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Pierfranco Ravotto
ITSOS “Marie Curie”
Via Masaccio 4 Cernusco sul Naviglio
pfr@tes.mi.it
Sommario
2. 1 Classi in rete
L’ITSOS “Marie Curie” ha da anni un proprio sistema telematico – T&S, Telematica e
Scuola – basato sulla Tecnologia FirstClass, che permette di assegnare ad ogni do-
cente e studente che ne faccia richiesta un indirizzo di posta elettronica, uno spazio
web e l’accesso ad un sistema di conferenze con diversi livelli di permessi.
Realizzare una classe in rete significa aprire una nuova conferenza (o forum: un
contenitore di messaggi) nella quale studenti e docenti di quella classe avranno per-
messi di lettura e di scrittura. In Figura 1 ecco un’immagine dell’area classi in rete nel
2004/2005.
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Parlo di gruppo classe e non semplicemente di classe data la struttura dell’im-
pianto formativo dell’ITSOS. Nel triennio gli studenti appartengono – Liceo Tecnico a parte - a due
gruppi classe: la “classe base” (in cui affrontano italiano, Storia e filosofia ed Educazione Fisica) e
la “classe di indirizzo”. La percentuale di studenti in qualche modo coinvolta dall’esperienza di
classe virtuale è dunque superiore al 50% dal momento che studenti non coinvolti in classe base
possono esserlo in classe di indirizzo o viceversa.
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• uno spazio organizzato che ospita sia messaggi (quelli di carattere generale) che
ulteriori conferenze (figura 3).
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Nel 2004/2005, dunque, all’ITSOS sono stati realizzate 48 di tali classi in rete;
in alcuni casi “semplici”, più spesso internamente strutturate come mostrato in figura
5: si va da 11 classi “semplici” a 8 classi ad alto livello di strutturazione (più di 10 con-
tenitori) una delle quali contiene ben 36 diversi ambienti!
Figura 5. Il livello di complessità delle classi in rete: da un solo ambiente di lavoro a 36 diversi am-
bienti. (In questa come in altre figure non compaiono i nomi delle classi, asse orizzontale, in quanto
non rilevanti per un osservatore esterno all’ITSOS)
Figura 6. Numero di materie coinvolte nelle attività in rete per ogni classe.
Il grafico in figura 7 indica, il numero di messaggi presenti, a fine anno, nei contenitori
di classe/materia.
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Figura 7. Numero di messaggi per ogni materia in classe virtuale (con esclusione di quelle con meno
di 10 messaggi)
In 11 casi ci sono fra 100 e 199 messaggi, in 6 fra 200 e 299, in altri 9 il nume-
ro cresce fino ad un massimo di 1.909 messaggi scambiati in una sola materia. In 24
casi, il numero di messaggi è compreso fra 10 e 100, in 67 – non mostrati nel grafico
– scende sotto i 10.
Come mai una così forte diversità? Nella maggior parte dei casi l’insegnante ha
usato la rete per inviare agli studenti indicazioni di lavoro o avvisi di scadenze, “lezio-
ni”, materiali didattici, griglie per attività di laboratorio, suggerimenti di lettura. In altri
casi invece la conferenza è diventata un vero ambiente di lavoro in cui gli studenti
hanno svolto attività inviando “compiti” e partecipando a discussioni.
A volte un tale ambiente è stato usato per un periodo di tempo limitato, legato
ad una specifica attività didattica, in altri casi invece è stato usato per più attività lun-
go tutto l’arco dell’anno.
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Figura 8. Numero di messaggi per ogni classe virtuale
A fronte delle “punte” sopra i mille messaggi le altre classi sembrano “inesisten-
ti”, ma – attenzione! - ci sono casi, non pochi, in cui forum didattici con 100 messaggi
vengono presentati come un grande successo!!! Nel nostro caso 19 classi contengo-
no, a fine anno, almeno 100 messaggi, 9 superano i 250. Sono cifre che dimostrano
una consistente attività in rete ad integrazione di quella in presenza!
