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13/10/2016

SACRA SCRITTURA III (Prof. Carozza)


Il IV Vangelo certamente un po impegnativo rispetto agli altri 3, poich ha uno sguardo simbolico
(abbastanza indecifrabile), ma al contempo un Vangelo molto bello perch ci aiuta a penetrare in
profondit. Il nostro studio include 3 parti in s differenti, ma allo stesso tempo con una unit di
base. Di fondo a questo Vangelo, a queste Lettere ed allApocalisse c una singolarit fondamentale,
cio c la Rivelazione di Dio centrata in Efeso intorno alla testimonianza dellEvangelista, che
lautore del IV Vangelo, conosciuto nella Tradizione come Giovanni.

Dei Verbum 18: A nessuno sfugge che tra tutte le Scritture, anche quelle del Nuovo Testamento, i
Vangeli possiedono una superiorit meritata, in quanto costituiscono la principale testimonianza
relativa alla vita e alla dottrina del Verbo incarnato, nostro Salvatore.
Dice Clemente Alessandrino (morto nel 215) che questo IV Vangelo PNEUMATICON (spirituale) e
dice lo storico ecclesiastico Eusebio di Cesarea: Ioannem pneumaticon poiesei Euanghelion,
ovvero: Giovanni ha realizzato un Vangelo spirituale, ma nel senso pi profondo che ha avuto
questo termine greco derivato da Pneuma [il professore suggerisce di non tradurre questa parola
solamente come spirituale, bens come ispirativo e questo aggettivo vale sicuramente per tutta
la Scrittura. Come sapete la Scrittura ispirata da Dio (Dei Verbum 11), una Scrittura che utile per
insegnare dice, benissimo, San Paolo: per formare alla giustizia perch il credente sia completo e
ben preparato per ogni opera buona]. Dunque tutta la Bibbia contiene una parola di Dio ispirativa
che d uno stimolo, un impulso cio che mette in movimento la persona e la comunit ecclesiale,
per permettete che dica che il IV Vangelo parola ispirata in maniera speciale poich
particolarmente sensibile, innanzitutto, nella presentazione dello Spirito Santo e, poi, nel
considerare Ges come un inviato dal Padre.
Perch questo IV Vangelo? Tutti sapete che vengono utilizzati dei simboli per ogni Evangelista
(Lucabue, Marco-leone, Matteo-angelo o uomo e Giovanni-aquila). Il IV Vangelo si porta proprio in
modo particolare nellorizzonte dellapprofondimento e della crescita del mistero di Cristo. Se noi
leggiamo quelli che sono i titoli dati al IV evangelista dalla Chiesa dei primi secoli troviamo che lui
chiamato:
Apostolo,
Presbitero,
Testimone,
Maestro,
Discepolo,
Evangelista

Ma la cosa molto bella, che probabilmente pu sorprenderci, il titolo: Giovanni figlio di 3 Madri.
Questo titolo prende in considerazione che Giovanni figlio di Salom (moglie di Zebedeo, Mt
27,56), figlio della madre di Ges (Gv 19, 26-27) e figlio del tuono.
Dunque Ges chiama a formare parte dei 12 discepoli Giacomo di Zebedeo e suo fratello Giovanni
(che in ebraico significa Il Signore ha fatto Grazia)

