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Dossier 2016-2017

sullesclusione sociale

La solidariet che cura: percorsi di


inclusione nelle periferie dellesistenza
2017 Caritas Diocesana di Benevento
Tutti i diritti riservati

a cura di
Maria Pia Mercaldo

hanno collaborato
Arturo Bernabei, Doriana Bollo, don Nicola De Blasio,
Gabriella Debora Giorgione, Maria Liberatore, Ionica Monticelli,
Angelo Moretti, Elvira Pettorossi

copertina
Foto di Gabriella Debora Giorgione

edizione a cura di
Passione Educativa
Soc.Coop.Soc.ar.l.ONLUS
Indice
5 Prefazione
di mons. Felice Accrocca, Arcivescovo Metropolita di Benevento

7 Introduzione
di Don Nicola De Blasio, Direttore Caritas diocesana di Benevento

15 Premessa
17 Capitolo 1
Le povert
La Povert in Italia e il divario crescente tra Nord e Sud
La situazione in Campania
e a Benevento e provincia
Le povert nei dati del Centro di Ascolto della Caritas diocesana di Benevento
Lo Sportello dascolto Donna Felicia Bartolotta Impastato
Lo Sportello Prestito della Speranza Microcredito
Le Caritas Parrocchiali, i dati dellascolto
Conclusioni

85 Capitolo 2
Il fenomeno migratorio
Limmigrazione in Italia e in Campania
La Campania accogliente
Gli SPRAR e la Caritas di Benevento

107 Capitolo 3
Le Campagne, i progetti, i gruppi pubblici
La campagna #noslot #noazzardo
Il progetto Giovani ResiliEnti
Progetto I Fuori Classe, campo estivo di volontariato in Caritas
PTRI, il riscatto di Carmine e Giuseppe
Il gruppo pubblico Pace Alaikom

125 Appendice
Le sfide del Welcome
I progetti terapeutico-riabilitativi individuali (PTRI)
Il REI (Reddito di Inclusione Sociale)
Gli SPRAR (Sistema per Richiedenti Asilo e Rifugiati)
Prefazione
mons. Felice Accrocca
Arcivescovo Metropolita di Benevento

Levangelista Luca narra che un maestro della legge si comport un giorno in


modo insidioso verso Ges (10,25) e gli pose una domanda per metterlo in dif-
ficolt. Il dialogo tra i due si rivela interessante: lo scriba attacca per primo, ma
Ges che risponde a una domanda con unaltra domanda non si lascia sor-
prendere. E quando lo scriba indica con esattezza i precetti principali della leg-
ge, al Maestro non resta che metterlo di fronte alle sue responsabilit: Fa que-
sto e vivrai (10,28). Colui che voleva incastrare laltro veniva cos a trovarsi lui
stesso in difficolt, tanto da esser costretto a giustificarsi: E chi il mio prossi-
mo? (10,29). Ges narr allora (10,30-37) quella parabola che tutti conosciamo,
che riferisce lagire di un samaritano capace di caricare sul proprio giumento un
malcapitato abbandonato sul ciglio della strada e portarlo a una locanda dove
si prese cura di lui, dopo che un sacerdote e un levita, passati per quella mede-
sima strada, avevano pensato bene di far finta di non vedere.

Il Dossier Caritas Benevento 2016, che avete tra le mani, consente di prendere
atto di tutto un insieme di parole e di gesti, di azioni a volte pubbliche e molte
volte compiute nel segreto, solo dove il Padre vede e sa (Mt 6,1-4), che esprimo-
no nella loro semplicit la samaritanit della Chiesa beneventana. Siamo consa-
pevoli, infatti, che non possibile amare a parole n con la lingua, ma solo con
i fatti e nella verit (1Gv 3,18) e che solo la carit, non le chiacchiere su di essa,
copre una moltitudine di peccati (1Pt 4,8).

Esso ci permette cos di avere il quadro globale di unazione che vuole fare pro-
prio, tra le altre cose, anche lappello di Paolo VI, vecchio ormai di cinquantan-
ni ma ancora tremendamente e purtroppo tragicamente attuale: I popoli
6 Prefazione

della fame interpellano oggi in maniera drammatica i popoli dellopulenza. La


chiesa trasale davanti a questo grido dangoscia e chiama ognuno a rispondere
con amore al proprio fratello (Populorum progressio 3).

Mi auguro che il Dossier possa aiutare tutta la nostra Chiesa a crescere nella
dimensione dellascolto e della carit vissuta. Diversamente, il Signore avrebbe
molto da rimproverarci nel giorno del giudizio, perch di una cosa possiamo
essere certi: Tutti ci presenteremo al tribunale di Dio (Rm 14,10).
Introduzione
don Nicola De Blasio
Vicario Episcopale per la Carit

A conclusione del lavoro del Dossier Caritas Benevento 2016, mi sembra anzitut-
to importante condividere con voi una semplice considerazione: esso dovrebbe
essere valutato a partire da quellimpasto di parole, gesti, relazioni che formano
e costituiscono la sostanza di ogni legame e che sonoinsiemei linguaggi del-
la comunione ecclesiale che sono generati nei nostri Centri di Ascolto. Perci,
gli uomini e le donne che sono state accolte con simpatia e affetto, restano nel
nostro bagaglio di vita e non ci saranno soltanto i momenti di ascolto, ma anche
i volti oltre che le parole di quanti abbiamo incontrato e con cui abbiamo
condiviso, le narrazioni per immagini delle Idee per la strada, il clima di ricerca
di una soluzione dei problemi e di confronto comune tra chi chiedeva aiuto e
chi prestava il suo servizio di ascolto ma soprattutto tra gli operatori nei mo-
menti di condivisione. Rimarr viva la consapevolezza che il lavoro svolto dalle
Caritas parrocchiali e diocesana formato dalla stessa sostanza della Chiesa: da
pietre vive, che convocate dalla Parola, si fanno creativamente obbedienti allo
Spirito che li guida. Emergeranno, al di sopra di tutto, responsabilit, generosi-
t, impegno a fare meglio, consapevolezza dei limiti di ognuno di noi, che non
diviene estraneit e mormorazione, ma accoglienza e desiderio di migliorare.
Senza presunzione, mi pare quanto mai importante riconoscere e ridirci il valore
di quella che a volte definiamo come la rete Caritas: una realt che pu raggiun-
gere ogni angolo della nostra Diocesi, certamente con capacit e competenze
diverse, ma con una medesima sensibilit evangelica e pastorale. Il Papa emerito
Benedetto XVI ebbe modo di sottolineare questa preziosit di presenza, racco-
mandandola con fermezza e nella sua diffusione capillare in tutte le parrocchie.
Riconoscere il valore sociale ed ecclesiale di presenza delle Caritas parrocchiali,
8 Introduzione

significa, contestualmente, affermarne la responsabilit, tanto pi in un tempo


in cui non sono molte le realt presenti sui nostri territori che vivono il proprio
ruolo con un senso alto del bene comune.
Responsabilit certamente nellaccoglienza ai poveri, ma anche educativa,
animativa, generativa, culturale, ecclesiale, attraverso quelli che sono i nostri
strumenti pastorali, in modo particolare i centri di ascolto e gli osservatori. Re-
sponsabilit a cogliere i processi socioeconomici in atto e le conseguenze sulle
persone. Responsabilit nel discernere il tempo presente, ladeguatezza delle
risposte ai bisogni che il nostro territorio esprime; quanto giuste siano le leggi e
le istituzioni di questo paese verso i pi fragili, che direzione debbano assume-
re la nostra azione pastorale e la nostra testimonianza di discepoli, per essere
adeguate al contesto odierno delle societ e delle nostre comunit. Rafforzare
il senso quotidiano di una Chiesa Beneventana sempre pi sinodale e aperta al
mondo pronta a dare a tutti testimonianza della Speranza del Risorto.
La sfida consiste nel conservare questa tensione dentro i nostri contesti, anche
i pi piccoli, modesti, problematici; dentro le attivit di coordinamento parroc-
chiale, foraniale e diocesano, dentro la nostra capacit di pensare in grande
non presuntuosamente la nostra azione territoriale.
Le domande, il confronto, i percorsi ancora da completare iniziati in questi anni
ci debbono accompagnare come uno stimolo a vivere in maniera ancora pi
autentica il nostro servizio pastorale: ad avere le parole giuste da dire, ad affi-
nare uno stile di sinodalit, a maturare lapertura al mondo che sperimentiamo
nel nostro sforzo quotidiano di essere a servizio delluomo, di ogni uomo e della
Chiesa diocesana. Il Dossier, quindi, ha come centralit ermeneutica il metodo
sinodale, quello cio di narrare i nostri percorsi di vicinanza a chi, per un motivo
o dun altro, costretto a vivere ai margini delle nostre comunit.
Anzitutto sento di dover evidenziare una modalit che ha accompagnato la
preparazione di questo Dossier che, in tutti i casi, si colloca dentro il solco delle
edizioni precedenti, che cerchiamo di render sempre pi aperto, steso ed este-
so sopra le comunit parrocchiali, nellintento della capillarit, mai ripiegato o
sgualcito e conservato, ci ha guidati e condotti in una sorta di un accresciuto
desiderio di condivisione e compartecipazione nelle diverse fasi di lavoro delle
Introduzione 9

Caritas, di proposizione, intercettazione di possibili nuovi itinerari, fino alla con-


sapevolezza di dover possedere un maggior senso di responsabilit condivisa,
estesa a 360.
Conseguentemente i lavori del Dossier, come abbiamo potuto sperimentare
(almeno cos mi auguro), sono stati vissuti come impegno di costruzione da
parte di ciascuno, secondo i criteri autentici del vero equipaggio, con lappor-
to quindi di tutti, secondo quanto nel desiderio di tutte le Caritas parrocchiali,
manifestato nelle diverse sedi: dagli incontri del sottoscritto con i parroci e gli
operatori, come nelle sedi di rappresentanza istituzionali: sindaci e/o ammini-
stratori, imprese, operatori sociali, associazioni laiche, ordini professionali, rap-
presentanti di confessioni religiose non cattoliche, ecc
Ritengo perci importante incrementare il lavoro comune per ricavare sempre
delle buone piste di lavoro, di modo che, possiamo far prevalere la speranza sul-
la depressione ed anche rincorrendo lambizione non solo di curare ma anche
di intervenire sulle cause del male.
Come Vicario episcopale di un organismo ecclesiale a servizio dei poveri, mi
sentirei di evidenziare ci che ci caratterizza: la centralit del nostro rapporto
con Dio. I grandi pontefici del nostro tempo, raccogliendo la ricca tradizione
ecclesiale, fino a Papa Francesco, non cessano di ricordarci questa specifica
grande attenzione che qualifica ogni nostra azione; che nell interesse stesso
di Ges Cristo e sua operativit attraverso le mani del corpo della Chiesa. Fede
e testimonianza, servizio come dimensione ecclesiale ed appartenente alla sua
intima natura; con quella delicatezza e robustezza evangelica che deve con-
traddistinguere il nostro impegno di testimonianza e di evangelizzazione, se
non vuole degenerare in pietosa ONG. Perci la nostra azione educazione, il
nostro essere educati non potr mai prescindere dalla fonte prima del nostro
stesso essere cristiani, cio:

dalla Parola di Dio, che nel buio e quindi nellincertezza del percorso sar
sempre lampada sul nostro cammino,
dai Sacramenti, da cui riceviamo la Grazia e verso cui dovremmo converge-
re; da cui non solo riceviamo luce ma siamo anche plasmati, nella misura
10 Introduzione

in cui ci affidiamo, con il medesimo desiderio di ricevere un dono: tipico


atteggiamento dei poveri che si affidano a noi. La nostra fede risulter per-
ci educata, o perlomeno impostata in tale prospettiva, interfacciata entro
il continuo e costante circuito della medaglia che nelle sue facce contiene e
racchiude la presenza sacramentale di Cristo attraverso la sua Parola, i Sacra-
menti ed i poveri. Lesercizio di queste funzioni specifiche, manifesta la vita e
vitalit della Chiesa in quanto insieme esprimono la sua intima natura.
ed ancora, sentirci pienamente nel solco della vita ecclesiale, onde essere
propositivi ed incisivi nel tessuto sociale dei nostri territori e delle nostre
parrocchie.

Non sembri banale quanto appena affermato. Spesso incorriamo in un duplice


pericolo: da una parte quello di sentirci quasi sopraffatti dai molteplici stimoli
che provengono dal magistero a tutti i livelli e dallaltra di rincorrere piste e idee
che, al contrario, esulano completamente dal contesto ecclesiale che la comu-
nit si data da vivere.
Pertanto in questo Dossier trovate:

1. Scenari e bisogni nuovi che appaiono sempre pi tra loro trasversali, quasi a
indurvi a trovare collegamenti tra le storie e i volti, al di l delle categorizza-
zioni standardizzate.
2. Un tema che percorre scenari e bisogni la riduzione, lo sfilacciamento o
lassenza dei legami intorno alle persone singole, ma sempre pi intorno al
soggetto famiglia.
3. Legami fragili che richiamano una certa centralit dei bisogni relazionali.
Perci non ci stancheremo mai di affermare e sottolineare a grandi lettere la
centralit della persona.

Questo significa che la persona, prima ancora che oggetto di studio, di rileva-
zione ecc. e rimane il soggetto della nostra attenzione e in quanto tale va
amata e quindi incontrata e messa in relazione (con gli altri, con la comunit,
con Dio). Quindi mi sentirei di riaffermare, qualora ce ne fosse ancora bisogno,
Introduzione 11

che dai dati del Dossier viene evidenziato la prima e principale pista su cui sia-
mo invitati a lavorare come operatori pastorali di questa porzione di Chiesa lo-
cale, sia la persona, a partire dai pi poveri. Dal rilevamento dei dati contenuti in
questa pubblicazione, abbiamo osservato che il collasso economico, la crisi che
ne derivata ecc. sono il risultato della super-valorizzazione delle cose e degli
strumenti a scapito delle persone e della costruzione dei rapporti, fomentata
da unottica individualistica del progresso personale come anche sociale e pi
ampio della civilt. La persona umana non viene pi percepita come deposita-
ria dellamore di Dio, e destinata alleternit di Dio, ma come soggetto/oggetto
economico, come consumatore di beni, come fruitore di servizi, come produt-
tore di ricchezza. Essa, non pi posta nei solchi del tempo, come momento
di passaggio essenziale e cruciale per il raggiungimento della felicit eterna. In
questo sforzo pedagogico di aiutare luomo a ritrovare le sue origini che si gioca
tutta la partita. I luoghi in cui la persona vive, famiglia, scuola, lavoro, spazi ricre-
ativi, comunit parrocchiale, sono il terreno favorevole dellincontro delluomo
con Dio tramite la condivisione di tutta lumanit che, stata assunta e redenta
dal Figlio di Dio, ed attende da chi lo ha accolto che possa produrre frutti di re-
denzione, tramite appunto la condivisione del medesimo amore. Tutto questo
per noi ha un nome specifico: LA CARIT.
Carit che, come risulta dalle riflessioni sui dati raccolti, andrebbe meglio decli-
nata sui bisogni relazionali, sullorizzonte dei legami tra le persone e sulla ricerca
del senso. Nella ricerca dei bisogni pi profondi, che sempre sono nascosti e ne-
cessitanti di attenzione e di emersione verso unattenzione multidimensionale
della persona. Nella risposta ed orientamento ad un bisogno identitario, pi
che economico, ecc. leggendo il territorio nella potenzialit che esso esprime e
restituendolo rinnovato in questa prospettiva.
In questo versante abbiamo anche avuto lopportunit di verificare meglio quel-
lo che la tradizione ci ha consegnato con la denominazione di: Ruolo o Funzione
Profetica. Personalmente sono convinto che non si pu parlare di questa realt
a prescindere da quanto il profetismo e la figura stessa del profeta stato nella
storia della salvezza. Senza soffermarmi affatto sullargomento, tra le numerose
osservazioni, ritengo tuttavia utile puntualizzare che il profeta della Bibbia non
12 Introduzione

riferisce o porta una parola di sua propriet ma quella di Dio; non tanto come
semplice ripetitore o conduttore ma in quanto impiantata nella stessa vita del
profeta. Perch tale, questa Parola merita ossequio ed obbedienza; v anzitutto
accolta e vissuta nella stessa persona del profeta e nella sua storia (pensiamo
alle vicende di Geremia ed Ezechiele). Con lincarnazione di Ges, Parola di Dio
fatta carne, la missione profetica affidata alla Chiesa e questa, come ci insegna
e ricorda il Concilio Vaticano II, esercitata nello spazio e nel tempo, in spirito di
comunione, dalla intera comunit ecclesiale.
In un mondo che cambia, con le crisi che si alternano e si susseguono, siamo
sempre chiamati ad essere segno e portatori di speranza mediante leducazione
secondo la pedagogia dei fatti che tende a mettere in evidenza primariamente
laspetto testimoniale, per non incorrere nel terribile rischio di essere bronzi
che risuonano o cembali che tintinnano. Nella ricerca di soluzioni ai problemi,
o comunque di risposta da porgere come compartecipazione, dovremmo sem-
pre pi e meglio accogliere nella nostra vita personale e comunitaria le offerte
educative del Vangelo
Nella lettura costante della storia, cos vertiginosamente incalzante, delle per-
sone e della societ fatta in questo Dossier, siamo spronati allattenzione verso
le nuove povert, che non sono nuove perch sorto un nuovo giorno o perch
si sono aggiunte a quelle che cerano prima. Sono, piuttosto, il risultato nefa-
sto, o il rovescio della medaglia di nuove situazioni di vita che caratterizzano la
storia contemporanea. Tra le nuove povert,riconducibile certamente, oltre
alla perdita di sicurezza per il futuro a seguito della situazione economica che
si venuta a creare, anche e soprattutto alla pi profonda crisi di senso per il
collasso di rapporti e relazionivi la nuova categoria di persone vittime del
suicidiofino allaltro ieri inimmaginabile, ossia quella gli imprenditori, gioca-
tori dazzardo, vittime di usura o della criminalit organizzata. A queste inedite
situazioni, come anche ai vecchi bisogni che si presentano in modo nuovo, op-
pure i volti nuovi di coloro che si presentano in quanto mutate sono le condi-
zioni di vita, padri separati, donne colpite dalla violenza o dallo sfruttamento,
siamo chiamati sempre a portare lattenzione con lo spirito evangelico di chi
ha la consapevolezza di essere semplice strumento, ma con la determinazione
Introduzione 13

di chi sa che lo strumento deve essere comunque efficace; con la pazienza del
seminatore, anzi dell apostolo che, per essere tale, prima di tutto deve rimanere
sempre e comunque un discepolo.
Perci in questo contesto ricupererei la dimensione profetica con quella bella
immagine del profeta Isaia in riferimento alla Parola di Dio: Come la pioggia e
la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver irrigato la terra cos
sar della parola uscita dalla mia bocca (Is 55,1011). Ad una generalizzata
povert di senso, siamo chiamati ad esser capaci di restituire una vita carica e
ricca di senso.
Alle nuove povert ovviamente non potremmo mai rispondere con schemi e
metodologie obsolete, superate; esse richiedono attenzione e studio specifici,
accompagnati da competenze e strumenti rinnovati e innovativi, comunque atti
sempre a promuovere la comunit entro cui la persona si trova e vivere, applicando
prezioso metodo dellascoltoosservazionediscernimento, proprio delle Caritas.
La cura della comunit ossia la sua valorizzazione, in quanto linsieme di ric-
chezze a tutto tondo, permetter anche ledificazione della casa di accoglienza,
del polo di attrazione inclusiva naturale di tutti coloro che ne stanno fuori o
che si trovano nelle sue periferie. Al contrario, se ci dovessimo limitare ad una
attenzione della persona a prescindere dalla comunit, questa risulter essere
parziale e dannosa; parziale perch lascia la persona nella solitudine; dannosa
perch con landar del tempo rischierebbe di condurre la medesima comunit
verso un impoverimento di se stessa fino al suo definitivo anonimato e conse-
guente collasso. Non forse proprio questa la grande sfida che ci attende? In
un mondo sempre pi immerso nel frastuono di tante voci disordinate o per
lo meno discordanti e spesso anche contrapposte, laccordo nella nota della
condivisione nella formazione della comunit potr essere anche laltro nome
di ci che noi chiamiamo e ricerchiamo con la comunione? Sar perci anche
e in forma naturale la realizzazione del programma evangelico contenuto nelle
parole di Ges: Vi riconosceranno da come vi amerete (Gv 13,35) e pertanto
autentica forma di evangelizzazione.
In un certo qual modo in questo Dossier viene evidenziato come si lavorato per
dar sostanza e consistenza alla comunione, propedeutica al canto della carit
14 Introduzione

come si esprime S. Paolo nel cap. 12 della 1Cor. A questo punto, tutto ci che
conseguir a tale metodo di lavoro in atto non potr che essere un nuovo inno
alla Carit, quello che sapremo ancora e sempre esprimere con la nostra opera
credibile allinterno della Chiesa Diocesana e quindi nella societ.
Monsignor Nervo, a chi gli chiedeva quale fosse stato il pi grande insegnamen-
to dei suoi quarantanni di servizio in Caritas, rispondeva: Sono convinto che la
prima carit il Vangelo, perch la povert maggiore la mancanza di fede e
per molti, che forse crederanno di non essersi mai incontrate con Ges Cristo,
la Carit sar lottavo sacramento che li salva. Grazie, buon lavoro a tutti nelle
vostre comunit.
Premessa

Il dossier 2016 il dossier del post Alluvione, quello che racconta il percorso
di risalita dal fango del territorio sannita, quello che rappresenta una testimo-
nianza importante del processo di crescita della Caritas diocesana di Benevento.
Proprio a partire da quellevento drammatico, che ha lasciato un segno inde-
lebile nella memoria dei sanniti, la Caritas di Benevento ha trovato la forza di
rispondere, con sempre maggiore consapevolezza e con la competenza che si
acquisisce dallesperienza dei momenti difficili, al bisogno di riscatto trapelante,
pi forte del fango, dai racconti e dalle richieste urgenti, pressanti e angosciate,
di chi, in una sola notte, ha visto sgretolarsi certezze conquistate nel tempo.
Spinti dal desiderio ancora pi inarrestabile di supportare, sostenere ed accom-
pagnare chi viveva quelle come anche altre difficolt, la Caritas di Benevento
ha fatto del 2016 un anno denso di impegni, progetti e attivit innovative che
hanno posto le basi per la realizzazione di un nuovo modello di welfare che non
concentrato solo sullindividuazione degli strumenti atti ad uscire da condi-
zioni di deprivazione, ma considera in maniera accurata e partecipata anche le
relazioni sociali, mettendo al centro di qualsiasi intervento socio-assistenziale
la persona.
In pratica la societ civile chiamata a riscoprire la sua natura comunitaria favo-
rendo la partecipazione attiva di ciascuno alla vita sociale. cos che la Caritas
di Benevento segna il passaggio dal Welfare al Welcome, passaggio che verr
siglato con il Manifesto dei piccoli comuni del Welcome nel Febbraio del 2017.
Nellintento di dare ordine alle tante attivit svolte nel 2016, il dossier stato
suddiviso in tre sezioni: nella prima si dato spazio alle povert comunicate
durante lascolto ai vari sportelli, il CdA diocesano, lUfficio Immigrazione, i CdA
16 Premessa

parrocchiali, lo Sportello Donna e quello del Microcredito; nella seconda parte


si voluto focalizzare lattenzione sul fenomeno dellImmigrazione e sul mo-
dello di accoglienza offerto dalla Caritas Di Benevento attraverso i suoi SPRAR;
lultima parte contiene, invece, una sintesi dei progetti, delle campagne e di dei
nuovi traguardi del Welcome raggiunti dalla Caritas nel 2016.
Sarebbero ancora tanti, in effetti, i momenti salienti del 2016 che meriterebbero
di essere narrati: in primis la nomina di mons. Felice Accrocca alla guida del-
la chiesa Beneventana il 18 Febbraio, ma anche il primo convegno diocesano
delle Caritas Parrocchiali a Novembre o la consegna, ad Ottobre, delle vetrate
artistiche realizzate dai detenuti partecipanti al progetto Liberare la Pena, per
la parrocchia San Modesto.
Tutti sono momenti che occupano un posto importante nella memoria di ogni
singolo operatore Caritas, tutti rappresentano tasselli collocati con costanza e
amore, uno dopo laltro, nellimpegno quotidiano e coraggioso di chi sta dalla
parte dei pi fragili.
Capitolo 1 17

Le povert

La Povert in Italia e il divario crescente tra Nord e Sud

I dati dellIstat rilevano che, nel 2016, lincidenza della povert assoluta sulle fa-
miglie italiane pari al 6,3%, in sostanziale stabilit rispetto al 2015 sia in termini
di famiglie, sia di individui. Nello specifico, si trovano in condizioni di povert
assoluta, 1 milione e 619mila famiglie (residenti), nelle quali vivono 4 milioni e
742mila individui; per questi ultimi, lincidenza della povert assoluta raggiun-
ge il 7,9%, con una variazione statisticamente non significativa rispetto al 2015
(quando era al 7,6%) ed in linea con i valori stimati negli ultimi quattro anni1.
Malgrado questi dati ci forniscano gi un quadro sconfortante della situazione
nazionale, questultima si complica ulteriormente se si analizzano le famiglie
con tre o pi figli minori: in tal caso la povert assoluta sale in modo allarmante
dal 18,3% del 2015, al 26,8% del 2016, aumentando, conseguentemente anche
fra i minori, da 10,9% a 12,5% (1 milione e 292mila nel 2016, di cui 450.000 solo
al Sud)2.
A tal proposito, molti lamentano il fatto che in Italia, negli ultimi ventanni, non
solo si fatto ben poco per aiutare le famiglie in difficolt e, in particolare, i bam-
bini nati in famiglie povere, ma, al contrario, si verificata una situazione per cui
lincidenza della povert assoluta aumenta al decrescere dellet: secondo Save
the Children vivono in condizioni di povert assoluta 4 persone anziane, 7 adulti,
quasi 10 giovani e ben 11 bambini, ogni 100 individui della stessa classe det3.
In sostanza la forbice tra bambini e adulti continua a dilatarsi inesorabilmente e
la povert minaccia il presente e il futuro di pi di 1milione di bambini e ragazzi
italiani, il 10% del nostro tesoro umano vivente4.
1
Fonte: ISTAT. Periodo di riferimento: Anno 2016. Data di pubblicazione: gioved 13 luglio 2017
2
Ibidem
3
VII Atlante dellinfanzia a rischio 2016, Bambini e Supereroi, di Save the Children, a cura di
Giulio Cederna.
4
Fonte: ISTAT. Periodo di riferimento: Anno 2016
18 Capitolo 1

Tornando alle famiglie, il dirigente dellISTAT Roberto Monducci, ha dichiarato


che nel 2016 non si verificata una variazione dellindicatore di grave depri-
vazione materiale, riferito alla quota di persone che vive in famiglia e avverte
sintomi di disagio; pertanto tale quota resta sostanzialmente stabile. Tuttavia,
egli spiega, tra il 2015 e il 2016 questo indicatore peggiorato per le persone
anziane (65 anni e pi) e per chi vive in famiglie il cui membro di riferimento
in cerca di occupazione.
Anche la povert relativa risulta pressoch stabile rispetto al 2015: nellanno in
esame, infatti, riguarda il 10,6% delle famiglie residenti per un totale di 2 milioni
734mila (8 milioni e 465mila individui) contro la percentuale del 10,4% registra-
ta nel 20155.
Analogamente a quanto rilevato nello stesso periodo per la povert assoluta,
lincidenza della povert relativa subisce un incremento con laumentare dei
componenti della famiglia (con 4 componenti sale al 17,1% e con 5 componenti
e pi raggiunge il 30,9%).
Inoltre, la povert relativa colpisce di pi le famiglie giovani: raggiunge il 14,6%
se la persona di riferimento un under35 mentre scende al 7,9% nel caso di un
ultra sessantaquattrenne. In tal senso si innescano, evidentemente, una serie di
variabili per cui, di fatto, gestire e sostentare una famiglia giovane comporta un
maggiore esborso economico rispetto a quanto accade nel caso di quanti han-
no concluso, o quasi, il proprio iter lavorativo ed hanno, generalmente, meno
esigenze da soddisfare.
Ad ogni modo, gli studiosi partono sempre dallamara considerazione che,
anche se gli indicatori nel complesso non peggiorano, i progressi economici
dellItalia sono sempre meno rispetto a quelli degli altri paesi dellUnione Euro-
pea, salvo qualche eccellenza rappresentata dal settore agroalimentare o della
tutela dellambiente, o, ancora, i miglioramenti sul fronte della sostenibilit e
dellenergia (a cui vanno delle menzioni particolari)6.
In effetti, tra il 2010 e il 2015, la produttivit del lavoro italiana aumentata
dell1,1%, ma ad un ritmo decisamente inferiore a quello medio europeo (+5,1%)
5
Fonte: Istat. Periodo di riferimento: Anno 2016
6
www.repubblica.it/economia/2017
Le povert 19

e dei principali paesi, e malgrado i recenti miglioramenti, il mercato del lavoro re-
lega la nostra Penisola in fondo alla graduatoria Ue con un tasso di occupazione
al 61,6%, superiore solo alla Grecia, mentre in Svezia, ad esempio, supera l80%.
Elemento di disomogeneit tutto italiano , ancora, il forte squilibrio di genere
a sfavore delle donne, occupate nel 51,6% dei casi, contro il 71,7% degli uomi-
ni, per non parlare dellantico ma sempre attuale divario territoriale tra Centro-
Nord e Mezzogiorno che ci consegna, ancora una volta, unItalia divisa a met:
un Centro-Nord con il 69,4% di occupati, ed un Sud con appena il 47%.
Per di pi, la situazione economica delle famiglie, misurata in termini di concen-
trazione del reddito, accentua tale diseguaglianza che risulta pi elevata al Sud
(in particolare in Sicilia) e pi bassa nelle regioni del Nord-est.
Secondo lIstat quasi la met dei residenti nel Sud e nelle Isole (46,4%) a ri-
schio povert o esclusione sociale, contro il 24% del Centro e il 17,4% del Nord.
In particolare in tutte le regioni del Mezzogiorno, i livelli di rischio sono superio-
ri alla media nazionale, con valori pi elevati in Sicilia (55,4%), Puglia (47,8%) e
Campania (46,1%)7.
In effetti, la crisi economica di questi anni stata trasversale e selettiva: trasver-
sale in quanto la perdita del lavoro, la difficolt a trovarlo, la caduta in povert,
hanno interessato tutta lItalia da Nord a Sud, dalle grandi citt ai piccoli comu-
ni; selettiva perch ha colpito maggiormente un Sud gi fragile, rispetto ad un
Nord ripartito pi in fretta.
In tal modo la forbice sociale si ampliata, e a risentirne in maniera pi prepo-
tente, stato, di conseguenza, chi gi stava peggio.
Durante la crisi, peraltro, la condizione meridionale stata ulteriormente ag-
gravata da due fenomeni che hanno agito in combinazione: da una parte, la
mancata crescita delloccupazione femminile, dallaltra, la progressiva flessione
di quella maschile.
Se, infatti, loccupazione femminile al Sud rimasta ferma al 30% circa, quella
maschile peggiorata, arrivando, nel 2015, a 600.000 occupati in meno rispetto
al trentennio precedente8.
7
www.corriere.it/economia/16_dicembre_06/istat
8
www.lastampa.it/2016/12/17/italia
20 Capitolo 1

A ci si aggiunga il fenomeno della diffusa migrazione di capitale umano: se-


condo lIstat, 1 milione 600mila persone in quindici anni, 147mila solo nel 2015,
l8% in pi rispetto al 2014! In pratica assistiamo anno per anno ad una sorta di
fuga di tanti giovani (soprattutto) e adulti, verso il Nord Italia o allestero, in
cerca di un futuro migliore.

