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di Roberto P.

Ormanni

Gi vincitore dellOscar al Miglior Cortometraggio con Curfew, Shawn Christensen recupera il


soggetto premiato dallAcademy nel 2013 e lo riutilizza per costruire il suo lungometraggio di
debutto, Before I Disappear.
Lincipit della vicenda lo stesso: Richie (Shawn Christensen) un uomo che non vuole pi
vivere e decide di suicidarsi. Prima di compiere lestremo gesto e scomparire, riceve una
telefonata da sua sorella Maggie (Emmy Rossum), con la quale non aveva contatti da anni.
Maggie chiede a Richie di recarsi a scuola per prendere sua figlia, Sophia (Ftima Ptacek), e
portarla a casa. La donna per non fa ritorno e Richie costretto a stare in compagnia di sua
nipote per tutta la notte.
Tuttavia, se il cortometraggio si poggiava esclusivamente sul rapporto zio-nipote senza
approfondire (in 20) le trame appena intraviste dei singoli personaggi, Before I Disappear
respira maggiormente sviluppando tutti i nodi della storia. Ed ecco che un plot
apparentemente banale (lo zio reietto ma sensibile e la nipote altezzosa che lentamente si
scioglie di fronte alla sua tenerezza) trova nuova linfa nelle dinamiche esistenziali dei
protagonisti. In un viaggio al termine della notte newyorkese, Richie e Sophia incontrano i
riverberi di una disperazione che accomuna entrambe le loro vite. Due esistenze che, ognuna
a suo modo, non riescono a far parte di qualcosa: da un lato la brillante Sophia, senza amici e
con alle spalle un padre degenero; dallaltro Richie, che vive ai margini con il ricordo di un
amore perduto e alle prese con i suoi datori di lavoro, lo spietato Bill (un eccellente Ron
Perlman) e il rabbioso Gideon (interpretazione piatta del belloccio Paul Wesley).
Lungo i percorsi dei due peregrini, cos, si frastagliano unioni spezzate, ferite esteriori e dolori
interiori e si arriva a parlare di cambiamento, di vita che scorre veloce (come nei flip-book di
Richie). Christensen, pi di ogni altra cosa, rappresenta la morte, non come destinazione
finale ma come soggetto che vive al fianco dei protagonisti. Una morte che, per, nonostante
tutto sembra interrompersi e non essere mai definitiva. Come in un cartone animato, come nei
suoi stessi fumetti, Richie, ad un passo dalloblio, torna in vita grazie allo squillo di un telefono
(oggetto emblemtico di tutto il film) che ricomincia a suonare donando speranza al vuoto.
La giovanissima Ptacek d grande prova di s sullo schermo, con ottimi tempi recitativi e
grande personalit. Christensen, adatto al ruolo (monocorde) di Richie, firma una regia ben
confezionata ma che potrebbe osare di pi. Le vette fascinose della pellicola, infatti, sono
raggiunte soprattutto grazie ad una fotografia drammatica accompagnata da una colonna
sonora curata nei minimi dettagli (da Georges Bizet a David Bowie passando per Billie
Holiday). Degne di nota, tuttavia, sono le costruzioni delle oniriche visioni vissute da Richie
(dal musical nelle piste da bowling alla Signora Morte accomodata sul divano al suo fianco).

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