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con la collaborazione de
La Rete
Associazione per lintegrazione
dei saperi antropologici, letterari, filosofici e psicologici
Quaderni
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Simona De Luna
Direttore responsabile
Mirella Armiero
Condirettore
Domenico Scafoglio
Comitato Scientifico
Annamaria Amitrano (Universit di Palermo)
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Claudio Azzara (Universit di Salerno)
Rocco Brienza (Universit di Trieste)
Antonino Buttitta (Universit di Palermo)
Giovanni Casadio (Universit di Salerno)
Alicia Castellanos Guerrero (Universit Autonoma Metropolitana del Messico)
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Domenico Scafoglio (Universit di Salerno)
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La Rete Associazione per lintegrazione dei Saperi Antropologici, Letterari, Filosofici e Psicologici
Piazza Gerolomini n. 103, 80138 Napoli
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ISSN 2282-2968
Autorizzazione richiesta al Tribunale di Nocera Inferiore (Ruolo Generale n. 2247 del 2015)
copyright 2015 Guida Editori Srl
Q
UADERNI
ITALIA SPAGNA MESSICO
anno II numeri 2-3
STATI DIS-UNITI/1
SETTEMBRE 2015
Editoriale, 7
domenico scafoglio
Vecchi Stati e nuove nazioni, 15
simona piera de luna
Italia. Una penisola in frantumi?, 27
T EO R I A
antonino buttitta
Sullidentit delle nazioni, 43
giulio angioni
Identit, 51
SPAG N A
montserrat clua
Algunos factores explicativos del reciente auge del nacionalismo ca-
taln: las nuevas migraciones, el discurso politico de la derecha y la
crisis econmica, 63
MES S I C O
andrea spini
Esercizi di memoria, 109
annamaria amitrano
La memoria divisa: autonomie e localismi nel Bel Paese, 123
vito teti
Razzismo culturale, retoriche localistiche e secessioni, 129
sergio marotta
Il Sud e lasino di Buridano ovvero lirrisolto (e irrisolvibile)
dualismo economico italiano dalla questione meridionale alla
coesione territoriale, 151
marco demarco
La risposta dellorgoglio, 163
francesco tassone
Per una rivoluzione permanente, pacifica, per la riappropriazione
della sovranit del Sud, 169
SAR D E G N A
R ECENSIONI
G. Angioni, Sulla faccia della terra, Il Maestrale/Feltrinelli, Milano,
1915 (S. Atzori), 203
6
E DITORIALE
N
egli anni 2011-2012 il Laboratorio Antropologico del Dipartimento di Scienze
Umane, Filosofiche e della Formazione dellUniversit di Salerno ha organizza-
to il Convegno La dis-unit dItalia e delle altre nazioni, articolato in tre giorna-
te di incontri e di studi (tenuti nel Maschio Angioino in Napoli l11 dicembre
2011, il 2 marzo e il 14 maggio dellanno successivo), con lidea di mettere insieme e fare inter-
loquire ricercatori (soprattutto antropologi, storici e sociologi) con rappresentanti e militanti
dei gruppi autonomisti che in quegli anni sembravano cavalcare il fenomeno della crisi degli
Stati nazionali. Loriginalit delliniziativa era proprio in questo proposito di far dialogare le
narrazioni storico-politiche con le testimonianze dei militanti e dei movimenti, e la discreta
adesione dei gruppi ci fece pensare che lazzardo era, almeno sotto laspetto della partecipazio-
ne, riuscito. Nei tre incontri si parlato di autonomie, di etnonazionalismi e di globalizzazione,
con i contributi di studiosi spagnoli, tedeschi e messicani, che hanno illustrato la situazione nei
loro rispettivi Stati: un giro lungo attraverso parti lontane del mondo globalizzato, che ci ha
consentito forse di ritornare sugli autonomismi italiani con una nuova consapevolezza. Nelle
tre giornate si sono alternati interventi di diverso orientamento scientifico e politico anche
allinterno dello stesso schieramento (se cos si pu dire) o di schieramenti analoghi: secessio-
nisti, indipendentisti, autonomisti, federalisti, unitari e cos via. risultato interessante rilevare
come scelte e posizionamenti attraversassero trasversalmente i partiti politici tradizionali, li
ignorassero o li contrastassero, come spie di quei rivolgimenti, anche antropologici, che gi
cominciavano a stravolgere gli scenari consueti della cultura politica.
Il materiale raccolto risultato di indubbio interesse. Nellimpossibilit di dare tutto alle stam-
pe, abbiamo selezionato per un primo fascicolo i saggi di impianto pi strettamente politico oltre
che antropologico, che ci sono sembrati di maggiore attualit. Certamente negli anni successivi al
Convegno la vita politica italiana ha conosciuto unaccelerazione senza precedenti, ma i problemi
in quelloccasione individuati e discussi conservano la loro validit. Si pensi alla deriva legislativa,
che ha comportato una riforma verticistica e sostanzialmente accentratrice del Senato, in con-
trasto e quasi in spregio delle domende di rinnovo delle rappresentanze e di decentramento; in
spregio anche della volont popolare, che con un astensionismo allarmante nelle ultime elezioni
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Q uaderni
regionali ha manifestato la sua indifferenza, se non il suo disprezzo per listituto regionale, diven-
tato luogo primario di cogestione del malaffare, di corruzione e di sperpero del denaro pubblico,
oltre che di inettitudine e incompetenza amministrativa. La soppressione delle province stato
un altro colpo inferto alla domanda di autonomia: le province, dopo i municipi, per il loro legame
con la storia del teritorio, con una sana riforma sarebbero diventate un altro luogo autonomo di
partecipazione democratica e di controllo dal basso, laddove le regioni, nella forma tradizionale e
in quella riformata rimangono lontane dai bisogni della gente e pi esposte alla corruzione e alle
infiltrazioni malavitose. Il fatto pi sorprendente nuovo di questi ultimi anni stata la metamor-
fosi della Lega Nord, che sembra aver messo almeno provvisoriamente in soffitta il separatismo
con cui aveva compattato il nucleo originariamente lombardo per candidarsi con successo a par-
tito nazionale collocato nel centrodestra con aspirazioni egemoniche.
Liniziativa del Convegno aveva trovato uno stimolo nella disaffezione diffusa in Italia tra la
gente comune allidea di patria e nellaggressivit di alcuni particolarismi locali, che sembrano
mettere in discussione lidea di nazione italiana, come organismo collettivo produttore di pro-
grammi condivisi e come senso di appartenenza capace di produrre valori e destare emozioni. Il
riproporsi, al di fuori dei partiti tradizionali, di spinte autonomiste o comunque di una insoffe-
renza alla retorica patriottica tradizionale, pur con numerose contraddizioni e forti resistenze e
controspinte, sollecita a ipotizzare un percorso multilineare, realistico e mitopoietico, che porti
allaccettazione di diverse rappresentazioni della nazione italiana e della sua storia e fare del loro
reciproco riconoscimento e coesistenza un valore condiviso e perci un punto di forza. Sulla
disaffezione soprattutto delle ultime generazioni allidea di patria e alla solidariet nazionale non
risultano effettuate ricerche empiriche vaste e approfondite, ma esistono spie significative per
quanto di valore sintomatico e di importanza non decisiva come quelle linguistiche: lItalia
accoglie nel suo lessico pi anglicismi della Francia e della Spagna, alle quali un forte orgoglio na-
zionale fa operare una pi stretta sorveglianza sui confini della lingua. La Spagna in particolare si
serve dei quotidiani per insegnare come evitare di imbarbarire la lingua nazionale e la Catalogna
gioca la carta della difesa della lingua catalana per rafforzare la propria autonomia dalla Spagna.
Nellelaborare le linee programmatiche delle tre Giornate di studio, avevamo posto nuove do-
mande al fenomeno degli autonomismi, che in quel periodo viveva una stagione di confronti vivaci
e a momenti particolarmente accesi, per comprendere, attraverso una ricognizione di programmi,
ma anche di atteggiamenti e sintomi, se il rischio, da pi parti paventato, della deriva oscurantista
dei particolarismi locali potesse essere maggiore della prospettiva del ritrovamento, in essi comun-
que presente, di forme di vita comunitarie, familiari e solidali, pienamente compatibili con i valori
di una societ aperta e di una democrazia partecipata. In ogni caso, le forme estreme o ideologiche
dagli autonomismi non possono essere evocate come deterrente per scoraggiare la ripresa del dibat-
tito sulle domande di riconoscimento, che emergono dai movimenti.
Poich la costruzione della nazione in parte il portato della storia, in parte opera dei
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stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
gruppi dirigenti, si impone forse la necessit di uno sguardo sul passato italiano, per doman-
darsi se questa disaffezione abbia origini remote e la si debba ricercare nella pluridecennale
mancanza di unit delle forze politiche. Forse necessario interrogarsi se questa vicenda di
lacerazioni che ancora segna la vita italiana non venga da pi lontano, almeno dai particola-
rismi medioevali e dalle lotte interminabili che essi produssero, se non si obiettasse che anche
altre nazioni europee hanno conosciuto esperienze di tipo analogo, che non hanno sortito ef-
fetti simili ai nostri. Ma certamente gli italiani, una volta realizzata tardivamente lunificazione
nazionale, nellultimo secolo e mezzo hanno visto i cattolici per lungo tempo fuori dello Stato,
anarchici e comunisti contro lassetto politico liberale, fascisti contro i liberali e i comunisti, co-
munisti e socialisti contro i democristiani e cos via. Occorre domandarsi se queste lacerazioni
abbiano reso difficile dare un volto unitario o conferire una somiglianza di famiglia a tutti
gli italiani, che prima dellunit erano popoli diversi, con accentuate diversit regionali al loro
interno, con diverse storie, diverse culture e diversi livelli di sviluppo, e che hanno conservato
molte delle caratteristiche originarie almeno fino al secondo dopoguerra.
Il modello giacobino di Stato adottato dalla classe dirigente dopo lunificazione e condiviso
pressoch da tutti gli schieramenti politici fino ai nostri giorni, nonostante le scelte accentra-
trici (solo circa mezzo secolo fa mitigate dalla concessione di autonomie regionali di facciata),
non stato tanto forte da distruggere quelle diversit, n tanto debole da consentire che esse
prevalessero al punto da ispirare una trasformazione dellaccentramento amministrativo nel
senso di un federalismo democratico. Solo a partire dal secondo dopoguerra si rafforzata nei
ceti intellettuali e in alcuni settori degli schieramenti politici la domanda di autonomie locali,
ma listituzione delle regioni parve a molti (e per non pochi versi lo era) la sua negazione. I ter-
mini nuovi cui si torna a chiedere lautonomia implica il trasferimento di parte della sovranit
dallo Stato ai comuni e alle regioni, in base a quello che oggi si chiama principio di sussidia-
riet, che assicura ai diversi livelli di autorit le competenze che sono adeguati a svolgere. Se
fosse stato realizzato in questa forma, il decentramento avrebbe consentito di realizzare una
compiuta democrazia, fondata sul governo diretto dei municipi, e avrebbe garantito le diversit
e assicurato alla nazione una unit reale, sulla base di un consenso che partiva dalla gente. Fino
a qualche decennio addietro il federalismo era sopravvissuto come una idea perdente, e Bobbio
ne attribuiva la causa al fatto che fosse sostenuto da pochi politici che vedevano troppo vicino
e da una minoranza di intellettuali che guardavano troppo lontano. I nuovi autonomismi sotto
questo aspetto si configurano in molti casi come potenziali movimenti di massa o come inter-
preti di una sensibilit pi diffusa e di bisogni ampiamente condivisi.
Al risveglio dei particolarismi si accompagnato il fenomeno dellinvenzione di nuove tra-
dizioni, che funzionano come riferimenti mitici e strumenti di legittimazione delle tendenze
autonomiste e federaliste: le radici celtiche e asburgiche della Padania, il Meridione preunita-
rio e larmonia perduta del Regno borbonico evocati dai neoborbonici, la cultura meridiana
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Q uaderni
inventata da alcuni gruppi intellettuali del Sud, la storia altra della Sicilia e della Sardegna, il
ritorno del Veneto alla Repubblica di San Marco. Non potranno essere trascurati il diverso
peso delle nuove mitologie, ed il loro diverso radicamento nella realt popolare delle regioni
italiane, nellovvia impossibilit di confondere, per esempio, il revisionismo filoborbonico, che
rivendica lonore offeso di Sud e sollecita non senza ragioni una riscrittura dellintera vicenda
storica che ha portato allunificazione nazionale, con i miti e riti della Lega Nord, che, pur nella
loro estrema semplificazione problematica, hanno conferito a questa formazione politica il po-
tere e la forza di radicarsi durevolmente sul territorio lombardo-veneto e legittimano un modo
particolare di fare politica e amministrare le citt.
superfluo ricordare che una significativa anticipazione delle mitologie autonomiste, nata
in opposizione ai miti cesarei della Roma imperiale e delle politiche di accentramento, si ri-
trova in una tradizione storiografica minore, che ha acquistato una certa consistenza a partire
dal secondo Settecento, che vedeva il nucleo originario della nazione italiana (sangue, lingua,
istituzioni) nei municipi liberi e autonomi dellItalia preromana, uniti in una confederazione.
Forse una riflessione su questa storiografia mitologizzata pu restituire una profondit storica
a fatti contemporanei ritenuti troppo superficialmente folkloristici.
Sarebbe, a dir poco, leggerezza, considerare i napoletani che in vario modo si riconoscono
nei cosiddetti neoborbonici un gruppuscolo di patetici nostalgici fuori della storia; e leggerezza
maggiore sarebbe giudicare in maniera analoga i tanti aderenti alle Lighe Venete, i cui rappre-
sentanti peraltro amministrano comuni e province e svolgono ruoli a volta importanti nella
vita amministrativa e pubblica delle loro realt. Forse nelle regioni del Sud i movimenti analo-
ghi non godono dello stesso radicamento nel territorio, ma non si pu ignorare che anche nelle
tradizioni intellettuali del Mezzogiorno le rivendicazioni autonomiste hanno una storia lunga,
materiata di pensiero, di approfondimenti teorici e di pratiche sociali: si pensi per fare un
esempio importante al lavoro svolto negli ultimi cinquanta anni da Francesco Tassone e dai
Quaderni del Meridione e delle isole. Ma si pensi pure allautonomismo siciliano, anche se su
di esso si stesa e si stende tuttora lombra di a volte oscuri potentati. Quanto ai sardi, i movi-
menti autonomisti, sia pure tra contrasti interni e lacerazioni, hanno attraversato la storia degli
ultimi due secoli della Sardegna, e rappresentano ancora una parte notevole della sua cultura,
su cui importanti personaggi, autonomisti come Lussu, hanno impresso un segno forte. Se poi
si volesse sostenere che i movimenti autonomisti sono semplici fenomeni folkloristici, senza
importanza e senza futuro, il successo della Lega Nord sta a dimostrare esattamente il contra-
rio, perch ha ampiamente provato che autonomia, secessione, indipendenza sono un rischio
reale per lItalia, come per molte altre nazioni, perch erano gi latenti nella storia di molti stati
nazionali costruiti in maniera sbagliata e ora sono alimentati dalla stessa globalizzazione, che
nella sua dinamica interna indebolisce gli stati e produce omologazione, ma anche, comple-
mentarmente, particolarismi e differenze. Altrimenti non riusciremmo a spiegarci come negli
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ultimi decenni e in piena globalizzazione siano comparsi nel mondo oltre settanta nuovi stati
nazionali, frutto nella maggior parte dei casi della disgregazione di nazioni e di imperi.
Sia che facciano leva sullorgoglio locale o lonore offeso o la storia negata o lo sfruttamento
economico, i movimenti autonomisti rappresentano una fetta, a volte consistente, della societ, che
si ha il torto di ignorare, confinandola nellarea dei particolarismi gretti e patetici o dei tradiziona-
lismi fanatici e oscurantisti. I loro aderenti sono membri attivi della societ, studiosi, cultori di sto-
ria patria, ideali custodi delle tradizioni locali, difensori della lingua napoletana o veneta o sarda,
gestori di luoghi culturali in cui si contribuisce a costruire lidentit di un popolo e si garantisce la
continuit di uno stile collettivo, di un modo irripetibile di stare al mondo. Si organizzano, anche se
in maniera a volte soverchiamente elastica e vaga, in movimenti, perch il mondo che essi difendo-
no soggetto a minacce nuove, che si aggiungono a quelle storiche: la distruzione delle risorse del
territorio, la degenerazione della classe politica, il dominio planetario delle grandi corporazioni,
la perdita di sovranit degli Stati, la distruzione di forme di socialit, di cultura, di solidariet. Lo
stesso loro collocare lorigine di tutti i mali in un passato eccessivamente difeso e idealizzato sono
la metafora di questa sensibilit, di questo disagio. questa lattualit della loro nostalgia.
