. Il capitolo è caratterizzato da una « coloritura propagandistica ateniese (di
età periclea) », ma ciò non pregiudica la storicità del dibattito. Così Asheri, cit., 324.
169 Cfr. Hdt. ix 114, 2.
erodoto e le scelte di sparta 375
Non bisogna, però, nascondere che a questa ipotesi si possono muovere due
obiezioni. In primo luogo, va fatta una considerazione di ordine cronologico :
non abbiamo la certezza che nella primavera del 479 Cleombroto fosse già morto
e Pausania avesse assunto la reggenza, ma per tali fatti possiamo soltanto stabilire
come terminus post quem il mese di ottobre del 480, che vede il ritiro di Cleombro-
to dall’Istmo, e come terminus ante quem l’estate del 479, che vede Pausania a capo
dell’esercito diretto a Platea. 170 In secondo luogo, la partenza della flotta forse tro-
infatti, sebbene non si fosse distinto per le sue doti di comando, proveniva pur
sempre da una spedizione vittoriosa, per la quale aveva anche ottenuto in patria
premi e onorificenze. 172 Forse gli Spartani, facendo cadere la loro scelta su un re,
intendevano dimostrare agli alleati di prendere sul serio l’impresa, 173 ma, se così
fosse, probabilmente sarebbe stato più convincente inviare ancora una volta un
Agiade.
Il racconto di Erodoto si ferma alla presa di Sesto, pertanto non ci permette di
esaminare i rapporti fra Leotichida e Pausania negli anni che seguono la vittoria
sui Persiani. Tuttavia lo storico racconta, in un ennesimo excursus che supera i
limiti cronologici della sua opera, la fine di Leotichida. Veniamo così a sapere
che il re conduce una spedizione per sottomettere la Tessaglia, ma l’impresa non
giunge a buon fine poiché egli si lascia corrompere dal denaro dei Tessali. Scoper-
to dai suoi concittadini e accusato dinanzi ad un tribunale, scappa a Tegea dove
poi muore. 174 Alcuni studiosi hanno rilevato delle analogie con la fine di Pausa-
nia raccontata da Tucidide, 175 arrivando così alla conclusione che i due re hanno
Ci sembra che una simile interpretazione finisca per semplificare troppo le co-
se. Riteniamo infatti, come abbiamo tentato di dimostrare finora nel corso dei
questo lavoro, che non si possa porre come postulato l’esistenza di schieramenti
così netti e immobili nel tempo e non si debba cadere nella tentazione di inqua-
drare le istanze della politica spartana in un modello teorico sempre valido pur di
trovare per esse una spiegazione. Probabilmente le ragioni di molte scelte con-
tinueranno a sfuggirci semplicemente perché non disponiamo di informazioni
sufficienti per giudicarle.
170 Cfr. supra, 23 s. 171 Così How-Wells, A commentary, cit., ii, 389.
172 Cfr. Hdt. viii 124, 2. 173 Così Lazenby, The Defence, cit., 204.
174 Cfr. Hdt. vi 72. 175 Cfr. Thuc. i 94-96, 1 ; i 128-134. Cfr. infra, n. 177.
176 Cfr. Wolski, Les changements, cit., 31-49 ; Beloch, Griechische Geschichte, cit., ii 2 2, 90 ; Grundy,
The population, cit., 92 s. ; Dickins, The growth, cit., 1-42. Fra gli studi più recenti, cfr. Fornis, Esparta,
cit., 100-103.