Quindi il nome ha una sua importanza e sapete che Ges diede ai due il nome di BOANERGHES, il cui
sfondo aramaico si pu tradurre con figli del tuono o della collera, cio agitati. E mi sembra di
poter dire che il carattere dell'Apostolo Giovanni, nei Vangeli Sinottici, si rivela proprio come molto
ardente, direi anche impetuoso, e quando Ges lo chiama alla sequela non pensiate che il suo tratto
sia quello di un giovane sdolcinato (sotto la croce NON un femminnuccia!!). Dice Karl Barth che si
tratta di un'anima di fuoco e di tempesta. In realt il titolo pi importante dato a questo Giovanni,
dalla Chiesa primitiva, quello di il Teologo, mi sembra che cos lo chiami la Chiesa di Oriente a
partire dal IV secolo, anche se il pi espressivo sicuramente quello di Epistelios. La tradizione
patristica greca da Gregorio Nazanzieno in poi interpreta molto bene il gesto simbolico del
discepolo amato all'Ultima Cena e a partire da Gv 13, 23-25 si sviluppata la tradizione secondo
la quale Giovanni ha estratto la Teologia del suo Evangelo e delle Lettere da quella sorgente di Grazia
che era il petto del Maestro. Ecco il motivo per cui viene chiamato anche Epistelios, perch in
greco questo termine rappresenta proprio colui che ripone il suo capo sul petto. Ed Origene (un
grande padre della scuola di Alessandria) nel suo commento al IV Vangelo dice: bisogna dire che di
tutte le Scritture i Vangeli sono la primizia e che tra i Vangeli la primizia quello di Giovanni, di cui
nessuno pu attingere il senso se non si chinato sul petto di Ges e se non ha ricevuto da Ges la
via per il Padre, e per essere un altro Giovanni, bisogna diventare tali che proprio come Giovanni ci
si senta designare da Ges, suoi sostituti. E vediamo un po su che cosa si basa Origene per parlare
cos. Consideriamo la figura del discepolo amato, per impostare in forma corretta la lettura e lo
studio del IV Vangelo.
Secondo voi chi il discepolo amato? La Tradizione dice che Giovanni, certamente ma andate a
trovare questi brani:
1)13,23;
2)19,26;
3)20,2;
4)21,20.
Il I passo descrive il chinarsi del discepolo sul petto di Ges, cio si tratta del racconto dell'Ultima
Cena (era reclinato uno dei discepoli di lui, nel seno di Ges, quello che Ges amava). E l'autore
del IV Vangelo sembra suggerire che in quel gesto simbolico della cena si trova una chiave di lettura
per cogliere la portata teologico-spirituale del suo Vangelo.
Giovanni molto abile nell'usare il simbolismo ed alcune tecniche come quella dell'anonimato e
noi dobbiamo inevitabilmente riconoscere questo. Una prima tecnica utilizzata proprio quella
dell'anonimato, voluta dall'autore, poich serve a far comprendere che questo discepolo ha un
valore rappresentativo. Per Ges stesso questo discepolo simbolizza tutti i suoi che erano nel mondo
e li am sino alla fine, ecco perch noi poi abbiamo un testo molto famoso sul Comandamento
nuovo, dato a tutti i discepoli (Gv 13,34).
Ma chi rappresentato dal discepolo che Ges amava? Voi avete subito detto Giovanni, ma
permettete che io dica che il Vangelo lo avrebbe detto se cos fosse. La tecnica dell'anonimato,
dunque, ci aiuta a dire che pi che essere uno questo discepolo possono essere tutti i discepoli,
possono essere tutti i credenti della Chiesa. I discepoli amati potreste essere anche voi!!! Quindi
l'autore del Vangelo ci presenta il discepolo che Ges amava come il tipo di discepolo. Altro non
che l'uomo che crede, l'uomo che si trova al Golgota.
A questo proposito commenta Tibellius: il discepolo che Ges amava il tipo stesso di discepolo.
Egli l'uomo di fede, il testimone del mistero della croce e diviene pure lui figlio della Madre di
Ges, cio il rappresentate dei discepoli che nella loro relazione con Dio sono divenuti fratelli di
Ges. C' un testo che mi piace molto ed quello della Resurrezione. Il discepolo amato non
soltanto l'uomo che crede, non soltanto l'uomo che corre, che entra nel Sepolcro, ma quello che
testimonia e vediamo pi da vicino anche l'ultima ricorrenza, proprio della II conclusione del
Vangelo: Pietro voltatosi, vide che li seguiva il discepolo che Ges amava, quello che nella cena si
era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: Signore chi colui che ti tradisce? Pietro dunque,
vedutolo, disse a Ges: Signore, lui?. Ges gli rispose: Se voglio che lui rimanga finch io venga,
che importa a te? Tu seguimi. Si sparse perci tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe
morto. Ges per non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: Se voglio che rimanga finch io
venga, che importa a te?. Questo il discepolo che rende testimonianza di queste cose e che le ha
scritte; e sappiamo che la sua testimonianza veridica. Ci sono ancora molte altre cose compiute da
Ges, che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i
libri che si dovrebbero scrivere.
Bellissimo quel verbo: rimanere. Dice, un grande esegeta di Giovanni, De La Porterie: l'Evangelista
ci avverte che un'interpretazione sbagliata si era sparsa tra i fratelli, che quel discepolo non doveva
morire, per dopo aver scattato quell'interpretazione l'Evangelista si limita a ripetere con una certa
insistenza la frase di Ges, non si tratta, dunque, di un rimanere vivo in senso fisico, in certo quel
modo, per, il discepolo che Ges amava deve veramente rimanere, quindi rimanere vivo.
Ma come capire questa affermazione? Dice sempre De La Porterie che la risposta si trova negli
ultimi 2 versetti, dove si parla del discepolo che ha scritto queste cose e la conclusione aggiunge che
se si dovessero scriverle una ad una ci vorrebbe quasi una infinit di libri, ma in che senso va inteso
tutto questo? Nella storia dell'esegesi troviamo due interpretazioni, la I quella di Origene, la pi
giusta, la pi profonda che dice: se il mondo non pu contenere i libri che si dovrebbero scrivere,
non come lo pensano alcuni a ragione tanto dell'abbondanza dei testi come della grandezza della
realt. L'impossibilit per il mondo di contenere tutti i libri che si dovrebbero scrivere non dovuta
alla quantit dei fatti che ci sarebbero da raccontare, ma alla grandezza spirituale, la quale non pu
essere consegnata per iscritto, ma non pu nemmeno essere proclamata dalla lingua di carne, n
essere espressa con parole umane. Allora capite in che senso il discepolo che amava deve rimanere;
lui, l'uomo della fede: rimane vivo.
Dice Penna che il Vangelo quadriforme. Quando noi guardiamo un panorama notiamo dei
dettagli che probabilmente gli altri non coglierebbero (e viceversa) e lo stesso vale per il mistero del
Verbo. Lepisodio lo stesso, ovvero Cristo, ma gli Evangelisti Lo vedono in modo diverso e (in
maniera particolare Giovanni) scrivono secondo quella che l'esperienza personale, e non per
raccontare quella che la biografia di Ges. Il Vangelo ha un altro intento, ovvero quello di crescerci
nella fede, farci maturare.
Per penetrare sempre pi in profondit il mistero del Verbo occorre anche essere presi per mano da
uno stile, da un metodo che l'evangelista adotta.
Dunque perch si dice che deve rimanere, vivo? Attraverso le cose che ha scritto, nelle quali lui si
presenta soprattutto come il testimone e la sua testimonianza rimane come un invito costante a
cogliere la profondit di ci che ha fatto Ges e di cui egli rende testimonianza nel IV Vangelo e con
questa affermazione noi non intendiamo dire che il discepolo amato l'autore materiale di tutte e
3 le opere. Secondo Fabris al discepolo sono attribuite 4 caratteristiche possibili che non si escludono
tra di loro.
Chi potrebbe essere?
Il discepolo storico di Ges;
Una fonte autorevole della tradizione giovannea su Ges;
Il fondatore e maestro della comunit giovannea;
Oppure un autore/redattore del IV Vangelo.