Il dato eccezionale sono le cinque classi – tutte appartenenti alla sperimentazio-
ne Biennio e Triennio dell’Autonomia o Liceo Tecnico – che raggiungono e superano i
1.000 messaggi e si rivelano, quindi, ambienti di lavoro ad elevata interattività. In una
classe sono stati scambiati 3.152 messaggi. Se li riferiamo ai 200 giorni di scuola si
tratta di circa 16 messaggi al giorno. Per 24 persone, fra docenti e studenti, significa
una media di 131 messaggi a testa2.
Sono dati che dimostrano che il ricorso nella scuola secondaria superiore alla
formazione in rete – nella forma blended learning – è possibile: esistono le condizioni
culturali e tecnologiche.
Quali sono le condizioni tecnologiche? Disponibilità di computer collegati in
rete nella scuola in numero tale da permettere un frequente accesso alle classi, di-
sponibilità di una “piattaforma” di comunicazione/lavoro in rete, disponibilità di com-
puter e accesso internet da casa per la maggior parte degli studenti3.
Quali le condizioni culturali? Abitudine degli insegnanti ad usare il computer e la
rete, disponibilità e interesse da parte loro a sperimentare nuove forme di didattica e
curiosità rispetto ai possibili usi didattici della rete, atteggiamento favorevole degli
studenti nei confronti dell’uso delle TIC, apertura delle famiglie al “costo” della con-
nessione internet come parte delle spese scolastiche.
Ho scritto che il caso ITSOS dimostra l’esistenza di quelle condizioni. Ma la ri-
sposta affermativa è generalizzabile?
Certo le condizioni sono state nel nostro caso favorevoli: l’ITSOS è istituto spe-
rimentale per atto di nascita e dunque i suoi insegnanti sono “tradizionalmente” coin-
volti in attività sperimentali, l’abitudine all’uso della rete è lentamente cresciuto in un
arco di più di 10 anni, nel Liceo Tecnico è previsto al biennio un insegnamento – TIC,
Tecnologie dell’informazione e della Comunicazione – che mette in condizione e abi-
tua gli studenti all’uso del computer e della rete. Ma è un percorso in atto anche altro-
ve. Sono condizioni sviluppabili in altre scuole.
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Ovviamente occorre garantire un accesso a computer in rete a scuola in orario extrascola-
stico a chi non abbia tale disponibilità a casa.
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Ci sono modi diversi di gestire una classe in presenza: centrandola sul docente,
trasmettitore del sapere, o stimolando un ruolo attivo degli studenti che partecipano
alla costruzione della propria conoscenza.
A me sembra che il primo modello sia sempre meno efficace anche in presen-
za, dove è comunque possibile cercare di tenere alto il livello di attenzione di studenti
con un ruolo sostanzialmente passivo. Ma un tale modello non si presta assoluta-
mente alla rete, ove si lavora in modo asincrono, ove ciascuno deve organizzare l’u-
so del proprio tempo, dove mancano quegli stimoli (il tono di voce, lo sguardo, …)
che si possono attivare in presenza.
La rete per un verso richiede il coinvolgimento e la motivazione attraverso il
fare, l’intervenire, il dire la propria, per altro verso lo favorisce dal momento che “la-
vorando individualmente ed in tempi anche diversi, [ciascuno] apporta con note ed
osservazioni, ulteriori contributi ad una discussione collettiva. Rispetto alla discussio-
ne orale, la discussione in rete ha alcune specificità (e vantaggi): elimina i problemi
di turno (ciascuno può prendere la parola quando vuole) e stimola indirettamente gli
alunni a commentarsi l'un l'altro; si attivano pertanto dinamiche di cooperazione e di
scambio che risultano soffocate nel dialogo in classe, in cui solo pochi (i più estrover-
si) prendono la parola.” (Calvani).
Classi in rete con migliaia di messaggi sono la testimonianza che si tratta di una
scelta perseguibile.
Riferimenti bibliografici
Trentin G., Telematica e formazione a distanza. Il caso Polaris, Franco Angeli, Mila-
no, 1999