Le giornate di studio erano state ideate anche per assumere il problema di come la gente co-
mune interpreti la storia che ha portato allunificazione nazionale, per verificare fino a che pun-
to le varie forme (estremiste, moderate, mitologiche, realistiche ecc.) di revisionismo antiuni-
tario si siano tradotte o meno in un modo comune di sentire, come effetto della loro diffusione
attraverso la scuola, i mass media, i giornali, i partiti politici, linformatica e leditoria. Evitando
di limitarci a registrare le tendenze a rifiutare la mitografia patriottica del nostro passato collet-
tivo, per sostituirla con una rappresentazione diversamente inattendibile della storia nazionale,
si tratta di prendere in considerazione le ragioni pi sane di questo rifiuto della retorica risor-
gimentale, e chiedersi se esistono gli elementi per la costruzione di una diversa immagine della
nostra storia identitaria. La rilettura critica del Risorgimento non pu non approdare a una
nuova immagine della nazione, evitando di opporre al negazionismo uno sterile nichilismo.
Lidentit nazionale si riscrive ogni volta che lemergere di nuovi valori obbliga moralmente a
fare i conti col proprio passato: se i nostri valori emergenti sono laccettazione delle diversit,
il principio dellaccoglienza, la trasparenza, la democrazia, la tolleranza, la solidariet, ha forse
poco senso accettare e legittimare (quando non si riesce pi a nasconderle) quelle che a molti
ormai sembrano le turpitudini del passato, invece di fare i conti con esse, e, per esempio,
come sta facendo in molti casi la Chiesa, vergognarsene e chiedere scusa a chi le ha subite. Non
facendolo, si perpetuano forse fino a un punto critico lacerazioni storiche e si alimenta un vit-
timismo e un rivendicazionismo da esclusi, che nuoce alla coscienza e alla coesione nazionale.
Non sembra condivisibile la tesi i secondo cui una politica nazionale troppo disposta verso gli
immigrati e ideologicamente multiculturale incoraggi inevitabilmente gli atteggiamenti di chiu-
sura delle spinte autonomiste. Sarebbe, questo, un aspetto di una tesi pi generale, secondo cui la
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paura dello straniero, sia quella che accompagna i fenomeni immigratori, sia quella che segna la
compresenza delle etnie viciniori nelle aggregazioni multietniche, tenda a trasformare le societ
aperte in societ chiuse. Questo nessuno lo ignora in parte (in alcune parti) gi accaduto, e
potrebbe ancora accadere, anche se non necessariamente. Se ancora si pensa che lo straniero lo
mandano gli dei o il diavolo, basta stare dalla parte degli dei. Se sbagliato (o poco coraggioso)
valutare un fenomeno a partire dalla sua deriva, comunque ragionevole pensare che, laddove
non fosse ispirata da sani principi democratici e da un solidarismo senza confini, la spinta auto-
nomista e la difesa del territorio potrebbero trasformarsi in localismo centralista capace di arriva-
re ad escludere gli estranei e costringere le minoranze allassimilazione o alla marginalizzazione.
allappuntamento con la Storia, per via almeno di due elementi fondamentali, che stanno segnan-
do i destini collettivi: il risveglio delle comunit, la rinascita della vita associativa e la riscopeta del
territorio dopo decenni di incuria e di devastazioni prodotte da operazioni illegali e da uno svi-
luppo distorto da un lato, la crescente ed inarrestabile interdipendenza delle economie e delle po-
litiche globali dallaltro: si va sempre pi affermando la convinzione che il moltiplicarsi di identit
collettive multipolari su scala planetaria sia oggettivamente favorevole alla soluzione federalista
per via della sua molteplice articolazione di strutture politiche. allinterno di strutture federali
che gli Stati nazionali possono superare le loro crisi sempre pi frequenti e preoccupanti. Se si
dissolvesse lUnione Europea, il declino dellOccidente sarebbe inarrestabile. Ma dovr trattarsi
di un federalismo sentito e voluito dal basso, capace di costruire unEuropa finalmente diversa.
Il ruolo dellantropologia
G
lezza che negli Stati a struttura multietnica e
li etnicismi erano entrati in quelli che contengono minoranze etniche
nei problemi delle societ le lite risultano il pi delle volte formate su
postmoderne con una ener- base etnica e che perci la disuguale distri-
gia insospettata, che quasi buzione delle risorse favorisce alcune etnie
universalmente riconosciuta come la forza a svantaggio delle altre. sembrata questa,
dei sistemi delle credenze, delle tradizioni se non la ragione fondamentale, una delle
e, secondo i teorici della rivincita di Dio, ragioni importanti dellesplosione degli et-
delle religioni. Un correttivo alle letture ri- nicismi contemporanei. Questa lotta per le
gidamente culturaliste del fenomeno rap- risorse materiali non sempre facilmente
presentato da quanti nel concreto lavoro di riconoscibile, perch gli interessi economici
analisi focalizzano quello che negli etnicismi si mascherano solitamente da valori e idea-
appena emerge o interamente si nasconde, li, non tanto per un proposito di mistifica-
a cominciare dalla rivendicazione o difesa zione, quanto perch le risorse simboliche,
delle proprie risorse, individuando il peso le ragioni ideali e i principi religiosi hanno
che la loro disuguale distribuzione ha avuto una maggiore forza di suggestione e una pi
ed ha nella nascita o nel rafforzamento dei forte capacit di coinvolgimento. Questo fa
revival etnici e delle odierne istanze autono- s che, tutte le volte che esplodono le riven-
miste e separatiste. La consapevolezza del dicazioni delle etnie svantaggiate o oppresse
rapporto esistente tra dominanza etnica e o delle minoranze etniche, vengano contra-
controllo delle risorse (come forma privi- state da reazioni che vengono rappresentate
legiata e strumento decisivo dellesercizio dalle lite come difesa della cultura e delli-
del potere) comporta la giusta attenzione dentit nazionale, che sono i beni che appar-
ai meccanismi che trasferiscono le doman- tengono a tutti e fondano la coesione di un
de economiche sulle rivendicazioni etniche. popolo. Sembra difficile, come dimostrano
In linea generale la gente percepisce chiara- i contributi dei relatori spagnoli, Pablo Pa-
mente che allinterno degli Stati i beni mate- lenzuela, Isidoro Moreno e Montserrat Clua,
riali sono diversamente distribuiti e che que- negare quanto abbiano contribuito a raf-
sta diversa distribuzione a tutto vantaggio forzare le rivendicazioni autonomiste delle
dei ceti dominanti e dei gruppi di potere pi regioni iberiche la presa di coscienza della
forti, ma la novit maggiore degli ultimi de- loro dipendenza economica da Madrid e
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Q uaderni
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Le relazioni dei tre antropologi sono state tenute il 2 marzo 2012 nella seconda giornata di studio dedicata a La
dis-unit dItalia e delle alre nazioni.
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stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
2
Oltre la relazione tenuta nella giornata di studio sopra riocordata, Isidoro Moreno ha dedicato a questo tema nu-
merosi scritti, che citiamo nella Bibliografia in fondo a queste pagine.
3
C. Dionisotti, Geografia e storia della letteratua italiana, Torino, Einaudi, 1967; P. Fasano, Per una nuova angolazio-
ne della storiografia letteraria italiana. Il mito unitario e la prospettiva regionale, in Il Ponte, a. XXV. N. 11 (1969).
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Q uaderni
delle scienze sociali. La questione non potr mismi come oggetto di studio, in sintonia
essere oggi ripresa, alla luce dellesplosione con una tradizione intellettuale e politica di
dei nuovi autonomismi, se non attraverso grande prestigio. Il quasi silenzio degli an-
una analisi di pi ampio respiro, che tenga tropologi su questo problema rimane fino
conto dei termini nuovi in cui si ripropone a questo momento inspiegabile, dal mo-
oggi il rapporto locale/globale e restituisca mento che solo in pochi scritti essi si sono
alle differenze locali il nuovo spessore che preoccupati di combattere il secessionismo
hanno acquisito nel mondo contemporaneo. velleitario dei leghisti piuttosto che appro-
Gli antropologi spagnoli, prendendo po- fondire il senso delle spinte autonomiste
sizione a favore degli autonomismi, hanno il contemporanee. Se i pochi studi italiani sul-
merito di costituire una saldatura coraggiosa la Lega Nord hanno guadagnato rispetto al
tra la ricerca scientifica e alcune emergenze fenomeno leghista una distanza eccessiva,
forti e drammatiche della vita politica e so- mutuando dalla cultura politica dei partiti
ciale, che rimane estranea alla maggior parte un atteggiamento di critica dallesterno (di
delle esperienze e dei movimenti autonomi- fatto estraneo allesperienza antropologica),
sti pi recenti. In Italia la Lega Nord ha pra- gli antropologi iberici trattano lautonomi-
ticato per parecchi anni una forma modera- smo andaluso e catalano in maniera radical-
ta quanto chiasosa di razzismo per sostenere mente opposta, quella della condivisione al
la sua battaglia per lautonomia, che avrebbe limite dellidentificazione. Questa scelta di
potuto invece coinvolgere gli altri autonomi- campo ha almeno dischiuso allantropologia
smi italiani, con alcuni dei quali peraltro spagnola la possibilit di una comprensio-
sprofondata in una rancorosa polemica, che ne olistica e non ideologica delloggetto di
reitera la banalit degli stereotipi tradiziona- studio, con lapprofondimento delle radici
li sulla differenza tra il Nord e il Sud della storiche dellautonomismo, delle connessio-
penisola. ni dei problemi dello sviluppo e del merca-
difficile stabilire quanto questo atteg- to del lavoro con i problemi identitari, della
giamento della Lega Nord abbia distolto e deformazione ispanocentrica che la cultura
scoraggiato gli intellettuali (e gli antropo- nazionale spagnola ha operato sulle culture
logi) italiani dalla assunzione degli autono- regionali4.
4
Lelemento comune alle analisi degli antropologi spagnoli la loro focalizzazione sul momento critico del pas-
saggio dallautonomia alla domanda di indipendenza. Con la Costituzione del 1978 nasce in Spagna lEstado de
las Autonomias. Secondo Pablo Palenzuela in questo periodo fino ad oggi lantropologia spagnola ha studiato i
marcatori di identit, che dimostrano lesistenza nel territorio spagnolo di diverse nazioni culturali e rivendica i
diritti storici allautogoverno, riconosciuti nella Costituzione Repubblicana del 1932 a quei territori che la stessa
Costituzione spagnola oggi in vigore denomina nazionalit storiche. In questo modo lantropologia spagnola,
cui non estranea una significativa influenza gramsciana, d un contributo, come disciplina applicata, al ricono-
scimento della realt plurinazionale dello Stato spagnolo. Questo orientamento rappresenta una rottura episte-
mologica rispetto al colonialismo antropologico di cui parla Moreno, a proposito dei folkloristi spagnoli e dei
viaggiatori stranieri, che avevano rappresentato la realt regionale come una alterit lontana ed esotica. Da parte
sua Isidoro Moreno, in contrasto con la storiografia ufficiale, che fa nascere la Spagna nel secolo XV, grazie alluni-
t nazionale realizzata dai re cattolici, data la prima costruzione dello Stato unitario in Spagna sul finire del secolo
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stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
XVIII, con la instaurazione della monarcia borbonica. da allora che si afferma il proposito della costruzione
dellidentit nazionale spagnola, a dominanza castigliana, utilizzando i meccanismi di coazione e di persuasione
di cui dispone il potere politico per negare le altre identit, quelle della Catalogna, dei Paesi Baschi, dellAndalusia,
della Galizia, delle Canarie. Questa politica si rafforzata negli ultimi 150 anni, assumendo un carattere etnocida
durante la dittatura franchista. La pi recente esplosione delle domande autonomiste e indipendentiste in Spagna
un prodotto, oltre che della presa di coscienza dello sfruttamento economico delle regioni iberiche da parte dello
Stato spagnolo a dominanza catalana, della vitalit e forza delle culture non castigliane, che hanno trovato il modo
di esprimersi anche nei momenti di dura repressione, mentre il rifiuto del nazionalismo spagnolo di accedere a so-
luzioni federali o confederali ha di fatto rafforzato le spinte centrifughe. La storia della Spagna stata cos segnata
dalla tensione permanente tra il centralismo del nazionalismo madrileno, sia nella versione integrista, conserva-
trice e ultracattolica, sia nella versione giacobina, e le identit culturali e politiche dei diversi popoli della Spagna,
che si sono espresse in misura maggiore o minore in forma di nazionalismi periferici o etnonazionalismi. Lattuale
Stato delle Autonomie, nato dalla Costituzione del 1978, stato un tentativo, ora esaurito, di disincentivare i
principali focolai di nazionalismo non spagnolista attraverso un decentramento amministrativo e la concessione
di un livello significativo di autogoverno ai popoli riconosciuti come nazionalit storiche, la Catalogna, i Paesi
baschi e la Galizia, ma anche concedendo quasi la medesima autonomia a regioni e addirittura a province prive
di identit politica e in qualche caso anche culturale. La situazione catalana illustrata da Montserrat Clua nella
relazione pubblicata in questa rivista, che colloca la Catalogna allinterno della categoria delle nazioni senza Stato
presenti ancora oggi su scala planetaria, per avere conservato la sua identit e la sua fisionomia storica anche dopo
la guerra civile spagnola e la dittatrura franchista. Fino al 2004 la Catalogna sembrava soddisfatta dellautonomia
che le garantiva la Costituzione del 1978, nel quadro di appartenenza allo Stato spagnolo, in cui trovava sufficien-
temente assicurato un livello elevato di autonomia legislativa e ampie libert e diritti in settori importanti quali
leducazione, la giustizia, la sanit. Nel 2004 i catalani cominciano a porre il problema della sovranit e a parlare
di indipendenza politica, supportati da da un ampio favore popolare certificato dai sondaggi. Montserrat Clua
individua le ragioni di questa svolta, oltre che nellarrivo degli immigrati e nella crisi economica, nei cambiamenti
prodotti nella coscienza politica dal passaggio dal governo socialista di Zapatero al governo conservatore, che ha
fatto maturare una diversa rappresentazione della nazione spagnola. Sullautonomismo andaluso si possono vede-
re ancora i saggi indicati in nella Bibliografia di G. Cano Garca et alii, I. Navarro Moreno, J. Prat et alii, R. Josep
Llobera.
19
Q uaderni
5
A. Minc, La vendetta delle nazioni. La rinascita dei nazionalismi, Milano, Sperling & Kupfer Editori,
1993 (or. 1990), p. 40.
6
Ibidem, p. 28.
7
Idem, p. 30.
20
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nota lesigenza di superare la concezione tradizionale dello Stato presente in altre proposte, rimaste estranee alle
tematiche delle nostre Giornate, che pu essere utile evocare. Esse vanno nella direzione di due modelli diversi:
partono dalla costatazione della crisi dello Stato nazionale, per approdare alla prospettiva di un governo mondiale,
oppure privilegiano la considerazione dellinterdipendenza globale di tutti gli Stati e favoriscono la nascita del di-
ritto internazionale dei diritti umani. Entrambi i modelli conferiscono una importanza eccessiva allidea dellin-
debolimento degli stati tradizionali e non sembrano fornire risposte capaci di abbracciare la complessit della crisi
contemporanea, in cui si accampano domande identitarie, conflitti di culture e problemi di giustizia distributiva.
Per un altro verso il nuovo contesto internazionale, che ha visto la fine della guerra fredda, la disgregazione dellim-
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stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
pero russo, lindebolimento della sovranit nazionale e il superamento dei blocchi e schieramenti tradizionali
sembrano favorire il ruolo delle organizzazioni universalistiche e in primo luogo dellONU. Ma intanto si andata
formando una sorta di societ civile nazionale transnazionale, che comprende associazioni non governative,
operatori culturali, docenti delle scuole e delle Universit, imprenditori ecc. che possono essere chiamati a in-
tervenire su questioni quali la pace e le persecuzioni politiche, e promuovere la solidariet. Proprio la solidariet
deve fungere da limite e correttivo alla nozione tradizionale di sovranit degli Stati, intimamente connessa con la
formazione degli Stati-nazione, ormai messa in discussione, per via dellinterdipendenza globale di tutti gli Stati.