La situazione in Campania
La popolazione residente in Campania al 1 Gennaio 2016 risulta pari a 5milioni
850mila abitanti, di cui il 51% di sesso femminile e il 49% maschile.
I cittadini stranieri residenti, nel 2016, risultano essere in aumento del 6,8% ri-
spetto allanno precedente (n.232.214 persone) e tra essi, la comunit straniera
pi numerosa quella ucraina (18,3%), seguita da quella rumena (17%) e ma-
rocchina (8,7%)9.
La regione Campania fa registrare importanti potenzialit nella struttura demo-
grafica, che risulta complessivamente pi giovane rispetto alla media nazionale
e molto attiva: gli indici di vecchiaia e di ricambio generazionale, qui risultano
molto al di sotto della media nazionale, una caratteristica che si riflette sulloffer-
ta di lavoro, sulla crescita del sistema imprenditoriale, sulla composizione della
domanda di beni; per tale motivo, se questa peculiarit fosse adeguatamente
valorizzata e supportata, potrebbe realmente favorire processi di crescita nella
regione.
Tuttavia questa vivacit, che trova conferma negli elevati tassi di sviluppo im-
prenditoriale e nella presenza di una nutrita ed intraprendente classe imprendi-
toriale giovanile, pur rappresentando una importante risorsa del territorio, trova
difficolt ad emergere a causa delle criticit del sistema economico regionale e
dei molteplici ritardi strutturali (ad esempio, la modesta apertura al commercio
internazionale o le difficolt di accesso al mercato del lavoro).

9
Giunta Regionale della Campania, Documento Economico Finanziario della Regione Campa-
nia (DEFRC 2017 - 2019)
Le povert 21

Dando uno sguardo ai numeri, dallanno 2010 al 2014, lindice di povert10 in


Campania, risulta in diminuzione dal 2013, seppure nel 2014 era pari al 19,4%,
cio quasi il doppio di quello nazionale (10,3%)11.
In effetti, i dati presentati nellultimo dossier sulle povert della Caritas Cam-
pania, ci svelano una realt che ancora persiste nelle sue criticit e che si svela,
tristemente, nellaumento del numero di persone che si sono rivolte ai Centri
di Ascolto Caritas in stato di povert: nel 2015 sono state 12.266 a fronte delle
11.444 del 201412.
A vivere le maggiori difficolt sono per lo pi le famiglie, i pensionati ed lavora-
tori precari13. Nellultimo Documento Economico Finanziario della Regione Cam-
pania si rileva che, nel complesso, il tasso di occupazione della nostra regione,
nel 2016, risulta aumentato al 40,7%, ed il tasso di disoccupazione risulta pari al
20,2% nel primo semestre, in lieve calo dal 20,8% dellanno prima14. Ci che per
si osserva dal numero di affluenze ai CdA Caritas Campani, un numero anco-
ra considerevole di disoccupati, il 72% del totale degli utenti nellanno 2015.
A preoccupare maggiormente, il dato, allarmante, sulla disoccupazione giova-
nile: nel 2015, infatti, esso raggiunge, nella regione, una percentuale del 52,7%,
superiore cio, di oltre 12 punti percentuali, alla media nazionale (40,3%)15.
A complicare un quadro gi drammatico, sempre sul fronte giovanile, si aggiun-
gono le criticit del settore dellistruzione e della formazione: il tasso di disper-
sione scolastica nella regione, raggiunge, infatti, il 19,7%, contro una percen-
tuale nazionale pari al 15%16.
A tale ambito si collega anche il preoccupante fenomeno dei NEET (Not in Edu-
cation, Employment or Training), largamente diffuso in Campania: la percentuale

10
Indice che esprime la percentuale delle famiglie e persone che vivono al di sotto della soglia
di povert.
11
Giunta Regionale della Campania, Documento Economico Finanziario della Regione Campa-
nia (DEFRC 2017 - 2019)
12
Dossier Regionale Caritas Campania, anno 2016
13
www.ilmattino.it/napoli/cronaca
14
Rapporto Banca dItalia sulle economie regionali- Novembre 2016
15
Rapporto Campania 2016- Unioncamere Campania.
16
Fonte: ISTAT 2014
22 Capitolo 1

di giovani campani di et compresa tra i 15 ed i 29 anni non occupati n inseriti


in un percorso regolare di istruzione/formazione, sul totale della popolazione di
et corrispondente, nel 2013 si attestava al 36,4%, a fronte di un dato nazionale
pari al 26%17.
Ci spiega, in effetti, anche il significativo divario che emerge tra la percentuale
di popolazione campana che ha conseguito un titolo di studio universitario e
post diploma (pari al 16,3%) e il dato nazionale (27%), laddove il target Europeo
2020 fissato al 40%18.
In tal senso, interessante quanto emerge dallultimo report di Save The Children
sulla povert educativa19, in cui si conferma la stretta correlazione esistente tra
questultima e la povert materiale: infatti, proprio nelle regioni ai primi posti
della classifica sulla povert educativa, che si registrano i tassi di povert pi
elevati dItalia e sono proprio le regioni del Mezzogiorno quelle in cui ci si ve-
rifica di pi ed in cui si concentrano, dunque, il maggior numero di bambini che
vivono in povert assoluta o relativa.
La Campania, una delle regioni italiane in cui lofferta di servizi ed opportunit
educative e formative risulta pi scarsa e inadeguata, , dunque, tra i fanalini
di coda, in questo ambito e per le nuove generazioni (quelle che decidono di
non emigrare), una volta che si diventa giovani adulti, il rischio di essere escluse
dalla societ e di perpetuare questa condizione per le generazioni successive, si
fa sempre pi concreto20

E a Benevento e provincia
Situata nellentroterra campano, la provincia di Benevento caratterizzata da
un territorio montuoso (altitudine media di 900 m), nel quale si aprono alcuni
grandi bacini fluviali, come la Valle del Calore, il bacino del Fortore, e il bacino
del Volturno.

17
Fonte: ISTAT 2013
18
Ibidem
19
Save the children, Futuro in partenza? Limpatto delle povert educative sullinfanzia in Italia,
2017
20
Ibidem
Le povert 23

La provincia di Benevento occupa unarea di 2.071 kme, al 31 dicembre 2016,


conta 279.675 abitanti con una densit di 139 per km.
Tra le province campane, in controtendenza con il dato regionale, qui si anno-
vera la percentuale maggiore di residenti con pi di 65 anni, quasi il 22,1% del
totale della popolazione21.
Altro elemento distintivo della provincia la scarsa incidenza della popolazione
straniera sul territorio: la presenza degli stranieri ammonta, infatti, a circa 2,36
ogni 100 mila abitanti, circa tre volte al di sotto della media nazionale e tra i
valori pi bassi dItalia22.
Riguardo allo stato di salute del territorio, lOsservatorio della CISL Irpinia-San-
nio ci consegna dati inquietanti per lanno in esame: se il tasso di disoccupa-
zione registrato del 21,8%, quello sulla disoccupazione giovanile, invece, si
attesta intorno al 54%23.
Queste cifre, purtroppo, tratteggiano una situazione tanto drammatica quanto
persistente ormai da anni.
La crisi economica, cos come nel resto del paese, ha comportato seri danni al
settore produttivo sannita: tra i comparti pi colpiti lindustria, seguita a distan-
za dai settori delledilizia, dellartigianato e del commercio.
Risulterebbero, invece, stabili, ad oggi, i dati generali sulla stima degli occupati
della provincia, cos come positivo si rivelerebbe il dato sulla crescita occupa-
zionale degli over 50, anche per effetto della componente demografica che, nel
Sannio, si caratterizza per una maggiore presenza di classi det pi avanzate, e
dellaumento dellet pensionabile24.
Il territorio diocesano comprende il capoluogo sannita, molti paesi della provin-
cia di Benevento e alcuni Comuni della provincia di Avellino.
Nellarcidiocesi di Benevento, una delle pi antiche del mondo, nel 2015 risiedo-
no 266.230 persone, su un territorio di 1.691 km suddiviso in 116 parrocchie,

21
Statistiche su dati ISTAT al 31 dicembre 2016
22
Dati da www.unioncamere.gov.it/Atlante_2015
23
Dossier su occupazione, disoccupazione e cassa integrazione, a cura dellOsservatorio Cisl
Irpinia Sannio, 5 maggio 2017
24
Il Mattino (Benevento), 6 maggio 2017
24 Capitolo 1

raggruppate in 9 zone pastorali: Benevento, Miscano, Belvedere, Irpina, Sabati-


na, Caudina, Vitulanese, Tammaro e Fortorina.
I residenti in citt, al 31/12/2016, risultano 59.945, in progressivo calo sia rispet-
to allanno 2015 (in cui erano 60.091), sia agli anni precedenti. Un trend, questo,
che peraltro accomuna la citt a tutto il Sannio, un territorio in cui il problema
dello spopolamento non accenna a diminuire sia per linesorabile aumento del
tasso di mortalit, in una popolazione sempre pi anziana, sia per lintenso flus-
so migratorio di giovani che partono nella speranza di trovare un lavoro, o per
studio, o semplicemente per migliorare le condizioni di vita25.

Le povert nei dati del Centro di Ascolto della Caritas diocesana


Dai nuovi accessi ai ritorni per cittadinanza e sesso
Le elaborazioni relative allaffluenza al CdA diocesano, fanno riferimento al nu-
mero di accessi, sia dei nuovi utenti dellanno in esame, sia di quelli che sono
stati presi in carico dalla Caritas negli anni passati e che si rivolgono tuttora agli
sportelli di ascolto (tutti conteggiati una sola volta).
Per continuit con gli scorsi dossier, abbiamo, comunque, ritenuto opportuno
definire il numero dei nuovi accessi al CdA per lanno 2016.
Con 469 nuovi censiti, 78 in pi rispetto allanno precedente in cui erano stati
391, il 2016 ci restituisce gi un dato poco confortante sullevoluzione del feno-
meno della povert a livello locale.
Persiste la numerosa presenza di utenti di cittadinanza italiana, in maggioranza
di sesso maschile (33,3% del totale), rispetto alla quantit altrettanto cospicua
degli stranieri anchessi maschi (26,2%), il cui numero rimasto pressoch sta-
bile negli ultimi due anni. (Grafico1)

25
www.tuttitalia.it, Andamento demografico della popolazione residente nel comune diBene-
ventodal 2001 al 2016. Grafici e statistiche su dati ISTAT al 31 dicembre di ogni anno.
Le povert 25

Grafico 1

Primi accessi 2016


(%)
M F
33,3
30,1
26,3

9,6

0,4 0,2

Cittad. Italiana Cittad. straniera Doppia cittad.

In pratica, la massiccia componente maschile, almeno per quanto concerne


i primi accessi al CdA, supera, come di consueto, quella femminile di circa 20
punti percentuali, toccando il 60,1% di presenze. (Tabella 1)

Tab. 1

Sesso Cittadinanza % Cittadinanza % Doppia % Totale %


Italiana Straniera Cittadinanza

M 156 33,3 123 26,2 2 0,4 282 60,1


F 141 30,1 45 9,6 1 0,2 187 39,9
Totale 297 63,3 168 35,8 3 0,6 469 100,0

Tuttavia, riguardo al totale degli assistiti stranieri, la presenza maschile, che su-
pera quella femminile di oltre 16 punti percentuali, replica questo andamento,
pur in misura pi contenuta, anche nel flusso dei ritorni; diversamente, tra gli
utenti di cittadinanza italiana, la maggiore affluenza maschile riscontrata nella
fase del primo ascolto, non coincide con quella rilevata nei passaggi successivi,
in cui, invece, la componente femminile risulta leggermente superiore di tre
punti percentuali. (Tabella 2)
26 Capitolo 1

Tab. 2
Numero passaggi

Sesso Cittadinanza % Cittadinanza % Doppia % Totale %


Italiana Straniera Cittadinanza

M 1.140 36,3 388 12,4 15 0,5 1.543 49,2


F 1.235 39,3 346 11,0 15 0,5 1.596 50,8
Totale 2.375 75,7 734 23,4 30 1,0 3.139 100,0

Al di l dellanalisi dei primi accessi, losservazione del totale delle volte in cui le
persone afferite al CdA sono ritornate ad interpellare la Caritas, ci consente di va-
lutare in maniera ancora pi esaustiva lentit del fenomeno della povert nellan-
no in esame; pertanto, nel nostro studio, esamineremo anche questa prospettiva.
Nel corso del tempo, il numero dei passaggi successivi al primo ascolto, stato
caratterizzato da un andamento pi o meno costante, pur con un deciso incre-
mento del numero degli stranieri a partire dal 2015, anno dellalluvione che ha
sconvolto il Sannio26. , per, nel 2016 che si assiste ad unimpennata del totale
delle affluenze sia degli assistiti di cittadinanza italiana, sia di quelli di cittadi-
Flusso
nanza straniera. (Grafico 2) dei ritorni - serie storica
Italiani Grafico 2
Stranieri Doppia Citt.
Flusso dei ritorni - serie storica
2.375
Italiani Stranieri Doppia Citt.

2.375
1.401
1.096
1.091
795 734
611 1.401
453
1.096 367
1.091
130 105 30
2
0 0 0 0 0
795 734
2011611 2012 2013 2014 2015 2016
453 367
130 105 30
2
0 0 0 0 0
26
Il dato sul
2011 ridotto numero
2012 di ritorni da
2013 parte degli 2014 di cittadinanza
utenti 2015 italiana nel 2015, si
2016
spiega con la mancata segnalazione di tutti gli interventi effettuati durante lalluvione per via
della complessa gestione dellemergenza a cui si dovuto far fronte.
Le povert 27

In particolare, mentre risultano esattamente raddoppiati rispetto al 2015, i pas-


saggi degli utenti stranieri, si sono quasi triplicati, nello stesso arco di tempo,
quelli degli italiani!
Relativamente alla distribuzione dei ritorni in base al sesso, possiamo osservare
che, nel lungo periodo, tra gli utenti di cittadinanza italiana (come accennato
pocanzi), le donne si recano pi frequentemente degli uomini al CdA per richie-
dere aiuti (39,3% vs 36,3%), contrariamente a quanto si verifica tra gli utenti di
cittadinanza straniera, che sono prevalentemente maschi sia nei primi accessi
che nei passaggi successivi. (Grafico 3)
Grafico 3

Ritorni 2016
M F

39,3
36,3

12,4 11,0

0,5 0,5

Cittad. Italiana Cittad. straniera Doppia cittad.

In ogni caso, man mano che, nel corso dei mesi, gli utenti ritornano al CdA, si os-
serva un graduale livellamento di affluenze maschili e femminili, come se, dopo
il primo colloquio conoscitivo, che spetta preferibilmente alluomo, spesso pa-
ter familias, successivamente siano le donne, soprattutto italiane, a relazionarsi
con gli operatori del CdA con la stessa se non con maggiore intensit.
Il motivo di ci illustrato chiaramente nella tabella 2.a, in cui i passaggi degli
utenti sono distinti oltre che in base al sesso, anche per stato civile: la maggiore
presenza femminile si riscontra nei casi di vedovanza, separazione e divorzio,
28 Capitolo 1

cio in tutte quelle situazioni in cui le donne, poco o non pi supportate dal co-
niuge nel mnage familiare, si ritrovano sole, spesso con figli da accudire, senza
lavoro e senza aiuti da parte dei familiari.
Daltro canto, la presenza maschile, spesso latitante in alcune complesse que-
stioni familiari, nasconde una grave condizione di disagio economico-occupa-
zionale che frequentemente, diventa la causa stessa della fine delle relazioni co-
niugali. Insomma, una sorta di circolo vizioso da cui difficile uscire! (Tabella 2.a)

Tab. 2.a

Sesso Non Celibe o Coniugato/a Separato/a Divorziato/a Vedovo/a Altro Totale


specificato nubile legalmente

M 6 197 763 222 103 141 164 1.596


F 0 445 822 104 62 25 85 1.543
Totale 6 642 1.585 326 165 166 249 3.139

Distribuzione degli assistiti in base alla Provenienza...


Riguardo ai paesi di prove-
Grafico 4
nienza degli assistiti afferiti
al CdA diocesano nel 2016, Provenienza
se la presenza dei cittadini U.E. Extra U.E. Africa America Asia n.s.
dellUE al 78,2%, lAfrica
3%
il secondo paese che, tra gli 0% 4%

altri, fa registrare un numero 4% 11%


di utenti superiore, con una
percentuale dell11,4, distri-
buita tra 16 stati. La compo-
nente pi numerosa quella 78%
nigeriana (17). Molto basse,
invece, sono le percentua-
li relative agli altri paesi, le
quali si attestano al di sotto
del 4%. (Grafico 4)
Le povert 29

Tab. 3 ...e alla residenza


Gli utenti residenti nel territorio della diocesi
Residenza N. %
di Benevento, sono l84,6% del totale degli
Fuori Regione 42 4,5
assistiti del 2016.
Fuori Diocesi 51 5,5
Di essi il 66,3% risiede in citt, seguito da
Diocesi BN* 789 84,6
percentuali per lo pi equivalenti di persone
Non spec. 50 5,4
che provengono sia dalla provincia di Bene-
Totale 932 100,0
vento, ma fuori diocesi, sia da territori fuori
regione. (Tabella 3)
*Benevento (BN) 618 66,3

Distribuzione per Stato Civile


Dallanalisi dello Stato Civile sul totale delle persone afferite al CdA diocesano
nel 2016, la percentuale pi alta di presenze, seppure (per la prima volta) in lie-
ve calo in rapporto allanno precedente, si registra ancora tra i coniugati (42%),
seguiti dal 28% di celibi, aumentati di quasi 4 punti percentuali rispetto al 2015
ed in costante e progressivo aumento negli anni. (Grafico 5)

Grafico 5

Stato Civile (%)


1%

7% (Non specificato)
6%
Celibe o nubile
6% 28%
Coniugato/a
10% Separato/a legalmente
Divorziato/a
Vedovo/a
42% Altro
30 Capitolo 1

Osservando questo dato associato alla distribuzione per cittadinanza, si riscon-


tra che, mentre tra gli assistiti italiani la percentuale dei coniugati di gran lun-
ga preponderante sulle altre (31,2%), tra i cittadini stranieri, questultima equi-
valente a quella dei celibi/nubili, attestandosi su 10,5% e 10,6% di presenze.
(Tabella 4)
Tab. 4

Stato Civile Cittadinanza % Cittadinanza % Doppia % Totale %


Italiana Straniera Cittadinanza

Non spec. 6 0,6 1 0,1 0 0,0 7 0,8

Celibe o nubile 161 17,3 99 10,6 1 0,1 261 28,0

Coniugato/a 291 31,2 98 10,5 4 0,4 393 42,2

Separato/a 83 8,9 8 0,9 0 0,0 91 9,8


legalmente

Divorziato/a 43 4,6 12 1,3 0 0,0 55 5,9

Vedovo/a 52 5,6 7 0,8 0 0,0 59 6,3

Altro 55 5,9 10 1,1 1 0,1 66 7,1

Totale 691 74,1 235 25,2 6 0,6 932 100,0

Ad un primo sguardo, dunque, potremmo affermare che la condizione di indi-


genza si pi diffusa nei nuclei familiari, ma mentre tra gli italiani sono prin-
cipalmente le famiglie a richiedere aiuti, rispetto agli assistiti stranieri non si
riscontrano particolari differenze tra coniugati, celibi e nubili.

Incrociando i dati relativi allo Stato Civile con quelli corrispondenti alla presenza
di figli sul totale degli utenti, riusciamo ad ottenere un quadro ancora pi chiaro
della tipologia di prese in carico realizzate dalla Caritas diocesana nellanno in
esame.
La costante riscontrata nel nostro studio, la considerevole presenza di figli,
rilevata nel 66% dei casi, contro un 26% di utenti che riferisce di non averne.
(Grafico 6)
Le povert 31

Grafico 6 I figli vivono soprattutto allinterno di nuclei


Ha figli familiari: il 35,3% dei coniugati, infatti, rife-
Ha figli
(Non specificato) Si No risce di averne, seguito dall8,5% di separati
(Non specificato) Si No che vivono tutte le difficolt di una condizio-
ne gravosa come quella vissuta da famiglie
8%
disgregate, costrette a districarsi nella scarsi-
26% 8%
26%
t di mezzi economici che possano garantire
una vita decorosa ai propri figli oltre che a s
stessi.
66%
66% Tra coloro che riferiscono di non avere figli,
invece, il maggior numero rappresentato
da celibi/nubili (20,7%), mentre molto esi-
gue ed assimilabili sono le percentuali dei separati, divorziati e vedovi nella
stessa condizione. (Grafico 7)

Grafico 7

Figli per Stato Civile


(Non spec.) Si No

35,3

20,7

8,5
5,5 3,6 5,5 5,6 5,0
1,8 3,2 1,5
0,4 0,2 0,1 0,9 0,4 0,3 0,1 0,3 0,4 0,5

(Non Celibe o nubile Coniugato/a Separato/a Divorziato/a Vedovo/a Altro


specificato) legalmente

Infine, confrontando la variabile ha figli con quella relativa alla cittadinanza


degli assistiti, osserviamo come, mentre gli italiani che si rivolgono alla Caritas
riferiscono di avere prole nel 52,3% dei casi, avvalorando, cos, la teoria per cui
32 Capitolo 1

le famiglie con figli sono sempre pi a rischio povert ed esclusione sociale27,


tra gli assistiti stranieri la condizione di genitore non determinante nella scel-
ta di interpellare la Caritas per chiedere sussidi: il 13,1% di chi ha figli, contro
l10,8% di chi non ne ha, ad afferire agli sportelli di ascolto nel 2016. (Tabella 5)

Tab. 5

Ha figli Cittadinanza % Cittadinanza % Doppia % Totale %


Italiana Straniera Cittadinanza

Non spec. 59 6,3 12 1,3 1 0,1 72 7,7

Si 487 52,3 122 13,1 3 0,3 612 65,7

No 145 15,6 101 10,8 2 0,2 248 26,6

Totale 691 74,1 235 25,2 6 0,6 932 100,0

Del resto, secondo recenti studi sulla condizione degli immigrati in Campania,
il 55% di essi vive con familiari, il 25% da solo e il restante 20% coabita con al-
tre persone, non necessariamente connazionali. Dunque viene mantenuta una
sorta di equivalenza tra gli stranieri che vivono con le famiglia e quelli che, in-
vece, non ne hanno, i quali in totale raggiungono una percentuale del 45%.28
Si fa strada, in tal senso, la constatazione della diffusa estensione del fenomeno
della povert che oggi non pi solo prerogativa dei nuclei familiari, ma an-
che delle persone che vivono sole, siano esse italiane o straniere. altrettanto
verosimile affermare che lo stato di deprivazione persistente nel tempo, unito
alla congiuntura sfavorevole di questi anni, abbia potuto spingere, rispetto al
passato, un maggior numero di celibi e/o nubili ad afferire alla Caritas per tro-
vare sostegno di fronte alla totale assenza di alternative valide per il proprio
sostentamento.

27
Il tasso relativo al rischio povert in Italia sale al 48,3% per le coppie con tre o pi figli rispetto al
39,4% dellanno scorso e raggiunge il 51,2% se si tratta di minorenni.Dati Istat - dicembre 2016.
28
De Filippo Elena; Strozza Salvatore, Gli immigrati in Campania negli anni della crisi economica.
Condizioni di vita e di lavoro, progetti e possibilit di integrazione, F. Angeli, Milano, 2015.
Le povert 33

I nuclei familiari seguiti nellanno


Nel 2016, la Caritas diocesana ha seguito 234 nuclei familiari composti in totale
da 693 persone, con una media di circa 2,96 componenti per famiglia.
Oltre l89% di essi di cittadinanza italiana, mentre la percentuale di nuclei fa-
miliari stranieri presi in carico di poco superiore al 10% a dimostrazione del
fatto che a rivolgersi agli sportelli di ascolto della Caritas diocesana sono princi-
palmente famiglie italiane residenti nel territorio.
Riguardo alla composizione dei nuclei, i dati in nostro possesso mostrano che il
54,3% di essi (di cui ben il 49,6% di cittadinanza italiana) costituito da 2 perso-
ne; tale percentuale si riduce progressivamente allaumentare del numero dei
membri della famiglia. Ci molto pi evidente nel caso degli utenti italiani,
visto il loro numero notevolmente pi ingente. (Tabella 6)
Tale condizione si coniuga puntualmente con quanto emerge dal rapporto di
Caritas Italiana su povert ed esclusione sociale in Italia (Vasi comunicanti), per
cui a vivere attualmente al di sotto della soglia di povert, sono tra gli altri, an-
che le famiglie non necessariamente numerose29.

Tab. 6

Componenti 2 persone 3 persone 4 persone 5 persone 6 persone Totale


nucleo % e oltre

Italiani 49,6 15,8 12,4 6,8 4,7 89,3

Stranieri 4,7 1,3 2,6 1,7 0,4 10,7

Totale 54,3 17,1 15,0 8,5 5,1 100,0

Le classi det degli assistiti


Analizzando il totale delle prese in carico del 2016, si osserva una sostanzia-
le stabilit, rispetto allanno precedente, dei dati relativi allet degli assistiti. ,
infatti, sempre la fascia compresa tra i 45 ed i 54 anni ad avere il primato di
presenze al Centro di Ascolto diocesano: si tratta di oltre il 27% del totale delle
29
Caritas Italiana, Vasi comunicanti, RAPPORTO 2016 su povert ed esclusione sociale in Italia e
alle porte dellEuropa,
34 Capitolo 1

presenze, quasi 1/3 dellutenza complessiva, a cui si affianca la percentuale al-


trettanto ingente di 35-44enni (altra fascia di et ad alto rischio povert con il
23,9%), collocata al livello immediatamente successivo. (Grafico 8)

Grafico 8

Classi d'et
%

27,1
23,9
21,2

14,9

7,3
4,3
0,5 0,6

15 - 18 anni 19 - 24 anni 25 - 34 anni 35 - 44 anni 45 - 54 anni 55 - 64 anni 65 - 74 anni 75 e oltre

Classi det e cittadinanza


Lappartenenza ad una data fascia det rapportato alla cittadinanza ci offre
ulteriori spunti di riflessione: mentre tra gli italiani la percentuale pi alta di
presenze , ancora una volta, quella dei 45-54enni, laffluenza (comunque pi
ridotta) di cittadini stranieri vede, invece, tra i giovani 25-34enni coloro che si
rivolgono maggiormente alla Caritas (8,2%). (Tabella 7)
Tale dato viene confermato anche nel dossier 2016 di Caritas Italiana Vasi Co-
municanti, in cui si sottolinea come gli italiani afferenti ai CdA, siano media-
mente meno giovani degli assistiti stranieri.
In effetti, et diverse nascondono problemi di tipologia diversa ma non di di-
versa gravit.
I dati a nostra disposizione riferiscono di una larga parte di cittadini italiani in et
adulta che vive in condizioni di indigenza per la mancanza di unoccupazione o
di un lavoro stabile, la qual cosa si traduce in ostacoli al sostentamento personale
Le povert 35

o della propria famiglia (quando c). Ugualmente, malgrado la minore affluenza


degli utenti di cittadinanza straniera (dovuta alla loro scarsa incidenza sul terri-
torio sannita), si osserva, tra essi, una pi alta percentuale di giovani in difficolt;
i loro problemi economico/lavorativi, non possono essere tamponati da nessuna
forma di aiuto parentale, (come accade pi frequentemente tra i giovani italiani),
vivendo, generalmente, lontani dalle proprie famiglie di origine.