376 rossella gioiosa
A nostro avviso, pertanto, bisogna riflettere su alcune questioni prima di affer-
mare che Pausania e Leotichida siano stati eliminati dagli stessi avversari. Innan-
zitutto, va detto che Erodoto, nonostante fosse a conoscenza di quanto traman-
datoci da Tucidide sul reggente, 177 racconta la fine di Leotichida ma non quella
l’Euripontide soltanto per corruzione. 178 Infine, per capire se i due avevano un
zione di rivalersi sui medizzanti palesata a Samo dai capi peloponnesiaci della flot-
ta greca 180 e su un aneddoto narrato da Plutarco in cui gli Spartani propongono
di espellere dal consiglio anfizionico i popoli che erano passati al nemico. 181 Essa,
però, pone un problema di tipo cronologico per nulla secondario. Sappiamo che
Leotichida muore nel 469, 182 ma Erodoto indica una stretta continuità temporale
fra il fallimento della spedizione e la destituzione del re, pertanto appare più logi-
co fissare vicino a quest’ultima data l’impresa militare. 183 È chiaro che, in questo
177 Cfr. Thuc. 94-96 e 128-134. Pausania viene richiamato in patria da Bisanzio perché accusato da-
gli Ioni e dagli Ateniesi di aspirare alla tirannide e di collaborare con i Persiani. A Sparta viene prima
processato, poi imprigionato ed infine ucciso. Cfr. Hdt. viii 3, 2 « Respinti i Persiani … [gli Ateniesi],
prendendo a pretesto la prepotenza di Pausania, privarono gli Spartani del comando ». In generale
sul ritratto di Pausania in Erodoto e in Tucidide cfr. M. Nafissi, Tucidide, Erodoto e la tradizione su Pau-
sania nel V secolo, RSA 34, 2004, 147-180 : Erodoto nel complesso non esprime un giudizio negativo sul
Reggente, mentre in Tucidide confluiscono tradizioni, sia di provenienza ateniese sia di provenienza
lacedemone, ostili allo Spartiata.
178 In realtà qualcuno dei moderni estende l’accusa di medismo anche a Leotichida per il fatto
che la corruzione è messa in atto da un popolo che parteggiava per i Persiani, ma il nesso è piuttosto
arbitrario. Così J. Wolski, MHDISMOS et son importance en Grèce à l’époque des guerres médiques, « His-
toria » 22, 1973, 7.
179 Cfr. fra gli altri Beloch, Griechische Geschichte, cit., ii2 1, 62 ; White, Some Agiad dates, cit., 145 ;
H. D. Westlake, The Medism of Tessaly, JHS 56, 1936, 23 ; Wolski, MHDISMOS, cit., 7 ; A.S. Schieber,
Leotychidas in Thessaly, AC 51, 1982, 13. 180 Cfr. Hdt. xi 106.
181 Plut. Them., 20, 3.
182 La data è generalmente condivisa dalla critica moderna e si ricava incrociando la testimonian-
za di Diod. xi 48, 1, secondo la quale il successore di Leotichida Archidamo II regnò per 42 anni, con
altre di Thuc. (iii, 1, 1 e iii 26, 1-2 ;), dalle quali si deduce che Archidamo morì nel 427/426. Un’altra
notizia ricavabile sempre da Diod. xi 48, 1 fissa la data della morte di Leotichida nel 476/475, ma essa
è ritenuta un errore dello storico che confonde l’arcontato di Phaidon (476/475) con quello di Phaion
(469/468).
183 Così E. Meyer, Forschungen, cit., ii, 502-509 ; A. Ferrabino, Qessalw`n politeiva, in Entaphia : in
memoria di Emilio Pozzi, Torino 1913, 113 ss. ; M. Sordi, La Tessaglia dalle guerre persiane alla spedizione di
Leotichida, RIL 86, 1953, 320 ss. ; Ead., La Lega tessala fino ad Alessandro Magno, Roma, 1958, 93 e 101-102 ;
Ead., Atene e Sparta dalle guerre persiane al 462/1 a.C., « Aevum » 50, 1976, 28 n. 9, 39 ; U. Cozzoli, Un
combattimento nei pressi dell’Ossa tramandato da un epigramma sepolcrale, RSI 13, 1976, 382 s. ; Roobaert,
Isolationnisme, cit., 249-252 e 257. Chi, invece, pur ammettendo che Leotichida fosse morto nel 469,
erodoto e le scelte di sparta 377
caso, non si può più pensare che l’attacco spartano fosse volto contro il medismo
dei Tessali. Lo storico di Alicarnasso, d’altra parte, non parla affatto di uno scopo
punitivo, né tanto meno esso è menzionato dalle altre fonti che conservano me-
moria dell’evento. 184 Ci sembra, poi, particolarmente convincente, un argomento
a favore della datazione bassa proposto dalla Sordi. La studiosa mette in evidenza
che intorno al 465 alcune città della Tessaglia meridionale, prima legate a Larissa,