La sovranit si deve conciliare col principio di solidariet, che si fonda sullaffermazione dei valori universali. In
questo quadro si affermato un vero e proprio corpus di diritto internazionale dei diritti umani e non bisogna
fare altro che trovare gli strumenti efficaci per applicarlo. Esso deriva dalla Carta delle Nazioni Unite e delle altre
convenzioni sui diritti umani e gode di un riconoscimento giuridico vasto, ma non totale. Parte non dal principio
di sovranit degli Stati, ma dal principio di sovranit originaria, pro quota, delle singole persone umane, assunte
tutte uguali, tutte titolari di diritti umani che preesistono alla legge scritta. Le norme istituzionali sui diritti umani
vanno fondando perci un transnazionalismo attivo e organizzato, diverso dal transnazionalismo delle imprese
multinazionali e delle organizzazioni finanziarie dominanti (G. Picco-G. Delli Zotti (a cura), International Solida-
rity and National Sovereignty, Gorizia, ISIG, 1995, pp. 119 e 116-118).
23
Q uaderni
smo e gli effetti delle politiche neoliberali nei J. Casanova, Oltre la secolarizzazione. Le religioni
territori indigeni. La relazione conflittuale alla riconquista della sfera pubblica, tr. it., Bo-
degli indigeni messicani con lo Stato illu- logna, Il Mulino, 2000 (or. 1994).
strata in tutta la sua ampiezza da Alicia Ca- P. Chiozzi (a cura), Etnicit e potere, Padova,
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zione subalterna che questi popoli occupano
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nella nazione segnata dalle logiche e dalle N. Ferguson, Occidente. Ascesa e crisi di una civil-
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dominanti nelle forme delluniversalismo e R. Galissot-M. Kilani-A. Rivera, Limbroglio etni-
del differenzialismo, dalle teorie e ideologie co, Bari, Dedalo, 2001.
razziste, liberali, nazionaliste, neolibera- E. Galli della Loggia, La crisi dellidea di nazione,
li dello sviluppo, che orientano le politiche in Nuova Antologia, a. 128, f. 2188 (1993,
dello Stato per fare nazione e legittimare il pp. 130-42.
suo potere: le stesse che, a loro volta, rispon- E. Gellner, Nazioni e nazionalismo, tr. it., Roma,
dono prevalentemente alle richieste del ca- Editori Riuniti, 1987 (1983).
pitale per la sua espansione e riproduzione. E. Gellner, Antropologia e politica, tr. it., Roma,
Editori Riuniti, 1999 (1995).
La crisi, che minacciava la stessa esistenza di
M. Graziano, Guerra santa e santa alleanza, Bolo-
queste popolazioni, ha segnato il momento
gna, Il Mulino, 2014.
della sua ribellione e della difesa delle sue
M. Graziano, Italia senza nazione? Geopolitica di
autonomie. una identit difficile, Roma, Donzelli, 2007.
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24
stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
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Italia. Una penisola in frantumi?
Simona Piera De Luna
U
na nazione non pu definir- allunificazione nazionale e di essere stati,
si tale se non realizza al suo insieme al Giappone, paesi a sviluppo indu-
interno una relativa omo- striale ritardato. In questi casi notoriamente
geneit culturale, capace la forza dello Stato dipender dal maggiore
di garantire certezza di diritti, opportunit controllo che esercita sulla vita economica
per tutti e rispetto delle differenze allinter- e sui limiti che pone alle istituzioni liberali,
no di un sistema dei valori comuni e lav- ma, almeno in Germania e in Italia, la let-
valoramento di esse che produce ricchezza teratura e il teatro hanno fatto la loro parte
materiale e spirituale. Uno Stato viene meno questo il nodo centrale della tesi di Helga
alle sue funzioni e mette a repentaglio la Finter, docente allUniversit di Gisen nel-
sua stessa esistenza quando non riesce ad la costruzione dellidentit spirituale dei due
evitare che le differenze diventino radicali e popoli: Dante, Petrarca e Boccaccio da una
producano indifferenza ai valori condivisi, parte, Lessing, Schiller e Goethe dallaltra,
estraneit e ostilit. Le attuali spinte disgre- nella letteratura, sono le figure emblema-
gatrici degli Stati nazionali trovano in alcu- tiche che, assunte come modelli anche lin-
ni casi, come quello italiano, la loro genesi guistici, hanno contribuito contribuiscono
storica nel modo stesso in cui la loro uni- a creare il legame sociale unificatore che
ficazione stata realizzata. Se in Italia, nel fonda la coscienza nazionale. Allo stesso
confronto, per esempio, con la Germania, scopo hanno collaborato in maniera im-
appare relativamente maggiore la forza delle portante il teatro e lopera, Verdi in Italia
identit e dei particolarismi locali, certifica- e Wagner in Germania. La studiosa appro-
ta dal fenomeno del leghismo e dal riven- fondisce in particolare la funzione impor-
dicazionismo del Meridione, le tensioni tra tante svolta dal melodramma in Germania,
nazioni e Stato non sono del tutto estranee di cui lo stesso Wagner teorizz la funzione
alla Germania, almeno nel senso che i tede- sociale, e in Italia il melodramma sembra
schi amano sentirsi un popolo, assai pi che avere avuto la stessa importanza2. Ma non
uno Stato1. Germania e Italia hanno in co- solo lalta cultura ha collaborato agli sforzi
mune il fatto di essere pervenuti in ritardo per la formazione della coscienza naziona-
1
A. Minc, La vendetta delle nazioni, Milano, Sperling & Kupfer, 1993 (or. 1990), p. 250.
2
O. Finter, relazione tenuta il 2 marzo 2012 nella seconda giornata di studio su La dis-unit dItalia e delle Altre
nazioni.
27
Q uaderni
3
Su fenomeni di questo tipo ved. I. Porciani, La festa della nazione. Rappresentazione dello Stato e spazi sociali nellI-
talia unita, Bologna, Il Mulino, 1997.
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stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
italiana? Molti storici di conclamata mode- ra federale5. Possiamo andare oltre anche
razione, forse incalzati da una pubblicistica noi, constatando che problemi e difficolt di
superficiale ma ansiosa di cavalcare il nuovo questo tipo ed altre ancora possono rende-
che avanza, si sono spinti a scrivere che li- re ragione di un mancato sviluppo o di uno
dea che il popolo italiano abbia creato lunit sviluppo distorto, di ritardi o di regressioni;
un mito e che il movimento nazionale ita- ma, se una nazione accenna a disintegrarsi,
liano fu, in massima parte, unimpresa delle la spiegazione pi plausibile non pu essere
classi colte e agiate, mentre nella maggio- che questa nazione stata costruita male.
ranza del popolo la coscienza nazionale era
ancora da creare mediante un grande sforzo
di educazione civica4: parole sacrosante, gi La parabola della Lega Nord
pronunciate negli anni dellunificazione da
Massimo DAzeglio e altri, che, riprese dopo La parte vincente degli autonomismi e
centocinquanta anni di vita unitaria e di ac- federalismi moderni, cresciuti dal basso, in
culturazione pressoch coatta, non possono Italia rappresentato dal leghismo padano.
non risuonare come una clamorosa dichia- Nella prima fase della sua esistenza la Lega
razione di fallimento del progetto unitario. Nord si presentava come un bellicoso partito
In genere, a questi limiti della classe dirigen- di opposizione, di fatto lunico, se si conside-
te vengono associati, come corresponsabili ra il consociativismo che dominava in quegli
del ritardo dellintegrazione mentale delle anni nella politica italiana. Nel proposito di
popolazioni nella nazione larretratezza del difendere il denaro pubblico e i propri soldi,
Meridione e delle plebi in particolare, e al- oltre che per autentiche istanze moralizzatri-
tre difficolt, quali lopposizione dei cattolici ci, i leghisti si trovarono ad essere sostenitori
allo Stato italiano, la crisi delle istituzioni li- di mani pulite e contribuirono al succes-
berali di fine secolo, gli insuccessi militari. so delle inchieste dei giudici. A differenza
Qualcuno per, con maggiore perspicacia, degli autonomismi meridionali e insulari,
ha sostenuto la necessit di chiedersi se gran il problema delle risorse economiche sta-
parte di quelle difficolt non sia forse ade- to largomento decisivo nel determinare la
rente al progetto stesso di intervenire arbi- nascita del leghismo e nel compattarlo nella
trariamente nel corso regolare del processo forma di un partito a base democratica, ca-
di formazione di una nazione moderna e pillarmente diffuso nel territorio. Lobiettivo
che ci si pu domandare come la nazione polemico pi forte dei primi lustri stata
italiana sarebbe evoluta con una struttu- la contestazione linguisticamente virulen-
ra federale simile [a quella della Germania ta della pressione fiscale e della spoliazione
unificata], e quali effetti avrebbe avuto sul del Nord esercitata da Roma ladrona, cui
divario tra Nord e Sud, se il Regno delle Due si associava la critica radicale allo statalismo
Sicilie fosse stato integrato in una struttu- e alla partitocrazia. Laltro bersaglio polemi-
4
V. Sellin, Ripensare la storia dellItalia unita, in AA.VV., LEuropa e laltra Europa, Napoli, Guida, 2011, p. 204.
5
Ivi, p. 209.
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Q uaderni
6
U. Bossi, Il Risorgimento sbagliato, in L. Greco, Piemontisi, Briganti e Maccaroni, Napoli, Dick Peerson, 1993, p. 301.
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ceto dei piccoli e medi produttori, che ave- capo e la formazione di gruppi di potere sem-
vano fatto la ricchezza del lombardo-veneto, pre pi ristretti. Il legame forte col territorio,
ma si trovava a fronteggiare i sostenitori di laccorto pragmatismo e lattivismo intenso
unEuropa diversa, in quel momento (e an- che, almeno fino allemarginazione del grup-
cora oggi) espressione delle leads politiche po dirigente bossiano, hanno segnato la vita
nazionali, delle lobby internazionali e del- del movimento, non sono riusciti a compen-
la politica americana. Negli ultimi tempi la sare la povert teorica dei leghisti, che non
Lega Nord sembra avere abbandonato lidea sono andati oltre un recupero superficiale e
delle tre macroregioni (Nord, Centro, Sud) parziale di Cattaneo, filtrato attraverso lan-
per una Euroregione del Nord, guardando timeridionalismo razzista di Miglio, mentre
maggiormente a una Europa rifondata, che la concentrazione del potere decisionale in
unificandosi, avr i suoi punti di riferimento un cerchio magico di sodali compattati da
non pi negli Stati nazionali, ormai destituiti interessi familiari e personali nonch da equi-
delle funzioni pi importanti, ma nelle aree voche connivenze, ha fatto crollare il mito
regionali liberamente aggregate. del Settentrione laborioso e onesto. Il resto
La Lega Nord sugli altri movimenti auto- lo hanno fatto le infiltrazioni mafiose e ca-
nomisti italiani ha il vantaggio di essere di- morristiche nelgli apparati amministrativi. Il
ventata un partito fortemente radicato nella modello settentrionale, che sembrava imporsi
realt regionale e di essere arrivato a svolge- come una alternativa alla degenerazione delle
re un ruolo importante, che gi in qualche istituzioni nazionali, ha cominciato a perdere
momento sembrato egemonico, nella vita credibilit nellultimo lustro. Per dirla con le
nazionale, ed oggi pi apertamente si candi- parole di Vito Teti, il Nord si meridiona-
da a governare lItalia, dopo aver attraversato lizzato con larrivo della criminalit organiz-
una complessa parabola di arretramenti e di zata, e gli integerrimi imprenditori e uomini
avanzate fulminee. Esaurita la prima fase del- politici del Nord (la stessa Lega) si sono ri-
la sua storia, in cui diede un importante con- velati pi clientelari, familisti, tangentisti dei
tributo moralizzatore, che favor le inchieste meridionali7. I fatti che hanno segnato il de-
di mani pulite, alleandosi con Berlusconi clino del sistema Bossi consentono di scopri-
la Lega Nord ha sperimentato la difficolt di re, razzismo a parte, un Nord non estraneo
conciliare gli interessi popolari, espressi in al familismo amorale rimproverato al Sud,
un solidarismo organicista a livello regionale esposto anchesso alla corruzione pubblica,
e antinazionale, con il liberalismo rampante spesso complice dei guasti inflitti al territorio,
e immorale della cultura berlusconiana, non delle strategie omologhe al sistema politico.
del tutto attenuato dalla comune fiducia nel- Ma fino a che punto le due Italie sono
la libert del mercato. La sua contraddizione diventate uguali sotto il segno della negati-
pi forte il rifiuto del centralismo a livello vit?. Sembra rendere giustizia alla realt la
nazionale e il suo riproporlo a livello locale, saggezza delluomo della strada, quando dice
con laffidamento al potere indiscusso del che al Nord si ruba e si opera; al Sud si ruba
7
V. Teti, relazione tenuta il 2 marzo 2012 nella seconda giornata di studio su La dis-unit dItalia e delle altre nazioni.
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Q uaderni
ne nazionale, quando gli italiani del Nord e meridionale, anzi mediterranea, erede della
quelli del Sud si sono pi intimamente cono- civilt del mondo classico: Quello che sta-
sciuti, ma non si sono piaciuti quando hanno to determinante per la popolazione del Sud
scoperto la loro diversit, e si sono confron- proprio lidea che un uomo rispettabile colui
tati militarmente in un conflitto decennale, che riesce a vivere alle spalle degli altri. Questa
che cost un numero di morti maggiore dei lossatura della civilt classica. Ulisse un ra-
caduti di tutte le guerre del Risorgimento. pinatore, un ladro, un mentitore, una persona
Il pregiudizio antimeridionale si form in che vive estorcedo con la spada e la furbizia
mezzo alla inaudita violenza della guerra ci- la ricchezza degli altri. Tutto il mondo medi-
vile, alimentato dalle contraddizioni cultura- terraneo orientato verso questa concezione.
li, religiose, politiche, amministrative, che in Una persona che guadagna da sostentarsi col
mezzo secolo di dominazione piemontese suo sudore un poveretto, un quaquaraqu.
aggravarono drammaticamente le condizioni Il vero uomo di rispetto quello che vive alle
del Mezzogiorno, e si radic sia nella classe spalle degli altri e piega gli altri (Miglio 1992).
dirigente che nei ceti popolari del Settentrio- Parlando del Sud, Miglio dice di fatto la cul-
ne, trasformandosi gradualmente in razzi- tura del Nord, almeno come lui immaginava
smo. A questo esito collabor la psichiatria che fosse: onest, lavoro, rispetto delle regole,
criminale di Lombroso e dei lombrosiani, mentre la cultura del Sud sarebbe lesatto con-
che, avvalendosi del consenso di cui godeva trario. A torto o a ragione, il Meridione per i
la loro antropologia criminale, contribuirono leghisti era sinonimo di familismo amorale,
a rendere credibile in vasti contesti sociali, spreco del denaro pubblico, incapacit di la-
non esclusi quelli meridionali, lidea dellin- voro organizzato, inefficienza, corruzione, cri-
feriorit delle popolazioni del Sud del paese. minalit organizzata, qualcosa con cui riusciva
A questa creduta inferiorit atavica e al pre- difficile interloquire, senza correre il rischio di
sunto malgoverno borbonico venne addebi- rimanere contaminati. Rientrando da questo
tata larretratezza economica, civile, morale viaggio presuntamente nel cuore della civilt
del Mezzogiorno, di cui il Nord era in parte classica, Miglio ha perduto perfino il ruolo di
responsabile, per legittimare la conquista e ideologo ufficiale del leghismo settentrionale,
occultare il fallimento di mezzo secolo di po- e Salvini negli ultimi mesi ha quasi liquidato
litica unitaria. Gi nel passato unitario il raz- questo antimeridionalismo che ormai costi-
zismo era un fenomeno culturale, connatura- tuirebbe un ostacolo alla trasformazione della
to alle logiche della conquista e del dominio. Lega in partito nazionale. Ma Salvini non ha
In tempi pi recenti si aggiunsero altre cessato di dar voce agli umori popolari in fatto
connotazioni negative, politicamente pi at- di oppressione fiscale e di paura del diverso.