Tab. 7

Classi di et Cittadinanza % Cittadinanza % Doppia % Totale %


Italiana Straniera Cittadinanza

15-18 anni 2 0,2 3 0,3 0 0,0 5 0,5

19 - 24 anni 25 2,7 42 4,5 1 0,1 68 7,3

25 - 34 anni 119 12,8 76 8,2 3 0,3 198 21,2

35 - 44 anni 175 18,8 48 5,2 0 0,0 223 23,9

45 - 54 anni 202 21,7 51 5,5 0 0,0 253 27,1

55 - 64 anni 124 13,3 13 1,4 2 0,2 139 14,9

65 - 74 anni 38 4,1 2 0,2 0 0,1 40 4,3

75 e oltre 6 0,6 0 0,0 0 0,0 6 0,6

Totale 691 74,1 235 25,2 6 0,6 932 100,0

Il livello di istruzione
Relativamente allistruzione, il titolo di studio pi comune tra gli assistiti, la li-
cenza media inferiore (44,4%), seguito, pur con un ampio distacco, dalla licenza
elementare (16,4%).
Al terzo posto si colloca, invece, chi non ha conseguito alcun titolo (12,6%).
(Grafico 9)
36 Capitolo 1

Grafico 9

Istruzione
%

Altro 1,3
Laurea 1,4
Diploma universitario 0,6
Licenza media superiore 9,8
Diploma professionale 7,7
Licenza media inferiore 44,4
Licenza elementare 16,4
Nessun titolo 12,6
Analfabeta 2,3
(Non specificato) 3,5

Seppure la tipologia di utenza che afferisce alla Caritas diocesana si caratte-


rizzata, nel tempo, per livelli di istruzione indubbiamente bassi, un dato par-
ticolarmente preoccupante per il futuro , di certo, laumento dei giovani che
rinunciano allistruzione: in effetti le sempre maggiori difficolt incontrate nella
ricerca di occupazione, non conducono ad un maggiore impegno nello studio
e nella formazione, e il dato allarmante che registriamo tra i nostri assistiti di et
compresa tra i 19 ed i 44 anni, senza titolo, riflette proprio tale realt: l8% di essi,
bench giovani, non hanno conseguito alcun titolo scolastico. (Tabella 8)
Eppure la sfida di questi anni, nel nostro paese, quella di puntare sullistruzio-
ne terziaria, per renderla un percorso in grado di entrare nel mondo del lavoro
pi facilmente, laddove pi di un terzo dei giovani italiani tra i 20 e i 24 anni non
lavorano, non studiano e non seguono una formazione (i cosiddettiNEET) 30.

30
Dati Eurostat sulla condizione dei giovani dellUnione Europea, pubblicati nel rapporto Edu-
cation, employment, both or neither? What are young people doing in the EU?, in occasione
della Giornata Internazionale della Giovent, 12 Agosto 2016
Le povert 37

Tab. 8

Istruzione 15 - 18 19 - 24 25 - 34 35 - 44 45 - 54 55 - 64 65 - 74 75 e Totale
anni anni anni anni anni anni anni oltre

% % % % % % % % %

Non spec. 0 0,0 1 0,1 4 0,4 8 0,9 8 0,9 5 0,5 4 0,4 3 0,3 33 3,5

Analfabeta 1 0,1 3 0,3 3 0,3 4 0,4 4 0,4 3 0,3 2 0,2 1 0,1 21 2,3

Nessun titolo 1 0,1 21 2,3 32 3,4 21 2,3 26 2,8 12 1,3 3 0,3 1 0,1 117 12,6

Licenza 0 0,0 3 0,3 8 0,9 37 4,0 43 4,6 42 4,5 20 2,1 0 0,0 153 16,4
elementare
Licenza media 1 0,1 24 2,6 93 10,0 107 11,5 127 13,6 53 5,7 9 1,0 0 0,0 414 44,4
inferiore
Diploma 1 0,1 6 0,6 22 2,4 19 2,0 18 1,9 5 0,5 0 0,0 1 0,1 72 7,7
professionale
Licenza media 0 0,0 8 0,9 25 2,7 22 2,4 20 2,1 14 1,5 2 0,2 0 0,0 91 9,8
superiore
Diploma 0 0,0 0 0,0 2 0,2 3 0,3 0 0,0 1 0,1 0 0,0 0 0,0 6 0,6
universitario

Laurea 0 0,0 0 0,0 4 0,4 0 0,0 5 0,5 4 0,4 0 0,0 0 0,0 13 1,4

Altro 1 0,1 2 0,2 5 0,5 2 0,2 2 0,2 0 0,0 0 0,0 0 0,0 12 1,3

Totale 5 0,5 68 7,3 198 21,2 223 23,9 253 27,1 139 14,9 40 4,3 6 0,6 932 100,0

La condizione professionale
Anche per il 2016 la percentuale pi alta di persone che si sono rivolte al CdA,
quella dei disoccupati, che supera i 2/3 del totale delle presenze degli assistiti
(67,3%).
Se a tale percentuale si unisce quella degli utenti che riferiscono di svolgere
lavori irregolari, quindi caratterizzati dallintermittenza, comprendiamo come
la quasi totalit delle prese in carico (72,5%), segnala gravi fragilit insite nella
mancanza di lavoro o di stabilit lavorativa, da cui derivano una serie di altre
problematiche che, in sostanza, impediscono di garantire i mezzi necessari alla
sussistenza propria o delleventuale nucleo di appartenenza.
In rapporto alla cittadinanza, tale risultato, in fondo, rimane invariato: linciden-
za dei disoccupati sul totale degli assistiti italiani del 69% e su quelli stranieri
del 60%. In entrambi i casi la mancanza di lavoro rappresenta un punto nevral-
gico nella comprensione del fenomeno povert. (Tabella 9)
38 Capitolo 1

Tab. 9

Condizione Cittadinanza % Cittadinanza % Doppia % Totale %


professionale Italiana Straniera Cittadinanza

Non spec. 13 1,4 47 5,0 0 0,0 60 6,4

Occupato 41 4,4 13 1,4 1 0,1 55 5,9

Disoccupato 481 51,6 142 15,2 4 0,4 627 67,3

In servizio 1 0,1 0 0,0 0 0,0 1 0,1


civile

Casalinga 27 2,9 2 0,2 1 0,1 30 3,2

Studente 5 0,5 0 0,0 0 0,0 5 0,5

Inabile parz. 14 1,5 0 0,2 0 0,0 14 1,5


o tot. al lavoro

Pensionato/a 37 4,0 2 0,2 0 0,0 39 4,2

Lavoro nero/ 42 4,5 6 0,6 0 0,0 48 5,2


irregolare

Altro 30 3,2 23 2,5 0 0,0 53 5,7

Totale 691 74,1 235 25,2 6 0,6 932 100,0

Il numero pi alto di disoccupati individuato nel nostro studio (19,2%), si con-


centra nella classe di et compresa tra i 45 ed i 54 anni, seguita da quella dei
35-44enni (17,1%).
Anche il numero dei giovani di et compresa tra i 25 ed i 34 anni, che nel corso de-
gli anni sono afferiti in misura minore in Caritas, fa riscontrare un deciso aumen-
to di affluenza di circa 7 punti percentuali rispetto al 2015 (21,2%). (Tabella 10)
La percentuale di assistiti che, invece, hanno unoccupazione, risultano meno
del 6% del totale. La loro presenza, tuttavia, indicativa di una condizione di
indigenza diffusa che, evidentemente, non risparmia neanche chi un lavoro ce
lha ma non basta a condurre una vita dignitosa.
Questo fenomeno denominato dei working poors (lavoratori poveri), cono-
sciuto da tempo negli Usa, e colpisce soprattutto coloro che percepiscono un
Le povert 39

salario minimo e sono occupati in mansioni a valore aggiunto molto basso31.


Pur non essendo un fenomeno grave quanto in altri paesi europei, quello che ri-
sulta preoccupante in Italia il suo trend in aumento, che colpisce in particolare
i giovani, ma ormai anche i lavoratori di mezza et.32

Tab. 10

Istruzione 15 - 18 19 - 24 25 - 34 35 - 44 45 - 54 55 - 64 65 - 74 75 e Totale
anni anni anni anni anni anni anni oltre

% % % % % % % % %

Non spec. 2 0,2 17 1,8 13 1,4 12 1,3 11 1,2 2 0,2 3 0,3 0 0,0 60 6,4

Occupato 0 0,0 2 0,2 15 1,6 11 1,2 19 2,0 8 0,9 0 0,0 0 0,0 55 5,9

Disoccupato 2 0,2 43 4,6 137 14,7 159 17,1 179 19,2 91 9,8 16 1,7 0 0,0 627 67,3

In servizio 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 1 0,1 0 0,0 0 0,0 0 0,0 1 0,1
civile

Casalinga 0 0,0 0 0,0 5 0,5 8 0,9 6 0,6 9 1,0 1 0,1 1 0,1 30 3,2

Studente 1 0,1 2 0,2 2 0,2 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 5 0,5

Inabile parz. 0 0,0 0 0,0 0 0,0 1 0,1 7 0,8 4 0,4 2 0,2 0 0,0 14 1,5
o tot. al lavoro

Pensionato/a 0 0,0 0 0,0 2 0,2 0 0,0 3 0,3 11 1,2 18 1,9 5 0,5 39 4,2

Lavoro nero/ 0 0,0 2 0,2 12 1,3 15 1,6 12 1,3 7 0,8 0 0,0 0 0,0 48 5,2
irregolare

Altro 0 0,0 2 0,2 12 1,3 17 1,8 15 1,6 7 0,8 0 0,0 0 0,0 53 5,7

Totale 5 0,5 68 7,3 198 21,2 223 23,9 253 27,1 139 14,9 40 4,3 6 0,6 932 100,0

La condizione alloggiativa
Negli ultimi anni, colpevole anche la lunga e persistente crisi economica, ilfattore
casaha trascinato molte famiglie al di sotto della soglia di povert, nellarea delle-
sclusione sociale: le crescenti difficolt dei nuclei familiari presi in carico, a soste-
nere le spese inderogabili della casa con redditi medio-bassi o pensioni minime,

31
Rientrano nelle mansioni con basso valore aggiunto quelle del settore agricolo, delle costru-
zioni, alberghi e ristoranti, dei servizi alla persona, caratterizzate da basse qualifiche e basse
retribuzioni.
32
Fonte: Eurostat - Lavoratori a rischio povert
40 Capitolo 1

nonch gli ostacoli (riscontrati in particolare nei resoconti di molti utenti stra-
nieri) al riconoscimento del diritto allabitare in condizioni dignitose ed ade-
guate alle proprie esigenze, rende lanalisi della condizione alloggiativa cruciale
nella definizione delle varie facce della povert del nostro territorio.
Nella tabella 11 si legge chiaramente che oltre la met degli assistiti incontrati
(58,3%) vive in affitto: in particolare, mentre circa un terzo di essi (quasi tutti di
cittadinanza italiana), vive in abitazioni di edilizia popolare, pagando un canone
di importo minimo, il 28,3% ha una casa in affitto da un privato a cui versa, spesso,
canoni di locazione esosi in rapporto alla qualit dellalloggio. A riferirlo non sono
solo gli italiani, il cui numero, anche in questo caso, molto alto (19,2%), ma altres,
gli stranieri la cui percentuale tocca quasi il 9% sul totale degli utenti. (Tabella 11)

In relazione ai soli assistiti di cittadinanza straniera, in particolare, tale percen-


tuale si conferma come la pi alta, seguita immediatamente da coloro i quali
riferiscono di essere privi di abitazione (rispettivamente 8,9% e 7% del totale
degli assistiti).
Di contro, la percentuale di utenti sia stranieri, sia italiani, che ha una casa in
propriet marginale (3,4%), mentre pi significativo il 9,3% di chi, quasi
esclusivamente italiani, ha un mutuo in essere per lacquisto dellabitazione, il
quale mutuo diventa spesso fonte di problemi nella gestione del bilancio fami-
liare (soprattutto quando, a causa della crisi, il lavoro si perde), e motivo dellap-
prodo al CdA diocesano.
Tali criticit vengono confermate dallanalisi dei bisogni emersi durante lascol-
to, come vedremo di seguito.

I bisogni espressi
Il momento della definizione dei bisogni della persona che si rivolge alla Caritas
a chiedere un sostegno, uno dei pi delicati dellincontro e dellascolto.
A volte il bisogno emerge dal racconto della propria storia personale senza che
di esso se ne abbia completa consapevolezza: quando esso parte integrante
del proprio vissuto, quasi non viene percepito come assenza di qualcosa, ma
come normale componente del vivere quotidiano.
Le povert 41

Tab. 11

Condizione alloggiativa Cittadinanza % Cittadinanza % Doppia % Totale %


Italiana Straniera Cittadinanza

Non spec. 19 2,0 7 0,8 1 0,1 27 2,9

Privo di abitazione 20 2,1 65 7,0 2 0,2 87 9,3

Domicilio di fortuna 7 0,8 5 0,5 0 0,0 12 1,3

Dorme in macchina 5 0,5 4 0,4 0 0,0 9 1,0

Casa abbandonata 3 0,3 6 0,6 0 0,0 9 1,0

Ospite da amici o parenti 8 0,9 11 1,2 0 0,0 19 2,0


temporan.

Centro di accoglienza 8 0,9 3 0,3 0 0,0 11 1,2

Casa in propriet con 80 8,6 7 0,8 0 0,0 87 9,3


mutuo in essere
Casa in propriet con 28 3,0 4 0,4 0 0,0 32 3,4
mutuo estinto/nuda propr.

Casa in affitto da privato 179 19,2 83 8,9 2 0,2 264 28,3

Casa in affitto da ente 268 28,8 11 1,2 0 0,0 279 29,9


pubblico

Casa in comodato 9 1,0 4 0,4 0 0,0 13 1,4

Coabitazione con il datore 4 0,4 4 0,4 0 0,0 8 0,9


di lavoro
Alloggio legato al servizio 5 0,5 3 0,3 0 0,0 8 0,9
prestato
Roulotte in campo 4 0,4 5 0,5 0 0,0 9 1,0
autorizzato
Ospite da amici o parenti 38 4,1 10 1,1 1 0,1 49 5,3
stabilmente
In stabile/alloggio 6 0,6 3 0,3 0 0,0 9 1,0
occupato

Totale 691 74,1 235 25,2 6 0,6 932 100,0


42 Capitolo 1

Da qui la capacit delloperatore di sollecitare la riflessione nellassistito e di


convogliarne lattenzione, prima che sulla richiesta generalmente prevedibile,
sul proprio vissuto personale e familiare, del quale, spesso, necessario far ri-
trovare la giusta considerazione proiettandolo al futuro e cogliendo da esso le
opportunit possibili per coltivare un proprio dignitoso progetto di vita.
Lanalisi dei bisogni, mostra, come per gli anni scorsi, una netta prevalenza di
criticit legate a problemi economici e di occupazione/lavoro.
La somma di queste due macrovoci, che viaggiano in parallelo, raggiunge circa
il 60% del totale dei bisogni espressi. (Grafico 10)

Grafico 10
Bisogni
%

Problemi di salute 6,1


Altri problemi 0,7
Povert /problemi economici 31,4
Problemi di occupazione/lavoro 28,2
Problemi di istruzione 0,9
Bisogni in migrazione/immigrazione 4
Handicap/disabilita' 2,2
Problemi familiari 7
Dipendenze 3,3
Detenzione e giustizia 5,2
Problematiche abitative 10,8

In tal senso esse si confermano come le condizioni di indigenza vissuta dalla


maggior parte degli assistiti (sia italiani, sia stranieri), i quali mancano delle ri-
sorse basilari per assicurare a s e, quando c, alla propria famiglia, il minimo
per la sussistenza.
Al terzo posto, dopo le due principali macrovoci di bisogno evidenziate, si col-
locano le problematiche abitative, le quali, rapportate allandamento che le
ha caratterizzate nel 2015, risultano in aumento di quasi 4 punti percentuali.
Le povert 43

Al contrario, le problematiche occupazionali, in controtendenza rispetto allan-


no 2015, in cui comparivano al primo posto tra i bisogni pi avvertiti, subiscono
un calo di 6 punti percentuali collocandosi al 28,2%, al di sotto della voce relati-
va ai problemi economici che salgono a 31,4%. (Tabella 12)

Tab. 12

Bisogni - macrovoci (%) Totale 2015 Totale 2016

Problematiche abitative 7,1 10,8

Detenzione e giustizia 5,6 5,2

Dipendenze 3,7 3,3

Problemi familiari 7,3 7,0

Handicap/disabilita' 2,5 2,2

Bisogni in migrazione/immigrazione 1,2 4,0

Problemi di istruzione 0,9 0,9

Problemi di occupazione/lavoro 34,5 28,2

Povert /problemi economici 29,9 31,4

Altri problemi 1,0 0,7

Problemi di salute 6,2 6,1

Analizzando pi nel dettaglio i dati a nostra disposizione e distinguendo gli


utenti in base alla cittadinanza, si osserva che, mentre per gli italiani le maggiori
difficolt si polarizzano sui problemi economici ed occupazionali, per gli stra-
nieri le inadeguate condizioni abitative (come gi evidenziato in precedenza)
sono indicate tra i bisogni principali, immediatamente seguenti a quelli econo-
mici e alla pari di quelli lavorativi. (Tabella 13)
44 Capitolo 1

Tab. 13

Bisogni - macrovoci Cittadinanza % Cittadinanza % Doppia % Totale %


Italiana Straniera Cittadinanza

Problematiche abitative 105 4,1 164 6,5 6 0,2 275 10,8

Detenzione e giustizia 117 4,6 16 0,6 0 0,0 133 5,2

Dipendenze 80 3,2 3 0,1 0 0,0 83 3,3

Problemi familiari 154 6,1 22 0,9 1 0,0 177 7,0

Handicap/disabilit 57 2,2 0 0,0 0 0,0 57 2,2

Bisogni in migrazione/ 1 0,0 98 3,9 3 0,1 102 4,0


immigrazione

Problemi di istruzione 9 0,4 15 0,6 0 0,0 24 0,9

Problemi di occupazione/ 547 21,6 164 6,5 4 0,2 715 28,2


lavoro
Povert /problemi 570 22,5 222 8,8 4 0,2 796 31,4
economici

Altri problemi 10 0,4 8 0,3 0 0,0 18 0,7

Problemi di salute 133 5,2 21 0,8 1 0,0 155 6,1

Totale 1.783 70,3 733 28,9 19 0,7 2.535 100,0

In effetti, proprio gli utenti di cittadinanza straniera sono quelli che, pi frequen-
temente, riferiscono di occupare stabili non dotati di impianti di riscaldamento
e comunque non idonei a soddisfare le esigenze abitative di una famiglia.
Intanto continua a rimanere stabile il dato relativo ai problemi familiari, che
emerge quasi esclusivamente tra gli italiani, mentre nelle piccole comunit di
stranieri, risulta poco ricorrente.
Rimangono, infine, pressoch invariate rispetto allanno precedente, le percen-
tuali relative agli altri bisogni.
Esaminando alcune macrovoci nel dettaglio, riusciamo a circoscrivere in manie-
ra pi dettagliata la tipologia di ciascun bisogno espresso ed il suo o i suoi fatto-
ri scatenanti: ad esempio, in tal senso, si osserva chiaramente come i problemi
Le povert 45

economici derivino prevalentemente dalla mancanza di reddito o da un reddito


insufficiente (48,4% vs 41,7%), mentre sono contenuti i casi di povert estrema
(8,2%), denunciati soprattutto dagli assistiti stranieri (Tabella 14).

Tab. 14

Problemi economici (%) Cittadinanza Cittadinanza Doppia Totale


Italiana Straniera Cittadinanza

Povert/problemi 0,1 0,0 0,0 0,1


economici

Accattonaggio/mendicit 0,3 0,0 0,0 0,3

Indebitamento 0,6 0,1 0,0 0,8

Nessun reddito 32,9 15,1 0,4 48,4

Povert estrema 1,3 6,8 0,1 8,2

Reddito insufficiente 35,9 5,8 0,0 41,7

Indisponibilit 0,3 0,0 0,0 0,3


straordinaria

Altro 0,3 0,1 0,0 0,4

Rispetto alle difficolt lavorative, esse sono dettate quasi totalmente dalla di-
soccupazione (72,6%), dato, questo, a cui si affianca, pur in misura ridotta, quel-
lo relativo al lavoro nero (21,3%), piaga che continua ad essere diffusa soprat-
tutto nel Mezzogiorno. (Tabella 15)
In merito a ci, secondo le stime elaborate dallUfficio studi della Cgia di Me-
stre33, la Regione che, subito dopo la Calabria, guida la poco lusinghiera clas-
sifica della diffusione del lavoro nero in Italia, proprio la Campania dove, ai
lavoratori dipendenti che hanno una seconda occupazione, e/o ai cassaintegrati

33
LAssociazione Artigiani e Piccole Imprese CGIA di Mestre cura un ufficio studi che si occupa
di indagini di mercato, statistiche e guide utili per autonomi e PMI e pubblica ricerche a tema
economico e sociale a intervalli regolari.
46 Capitolo 1

e pensionati che arrotondano le loro modeste entrate, si aggiungono i tanti di-


soccupati che, nellattesa di re-integrarsi nel mercato del lavoro o per tamponar-
ne la mancanza, tirano a campare grazie ai proventi delle attivit irregolari34.

Tab. 15

Problemi di occupazione (%) Cittadinanza Cittadinanza Doppia Totale


Italiana Straniera Cittadinanza

Problemi di occupazione/ 0,1 0,0 0,0 0,1


lavoro

Cassa integrazione/mobilit 0,7 0,3 0,0 1,0

Disoccupazione 55,0 17,1 0,6 72,6

Lavoro nero 16,2 5,0 0,0 21,3

Licenziamento/perdita del 2,1 0,0 0,0 2,1


lavoro

Sottoccupazione 0,1 0,1 0,0 0,3

Lavoro precario 0,8 0,4 0,0 1,3

Altro 1,4 0,0 0,0 1,4

Riguardo ai bisogni abitativi, il problema generalmente pi riscontrato risulta


la mancanza di casa (37,8%); in particolare, esso rappresentativo degli utenti
stranieri (30,2%), i quali, tra laltro, ricorrono allaccoglienza provvisoria (anche
presso il dormitorio Caritas) in misura maggiore rispetto agli italiani (13,5% vs
3,3%), confermando la condizione di precariet e di incertezza che risulta carat-
terizzare la loro quotidianit, sintomo di chiara emarginazione sociale presumi-
bilmente derivante da una cattiva integrazione nel territorio. (Tabella 16)

34
A guidare la classifica delle regioni italiane con la maggiore percentuale di lavoro irrego-
lare rispetto al prodotto interno lordo laCalabria, con l8,7%, seguita dallaCampaniacon
l8,4% e dallaSiciliacon il 7,8%. Ma, secondo lo studio della CGIA, tutte le prime posizioni sono
prerogativa delle regioni del Centro-Sud.
Le povert 47

Tab. 16

Problemi abitativi (%) Cittadinanza Cittadinanza Doppia Totale


Italiana Straniera Cittadinanza

Problematiche abitative 1,1 0,0 0,0 1,1

Abitazione precaria/ 5,1 7,3 0,0 12,4


inadeguata

Mancanza di casa 6,9 30,2 0,7 37,8

Accoglienza provvisoria 3,3 13,5 0,7 17,5

Sfratto 4,4 1,1 0,0 5,5

Sovraffollamento 2,9 1,1 0,4 4,4

Privo di residenza anagrafica 0,4 2,2 0,0 2,5

Altro 14,2 4,4 0,4 18,9

Lesclusione sociale racchiude problematiche molto diverse fra loro, ma profon-


damente collegate, come la fragilit economica, la solitudine, la carenza di lega-
mi familiari e sociali. In quanto esclusi, non si prende parte pienamente alla vita
sociale, dunque, soddisfare, tra gli altri, anche il bisogno abitativo (in particola-
re degli stranieri che popolano il nostro territorio), significa garantire la tenuta
complessiva della coesione sociale.
Lanalisi dei problemi familiari, caratterizza particolarmente gli utenti di cittadi-
nanza italiana che riferiscono soprattutto di crisi legate a divorzi o separazioni
(32,2%) e a conflittualit di coppia o tra genitori e figli (10,7% vs 9,6%). (Tabella 17)
In molti casi tali disagi scaturiscono o da problemi di ordine materiale (econo-
mico/occupazionale), che diventano ingestibili soprattutto in presenza di figli
minori, o da ostacoli derivanti da dipendenze patologiche o da condizioni di
detenzione, che incidono negativamente sulle relazioni allinterno del nucleo
familiare.
48 Capitolo 1

Tab. 17

Problemi familiari (%) Cittadinanza Cittadinanza Totale


Italiana Straniera

Abbandono 3,4 0,6 4,0

Aborto 0,0 0,6 0,6

Allontanamento dalla famiglia 2,8 1,2 4,0

Accoglienza parenti 0,0 0,6 0,6

Difficolt assist. conviventi/familiari 1,2 1,1 2,3

Conflittualit di coppia 7,9 2,8 10,7

Conflittualit con parenti 6,8 0,6 7,4

Conflittualit genitori-figli 7,9 1,7 9,6

Divorzio/separazione 32,2 1,1 33,3

Fuga da casa 1,1 0,0 1,1

Abbandono del tetto coniugale 0,7 0,0 0,7

Maltrattamenti e trascuratezze 4,0 1,1 5,1

Maternit nubile/genitore solo 5,6 0 5,6

Morte congiunto/familiare 6,8 0,7 7,5

Difficolt accudimento bambini piccoli 3,4 0,1 3,5

Altro 3,4 0,6 4,0

La descrizione di ciascun bisogno, dunque, presuppone la consapevolezza del-


la abituale coesistenza di pi situazioni di deprivazione in contemporanea, ci
rende particolarmente articolata la definizione sia della tipologia delle prese
in carico, sia dellintervento pi appropriato per ogni singolo assistito, il quale
Le povert 49

deve essere supportato, prima di tutto, nellindividuazione del ruolo da svolge-


re allinterno della societ, in modo da ricostruire quella dignit e quel senso di
appartenenza che permettono di rimuovere il fenomeno dellesclusione sociale.

Le richieste
La ristretta variet delle richieste espresse nei momenti di ascolto, circoscritta a
poche voci di ordine materiale (viveri, abbigliamento, contributi al pagamento
di bollette), ci segnalano, nuovamente, una diffusa condizione di deprivazione
economica che coinvolge indistintamente utenti italiani e stranieri. (Grafico 11)

Grafico 11

Richieste
%

Sussidi Economici 20,6


Sostegno Socio-assistenziale 0,1
Scuola/Istruzione 1,2
Sanit 2,6
Orientamento 1,2
Lavoro 1,3
Consulenza professionale 1,3
Coinvolgimenti 0,0
Beni e Servizi materiali 66,1
Altre richieste/interventi 1,0
Alloggio 4,6

Di contro, a tale scarsa variet di richieste, corrisponde la loro ingente quanti-


t. La maggior parte di esse converge nella fornitura di beni e servizi materiali
(66,1%) e nei sussidi economici (20,6%); queste due voci, insieme, abbracciano
50 Capitolo 1

la quasi totalit delle domande esplicitate dagli utenti del CdA sia di cittadinan-
za italiana sia straniera. (Tabella 18)

Tab. 18

Richieste - macrovoci Cittadinanza % Cittadinanza % Doppia % Totale %


Italiana Straniera Cittadinanza

Alloggio 25 0,9 95 0,0 5 0,2 125 4,6

Altre richieste/interventi 26 1,0 0 0,0 0 0,0 26 1,0

Beni e Servizi materiali 1.243 45,5 540 19,8 21 0,8 1.804 66,1

Coinvolgimenti 1 0,0 0 0,0 0 0,0 1 0,0

Consulenza professionale 20 0,7 15 0,5 0 0,0 35 1,3

Lavoro 24 0,9 12 0,4 0 0,0 36 1,3

Orientamento 11 0,4 22 0,8 0 0,0 33 1,2

Sanit 28 1,0 40 1,5 2 0,1 70 2,6

Scuola/Istruzione 18 0,7 16 0,6 0 0,0 34 1,2

Sostegno 3 0,1 0 0,0 0 0,0 3 0,1


Socio-assistenziale

Sussidi Economici 440 16,1 116 4,3 6 0,2 562 20,6

Totale 1.839 67 856 28 34 1,2 2.729 100,0

Con il 4,6% di richieste, al terzo posto nella graduatoria, si registra, inoltre, la


presenza di esigenze legate allalloggio, che rappresentano (come gi accenna-
to) una peculiarit degli utenti stranieri. La maggior parte di esse sono destina-
te allaccoglienza presso il dormitorio S. Vincenzo de Paoli della Caritas diocesa-
na (di cui riferiremo pi avanti), che negli anni diventato punto di riferimento
essenziale, bench temporaneo, per le molte persone prive di abitazione che
popolano il nostro territorio.
Le povert 51

Osserviamo, dunque, con apprensione, come una fetta di anno in anno pi grande
di assistiti soffre sempre di pi di privazioni che impediscono il soddisfacimento
dei bisogni essenziali ed costretta a chiedere aiuti esterni per condurre una vita
perlomeno dignitosa.