cominciano a battere moneta indipendente, e collega questo cambiamento alla
spedizione di Leotichida. La documentazione numismatica attesterebbe, cioè, che
il re spartano non fallì completamente nell’impresa ma assoggettò la parte me-
ridionale della regione ; il testo erodoteo, d’altronde, precisa che egli fu accusato
per non aver sottomesso ‘tutta’ la Tessaglia. 185 La spedizione, collocata all’inizio
degli anni Sessanta del v secolo, assume un significato storico del tutto diverso :
essa è una campagna di conquista conseguente alla divisione delle sfere di recipro-
ca influenza, alla quale Sparta e Atene giungono dopo quasi dieci anni di lotta per
l’egemonia su terra e su mare. Intorno al 470, infatti, Sparta rinuncia all’egemonia
navale ed Atene a quella terrestre. La decisione per i Lacedemoni non fu per nulla
semplice e soprattutto non fu unanime. Diodoro testimonia l’esistenza di un di-
battito fra quanti si battevano per l’accrescimento del dominio marittimo e quanti
ritenevano più utile il consolidamento del potere terrestre. Alla fine prevalse il
secondo orientamento, di cui si faceva portavoce « uno della gerusia ». 186 Il nuovo
continua a datare la spedizione nei primi anni dopo Platea, è costretto a ricorrere a diverse soluzioni :
alcuni pensano che l’accusa di corruzione sia stata mossa al re diversi anni dopo la spedizione come
pretesto per eliminarlo (Beloch, Griechische Geschichte, cit., ii2 2, 190) ; altri pensano che Leotichida
sia stato destituito nel 476/5, ma sia morto del 469/8 (C.F. Lehmann-Haupt, Pausanias, Heros Ktistes
von Byzanz, « Klio » 17, 1921, 67 ss.), ma questa ipotesi mal si accorda con l’anno dell’ascesa al trono
di Archidamo II.
184 Cfr. Plut. Mor., 859 b 10 – e 2 e Paus. iii 7, 9.
185 M. Sordi, Scritti di storia greca, Milano 2002, 123-127.
186 Cfr. Diod. xi 50. Lo storico narra di un’assemblea che ebbe luogo a Sparta nel 475 a.C. in cui ve-
niva discussa l’eventualità di riacquistare l’egemonia navale, di cui godeva al momento la sola Atene
e, per conseguenza, di continuare la lotta contro i Persiani : i newvteroi spingevano perché si riacqui-
stasse l’egemonia ma Etoimarida, uno della gerusia, riuscì a convincere gli Spartiati ad abbandonare
il progetto. Cfr. Sordi, Atene e Sparta, cit., 32 che propone di datare l’assemblea al 471 a.C.
187 Cfr. Sordi, Atene e Sparta, cit., 25-41.
378 rossella gioiosa
Sintetizzando, Erodoto ci offre solo due informazioni da cui abbiamo tenta-
to di ricostruire la natura dei rapporti fra Leotichida e Pausania. La prima, che
presenta l’Euripontide al comando della flotta alleata, fa presupporre che questi,
seppure per necessità, avesse offerto la sua collaborazione al collega. La seconda,
la spedizione in Tessaglia, mostra che i due re si erano separati e parteggiavano
per due linee d’azione diametralmente opposte. Tale cambiamento non stupi-
sce se si pensa che i due avvenimenti si collocano a distanza di dieci anni l’uno
dall’altro ; è probabile, quindi, che in questo lasso di tempo Leotichida si sia con-
5. Conclusioni
In seguito alla nostra indagine, pensiamo di poter proporre la seguente ricostru-
zione delle dinamiche politiche dello stato lacedemone fra il 560 e il 479 a.C.
Durante il regno di Anassandrida, la politica estera della città laconica oscilla
palesemente fra due tendenze che tentano entrambe di imporsi senza che nes-
suna abbia la meglio sull’altra : una spinge affinché la città laconica rafforzi la
fra tutte l’eforato ; dall’altra cercano di legarsi alle casate regali attraverso la pro-
Bibliografia
A. Andrewes, The government of the classical Sparta, in E. Badian (Ed.), Ancient Society and
Institutions, Studies pres. to V. Ehrenberg on his 75th birthday, Oxford 1966, 1-20.
A. Barello, Il processo di Cleomene e la crisi dinastica di Sparta, in M. Sordi (a cura di), Processi
e politica nel mondo antico, Milano 1996, 19-27.
E. Baltrush, Sparta, trad. it., Bologna 2002.
K.J. Beloch, Griechische Geschichte, ii2 1, Strassburg 1913.
K.J. Beloch, Griechische Geschichte, ii2 2, Berlin-Leipzig 1931.