tuali ed efficaci, come quella del Sud parassita Nella versione pi recente la propaganda
economicamente sostenuto a spese del Nord leghista privilegia il rifiuto dellaccoglienza
laborioso. Tutto si ritrova nella sociologia agli extracomunitari, attenuato dalla distin-
approssimativa di Gianfranco Miglio, intel- zione tra clandestini, profughi e immigrati
lettuale di riferimento importante della Lega economici. Il rifiuto diventa verbalmente
Nord, in cui il mantenuto diventa la cifra aggressivo quando investe le culture pi for-
capace di rendere ragione di tutta la cultura ti. Proprio perch tale, la cultura islamica la
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Q uaderni
lemblema di una parte importante dellani- pregio di una popolare passionalit. Ma sia
ma mediterranea: lattrazione dellavventura e lorgoglio popolare che lideologia meridia-
la nostalgia del ritorno. na hanno alimentato per qualche lustro una
Certamente la lentezza non denota infe- chiacchiera che ha nascosto la vera natura del
riorit, ma la distinzione tra culture veloci e rapporto culturale tra il Nord e il Sud italiano,
culture lente (in cui si avverte anche uneco ed ha segnato larretramento della coscienza
della distinzione tra societ fredde e societ meridionale rispetto agli anni, ormai lontani,
calde di Lvi-Strauss) manichea, perch di Cristo si fermato ad Eboli. In altri termi-
ci sono societ lente che sono veloci per al- ni, tutta la rissa tra Meridione e Settentrione
cuni aspetti e culture veloci che sono anche si alimentata di pregiudizi del/sul Nord e
lente in alcuni momenti e circostanze. Le me- pregiudizi del/sul Sud, che contrappongono
diterraneit uninvenzione dei viaggiatori una immaginaria cultura meridionale e una
stranieri del Grand Tour, che del Meridione altrettanto immaginaria cultura del Nord, una
conobbero quasi soltanto le marine, perch i storia del Mezzogiorno che si sarebbe incro-
luoghi dellinterno e le loro popolazioni era- ciata con quella del Settentrione solo per scopi
no pressoch irraggiungibili: soprattutto nelle di conquista e operazioni di rapina. Opposi-
rappresentazioni di queste ultime la paura del zioni che sembrano il corrispettivo, localisti-
mare era pi presente e dominante della sua co e provinciale, dello scontro di civilt, che
attrazione e fascinazione (guarda lu mare, la moda storiografica colloca allorigine dei
ma tienete a la taverna, ammoniva Pulcinel- grandi conflitti dei nostri giorni. Ripensando
la). Quanto allantichit classica, chi non ri- a tutte le tensioni degli ultimi lustri, che an-
corda il pie veloce Achille? Confrontati con cora non si sono del tutto smorzate, vien vo-
la realt, certi miti della mediterraneit solare glia di chiedersi: veramente pensabile che
e beata rivelano facilmente il loro carattere gli italiani del Nord e quelli del Sud arrivino a
di costruzioni letterarie che testimoniano la detestarsi per limmagine largamente erronea
sensibilit degli scrittori pi che quella del- che gli uni hanno degli altri e di se stessi? Oc-
le popolazioni meridionali, oltre a prestarsi corre semmai chiedersi cosa c dietro/dentro
a considerazioni parodiche, come questa di questa artificiale e superficiale enfiagione del
La Capria: Noi mediterranei discendenti di conflitto culturale, integrando lanalisi cultu-
Ulisse siamo in realt, come lui, navigatori di rologica con una pi ampia apertura alla sto-
piccolo cabotaggio: dieci anni per arrivare ad ria, alleconomia e alla politica.
Itaca!. Non a caso il Sud, se si toglie qualche Diversa la rivisitazione sarda del passato,
importante eccezione, povero di approdi. che, mettendo in discussione le costruzioni
La fragilit di questa fine imagery mito- mitografiche della storiografia ufficiale, par-
grafica, che, paradossalmente non contrastava te da origini remote arrivando fino ai nostri
la povert del sociologismo razzista di Miglio giorni per dimostrare la pressoch totale estra-
e della Lega Nord, ma semmai per qualche neit della storia e della civilt della Sardegna
verso, suo malgrado, lo confermava, rimaneva alla storia italiana. Ma nelle analisi pi equili-
peraltro un fenomeno intellettuale estraneo brate dei sardi la prospettiva acquista maggio-
alla reazione diffusa, frustrata e rancorosa, re importanza, con lipotesi di una soluzione
allinsulto del Nord, che aveva almeno il federalista da realizzare tenendo conto dellor-
37
Q uaderni
ti inspiegabile, dal momento che essi si sono M. Alfieri, Nord terra ostile, Venezia, Marsilio, 2008.
preoccupati di combattere il razzismo e il mi- A. Accardo (a cura di), La Sardegna tra utopia, fede-
nacciato secessionismo dei leghisti piuttosto ralismo e Unione Europea, Roma, Carocci, 1999.
che approfondire il senso delle spinte autono- F. Alberti, Il nuovo Regno di Napoli, Napoli, Alfre-
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miste contemporanee. Se i pochi studi italiani
P. Aprile, Terroni. Tutto quello che stato fatto per-
sulla Lega Nord hanno guadagnato rispetto
ch gli italiani del Sud diventassero meridio-
al fenomeno leghista una distanza eccessiva,
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mutuando dalla cultura politica dei partiti un
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to estraneo allesperienza antropologica)8, gli nale, Casale Monferrato, Piemme, 1999.
antropologi iberici trattano lautonomismo U. Bernardi, Comunit come bisogno. Identit e
andaluso e catalano in maniera radicalmente sviluppo delluomo nelle culture locali, Milano,
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dellidentificazione. Questa scelta di fondo ha Anonimo Lombardo, Della guerra dei politici con-
almeno dischiuso allantropologia spagnola la tro il nord e contro lItalia, Milano, Sperling &
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in politica. Antropologia della Lega Nord (2012) individua la novit della Lega Nord nelle performances arlecchine-
sche di Umberto Bossi, che veste i panni della Commedia dellArte per consentirsi di fare impunemente lidiota e
veicolare un particolarismo razzista sotto la maschera dellelogio della differenza. Lanalisi condotta quasi esclusi-
vamente sul piano simbolico, dove stato facile cogliere la dimensione fittizia e perfino irreale del movimento, men-
tre quello che emerge dallosservazione delle pratiche quotidiane delluomo leghista consiste nellindividuazione di
un comunitarismo arcaicizzante e xenofobo. Nella ricerca di A. Albarello, Non nelle mie contrade. Unetnografia pada-
na per le societ complesse (in P. Sacchi P.P. Viazzo, Pi di un Sud. Studi antropologici sullimmigrazione (2003/2011)
si opera un rovesciamento del metodo antropologico, con la proposta polemica di unosservazione partecipante
di tutto ci che Lega non . Se pi che legittimo ed utile sottolineare i limiti e denunciare i difetti dellesperienza
leghista sarebbe anche necessario approfondire nella cultura antropologica e politica dei padani il senso dello Stato
e della comunit, il rapporto con la tradizione federalista, lombarda e italiana, le nuove forme di organizzazione poli-
tica. Il saggio di Marco Aime, Verdi trib del Nord (2011), parte dalle categorie del tribalismo e del fondamentalismo
identitario, per indagare lintero significato storico, culturale e politico del movimento autonomista padano.
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Sullidentit delle nazioni
Antonino Buttitta
P
er cominciare opportuno pren- ridica coercitiva spazialmente determinata.
dere in considerazione cosa in- In sostanza, anche se utilizzati come sinoni-
tendiamo con il termine Nazione mi, il termine Stato si riferisce a una entit
e, implicitamente, poich se ne sempre geograficamente perimetrata mentre
fa uso sinonimico, con Stato. La Nazione quello di Nazione ha pi una valenza antro-
una realt politica che dalla polis aristotelica pologica. Leggiamo quanto alla voce Na-
ai pi recenti lessici stata variamente intesa, zione scrive Zingarelli: il complesso degli
non essendo tra laltro semplice definirla pre- individui legati da una stessa lingua, storia,
scindendo dalla storia di ciascuna di esse. civilt, interessi, aspirazioni, specialmente in
significativo che nel Cappuccini, la cui prima quanto hanno coscienza di questo patrimo-
compilazione del 1916, alla voce Nazione, nio comune (Zingarelli, s.v.). Parrebbe un
detto: tutte le persone che hanno origine e significativo passo avanti rispetto a quanto si
lingua comune, siano o non siano unite po- dice alla stessa voce in un lessico scolastico
liticamente; ed anche previsto uno Stato assai in uso negli anni precedenti, il Petroc-
composto di varie nazioni (Cappuccini, s.v.). chi. In questo compare infatti un termine
Anni prima nel suo Dizionario, Sergent, che n nello Zingarelli n in altri troviamo:
sempre alla voce Nazione, scriveva: com- Razza. Leggiamo difatti: Popolo della stessa
plesso dei parlanti la stessa lingua e gover- razza, unito di sentimenti, di lingua, di leg-
nati dalle stesse leggi (Sergent, s.v.). Nella gi (Petrocchi, s.v.).
edizione 2012 del Vocabolario della lingua Siamo evidentemente di fronte a un no-
italiana di Devoto e Oli, alla stessa voce tevole orizzonte referenziale. Risulta assai
detto: gruppo di individui cosciente di una arduo pertanto cosa intendere per identit
propria peculiarit e autonomia culturale e di una Nazione. Anche se scegliessimo una
storica, specialmente in quanto premessa di sola delle propriet che ne indicherebbe la
unit e sovranit politica. Non mancano, specificit, la risposta al nostro interrogativo
per, sotto la stessa voce, i richiami a Stato, sarebbe quantomeno approssimativa, non
Gente, Origine, con riferimento alla famiglia potendo prescindere dal fatto che nessun
o alla patria, Generazione (Devoto, Oli, s.v.). appartenente a una comunit mai uguale
A fronte di tanta disparit di significati agli altri ed egli stesso una unit plurale
e di referenti, dobbligo considerare che (Buttitta, 2003, 41 ss).
lo Stato, diversamente dalla Nazione, una Stiamo discutendo in realt di un proble-
societ regolata da una organizzazione giu- ma che, malgrado si sia soliti tentare, non
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Q uaderni
risolubile, per il fatto che trascuriamo la na- A questo punto non possiamo sfuggire a
tura sistemica della realt. Quanto chiamia- due quesiti: 1) proprio vero che una lingua
mo identit delle Nazioni, non diversamente rappresenta lidentit di un popolo? 2) Una
dal resto delle realt di fatto un sistema lingua in sostanza che cosa ? Per quanto
molto complesso in cui i fenomeni fisici, riguarda la prima domanda la risposta non
chimici, biologici e sociali sono indissolu- pu che essere problematica. scontato in-
bili (Ekeland, 2010, 37). Tenendo conto di fatti che in ciascuna lingua si materializza
questo potremmo, come si faceva in passa- 1assiologia dei suoi parlanti. Ci non signi-
to, comprendere nel concetto di identit et- fica per che rappresenta la loro identit,
nica il dato razziale. Cos facendo, tuttavia, essendo questa un fatto personale, mentre
poich le cosiddette razze sono una realt la lingua un fatto sociale. Per la seconda
scientificamente inesistente, non faremmo domanda la risposta non pu che essere: il
altro che offendere la genetica e la storia codice linguistico di cui si servono gli ap-
(Dobzhansky, 1965; Cavalli-Sforza). partenenti a una comunit per comunicare
Considerazioni analoghe valgono an- tra loro. A questo punto ovvio chiedersi:
che per tutte le supposte marche di identit quanti sono questi codici e dunque quante
nazionale. La difficolt di pervenire a una le identit nazionali? Lentit dei codici, tra-
definizione plausibile data dal fatto che scurando la distinzione scientificamente in-
ciascuna Nazione e pi in generale quanto sostenibile tra lingue e dialetti, anche a non
chiamiamo umanit, il risultato, per altro tenere conto della loro natura diacronica,
non definitivo, dallessere un sistema caotico, pressoch impossibile da misurare quantita-
cio un sistema che moltiplica le differenze tivamente. Gi nel 1929 lAcadmie franaise
in modo esponenziale. Per di pi soggetto a valut il numero delle lingue del mondo in
quanto si soliti chiamare, seguendo Eduard 2796. Secondo stime pi recenti si tratta di
Lorenz, effetto farfalla: il battito di ali di una valutazione molto riduttiva: lEthno-
una farfalla in un alpeggio diventer una logue Languages of the World del Summer
corrente daria, che diventer una brezza, Institute of Linguistic di Dallas, aggiornato
che si trasformer in un ciclone che affon- quasi ogni quattro anni, nel 2005 registrava
der unimbarcazione nel Golfo del Messico infatti 6912 lingue.
(Ekeland, cit., 40). Il The Linguasphere Register of the Worlds
Esistono di fatto pi Stati plurilingue, con Languages and Speech Communities, edito
piu fedi religiose e con tratti culturali diver- nel 2000 dallOsservatorio linguistico di He-
sificati da territorio a territorio, perfino tra bron, nel Galles, ne contava 4994 esterne
livelli sociali diversi. Ci troviamo quindi in includenti 13840 interne e 8881 dialetti.
presenza di Stati con pi identit nazionali? lingua esterna quella che include diverse
Sarebbe il caso della Repubblica Elvetica, at- lingue al suo interno e queste a loro volta,
teso che in questa sono parlati e ufficialmente pi dialetti (Breton, 2010).
riconosciuti il tedesco, il francese, litaliano, il La situazione linguistica in moltissimi
romancio; mentre abbiamo per di pi il 42% Paesi assai diversificata. Limitiamoci a con-
di cattolici, il 35,3% di protestanti, il 4,3 di siderare quella dellIndia dove (quale risul-
musulmani e il 18,4 di atei o di altre fedi. tato dellart. 29 della Costituzione dei 1950:
44
stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
Qualunque gruppo di cittadini residente sul della ricerca a vanificarlo. Ci che cerchiamo
territorio dellIndia, aventi una lingua, un al- non in s ma in intellectu. Lidentit nazio-
fabeto o una cultura propria avr il diritto di nale infatti non un dato oggettivo bens
conservarli.). Esistono dodici Stati con una unidea accettata come fatto reale e concreto
lingua propria e dieci con la cosiddetta Hin- da coloro che vi si riconoscono. Ne una evi-
di Bell. Alle ventidue lingue registrate nella dente denuncia quanto abbiamo letto nello
Costituzione del 2003 successivamente altre stesso Zingarelli: il complesso degli indivi-
quattro lingue sono state riconosciute nazio- dui legati [...], specialmente in quanto hanno
nali. Tenendo conto anche di altri territori, coscienza di questo patrimonio comune [il
in sostanza in India si parlano circa 30 lin- corsivo mio] (Zingarelli s.v.). N si trascuri
gue, tante quante in Europa. che anche nel Devoto Oli detto tra laltro:
N la lingua n la fede religiosa sono gruppo di individui cosciente di una propria
sufficienti a definire le identit nazionali. A peculiarit e autonomia culturale e storica
conclusione non diversa perveniamo qualo- (Devoto, Oli, cit.).
ra scegliamo altro dato, per esempio il ter- Nello Zingarelli alla voce Nazionalit si
ritorio. A parte il fatto che individui che si afferma che si tratta di un principio sorto
riconoscono pi o meno accomunati dalla verso la fine del Settecento e sviluppatosi
stessa identit, i Sinti, non hanno un preci- nellOttocento, in base al quale ogni Na-
so luogo in cui identificarsi: quale sarebbe zione dovrebbe costituirsi in unit politica
lidentit nazionale degli Stati sudamericani indipendente (ivi). Se le cose stessero cos
essendo i loro abitanti in grande maggio- il numero delle Nazioni riconosciute come
ranza discendenti da coloni provenienti da tali dovrebbe essere dunque ridotto note-
Paesi europei? Potremmo rispondere assu- volmente. comunque importante aver in-
mendo quale matrice identitaria gli Stati di teso che la Nazionalit, non diversamente
provenienza, per altro verificata dalluso del dalla Nazione, un prodotto storico e non
Castigliano e del Portoghese quali lingue uf- una realt oggettiva, la cui esistenza si deve
ficiali. Se consideriamo la situazione etnica alla supposizione di un patrimonio culturale
degli U.S.A. la risposta non appare altret- unico da parte degli appartenenti a ciascu-
tanto semplice. Non solo perch molto pi na comunit. Ci che chiamiamo identit
varia la provenienza dei suoi abitanti, ma an- nazionale insomma un convincimento
che perch significativamente diversificata ideologico che, come tutte le idee, quando
da Stato a Stato. investite da aspirazioni, valenze, sentimenti
La ricerca di una identit comune da par- e passioni, tracima i confini del pensiero lo-
te di appartenenti a singole societ, le si chia- gico-razionale esondando nel territorio del
mi Nazioni, Stati, Territori, Patrie o meno che simbolico, spesso sostanziato dalla sacralit
mai Razze, non pu avere esito positivo dato del mitico. Da qui la concezione della pro-
che nessun elemento delluniverso naturale pria Nazione, la Patria, come sacra: la cui
o sociale delle comunit nelle quali vivia- difesa conseguentemente impone perfino
mo perfettamente uguale a quello di altre laccettazione della morte.