Gli interventi realizzati


Gli interventi messi in atto dalla Caritas diocesana nel 2016, rispecchiano fe-
delmente le richieste espresse dagli utenti: quelli diretti alla fornitura di beni e
servizi materiali si confermano, infatti, al primo posto nella graduatoria, seguiti
dai contributi offerti come sussidio al pagamento di bollette, 66,5% e 20,1%
rispettivamente. (Grafico 12)

Grafico 12

Interventi
%

Sussidi Economici 20,1


Sostegno Socio-assistenziale 0,1
Scuola/Istruzione 2,2
Sanit 2,7
Orientamento 1,3
Lavoro 0,1
Consulenza professionale 1,2
Coinvolgimenti 0,0
Beni e Servizi materiali 66,5
Altre richieste/interventi 0,8
Alloggio 5,0
52 Capitolo 1

Anche qui non si registrano differenze tra italiani e stranieri, in quanto tra tutti
gli interventi, quello pi frequente concerne la fornitura di buoni pasto da uti-
lizzare presso il Market Solidale (Opera Segno a cui attingono anche le varie
parrocchie della diocesi quando i propri assistiti ne fanno richiesta) o di pasti,
serviti in tavola o da asporto, offerti dalla Mensa Caritas. (Tabella 19)
Tab. 19

Interventi - macrovoci Cittadinanza % Cittadinanza % Doppia % Totale %


Italiana Straniera Cittadinanza

Alloggio 17 0,8 83 3,8 7 0,3 107 5,0

Altre richieste/interventi 18 0,8 0 0,0 0 0,0 18 0,8

Beni e Servizi materiali 919 42,5 498 23,0 19 0,9 1.436 66,5

Coinvolgimenti 1 0,0 0 0,0 0 0,0 1 0,0

Consulenza professionale 16 0,7 10 0,5 0 0,0 26 1,2

Lavoro 2 0,1 1 0,0 0 0,0 3 0,1

Orientamento 7 0,3 21 1,0 0 0,0 28 1,3

Sanit 19 0,9 39 1,8 0 0,0 58 2,7

Scuola/Istruzione 31 1,4 16 0,7 0 0,0 47 2,2

Sostegno 3 0,1 0 0,0 0 0,0 3 0,1


Socio-assistenziale

Sussidi Economici 319 14,8 109 5,0 6 0,3 434 20,1

Totale 1.352 63 777 36 32 1,5 2.161 100,0

I buoni pasto, in particolare, rappresentano una valida alternativa, peraltro mol-


to gradita da gran parte degli assistiti, al pasto fornito dalla mensa che, negli
ultimi anni ha dovuto sostenere un ingente carico di lavoro come effetto delle
crescenti richieste delle persone prese in carico.
Tra i sussidi economici, invece, la quasi totalit degli interventi della Caritas
diocesana finalizzata alla compartecipazione al pagamento delle utenze che,
Le povert 53

peraltro, nel corso degli anni ha mantenuto un trend piuttosto costante, contra-
riamente a quanto accaduto per la fornitura di beni e servizi materiali che sono
stati contrassegnati, proprio nel 2016, da una brusca impennata. (Grafico13)

Grafico 13

Principali interventi - serie storica (v.a.)


INTERVENTI beni e servizi materiali INTERVENTI sussidieconomici

434

405
333 1436
276
351
617 481 554
305

2012 2013 2014 2015 2016

Il soddisfacimento della richiesta di accoglienza notturna si colloca tra i primi


tre interventi realizzati dalla Caritas diocesana pur con numeri notevolmente
ridotti; negli altri casi la quantit di interventi poco rilevante ai fini statistici.

Quanto esposto non pu non interrogarci sulla qualit della vita del nostro ter-
ritorio e sulle opportunit che vengono offerte alle persone fragili per mitigare
il loro stato di indigenza, evidentemente sempre pi serio se si analizzano i dati.
Laddove non si scorgono sbocchi lavorativi, non si pu confidare nel sostegno
economico della rete parentale (anchessa sempre pi deprivata) e/o non si pu
contare sulle proprie entrate mensili, insufficienti al sostentamento della prole e
alla soddisfazione dei bisogni pi essenziali, la Caritas entra in gioco con il propo-
sito di adoperarsi, in primis, per tutelare la dignit del singolo e, parallelamente,
54 Capitolo 1

per aprirlo a nuove opportunit attraverso un cammino di relazione, di prossimit


e di partecipazione attiva che gradualmente conduce al rafforzamento dellauto-
nomia personale.

I dati dellaccoglienza notturna


Il dormitorio S. Vincenzo de Paoli, attivo presso la sede della Caritas dioce-
sana (Cittadella della Carit Evangelii gaudium) tutti i giorni dellanno dalle
ore 20.00 alle ore 10.00 del mattino successivo, offre ospitalit notturna a tutte
quelle persone che, per problemi economici o per indisponibilit temporanee,
si trovano a non poter disporre di unabitazione.
Nellanno in esame, il dormitorio ha accolto 140 persone, 116 uomini e 24 don-
ne, la maggioranza (72,8%) di nazionalit straniera, il 27,2% italiani. (Grafico A)

Grafico A

Ospiti dormitorio 2016


(v.a)

Maschile Femminile

16

8 86
30
Cittadinanza Italiana Cittadinanza Non Italiana

In particolare, tra gli utenti stranieri prevalgono gli africani, il cui numero pu
essere equiparato a quello degli italiani, seguiti da soggetti appartenenti allU-
nione Europea (soprattutto rumeni) e asiatici. Molto ridotto, invece, il numero
di utenti che non provengono da Paesi membri dellUE. (Grafico B)
Le povert 55

Grafico B

Cittadinanza ospiti dormitorio


Italia Africa Asia Ue Extra Ue Usa

4% 1%

23% 27%

17%
28%

Malgrado la scarsa incidenza della popolazione straniera nel Sannio, in effetti,


la diffusa intensificazione dei flussi migratori in Italia, ha avuto un considere-
vole impatto anche sulla comunit locale; per questo, in Cittadella, ci troviamo
a dover gestire, spesso, situazioni di forte criticit che si manifestano, in forma
pressante, anche sul fronte della condizione abitativa.
A conferma di ci, osservando il flusso degli utenti per trimestre, notiamo un in-
cremento generalizzato delle presenze sia italiane, sia straniere, soprattutto ne-
gli ultimi tre mesi dellanno in esame, ma, mentre laumento del numero degli
utenti di cittadinanza italiana resta pi contenuto, quello degli stranieri, proprio
in questultimo trimestre 2016, fa registrare una brusca impennata, portandosi
a 50 unit rispetto alle 14 del trimestre precedente. (Grafico C)

Il dormitorio S.Vincenzo de Paoli, infine, accoglie le donne vittime di violenza


che vengono prese in carico dal Centro Ascolto Donna.
In alcuni casi, esse richiedono interventi urgenti di protezione abitativa per s
e, eventualmente, per i propri figli, ma nei loro confronti laccoglienza presso il
dormitorio (al contrario di quanto avviene per gli altri ospiti, la cui permanenza
programmata per un mese), pu durare fino allindividuazione di una nuova
sistemazione protetta.
56 Capitolo 1

Grafico C

Ospiti Dormitorio
(v.a. per trimestre)

Citt. Italiana Citt.non italiana

50

26
17
12 14
8 8
5

I II III IV

I dati della mensa Caritas


La mensa Mons. C. Minchiatti35 come il dormitorio, sorge allinterno della Cit-
tadella della Carit ed , ormai da anni, punto di riferimento imprescindibile
per tutti quei soggetti vulnerabili che, a causa del loro disagio economico e/o
sociale, devono ricorrere al supporto alimentare.
Il servizio Mensa garantisce un pasto caldo giornaliero, preparato in sede, a tutti
coloro che ne fanno richiesta, senza distinzione di sesso o nazionalit. Prima
di accedere al servizio, gli utenti interessati, vengono invitati ad un colloquio
conoscitivo/informativo con il Centro di Ascolto diocesano il quale ne rileva,
valuta e discerne i bisogni realizzando, cos, la presa in carico.
Il servizio operativo tutti i giorni dellanno grazie alla presenza ed al lavoro
costante di operatori e volontari Caritas.
Molti utenti della Mensa frequentano la struttura da anni, in quanto vivono in
condizioni di grave deprivazione economica e sociale, senza prospettive di mi-
glioramento future.

35
Giorni e Orario di funzionamento: Tutti i giorni dellanno dalle ore 11:15 11:45 distribuzio-
ne pasti asporto; ore 12:00 servizio mensa utenti
Le povert 57

Tanti sono i nuclei familiari serviti quotidianamente, i quali, per lo pi, usufrui-
scono del pasto da asporto da consumare nelle proprie case. Piuttosto stabile,
invece, resta il numero degli utenti che pranzano in mensa, spesso persone sole,
le quali ritrovano tra gli operatori, i volontari e gli stessi ospiti, quellatmosfera
familiare, quel rispetto e quel calore umano che difficilmente scorgono altrove.

Analizzando i dati mensa per mese, si osserva una sostanziale regolarit nellan-
damento del numero di pasti consumati in loco, pur con un aumento graduale
delle richieste a partire da Ottobre 2016. Di contro si rileva una maggiore variabili-
t nel numero di pasti da asporto elargiti: dopo un deciso e progressivo calo nella
distribuzione, culminato nei mesi di giugno e luglio 2016, si osserva un altrettanto
forte incremento che raggiunge lapice nel mese di dicembre. (Grafico D)
Grafico D

Mensa Caritas 2016


pasti serviti in tavola pasti da asporto

6401

5091 4850
4703 4456 4393 4376
3857 3668
3459
3038 3091

653 482 466 540 604 711


450 450 443 447 328 346
gen. feb. mar. apr. mag. giu. lug. ago. set. ott. nov. dic.

Se esaminiamo il fenomeno negli anni, notiamo che, a fronte di un tasso di


crescita negativo per i pasti da asporto distribuiti nel 2016 (-3,46% rispetto al
2015), i quali restano comunque su livelli molto alti per il secondo anno di fila, il
numero dei pasti consumati in mensa aumentato del 26,6% rispetto allanno
58 Capitolo 1

precedente, risentendo, presumibilmente, anche dellincremento di presenze


registrato al dormitorio, le quali hanno spesso usufruito anche dellaccoglienza
diurna in Cittadella pranzando in mensa. (Grafico E)

Grafico E

Pasti mensa - serie storica


pasti in tavola pasti da asporto

53230 51383

25996
18014
14944
6641 6741 6138 4673 5920

2012 2013 2014 2015 2016

Il servizio Agea
Come negli anni scorsi, anche nel 2016 la Caritas diocesana si occupata della
distribuzione delle derrate alimentari assegnate dallAGEA alle parrocchie della
diocesi che ne hanno fatto richiesta. Le strutture che hanno usufruito dei pro-
dotti sono state: 87 parrocchie della diocesi di Benevento, di cui 10 cittadine,
oltre alla Mensa Caritas ed al Market Solidale.
Il totale delle persone che sono state assistite di 29.438, distinte tra utenti
continuativi (n.26.807) e saltuari (n.2.631). Ancora un volta si registra un numero
molto alto di bambini, figli di famiglie disagiate, (3.991) che usufruisce dei pro-
dotti offerti. (Tabella X) AGEA
Le povert 59

Tab. X Anno 2016

Assistiti Continuativi

0-5 5-65 >65 Assistiti Totale Media GG.


N. Comune Parrocchia anni anni anni Totale saltuari Assistiti GG. Apertura
(max 20%) Apertura nellanno

1 Altavilla Irpina S. Maria Assunta 20 60 20 100 10 110 20 104

2 Apollosa S. Maria Assunta 10 60 30 100 10 110 10 52

Beata Verg. SS. Rocco


3 Arpaise e Sebastiano
30 170 50 250 50 300 25 104

Arpaise/Terra- Santi Cosma e


4 30 70 100 200 30 230 20 104
nova Damiano

S. Leonardo
5 Baselice 20 50 50 120 20 140 15 52
Abate

6 Benevento Market solidale 1.500 6.000 2.500 10000 0 10000 40 260

7 Benevento Mensa Caritas 40 400 60 500 70 570 80 365

8 Benevento San Donato 20 80 50 150 20 170 20 52

San Giuseppe
9 Benevento 50 150 50 250 40 290 40 52
Moscati

10 Benevento San Modesto 100 400 100 600 100 700 40 104

11 Benevento SantAnna 100 500 100 700 140 840 40 52

Santa Maria
12 Benevento 50 150 100 300 60 360 30 52
della Pace

Santa Maria
13 Benevento della Verit 25 65 10 100 20 120 15 52

Santa Maria di
14 Benevento 80 170 50 300 60 360 25 104
Costantinopoli

Sant'Anna e
15 Benevento 50 350 100 500 80 580 60 104
Sant'Antonio
60 Capitolo 1

Assistiti Continuativi

0-5 5-65 >65 Assistiti Totale Media GG.


N. Comune Parrocchia anni anni anni Totale saltuari Assistiti GG. Apertura
(max 20%) Apertura nellanno

Santissima
16 Benevento 200 600 200 1000 150 1150 200 52
Addolorata

17 Benevento Spirito Santo 10 80 10 100 8 108 15 52

18 Calvi S. Gerardo Maiella 20 60 20 100 10 110 20 52

19 Campolattaro SS. Salvatore 10 20 15 45 7 52 6 52

Campoli del
20 San Nicola di Bari 10 90 50 150 20 170 20 52
Monte Taburno

21 Castelpagano SS. Salvatore 10 70 20 100 20 120 20 52

San Nicola
22 Castelpoto 20 80 50 150 20 170 15 52
Vescovo

Castelvetere San Nicola


23 20 150 30 200 30 230 25 52
Val Fortore Vescovo

Cautano/Cac- S. Maria delle Grazie


24 20 180 50 250 40 290 30 52
ciano e Sant'Andrea Apos.

San Nicola
25 Ceppaloni 15 55 30 100 20 120 10 104
Vescovo

Ceppaloni/Bel- SS. Rosario Beata


26 2 30 10 42 2 44 1 52
tiglio Vergine Maria

Ceppaloni/S.
27 S. Giovanni Battista 40 50 30 120 20 140 10 52
Giovanni

San Gennaro
28 Cervinara 20 200 80 300 50 350 30 52
Vescovo e Martire

29 Cervinara San Marciano 40 180 30 250 40 290 30 104

Sant'Audiutore
30 Cervinara 50 250 100 400 80 480 30 104
Vescovo

31 Circello SS. Annunziata 20 50 30 100 20 120 15 52


Le povert 61

Assistiti Continuativi

0-5 5-65 >65 Assistiti Totale Media GG.


N. Comune Parrocchia anni anni anni Totale saltuari Assistiti GG. Apertura
(max 20%) Apertura nellanno

32 Colle Sannita S. Giorgio Martire 30 100 70 200 30 230 25 104

Colle Sannita/ S. Maria di


33 5 40 15 60 10 70 7 52
Decorata Decorata

34 Foglianise S. Ciriaco 20 60 20 100 10 110 10 52

Foiano
35 SS. Rosario 20 65 15 100 20 120 8 52
Valfortore

Fragneto Santi Nicola e


36 10 30 10 50 8 58 6 52
Monforte Rocco

37 Molinara S. Maria dei Greci 10 50 20 80 10 90 10 52

38 Montefalcione S. Donato 15 110 110 235 0 235 1 52

S. Giovanni
39 Montefusco 15 55 30 100 10 110 15 52
del Vaglio

Maria SS. Addo-


40 Montemiletto 25 85 70 180 30 210 35 104
lorata

Montemiletto/
41 SS. Rosario 20 60 20 100 10 110 6 52
Montaperto

San Giovanni
42 Montesarchio 50 150 100 300 50 350 50 52
Battista

43 Montesarchio SS. Trinit 10 70 20 100 10 110 15 52

S. Maria
44 Morcone 70 200 80 350 70 420 50 104
de Stampatis

SS. Apostoli Filippo


45 Morcone 5 30 10 45 6 51 5 52
e Giacomo

Morcone/Cuf-
46 SS. Salvatore 30 130 40 200 30 230 10 104
fiano

47 S. Bartolomeo
Paduli 69 211 40 320 50 370 30 104
Apostolo
62 Capitolo 1

Assistiti Continuativi

0-5 5-65 >65 Assistiti Totale Media GG.


N. Comune Parrocchia anni anni anni Totale saltuari Assistiti GG. Apertura
(max 20%) Apertura nellanno

48 Pago Veiano S. Donato Vescovo 40 200 20 260 40 300 30 104

S. Maria a Cannavile
49 Pannarano 30 120 50 200 30 230 20 52
e S. Giovanni Battista

S. Andrea e
50 Paolisi 20 145 35 200 30 230 30 52
S. Tommaso

51 Paupisi S. Maria Del Bosco 30 90 30 150 20 170 20 52

52 Pesco Sannita SS. Salvatore 10 35 5 50 8 58 7 52

S. Bartolomeo
53 Petruro Irpino 5 35 30 70 12 82 10 52
Apostolo

Maria SS. Annun-


54 Pietradefusi 30 150 70 250 50 300 25 104
ziata

Pietradefusi/
55 San Paolo Apostolo 10 25 15 50 8 58 6 52
Dentecane

56 Pietralcina S. Maria degli Angeli 20 100 30 150 20 170 15 52

Maria SS. Annun-


57 Reino 5 20 5 30 6 36 6 52
ziata

58 Roccabascerana Sant'Andrea 10 45 15 70 10 80 6 52

Santi Giorgio e
59 Roccabascerana 5 30 35 70 0 70 1 52
Leonardo

Roccabascera- S. Stefano e Maria


60 10 45 15 70 12 82 15 52
na/Squillani SS. del Carmelo

Roccabascera- S. Maria del


61 50 150 100 300 50 350 30 104
na/Tufara Valle Carmine

SS. Annunziata e
62 Rotondi 20 140 40 200 20 220 25 52
S. Sebastiano

San Bartolomeo S. Bartolomeo


63 50 150 100 300 50 350 50 102
in Galdo Apostolo
Le povert 63

Assistiti Continuativi

0-5 5-65 >65 Assistiti Totale Media GG.


N. Comune Parrocchia anni anni anni Totale saltuari Assistiti GG. Apertura
(max 20%) Apertura nellanno

San Giorgio S. Agnese e


64 30 140 30 200 40 240 20 104
del Sannio S. Margherita

San Giorgio
65 S. Giorgio Martire 50 150 50 250 30 280 40 52
del Sannio

San Giorgio
66 S. Maria della Piet 30 170 100 300 50 350 35 52
del Sannio

San Giorgio Nostra Signora


67 35 100 45 180 36 216 26 104
La Molare di Fatima

San Leucio
68 S. Leucio Vescovo 10 60 30 100 15 115 15 52
del Sannio

San Marco S. Marco


69 40 100 60 200 40 240 40 52
dei Cavoti Evangelista

San Martino
70 S. Martino Vescovo 5 70 5 80 10 90 1 52
Sannita

San Martino S. Giovanni Battista


71 50 300 150 500 100 600 50 104
Valle Caudina e S. Martino

72 San Nazzaro S. Maria della Piet 15 30 5 50 8 58 6 52

San Nicola
73 S. Maria del Fosso 0 30 10 40 0 40 1 52
Manfredi

San Nicola Man-


74 S. Maria Assunta 20 60 20 100 10 110 15 52
fredi/Ingrisone

San Nicola Man-


75 San Nicola Vescovo 10 90 50 150 20 170 20 52
fredi/Pagliara

Santa Croce
76 Maria SS. Assunta 20 80 50 150 20 170 20 52
del Sannio

77 Santa Paolina S. Paolina Vergine 40 160 50 250 30 280 20 52

Sant'Angelo S. Angelo e
78 10 60 10 80 15 95 10 52
a Cupolo S. Leonardo

Sant'Angelo a
79 S. Maria Assunta 30 70 50 150 20 170 15 52
Cupolo/Bagnara
64

Assistiti Continuativi

0-5 5-65 >65 Assistiti Totale Media GG.


N. Comune Parrocchia anni anni anni Totale saltuari Assistiti GG. Apertura
(max 20%) Apertura nellanno

Sant'Angelo a
80 S. Donato 5 45 20 70 14 84 8 52
Cupolo/Montorsi

Sant'Angelo a
81 Santissimo Rosario 20 60 20 100 10 110 10 52
Cupolo/Pastene

Sant'Angelo A
82 S. Matteo Apostolo 20 100 30 150 30 180 15 52
Cupolo/Perrillo

Sant'Arcangelo
83 S. Maria Maggiore 10 50 40 100 10 110 10 52
Trimonte

S. Michele
84 Sassinoro 10 70 20 100 10 110 10 52
Arcangelo

85 Torre Le Nocelle San Ciriaco 20 80 50 150 20 170 20 104

Sant'Erasmo
86 Torrecuso 50 200 100 350 50 400 40 104
Vescovo

S. Michele
87 Torrione 5 35 30 70 12 82 10 52
Arcangelo

88 Tufo S. Maria Assunta 5 45 20 70 14 84 8 52

89 Vitulano San Menna 70 170 110 350 50 400 50 52

Totale 3991 16271 6545 26807 2631 29438 2051 6343


Le povert 65

Lo Sportello Ascolto Donna Felicia Bartolotta Impastato


Responsabile Mariaelena Morelli, psicologa e psicoterapeuta

Attivo dal 2013, il Centro Ascolto Donna Felicia Bartolotta Impastato, promos-
so dalla Caritas Diocesana, ha portato avanti anche nel 2016 il suo obiettivo di
accoglienza e solidariet verso le donne vittime di violenza, affinch la richiesta
di aiuto espressa venga ascoltata e trovi risposte adeguate.
Oltre a luogo di servizio ed accoglienza, lo Sportello diventato sempre pi nel
tempo, centro di produzione e comunicazione culturale, volto a favorire lat-
tenzione alle politiche di genere allinterno del servizio pastorale della Caritas
diocesana.
aperto tutti i gioved pomeriggio e, nello stesso giorno, attivo anche il Tele-
fono Rosa della Caritas, con cui si comincia ad accogliere segnalazioni e richie-
ste di aiuto, si forniscono le prime informazioni e si rilevano i bisogni.
Nel 2016 sono afferite per la prima volta allo Sportello, 9 donne, 7 di cittadinan-
za italiana e 2 straniere.
La loro et varia, a dimostrazione del fatto che non solo le giovani donne sono
vittime di prevaricazioni o violenze da parte di uomini, ma anche le donne ma-
ture: una, ad esempio, una ultra sessantenne.
Per comprendere meglio lentit del problema si scelto, per, di focalizzare lo
studio sul totale di donne che nel 2016 si sono rivolte allo Sportello di Ascolto
(n. 22), sia, cio, quelle gi prese in carico negli anni precedenti, sia coloro che
per la prima volta hanno scelto di chiedere aiuto alla Caritas.
Relativamente allo Stato Civile si osserva una lieve predominanza della com-
ponente femminile coniugata (36,4%), seguita da quella costituita da nubili e
separate nella stessa percentuale (22,7%). (Tabella 20)
Spesso le donne coniugate non riescono a chiudere relazioni che vanno avanti
da anni, per paura, per i retaggi culturali che le condizionano, per la presenza
di figli che frenano le loro scelte. Tuttavia le violenze continuano anche nei casi
di separazioni, molestate e/o minacciate da mariti che non accettano la fine del
rapporto e mostrano atteggiamenti ostili e pericolosi.
66 Capitolo 1

Tab. 20

Stato civile Totale %

(Non specificato) 2 9,1

Celibe o nubile 5 22,7

Coniugato/a 8 36,4

Separato/a legalmente 5 22,7

Vedovo/a 1 4,5

Altro 1 4,5

Totale 22 100

Le classi di et che risultano pi coinvolte sono soprattutto quelle pi giovani:


al primo posto troviamo quella compresa tra i 25 ed i 34 anni con una percen-
tuale del 31,8%, seguita da quella delle 45/54enni presente nel 27,3% dei casi.
(Tabella 21)
Tab. 21

Classe di et Totale %

15 - 18 anni 1 4,5

19 - 24 anni 1 4,5

25 - 34 anni 7 31,8

35 - 44 anni 3 13,6

45 - 54 anni 6 27,3

55 - 64 anni 3 13,6

65 - 74 anni 1 4,5

Totale 22 100
Le povert 67

La presenza di figli un elemento comune alla maggioranza delle donne ascol-


tate, che riferiscono di averne nel 78% dei casi. Esso rappresenta, evidentemen-
te un fattore determinante nella decisione di agire o meno contro la causa del
proprio disagio, come accennato pocanzi.
Lanalisi dei bisogni offre ulteriori spunti di riflessione in merito: comprensibil-
mente il 53,6% delle donne incontrate, riferiscono di avere problemi familiari.
La maggior parte di essi, per, non sono legati esclusivamente alla criticit della
relazione tra coniugi (che riguarda il 7,1% dei casi relativi a tale specifica pro-
blematica), quanto alla conflittualit con parenti (10,7%), a cui si unisce, nella
stessa percentuale, la segnalazione di maltrattamenti e trascuratezze, evidente-
mente non legate esclusivamente ai contrasti con il partner, ma anche a quelli
con componenti della famiglia di origine. (Tabella 22)

Tab. 22

Bisogni - macrovoci Totale %

Problematiche abitative 2 7,1

Dipendenze 2 7,1

Problemi familiari 15 53,6

Handicap/disabilita' 2 7,1

Bisogni in migrazione/ 2 7,1


immigrazione
Povert/problemi eco- 1 3,6
nomici

Altri problemi 3 10,7

Problemi di salute 1 3,6

Totale 28 100

Nelle richieste rivolte dalle utenti si cela la problematicit delle loro esistenze: il
60% necessita di un supporto psicologico, il 20% di assistenza legale. Il restante
20% suddiviso equamente tra chi cerca accoglienza in comunit alloggio o
68 Capitolo 1

case famiglia per allontanarsi, evidentemente, dallostile contesto di apparte-


nenza, chi chiede aiuto per accedere ai servizi socio-sanitari, chi, infine, essendo
di cittadinanza non italiana, necessita di mediazione linguistico/culturale per
poter meglio esprimere il proprio disagio e trovare le modalit di intervento pi
idonee. (Tabella 23)

Tab. 23

Richieste Totale %

In casa famiglia/comunitalloggio 1 6,7

Legale 3 20,0

Psico-sociale 9 60,0

Mediazione linguistica/culturale 1 6,7

A servizi socio-sanitari 1 6,7

Totale 15 100

In risposta alla tipologia di richieste avanzate, la maggioranza degli interventi


effettuati dal CdA riguarda proprio il supporto psico-sociale, ma in percentuale
lievemente superiore alle richieste pervenute in tal senso (64,7%), al contrario
dellofferta di assistenza legale, che risulta attivata in misura minore.
In effetti, problematiche cos complesse e multiformi, richiedono dapprima una
adeguata informazione/preparazione circa limpatto psicologico delleventuale
scelta da compiere, della cui importanza, molte donne non hanno piena con-
sapevolezza.
Per questo motivo, si verifica una divergenza tra numero e tipologia di richieste
espresse, e quantit e tipologia di interventi messi in atto; questi ultimi, infatti,
sono pi orientati dapprima verso la tutela della sfera psicologica, solo in segui-
to, eventualmente e con la giusta motivazione, verso gli aspetti legali (17,6%).
(Tabella 24)
Le povert 69

Tab. 24

Interventi Totale %

In casa famiglia/comunitalloggio 1 5,9

Legale 3 17,6

Psico-sociale 11 64,7

Mediazione linguistica/culturale 1 5,9

A servizi socio-sanitari 1 5,9

Totale 17 100,0

Lo Sportello diventa luogo in cui le parole possono trasformarsi in progetti e


azioni volte alla tutela di chi vive o subisce una situazione di fragilit, ma solo
a partire da un percorso di recupero di s, della propria autostima, del proprio
essere donna prima di tutto.
cos che le operatrici impegnate nella presa a cuore di tante storie al femmi-
nile alimentate da sopraffazioni e maltrattamenti, si adoperano nel contrastare
ogni forma di violenza di genere, promuovendo un cambiamento culturale, che
accresce in ciascuna la consapevolezza che il proprio futuro pu essere migliore.
70 Capitolo 1

Sportello Prestito della Speranza - Microcredito

Il 30 Settembre 2016 stato presentato il Progetto di Microcredito imprendito-


riale e sociale per le imprese e le persone fisiche della provincia di Benevento.
Liniziativa, nata in collaborazione con la Caritas di Benevento, vede impegnate
con lEnte Nazionale per il Microcredito, la Banca di Credito Cooperativo di San
Marco dei Cavoti e del Sannio e la Cooperativa Sociale Il Melograno facente
capo alla Caritas.

Tutto nato grazie al generoso contributo di un privato donatore che ha con-


sentito di istituire due Fondi Di Garanzia: uno, il PRESTITO DELLA SPERANZA, a
sostegno dellavvio o dello sviluppo di attivit di lavoro autonomo o di microim-
presa, ovvero atto a promuovere linserimento di persone fisiche nel mercato
del lavoro nel territorio della provincia di Benevento; laltro, il MICROCREDITO,
strumento di sviluppo economico che consente alle persone in condizioni di vul-
nerabilit economica o sociale, residenti in provincia di Benevento, laccesso ai
servizi finanziari36.
La caratteristica fondamentale del progetto di microcredito sta proprio nel tipo
di clientela che vi accede, e cio le persone povere, a cui normalmente non ven-
gono concessi crediti e con cui, da parte di chi eroga il credito, si instaura una
relazione di fiducia e di sostegno autentico.