H. Bengtson, Griechische Geschichte, München 1960.
R. Bernhardt, Die Entstehung der Legende von der tyrannenfeindlichen Außenpolitik Spartas im
sechsten und fünften Jahrhundert v. Chr., « Historia » 36, 1987, 255-289.
M. Bettalli, Erodoto e la battaglia di Platea, in M. Giangiulio (a cura di), Erodoto e il ‘modello
erodoteo’. Formazione e trasmissione delle tradizioni storiche in Grecia, Trento 2005, 215-246.
D. Boedeker, The two faces of Demaratus, « Arethusa » 20, 1987, 185-201.
380 rossella gioiosa
D. Boedeker, Hero Cult and Politics in Herodotus. The Bones of Orestes, in C. Dougherty – L.
Kurke (Eds.), Cultural Poetics in Archaic Greece. Cult, Performance, Politics, Cambridge 1993,
164-177.
R.J. Bonner – G. Smith, The Admnistration of Justice in Sparta, CPh 37, 1942, 113-118.
L. Braccesi, Dorieo, un monumento e un epitafio, in Erodoto e l’Occidente, Kokalos Suppl. 15,
Roma 1999, 41-46.
L. Braccesi, L’Enigma Dorieo, Hespería 11, Roma 1999.
L. Braccesi, Per una riconsiderazione dell’avventura di Dorieo, in A. Corretti (a cura di), Terze
Giornate Internazionali di Studi sull’Area Elima (Gibellina 23-26 Ottobre 1997), Pisa-Gibellina
2000, 167-179.
A. Brelich, Paides e parthenoi, Roma 1989.
U. Bultrighini, Cleomene, Erodoto e gli altri, in E. Luppino Manes (a cura di) Storiografia e
regalità nel mondo greco, 2003, 51-119.
G. Busolt, Griechische Geschichte bis zur Schlacht bei Chaeroneia, ii, Gotha 1895.
G. Busolt, Griechische Staatskunde, ii3, München 1926.
C. Calame, Spartan genealogies : the mythological representation of a spatial organization, in J.
Bremmer (Ed.), Interpretation of Greek mythology, London 1987, 153-186.
P. Carlier, La vie politique à Sparte sous le règne de Cléomène Ier. Essai d’interprétation, « Ktèma »
2, 1977, 65-84.
P. Carlier, La Royauté en Grèce avant Alexandre, Strasbourg 1983.
P. Carlier, Cleomene I, re di Sparta, in C. Bearzot – F. Landucci (a cura di), Contro le leggi im-
mutabili : gli Spartani fra tradizione e innovazione, Milano 2004, 33-51.
P. Cartledge, Sparta and Lakonia, London 1972.
P. Cartledge, Literacy in the spartan oligarchy, JHS 98, 1978, 25-37.
P. Cartledge, Sparta and Samos : a Special Relationship, CQ 32, 1982, 243-265.
P. Cartledge, Spartan justice ? Or « The State of the Ephors » ?, « DIKE » 3, 2000, 5-26.
C. Caserta, Erodoto, i Battiadi e Sparta, in Erodoto e l’Occidente, Kokalos Suppl. 15, Roma
1999, 67-109.
G.L. Cawkwell, Sparta and her allies in the sixth century, CQ 43.2, 1993, 364-376.
G.L. Cawkwell, Cleomenes, « Mnemosyne » 46, 1993, 506-527.
M. Clauss, Sparta, Eine Einführung in seine Geschichte und Zivilisation, München 1983.
U. Cozzoli, Un combattimento nei pressi dell’Ossa tramandato da un epigramma sepolcrale, RSI
13, 1976, 381-389.
K.M. Cragg, Herodotus’ presentation of Sparta, Michigan 1976.
A. Dascalakis, Les raisons réelles du sacrifice de Léonidas et l’importance historique de la bataille
des Thermopyles, StudClas 6, 1964, 57-82.
E. David, The Trial of Spartan Kings, RIDA 32, 1985, 131-140.
E. David, Sparta’s kosmos of silence, in S. Hodkinson – A. Powell (Eds.), Sparta New Perspec-
tives, London 1999, 117-146.
G.E.M. De Ste. Croix, The Origins of the Peloponnesian War, London 1972.
G.E.M. De Ste. Croix, Herodotus and King Cleomenes I of Sparta, in D. Harvey – R. Parker
(Eds.), Athenian Democratic Origins and Other Essays, Oxford 2004, 421-440.