(Ekeland, cit.). Non stiamo tuttavia parlando La concezione dello spirito sacro delle
di un qualcosa di inesistente. langolatura Nazioni si afferma in maniera radicale con
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Q uaderni
la Scuola di pensiero tedesca del secolo XIX. za ancora alimentata oggi da quanto viene
Nei Discorsi alla nazione tedesca Fichte attri- chiamato revival etnico, acriticamerite con-
buiva alla Provvidenza il futuro del popolo notato in positivo.
tedesco, il solo che ha diritto di chiamarsi Ricordando opportunamente Kant (ogni
popolo: da ritenere pertanto superiore agli nostra conoscenza ha inizio dallesperienza,
altri rami che da questo si separarono. Si intr. alla Critica della ragione pura) Rudolf
deve a Hegel laffermazione pi decisa del Otto ha notato che quello che egli chiama
concetto di Nazione indissolubile da quel- numinoso si genera soltanto da impressioni
lo di popolo. Lo spirito di un popolo - egli dei sensi. Da qui laura magica e sacrale da
affermava - un tutto concreto: deve essere cui sono avvolte determinate personalit e
riconosciuto nella sua determinatezza. [] pensati certi avvenimenti, che finiscono con
Esso si sviluppa in tutte le azioni e in tutti lesitare in fiabe, leggende, miti (Otto, 1976,
gli indirizzi di un popolo e si realizza sino a 1113 ss.). significativo che le origini del-
giungere a godere di s e a comprendere se le Nazioni siano spesso narrate in termini
stesso. Le sue manitestazioni sono religione, mitici. E qui val bene menzionare Berlin
scienza, arte, destini, eventi. E aggiungeva: allorch sostiene che il concetto mitico di
Tutto questo e non il modo in cui un popo- etnos-nazione elaborato dal Romanticismo
lo determinato per natura (come potrebbe ha inferto alla ragione una pugnalata da cui
suggerire la derivazione di natio da nasci) lEuropa non si pi ripresa (I. Berlin).
fornisce al popolo il suo carattere (Phil. der proprio questo concetto ad avere impedito e
Geschichte, ed. Sasson, p. 42, trad. it., p. 49; distorto la comprensione della genesi storica
Abbagnano, cit. 746). delle Nazioni non solo europee. Sono stati
Sostanzialmente, commenta Abbagna- esiziali inoltre due preconcetti: la supposta
no, secondo Hegel Nello spirito di un po- omogeneit genetica e culturale dei processi
polo si incarna di volta in volta lo Spirito del migratori che fin dallorigine hanno interes-
mondo, la Ragione universale che presiede sato larea che chiamiamo Occidente; la pre-
ai destini del mondo e determina la vittoria tesa superiorit razziale delle genti appar-
del popolo che la migliore incarnazione tenenti alla famiglia indoeuropea, della cui
di se stessa. Molto giustamente osserva an- realt nei termini supposti in passato oggi si
cora Abbagnano: In questo concetto dello comincia a dubitare (Semerano).
spirito del popolo come incarnazione o ma- falsa lidea dei nazionalisti che le en-
nifestazione di Dio nel mondo e quindi del tit nazionali sono sempre esistite. ormai
carattere finale e provvidenziale della vita acquisito dalla storiografia pi recente che
storica della nazione, sono gia compresi tut- le identit nazionali emerse nellEuropa del
ti gli elmenti del Nazionalismo europeo del XIX secolo erano una creazione storica e in
secolo XIX e di qualsiasi nazionalismo (Ab- quanto tali non potevano certamente rap-
bagnano, cit., 746). Dobbiamo a questa idea presentare il prolungamento di un qualche
di Nazione come entit spirituale, sacra, tut- nucleo originario rimasto a lungo sommer-
te le guerre e i crimini che si sono consumati so []. Dal primo millennio in avanti, lEu-
negli ultimi due secoli (nazismo, fascismo, i ropa non stata popolata da gruppi umani
diversi fondamentalismi) e la loro persisten- consistenti e consapevoli di una specifica
46
stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
golo aveva di se stesso, e insieme la percezio- sto dobbiamo insistere a ribadire la condan-
ne che di quel singolo avevano gli altri (Ivi, na di tutti i conflitti combattuti in nome di
p. 38; cfr. Leach, 1954). supposte esclusivit etniche arbitrariamente
un errore pertanto considerare liden- assunte a marche di fantasiose nobilt im-
tit di un popolo la sommatoria delle iden- maginarie (cfr. Amartya Sen, 2006).
tit dei suoi componenti del presente e del
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49
Identit
Giulio Angioni
L
a nostra specie pu vivere solo in Allingrosso oggi si distinguono, si compe-
societ e ha pensieri e sentimenti netrano e si confrontano nel mondo, comun-
di appartenenza, di gruppo, iden- que in Occidente, almeno due modi di sentire
titari. Tutti i gruppi umani devo- la molteplicit delle forme di vita in compre-
no poter rispondere senza troppi problemi senza pi o meno armonica, o in competizione
alla domanda del chi siamo, oltre che da dove pi o meno acuta. Da una parte si considera
veniamo, dove siamo e dove stiamo andando. la molteplicit culturale come un valore, anche
Nella contingenza dei nostri tempi, la fine quando problematico, e quindi un disvalore
della guerra fredda ha rimesso in questione la lomologazione culturale. Ci pu portare a
geopolitica dei sentimenti identitari. Latten- considerare sacrosanta la difesa della propria
zione a ci che si dice variamente identit ha identit insidiata dallomologazione o globaliz-
prodotto molti discorsi di vari specialismi e zazione o mondializzazione. La mondializza-
anche interdisciplinari. Non il caso di ten- zione, dallaltra parte, almeno con cose come
tarne una rassegna. Loggetto problematico di i diritti delluomo e anche della natura, si rif
ogni antropologia, si sa, la pluralit e insie- positiva ogni volta che si ha a che fare coi guai
me lunicit o identit culturale dellumanit: di etnicismi egoistici, per esempio alla maniera
la coppia inscindibile di invarianza-variazio- delle leghe padane, o violenti, per esempio alla
ne culturale. Cos ha sempre detto a modo maniera recente dei popoli ex jugoslavi, e pi
suo anche il senso comune, come quando in generale ogni volta che si ha a che fare con
afferma che pi il mondo cambia e pi la le diversit asimmetriche anche planetarie del
stessa cosa. La pluralit delle forme di vita fa potere economico, politico, militare, mass-me-
lidentit e lunicit della nostra specie, pre- diatico, religioso, linguistico e cos via.
disposta a vivere mille vite diverse, che per Oggi lo stato del mondo, riguardo alle si-
nei singoli individui si riduce sempre a una tuazioni e ai sentimenti di appartenenza e di
troppo spesso senza nemmeno riuscire ad identit che pi contano, tende a dividersi e
apprezzarne o a immaginarne altre. Sempre a dividerci in due grandi appartenenze fon-
implicati in convivenze e vicinanze tra pi o damentali, ma troppo implicite e ovvie per
meno diversi universi culturali, lesperienza essere tenute abbastanza in conto anche in
della diversit di modi di vivere porta spesso tema di identit e del suo uso inflazionato,
a giudizi di valore, sulla base del sapere garan- due grandi appartenenze (dentro una ancora
te dellidentit del proprio gruppo, su di noi pi grande) che utile esplicitare proprio per
rispetto agli altri e sugli altri rispetto a noi. vedere meno sfocate situazioni particolari e
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Q uaderni
locali, come quella sarda, o anche come quel- o etniche pone il problema preliminare che
le, poniamo, palestinese o curda, in quanto cos si designano di solito le identit locali o
casi differenziati di una fenomenologia varia minori, e tendenzialmente solo esse, per cui
ma anche unitaria. Mentre palestinesi o cur- i giamaicani di Londra hanno una loro iden-
di hanno probabilmente soprattutto dubbi tit etnica, gli inglesi forse no, ma non im-
e incertezze, abbastanza sicuro che baschi porta, mentre gli scozzesi e i gallesi invece s,
o sardi oggi nel mondo si sentono e si qua- e importa. Oggi poi il problema delle identi-
lificano come occidentali, sebbene con qual- t o etnie o diversit minoritarie interne agli
che incertezza. Unisola un tempo remota ed stati europei integrati nellUnione Europea
esotica come la Sardegna sta e vuole stare nel posto in modo nuovo. Dalla caduta di fron-
Nord del mondo, libero e civile, parte dei pa- tiere a Occidente e dalla costituzione di una
esi ricchi; mentre c tutta unaltra parte da cui Europa unita non pochi prevedono lemer-
anche i sardi o i baschi o i corsi si sentono e gere sempre pi rilevante di un mosaico di
vogliono sentirsi diversi, che diciamo Terzo identit locali o minori sia rispetto allEuro-
Mondo e gi di l, paesi poveri, Sud, popoli in pa, sia rispetto agli stati che la compongono
via di sviluppo e cos via distinguendo. o la comporranno. unidea e una speranza
In una situazione bipolare di questo gene- che il nuovo assetto europeo unitario liberi
re, che cos il problema delle variet e delle dalle varie pastoie le identit locali o minori
appartenenze minori e minoritarie perch e le destini a ruoli nuovi e importanti.
incorporate in formazioni statuali pi ampie? La generica ed elusiva nozione di identit,
I loro modi dessere e di sentire possono es- della coscienza di s, e la difficolt di definirla
sere visti meglio nella loro importanza e nel- e soprattutto la difficolt della sua intersog-
le loro dinamiche se oggi le identit minori gettivit, della sua comunicazione ad altri,
si guardano dal punto di vista dei problemi non le impediscono di diventare forza dirom-
complessi che derivano dalla necessit di fare pente, nel bene e nel male. Soprattutto non le
i conti con le due grandi differenze e appar- impediscono di essere fondante: gli uomini
tenenze al Nord o al Sud nel mondo globale. devono sempre imparare a essere uomini non
Non neanchesso un fatto nuovo, ma nuo- genericamente ma in un determinato modo,
vo per la sua portata, che concerne tutto il che d loro limprinting, li fa sentire al mondo
pianeta e tutta lumanit: nuovo per la sua in un certo modo, anche secondo uno stile
enormit che chiamiamo globalizzazione. etnico e certi habitus che li fanno essere e sen-
relativamente nuovo il fatto che oggi nel pia- tire europei di oggi o cinesi di tremila anni
neta terra siamo costretti nel bene e nel male fa. di natura poco definibile e difficilmente
a sentirci parte di una delle due grandi parti- comunicabile la coscienza o il sentimento di
zioni, vaghe ma non per questo prive di forza essere parte di entit umane singole, e per di
identificatrice, anche armata. pi incapsulate a scatole cinesi, man mano
Da decenni in Europa non si lesinano la pi vaste o pi ristrette, dalla famiglia al pa-
pubblica simpatia e le misure di tutela verso rentado al rione al paese al gruppo coetaneo
gruppi minoritari in convivenza problemati- al mestiere o professione ai parlanti la stessa
ca coi maggioritari pi o meno esclusivisti. Il lingua, ai fedeli della stessa religione e cos via
tema delle identit o appartenenze culturali fino a compendiare tutte o in parte le identit
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stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
precedenti nel sentimento sintetico e intro- senso di appartenenza identitaria, non fossero
verso di popolo o nazione o etnia o trib o comunit immaginate di solito meglio delle
patria o cristianesimo o civilt occidentale e minoranze etniche. I valori decaduti e sospetti
altro ancora, in una sorta di allargamento e del patriottismo e del nazionalismo paiono ri-
restringimento di cerchi concentrici o elicoi- nascere con valenze positive tra le minoranze
dali, a partire dallidentit individuale del sin- nazionali, linguistiche, religiose e cos via, pi
golo, che per non esisterebbe senza questo o meno esplicite e vivaci. E nel caso dei piccoli
allargamento concentrico pi o meno ampio, in Occidente non si lesina la simpatia esplicita
in quanto centro delle varie concentricit. o una benevola indifferenza, se non si arrivi
Oggi nel senso comune colto, in luoghi al terrorismo basco o corso o nordirlandese,
come lItalia, appare desueto il sentimento restando in Europa occidentale.
dappartenenza familiare e parentale, quando Ci sono dunque ragioni condivise di sim-
non in privato e nel domestico, come anche patia verso identit minoritarie, verso mino-
quel complesso di modi di sentire detto pa- ranze conculcate (o maggioranze conculcate
triottismo riferito agli stati detti nazionali. da minoranze). La situazione di svantaggio
Certo che i nazionalismi-patriottismi, occi- per identit conviventi con identit maggio-
dentali o no e vecchi e nuovi, hanno minor ri e con maggior potere ancora un grosso
forza anche perch il mondo oggi sempre problema dei nostri tempi, sebbene in grande
pi un tuttuno, ed tuttuno lumanit che misura ereditato da altri tempi anche primor-
ci vive, sebbene lecumene sia diviso grosso diali, dato che la storia conosce dappertutto
modo in zone e paesi ricchi e dominanti, da situazioni di convivenza sbilanciata tra grup-
una parte (lOccidente, il Primo Mondo), e pi differenziati. Ma con differenze importanti.
zone e paesi poveri e subordinati, dallaltra: Oggi per esempio tra situazioni come quella
quindi due forti macroidentit di sviluppati e corsa o sarda e quella palestinese o curda, o
sottosviluppati, di ricchi dominanti e poveri basca o nordirlandese. Convergenze e diffe-
dominati su scala planetaria. Tali relative no- renze come queste marcano la gravit delle
vit spiegano anche come negli ultimi decenni singole situazioni.
vecchi sentimenti e rivendicazioni classiste si Ma le identit che oggi contano di pi
intreccino anche ambiguamente a sentimenti non sono quelle che diciamo etniche, da
e movimenti interclassisti o transclassisti di modulare da situazioni gravi come quella
tipo etnico, dove in modi nuovi una parte ege- palestinese o curda a situazioni come quelle
mone riesca a rappresentare il suo interesse dei corsi o dei friulani. Ma delle varie situa-
come interesse di tutti i membri della societ, zioni locali si coglie di pi il senso e limpor-
come scriveva Marx. Ma ci non avviene in tanza se viste allinterno della macro-iden-
generale, bens specie nel caso di minoranze tit planetaria e quindi delle due identit di
etniche o di identit locali o minoritarie alle Occidente e Terzo Mondo, prima vigenti in
prese con maggioranze o metropoli di solito forme embrionali, come nelle grandi religio-
non qualificate come etniche in quanto non ni del cristianesimo o dellislam, con aspira-
minoritarie. Fa problema infatti che per et- zioni o pretese salvifiche per tutta lumanit,
nie si intendano di solito quelle minori, quasi oppure se si considera che ci che noi dicia-
che le maggiori non avessero coscienza di s e mo modernit qualcosa che ha dentro di
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Q uaderni
antropologia insegnano che i sentimenti di gli anni settanta del Novecento, delleurocen-
appartenenza a una collettivit comunque trismo orientalista di Edward Said.
individuata (dallumanit planetaria al cam- Le identit che contano di pi, anche
panilismo) qualcosa che gli uomini creano allinterno della grande e forte identit occi-
perch in gruppo, e il senso di appartenenza dentale, sono quelle che non pongono pro-
qualcosa di elementare che suggerisce azio- blemi, non hanno crisi acute o croniche di
ni e reazioni varie, auto-legittimanti solo in identit, a cominciare dal sentirsi pi o meno
quanto identitarie. La situazione dei piccoli tranquillamente occidentali ricchi superiori
popoli in convivenza politico-territoriale con e dominanti. Nessuno meglio degli antropo-
grandi popoli problematica, anche quando logi sa e ha mostrato che le appartenenze,
il grande non tenda a conculcare il piccolo, sempre multiple e complesse, a scatole ci-
per il fatto stesso che il grande ha pi forze nesi, giocano in modo vario i loro ruoli. Se
del piccolo. Da cui la nozione di tutela, che ha oggi c il problema di unidentit europea,
importanza non solo su misura locale. che non ancora ovvia e quindi problema-
Non abbastanza del senso comune lidea tica, ci sono anche allinterno dellUnione
che lappartenenza etnica produca valori e di- Europea delle identit che continuano a fun-
svalori, e che dunque i comportamenti etnici zionare, implicite e ovvie, e forti in quanto
debbano valutarsi sulla base di criteri esterni ovvie. Cos forti che ricercatori pi quanti-
alla pura appartenenza. Che acquista valore o tativi, come i sociologi e gli psicologi sociali.
