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Stato e anarchia
La libertà degli uguali

Tolstoj
Il regno di Dio è dentro di noi
La giornata della memoria rappresenta pienamente quell'arroganza occidentale di cui mi vergogno.
Ci vedo la capacità dell'uomo 'civile' di sentirsi purificato senza averne nessun merito. Il mondo
europeo, cristiano, bianco continua a non sapere cosa sono gli ebrei, nè come collocarli, si limita a
pensare più o meno apertamente le stesse cose di cento anni fa e a nutrire tacitamente quella stessa
insofferenza. Quel poco che l'occidente ha appreso degli ebrei lo diffonde attraverso una fiction
schizofrenica che dura decenni. Da un lato eccolo a riproporre, nella maniera vacua ed ipocrita che
lo contraddistingue, la ridondante narrazione dell'olocausto, come se l'avesse davvero rinnegato o
gliene fregasse qualcosa; dall'altro a riportare cronache di un'apartheid infinita, mentre finge che la
cosa non lo riguardi. Così la gente, spaccata tra coloro che puntano ad una ostinata e superficiale
filoebraicità, disarmante per pochezza di contenuti, e gli antisemiti di oggi, quelli che si permettono
di sentenziare dimenticando che i loro nonni hanno eradicato una fetta di umanità dal continente in
cui viveva in un processo durato secoli, processo di cui l'olocausto rappresenta solo l'ultima enorme
goccia. Il messaggio della giornata della memoria è che lo straniero diventa martire solo dal
momento in cui si leva dalle palle, si omologa, si imborghesisce e si fa nazione, oppressore a sua
volta. Ma resta sempre straniero, quindi va bene continuare a diffidare a voce alta o bassa a seconda
dello sfondo politico di riferimento. Va bene continuare a prendere le distanze, scaricando in toto
sugli ebrei la responsabilità della colonizzazione palestinese, ignorando colpevolmente la
conseguenzialità delle proprie azioni. Ignorando, in ultima analisi, continenti interi trasformati in
colonie che sanguinano ancora.
Tutto questo perché oggi, non potendo ricordare null'altro, voglio ricordare che l'antirazzismo ha
una faccia sola. Sempre al fianco dei colonizzati di ieri e di oggi, al fianco di palestinesi, africani,
curdi, mulatti, creoli, meridionali e anche degli ebrei...e in generale di tutti coloro che si sentono
presi per il culo dal modo sbagliato in cui viene raccontata la loro storia
.ִ‫צרְריָים‬
ִ‫מ צ‬
ָ‫ארֶרץֶ י‬
ֶ‫ב ר‬
ִ‫ צ‬,ִ‫תם‬
ֶ‫היָיי ר‬
‫גגיָריםִ ה‬-‫כי‬
ָ‫ י‬:‫הגגר‬
‫ ה‬-‫את‬
ֶ‫ ר‬,ִ‫תם‬
ֶ‫ב ר‬
ִ‫ה צ‬
‫א ה‬
ַ‫ו ה א‬

Io vorrei poter ricordare, non posso farlo perché quell'umanità che era parte di noi non l'ho mai
conosciuta. L'ostjudentum, la nazione transnazionale della diaspora, quella che tentava
faticosamente di mettere radici più che cercarne di nuove, non esiste più. Parlo di quell'umanità di
masse proletarie dell'est Europa doppiamente oppresse (in quanto povere e in quanto ebree), dei
movimenti operai ebraici, della yiddishkeilt, delle khevroth e del bund. Umanità che tentava di
scartare l'illusione sionista in quanto reazione borghese al problema dell'antisemitismo e che,
quindi, cercava la propria rivendicazione nazionale nella propria terra, come sarebbe stato più
giusto e naturale fare. Purtroppo a quell'umanità, come ad altre, è stato impedito di esistere
fisicamente e politicamente e così alle masse di profughi di lingua e cultura yiddish (cultura di cui
non rimane praticamente niente) non era rimasta altra guida che quella del sionismo, con tutti i suoi
limiti storici ed ambiguità, e, più in particolare, di gruppi armati più o meno dichiaratamente fascisti
che erano sopravvissuti in un territorio in cui la lotta al fascismo non era stata vista come una
priorità. Con questo voglio dire che sbaglia, secondo me, chi tenta di ridurre la complessità
dell'universo ebraico in opinioni dozzinali sull'olocausto e israele. Queste persone cercano di
scaricarsi dalle spalle la doppia colpa, quella di appartenere alle popolazioni che la shoa l'hanno
fatta e quella di essere causa diretta della perdita di identità di quegli ebrei che hanno costituito
Israele, di fatto preparando nei centocinquant'anni (almeno) precedenti alla nascita di Israele il
terreno per far sì che nascesse, facendone pagare le spese ai palestinesi. Liquidare tutto ciò urlando
'fanculo Israele' (quando non 'fanculo ebrei ricchi e piagnoni') è il modo più becero di non affrontare
tutto questo insieme di questioni.