G. Devereux, Cléomène le roi fou. Étude d’histoire ethnopsychanalytique, Paris 1995.
S. De Vido, Genealogie di Spartani Re nelle Storie erodotee, QS 27, 2001, 209-227.
G. Dickins, The growth of Spartan policy, JHS 32, 1912, 1-42.
G. Dickins, The growth of Spartan policy – A reply, JHS 33, 1913, 111-112.
E. Dimauro, Re contro. La rivalità dinastica a Sparta fino al regno di Agide II, Alessandria
2008.
erodoto e le scelte di sparta 381
A. Dovatour, La menace de Démarate, REG 50, 1937, 464-469.
V. Ehrenberg, Neugründer des Staates. Ein Beitrag zur Geschichte Spartas und Athens im VI.
Jahrhundert, München 1925.
V. Ehrenberg, From Solon to Socrates, London 1968.
J.A.S. Evans, The Final Problem at Thermopylae, GRBS 5, 1964, 232-237.
J.A.S. Evans, Notes on Thermopylae and Artemision, « Historia » 18, 1969, 389-406.
J.A.S. Evans, Herodotus and Athens ; the evidence of the encomium, AC 48, 1979, 112-118.
J.A.S. Evans, Herodotus and the battle of Marathon, « Historia » 42.3, 1993, 279-307.
A. Ferrabino, Qessalw`n politeiva, in Entaphia : in memoria di Emilio Pozzi, Torino 1913.
Th.J. Figueira, Xenelesia and social control in classical Sparta, CQ 53.1, 2003, 44-74.
C. Fornis, Esparta : historia, sociedad y cultura de un mito historiográfico, Barcelona 2003.
W.G. Forrest, Storia di Sparta. 950-192 a.C., trad. it., Bari 1970.
W.G. Forrest, Herodotos and Athens, « Phoenix » 38, 1984, 1-11.
S. Fortunelli, Potere e integrazione nel programma chiloniano : il tempio di Athena Chalkioikos
sull’acropoli di Sparta, « Ostraka » 8.2, 1999, 387-405.
R. Ganci, I “segni” cadmei e gli Egeidi nella tradizione erodotea su Dorieo spartano, in Erodoto e
l’Occidente, Kokalos Suppl. 15, Roma 1999, 213-259.
R. Ganci, Gli Egeidi spartani, Hespería 12, Roma 2000, 199-220.
G. Glotz, Histoire Grecque, Paris 1925.
T. Glover, Herodotus, Berkeley 1924.
A.J. Graham, Colony and Mother City in Ancient Greece, Chicago 1983.
J.R. Grant, Leonidas’ ‘Last Stand’, « Phoenix » 15, 1961, 14-27.
A. Griffiths, Was Kleomenes mad ?, in A. Powell (Ed.), Classical Sparta : techniques behind her
success, London 1989, 51-78.
G. Grote, A History of Greece, London 1907.
G.B. Grundy, The population and policy of Sparta in the fifth century, JHS 28, 1908, 77-96.
G.B. Grundy, The Policy of Sparta, JHS 32, 1912, 261-269.
I. Hahn, Aspekte der spartanischen Außenpolitik im V. Jh., AAntHung 17, 1968, 285-296.
D. Harvey, The political sympathies of Herodotus, « Historia » 15, 1966, 254-255.
D. Harvey, Leonidas the Regicide ?, Speculations on the death of Kleomenes, in G.W. Bowersock
- W. Burkert – M.C. Putnam (Eds.), Arktouros, Hellenic Studies presented to B. M. Knox
on the occasion of his 65th birthday, Berlin-New York 1979, 253-260.
A. Hauvette, Hérodote, historien des guerres médiques, Paris 1984.
D. Hereward, The Flight of Damaratos, RhM 101, 1958, 238-249.
C. Hignett, Xerxes’Invasion of Greece, Oxford 1963.
S. Hodkinson, Social Order and the Conflict of Values in Classical Sparta, « Chiron » 13, 1983,
239-281.
S. Hodkinson, Inheritance, Marriage and Demography : Perspectives upon the Success and De-
cline of Classical Sparta, in A. Powell (Ed.), Classical Sparta : techniques behind her success,
London 1989, 79-121.
S. Hodkinson, Property and wealth in classical Sparta, London 2000.
J.H. Hooker, Spartan Propaganda, in A. Powell (Ed.), Classical Sparta : techniques behind her
success, London 1989, 122-141.