disvalore a seconda di come, di chi, di quando di solito le danno anchessi per scontate e le
agisce nel nome della propria appartenenza. lasciano in uno sfondo indistinto quando
Ma obbedendo a sentimenti e a risentimenti raccolgono dati contabili sui sentimenti e gli
di appartenenza etnica si alzano bandiere e atteggiamenti di appartenenza etnica o cul-
parole dordine di fronte a situazioni sempre turale minore o locale, come quella di essere
in movimento, in unincertezza dove il sentire tirolesi in Italia o corsi in Francia.
etnocentrico esclude la ragione confrontante. I nazionalismi europei del passato non
Anche gli antropologi, come il senso co- sono pi di moda. Gli italiani non usano
mune, si concentrano nel considerare i pro- pi nemmeno la parola patria, cos come i
blemi dellidentit etnica quasi come esclusivi tedeschi politicamente corretti con la parola
di minoranze a disagio, trascurando le grandi Vaterland o espressioni come quella nellin-
appartenenze, come lappartenenza alluma- no nazionale Deutschland ber alles. Ma
nit e quindi, anche, o alla parte ricca o alla pare senso comune considerare veri e degni
parte povera dellumanit. Le appartenenze problemi identitari quelli delle minoranze. E
che pi contano restano nellovvio, inosserva- sembra che solo quelle pongano problemi.
te, come lessere europei, o italiani o inglesi o Ma le identit minoritarie hanno problemi
parigini: nozioni identitarie potenti, tranquil- perch ci sono le identit maggioritarie, e
le e ovvie, cos com potente e ovvia lidenti- che perci hanno difficolt a raggiungere lo
t occidentale, pur con tutte le sue vaghezze stato di ovviet non problematica, mentre le
geoantropiche immaginarie, ma efficaci come identit ovvie e forti sono tali anche perch
poli di attrazione identitaria, come mostra, riescono a fare bene i conti con le proprie
per esempio, la celebre denuncia, alla fine de- identit e anche con le altre identit interne
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Q uaderni
dume meglio del pi rigido pedigree. Ma la sono ampie radure e vie che vi conducono.
storicizzazione a posteriori e pi ancora lu- C soprattutto una convergenza su due idee
so attuale dei sentimenti elementari come importanti: il carattere processuale delliden-
quelli identitari sono cose difficili, che per tit, sempre in flusso e in riaggiustamento pi
non possono restare nellovvio indisturbato. o meno rapido; e il carattere di solito plurale
Cinquantanni fa, anticipando lo sguardo delle identit in cui si implicati sia indivi-
cosmopolita alla Ulrich Beck (2004), Anto- dualmente sia collettivamente; con la com-
nio Pigliaru, pensando allidentit sarda, ha plicazione che invece bisogno o pretesa di
scritto che bisogna evitare sia letnicismo ri- molte forme di identit la rivendicazione di
stretto (lui scriveva regionalismo chiuso) sia unicit e di contenuti immutabili e perenni,
il cosmopolitismo di maniera, cio sradicato la proclamazione dellirrinunciabilit a essere
e quindi inservibile come supporto al com- sempre stati quel si vuole continuare a essere
prendere e allagire pratico-politico (Pigliaru). per sempre. Sono molti gli scritti che mettono
Scegliere, come suggerisce Amartya Sen, in guardia contro i pericoli o i mali delliden-
una sorta di ragionata via di mezzo difficile, tit uno per tutti in Italia, il provocatorio
ma anche ovvio e necessario almeno allo stu- Contro lidentit di Francesco Remotti (2001)
dioso, anche quando la via di mezzo esponga discorsi innescati soprattutto da fenomeni
al rischio di essere malvisto sia dagli entusia- gravissimi come i genocidi jugoslavi o africa-
sti che dagli scettici delle varie identit. Come ni, passando per i fondamentalismi religiosi o
probabilmente accadeva, per esempio, negli di altro genere fino ai leghismi padani.
ambienti risorgimentali dellItalia del secolo Anche leconomista Amartya K. Sen ha
scorso, guai a proclamarsi prima di tutto lom- pi volte trattato del problema dei risvolti
bardi o siciliani piuttosto che italiani. Oggi in negativi dellidentit, preoccupandosi di in-
Italia siamo avanti sulla via del sentire al con- dividuare le modalit per intendere, sentire e
trario, nel bene e nel male. Chi ricerca su que- quindi vivere razionalmente in nuovo modo
sto tema si sporca le mani, o meglio ci impegna lidentit, che e gli sottopone alla ragione, in
il cuore e altri organi interni e spesso rischia un periodo della storia del mondo in cui i
di venire alle mani, perch spesso si implicati conflitti identitari sono numerosi, massicci e
esistenzialmente anche quando si cerca solo di violenti e innescano dibattiti dove le vedute di
capire, di studiare, di distinguere e di unificare, Sen si inseriscono in presa diretta con vicen-
mentre intorno si levano vessilli e si proclama- de in corso. Sen non pu non impegnarsi in
no slogan che invocano certezze su questo ter- una critica dura di certi comportamenti, ma
reno che diciamo dellidentit, territorio quan- anche non prendere sul serio vedute come
to mai incerto, mutevole, problematico, ma quelle notorie di Samuel Huntington, che da
pi congeniale allo scontro e allaffronto piut- subito dopo la fine della divisione del mon-
tosto che al confronto, alla pretesa di certezza do nei due blocchi contrapposti, ragionando
piuttosto che al dubbio e allipotesi, allesame, forse meglio del Francis Fukuyama che ripro-
allanalisi, alla raccolta e alla discussione di dati poneva il mito de La fine della storia e lulti-
intersoggettivi di ricerca. mo uomo (1992), sosteneva allora che sotto
Nella foresta intricata di discorsi anche la spinta della modernizzazione, la politica
solo italiani recenti intorno allidentit ci planetaria si sta ristrutturando secondo linee
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Q uaderni
culturali. I popoli e i paesi con culture simili dere gli esseri umani. Ci sono coloro, come i
si avvicinano. Le alleanze determinate da mo- cosiddetti comunitaristi, che classificano gli es-
tivi ideologici o dai rapporti tra le superpo- seri umani in base alle tradizioni, pi spesso in
tenze lasciano il campo ad alleanze definite base alla religione, ereditate dalla comunit
dalle culture e dalle civilt. I confini politici in cui si nati, perch ritiene che queste formi-
vengono ridisegnati affinch coincidano con no una sorta di identit se non innata, pi forte
quelli culturali Le comunit culturali stan- di qualsiasi altra. Nella teoria comunitarista le
no sostituendo i blocchi della Guerra Fredda scelte e le preferenze razionali sono ritenute
e le linee di faglia tra civilt stanno diventan- secondarie rispetto allinculturazione, alle di-
do le linee dei conflitti nella politica globale. namiche di incorporazione dei tratti culturali,
Criticando questa visione di scontro di delle tradizioni socialmente apprese dal e nel
civilt, Sen si preoccupa di individuare i ca- gruppo di appartenenza, dellidentificazione
ratteri culturali, e quindi anche geopolitici con i valori e i modi di vita assunti tramite
mondiali, in particolare della cultura occi- una consapevolezza spontanea, non dipen-
dentale rispetto a quella islamica, ma rifiu- dente da riflessione esplicita e che trascende la
tando il metodo di classificazione per civilt, consapevolezza. Ci sono coloro, invece, come
come fa lapproccio similare di altri studiosi gli universalisti, che, secondo Amartya Sen,
che dividono le popolazioni locali in gruppi considerano gli esseri umani come individui
conflittuali, con culture diverse e storie di- dalle tante affiliazioni e associazioni, sulla cui
stinte, che tendono, in modo quasi naturale, importanza e priorit sono loro stessi a dover
a produrre inimicizia reciproca. prendere una decisione (e ad assumersi le re-
Nel saggio Identit e violenza, Amartya sponsabilit che derivano da una scelta ragio-
Sen esamina le teorie sullidentit e il loro rap- nata). Per gli universalisti quindi la scelta ra-
porto con la violenza nel mondo e introduce zionale individuale preliminare e prioritaria
anche la questione del multiculturalismo, un rispetto a qualunque influenza socio-culturale.
atteggiamento forse troppo genericamente Come i presupposti teorici, anche le pra-
progressista, in uso in America e in Europa tiche multiculturaliste nei paesi occidentali
nellelaborazione di politiche socio-culturali sono differenti: ci sono coloro che praticano
per la convivenza di pratiche di culture diffe- un multiculturalismo esclusivo o escludente,
renti, emersa con lincremento delle interazioni cio lasciando in pace gli individui di origine
globali e dei movimenti migratori di massa nel culturale differente, e coloro invece che prati-
mondo contemporaneo. Ma al multiculturali- cano un multiculturalismo inclusivo cercando
smo, avverte Sen, esistono sostanzialmente due di coinvolgere nel progresso socio-politico ed
approcci nettamente distinti: luno si concen- economico del paese coloro che appartengono
tra sulla promozione della diversit come un a culture diverse o minoritarie. Vede bene Sen
valore in s, laltro sulla libert di ragionamen- quando considera la prima pratica solo una
to e di decisione, e celebra la diversit culturale pseudo-forma di multiculturalismo, molto
nella misura in cui essa liberamente scelta diffusa in questi tempi, che egli preferirebbe
(per quanto possibile) dalle persone coinvolte. definire monoculturalismo plurale, perch
I presupposti teorici di questi due approcci legata ad una concezione delle culture come
sono da ricercare soprattutto nel modo di ve- compartimenti stagni che debbono rimanere
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stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
separati, senza tenere in conto la libert cul- va circa l80% della popolazione mondiale),
turale dei suoi componenti. Si tratta quindi di fra primo mondo e terzo mondo, fra paesi
una teoria sostanzialmente riduzionista, che sviluppati o industrializzati e paesi sottosvi-
tende a ignorare o a non tenere in debito conto luppati, con il gradino di passaggio dei co-
che tutti abbiamo pi identit, pi affiliazioni o siddetti paesi in via di sviluppo.
appartenenze, che riguardano non solo la re- Per tornare infine al tema, caro a Sen,
ligione o letnia, ma anche la classe sociale, il della necessit di dare il giusto riconosci-
genere, la lingua, la professione e cos via. mento al ruolo della scelta razionale nel
La questione del multiculturalismo, che pensiero identitario, e quindi dellimpor-
sembr inizialmente la soluzione alla convi- tanza della scelta razionale nelle nostre af-
venza stretta nel mondo ormai globalizzato, in filiazioni, va adeguatamente rilevato che le
realt nasconde, ma non pi di tanto, unidea di nostre scelte individuali possono essere non
cultura stereotipa, cristallizzata. In questo libro di rado in parte o del tutto confliggenti con
si utilizzato spesso il concetto di cultura an- le identit e affiliazioni che nolenti o volenti
tropologico ormai parte del linguaggio quoti- ci vengono proiettate dagli altri, che siano
diano, notando varie definizioni, e qui notiamo singoli o gruppi pi o meno dominanti. Li-
ancora che la cultura cos connessa allidenti- dentit non di rado limmagine pi o meno
t (individuale e sociale insieme) privilegia stereotipata che le istituzioni oggettivano in
unimmagine sostanzialista di dinamiche e carte di soggiorno, di riconoscimento o di
pratiche sociali pi o meno complesse, fluide e identit, quando pure questo accade e non
messe in discussione. Non si ha infatti una sola si relegati nel limbo sempre pi popolato
cultura di appartenenza, ma si partecipi di pi delle non-persone, un ambito subumano e
collettivit e contesti culturali, dalla famiglia disumano in cui sono gettati razionalmente
allecumene, con confini fluidi e labili che pa- esseri umani di ogni et e sesso, clandestini
iono addensarsi in una unica e continua linea e lavoratori in nero, una volta varcati i con-
dombra solo in momenti di eccessi identitari. fini di quella parte del mondo che detiene i
Gli eccessi il pi delle volte nascondono mezzi di produzione nel vasto mondo glo-
e sono il prodotto di conflitti di potere per il balizzato odierno, una volta varcati i confini
controllo delle risorse. La distinzione stessa venuti meno quasi solo per merci e capitali.
fra Occidente e il resto del mondo costrui- Le Antille francesi, come e forse me-
ta retoricamente in buona parte sul prima- glio di altri altrove, hanno prodotto un loro
to delle democrazie occidentali nasconde pensiero creolo esposto soprattutto in loge
agli occhi delle masse non una concezione de la Crolit dei martinicani Jean Bernab,
banalmente etnocentrica, ma la legittima- Raphal Confiant e Patrick Chamoiseau
zione delle azioni di guerra e di pace per il (1989). Il pensiero creolo o crolit sorge an-
controllo e lo sfruttamento economico delle che in polemica col precedente movimento
risorse globali e locali a beneficio di pochi e letterario della ngritude condotto da Aim
a detrimento dei pi, che a livello mondiale Csaire, Lopold Sdar Senghor, Lon Damas
ha portato alla divisione gerarchica fra pae- e altri, che negli anni Trenta del Novecento
si ricchi (consumatori del 78% delle risorse vollero identificarsi nei loro legami culturali,
della Terra) e paesi poveri (nei quali si tro- storici e razziali con lAfrica delle loro origini,
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Q uaderni
Edouard Glissant propone la nozione di di- cretismo sono regola di sterminati millenni
versalit, cio lunione dicotomica di diversit e di modi umani di vita, delle cui eccezioni
universalit, che supera lunilateralit delle due qualcuno va etnograficamente ancora in cer-
esperienze del mondo. Il conio del termine di- ca senza fortuna, come accadeva tra 700 e
versalit speculare e coevo a quello di glocale, 800 per i fanciulli selvaggi alla maniera di
che unisce globale e locale. Questi intellettua- Tarzan. Ci sono oggi come nel passato luo-
li antillani sono spesso anche artisti, scrittori ghi dove la mescolanza di genti e di culture
soprattutto, e la visione diversale stata usata particolarmente evidente, caratterizzante,
nella sua vitalit estetica, aprendo gli orizzonti come le Americhe dalla scoperta in poi, in
etnocentrici e le pretese di universalit a pro- particolare le cosiddette Indie Occidentali; o
prio vantaggio: preoccupati per di una anche come anche le Indie Orientali, che non sono
etica e razionale unit non totalitaria delle da meno, per esempio nella loro creazione
diversit culturali, e anche del giusto ed equo millenaria di una societ, plurale anche per
confronto tra la propria cultura e quelle altrui, origini e invasioni e mescolanze, in una so-
sussistendo nella diversit mediante lesplo- ciet di caste. Ma oggi la variet culturale del
razione delle proprie particolarit culturali, mondo si riproduce in ogni sua parte, forse
con la ricognizione approfondita della propria soprattutto in Occidente, meta di migrazioni
tradizione, storia, identit, ma nellincontro planetarie, dove chiunque pu constatare che,
con le altre culture e con le inevitabili influen- come si scrive spesso su Facebook, se il tuo
ze reciproche, senza squilibri di potere. E ci in Cristo ebreo la tua democrazia greca, se la
uneccitazione permanente di una sorta di desi- tua scrittura latina i tuoi numeri sono arabi.
derio conviviale che riconduce al naturale del Se mai ci sono, i frutti puri impazziscono.
mondo, alla armonizzazione cosciente delle Non sempre lantropologia ha saputo di-
diversit preservate. Per Glissant la diversalit stinguersi dalle logiche classificatorie domi-
ingresso alla piena umanit, ricomposizio- nanti nel pensiero occidentale che hanno co-
ne del mondo nella sua totalit caleidoscopica. struito e costruiscono confini culturali, fino a
Tutto ci in consonanza con posizioni degli quasi naturalizzarli, attraverso approcci ridu-
studi culturali e postcoloniali, e con la critica zionisti o decontestualizzanti. Lo stesso con-
costruttiva alleurocentrismo come ideolo- cetto di cultura non di rado stato oggetto di
gia dellegemonia dellOccidente condotta da processi di reificazione, da parte degli antro-
Gayatri Chakravorty Spivak sotto lurgenza di pologi stessi, per poi sfuggire loro di mano e
una riformulazione identitaria nella pluralit diventare strumento di distinzione o di affer-
culturale. mazione nellinterazione fra le forze in campo.