Le parole del direttore della Caritas Diocesana di Benevento, don NicoIa De Bla-
sio, durante la presentazione del progetto, hanno evidenziato che la Chiesa be-
neventana da tempo fa microcredito, in quanto vuole liberare il mondo dalle

36
Il CREDITO SOCIALE o credito familiare consiste nella concessione di un prestito, ad un tasso
agevolato, di complessivi 7.500,00 che sar erogato con una somma bimestrale pari a 1.250
euro. Il finanziamento viene restituito alla banca secondo un piano di rimborso della durata
massima di 6 anni, che decorrono trascorsi 12 mesi dalla concessione.
Il MICROCREDITO ALLIMPRESA consiste nella concessione di un prestito, a tasso agevolato, di
complessivi 25.000,00 che sar erogato in ununica somma. Anche per questa forma di cre-
dito, il finanziamento viene restituito alla banca secondo un piano di rimborso della durata
massima di 6 anni, che decorrono trascorsi 12 mesi dalla concessione
Le povert 71

strutture di peccato e sostenere lo sviluppo locale, e lo sviluppo locale parte


anche dalla cooperazione con le banche locali con cui importante fare rete.
Lobiettivo centrale delliniziativa , per, quello di praticare laccoglienza, pre-
stare ascolto a chi ha bisogno per evitarne la sofferenza, stabilire un rapporto
di fiducia con le persone pi fragili, seguendo gli insegnamenti di Cristo e met-
tendo sempre luomo al centro di ogni intervento, a tutela della sua dignit,
vigilando affinch tutto avvenga secondo giustizia ed equit.
Nel primo semestre 2016, la domanda di microcredito imprenditoriale rima-
sta stabile, sono state registrate 8 richieste concentratesi tutte allinizio dellanno.
Di esse, ad oggi, una andata a buon fine37.
Le richieste di microcredito sociale, invece, sono state 34, ma solo 18 avevano
i requisiti per poter essere valutate dallAssociazione Vobis, di queste sono state
inoltrate 2 richieste di garanzia e 1 al vaglio della Vobis.
Rispetto al 2015, la motivazione si concentra sulle difficolt nel pagamento del-
le utenze domestiche, dei canoni daffitto o di rate insolute, ma si registrano
anche diverse problemi nel far fronte alle spese sanitarie.

Nellultimo semestre 2016 si registrato un aumento delle richieste di aiuto


economico con formula di prestito. Esse sono state 37, di cui 32 per il sostegno
familiare e 5 per il microcredito imprenditoriale.
Rispetto al semestre precedente, la richiesta di aiuto economico aumentata a
causa della perdita del lavoro, problema che riguarda non solo il capofamiglia,
ma spesso anche il coniuge.
Il 38% degli utenti risulta essere disoccupato, mentre circa il 28% riferisce di
avere un lavoro, ma evidentemente, il reddito percepito non sufficiente a far
fronte alle spese quotidiane o impreviste, cos come nel caso dei pensionati che
con il loro 6% di presenze allo sportello, forniscono una ulteriore prova delle dif-
ficolt economiche delle famiglie anche laddove vi sono entrate mensili fisse.
(Tabella 25)

37
LAssociazione Vobis (che lavora a stretto contatto con lo sportello) riguardo alle pratiche non
finanziate, non ha ravvisato la fattibilit e la positivit dellintento progettuale.
72 Capitolo 1

Tab. 25

Condizione professionale %

(Non specificato) 18,0

Occupato 28,0

Disoccupato in cerca di NUOVA/PRIMA occupazione 38,0

Inabile parziale o totale al lavoro 2,0

Pensionato/a 6,0

Altro 8,0

Totale 100

Le principali difficolt emerse riguardano ancora una volta, il pagamento di


bollette e fitti insoluti, visite mediche urgenti, limitati budget mensili necessari
allacquisto di generi alimentari di base, spese impreviste e debiti di gioco, que-
sti ultimi presenti con una percentuale del 15%.
Delle trentadue pratiche per il sostegno familiare consegnate e valutate, 20
sono state finanziate.
Riguardo al microcredito imprenditoriale, invece, si attende listruzione delle
pratiche da parte della banca (con il nuovo progetto) e dellEnte Nazionale per
il Microcredito.

In generale, per lintero anno 2016, gli interventi realizzati hanno chiaramente
riguardato lambito del microcredito/prestito, raggiungendo una percentuale
dell83,3%, ma, in misura minore, laddove non stato possibile procedere alla
concessione di prestiti, sono stati erogati contributi per il pagamento di utenze
e, in qualche caso, per la spesa presso il Market Solidale, al fine di alleggerire in
qualche modo gli esborsi quotidiani. (Tabella 26)
Le povert 73

Tab. 26

Interventi Totale %

Empori/market solidali 1 2,4

Per pagamento bollette/tasse 3 7,1

Microcredito/prestito 35 83,3

Per altri motivi 3 7,1

Totale 42 100,0

Nel corso dei tre anni dallattivazione, laffluenza allo Sportello gradualmente
aumentata con un picco raggiunto nel 2015, in seguito allAlluvione che ha col-
pito il Sannio e che ha costretto molte persone a chiedere aiuti economici per
riavviare attivit, come nel caso di alcuni piccoli imprenditori locali, o per far
fronte alle tante spese impreviste conseguenti ai danni subiti dalle tante fami-
glie. (Grafico 14)

Grafico 14

Andamento microcredito - serie storica


Femminile Maschile

70
51

29 28
17
4
2014 2015 2016
74 Capitolo 1

Malgrado il lieve calo di affluenze del 2016 rispetto allanno precedente (che
stato un anno allinsegna dellemergenza), il ricorso alla richiesta di prestito si
sta gradualmente diffondendo sia tra le famiglie, sia tra singoli soggetti interes-
sati a migliorare il loro futuro.

Nella misura in cui la Caritas vuole essere lievito e luce per chi soffre e non
ha speranza, quella del microcredito , dunque, uniniziativa provvidenziale se
condivisa per cambiare.
Le povert 75

Le Caritas Parrocchiali, i dati dellascolto

La Caritas Diocesana ha tra i suoi compiti quello di animare la comunit cristia-


na, affinch ogni Parrocchia abbia a cuore la sorte di chi pi fragile.
In questo anno di impegno concreto e costante, da parte della Caritas diocesa-
na di Benevento, per la promozione delle Caritas Parrocchiali, la strada intrapre-
sa non stata sempre agevole.
Obiettivo degli operatori stato ed quello di formare ad un modo di fare
la Carit che superi la mentalit assistenziale, per aprirsi alla carit evangelica
in termini di prossimit e condivisione, accrescendo la consapevolezza dellim-
portanza della conoscenza concreta e coraggiosa dei bisogni e delle fragilit
del proprio territorio, non solo per monitorarli e rispondere ad essi in maniera
mutualistica, ma soprattutto per comprenderli, entrando in relazione costante
con chi vive quotidianamente il disagio, identificarne le possibili cause, e parte-
cipare attivamente alle ricerca delle risposte da proporre.
In tal senso, non stato sempre semplice trasmettere la necessit di agire a
partire proprio dalla conoscenza puntuale delle proprie povert, senza, tra lal-
tro, prescindere dallutilizzo di strumenti che offrono un valido contributo alla
realizzazione di questo obiettivo.
Nel 2016 sono state otto le Caritas Parrocchiali che hanno riportato i dati dei
loro ascolti nella piattaforma Ospoweb, applicazione per la gestione dei dati
messa a disposizione da Caritas Italiana.
Alcune, come le parrocchie cittadine di S. Modesto, S. Anna e Santa Maria della
Verit, lo fanno ormai da tempo, le altre, in maggioranza della provincia, sono ai
primi passi in tal senso essendosi attivate proprio nel 2016.

Laffluenza nelle Caritas Parrocchiali della diocesi


Dai dati raccolti risulta sono state in totale 147 le persone che si sono rivolte agli
otto CdA Parrocchiali attivi nel 2016.
Quelli di S. Modesto, S. Anna e Santa Maria della Verit, operativi da vari anni,
fanno registrare il numero pi alto di accessi, seguiti dalle parrocchie provinciali
di Roccabascerana, Ceppaloni, Montefalcione e, infine, da quella cittadina del
76 Capitolo 1

Sacro Cuore. Queste ultime, come accennato pocanzi, hanno aperto da poco il
loro CdA, da qui il numero esiguo di utenti finora registrato che abbiamo voluto
in ogni caso riportare a testimonianza dellimpegno profuso in questi loro primi
mesi di attivit. (Tabella 1Y)
Tab. 1Y
Sesso Caritas Caritas Caritas Caritas S. Sacro Cuore San Modesto SantAnna Santa Maria Totale
Ceppaloni Montefalcione Roccabascerana Martino S. della Verit

Femminile 5 2 6 5 1 21 23 21 84

Maschile 5 1 8 2 3 17 11 16 63

Totale 10 3 14 7 4 38 34 37 147

Uno sguardo ai bisogni emersi maggiormente durante i vari ascolti, ci mostra


unassoluta prevalenza di problemi economici (39%) e lavorativi (31,1%) che
rappresentano ancora una volta la principale spinta a rivolgersi al CdA.
I problemi familiari e quelli abitativi sono diffusi e percepiti in misura minore,
ma presenti con percentuali non trascurabili. (Grafico 2Y)

Grafico 2Y

Bisogni
%

Problemi di salute 3,4


Altri problemi 2,8
Povert /problemi economici 39,0
Problemi di occupazione/lavoro 31,1
Problemi di istruzione 0,6
Handicap/disabilita' 2,3
Problemi familiari 9,6
Dipendenze 2,3
Problematiche abitative 9,0
Le povert 77

Gli interventi realizzati mostrano, rispetto a quanto registrato in Caritas dioce-


sana, una maggiore polarizzazione verso le due voci relative alla fornitura di
beni e servizi materiali (in particolare viveri) ed ai sussidi economici, sintomo di
povert ma anche di una impropria interpretazione data dagli utenti ai Centri
di Ascolto Caritas, intesi, spesso, pi come luoghi di distribuzione di generi ali-
mentari che come spazi di relazione e di condivisione.
evidente che, in tal senso, sradicare la gi nota mentalit assistenziale richiede
un impegno lungo e costante, soprattutto da parte degli operatori. (Grafico 3Y)

Grafico 3Y

Interventi
%

Sussidi Economici 9,5

Sostegno Socio-assistenziale 0,3

Scuola/Istruzione 0,1

Sanit 1,9

Beni e Servizi materiali 88,2

Uno sguardo alle tre Caritas parrocchiali di S. Modesto, SantAnna e Santa Maria
della Verit
Dato il limitato numero di dati rilevati, abbiamo ritenuto opportuno soffermarci
sulle tre Caritas Parrocchiali che, operando da pi tempo, ci consegnano infor-
mazioni pi dettagliate sui flussi di persone che afferiscono al CdA parrocchiale,
consentendoci di comprendere meglio le dinamiche della povert locale e, in
particolare, di quella cittadina.
78 Capitolo 1

A tal proposito lanalisi stata condotta sul totale dei passaggi successivi al pri-
mo ascolto degli assistiti affluiti nei tre CdA durante il 2016.

La parrocchia di S. Modesto, raccoglie una popolazione di circa 6000 fedeli per


circa 1.500 famiglie e il suo territorio si estende su parte del rione Libert, quar-
tiere socialmente problematico.
La parrocchia molto attiva e impegnata in ambito sociale e la Caritas parroc-
chiale, nata nel 1994, si dedica con molto zelo a contrastare le varie criticit del
quartiere, dal degrado urbano, al disagio economico.
Essa ha attivi il Centro di Ascolto parrocchiale, il sistema di monitoraggio sulla
povert, la raccolta e la distribuzione di generi alimentari.
Dallanalisi dei passaggi in base alla distribuzione per sesso ed allo stato civile,
si osserva un sostanziale bilanciamento di presenze maschili e femminili (61 e
68 rispettivamente) oltre ad una prevalenza di ritorni di coniugati, in particolare
maschi, che sono esattamente il doppio rispetto alle donne. (Tabella 4Y)

Tab. 4Y
Passaggi

Sesso Celibe o Coniugato/a Separato/a Divorziato/a Vedovo/a Altro Totale Totale


nubile legalmente parz.

S. Modesto Maschile 8 42 6 4 0 1 61
129
Femminile 5 21 8 12 9 13 68

SantAnna Maschile 7 54 0 12 2 2 77
189
Femminile 10 62 5 2 20 13 112

S. Maria Maschile 61 59 12 0 4 38 174


della Verit
412
Femminile 47 78 37 30 36 10 238
Le povert 79

Si impone, invece, in relazione agli uomini afferiti al Cda, il numero delle donne
che vivono una condizione di nucleo familiare non integro, a causa di separa-
zioni, divorzi e vedovanza.
Come abbiamo gi osservato precedentemente, evidente che nei casi in cui le
donne si ritrovano prive della presenza del partner, aumentano per loro le dif-
ficolt di gestione del quotidiano, soprattutto se hanno figli. Molte di esse non
lavorano, e venendo meno lunica entrata economica della famiglia, il rischio
povert diventa concreto.
Del resto i dati sulla condizione professionale confermano che oltre il 70% dei
ritorni alla Caritas Parrocchiale di S. Modesto, riguardano utenti disoccupati e
quasi l11% delle donne incontrate sono casalinghe. (Tabella 5Y)

Tab. 5Y
Passaggi
Condizione professionale San Modesto % SantAnna % Santa Maria % Totale %
della Verit

Occupato 1 0,8 0 0,0 15 3,6 16 2,2

Disoccupato in cerca di 92 71,3 105 55,6 303 73,5 500 68,5


nuova/prima occupazione

Casalinga 14 10,9 17 9,0 11 2,7 42 5,8

Inabile parziale o totale 8 6,2 0 0,0 21 5,1 29 4,0


al lavoro

Pensionato/a 7 5,4 55 29,1 44 10,7 106 14,5

Lavoro nero/irregolare 1 0,8 0 0,0 0 0,0 1 0,1

Altro 6 4,7 12 6,3 18 4,4 36 4,9

Totale 129 100,0 189 100,0 412 100,0 730 100,0

La parrocchia di SantAnna, si trova nel pieno centro della citt di Benevento, sul
Corso Garibaldi, lasse del centro storico.
La Caritas parrocchiale nata nel 2011 ed i servizi attivati sono: il centro di
ascolto parrocchiale, il sistema di monitoraggio sulla povert, la raccolta e la
distribuzione di generi alimentari.
80 Capitolo 1

I dati a nostra disposizione evidenziano, sul totale dei 189 passaggi nellanno
2016, una prevalenza di ritorni da parte di utenti di sesso femminile (circa il
60%), situazione che si ripropone anche in riferimento allo stato civile, laddove,
infatti, a ritornare con maggiore frequenza al CdA, sono le donne sposate piut-
tosto che gli uomini, allo stesso modo delle vedove e, in misura ridotta, rispetti-
vamente le nubili e le separate, che vivono, verosimilmente, una condizione di
fragilit sociale ed economica pi grave rispetto agli utenti di sesso maschile.
La realt, tuttavia, si ribalta solo nel caso dei divorziati, in quanto il numero dei
passaggi al CdA risulta superiore tra gli uomini, evidentemente gravati da una
condizione che li vede investiti della responsabilit di sostenere due nuclei lad-
dove il lavoro manca, non abbastanza redditizio o intermittente.
In tal caso, evidentemente, il peso economico che ne deriva, induce a chiedere
aiuti allesterno (cfr. Tabella 4X).
Il riferimento al numero dei ritorni in base alla condizione professionale ci aiuta
a definire meglio il contesto di cui stiamo trattando: se oltre la met dei ritorni
riguardano gli assistiti che riferiscono di non avere unoccupazione, sorprende
lalta percentuale (29,1%) di pensionati che si rivolge pi volte al CdA. Il fatto di
essere costretti a vivere con un reddito minimo non adeguato ad una sopravvi-
venza dignitosa, spiega ampiamente il motivo della loro continua affluenza al
CdA parrocchiale (cfr. Tabella 5X).

La parrocchia di Santa Maria della Verit sorge nel rione Triggio, il cuore della co-
siddetta citt nuova longobarda, che conserva buona parte della sua topografia
medievale, fatta di stretti vicoli intricati sui quali si affacciano antichi palazzi.
La Caritas parrocchiale nata nel 2011 ed i servizi attivati sono: il centro di
ascolto parrocchiale, il sistema di monitoraggio sulla povert, la raccolta e la
distribuzione di generi alimentari.
Qui si rileva il maggior numero di passaggi da parte degli utenti residenti nella
zona, rispetto alle altre due parrocchie cittadine appena citate: 412 ritorni in un
anno, soprattutto da parte della componente femminile (57,7%).
Laffluenza delle donne prevale su quella degli uomini sia quando esse sono co-
niugate, sia quando vivono separazioni, divorzi o vedovanza. In tutti questi casi,
Le povert 81

evidentemente, le donne si dispongono in prima linea per contenere il disagio


vissuto (cfr. Tabella 4Y).
La prevalenza dei ritorni da parte della componente maschile si concentra, in-
vece, tra i celibi o tra coloro che vivono relazioni non regolarizzate.
In effetti, la massiccia affluenza di disoccupati (73,5%) risultante dai dati analiz-
zati (Tabella 5Y), illustra bene la tipologia dellutenza del CdA Parrocchiale: in un
contesto di disoccupazione dilagante, questultima giustifica sia la presenza di
celibi in cerca di un sussidio per garantirsi un minimo di sopravvivenza, sia delle
donne sposate, i cui mariti non hanno un lavoro o non guadagnano abbastanza
per condurre una vita dignitosa, sia di quelle il cui nucleo non pi integro,
le quali si ritrovano da sole a dover prendersi cura di s o, quando ci sono, dei
propri figli.

Lentit dei passaggi nei vari CdA, in ogni caso, ancora mitigata dal richiamo
del CdA diocesano a cui si orientano molte prese in carico, soprattutto per situa-
zioni che necessitano interventi pi articolati.
Il rinvio alle parrocchie di appartenenza (in cui sono presenti centri di ascolto),
che si sta progressivamente attuando negli ultimi tempi nei confronti delle per-
sone in difficolt, condurr man mano ad un aumento delle affluenze nei vari
CdA parrocchiali emergenti, che ci auguriamo, si moltiplichino nelle varie aree
della diocesi.
Il loro contributo allosservazione diretta dei fenomeni di povert, emarginazio-
ne, esclusione sociale localizzata, fornir nuovi suggerimenti e spunti di rifles-
sione per una sempre pi completa e dettagliata comprensione delle fragilit e
dei bisogni del territorio a cui si potr rispondere con una consapevolezza e, di
conseguenza, una incisivit ancora maggiore.
82 Capitolo 1

Conclusioni

I dati presentati nellultimo dossier sulle povert della Caritas Campania, descri-
vono una realt, quella della nostra regione, in cui persistono forti criticit in
ambito economico-sociale, che si rivelano nellaumento del numero di persone
afferite ai Centri di Ascolto Caritas in condizione di povert38
Anche la Caritas diocesana di Benevento, in linea con i dati della regione, regi-
stra condizioni diffuse di deprivazione che persistono negli anni.
Il 2016 ha visto aumentare sia il numero dei nuovi accessi, sia il numero dei
passaggi agli sportelli dellascolto. Questi ultimi, in particolare, hanno risentito
degli effetti del post-Alluvione aumentando esponenzialmente.
A rimanere stabile nel tempo, invece, il profilo dellutente che afferisce alla Ca-
ritas in cerca di aiuto: il deciso aumento del numero di cittadini stranieri accolti
nel 2016, non ha frenato il trend che svela la netta prevalenza degli italiani tra
coloro che vivono condizioni di disagio.
Molti sono giovani adulti con bassi livelli di istruzione, disoccupati o con lavori
irregolari e poco redditizi, gran parte coniugati con figli da mantenere, tanti
senza una casa di propriet, costretti a pagare fitti troppo esosi per i bassi salari
percepiti (quando non si sono subiti licenziamenti).
Da qui laumento delle richieste di beni e servizi materiali, cio di generi di pri-
ma necessit, quelli indispensabili a condurre una vita dignitosa.
difficile, spesso, gestire flussi di persone sempre pi deluse, arrabbiate, ango-
sciate.
Non si tratta semplicemente di monitorare i bisogni espressi, ma di compren-
dere ed ascoltare il disagio, analizzarlo nelle sue cause, approfondire i fenomeni
che conducono allemarginazione, ideare nuove modalit di intervento, coglie-
re le sfide socio culturali del momento.
Limpegno della Caritas di Benevento negli anni si reso sempre pi consape-
vole e, attraverso la consapevolezza, gradualmente si passati a modalit di
azione sempre pi rispondenti ai richiami di una societ che cambia e che ne-
cessita di nuovi stimoli e di reazioni opportune.
38
Dossier Regionale Caritas Campania, anno 2016
Le povert 83

Nel 2016 la Caritas comincia a sperimentare quel modello di accoglienza che


abbraccia le fragilit e consente loro di trovare uno spazio di partecipazione
attiva contro il disagio.
Si tratta di una prospettiva innovativa, una prospettiva che non si basa sul vec-
chio modello di welfare di cui protagonista assoluto (e spesso inadeguato)
lo Stato, ma sulla comunit intera che compartecipa alla creazione del welfare,
cio del benessere sociale.
Si gettano le basi, dunque, per un approccio globale capace di fare del Sannio
una terra welcome, per un cambiamento che non solo formale, ma sostan-
ziale, in grado, ad esempio, di intercettare fondi per famiglie povere o accoglie-
re dignitosamente i migranti.
Linvito della Caritas, dunque, diventa anche modello di azione basato sulla rela-
zione, sulla cooperazione e sulla corresponsabilit di tutta la comunit, allo sco-
po di fornire nuove occasioni di coesione e di sviluppo ad un territorio, quello
sannita, depresso e difficile ma ricco di potenzialit.
Capitolo 2

Il fenomeno migratorio

Limmigrazione in Italia e in Campania

La grave crisi umanitaria generata in questi anni dallarrivo di migranti prove-


nienti, inv particolare, dal Medio Oriente e dallAfrica sub-sahariana, ha trovato
risposte e reazioni diverse e confuse da parte degli stati europei.
La mancata cooperazione internazionale, unita al disorientamento politico do-
vuto allassenza di un programma di intervento organico e condiviso, ha purtrop-
po, legittimato la diffusione di atteggiamenti pregiudizievoli ed ostili di intolle-
ranza sociale nei confronti di chiunque provenga da paesi diversi dal proprio.
Del resto, la gestione dei flussi migratori, da questione complessa quale , do-
vrebbe essere affrontata con competenza sia da parte della politica, mettendo
in atto misure di accoglienza adeguate a favorire lintegrazione degli immigrati,
sia da parte del mondo sociale, culturale e religioso, che dovrebbe favorire, al
contempo, una giusta informazione sui fenomeni migratori, per aiutare lopi-
nione pubblica ad acquisire un adeguato livello di conoscenze in merito.
Tutto ci, in particolare dovrebbe essere attuato nella consapevolezza che quel-
la che si sta verificando, attraverso lo sbarco di migliaia di migranti, non costitu-
isce una situazione di emergenza, come da pi parti si vuol far credere, n tanto
meno uninvasione, ma un fenomeno sociale, peraltro affatto nuovo1.
In realt le migrazioni nella storia, hanno sempre rappresentato un modo per
affrancarsi dalla miseria, dai disastri naturali, dalle guerre e dalle persecuzioni
di ogni genere e, per questo, sono un fenomeno che ci appartiene in quanto
uomini, dunque, assolutamente strutturale.

1
Cfr. Dossier statistico Immigrazione, Centro Studi e Ricerche Idos, 2016, disponibile sul sito
www.dossierimmigrazione.it.
86 Capitolo 2

A suffragio di ci, vi sono due considerazioni: la prima riguarda il fatto che, stando
ai dati Unhcr (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati), al 31 dicembre
2016, sono sbarcate in Europa 361.578 persone, cio circa il 64% in meno rispetto
allanno precedente, in cui si registrarono circa un milione di arrivi2. palese che per
un continente come lEuropa, che conta circa 500 milioni di abitanti, nel quale, tra
laltro, concentrata buona parte della ricchezza del pianeta, non dovrebbe rap-
presentare un problema tanto gravoso, governare e assorbire una tale pressione
migratoria, a meno che lintento politico non sia esclusivamente quello di frenarla.
In secondo luogo, dato che, negli ultimi anni, la quasi totalit dei migranti che
raggiunge lUnione europea, sono potenziali soggetti con diritto ad una prote-
zione internazionale, altrettanto evidente che la natura stessa del fenomeno
migratorio e delle sue cause, sono notevolmente cambiati, motivo per cui non lo
si pu pi considerare quale fenomeno transitorio, bens, appunto, strutturale3.
Rispetto al passato, gli attuali flussi migratori, essendo composti soprattutto da
profughi, non sono programmati. Ci contribuisce alla diffusione di atteggia-
menti di chiusura da parte di tanti cittadini europei.
Eppure nel corso degli anni, a partire dal lontano 1986 (legge 30 dicembre 1986,
n. 9434) fino ad oggi5, sono state varate una serie di sanatorie allo scopo di rego-
larizzare il flusso di immigrati i quali, dunque, sono diventati regolari solo grazie a
provvedimenti straordinari. Ci testimonia sia la mancata programmazione, che
ha caratterizzato, evidentemente, anche i governi passati, sia linadeguatezza

2
Statistiche dellAlto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, sito www.unhcr.it/risor-
se/statistiche.
3
Dal resoconto dellAssemblea della Camera dei Deputati, seduta n 726 di mercoled 18 gen-
naio 2017, sito www.camera.it.
4
Con la legge n. 943 (Norme in materia di collocamento e di trattamento dei lavoratori extraco-
munitari immigrati e contro le immigrazioni clandestine), venne emanata la prima regolamen-
tazione normativa dellattivit lavorativa straniera.
5
Legge 39/1990, meglio conosciuta come legge Martelli, per controllare il flusso migratorio at-
traverso visti, controlli alla frontiera, espulsioni; legge 40/1998 (legge Turco-Napolitano), che in-
troduce contemporaneamente una riforma integrata dei sistemi di controllo, di regolazione dei
flussi e di integrazione degli stranieri; la legge 189/2002 (Bossi Fini) con cui viene introdotto
lobbligo per gli stranieri di rilasciare le proprie impronte digitali alla richiesta del permesso di
soggiorno e ad ogni rinnovo, vengono estesi i motivi dellespulsione, ed introdotte nuove norme
per rafforzare i controlli di frontiera, soprattutto marittime.
Il fenomeno migratorio 87

delle rigide leggi deputate a regolare lingresso ed il soggiorno dei migranti6.


Contro la costruzione dei muri che vogliono rifiutare lidea secondo cui che il
fenomeno migratorio sia un fenomeno strutturale, lItalia ha provato ad apri-
re corridoi umanitari7, semplicemente applicando leggi gi esistenti, come
lart.25 del Regolamento CE n.810/20098, con cui si offerto ai profughi di acce-
dere direttamente ai paesi di destinazione, tramite il sistema dei visti per motivi
umanitari.
Un esempio liniziativa a favore di 1.000 siriani, realizzata dalla Chiesa Valdese
e dalla Comunit di S. Egidio, in accordo con il Ministero degli Affari Esteri e del-
la Cooperazione Internazionale, impegnatesi per il loro trasferimento e la loro
accoglienza.
Tra febbraio 2016 e luglio 2017, sono gi arrivati nel nostro paese circa 850 siria-
ni in fuga dalla guerra ma ne sono previsti 1000 nellarco di due anni.
Una volta che i profughi giungono in Italia, sono le associazioni stesse che, a
proprie spese, provvedono al loro vitto e alloggio, oltre ad insegnargli la lingua
e/o inserire i bambini nelle scuole, il tutto al fine di favorirne una rapida integra-
zione ed un supporto nella ricerca di occupazione.
Mediante tale progetto, si evitano i rischiosi viaggi in mare e le migliaia di morti da
essi causate negli ultimi anni9, si contrasta la dolorosa tratta di esseri umani messa
in atto dai trafficanti, e si consente alle persone pi vulnerabili di essere tutelate
attraverso la garanzia di un ingresso legale in Italia e di una adeguata accoglienza.
6
M. Barbagli, A. Colombo (a cura di),Le regolarizzazioni degli immigrati in Italia, Il Mulino, Bo-
logna 2004
7
I corridoi umanitari sono frutto di un Protocollo dintesa tra la Comunit di SantEgidio, la Fe-
derazione delle Chiese Evangeliche in Italia, la Tavola Valdese e il governo italiano. Si attuano
attraverso limpegno delle Associazioni che, attraverso i loro volontari inviati sul posto, pren-
dono contatti diretti con i rifugiati interessati dal progetto e redigono una lista di potenziali
beneficiari, Tale lista viene trasmessa al Consolato Italiano, che dopo il controllo del Ministero
dellInterno, rilascia dei visti umanitari con validit territoriale limitata allItalia. Una volta giunti
qui legalmente ed in sicurezza, i profughi possono presentare domanda di asilo.
8
Larticolo 25 CCV (Convenzione Internazionale relativa ai diritti di viaggio), prevede la possibili-
t di rilasciare visti con validit territoriale limitata qualora ci sia ritenuto necessario dallo Stato
interessato per motivi umanitari o di interesse nazionale o in virt di obblighi internazionali.
9
Secondo lAgenzia Europea Frontex, nel corso del 2016 il numero di morti in mare aumentato
arrivando a 3.168 , facendo diventare la rotta del Mediterraneo centrale ad alto rischio.
88 Capitolo 2

Relativamente ai problemi derivanti dai flussi migratori, essi si riferiscono, ovvia-


mente, alla sistemazione fisica degli immigrati ed al loro inserimento lavorativo.
Tali problemi vengono generalmente strumentalizzati dalle classi politiche, che
ne evidenziano solo le criticit ed il loro essere da ostacolo alle possibilit e ai
diritti della cittadinanza locale. In nessun caso, per, si sottolinea il fatto che i
migranti rappresentano anche una risorsa per il paese che li ospita.
Osservando i numeri, secondo lAgenzia Europea Frontex, nel 2016 sono sbar-
cati in Italia 181.436 migranti, circa il 18% in pi rispetto al 2015, un dato mai
registrato prima, che evidenzia come nel corso dellultimo anno si sia verificata
una forte pressione migratoria proveniente soprattutto dallAfrica occidentale.
Il ministero dellInterno, difatti, riferisce che il maggior numero dei migranti ap-
prodati sulle nostre coste proviene dalla Nigeria, seguita dallEritrea, dalla Gui-
nea, dalla Costa dAvorio e dal Ghana10.
Nel corso del 2016, gran parte dei migranti, 137.218, sono stati accolti nelle
strutture temporanee, 23.822 negli SPRAR, 14.694 nei centri di prima accoglien-
za, 820 negli hot spot (centri istituiti a maggio 2015 per assicurare lidentifica-
zione e il fotosegnalamento delle persone sbarcate e intenzionate a presentare
domanda dasilo), fino a raggiungere i 176.554 migranti 11. Ad essi si somma,
inoltre, il numero elevatissimo (25.772) di minori non accompagnati quasi rad-
doppiati rispetto a quelli arrivati nellanno precedente12.
Secondo lOcse, basandosi su dati Onu, nel 2016 il nostro paese ha ricevuto oltre
122mila richieste di asilo, quasi il 50% in pi dellanno precedente, collocandosi,
di fatto, al terzo posto per tali richieste, dopo gli USA e la Germania.
Ad oggi, il migliore modello di accoglienza dei migranti rappresentato dagli
SPRAR (strutture di seconda accoglienza gestite da associazioni, le quali presen-
tano progetti in collaborazione con i comuni nei quali verr istituita la loro strut-
tura), ci grazie ai percorsi di integrazione previsti, allo studio della lingua italia-
na e alle opportunit offerte ai migranti per inserirli in attivit sociali o lavorative.
10
Dati del Ministero dellInterno://www.interno.gov.it/it/contatti/dipartimento-liberta-civili-e-
limmigrazione
11
Ibidem
12
Dossier statistico Immigrazione, Centro Studi e Ricerche Idos, disponibile sul sito www.dos-
sierimmigrazione.it.
Il fenomeno migratorio 89

Per questo motivo lAnci, nel suo programma di distribuzione degli immigrati, si
proposto come obiettivo quello di estenderlo al pi ampio numero possibile
di centri urbani 13.
Tuttavia, come sottolineato in precedenza, nel sistema di accoglienza, lo SPRAR
una parte minoritaria:il maggior numero di immigrati alloggia, infatti, nelle
strutture temporanee individuate dalle prefetture.
Tra le regioni italiane che hanno accolto pi migranti nel 2016, la Campania si
colloca al V posto con 14.312 presenze, dopo la Lombardia, il Lazio, il Piemonte
ed il Veneto.
In tal senso, occorre anche considerare i costi dellaccoglienza, uno dei motivi
dellostilit e della chiusura rispetto alla questione degli immigrati, di alcune
classi politiche e di una parte della cittadinanza.
Secondo il Ministro dellEconomia Padoan, nel 2015 sono stati spesi oltre 3 mi-
liardi di euro per i nuovi arrivati, cifra che risulta raddoppiata rispetto agli anni
precedenti e, presumibilmente, non destinata a ridursi in futuro, anche perch
lItalia, da Paese di transito, si sta trasformando progressivamente in un Paese di
permanenza dei flussi migratori 14.
per questo che si sta provando ad aprire allaccoglienza, non solo i centri a ci
deputati, come gli SPRAR, ma anche le famiglie, opportunamente selezionate ed in-
formate, attraverso un coinvolgimento diretto che, da un lato offre importanti occa-
sioni di relazione, scambio e conoscenza ad ambo le parti, dallaltro favorisce sia gli
stranieri, in termini di vitto, alloggio, conoscenza della lingua e dellambiente sociale
di riferimento, sia le famiglie, che ne traggono profitto anche sotto il profilo eco-
nomico dato che una quota delle spese sostenute per i migranti, vanno alle stesse.