La grande maggioranza afferma che il IV Vangelo appartiene al circolo giovanneo sviluppatosi


intorno all'Apostolo Giovanni, nella zona di Efeso, e a questo circolo appartengono anche la I Lettera
di Giovanni e l'Apocalisse. Nella I Lettera l'autore non si presenta col nome (bastando a garantire ai
destinatari del suo scritto che egli ha visto, udito, palpato, contemplato la realt della Parola della
Vita) e l'autore dell'Apocalisse sarebbe stato un profeta itinerante, chiamato anche lui Giovanni
(nome frequente in quellepoca) che si sarebbe mosso fra le Chiese dellAsia Minore, nellattuale
Turchia. Voglio dire con questo che la validit di questa opera giovannea come testimonianza
apostolica NON dipende dall'attribuzione della paternit diretta all'apostolo Giovanni, figlio di
Zebedeo, ma dal suo collegamento con questo discepolo e con quella prima generazione di
testimoni del tempo di Ges, a cui pi tardi la Chiesa si richiama per la sua tradizione apostolica.
L'opera di Giovanni non di dubbia provenienza. La Chiesa riconobbe molto presto nel Vangelo di
Giovanni una chiara e matura testimonianza della fede cristologica e trinitaria autentica e lo fece
suo. Si tratta di ascoltare la voce viva e permanente, quella voce anche per noi quella del
discepolo che Ges amava. Lui aveva visto ed aveva creduto, aveva colto la grandezza delle cose
fatte e dette dal Signore e nel suo Vangelo, nelle sue Lettere ne rendeva testimonianza e lui stesso
ci dice chiaramente di aver scritto queste cose affinch noi continuiamo a credere!!!! Lo scopo del
Vangelo la FEDE. Il Cardinale Martini dice che, in questo marasma in cui sembra di credere ormai
a tutto, quanto mai opportuno un ritorno alla Scrittura ed aggiunge che il cristiano dei nostri tempi
o legato alla Scrittura o non sa a chi credere (perch crede a SantAntonio, a San Giuseppe, alla
Madonna, ma l'oggetto della nostra fede, Giovanni ce lo ripete, Ges e per mezzo di lui abbiamo
la salvezza!!!!). Il discepolo che Ges amava rimane vivo anche tra noi (non mai morto), cio dopo
aver scritto e dato testimonianza: rimane vivo.

Le catacombe mostrano molte raffigurazioni basate sul racconto della Santit, del Buon Pastore, di
Lazzaro, del paralitico e queste sono tutte, pi o meno, raffigurazioni databili attorno al 150. Nelle
catacombe ci sono pure dei papiri. Ad esempio il papiro 66, molto antico (dellanno 200) oppure il
papiro 75 (del III secolo), che contengono dei frammenti di Giovanni e documentano la diffusione
del IV Vangelo in Egitto, quindi in epoca molto antica, e la scoperta e la seguente pubblicazione di
un frammento del codice egiziano di Gv 18, nel 1935, ha avuto una grande importanza per stabilire
anche il terminus ante quem nel quale stato scritto il Vangelo di Giovanni.

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