Per quanto sappiamo del processo inin- La ragione etnologica come Jean-Loup
terrotto di ominazione, che dura da diversi Amselle (in Logiche meticce del 1999) definisce
milioni di anni, tutti i modi di vita ci ap- la prospettiva discontinuista che estrae, isola,
paiono risultato non solo di unevoluzione seleziona e classifica individuando tipi, societ,
bio-culturale pi o meno rapida, ma anche culture, etnie e ha contribuito, in particolare
di una commistione per contatti culturali di durante il colonialismo (ma non solo), a ge-
vario genere, dallincontro arricchente allo nerare nuove forme di identit. Le monografie
scontro cruento. Il mescolamento e il sin- etnografiche che estraevano il gruppo umano
61
Q uaderni
oggetto di studio dal suo contesto di relazioni quale a sua volta deriva in parte dallapplica-
spazio-temporali per descrivere i suoi modi di zione deviata della nozione di cultura.
vivere, la sua struttura socio-economica e le necessario esaminare forza e ambiguit
pratiche di culto, tracciavano di fatto confini delle operazioni di classificazione e le relazioni
culturali trascurando i continua socioculturali. tra potere e sapere. I processi di legittimazione
A questa ragione etnologica Amselle oppone di politiche e pratiche gerarchizzanti si avval-
una logica meticcia, cio un approccio conti- gono di logiche non meticce per affermare e
nuista che accentua lindistinzione o il sincreti- rafforzare unicamente logiche di dominio po-
smo originario, o in fondo ci che Amselle pi litico ed economico. Logiche che ritroviamo
di recente chiama connessioni, cio luniver- spesso anche nei gruppi assoggettati o mino-
salit delle culture. ritari quali forme di autodifesa collettiva, per
La decostruzione dei concetti di etnia, cui si accetta e si introietta lo sguardo esterno
cultura e identit, o meglio lo svelamento dei essenzialista per rivendicare la propria diver-
processi di costruzione, oggettivazione ed es- sit etnica o culturale, le cui origini vengono
senzializzazione di tali concetti, premessa fatte sconfinare nei secoli e nei millenni della
obbligata a un approccio antropologico ade- storia, quando non anche della preistoria, fino
guato, oltre che per promuovere una riflessio- a presentarle come connaturate da tempo im-
ne critica sulla corrente del culturalismo, di memorabile al proprio gruppo.
cui figlia la nozione di societ multicultura- Lirrigidimento delle identit e il rafforza-
le. Il rischio, secondo Amselle, che si affermi mento dei confini culturali possono essere armi
e si avvalori una sorta di razzismo culturale di offesa e di difesa che arrivano a uccidere, se-
altrettanto esclusivista e pericoloso quanto condo una nota espressione di Sen. Ma lopera-
il razzismo biologico. Quanto sta avvenen- zione di fissare differenze culturali, celando in-
do attualmente in Francia, con la politica di tenzionalmente somiglianze e continuit, mira
espulsione in massa degli zingari, comprensi- alla costruzione di un rapporto contrastivo di
va della raccolta delle impronte digitali degli relazioni fra due o pi gruppi, deviando di fatto
espulsi, per non parlare di similari pratiche loggetto del contendere dallambito dei rappor-
pi o meno istituzionali in Italia, fa condi- ti di potere, di dominio e dipendenza/subal-
videre la riflessione di Amselle che Isolare ternit a quello pi genericamente culturale o
una comunit sulla base di un certo numero addirittura di carattere unicamente religioso.
di differenze, conduce al suo possibile con- Come stato pi volte ipotizzato in diverse
finamento territoriale se non allespulsione. analisi dei Cultural Studies, a partire da Stuart
Lattribuzione di differenze o letichettamento Hall, laccentuazione e la proliferazione delle
etnico profezie autorealizzatrici non tra- differenze culturali nel mondo globalizzato at-
ducono solo il riconoscimento di specificit tuale funzionale alloccultamento del control-
culturali, sono anche correlativi dellaffer- lo economico di poche grandi multinazionali,
mazione dissennata di una identit, quella un modo, fra le altre cose, per naturalizzare e
delletnia francese. In tal modo la problema- stabilizzare i rapporti di potere attuali, riversan-
tica della societ multiculturale, se non si do sulle diversit etniche o culturali il malessere
presta attenzione, conduce ad uno sviluppo di coloro che vengono schiacciati dallegemonia
separato analogo allapartheid sudafricano, il del capitale internazionale.
62
Algunos factores explicativos del
reciente auge del nacionalismo cataln*
Montserrat Clua
E
fenmeno obsoleto que desaparecera con la
n los ltimos aos el mundo est modernidad (Haupt, Lwy, and Weill 1982).
viviendo una serie de importan- Pero resulta que sigue ah, como fundamento
tes transformaciones, resultado ideolgico y poltico del estado-nacin mo-
de lo que se ha dado en llamar derno y como reivindicacin poltica de co-
la globalizacin. Estos procesos de cambios munidades tnico-nacionales que reclaman
econmicos, polticos y demogrficos estn el derecho a gestionar su especificidad nacio-
haciendo ms complejas y diversas las rea- nal a travs de la obtencin de un estado pro-
lidades sociales, generando mplios debates pio, precisamente, como argumentaban los
sobre el propio concepto de globalizacin tericos modernistas, como un producto de
y su realidad (Sassen 2003). Pero especial- la modernidad y sus efectos (Gellner 2008;
mente parece que reactivan viejos debates y Hobsbawm 1991). Parece que como contra-
movimientos que se supona superados en punto a los procesos de homogeneizacin y
esta nueva era que llamamos postmoderni- aparente unificacin cultural que conlleva la
dad. Como el nacionalismo, que ya desde globalizacin, augmentan las reivindicacio-
el siglo XIX algunos pensadores (como los nes de identidad y diversidad a nivel local.
* Este texto fue presentado en forma de comunicacin en la Seconda Giornata di Studio La dis-unit dItalia e delle
altre Nazioni celebrada en Npoles en marzo de 2012. Desde entonces y hasta hoy, la situacin de desencuentro
en la relacin Catalua-Espaa ha sufrido un acelerado proceso de radicalizacin del enfrentamiento y se ha pro-
ducido un aumento considerable del apoyo ciudadano a las posturas nacionalistas independentistas. Este apoyo se
expres pblicamente en la multitudinaria manifestacin del 11 de septiembre de 2012 en Barcelona, as como en
los resultados electorales de las elecciones en el gobierno regional cataln del 25 de noviembre que se derivaron de
esa manifestacin. Este proceso sigue acelerndose a un ritmo vertiginoso en el momento del redactado final del
texto y es difcil prever hasta dnde llegar en los prximos tiempos.
La investigacin que sustenta este documento ha sido posible gracias a la financiacin recibida como miembro
del grupo de investigacin AHCISP (Antropologa e Historia de la Construccin Social de Identidades Sociales
y Polticas, de la Universidad Autnoma de Barcelona), de una ayuda del Plan Nacional I+D+I, del Ministerio
de Ciencia e Innovacin (MICINN) del Gobierno de Espaa (HAR-2008-04582) y de la Generalitat de Catalua
(SGR-0658). La autora agradece los comentarios realizados a una primera versin de la comunicacin por parte
de Aurora Gonzlez Echevarra y Josep Llus Mateo Dieste, investigadores y docentes del Departamento de Antro-
pologa Social y Cultural de la UAB.
63
Q uaderni
A todo ello hay que aadir la situacin cer una breve aproximacin a los elemen-
actual de profunda crisis econmica en la tos que puedan dar sentido a la situacin
mayora de pases occidentales (ms grave actual del nacionalismo cataln, donde el
todava en ciertos pases del sur europeo, sentimiento y la reivindicacin nacionalista
como Espaa). Es evidente que las tensiones se ha reactivado de una manera destacada.
sociales y polticas que genera la actual crisis El caso cataln es un ejemplo histrico in-
pueden acentuar todava ms las demandas ternacionalmente conocido del tipo de na-
nacionales y nacionalistas, ya sea en forma cionalismo llamado de nacin-sin-estado,
de proclamas de independencia, ya sea en con un significativo peso poltico y con una
forma de augmento del discurso patriti- considerable continuidad en el tiempo, ele-
co-nacional de corte racista y xenfobo (tal y mentos que le han convertido en un nacio-
como se est mostrando en el auge de parti- nalismo ampliamente conocido y estudiado
dos de extrema derecha populistas que se ha (de Riquer i Permanyer 1996; Balcells 2003;
producido en Europa en los ltimos aos). Llobera 2004; Guibernau i Berdn 2004). Lo
Puesto que la historia nos muestra como que es una novedad es la forma que ha to-
en momentos de escasez y competicin por mado la reivindicacin nacionalista catalana
los recursos, el repliegue en el propio grupo en la ltima dcada, augmentando de forma
tnico-nacional y la vinculacin del acceso considerable el apoyo a un modelo poltico
a los derechos ciudadanos a la pertenencia secessionista que hasta ahora, se haba man-
nacional es un recurso siempre disponible y tenido en un nivel minoritario dentro del
fcilmente activable (San Romn 1996). catalanismo poltico. Es la intencin de esta
Si en algn pas europeo la cuestin na- comunicacin precisamente hacer referencia
cional y nacionalista ha formado parte inhe- al proceso de reforzamiento del sentimiento
rente del debate poltico es precisamente en y las demandas nacionalistas independenti-
Espaa, que a pesar de los intentos a lo largo stas que se ha producido en Catalua en los
de su historia moderna de construirse como ltimos aos, proponiendo tres factores de
un estado homogneo y unificado lingst- cambio (demogrfico, poltico y econmico)
ica y culturalmente, nunca ha conseguido que desde mi punto de vista son fundamen-
completar esa anhelada unidad nacional. tales para entender la situacin actual en
Son sobradamente conocidos los movimien- Catalua. Aunque no me atrevera a afirmar
tos de reinvindicacin identitaria y/o nacio- que sean directamente los nicos factores
nalista que se han dado histricamente en causales de la reactivacin nacional catala-
distintas regiones de Espaa desde el siglo na, puesto que esta tiene unas races sociales
XIX. Los ms conocidos internacionalmen- y culturales profundas que se remontan a
te (por distintos motivos y vas), han sido el tiempos anteriores a los que se van a tener
caso Vasco y el Cataln, pero no hay que ol- en cuenta en este anlisis; unas bases iden-
vidar tampoco la especificidad de Galicia y titarias y unos procesos histricos previos
Andaluca (Castells Arteche et al. 2007; Mo- que es necesario tener en cuenta para poder
reno Luzn 2007; Prez Ledesma 2007; Boyd comprender las cambios y adaptaciones que
2000; de Riquer i Permanyer 2001). ha sufrido el nacionalismo cataln contem-
El objetivo de esta comunicacin es ha- porneo.
64
stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
entre ellas. Pareca que con la construccin deportivas nacionales, etc., contribuan a
de la Espaa de las autonomas la identidad normalizar la particularidad cultural y lin-
catalana haba encontrado la frmula de gstica sentida en Catalua y ms o menos
encaje dentro del Estado Espaol. El siste- tolerada por el estado espaol siempre y
ma de autogobierno regional a partir de la cuando no salieran del territorio cataln.
descentralizacin de ciertas competencias Este modelo poltico de la Espaa de las
del estado que pasaban a ser gestionadas autonomas se ha mantenido aparentemen-
directamente por el gobierno especfico de te sin muchos problemas durante ms de
cada comunidad autnoma , signific para 25 aos. A lo largo de este tiempo el debate
Catalua conseguir altos niveles de auto- poltico entre Catalua y Espaa se centraba
noma en sus decisiones legislativas y ple- en la gestin de las competencias autonm-
nas competencias en temas tan importantes icas o en la demanda de mayores niveles de
como la educacin, la justcia o la sanidad. autogobierno, pero pareca que la sociedad
Y muy especialmente, le proporcion la ca- catalana estaba suficientemente cmoda
pacidad de actuar como un casi-estado, con ese encaje dentro del marco jurdico
gestionando temas importantes para la con- espaol. Haba algunas voces que recla-
struccin poltica y simblica de la nacin maban la independencia de Espaa, pero
como la defensa y promocin de la lengua eran proporcionalmente minoritarias en el
catalana a travs del sistema educativo (y la espectro poltico cataln e incluso desde la
prctica de la llamada inmersin lingst- sociedad catalana se contemplaban ms bien
ica en cataln en las escuelas) o como la cre- como demandas poco realistas de pequeos
acin de medios de comunicacin pblicos grupos considerados radicales.
propios como televisiones y emisoras de Pero en los ltimos aos, la cuestin de
radio (que emiten principalmente en lengua la soberana poltica y las demandas de in-
catalana y que son un elemento fundamental dependencia se han convertido en un tema
en la creacin de la comunidad imaginada presente en el debate poltico cataln y se
de Anderson (1993). Todos estos elementos, han expresado de forma tan activa que estas
conjuntamente con una poltica claramente reivindicaciones independentistas han teni-
nacionalista de celebracin de smbolos y do repercusin incluso a nivel internacional.
fechas de reivindicacin nacional y que pro- Especialmente desde el ao 2009, cuando se
mova la creacin de museos nacionales puso en marcha un movimiento social, ge-
catalanes, teatros nacionales, selecciones nerado desde una parte de la sociedad civil,
1
El movimiento de la sociedad civil empez con una primera consulta no-vinculante sobre la independencia de
Catalua en un pequeo pueblo de unos 8.000 habitantes, Arenys de Munt. Pero la importancia simblica de esa
acto inici un movimiento social y poltico de imitacin que ha implicado ms de 947 municipios y que termin
con la consulta realizada el 10 de abril de 2011 en Barcelona, la ciudad ms grande y capital poltica de Catalua.
El nivel de participacin en todo el proceso fue muy desigual: fue mayor en las ciudades pequeas y zonas rurales
(con un porcentaje de ms del 90% de participacin), mientras que descendi considerablemente cuando el re-
ferndum se llev a cabo en los centros urbanos de ms de 50.000 habitantes o en el cinturn industrial cercano a
la zona metropolitana de Barcelona. Sin embargo, la consulta de la misma ciudad de Barcelona gan con una de
las participaciones ms altas, con un porcentaje de hasta un 21.37% del censo electoral.
66
stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
que promovi la realizacin de distintos re- mocrtica despus de la muerte del General
ferndums consultivos de carcter local so- Franco en noviembre de 1975). Estas dos
bre la creacin de un estado independiente manifestaciones son de un gran valor sim-
cataln dentro de la Unin Europea (Clua blico en el imaginario nacionalista cataln
i Fain 2011). Las consultas soberanistas, y son denominadas en Catalua las manife-
que no tenan valor legal, solo consultivo y staciones del milln, porque se afirma que
simblico, en un ao movilizaron a ms de en ambas se manifestaron hasta un milln
800.000 votantes (casi un 19% del censo). Y de personas (y sirven de referencia para cal-
adems de su eco internacional, implicaron cular el xito de otras convocatorias). La di-
la visibilizaron pblica de la voluntad separa- ferencia entre estas dos manifestaciones del
tista de una parte de la poblacin catalana, si- milln es que mientras en 1977 se agitaba
tuando la cuestin de la independencia en el la bandera nacional catalana (denominada
centro de la agenda poltica catalana1. Desde senyera) y se gritaba el lema de Libertad,
entonces el tema forma parte del lenguaje de amnista y estatuto de autonoma, en 2010
los partidos polticos, que tienen que definir el grito mayoritario era Independencia y
pblicamente su posicin ante la cuestin de se ondeaba principalmente la bandera inde-
la autodeterminacin. Los partidos de tipo pendentista llamada estelada (una seera
independentista se han escindido y multi- que contiene una estrella en su dibujo).
plicado, y los sondeos de la opinin pblica Qu es lo que ha sucedido que explique
muestran que el nmero de ciudadanos par- esta deriva hacia unas demandas nacionali-
tidarios de la realizacin de una consulta so- stas ms independentistas en Catalua?
bre la independencia ha ido en aumento. El Creo que hay que tener en cuenta tres
ltimo sondeo al respecto realizado en octu- cambios en el contexto que pueden explicar
bre de 2011, afirmaba que un 45,4% de los el porqu de este actual reforzamiento del
catalanes votara a favor de la independencia discurso nacionalista cataln: cambios en el
si se realizara un referndum; el 24,75 votara contexto sociodemogrfico, en el contexto
en contra y un 23,8% se abstendra. poltico y en el contexto econmico. Vamos
El ltimo gran acto de reivindicacin na- a verlos brevemente.
cionalista en Catalua fue la multitudinaria
manifestacin que se realiz en Barcelona
a) Cambios en el contexto sociodemogrfico
el 10 de julio de 2010, que tambin tuvo re-
percusin meditica internacional. Desde la Catalua ha sido un territorio tradicio-
perspectiva catalana esta manifestacin se nalmente receptor de poblacin inmigrante,
equipara a la primera manifestacin multi- hasta el punto que los demgrafos aseguran
tudinaria nacionalista que se realiz el 11 de que la inmigracin forma parte integral del
septiembre de 19772 tambin en Barcelona sistema cataln moderno de reproduccin
(justo cuando empezaba la transicin de- (Cabr 1999). De hecho, a pesar de su hi-
2
El da 11 de septiembre es la fecha en que se celebra el Da nacional cataln y conmemora la derrota militar y
poltica de la nacin catalana en la Guerra de Sucesin de 1714, cuando el territorio y el gobierno cataln quedaron
en manos de los monarcas espaoles borbnicos (Llobera 2004).