13
A Dicembre 2016 lANCI ed il neoministro dellInterno Marco Minniti, hanno raggiunto un ac-
cordo per attuare un piano di distribuzione dei migranti pi equilibrato sul territorio nazionale.
I Comuni che vorranno aderire su base volontaria allo SPRAR, avranno la garanzia di una sorta
di clausola di salvaguardia, oltre che incentivi economici. Laccordo prevede circa 2,5 migranti
ogni mille abitanti con una serie di correttivi per Comuni pi piccoli, capoluoghi di citt metro-
politane e le zone terremotate.
14
Questa stima complessiva contenuta nella lettera indirizzata dal ministro dellEconomia,
Pier Carlo Padoan, ai commissari Ue per ottenere flessibilit di bilancio da Bruxelles (2016).
90 Capitolo 2

In realt, in molte Regioni e Comuni si gi cominciato a sperimentare modalit


nuove di inserimento dei rifugiati e dei richiedenti asilo, mediante attivit socia-
li, come il volontariato o il servizio civile, che vanno a beneficio della comunit
ospitante e, al contempo, favoriscono la coesione sociale15.
Laddove, quindi, venuta meno, in ambito europeo, la condivisione e la com-
partecipazione sul tema dellaccoglienza dei migranti, sia in termini di modifica
dellinadeguata normativa vigente (Regolamento di Dublino III16), sia in termini
di ripartizione solidale degli oneri dellaccoglienza, si prova a cercare una possi-
bile soluzione a partire dalle piccole realt locali e dalle famiglie, nellottica del
rispetto e della tutela della dignit della persona.
Ci sono tre elementi, infine, ancora da rimarcare: il primo riguarda il fatto che,
secondo i dati dellIstat, la popolazione italiana in flessione da diversi anni per
il calo delle nascite ed il conseguente invecchiamento della popolazione, e tale
tendenza destinata a peggiorare nel futuro pi prossimo17. A mitigare questa
decrescita saranno, paradossalmente, proprio i flussi migratori che, dunque, la
limiteranno grazie allincremento delle nascite, rilevata dallIstat in questi anni
tra i migranti presenti sul territorio italiano.
Il secondo elemento inerente, invece, allambito della previdenza sociale.
Al problema dellinvecchiamento della popolazione italiana (ed europea), in-
fatti, strettamente legato quello delle pensioni. Per tale ragione, laumento
dellimmigrazione apporta un prezioso beneficio al nostro paese (e non solo)
che rischierebbe un crollo finanziario nel prossimo futuro: su circa 5 milioni di
residenti stranieri, difatti, 3 milioni e 460 mila sono contribuenti e, dunque, ga-
rantiscono un considerevole gettito contributivo soprattutto per quanto riguar-
da le pensioni di invalidit e vecchiaia18.
15
Dossier statistico Immigrazione, Centro Studi e Ricerche Idos, disponibile sul sito www.dos-
sierimmigrazione.it.
16
Il Regolamento Ue n604/2013 stabilisce i criteri e i meccanismi di determinazione dello Sta-
to membro competente per lesame di una domanda di protezione internazionale presentata
in uno degli Stati membri da un cittadino di un paese terzo o da un apolide, nellambito della
Convenzione relativa allo status dei rifugiati del 1951 e la relativa direttiva UE.
17
Fonte: dati Istat
18
Caritas e Migrantes, XXVI Rapporto Immigrazione 2016. Nuove generazioni a confronto, Tau
Editrice.
Il fenomeno migratorio 91

Infine, non si pu trascurare il fatto che gli immigrati, tra cui tante giovani leve,
grazie alla loro superiore capacit di adattamento (dettata spesso dalla necessi-
t ma anche dal maggiore spirito di sacrificio), abbiano contribuito alla conser-
vazione di molte aziende italiane che, altrimenti, sarebbero fallite a causa della
crisi di questi anni.

Da tali riflessioni appare evidente che un obiettivo da raggiungere in questi


anni, quello di puntare ad una maggiore apertura nei confronti del fenomeno
migratorio, apertura che parta dalla consapevolezza delle grandi opportunit
che nascono dallo scambio non solo commerciale, ma anche e soprattutto cul-
turale e sociale con laltro.
Contro chi, ancora oggi, chiede la chiusura delle frontiere e pretende di poter
controllare i flussi migratori ergendo muri, si vuole offrire una prospettiva nuo-
va, una prospettiva che consideri laltro come risorsa e non come problema, per
un mondo che cambia e che, per questo, chiede a ciascuno di rinnovarsi.
92 Capitolo 2

La Campania accogliente

La situazione degli stranieri in Campania, qualche dato.


Si stima che, al 2014, gli stranieri presenti in Campania, sono poco pi di 288
mila, di cui oltre 198 mila residenti. Nel tempo la loro presenza sul territorio si
tendenzialmente stabilizzata, mentre si ridotta gradualmente la percentuale
dei non residenti.
Pi della met, il 53%, vive tra la citt di Napoli e i comuni della sua provincia,
circa il 20% tra Salerno e Caserta, la restante parte, molto esigua, nelle due pro-
vince di Avellino e Benevento19. Nella citt sannita, in particolare si rileva la pre-
senza di appena 8 mila stranieri, ma qui, come ad Avellino, quelli residenti sono
una componente considerevole.
Con una percentuale che supera il 52%, la presenza delle donne straniere nella
regione prevale su quella maschile, in particolare proprio nelle due province di
Avellino e Benevento dove queste raggiungono una percentuale del 62 e del
58% rispettivamente.
Riguardo alla provenienza, invece, la componente pi numerosa risulta quella
degli immigrati dellEuropa dellest, con il 55% di presenze (Ucraini e Romeni), e
dei nordafricani, in particolare marocchini (27%)20.
Una delle caratteristiche dellimmigrazione campana rappresentata dal fat-
to che circa i due terzi degli stranieri approdati nella regione, sono migranti di
prima generazione, non avendo altri familiari gi presenti nel nostro paese al
momento del loro arrivo.
Di essi risulta che il 55% vive con familiari, e la restante parte suddivisa tra chi
abita da solo e chi coabita con altre persone (non necessariamente connazionali).
Malgrado la presenza ormai diffusa e consolidata degli stranieri in Campania,
resta molto critica qui la questione lavoro, e non solo per la crisi economica di
questi anni: nella regione, infatti, si registrato un aumento della forza lavoro

19
de Filippo Elena; Strozza Salvatore, Gli immigrati in Campania negli anni della crisi economica.
Condizioni di vita e di lavoro, progetti e possibilit di integrazione, F. Angeli, Milano, 2015
20
Ibidem
Il fenomeno migratorio 93

immigrata, come conseguenza di una forte richiesta, in tal senso, proveniente


dal mercato. Tuttavia, a tale situazione favorevole, non corrisposto un altret-
tanto propizio cambiamento della condizione occupazionale caratterizzata da
un forte isolamento. Essi, infatti, vengono inseriti in attivit lavorative dequalifi-
cate, spesso scartate prima dagli italiani, senza fare attenzione alle competenze
di cui sono dotati.
In generale, ci spiega il motivo per cui gli sbocchi occupazionali degli uomini
riguardano soprattutto il campo del commercio e dellindustria, in cui si inse-
riscono come operai generici o specializzati, e quelli delle donne concernono
prevalentemente lambito dei servizi alla persona (settori in cui, appunto non
sono richiesti alti livelli di formazione).

Benevento e i migranti
Benevento spicca, ad oggi, come prima provincia italiana per numero di SPRAR:
a Giugno 2017, grazie allattivit di promozione della Caritas diocesana, ne sono
stati costituiti 13, contro i 9 di Cosenza, gli 8 di Salerno, i 4 di Milano e cos via, in
numero decrescente, gli altri 33 presenti in altre regioni italiane.
Nellimpegno dei sindaci sanniti a favore dei migranti, stata decisiva lazione
svolta dalla Caritas diocesana, che, come affermato dal suo direttore, don Nicola
De Blasio, mira a creare Comunit Welcome, attraverso lassunzione di respon-
sabilit della governance del flusso migratorio proprio da parte dei sindaci dei
piccoli comuni.
Larcivescovo di Benevento mons. Felice Accrocca, richiama, in proposito, lat-
tenzione sullo spopolamento di alcune piccole comunit locali, paesini che
spesso non raggiungono i 1000 abitanti, da cui i giovani sono andati via da
tempo, alla ricerca di un lavoro e di un futuro pi florido; da qui, dunque, che
bisogna partire ripopolando e ringiovanendo, qui che bisogna intervenire
allo scopo di integrare con criterio i migranti.
Attraverso il ripopolamento di questi centri, come sottolinea ancora il direttore
della Caritas, trae beneficio tutta la comunit che, al di l delle difficolt che si
possono incontrare, riscopre grandi opportunit di sviluppo sostenibile.
94 Capitolo 2

Gli SPRAR e la Caritas di Benevento

Fedele allottica di apertura nei confronti dellaltro, impegnata attivamente nel-


la costruzione di ponti e non di muri, la Caritas diocesana ha scelto di dare il suo
contributo alla presa in carico dei richiedenti asilo politico e rifugiati, aderendo
alla rete del sistema SPRAR dallanno 2014.
Come Opere Segno, lo scopo che gli SPRAR Caritas si propongono non tan-
to quello di dare soluzioni alla complessa questione dellimmigrazione quanto,
piuttosto, convogliare lattenzione della comunit cristiana verso tale fenomeno
e favorire la nascita e la diffusione di modelli virtuosi di comunit accoglienti ed
inclusive.
Attraverso la realizzazione di interventi in favore dei rifugiati, si raggiungono
pi intenti insieme: da una parte i territori locali che subiscono il fenomeno del-
lo spopolamento, vengono rigenerati dalle nuove presenze, dallaltra si preven-
gono comportamenti devianti e si frena lemarginazione sociale.
Il modello di accoglienza proposto dalla Caritas attraverso lo SPRAR, mira a so-
stenere lo straniero ospite di una terra a lui sconosciuta, facendosi carico del
suo vissuto, colmo di sofferenza, di privazioni e di miseria, offrendogli quelle
opportunit con cui poter recuperare una vita dignitosa, affiancandolo nella
conquista dellintegrazione sociale e psicologica nel suo nuovo mondo.
La responsabilit etica di una societ come la nostra, che accoglie persone alla
ricerca di un posto dove stare al sicuro, risiede soprattutto nella promozione di
percorsi virtuosi che favoriscano il superamento di condizioni di isolamento,
emarginazione e ogni genere di fragilit sociale.
Alla luce di tali considerazioni, in accordo con i comuni nelle loro vesti di Enti
Capofila, ad oggi la Caritas Diocesana di Benevento opera nella gestione di
quattro progetti SPRAR: Roccabascerana (SPRAR uomini adulti) responsa-
bile Giovanna Zollo, assistente sociale; Benevento (SPRAR minori stranie-
ri non accompagnati) responsabile Delia Delli Carri, psicologa; Chianche
(SPRAR donne e uomini adulti), responsabile Francesco Giangregorio, cri-
minologo e Petruro Irpino (SPRAR famiglie) responsabile Marco Milano,
Il fenomeno migratorio 95

avvocato, tutti coordinati dalla psicologa e psicoterapeuta Mariaelena Morelli21.


Tali progetti prevedono la realizzazione di interventi di accoglienza integrata,
che superano la semplice distribuzione di vitto e alloggio includendo, in ma-
niera complementare, misure di assistenza sanitaria, mediazione linguistica e
culturale, orientamento legale, servizi per la formazione e percorsi individuali di
inserimento socio lavorativo.
Obiettivo cardine facilitare il percorso che conduce alla riconquista della pro-
pria autonomia attivando processi di empowerment tramite i quali le singole
persone possono ricostruire le proprie capacit di scelta e riguadagnare la per-
cezione del proprio valore e delle proprie potenzialit.

Lo SPRAR di Roccabascerana
un progetto nato a marzo 2014 finalizzato ad accogliere 30 richiedenti asilo
politico e rifugiati provenienti dallAfrica e dal Medio Oriente.
gestito dalla Caritas Diocesana di Benevento in partenariato con la Cooperati-
va Sociale Il Melograno e lAPS Etnie Onlus.
Al 31 dicembre 2016, sono stati accolti 79 richiedenti asilo di diverse nazionalit:
15 Nigeriani, 6 Irakeni, 14 Pakistani, 10 Afgani, 4 Somali, 8 Ghanesi, 8 Gambiani,
7 Maliani, 2 Senegalesi, 1 Sudanese, 2 egiziani, 1 Ivoriano, 1 Guineano.
Le forme di protezione riconosciute dalla Commissione Territoriale competente
sono state 37 in totale: 3 Status di Rifugiato, 14 Protezione Sussidiaria, 20 Prote-
zione Umanitaria.
Tutti frequentano regolarmente il CPIA (Sistema Istruzione Adulti) presso Istituti
di scuola pubblica. Ognuno, secondo il proprio livello di conoscenza e di padro-
nanza della Lingua Italiana, sta frequentando un corso di Alfabetizzazione di
Livello A1, di Livello A2 o Terza Media; 5 beneficiari hanno conseguito a giugno
2017 la licenza media. Due hanno conseguito il diploma di Scuola Superiore
presso lIstituto Tecnico Professionale.

21
Ad agosto 2017, ad aderire al Manifesto per una rete dei piccoli comuni del Welcome sono
Benevento, San Giorgio del Sannio, Pietrelcina, Roccabascerana, Petruro Irpino, Vitulano, Chian-
che, Baselice, San Marco dei Cavoti, Sassinoro, San Giorgio la Molara, Santa Paolina e San Nicola
Manfredi e Castelpoto.
96 Capitolo 2

Al fine di facilitare lapprendimento della lingua Italiana, le lezioni a scuola sono


state integrate con un laboratorio di supporto alla Lingua Italiana, grazie al qua-
le i beneficiari hanno loccasione di sperimentarsi in simulazioni di situazioni di
vita quotidiana.
In relazione ai percorsi di inserimento socio-lavorativo, il progetto ha struttura-
to un corso interno di Orientamento al Lavoro mirato a fornire tutti gli strumenti
utili allinserimento socio-lavorativo e abitativo nella nuova realt territoriale.
Gli inserimenti lavorativi realizzati sono stati 31: 11 settore agricolo, 6 tessile, 6
ristorazione, 1 assistenza anziani, 1 metalmeccanico, 2 interpretariato e media-
zione linguistica, 1 sociale, 1 addetto alle pulizie, 1 nel settore commerciale, 1
nel settore turistico. Di questi, 12 non hanno avuto un prosieguo per scelta del
beneficiario o dellazienda.
Sette sono le persone che hanno deciso di stabilirsi nel territorio locale al termi-
ne del progetto.
Allo stato attuale, 2 beneficiari stanno frequentando un corso di operatore
agroalimentare, 2 stanno frequentando un corso di operatore amministrativo/
contabile, 5 beneficiari hanno frequentato un corso di formazione professiona-
le per pizzaiolo, 2 il corso professionale per mulettista, 1 stato assunto presso
un forno-pasticceria del territorio, 1 stato assunto come cameriere presso una
pizzeria di Bn, 1 stato assunto presso unazienda tessile di Napoli, 1 stato
assunto presso il centro di mediazione linguistica e culturale di Bn, uno sta svol-
gendo una prova lavoro presso un rivenditore di prodotti pakistani di Bn, 1
stato contrattualizzato presso una pizzeria a Brescia, 1 stato contrattualizzato
presso un negozio di abbigliamento a Prato. Due beneficiari hanno svolto un
tirocinio presso il Comune di Roccabascerana e 2 beneficiari partiranno con un
nuovo tirocinio a fine luglio.
Un discreto numero di ospiti si distingue per il suo impegno nel sociale; alcuni
svolgono in maniera costante attivit di volontariato nelle realt con cui la Ca-
ritas Diocesana di Benevento in rete, in particolare presso la mensa Caritas e
presso il centro polifunzionale per disabili pi bello insieme.
Il progetto ha strutturato anche un corso di Educazione Civica al fine di fornire
linee guida su aspetti amministrativo-burocratici della vita quotidiana.
Il fenomeno migratorio 97

Lequipe multidisciplinare, costituita da operatori specializzati, impegnata con


ogni singolo ospite in un processo di co-costruzione di un progetto individuale.
In questottica, risulta immediato collocare al centro dellaccoglienza la persona
stessa, la quale non beneficiaria passiva di una serie di servizi, ma protagoni-
sta attiva del proprio percorso di accoglienza.

Lo SPRAR Famiglie di Petruro Irpino,


Il terzo paese pi piccolo dItalia, ospita dal 2016 un progetto SPRAR destinato
a 20 richiedenti asilo, di cui 14 posti per nuclei familiari e 6 per nuclei familiari
monoparentali.
Il Progetto SPRAR di Petruro Irpino mira a costruire convivenza e percorsi di
inclusione (sociale, scolastica e lavorativa) ma anche a combattere lo spopo-
lamento di alcune aree della provincia, di trattenervi i giovani e di mettere in
moto piccole economie locali.
Lequipe di Petruro prepara la comunit locale nel percorso di accoglienza e
conoscenza, costruendo giorno dopo giorno dei ponti tra i nuovi arrivati e gli
abitanti del posto.
Questo avviene non solo con il contributo di educatori/operatori opportuna-
mente formati e supervisionati, ma neanche avvalendosi della collaborazione
dei volontari del luogo, in grado di apportare quegli elementi sociali e relazio-
nali che sono essenziali nel processo di inserimento dei nuovi arrivati.
Scopo principale e desiderio dellequipe, che Petruro possa rappresentare lo
spazio, sia mentale sia fisico, dove mettere nuove radici e realizzare propri pro-
getti di vita.
Dallinizio del progetto, nel luglio 2016, al 31 Dicembre dello stesso anno, lo
SPRAR di Petruro Irpino ha accolto 20 beneficiari su 20 posti disponibili. Di essi
due sono nuclei monoparentali (due mamme nigeriane con bambino/a), quat-
tro sono nuclei familiari (coppie con figli o solo coppie): una coppia nigeriana
senza figli; una famiglia con mamma nigeriana e pap ghanese, con una bimba;
una famiglia salvadoregna, composta da genitori e due bambini, oltre la sorella
del padre; una famiglia afgana, composta da genitori e bambino; infine una
coppia nigeriana con bambino.
98 Capitolo 2

Quello di Petruro uno SPRAR che abbraccia, in pratica, tre continenti (quattro
se si considerano gli operatori).
Tra le attivit dello SPRAR di Petruro Irpino c il corso di teatro di Immaginaria
Coop Sociale Onlus: unarte chiamata allevoluzione, alla sostenibilit, alla dedi-
zione, una creazione sociale capace di accogliere e rappresentare persone di-
verse, in profonda assenza di giudizi e limiti.
Infine, a testimonianza dello spirito di solidariet e di condivisione che anima
il progetto SPRAR, significativo stato il battesimo, in paese, di tre piccoli nati
dalle famiglie immigrate. Tre ad oggi sono stati i bimbi battezzati, due ad Aprile
2016 ed uno a settembre dello stesso anno.
Le due cerimonie sono state celebrate dallarcivescovo di Benevento, mons. Fe-
lice Accrocca, ed il padrino di uno dei bimbi battezzati stato proprio il sindaco
di Petruro Irpino, Giuseppe Lombardi, che ha voluto, in questo modo, rendere
una forte testimonianza di quanto un piccolo comune possa essere accogliente
offrendo amore e disponibilit e ricevendo in cambio nuova vita e nuove op-
portunit per il suo futuro.

Lo SPRAR di Chianche
Il Progetto SPRAR attivo nel Comune di Chianche (AV) dal luglio del 2016.
destinato ad ospitare 25 beneficiari (15 uomini e 10 donne), in 4 appartamenti
presenti sul territorio della comunit di Chianche. Al 31 dicembre 2016 le pre-
senze sono in totale 23, di cui 7 Afghani, 3 Pakistani, 2 Ivoriani, 2 Somali, 1 Ira-
cheno, 1 Maliano, 1 Guineano, 1 Etiope, 1 Gambiano, 4 Nigeriani.
Lobiettivo del Progetto consiste nella riconquista dellautonomia da parte dei
richiedenti/titolari di protezione internazionale e umanitaria accolti. Tale pro-
cesso di emancipazione, da una condizione di assistenza, viene attuato grazie
al lavoro congiunto dellequipe di operatori.
Ogni operatore, mettendo in campo le proprie competenze specifiche, sostiene
il beneficiario nel raggiungimento dellautonomia lavorativa, abitativa e sociale.
Ai beneficiari garantita unassistenza legale, sanitaria, psicologica e socio-for-
mativa. Infatti, sono attivi lo Sportello Advocacy, lo Sportello di Ascolto Psicolo-
gico e quello di Orientamento al Lavoro.
Il fenomeno migratorio 99

Per quanto riguarda linserimento lavorativo, i beneficiari accedono a tiro-


cini formativi presso le aziende e frequentano corsi di formazione in base
alle attitudini, alle capacit e alle esperienze lavorative di ognuno di loro.
I beneficiari scelgono di partecipare ad attivit proposte, che si svolgono set-
timanalmente, e sono: il corso di alfabetizzazione alla lingua italiana, il corso
di educazione civica ed il corso di orientamento lavorativo. Inoltre, sono attivi
diversi laboratori: il laboratorio sartoriale; il laboratorio di bricolage e di riciclo
creativo; il laboratorio di realizzazione di candele; il laboratorio teatrale. Infine,
il laboratorio denominato teccte damm, che consiste nello scambio reciproco
tra lo SPRAR e la Casa di accoglienza U.N.I.T.A.L.S.I di Chianche, dove i benefi-
ciari offrono attivit di volontariato (consistenti in piccoli lavori di giardinaggio,
di manutenzione o il servizio di assistenza nellattivit di rasatura della barba
degli ospiti della casa), in cambio dellutilizzo di attrezzi da palestra e di stru-
menti musicali.
La maggior parte delle attivit vengono svolte presso la sala che il Comune di
Chianche ha messo a disposizione, dove si trova lufficio, comprensivo di sala
formazione, palestra e spazio ludico-ricreativo.
Lo SPRAR di Chianche, cos come gli altri gestiti dalla Caritas Diocesana di Bene-
vento, quasi tutti aperti in piccoli Comuni del territorio, si prefissa lobiettivo di
agevolare una reale integrazione dei beneficiari del progetto nel tessuto sociale
del paese ospitante, in modo tale da favorire da un lato la ripopolazione dei pic-
coli borghi dellentroterra e, dallaltro, unaccoglienza consapevole e informata
da parte della popolazione autoctona.
Unefficace integrazione pu avvenire solo attraverso la conoscenza reciproca,
sia da parte dei beneficiari del Progetto, che entrano in rapporto con il territorio
e le sue realt sociali ed economiche, sia da parte della cittadinanza, che acco-
glie la cultura, gli usi e le storie che raccontano la vita di ogni beneficiario.

Lo SPRAR MSNA di Benevento


una delle Opere Segno della Caritas della Diocesi di Benevento, nata a Genna-
io 2016 (ex D.M. del 27/04/2015) su mandato del Comune di Benevento (ente
titolare).
100 Capitolo 2

Per Minori Stranieri Non Accompagnati (MSNA) si intendono i minori extraco-


munitari arrivati sul nostro territorio privi del supporto familiare; per SPRAR
si intende un sistema di accoglienza integrata che mira a favorire percorsi di
integrazione sociale e lavorativa attraverso una presa ad incarico individuale
con progetti personalizzati.
A differenza di quelli per gli adulti, lo SPRAR MSNA agisce e opera a prescindere
dalla titolarit o meno di una qualche forma di protezione internazionale (rifu-
giati politici, titolari di protezione sussidiaria o umanitaria), tutelando la minore
et in s.
Il progetto prevede 15 posti per laccoglienza di altrettanti minori e vede coin-
volte tre strutture in cui alcuni dei ragazzi accolti si sono avvicendati:

la CEDF La Gabbianella e il Gatto (Responsabile Annarita Iannelli)


La Comunit nata dallimpegno della Cooperativa Sociale La Solidariet,
garantisce assistenza tutelare diurna e notturna, vitto e alloggio, assisten-
za farmaceutica, accompagnamento a visite specialistiche, coinvolgimento,
orientamento e partecipazione dei minori allorganizzazione e allo svolgi-
mento delle attivit quotidiane della vita di casa, ordinarie e straordinarie,
come occasioni educative, nonch formazione continua del personale.
Lammissione avviene su proposta del Servizio Sociale che ha in carico il mi-
nore. Verificata la compatibilit del minore al Progetto Educativo Generale
(PEG) della Comunit, si procede ad una valutazione congiunta con il Ser-
vizio Sociale e alla delineazione di un Progetto Educativo Individualizzato
(PEI) concordato insieme. Questultimo parte integrante di una Cartella
Personale organizzata per ogni minore accolto in cui saranno costantemen-
te annotate tutte le notizie e i dati riguardanti il minore stesso.
La Comunit si avvale di 5 operatori ed 1 responsabile che garantiscono una
presenza H 24. Ciascuno con mansioni distinte su diversi settori: scolastico,
sanitario/terapeutico/riabilitativo, domestico, dellhabitat, della contabilit,
delle attivit socializzanti, ricreative, sportive, espressive e spirituali.
Nella struttura, al 31 Dicembre 2016 sono assistiti anche alcuni beneficiari
dello SPRAR Minori Stranieri Non Accompagnati: in dettaglio, due minori
Il fenomeno migratorio 101

nigeriani, 5 gambiani, 2 egiziani, 2 Pakistani, 1 senegalese ed 1 ivoriano. Cin-


que di loro, nel corso dellanno, sono stati ospitati nelle altre due comunit
per minori facenti capo alla Caritas, in particolare uno si trasferito nella
Comunit Alloggio Tetto Rosso di Dugenta, altri quattro presso la Comu-
nit educativa Il sogno di Aylan, inoltre altri due ragazzi hanno raggiunto
la maggiore et nel 2016 ed uno, per lo stesso motivo, stato accolto nello
SPRAR di Chianche.

La Comunit educativa Il sogno di Aylan (responsabile: Delia Delli Carri) e


la Comunit Alloggio Tetto Rosso di Dugenta (responsabile Maria Grazia
Sgambato).
La prima dal 12 ottobre al 31 dicembre 2016, ha accolto 6 beneficiari: 1 mi-
nore del Senegal, 2 minori del Gambia, 1 minore della Nigeria, 1 minore
dellAlbania, 1 minore del Bangladesh; la seconda ha ospitato 3 beneficiari:
2 minori Nigeriane ed 1 Gambiano22.
La seconda ha accolto, nello stesso periodo tre minori: due nigeriani ed un
gambiano.