R. Hope Simpson, Leonidas’ Decision, « Phoenix » 26, 1972, 1-11.
W.W. How-J. Wells, A commentary on Herodotus, Oxford 1912.
C.L. Huxley, Early Sparta, London 1962.
C.L. Huxley, Herodotos on the myth and politics in early Sparta, PRIA 83, 1983, 1-16.
F. Jacoby, Herodotos, in RE Suppl. ii, 1913, col. 205-519.
382 rossella gioiosa
F. Jacoby, Die Fragmente der griechischen Historiker, iiib, Leiden 1955.
L.H. Jeffery, Archaic Greece. The City-States c. 700-500 B. C., London 1976.
L.H. Jeffery, [Rec :] Boring (T. A.), Literacy in Ancient Sparta (Mnemosyne Suppl. 54, 1979), JHS
101, 1981, 190-192.
U. Kahrstedt, Griechisches Staatsrecht : Sparta und seine Symmachie, i, Göttingen 1922.
D.H. Kelly, Policy-making in the Spartan Assembly, « Antichton » 15, 1981, 47-61.
S.C. Klein, Cleomenes. A study in early Spartan imperialism, 1973.
D. Kouretas, Caractérisation psychobiographique de quelques personnages marquants de l’anti-
quité hellénique, « Platon » 28, 1976, 59-76.
R. Lattimore, The Wise Adviser in Herodotus, CPh 34, 1939, 24-35.
J.F. Lazenby, The Defence of Greece, 490-479 B.C., Warminster 1993.
D.M. Leahy, The Bones of Tisamenus, « Historia » 4, 1955, 26-38.
C.F. Lehmann-Haupt, Pausanias, Heros Ktistes von Byzanz, « Klio » 17, 1921, 59-73.
T. Lenschau, König Kleomenes I von Sparta, « Klio » 31, 1938, 412-429.
E. Lévy, La Sparte d’Hérodote, « Ktèma » 24, 1999, 123-134.
E. Lévy, Sparte : histoire politique et sociale jusqu’à la conquête romain, Paris 2003.
S. Link, Die Ehrenrechte der Spartanischen Könige, « Philologus » 148.2, 2004, 222-244.
M. Lombardo, Erodoto sulle Termopili : Leonida, Demarato e l’Ideologia Spartiata, in M. Gian-
giulio (a cura di), Erodoto e il ‘modello erodoteo’. Formazione e trasmissione delle tradizioni
storiche in Grecia, Trento 2005, 173-192.
R. Lonis, Guerre et religion en Grèce à l’époque classique, Paris 1979.
D. Lotze, Bemerkungen zur machtpolitischen Interpretation spartanischen Verhaltens in den Jah-
ren 479-477 v. Chr., « KLIO » 52, 1970, 255-275.
A. Luther, Chilon von Sparta, in A. Goltz - A. Luther – H. Schlange Schöningen (Hrsgg.),
Gelehrte in der Antike, Alexander Demandt zum 65. Geburtstag, Köln-Weimar-Wien
2002, 1-16.
A. Luther, Könige und Ephoren. Untersuchungen zur spartanischen Verfassungsgeschichte, Frank-
furt am Main 2004.
A. Luther – M. Meier - L. Thommen (Hrsgg.), Das frühe Sparta, Stuttgart 2006.
R.W. Macan, Herodotus, The Seventh, Eighth, and Ninth Books with Introduction and Commen-
tary, London 1908.
I. Malkin, Myth and territory in the Spartan Mediterranean, Cambridge 1994.
I. Malkin, Myth, religion and Spartan “ideology”, in W. Schuller (Hrsg.), Politische Theorie und
Praxis im Altertum, Darmstadt 1998, 30-42.
G. Mastruzzo, Osservazioni sulla spedizione di Dorieo, « Sileno » 3, 1977, 129-147.
M. Meier, Kleomenes I, Demaratos und das spartanische Ephorat, GFA 2, 1999, 89-108.
M. Meier, Zwischen Königen und Damos, Überlegungen zur Funktion und Entwicklung des Epho-
rats in Sparta (7.-4. Jh. v. Chr.), ZRG 117, 2000, 43-102.
K. Meister, La storiografia greca, trad. it., Roma-Bari, 20015.
A. Mele, La battaglia di Platea, AFLN 5, 1955, 5-41.
E. Melluso, I meriti di Demarato di Sparta. Una nota filologica a Hdt. vi 70, 3, « Incidenza del-
l’Antico » 3, 2005, 151-155.