Sempre puntuali questi giorni in cui se ne sentono di cotte e di crude sull'argomento, quest'anno ho
voluto azzardare anche io un'analisi sul tema della memoria.
Due ragioni per cui odio il 27 gennaio:
La prima è la ridondanza della narrazione in se stessa, totalmente monopolizzata da quelle
istituzioni che, come non se ne fottevano nulla dei profughi ebrei, di fronte alla crisi di oggi
continuano a dimostrare la propria totale inconsistenza, limitandosi a fingere di affrontare problemi
che hanno in gran parte contribuito a creare. Tale ridondanza è alla base dell'intorpidimento di
molti, convinti che le visite di papa Francesco alla sinagoga di Roma e le fiction sull'olocausto
abbiano compensato l'eradicazione dell'ebraismo europeo. Bisognerebbe accorgersi della vacuità ed
ipocrisia di questa narrazione. Chi ci tiene a considerarsi antirazzista non dovrebbe lasciare che a
strumentalizzarla siano quelle stesse istituzioni che ci mostrano l'orrore dell'olocausto solo per far
vedere come è più bella l'Europa postideologica, quanto si è redenta e quanto ora, asettica, può
insegnarci il valore della memoria e della tolleranza.
La seconda ragione è rappresentata dall'ottusità di coloro che credono che le fetenzie di Israele
siano un buon motivo per smettere di parlare di antisemitismo. È semmai vero il contrario. Essere
antirazzista significa anche capire che estremismi, fascismi, ultranazionalismi, mafie e identitarismi
acidi di qualsiasi tipo non sono mai un problema da ricondurre unicamente alle singole culture cui
questi fenomeni fanno riferimento. Invece oggi più che in qualunque altro giorno si esacerba questo
paradossale antisemitismo di 'sinistra', convinto di essere mero antisionismo, quello delle persone
che fino ai dodici anni avevano visto solo la vita è bella, poi dopo aver letto un paio di articoli sul
fatto quotidiano apprendono con stupore l'esistenza di un estremismo ebraico.
A tale ingenuità ha già risposto Ruth Klüger in Vivere ancora, storia di una giovinezza:

È mia opinione che alcune di queste persone coprano con la sacrosanta indignazione per la
questione palestinese il segreto gongolio di chi è seriamente convinto di essere stato così acuto da
aver smascherato la proverbiale stronzaggine ebraica. Questo è il modo di queste persone di
scrollarsi di dosso la doppia responsabilità dell'olocausto e del proprio ruolo nella nascita di Israele.
È proprio per questa ragione che queste persone, oltre ad essere razziste, sono controproducenti per
la causa palestinese, come lo sono i media che raccontano cose magari anche vere sul sostegno
all'estremismo islamico, senza parlare contemporaneamente di postcolonialismo.
Voi con la vostra caccia al sionista non realizzate di non essere meglio di quelli della caccia al
jihadista, di quanto avete interiorizzato il bisogno di creare feticci rispetto ai quali sentirvi
moralmente più elevati. Ve la sentite di puntare il dito su Israele senza parlare contestualmente di
quanto l'antisemitismo dei vostri nonni ha contribuito a determinarlo, né di quanto il vostro continua
a foraggiare la propaganda sionista.
Ed è proprio questo puntare il dito dall'alto che vi rende l'altra faccia della medaglia di
quell'occidentalismo cristiano e bianco, che in altri contesti inveisce contro la barbarie del
fondamentalismo islamico o l'inciviltà dei napoletani.
Voi convinti che dichiararsi antirazzisti, rivendicarsi la resistenza e le quattro giornate di Napoli
basti a prendere le distanze dal ventennio e dalle leggi razziali, a farvi scontare la distruzione della
vostra componente ebraica. Israele è lì a ricordarvi che non è vero, che non avete risolto un cazzo, e
non vi basterà liquidare il discorso dichiarandovi antisionisti.

Ariel ricorda nel buio ‫אריאל נזכר בחושך‬


Ariel non dimentica Ariel lo shakakh ‫אריאל לא שכח‬

Samuele 2;9 ‫ט רגלי חסידו ישמר ורשעיםִ בחשך ידמו כי לא בכח יגבר איש‬
Salmi 27;3 ‫ח‬
‫ט טֹ ה‬
‫אניָני בו ג‬
ַ‫זאת א‬
‫ב זְּ֝ ז‬
ִ‫חמרְמה ב צ‬
ְ‫מל צִ ר‬
ָ‫לי י‬
‫ע ה‬
ְ‫תנקו֣םִ ע ר‬
ְ‫אםִ ־ ר‬
ָ‫בי י‬
ָ‫לא ־ יָיי רְררא לל יָ ב י‬
ֹ‫ה ט‬
ֶ‫חנ רֶ ה‬
ַ‫מ א‬
‫לי ׀ ה‬
‫ע לָ ה‬
ְ‫חנֲרֶנה ר‬
ַ‫ת א‬
‫אםִ ־ ה‬
ָ‫י‬

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