Il progetto chiamato ad accogliere e gestire una doppia fragilit: linquietu-


dine adolescenziale ed il trauma di unemigrazione forzata e violenta che li ha
sradicati dal proprio paese e dai propri affetti.
Lopera si propone quale scelta testimoniale oltre che gestionale con cui il
Comune di Benevento (ente titolare) e la Caritas Diocesana di Benevento (ente
attuatore insieme alla Coop. Il Melograno in partenariato con la Coop. La Solida-
riet e Coop. La Melagrana) intendono offrire il proprio contributo al dibattito
mondiale sulle migrazioni, per la costruzione di un ponte culturale tra i migranti
e le famiglie del nostro territorio, per un nuovo patto di accoglienza nelle pic-
cole comunit italiane.
Lidea progettuale quella di sollecitare una accoglienza comunitaria che sap-
pia a un tempo coinvolgere e farsi coinvolgere. Si mira a una piena inclusione del

I ragazzi attualmente inseriti nel progetto sono 14 (12 maschi e 2 femmine) tra questi abbia-
22

mo: 1 quattordicenne; 1 quindicenne; 4 neomaggiorenni; 8 diciasettenni.


102 Capitolo 2

minore, inserendolo non solo nella comunit, ma anche in un contesto di vita


familiare, connotato di umana e pastorale solidariet, garantendogli lambiente
idoneo ed un sostegno per il prosieguo di un sano, armonioso processo di cre-
scita e di formazione personale, spirituale e sociale.
Lambizione pi alta del progetto infatti di attivare percorsi di affido familia-
re che adeguatamente supportati dalla quipe del progetto, sappia intrecciare
legami forti con i ragazzi accolti, divenendo per gli stessi veicoli privilegiati di
integrazione.
Laccoglienza presso la struttura prevista di regola fino a 6 mesi dopo il compi-
mento della maggiore et. Successivamente se i ragazzi sono richiedenti asilo,
con procedimento ancora in atto, possibile un loro trasferimento presso una
struttura per maggiorenni; viceversa salvo comprovate esigenze il loro per-
corso migratorio procede in autonomia.
I servizi attivati sono:
Inserimento e accompagnamento scolastico: previsto linserimento scolastico
di tutti i beneficiari, presso scuole e classi appropriate allet anagrafica. Per i
ragazzi che gi hanno compiuto 16 anni, in caso di insufficiente o inesistente
conoscenza della lingua italiana (la valutazione fatta dal consiglio dei docenti),
vi liscrizione presso il locale CPIA, per un percorso di alfabetizzazione che
attraverso le tappe intermedie (livello A1 e livello A2 di alfabetizzazione)
accompagni il ragazzo allacquisizione delle competenze di terza media, cos
da aprire la possibilit del prosieguo presso la scuola superiore. Le comunit
hanno inoltre attivato diverse collaborazioni volontarie di supporto allo studio,
ora con lezioni di gruppo (laboratori) ora con laffiancamento individuale del
ragazzo a seconda delle necessit.
Inserimento in attivit sportive e associative: quasi tutti praticano attivit spor-
tiva, prevalentemente il calcio (n.6) qualcuno al basket (n. 1), qualcuno al cri-
cket come sport nazionale di provenienza (n. 2). Il progetto ha inoltre creato
preziose collaborazioni sia con volontari che con associazioni, per facilitare
la socializzazione dei ragazzi, attraverso la partecipazione ad eventi, mani-
festazioni culturali, serate tematiche, e dopo un po di rodaggio relazionale, i
nostri beneficiari si sono lanciati nella organizzazione di unapericena etnico,
Il fenomeno migratorio 103

con piatti preparati da loro, con un fitto calendario di appuntamenti settima-


nali, che hanno riscosso successo e domanda di replica. I nostri minori hanno
risposto efficacemente alle azioni messe in campo per la loro integrazione,
guadagnando presto una buona autonomia in citt, ma soprattutto espri-
mendo la proprio autodeterminazione nelle scelte, negli obiettivi.
Mediazione culturale: con attualmente limpiego di 4 mediatori culturali;
Orientamento legale: il servizio volto alla comprensione e definizione del
proprio status giuridico. Alloperatore legale altres affidato il laboratorio
di educazione civica;
Supporto psicologico:attraverso colloqui individuali e attivit laboratoriali;
Servizi per lintegrazione: conoscenza e accompagnamento presso i servizi
del territorio, orientamento al lavoro (attraverso specifici laboratori), inse-
rimento abitativo. Posta la peculiarit del progetto, i tempi di permanenza
nello stesso e let anagrafica dei beneficiari fino ad ora accolti, nessun inse-
rimento abitativo stato ancora attuato.
Tirocini formativi: Sul tema tirocini si evidenzia come la normativa ne con-
sente lattivazione solo al ricorrere congiunto di due presupposti: laver
compiuto 16 anni e aver adempiuto allobbligo formativo pari a 10 anni
scolastici. Tale secondo dato di impossibile realizzazione e/o attestazione
per i nostri beneficiari, che giungono senza documenti ufficiali del paese di
origine che ne attesti la preparazione scolastica e nella piena impossibilit a
procurarseli.
Diverso sar il discorso dopo la maggiore et, con possibilit concreta del proget-
to di pianificare inserimenti lavorativi-formativi di tale tipo, come di fatto avve-
nuto per i tre beneficiari divenuti maggiorenni tra Dicembre 2016 e inizio 2017
(per di pi in attivit confacenti alle proprie pregresse esperienze lavorative).
Al momento, dunque, n. 3 beneficiari (i neo maggiorenni) sono impegnati in
tirocini formativi, confacenti alle loro abilit pregresse (n.1 presso officina mec-
canica; n.1 presso negozio di ricambi e aggiusto di materiale elettrico; n.1 in
attivit di giardinaggio);
Attivazione di Corsi di formazione per la certificazione di competenze gi acqui-
site nei Paesi di origine, ovvero per lacquisizione di nuove competenze;
104 Capitolo 2

Altri limiti, simili a quelli previsti per i tirocini, sussistono per liscrizione ai corsi
di formazione non sempre aperti ai minorenni e non sempre accessibili senza il
titolo di studio intermedio (terza media).
Attualmente il progetto vede n. 3 beneficiari impegnati in corsi di formazione
professionale riconosciuti dalla Regione Campania per lacquisizione del titolo
di operatore agricolo, con esperienza diretta presso una azienda agricola.
Affido Familiare:
stata avviata la costruzione di una rete di famiglie, che si sono rese disponibili
a condividere del proprio tempo (un giorno, un evento, un fine settimana) e
impegno insieme ai nostri ragazzi.
Attualmente n. 2 ragazzi possono dirsi inseriti in un discorso di affido part-time;
altre famiglie sono costanti nel coinvolgere i ragazzi durante le festivit religio-
se e civili.
ancora in fase di definizione il protocollo ad hoc con il Comune, e la disponibilit
di un relativo albo di affidatari.
Lequipe multidisciplinare, costituita da operatori specializzati, impegnata con
ogni singolo ospite in un processo di co-costruzione di un progetto individuale.
In questottica, risulta immediato collocare al centro dellaccoglienza la persona
stessa, la quale non beneficiaria passiva di una serie di servizi, ma protagoni-
sta attiva del proprio percorso di accoglienza.
Le due Comunit il Tetto rosso e la Gabbianella e il gatto hanno partecipato
insieme al progetto RIFUGIATO A CASA MIA, un progetto SPRAR MSNA, che
prevede laccoglienza di 10 minori allinterno di due comunit educative23.
Lidea progettuale innovativa, costituita dalla possibilit di essere accolti,
dopo il periodo in comunit, presso famiglie affidatarie, selezionate dallufficio
di piano e formate dalla Caritas di Benevento che tra le 70 Caritas italiane a
partecipare al progetto24.

23
Il Progetto si svolger dal 1 marzo al 30 novembre 2016. Dal 22 al 28 febbraio le Famiglie di
Benevento che avranno aderito saranno coinvolte in un percorso di formazione che le prepare-
r allaccoglienza.
24
Il progetto, avviato da Caritas Italiana, prevede laccoglienza di cittadini o intere famiglie stra-
nieri in difficolt per un periodo di sei mesi.
Il fenomeno migratorio 105

Lincontro tra le due comunit nasce come momento di formazione , di cresci-


ta, di scambio di esperienze, che vede sia i minori sia gli operatori confrontarsi
sulle complessit che si incontrano allinterno di un progetto educativo, negli
ostacoli di una relazione educativa, nelle diversit tra le culture, nelle difficolt
che loperatore incontra con il minore a fargli capire che insieme si possono
costruire opportunit di crescita migliori per lui, ma anche le difficolt che il mi-
nore ha a farsi comprendere da uno sconosciuto. stato anche un momento di
condivisione dei vissuti dei minori, dove nonostante limbarazzo iniziale, hanno
narrato il proprio percorso.
Ragazzi stranieri che sebbene abbiano difficolt nella lingua ed appartengano
a culture diverse, si ritrovano oggi a frequentare licei, istituti alberghieri, parte-
cipano a stage formativi, frequentano centri di aggregazione.

Al momento in Italia sono oltre 170 le famiglie, 150 le parrocchie e 30 gli istituti
religiosi che, in tutta Italia, hanno gi aderito al Progetto mettendo a disposizio-
ne complessivamente circa 1.000 posti.
I fratelli in difficolt saranno accolti principalmente dalle famiglie che si sono di-
chiarate disponibili e che offriranno un tetto e i pasti. Chi invece sar sistemato
in parrocchia o negli istituti religiosi sar, in ogni caso, seguito da una famiglia-
tutor della comunit che lo accompagner nel percorso di integrazione nel con-
testo sociale.
106
Capitolo 3 107

Le Campagne, i progetti,
i gruppi pubblici

Liniziativa Esther: per non tacere. Le panchine del vero Amore una campa-
gna sociale basata sullazione congiunta della Caritas Benevento con la Chiesa
locale e la Chiesa Cristiana Evangelica Fiumi di Grazia.
Seguita da Enrico Pirone dellUfficio Stampa e Comunicazione Caritas, ha ori-
gine nel giugno 2016 in seguito ad un tragico episodio di cronaca nera che ha
interessato la citt di Benevento: luccisione, il 14 dello stesso mese, di Esther
Johnson, trentaseienne prostituta nigeriana, il cui corpo senza vita, crivellato
da sette colpi di pistola, venne ritrovato allingresso di Parco Cellarulo, in Via
Grimoaldo Re. Ancora ignoto lautore (o gli autori) del gesto.
Lo scopo, attraverso lagire congiunto delle Chiese, pertanto quello di fare
fronte comune ed intervenire insieme, nellottica di contrastare la piaga della
prostituzione.
La Caritas, infatti, intende farsi strumento attivo di annuncio e denuncia, al fine
di incidere sulle strutture di peccato per contrastarne formazione e crescita.
La volont appunto, come riporta il titolo della campagna, quella di non ta-
cere.
Anche sul nostro territorio, infatti, la prostituzione dilaga ed aumenta il numero
di clienti i quali cercano, sedute sulle panchine, in attesa, gli oggetti del loro
piacere. Le panchine, dunque, da ruolo di relazioni sociali, diventano simbolo di
solitudine e di emarginazione. E proprio da qui nasce lidea delle panchine del
vero amore.
Limpegno, in sostanza, quello di restituire alle panchine una connotazione
sana: da luogo di sfruttamento e degrado, a spazio di relazionalit semplice,
sana e pulita.
108 Capitolo 3

Le panchine del vero amore sono, allora, un invito a creare e ri-creare luoghi di
relazioni sociali inseriti nel quotidiano. Un appello forte a non lasciare allincuria
e incustoditi ampie porzioni di territorio, nella consapevolezza che labbando-
no provoca lo sfruttamento.
Ad essere richiesta, una maggiore coesione nelle strade di tutta la citt, non-
ch la capacit di coltivare rapporti autentici, per scongiurare la solitudine e i
problemi che ne possono derivare, soprattutto tra i ragazzi.
Il messaggio della Campagna, dunque, non quello di circoscrivere il fenome-
no della prostituzione ad un problema di degrado o di decoro, ma far capire
che c qualcosa che non va; brevemente: meno clienti e pi coscienza civile.
Non vuol dire meno prostituzione, ma chiese unite per intervenire in questo
fenomeno che dilagato nelle coscienze essendoci questa richiesta cos forte.
Queste le intenzioni che hanno animato, tra le altre manifestazioni promosse, la
marcia con fiaccolata del 18 giugno 2016.
Partita da via Nuzzolo e terminata tra il Parco Cellarulo e via Grimoaldo Re, ha
visto la partecipazione, in prima fila, del direttore Caritas Don Nicola De Blasio.
Piantati, in memoria di Esther, trentasei girasoli: uno per ogni anno di vita della
donna. Toccante anche la scritta riportata sullo striscione lasciato sul posto e
collocato dal Coordinatore Caritas Angelo Moretti. Vi si legge: Avviso ai clienti:
Esther se ne andata. Lavete uccisa anche voi, seguito dalle parole di De An-
dr, a m di avviso ai passanti: non sentiamoci assolti, siamo tutti coinvolti.
Altra giornata degna di menzione, quella del 3 settembre 2016, interamente
dedicata al ricordo della nigeriana. La Caritas, la Chiesa di Benevento e la Chiesa
Cristiana Evangelica hanno simbolicamente occupato panchine e altri luoghi
spesso dimenticati, riempendoli di attivit, canti e discussioni. Un modo per
smuovere energicamente le coscienze delle comunit sannita.
Direttamente coinvolti, nello specifico, i luoghi dellomicidio e i dintorni della
Stazione Centrale nel Rione Ferrovia di Benevento dove la donna, residente a
Castel Volturno, veniva fatta prostituire. Spazi bonificati moralmente e fisica-
mente (attraverso lazione di volontari con operazioni di pulizia del sito noto
oggi come Il giardino di Esther) che tornano ad essere vissuti e riabilitati nella
loro dignit.
Le Campagne, i progetti, i gruppi pubblici 109

Cos il pastore Sferruzzo, della Chiesa Evangelica, stessa confessione religiosa di


Esther: Non possibile tacere. Saremo in strada per non dimenticare. La nostra
speranza Ges e noi offriamo un cammino di speranza.
Dello stesso avviso Monsignor Pompilio Cristino, parroco della chiesa di Santa
Maria di Costantinopoli, situata a poche centinaia di metri dal luogo in cui si
consumato lomicidio: Esther stata tradita due volte. stata prima inganna-
ta e poi sfruttata. Occorre, dunque, un impegno educativo forte, formando al
rispetto delle persone per difendere lumanit che continua ad essere offesa.
Una problematica, quella della prostituzione, molto seria, che interessa da vici-
no, in particolare, la Nigeria. Secondo il rapporto dellOrganizzazione Interna-
zionale per le Migrazioni (OIM), infatti, l80 % delle nigeriane sbarcate in Italia
rischia di diventare vittima di sfruttamento sessuale. Un potenziale pericolo au-
mentato del 600 % in soli tre anni. Ci, si pensa, anche a fronte dellalto numero
di donne di quella nazionalit giunte da noi: da 1.500 del 2014 a oltre 11.000
del 20161.
Coinvolte nella tratta, purtroppo, ragazze giovani, spesso minorenni, piagate e
sottomesse attraverso violenze ed abusi, gi sulla via per lEuropa; legate, inol-
tre, agli sfruttatori dal debito contratto (in media tra i 40.000 e i 70.000 euro), per
aver ottenuto da questi il pagamento del viaggio e inibite, da riti voodoo cui si
fa ampio ricorso in Nigeria, il cui mancato rispetto espone, secondo la credenza,
alla morte propria o dei cari.
Un mercato, quello della prostituzione in Italia, tenuto saldamente in pugno
dalla stessa mafia nigeriana. Interessata, tra le altre, proprio la zona di Castel
Volturno, in provincia di Caserta, dove risiedeva Esther, dove si registra una am-
pia diffusione di attivit illecite che si accompagnano al traffico di droga e di
immigrati clandestini.

1
Dati OIM disponibili sul sito: www.italy.iom.int
110 Capitolo 3

La campagna #noslot #noazzardo della Caritas Benevento

La Campagna #noslot #noazzardo uniniziativa della Caritas diocesana di Be-


nevento che ha come finalit quella di contrastare il fenomeno della ludopatia
fornendo, al contempo, supporto alle vittime.
seguita da Emanuela De Vita dellUfficio Stampa e Comunicazione Caritas
Benevento e sostenuta dallArcivescovo Metropolita di Benevento Sua
Eccellenza Monsignor Felice Accrocca.
La campagna ha origine dalla constatazione di quanto diffusa e negativa, nelle
sue conseguenze, sia la piaga del gioco dazzardo sul territorio di Benevento e
del Sannio.
Con pi di 1400 slot machine installate in tutta la provincia, la nostra citt si
colloca, infatti, al settimo posto in Italia per il giro daffari legato a scommesse e
gioco dazzardo.
Una problematica che non risparmia i giovani: 1 su 2 lo pratica abitualmente.
Deleteri gli effetti che ne derivano: dallindebitamento dei singoli e delle fami-
glie, alla dipendenza patologia, al degrado morale, alla perdita di coesione so-
ciale.
Effetti nefasti che si ripercuotono, in particolare, sulle fasce pi fragili e po-
vere della popolazione e che coinvolgono molto spesso le periferie. Elemen-
ti, questi, che il Cda Caritas Benevento ha avuto modo di riscontrare con pi
frequenza negli ultimi tempi attraverso lascolto degli utenti e che emergono
dalla testimonianza dello stesso direttore della Caritas diocesana, Don Nicola
De Blasio attivamente coinvolto nella campagna #noslot #noazzardo, nonch
suo promotore: La spinta iniziale a occuparcene arrivata dallascolto del-
le persone - afferma, e continua: da parroco di periferia, ho visto arrivare
donne disperate perch si erano giocate il denaro che avrebbero dovuto usare
per pagare le bollette di casa, e nelle sale gioco cera ormai chi non lasciava la
slot-machine nemmeno per andare in bagno. Quando mi sono accorto che si
stava toccando il fondo mi sono detto che come pastore non potevo ignorare
qualcosa che stava rovinando le persone e devastando i legami sociali.
Le Campagne, i progetti, i gruppi pubblici 111

La campagna della Caritas Benevento si inserisce daltronde nel dibattito attua-


le della Chiesa sul fenomeno della ludopatia, nella crescente consapevolezza di
dover fare di pi per contrastarne la crescita.
Secondo leconomista Luigino Bruni tempo ormai che i parroci ne parlino
anche nelle omelie durante la Messa2. Molte persone che frequentano le par-
rocchie sono dedite regolarmente alle scommesse o ingenerano nei figli e/o
nei nipoti labitudine al gioco, esponendoli potenzialmente alla dipendenza e
alimentando un giro di guadagni non sempre pulito.
Frequenti sono infatti gli episodi di infiltrazioni mafiose allinterno del business
del gioco anche lecito. Una riflessione che, in termini di lotta, vede coinvolto
da tempo lo stesso Papa Francesco, il quale, gi nel 2010, ai tempi in cui era
presidente della Conferenza episcopale argentina, in un documento ufficiale
defin lazzardo un cancro sociale3, al pari del narcotraffico e della droga. Un
impegno del Pontefice che continua tuttora: Congegni futili, strumenti del
diavolo, cos Francesco ha bollato, nel gennaio 2016, le slot machine, causa
della rovina di migliaia di famiglie in Italia.
Nel solo decennio 2006-2016, gli italiani hanno in effetti perso nel gioco oltre
181 miliardi di euro, con un fatturato complessivo del settore di ben 760 miliardi
di euro, stando ai dati ufficiali dellAgenzia delle Dogane e dei Monopoli (Adm).
Numeri, questi, che si spiegano con la presenza ormai capillare, di centri scom-
messe e punti azzardo su tutto il territorio nazionale e, in particolare, nelle re-
gioni della Lombardia, del Lazio e della Campania.
Nel solo 2016, ci ha comportato una crescita del giro daffari del 7%, per un
business record da 95 miliardi, pari al 4,4 % del PIL nazionale.
Secondo le stime, il 54,4 % degli italiani, quasi 30 milioni, spende i propri soldi
almeno una volta lanno nellazzardo legale. Tra questi, quasi un milione sono
fruitori patologici.

2
Luigino Bruni, docente di Economia politica alla Lumsa, da anni impegnato nella campagna
di sensibilizzazione sullazzardo e i suoi drammatici effetti culturali e sociali.
3
Nel 2010, Jorge Bergoglio allora a capo della Conferenza Episcopale argentina, lanci lallar-
me contro lazzardo, definito un cancro sociale (cncer social), al pari del narcotraffico e della
droga.
112 Capitolo 3

Nella consapevolezza della complessit e della gravit del fenomeno in atto, la


campagna Caritas Benevento #noslot #noazzardo si preoccupa di agire concre-
tamente sul territorio di riferimento in contemporanea su due fronti.
Il primo ambito dazione la sensibilizzazione dal basso dei commercianti e dei
rivenditori cui si chiede di fare a meno del guadagno che deriverebbe dalle slot
machine, dai gratta e vinci e dal giro di scommesse.
Allo stato attuale, gli esercenti che hanno aderito alliniziativa sono 7: Edico-
la Monica Di Rienzo Benevento, Edicola Elda Affusto Benevento, Edicola Fran-
cesco De Vita Benevento, Edicola Severina Guida Benevento, Edicola Giovanni
Verlingieri Benevento, Edicola Cartoonia Tommaso Vorrasi Pesco Sannita, Pub
Palazzo dei Baroni Baselice.
Sono riconoscibili dal logo sociale della Caritas esposto in vetrina: il disegno di
Sabiria, la bimba con gli occhiali e le treccine rosse.
La perdita negli incassi oggettivamente subita, compensata da un meccani-
smo premiale che vede la rete Caritas supportare e sostenere le attivit com-
merciali coinvolte in questa scelta etica. Ci avviene, ad esempio, attraverso
lorganizzazione di manifestazioni (slotmob) ed eventi. Alle edicole che hanno
fatto questa scelta abbiamo chiesto di renderla pubblica, in modo da diffon-
dere una nuova sensibilit - ha spiegato infatti Angelo Moretti, coordinatore
della Caritas diocesana. A ispirarci il Vangelo, dove sta scritto che la luce non
va nascosta, ma posta sopra il moggio per illuminare la casa. Solo che il mog-
gio a volte va costruito! Questi edicolanti motivavano la loro scelta dicendo di
non voler contribuire a far ammalare le persone; non avevano per teorizzato il
grande dono che, con la loro rinuncia, fanno alla societ.
Il secondo ambito dazione nella lotta della Caritas contro lazzardo, in aggiunta
a quanto detto, punta, invece, ad una mobilitazione politica che chiama in cau-
sa i sindaci del territorio, diretti responsabili della salute dei cittadini. Unazione
sociale inserita per questo nel Manifesto della Caritas di Benevento per Una
rete dei piccoli Comuni del Welcome, in cui il contrasto alla ludopatia occupa un
ruolo chiave.
Ai sindaci, si legge nel manifesto, il compito di valorizzare e sostenere la cam-
pagna Caritas nellattuare regolamenti di limitazione della diffusione delle slot
Le Campagne, i progetti, i gruppi pubblici 113

machine, dei centri scommesse e di prevenzione e riduzione del gioco dazzar-


do in genere4.

4
Presentato nel Febbraio 2017, il Manifesto per una Rete campana dei piccoli comuni del wel-
come traccia il passaggio dalla politica del welfare a quella del welcome. La novit proposta
dalla Caritas diocesana con il Manifesto, sta nelle due parole welfare e welcome: il welfare sta-
ta unesperienza fondamentale di protezione sociale che, tuttavia, oggi necessita di una sorta di
integrazione. Con il welcome si da importanza alla relazione con lobiettivo centrale di mettere
al centro la persona.
114 Capitolo 3

Il progetto Giovani ResiliEnti

Capacit di affrontare eventi stressanti, superarli e continuare a svilupparsi,


aumentando le proprie risorse con una conseguente riorganizzazione positiva
della vita (Malaguti, 2005) - il concetto psicologico di resilienza. Ma resilienza
anche, la possibilit, successiva a fallimenti, di vedere questi ultimi come op-
portunit di crescita e cambiamento.
Questa lidea alla base del progetto Giovani ResiliEnti, un programma nato nel
2013 con lintento di creare unalleanza tra scuola, Caritas e mondo del sociale.
Il bando Giovani per il Sociale (del 30 ottobre 2012), finanziato dalla Presiden-
za del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della Giovent e del Servizio Civile
Nazionale, stato vinto, nello specifico, dalla Cooperativa Sociale La Solidarie-
t, partner della Caritas Benevento. Coinvolte, allo stesso modo, anche lAsso-
ciazione La Cinta Onlus e la Cooperativa Sociale Delfini della Terra.
Attualmente in corso, il progetto ha una durata di 18 mesi con fine previsto
per il primo ottobre 2017. Vi hanno aderito: il Liceo Classico Giannone, il Liceo
Scientifico Rummo, lIstituto Tecnico Industriale B. Lucarelli e lIstituto Alber-
ghiero Le Streghe.
Lattenzione focalizzata su un gruppo di ottanta ragazzi, venti per ciascun Isti-
tuto: giovani iscritti al primo superiore che abbiano almeno 14 anni di et com-
piuta, selezionati sulla base delle indicazioni dei docenti e tra coloro che si sono
detti favorevoli a rientrare nelle attivit previste. opinione condivisa, infatti,
che incidere positivamente nellet dello sviluppo, con opportuni interventi mi-
rati, non possa che favorire un senso di autoefficacia ed ottimismo nei confronti
delle proprie risorse ed abilit.
Si desidera tuttavia, in un futuro non troppo lontano, estendere il progetto ad
un numero complessivo di 100 ragazzi fino ai 21 anni, da includere anche nelle
iniziative informali contemplate nel programma. Ottima pertanto, tra le altre,
anche laccoglienza riservata dallUniversit degli Studi del Sannio dove, il 26
settembre 2016, la Caritas Benevento ha presentato ufficialmente e con succes-
so Giovani ResiliEnti presso lAula Rossa delle Lauree.
Le Campagne, i progetti, i gruppi pubblici 115

Obiettivo primario del progetto, allo stato attuale, quello di ottenere un miglio-
ramento nei risultati scolastici dei ragazzi e una riduzione dei casi di abbandono
degli studi. Dal lavoro intrapreso, si attende un progresso nella resa scolastica da
parte di almeno il 30 % del 50 % dei partecipanti. Nei laboratori attivati si lavora
pertanto su una presa di coscienza delle proprie qualit personali e relazionali,
come anche dei propri punti deboli. Tra i fattori di rischio, la crisi del modello
educativo familiare, da considerare nellottica di prevenire e ridurre il drop out
scolastico. Il tutto nella consapevolezza, di come il fenomeno in atto, sia indice
e sintomo di un malessere pi generale avvertito dal mondo giovanile contem-
poraneo.
Ad ogni modo, si cerca di promuovere, al contempo, anche lo sviluppo degli
elementi protettivi che aiutano i giovani ad affrontare le sfide insite nel perso-
nale percorso di crescita. Allo scopo e ai fini di uno studio scientifico psicologico
e sociale, agli studenti vengono somministrati, in forma anonima, questionari
sullautoefficacia e sulla resilienza.
Quattro i Centri attivi: il Centro Giovani e Musica, Giovani e Sport presso il cen-
tro pi bello insieme; il Centro Giovani per lAmbiente presso la Fattoria
Sociale Orto di Casa Betania e presso la fattoria La Cinta; il Centro Giovani e
Formazione Politica presso lUfficio Stampa e Comunicazione Caritas e il Cen-
tro di Pastorale Giovanile. Allinterno di ciascuno, il progetto Giovani ResiliEnti
prevede lattivazione di uno Sportello Scuola, comprensivo di sala computer
che, per mezzo di unquipe con competenze socio-psico-pedagogiche, offra
un servizio di ascolto, supporto scolastico, consulenza e orientamento; laper-
tura di doposcuola basati sulla meta-cognizione e sul cooperative learning; un
percorso di animazione di strada e con gruppo di pari (peer education); latti-
vazione di una pagina social; la realizzazione di un cortometraggio; lapertura
di un Open Source Center: il Centro non commerciale delle idee dove adolescenti,
adulti e insegnanti sono chiamati a discutere insieme su iniziative condivise, sul
mondo del lavoro, sullo sport, sullo studio, sul proprio futuro; lattivazione di
campi estivi residenziali.
Volont dei promotori e dei realizzatori del progetto anche quello di far con-
frontare i ragazzi con il fenomeno della ludopatia, tristemente noto al nostro
116 Capitolo 3

territorio e ampiamente diffuso proprio tra i giovani, nellottica di prevenire i


comportamenti a rischio. Renderli infatti sensibili alle tematiche sociali e atti-
vamente coinvolti in esse, riduce la possibilit che essi possano cedere alla ten-
tazione dellazzardo. Una parte consistente dello sforzo educativo in atto con-
cerne appunto questa tematica: unulteriore attivit formativa finalizzata allo
sviluppo della resilienza.
Giovani ResiliEnti guarda, in realt, con interesse e partecipazione alle temati-
che sociali che direttamente coinvolgono il mondo giovanile, cercando di dare
nuovo slancio e vitalit al protagonismo dei ragazzi. Intenzione dei promotori
delliniziativa, pertanto, anche quella di coinvolgere realt pi marginali della
provincia di Benevento quali, ad esempio, i piccoli comuni dellentroterra ten-
denti allo spopolamento. Realt nelle quali la disoccupazione giovanile rag-
giunge la quota del 25% e in molti, tra le nuove generazioni, sembra abbiamo
gi perso la speranza di trovare un lavoro smettendo pertanto di cercarlo.
Desiderio della Caritas diocesana di Benevento e delle cooperative ed asso-
ciazioni coinvolte tuttavia quello, in senso ancora pi globale, di formare nei
ragazzi lattitudine ad essere resilienti rispetto alla diversit delle culture: un
modo per educare le nuovi generazioni, da subito, ad essere accoglienti nei
confronti dellAltro perch, attraverso il dialogo, il nuovo e il diverso possano
essere recepiti come fonte di arricchimento e non come ostacolo al proprio
sviluppo. Per farlo, nel progetto sono previsti anche percorsi di aggregazione
sociale giovanile nei diversi centri messi a disposizione dagli enti partner, oltre
allorganizzazione di incontri-testimonianza, anche nelle scuole, attraverso luso
di strumenti multimediali. A premiare, tuttavia, anche la capacit che si inten-
de sviluppare, di favorire la comunicazione a tre livelli (alunni-docenti-genitori).
Un modo per mettere ladolescente al centro, rendendolo soggetto attivo nella
progettazione del proprio percorso evolutivo e formativo, perch possa miglio-
rare nella capacit di pensare concretamente al futuro, nonch nella motivazio-
ne allo studio.
Le Campagne, i progetti, i gruppi pubblici 117