V. Merante, Sulla cronologia di Dorieo e su alcuni problemi connessi, « Historia » 19, 1970, 272-
293.
E. Meyer, Forschungen zur alten Geschichte, II, Halle 1899.
J.D. Mikalson, Herodotus and Religion in the Persian Wars, Chapel Hill – London 2003.
E. Millender, Herodotus and Spartan despotism, in A. Powell – S. Hodkinson (Eds.), Sparta
beyond the mirage, London 2002, 1-61.
erodoto e le scelte di sparta 383
D.A. Miller, The Spartan Kingship : some extended notes on complex duality, « Arethusa » 31,
1998, 1-17.
M. Miller, The Talassocracies, Studies in Cronography, New York 1971.
F. Miltner, Pro Leonida, « Klio » 28, 1953, 1-14.
J.A.R. Munro, Some observations on the Persian Wars : The campaign of Xerxes, JHS 22, 1902,
294-332.
R.V. Munson, Three Aspect of Spartan Kingship in Herodotus, in R.M. Rosen – J. Farrell (Eds.),
Nomodeiktes, Greek Studies in Honor of Martin Ostwald, Ann Arbor 1993, 39-54.
D. Musti, Storia greca. Linee di sviluppo dall’età micenea all’età romana, Roma – Bari, 19955.
M. Nafissi, A proposito degli Aigheidai : grandi ghéne ed empori nei rapporti Sparta-Cirene, AFL-
Per 18, 1980/81, 185-205
M. Nafissi, Battiadi ed Aigheidai : per la storia dei rapporti fra Cirene e Sparta in età arcaica, in
G. Barker – J. Lloyd – J. Reynols (Eds.), Cyrenaica in Antiquity, Oxford 1985, 375-386.
M. Nafissi, La nascita del kosmos, Napoli 1991.
N. Nafissi, Tucidide, Erodoto e la tradizione su Pausania nel v secolo, RSA 34, 2004, 147-180.
K.L. Noethlichs, Bestechung, Bestechlichkeit und die Rolle des Geldes in der spartanischen Außen-
und Innenpolitik vom 7.-2.Jh.v.Chr., « Historia » 36, 1987, 129-170.
R. Nyland, Herodotos’ Sources for the Plataiai Campaign, AC 61, 1992, 80-97.
M. Ostwald, Herodotus and Athens, ICS 16, 1991, 137-148.
Z. Papastylou-Philiou, Le problème de la succession de Cléomène I : (489/488 av J.-C.), « Do-
done » 18, 1989, 5-15.
A. Paradiso, Gorgo, la Spartana, in N. Loraux (a cura di), Grecia al femminile, Roma-Bari
1993, 109-122.
A. Paradiso, Tempo della tradizione, tempo dello storico : Thuc. I.18 e la storia arcaica spartana,
SStor 28, 1995, 35-45.
L. Pareti, Origini e sviluppo dell’eforato spartano, in Studi minori di Storia antica, i, Roma 1958,
101-220.
H.W. Parke, The deposing of Spartan Kings, CQ 39, 1945, 106-113.
R. Parker, Spartan Religion, in A. Powell (Ed.), Classical Sparta : techniques behind her success,
1989, 142-172.
P. Poralla, Prosopographie der Lakedaimonier bis auf die Zeit Alexanders des Grossen, Breslau
1913.
P. Poralla – A.S. Bradford, A Prosopography of Lacedaemonians, from the Earliest Time to the
Death of Alexander the Great, transl. Engl., Chicago 19852.
L. Prandi, Tre questioni erodotee, Aevum(ant) 4, 1991, 77-114.
W.K. Pritchett, The Greek State at War, Berkeley-Los Angeles 1974.
P.A. Rahe, The selection of Ephors at Sparta, « Historia » 29, 1980, 385-401.
P.J. Rhodes, The selection of Ephors at Sparta, « Historia » 30.4, 1981, 499-503.
N. Richer, Les éphores. Études sur l’histoire et sur l’image de Sparte (VIIIe-IIIe siècle avant Jésus-
Christ), Paris 1998.
N. Richer, The Hyakinthia of Sparta, in T. Figueira (Ed.), Spartan Society, Swansea 2004,
77-102.
N. Richer, Les Hyakinthies de Sparte, REA 106.2, 2004, 389-419.
E.W. Robinson, Oracles and Spartan Religious Scruples, LCM 17.9, 1992, 131-132.