Progetto I Fuori Classe: campo estivo di volontariato in Caritas

Il 25 Maggio 2016 partito il progetto I Fuori Classe, Campi estivi di volontaria-


to per ragazze e ragazzi dai 14 anni.
Jessica, Francesca, Marika, Chiara, Mariachiara, Donatella sono state le prime
volontarie che, sotto la guida della dott.ssa Giusy De Vita, hanno iniziato il loro
percorso (di una settimana) di volontariato presso la Cittadella della Carit e
presso le Opere Segno delle Caritas Diocesana di Benevento.
Tutto nato da un gesto vandalico commesso nella notte di Natale del 2015, ai
danni del Liceo Classico Giannone di Benevento, il cui portone venne divelto
dallo scoppio di una bomba carta.
Un gesto gravissimo e molto pericoloso, in quanto a quellora della notte, la
centralissima piazza Risorgimento, dove situato lIstituto, brulicava di giovani
che si scambiavano gli auguri di Natale.
La deflagrazione era stata violentissima, tanto da sventrare laccesso e da man-
dare in frantumi i lastroni di marmo del portone principale.
In un momento cos difficile per lIstituto, la Caritas, in una serie di incontri di
dialogo e di restituzione, ha espresso la propria vicinanza alla comunit sco-
lastica.
Durante questi incontri, viste le tante curiosit e richieste da parte dei ragazzi
sul volontariato, sulle esperienze pratiche ed emotive che si possono fare met-
tendo se stessi al servizio di chi ha bisogno, Caritas ha ideato i Campi estivi di
volontariato, denominati I FuoriClasse. Campi estivi di volontariato per chi non
crede che la realt sia solo quella che si vede.
I Campi previsti nel 2016 sono stati quattro, svolti presso la Cittadella della Cari-
t Evangelii Gaudium, presso la Fattoria Sociale Villa Mancini di Ponte, presso
il Borgo Sociale di Roccabascerana ed anche in Albania del Sud, dove Caritas sta
portando avanti il Progetto Sale della Terra.
Ogni Campo (residenziale) ha previsto almeno dieci partecipanti per una setti-
mana, ed ha permesso ai ragazzi di vivere unesperienza formativa di comunit
e di impegno sociale.
Per ciascun Campo stata prevista la presenza dei Tutor Caritas.
118 Capitolo 3

I FuoriClasse sono destinati ai ragazzi dai 14 anni in su di qualunque prove-


nienza: scuole, associazioni, Scout o semplicemente gruppi di amici che deside-
rosi di mettersi alla prova.
Le settimane previste per lo svolgimento del progetto sono: 20-26 giugno; 4-10
luglio; 18-24 luglio; 4-10 settembre.
Tanta la gioia di vivere che si respira, tanta la voglia di conoscere e di apprende-
re che emersa.
Il progetto, in effetti, nato proprio per questo: per consentire a tutti i giovani
di non fermarsi solo a ci che viene proposto dai social network o dalla televi-
sione, ma darsi da fare in concreto imparando a stabilire relazioni autentiche e
costruttive con chi incontriamo lungo il nostro cammino.
Le Campagne, i progetti, i gruppi pubblici 119

PTRI, il riscatto di Carmine e Giuseppe

Lesperienza dei PTRI per la Caritas di Benevento inizia nellottobre 2014 grazie
ad una proficua collaborazione tra una rete di cooperative sannite e la Caritas
stessa la quale, attraverso le proprie Opere Segno, ha preso parte attivamente
alla realizzazione di percorsi terapeutici - riabilitativi individualizzati per adulti
con disagio psichico e/o sociale.
La metodologia dei PTRI destinata alle persone in condizione di fragilit, vul-
nerabilit e/o non autosufficienza o ad altri stati di grave rischio per la prognosi,
che richiedono progetti individuali richiedenti al contempo interventi sanitari
e sociali.
Tali progetti, sostenuti con Budget di Salute (BdS), hanno una durata massima di
due anni, in seguito alla quale possono essere prorogati per un ulteriore anno
previa opportuna valutazione U.V.I. (Unit Valutazione Integrata organo attua-
tore).
Dopo i primi due anni le persone in carico in PTRI passano da bisogni a pre-
valenza sanitaria e a rilevanza sociale, a bisogni a prevalenza sociale e rilevan-
za sanitaria, fino al conseguimento dellobiettivo cardine del progetto, e cio
linserimento delle persone con disagio, nelle compagini sociali dei co-gestori
destinatari del BdS, attraverso la loro inclusione in attivit che consentano le-
mancipazione e lautonomia.
quanto accaduto a Carmine e Giuseppe, due persone con disagio psichico
che, peregrinando per anni tra strutture di cura pubbliche e private accreditate,
oggi sono cittadini autonomi e consapevoli di s: il 7 dicembre 2016, infatti,
sono diventati, soci operatori della cooperativa La Solidariet, afferente alla
rete Caritas Benevento, al termine di un progetto terapeutico riabilitativo indivi-
duale cominciato nel 2014, grazie alla spinta de La rete Sociale (lassociazione
dei familiari dei malati psichici), e della Caritas diocesana di Benevento.
Al termine della conferenza stampa che li ha visti protagonisti di un importante
risultato, Carmine e Giuseppe, raccontando la loro storia, hanno affermato di
voler ripagare con il loro impegno quanto hanno ricevuto e hanno firmato il
registro dei soci della Cooperativa Sociale La Solidariet.
120 Capitolo 3

Dopo un percorso di inclusione sociale esplicitato attraverso formazione e la-


voro, allo scopo di accrescere la consapevolezza di s e recuperare la propria
autonomia, Carmine oggi abita in autonomia in un appartamento, e Giuseppe,
divenuto nel frattempo operatore Osa, vive a Chianche, dove aiuta un diversa-
mente abile beneficiando di una borsa lavoro.
Alla Rete Sociale ed alla Caritas va il merito di questo importante risultato, dato
limpegno forte e costante profuso nei confronti delle Istituzioni affinch, nel
campo della salute mentale, si agisca in una prospettiva pi innovativa e globa-
le, con la quale superare i limiti che circoscrivono la cura dei malati psichici alla
semplice cura di s.
Il PTRI stato attivato per la prima volta in Campania proprio a Benevento, nel
2014, in applicazione della legge regionale n.1 del 2012, mai tradotta nella pra-
tica fino al 2014. La legge prevedeva interventi socio-sanitari integrati con le
associazioni di volontariato, per la realizzazione del cosiddetto Welfare Comu-
nitario.
Ad oggi, in tutto il Sannio i destinatari del budget di salute sono 65, di cui 24
accolti dalla rete Caritas.
Nella sua testimonianza, la presidente di Rete Sociale, Serena Romano, ha
esposto liter di affermazione dei PTRI nel Sannio, gli ostacoli incontrati, i risulta-
ti raggiunti. Con 30 anni di ritardo, come da lei sottolineato, anche a Benevento
sta iniziando la primavera basagliana, che trasforma la prospettiva in cui il ruo-
lo e lazione del medico sono dominanti, una vera rivoluzione in atto nel campo
della salute mentale nel territorio sannita.
Per la realizzazione dei PTRI la Caritas diocesana ha messo a disposizione strut-
ture destinate sia allambito della salute mentale e della disabilit in genere,
sia a quello delle dipendenze, allo scopo di contribuire alla realizzazione di un
empowerment territoriale5.

5
Per empowerment si intende un processo dellazione sociale attraverso il quale le persone, le or-
ganizzazioni e le comunit acquisiscono competenza sulle proprie vite, al fine di cambiare il pro-
prio ambiente sociale e politico per migliorare lequit e la qualit di vita (Zimmerman M.A., 2000).
Le Campagne, i progetti, i gruppi pubblici 121

Queste strutture sono: lHabitat Residenziale, la Fattoria Sociale Urbana Orto


Casa Betania e il Centro Sociale Polifunzionale per disabili pi bello insieme,
tutti e tre situati a Benevento, inoltre il Borgo Sociale di Roccabascerana, la
Fattoria Sociale Rurale Villa Mancinidi Ponte e lAlbergo Diffuso Comunale di
Campolattaro.
Le Opere Segno della Caritas Diocesana di Benevento rappresentano lapertura
della Caritas verso le cooperative sociali del territorio, nella gestione dei propri
habitat, segni concreti e tangibili di cambiamento.
Come ha sottolineato il coordinatore generale della Caritas di Benevento, An-
gelo Moretti, a trentanni dalla legge 180, nei fatti nulla era cambiato se non
i luoghi, spesso strutture private accreditate, in cui venivano curati i malati psi-
chici, con un costo solo per lAsl di Benevento di 19 milioni di euro. Un dispen-
dio economico che, tuttavia, non ha condotto ad un miglioramento della qua-
lit della vita dei pazienti psichici, che risiede nella libert terapeutica di cui
parlava lo stesso Basaglia.
Attraverso la sperimentazione dei PTRI, invece, si consente alle persone con
problemi psichici di scegliere dove e come curarsi, offrendo un risparmio alla
societ e allAsl e creando anche nuovi posti di lavoro.
La realt dei PTRI, pertanto, emblematica della rivoluzione in atto nel sistema
del Welfare State, in cui lo Stato da unico protagonista e garante dei diritti e
dei servizi sociali, cede il passo alla Welfare Community, fondata sul coinvol-
gimento del privato sociale nella gestione e nella programmazione delle poli-
tiche sociali.
In sostanza importante prendere atto di quanto, oggi, non sono solo le risorse
economiche che concorrono alla produzione del nostro welfare, ma anche le at-
tivit di cura e di educazione, le relazioni che vengono garantite e coltivate allin-
terno della famiglia, la solidariet diffusa sul territorio, limpiego pi esteso del
volontariato in alcune gravi situazioni di emarginazione sociale e di sofferenza6.

6
R. Barone, S. Bruschetta, M. DAlema (a cura di), Linclusione sociale e lavorativa in salute mentale,
buone pratiche, ricerca empirica ed esperienze innovative promosse dalla rete AIRSaM, Franco
Angeli Editore, 2013
122 Capitolo 3

chiaro, dunque, che ci troviamo di fronte ad un nuovo modello di politica


sociale che, modificando profondamente i rapporti tra istituzioni e societ ci-
vile, garantisce maggiore soggettivit e protagonismo alla comunit stessa,
aiutandola nella realizzazione di un percorso di auto-organizzazione e di au-
todeterminazione fondato sui valori collettivi della solidariet, della coesione
sociale e del bene comune.
in tale contesto che si inserisce loperato della Caritas, la quale, fedele alla sua
funzione pedagogica, vuole dare testimonianza della propria co-responsabilit
nella promozione e provocazione di un cambiamento culturale della comuni-
t realizzando, cos, la sua finalit di animazione della Carit sul territorio. Da un
lato essa realizza la promozione e la partecipazione alla realizzazione e allo svi-
luppo di una comunit solidale; dallaltro dimostra il suo impegno concreto di
disponibilit allo sviluppo di nuovi sistemi relazionali attraverso le proprie Ope-
re Segno, parti attive del processo di presa in carico includente e co-responsa-
bile, che migliora la qualit di vita non solo del singolo ma dellintera comunit.
Le Campagne, i progetti, i gruppi pubblici 123

Il gruppo pubblico Pace Alaykom

La Caritas diocesana di Benevento dedica da anni, una particolare attenzione


alla promozione della pace e a tal fine offre percorsi di approfondimento per
ragazzi, giovani e adulti su questo tema delicato e sempre attuale.
Lintento quello di creare una cultura della pace capace di far riscoprire il va-
lore sacro della vita e limportanza di recuperare il legame di fraternit, spesso
perduto, che unisce gli uomini tra loro al di l delle loro distanze e delle loro
diversit.
La Caritas diocesana si impegna in questa attivit di promozione nella consa-
pevolezza che la pace pu diventare una realt concreta da condividere e da
diffondere ovunque nel mondo.
Nel febbraio 2016, nasce in Facebook, con un gruppo pubblico, Pace Alaykom
(pace a voi) ideato in seguito ad un ciclo di riflessioni portate avanti dalla Cari-
tas di Benevento allinterno della formazione del Servizio Civile e guidato dalla
volont di dialogare con i Musulmani di Benevento.
Negli incontri organizzati, da un lato A.Moretti, coordinatore Caritas, ha messo
in risalto lutilit dellutilizzo dei social network, che oggi opportunamente e
correttamente usati, possono essere strumento di pace; dallaltro, Musthapha
Ghafir, iman di Benevento e rappresentante dellassociazione Il Dialogo, ha rac-
contato ai giovani la volont della comunit islamica beneventana di aprirsi
allesterno per farsi conoscere e rompere il muro della diffidenza e della paura.
Con Pace Alaykom, in sostanza, si rinnova il desiderio di conoscenza e rispetto
reciproci.
Dopo quasi mille anni dalla fine del dominio svevo nel sud Italia, in cui si era con-
cretizzata la convivenza pacifica tra arabi, ebrei e cristiani, proprio da una citt
del sud Italia, Benevento, viene ripreso oggi il dialogo tra Islam e stato italiano,
dialogo cominciato da tempo grazie alla lungimiranza della Caritas che organizza
annualmente corsi di arabo il cui docente proprio limam Mustapha Ghafir.
Memorabile, in occasione della chiusura del Ramadan il 6 Luglio 2016, la pre-
senza del direttore della Caritas di Benevento, don Nicola De Blasio, a sancire
lamicizia che lega due comunit diverse ma vicine e solidali.
124 Capitolo 3

Un prete cattolico che conclude il Ramadan con un suo intervento e un imam


musulmano che partecipa ed interviene nelle funzioni religiose cristiane, raffi-
gurano una realt possibile in un mondo che alimenta pregiudizi e paura nei
confronti dellaltro, ed offrono una preziosa testimonianza di come la diversit
pu diventare ricchezza di conoscenza, fattore che favorisce lincontro ed il dia-
logo, opportunit impagabile di crescita culturale e sociale, nel comune obiet-
tivo di promuovere e custodire la pace.
Appendice

Le sfide del Welcome

Il 17 Febbraio 2017 la Caritas diocesana ha presentato il MANIFESTO PER UNA


RETE DEI PICCOLI COMUNI DEL WELCOME, #ComuniWelcome, che traccia il
passaggio dalla politica del welfare a quella del welcome. Il welfare stata
unesperienza fondamentale di protezione sociale, il welcome sposta lattenzio-
ne sulla relazione e mette al centro la persona.
Le parole chiave sono SIA, PTRI e SPRAR: tre acronimi che al loro interno conten-
gono le risorse necessarie per fornire un valido sostegno alle fasce pi deboli
della popolazione.
Molte volte non si utilizzano le risorse finanziarie europee e italiane perch non
si conoscono, ed in questo ambito che la Caritas di Benevento intende pro-
muovere e fare da guida.
Il SIA (Sostegno Inclusione Attiva), finanziato con 7 milioni di euro, uno stru-
mento straordinario attivo gi da giugno 2016, ma che pochi Comuni utilizzano
come occasione per fronteggiare lindigenza.
Le ASL hanno la possibilit di attuare un welfare comunale capace di prendersi
carico delle persone fragili del proprio territorio attraverso i PTRI con budget di
salute (Progetti Terapeutico Riabilitativi Individualizzati).
I Comuni con meno di 70mila abitanti che vogliono aderire alla Rete Caritas,
hanno la possibilit di essere affiancati e coadiuvati nellapertura di uno SPRAR
(Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati).
Sul SIA, sui PTRI e sugli SPRAR, la Caritas diocesana offre, dunque, la propria di-
sponibilit gratuita ad aiutare i Comuni che vogliono attivarli nella elaborazione
dei progetti da presentare.
126

Di seguito tre schede di sintesi in cui vengono presentati i principali strumenti


di welfare di comunit promossi e difesi dalla Caritas di Benevento.

I Progetti Terapeutico-Riabilitativi Individuali (PTRI)


I PTRI si inseriscono in una ampia rete di interventi sociali e sociosanitari finaliz-
zati alla promozione di relazioni comunitarie.
Lart. 46 della L.R. N 1/2012 disciplina e definisce i progetti terapeutico riabilita-
tivi individuali regionali sostenuti con budget di salute. La Regione Campania,
nel rispetto del principio di sussidiariet solidale e di complementariet tra gli
erogatori dei servizi, promuove la centralit e la partecipazione dei cittadini at-
traverso percorsi terapeutico riabilitativi individuali (PTRI), con forme di coge-
stione di percorsi di cura e riabilitazione, caratterizzate dalla necessit di inter-
venti sanitari e sociali tra loro integrati.
I PTRI, sostenuti da budget di salute, sono percorsi integrati atti a soddisfare
bisogni di salute che richiedono unitariamente prestazioni sanitarie e azioni di
protezione sociale.

Destinatari
Tutti coloro che per qualsiasi ragione si trovano a vivere una disabilit sociale:
persone affette da sofferenza psichica o disabilit fisica, intellettiva e senso-
riale;
anziani fragili in condizione di precariet sociale e sanitaria;
persone affette da HIV o dipendenze patologiche quali droga, alcool, gioco
dazzardo;
minori con problematiche di vario genere.

Finalit dei PTRI sostenuti con BdS


I PTRI puntano in modo marcato allintegrazione delle prestazioni sanitarie con
quelle sociali in tre aree:
1 CASA/HABITAT SOCIALE
2 FORMAZIONE/LAVORO
3 APPRENDIMENTO/SOCIALIT/AFFETTIVIT
127

Come si realizza un PTRI


Il Progetto Terapeutico-Riabilitativo Individuale si realizza attraverso il Budget
di Salute che sar finanziato dallAzienda Sanitaria per la componente sanitaria
e sociosanitaria, dagli Enti Locali per la componente sociosanitaria e sociale.
definito Budget di Salute linvestimento economico che rappresenta la sintesi
delle risorse economiche, professionali e umane necessarie per innescare un
processo volto a ridare ad una persona, attraverso un PTRI, un funzionamento
sociale accettabile, alla cui produzione partecipano il paziente stesso, la sua fa-
miglia e la sua comunit.

Obiettivo
Con la DGRC n.483 del 21.09.2012 la Giunta Regionale ha approvato le Linee
Guida sui PTRI secondo la metodologia dei Budget di Salute ai sensi dellArt. 46
della L.R. n. 1/2012, cos come sancito dal DCA n. 16 del 11.02.2013.
Le Linee Guida si inseriscono nel quadro dei programmi di contenimento e di
razionalizzazione della spesa socio-sanitaria che la regione realizza in quanto
promotrice dei diritti di cittadinanza delle persone e di tutela della salute quale
diritto fondamentale ed interesse essenziale della comunit.

Soggetti promotori del PTRI


1 Utente e/o suoi familiari;
2 ASL attraverso il Medico di medicina generale e i servizi direttamente coin-
volti (Area: Salute Mentale, Riabilitazione, Anziani, Materno Infantile, Dipen-
denze);
3 Comune di residenza del titolare del PTRI, attraverso i propri Servizi Sociali;
4 Co-gestori Privati quali, ad esempio, Cooperative, Promozione Sociale, ON-
LUS etc.

Numero di prese in carico promosse nella rete Caritas (a partire dal 2014): 57
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IL REI (Reddito di Inclusione sociale)

Il REI (Reddito di Inclusione sociale) la nuova misura di contrasto alla povert


che sar attiva a partire dal 1 gennaio 2018. Introdotto con lapprovazione del-
la Legge delega contro la povert in data 9 marzo 2017, il REI stato approvato
in linea definitiva dal Consiglio dei Ministri il 29 agosto 2017.
Ha origine da un ripensamento della precedente strategia di azione che ha pre-
visto (gi a partire dal Decreto interministeriale del 16 marzo 2017), la modifica
di alcuni criteri di accesso al SIA (Sostegno per lInclusione Attiva) misura pon-
te che anticipa alcuni contenuti essenziali del REI.
Lo scopo quello di estendere la platea dei beneficiari.
Il Rei andr pertanto a sostituire definitivamente il SIA con linizio dellanno
prossimo configurandosi in tal modo come strumento unico nazionale di con-
trasto alla povert e allesclusione sociale.

Requisiti
Il REI si compone:
di un beneficio economico
di un progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e
lavorativa
e sar ricevuto da circa 400 mila famiglie, di cui il 50% residenti nelle regioni
meridionali ed un quarto in quelle settentrionali.
Il fondo per la lotta alla povert sar assegnato in maniera prioritaria a famiglie
residenti in Italia (quindi non potr essere utilizzato dai richiedenti asilo appena
giunti in Italia) e con:
- figli minori o disabili
- donne in stato di gravidanza
- disoccupati di et superiore a 55 anni
Diversamente da quanto accadeva per il SIA, che considerava lIndicatore della
situazione economica equivalente (ISEE) come unico criterio economico di asse-
gnazione, il REI oltre a questultimo, tiene conto anche dell Indice della situazione
reddituale (ISR), ovvero dell ISEE scevro dalle propriet immobiliari e mobiliari.
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Per il REI, stato adottato un innalzamento della soglia dell ISEE in corso di
validit:
- pari o inferiore ai 6,000.00 euro (per il SIA era di 3,000.00 euro)
ed un valore soglia dell indicatore della situazione reddituale (ISR):
- pari a 3,000.00 euro
Pertanto il REI che tiene conto del reddito davvero a disposizione dei nuclei
familiari per le spese quotidiane, potranno riceverlo anche:

famiglie prive di reddito, che per possiedono una propriet immobiliare o


dei risparmi (che farebbero aumentare lindice ISEE)
famiglie, che grazie ad un nuovo impiego, dovessero ad un certo punto risa-
lire sopra la soglia di reddito prevista.
Lo strumento del REI non compatibile con la fruizione contemporanea da par-
te di qualsiasi componente del nucleo familiare richiedente, della NASPI o di
altro ammortizzatore sociale per la disoccupazione involontaria.
Il confronto tra REI e SIA non cambia sostanzialmente per famiglie con diverso
numero di componenti quanto piuttosto nellimporto massimo erogato cos di-
stribuito:
190,00 euro circa per singolo componente (a fronte degli 80,00 euro previsti
dal SIA)
ad un massimo di 490,00 euro per nuclei di cinque o pi componenti (a
fronte dei 400,00 euro per il SIA)
Il suddetto beneficio economico dura per 12 mesi ed concesso per un periodo
continuativo non superiore a 18 mesi: sar necessario che trascorrano almeno 6
mesi dallultima erogazione prima di poterlo chiedere nuovamente.

Come si accede
La domanda di accesso al REI, finalizzata allottenimento del beneficio, potr es-
sere compilata e presentata a partire dal 1 dicembre 2017 presso gli appositi
punti di accesso predisposti dai Comuni.
Sar possibile utilizzare il modello ISEE precompilato introdotto in via speri-
mentale nel primo semestre 2018 e scaricabile dai siti internet della Agenzia
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delle Entrate e dellInps. Dal primo settembre 2018 la presentazione dellISEE


precompilato sar invece lunica modalit praticabile.
Consegnata la domanda, il Comune avr cura di verificare il possesso dei requi-
siti di cittadinanza, di residenza ed economici.
Il REI vede infatti i comuni attivamente coinvolti nella valutazione della situazio-
ne complessiva della famiglia. Gli stessi restano daltronde impegnati nel moni-
torare il rispetto del progetto da parte dei destinatari.
Ricevuta la domanda, il Comune competente trasmetter quindi, entro 10 gior-
ni, la richiesta allInps che dovr rispondere entro 5 giorni dal ricevimento della
documentazione. I beneficiari potranno usufruire dellassegno REI a partire dal
mese successivo a quello di approvazione della domanda. Il progetto dovr tut-
tavia essere sottoscritto dalla famiglia entro 20 giorni dalla consegna. Se non
fosse accettato, il REI potr essere negato.

Le attivit e lo scopo
La prima parte del REI prevede lerogazione di un contributo economico.
Lassegno sar erogato per 18 mensilit dal Ministero e caricato su Carta Rei,
carta di credito prepagata e ricaricabile. La somma complessiva potr essere
prelevata per met in contanti e per laltra met spesa presso esercizi conven-
zionati.
La seconda parte del REI consiste invece in un progetto personalizzato di
reinserimento e integrazione sociale e lavorativa: allo scopo di aiutare il nucleo
familiare o la singola persona a risolvere la situazione di difficolt in cui versa,
lazione potr riguardare un aiuto nella ricerca di unoccupazione, la ricerca di
unabitazione, leducazione dei figli a carico, la somministrazione di cure medi-
che, etc.

Gli Ambiti Territoriali coinvolti per la diocesi di Benevento sono stati 8 (A01,
A04, A05, B01, B02, B03, B04, B05), il totale delle domande accolte: 195
La Caritas non riuscita ad ottenere, invece, i dati definitivi sul numero di do-
mande presentate.
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GLI SPRAR (Sistema per Richiedenti Asilo e Rifugiati)

Il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR) la rete degli


enti locali che per la realizzazione di progetti di accoglienza integrata accedono
alle risorse del Fondo nazionale per le politiche e i servizi dellasilo. Gli enti lo-
cali, per lattuazione dei loro interventi, si avvalgono della collaborazione delle
realt del terzo settore.

A chi si rivolge
Gli SPRAR (Sistemi di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) sono aperti
ai richiedenti e beneficiari di protezione internazionale e ai titolari di permesso
umanitario.
Si rivolgono, in particolare, a tre categorie di utenti:
singoli e nuclei parentali anche monogenitoriali (accoglienza ordinaria)
persone che necessitano di assistenza sanitaria, sociale e domiciliare specia-
listica e/o prolungata o con disagio mentale
accoglienza di minori stranieri non accompagnati

Scopi
Gli SPRAR:
si inseriscono nella progettazione delle politiche di Welfare locale in rete
con gli altri servizi del territorio
mirano allavviamento di percorsi di inserimento socio-economico finalizza-
ti allintegrazione e alla conquista dellautonomia personale
prevedono la realizzazione di progetti di accoglienza integrata e sostenibile
con un forte protagonismo dei territori coinvolti

Attivit e interventi
accoglienza materiale (vitto e alloggio)
servizi alla personale (assistenza socio-sanitaria, inserimento scolastico, ap-
prendimento della lingua italiana, orientamento al territorio e ai servizi su
di esso attivi)
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orientamento legale
percorsi individualizzati di inserimento socio-economico

La realizzazione degli interventi pu passare attraverso forme di partenariato


operativo con realt del terzo settore e del privato sociale.
I progetti di accoglienza, ritagliati su misura delle esigenze e caratteristiche reali
del singolo territorio, possono confluire nella costruzione e sviluppo di reti loca-
li con attori istituzionali e non governativi.
Supporto, assistenza e monitoraggio dello SPRAR a carico del Servizio Centra-
le istituito dal Ministero dellInterno e affidato con convenzione ad ANCI in base
alla legge n.189/2002.

Finanziamento e regolamentazione di accesso ai fondi


Con linoltro della domanda di contributo si fa richiesta di accedere, da parte
degli enti locali, ai finanziamenti del Fondo nazionale per le politiche e i servizi
dellasilo per la predisposizione di servizi di accoglienza. Il Ministero dellInter-
no eroga il 95% delle risorse economiche, lente locale partecipa con il 5% in
termini di cofinanziamento (non necessariamente sotto forma di cooperazione
economica).
Laccesso agli SPRAR attualmente disciplinato dal DM 10/08/2016.
Nessun termine di presentazione delle domande. Possono essere inoltrate
in ogni momento sulla piattaforma: https://fnasilo.dlci.interno.it/SPRAR
Con la presentazione della domanda si approvano le linee guida di funzio-
namento degli SPRAR.

- Possono fare richiesta di accesso ai fondi:


1. tutti gli enti locali non titolari di SPRAR (in caso contrario la domanda va
presentata per una tipologia di accoglienza differente)
2. tutti gli enti locali che, pur avendo una o pi strutture SPRAR attive sul ter-
ritorio o essendo in vario modo implicati nellattuazione di SPRAR, non ne
sono titolari.
Coinvolti in prima fila i Comuni, in forma singola o associata.
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Il numero di enti e beneficiari coinvolti sul nostro territorio


Allo stato attuale, sul territorio irpino-sannita risultano attivi i seguenti SPRAR:
- SPRAR Roccabascerana (AV) con 99 beneficiari
- SPRAR Petruro Irpino (AV) con 21 beneficiari
- SPRAR Chianche (AV) con 35 beneficiari
- SPRAR Benevento MSNA (Minori Stranieri Non Accompagnati) con 21 benefi-
ciari
- SPRAR Castelpoto (BN) 0 beneficiari (progetto partito di recente con avvio di
corsi di formazione)
- SPRAR Pietrelcina (BN) 0 beneficiari (progetto partito di recente)

Numero Comuni che hanno attivato uno SPRAR con la rete Caritas: 6
Numero totale Beneficiari: 176
NOTE
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