J. Roisman, Maiandrios of Samos, « Historia » 34, 1985, 257-277.
C. Romano, Leotichida II, ASNP 4.5, 2000, 113-129.
L. Ronconi, Erodoto : da Alicarnasso a Turi, Hespería 4, Roma 1994, 135-149.
A. Roobaert, Isolationnisme et Impérialisme Spartiates de 520 à 469, Leuven 1985.
384 rossella gioiosa
J.B. Salmon, Sparta, Argo e il Peloponneso, in S. Settis (a cura di), I Greci : Storia, Cultura, Arte
e Società, Torino 1997, 847-867.
F. Sartori, Agrigento, Gela e Siracusa, in Dall’Italía all’Italia, Padova 1993.
D. Schaps, Women in Greek inheritance law, CQ 25, 1975, 53-57.
A.S. Schieber, Leotychidas in Thessaly, AC 51, 1982, 5-14.
J. Schwartz, Hérodote et Périclès, « Historia » 18, 1969, 367-370.
M. Sordi, La Tessaglia dalle guerre persiane alla spedizione di Leotichida, RIL 86, 1953, 297-323.
M. Sordi, La Lega tessala fino ad Alessandro Magno, Roma 1958.
M. Sordi, Atene e Sparta dalle guerre persiane al 462/1 a.C., « Aevum » 50, 1976, 25-41.
M. Sordi, Scritti di storia greca, Milano 2002, 101-127.
C.G. Starr, The credibility of Early Spartan History, « Historia » 14, 1965, 257-272.
C.M. Stibbe, Chilon of Sparta, MNIR 46, 1985, 7-24.
H. Strasburger, Herodot und das perikleische Athen, « Historia » 4, 1955, 1-25.
V.M. Strogetskij, The Ionian revolt and Sparta’s position, VDI 125.3, 1973, 134-145.
V.M. Strogetskij, Herodotus and the Alcmaeonides, VDI 141, 1977, 145-155.
V.M. Strogetskij, Some features of the internal political struggle in Sparta at the end of the vith
– begin. of the vth century B. C. Cleomenes and Demaratus, VDI 161.3, 1982, 38-49.
C.G. Thomas, On the role of the Spartan Kings, « Historia » 17.3, 1974, 257-270.
L. Thommen, Lakedaimonion Politeia. Die Entstehung der spartanischen Verfassung, Historia,
Einzelschriften 103, Stuttgart 1996.
L. Thommen, Spartas fehlende Lokalgeschichte, « Gymnasium » 107.5, 2000, 399-408.
W.E. Thompson, Observation on Spartan Politics, RSA 3, 1973, 47-58.
E.N. Tigerstedt, The Legend of Sparta in Classical Antiquity, Stockholm 1965.
P. Vannicelli, Gli Egidi e le relazioni fra Sparta e Cirene in età arcaica, QUCC 41, 1992, 55-73.
P. Vannicelli, Erodoto e la storia dell’alto e medio arcaismo (Sparta-Tessaglia-Cirene), Roma
1993.
F. Vian, Les origines de Thèbes, Kadmos et les Spartes, Paris 1963.
B. Virgilio, Per la cronologia di Cleomene e Dorieo, in Commento storico al v libro, Pisa 1975,
146-151.
H.T. Wade-Gery, The Growth of the Dorian States, in CAH, iii, Cambridge 1925.
H.T. Wade-Gery, Sparta : The Beginnings of the League, in CAH, Cambridge 1929.
W.P. Wallace, Kleomenes, Marathon, the Helots and Arcadia, JHS 74, 1954, 32-35.
J. Wells, Some Points as to Chronology of the Reign of Cleomenes I, JHS 25, 1905, 193-203.
H.D. Westlake, The Medism of Tessaly, JHS 56, 1936, 12-24.
M.E. White, Some Agiad dates, JHS 84, 1964, 140-152.
E. Will, Korinthiaka, Parigi 1955.
J. Wolski, Pausanias et le problème de la politique spartiate (480-470), « Eos » 47, 1954, 75-94.
J. Wolski, Les changements intérieurs a Sparte a la vielle des guerres médiques, REA 69, 1967,
31-49.
J. Wolski, MHDISMOS et son importance en Grèce à l’époque des guerres médiques, « Historia »
22, 1973, 3-15.
H.B. Wright, The Campaign of Plataea, New Haven 1904.