67
Q uaderni
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73
Globalizzazione e crisi
dello Stato-nazione, dal Sud
Gilberto Lopez Rivas
R
ecentemente, Esteban Cabal e delle comunicazioni che si svolge in quel
ha pubblicato un articolo la decennio, e allapertura dei mercati dellanti-
cui tesi centrale si deduce gi co blocco socialista, inclusi la Cina e il Vie-
dal titolo: La fine della so- tnam. Per questo non ci deve sorprendere
vranit nazionale e le nazioni-Stato1. Si so- che la globalizzazione stessa si converta in
stiene che la globalizzazione economica sta un tema di ricerca specifico per antropologi
provocando la nascita di un nuovo modello come Marc Abls2 o Arjun Appadurai3, che
politico destinato a sostituire quello vecchio approfondiscono temi come Stato-nazione,
delle nazioni-Stato, che ha avuto origine con cittadinanza, societ civile, terrorismo, vio-
lindipendenza degli Stati Uniti nel 1783 e lenza etnocida, tra gli altri. I nostri vicini
la Rivoluzione Francese nel 1789. Spoglia- sociologi, dal canto loro, fanno addirittura
ti sempre di pi gli Stati dallattributo della riferimento ad una mutazione delle scienze
sovranit, si considera che si sta configuran- sociali4.
do un sistema di governanza mondiale, un La globalizzazione capitalista ha bisogno
Nuovo Ordine Mondiale retto da corpora- di unumanit indifferenziata, assoggettata
zioni private o istituzioni transnazionali o alle leggi del mercato, sequestrata dallindivi-
internazionali. dualismo competitivo che proclama la legge
Lo smantellamento dello Stato Benefat- del pi forte (darwinismo sociale), alienata
tore e la sua transnazionalizzazione di fronte dal consumismo e dallegoismo possessivo.
alla crisi di accumulazione degli anni 70, Il capitalismo neoliberale ha anche biso-
segna linizio delle politiche neoliberali, di gno, nellambito ideologico, della diffusio-
mondializzazione capitalista o di globalizza- ne generalizzata di un cosmopolitismo che
zione, assieme alla rivoluzione informatica neghi lidentit nazionale, che rifiuti catego-
1
Comunicazione per il congresso La dis-unit dItalia e delle altre nazioni: spinte disgregatrici e nuovi miti di fonda-
zione identitaria. Salerno, Italia, del 2 al 6 de marzo de 2012. Traduzione di Giovanna Gasparello.
2
Ricercatore, Istituto Nazionale di Antropologia e Storia, Messico.
3
Esteban Cabal, El fin de la soberana nacional y las naciones-Estado, RevistaRebelin, 21-11-2011, <www.rebe-
lion.org>
4
Marc Ables. Anthropologie de la globalisation. Paris: Payot, 2008.
75
Q uaderni
ricamente la difesa della sovranit, il diritto cadaveri, un emergente potere privato glo-
allautodeterminazione, la salvaguardia delle bale ha decretato la loro scadenza e tende-
risorse strategiche e naturali, le autonomie ranno a sparire progressivamente.
indigene, le democrazie partecipative, e una Parallelamente, da una prospettiva poli-
forma rinnovata di socialismo. Tutto ci per tica che potrebbe avere degli obiettivi inter-
raggiungere il paradiso terrestre, che sareb- ventisti, si fa riferimento allo Stato Fallito o
be la societ statunitense, proiettata come li- collassato. Lorganizzazione Fund for Peace e
deale da raggiungere per una massa informe la rivista Foreign Policy usano il termine di
di consumatori declassati, apolidi e apolitici. Stato Fallito per riferirsi ai paesi caratteriz-
Si pretende che il mondo offerto dalla mon- zati da: perdita del controllo fisico del suo
dializzazione neoliberale, nelle sue varianti territorio, erosione dellautorit governativa,
statunitense ed europea, sia lunico possibi- incapacit di interagire con altri Stati della
le, senza alternativa concretizzabile, e che le comunit internazionale, impossibilit di
sole opzioni realiste debbano essere il con- elargire i servizi pubblici in modo razionale,
formismo sociale e la rassegnazione politica. alti indici di corruzione e gravi condizioni
Ostaggio dei poteri costituiti si afferma economiche. stato proprio il Comando
le nazioni-Stato non controllano pi la ge- delle Forze Congiunte degli Stati Uniti che
stione delle risorse naturali (acqua inclusa), ha diffuso, nel 2009, un rapporto che enfa-
delle materie prime, dellenergia, della salute, tizza le sfide che, in un futuro prossimo, si
della politica economica e finanziaria, e sono dovranno affrontare in materia di sicurez-
state private anche della sovranit alimenta- za. Il rapporto sottolinea che il Messico e il
re. In pi, sottolinea Cabal, la NATO, il Con- Pakistan sono i paesi che pi rischiano di
siglio di Sicurezza dellONU (e, aggiungerei, collassare; per le implicazioni nella sua sicu-
il sistema imperialista mondiale egemoniz- rezza nazionale, il governo statunitense do-
zato dagli Stati Uniti), limitano la sovranit vrebbe prestare maggior attenzione proprio
degli Stati nellambito della sicurezza e ten- a questi paesi.
dono apparentemente a formare un esercito Coincido con Cabal nella diagnosi sulla
mondiale unico. Si afferma rotondamente: perdita di sovranit di alcuni Stati nazionali
non sono pi necessari gli eserciti naziona- (soprattutto, quelli articolati subalternamente
li Di fatto esiste un processo silenzioso e nella mondializzazione capitalista attuale), e
silenziato di smantellamento delle strutture condivido la volont critica anticapitalista della
militari, sempre pi subordinate a organismi sua analisi, che tocca un tema trascendente che
globali. nel marxismo fa parte della cosiddetta que-
Nel terreno della politica, si argomenta stione nazionale. Ciononostante, discordo con
che i politici non governano pi, ammini- varie delle sue derivazioni argomentative.
strano solamente, sono semplici gestori al Ad esempio, le idee sullo smantellamento
servizio delle grandi corporazioni che, dal- dello Stato, la tendenza alla sua scomparsa o
tra parte, sono quelle che finanziano le loro sostituzione nel capitalismo neoliberale, cos
campagne elettorali. Per concludere, Cabal come quelle che si riferiscono agli stati fal-
vaticina: vuote di contenuto, di competenze liti, sono vere solo parzialmente. vero che,
effettive, le nazioni-Stato sono gusci vuoti, quando scompaiono gli elementi costitutivi
76
stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
dello Stato Benefattore, tutti i suoi obblighi cittadini, arresto di persone senza ordini di
sociali (salute, educazione, sicurezza pubbli- cattura, criminalizzazione delle lotte sociali,
ca, pensioni, casa, eccetera) e pertanto le uso massiccio e legittimato della tortura,
istituzioni legate a questi si deteriorano o sequestro di cittadini che sono poi trasferiti
privatizzano. Nonostante ci, con il neolibe- in prigioni clandestine, cambi nelle legisla-
ralismo si rafforzano le funzioni repressive e zioni per introdurre il delitto di terrorismo
di controllo sociale dello Stato (soprattutto ed altri derivati, che in pratica possono esse-
gli apparati mediatici) e, di conseguenza, di- re applicati ad unampia fascia di oppositori
ventano politicamente predominanti le forze ed attivisti nelle lotte sociali.
armate, la polizia ed i servizi di intelligence, Si installa il cosiddetto terrorismo glo-
locali e globali. Ci vuol dire che la violen- bale di Stato in cui la legislazione interna-
za e lautoritarismo intrinsechi nel sistema zionale smette di essere vigente per cedere
statale capitalista assumono un ruolo pre- il passo ad una extraterritorialit di riforme
ponderante. Quando si transnazionalizzano giuridiche, di programmi operativi e di pra-
le loro classi dominanti, gli Stati nazionali si tiche amministrative che facilitano il lavoro
trasformano in semplici guardiani dellor- dei servizi di intelligence, militari e parami-
dine e della riproduzione del sistema mon- litari. Nei fatti, si realizza una sorta di in-
diale di sfruttamento. Cos, mentre lo Stato ternazionalizzazione della repressione e del
smantella alcuni dei suoi apparati, d forza controllo delle opposizioni anticapitaliste,
ad altri5. democratiche, nazionaliste o di qualunque
In particolare dopo gli attentati dell11 altro segno, che si manifestino contro gli
settembre 2001 negli USA, e come risultato Stati Uniti e contro i governi favorevoli a
della cosiddetta lotta al terrorismo ed ora questo nuovo ordine mondiale6. Pablo Gon-
contro il narcotraffico e la derivazione di zlez Casanova7 afferma, in questo senso,
entrambe, ossia contro il narcoterrorismo che ogni crisi implica un aggravamento delle
che sono continuate con rinato vigore du- lotte e dei riaccomodi; una concentrazione
rante la presidenza di Barak Obama , si glo- delle contraddizioni nazionali e di classe,
balizzano le condizioni di eccezione in cui e che queste si manifestano nella politica,
i diritti civili sono virtualmente sospesi per nelleconomia, nellideologia e nella repres-
dare spazio a processi di militarizzazione, sione. I governi degli Stati Uniti, e coloro che
controllo delle frontiere e degli aeroporti, li appoggiano e si appoggiano a loro in Ame-
persecuzione della popolazione migrante rica Latina, applicano per lo meno la politica
con o senza documenti, super-vigilanza dei della democrazia limitata, e la politica della
5
Arjun Appadurai. El Rechazo de las minoras. Ensayo sobre la geografa de la furia. Mxico: Barcelona: Ensayo Tu-
sQuets Editores, 2007 e dello stesso autore: La modernidad desbordada: dimensiones culturales de la globalizacin.
Montevideo, Trilce, FCE, Buenos Aires.
6
Michel Wieviorka. Les sciences sociales en mutation, Paris: Sciences Humaines, 2007.
7
Dani Rodrik, nel suo articolo Il mito della fine dello stato-nazione. (Correo del Sur-La Jornada del Morelos, 19
febbraio 2012), si chiede, che ha salvato le banche iniettare liquidit, impegnata a uno stimolo fiscale? Ma chi
fornir le norme ei regolamenti del mercato, ma lo stato-nazione? Lo Stato-nazione pu essere una reliquia che
poniamo la Rivoluzione francese, ma tutto quello che abbiamo.
77
Q uaderni
8
Vedi Terrorismo made in USA en las Amricas, <www.terrorfileonline.org>
9
Pablo Gonzlez Casanova La crisis del Estado y la lucha por la democracia en Amrica Latina: problemas y
perspectivas, in De la sociologa del poder a la sociologa de la explotacin.Pensar Amrica Latina en el siglo XXI,
CLACSO-Siglo del Hombre Editores, Bogot, 2009.
10
Il libro di Marcello Colussi, El narcotrfico: una arma del imperio (Edizioni elettroniche di Argenpress, 2010),
imprescindibile per lanalisi del tema nel contesto mondiale e, in particolare, per la comprensione della tragica
situazione che vive attualmente il Messico.
Considerando il suo lavoro come un apporto ad un campo dove c troppa menzogna, lautore considera che sul
narcotraffico ci sono una versione ufficiale, proposta instancabilmente dai mezzi di comunicazione di massa, ed
una verit occulta. Osservando la dimensione inaudita del giro daffari delle droghe illegali, afferma che questo
circuito commerciale muove circa 800 miliardi di dollari annuali, superando la vendita del petrolio ma rimanendo
inferiore ai ricavati della vendita di armi, che continua ad essere il mercato pi redditizio in tutto il mondo.
Lipotesi principale di Colussi che il potere egemonico guidato dagli Stati Uniti ha trovato in questo nuovo campo di
battaglia un terreno fertile per prolungare ed adeguare la sua strategia di controllo universale. Come lo ha trovato anche
nel cosiddetto terrorismo, una nuova piaga biblica che ha reso possibile la nuova strategia imperiale di dominio militare
unipolare con le iniziative delle guerre preventive. Si afferma che gli stessi fattori del potere che muovono la macchina
sociale del capitalismo globale hanno creato lofferta di stupefacenti, hanno generato la domanda, e sulla base di questo
circolo hanno tessuto il mito di mafie malefiche e super potenti che si scontrano con lumanit, causando lagitazione e
langoscia degli onesti cittadini, ragion per cui si giustifica un intervento militare e di polizia a scala planetaria.
Limperialismo statunitense sta sostenendo unipotetica lotta al traffico delle droghe illecite, il cui obiettivo reale per-
mettere agli Stati Uniti di intervenire dove vogliano, dove abbiano interessi, o dove questi appaiano in pericolo. Mettere
fine al consumo assolutamente fuori dai loro propositi. Dovunque ci siano risorse che hanno bisogno di sfruttare pe-
trolio, gas, minerali strategici, acqua dolce, eccetera , o nuclei di resistenza popolare, appare il demone del narcotraffico.
Si tratta di una politica consustanziale ai loro piani di controllo globale, grazie alla quale il governo USA ha unarma
di dominio politico-militare. In realt, la presunta lotta al narcotraffico la messinscena di un sanguinoso spettacolo
teatrale. una lotta frontale contro il campo popolare organizzato, dove in Colombia ed in Messico, per esempio, le
oligarchie ed i governi si sono sottomessi docilmente alle strategie degli Stati Uniti, e rappresenta la piattaforma per la
contrainsurgencia, la criminalizzazione delle resistenze, la militarizzazione e la para-militarizzazione dei nostri paesi. Il
consumo indotto di droghe un elemento centrale nel mantenimento del sistema capitalista, cos come lo la guerra,
ragion per cui lautore propone nella sua conclusione la stessa alternativa di Rosa Luxembourg: socialismo o barbarie.
78
stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
sistito nella natura contraddittoria inerente diale; dallaltra, gli Stati nazionali controlla-
al capitalismo. Rivadeo lo espone in questo no localmente i conflitti e le contraddizioni
modo: della forza-lavoro e dei gruppi subalterni in
generale. Cos, nellEuropa del capitale, per
Gi nel concetto semplice del capitale si annida esempio, le condizioni di dominio manten-
una determinazione doppia e contraddittoria: la
gono in ogni paese le proprie peculiarit na-
tendenza alluniversalizzazione e allomogeneiz-
zionali, la correlazione dei gruppi politici, le
zazione della vita sociale in tutti i suoi aspetti, e
alternanze, le forme della resistenza e della
la tendenza, opposta e simultanea, alla disarti-
lotta di classe.
colazione ed alla particolarizzazione. In questo
modo la prima si realizza per mezzo della secon- Anche il cosiddetto stato di diritto nel
da: la matrice spaziale presupposta prodotta e capitalismo neoliberale si trova sempre pi
riprodotta dalle relazioni sociali di produzione determinato dagli interessi generali del po-
e dalla divisione sociale del lavoro capitalista, tere politico-economico, nel contesto della
ospita al suo interno due dimensioni: compo- specificit storica dellaggravarsi della lotta
sta di spazi diversi e limitati, di segmentazioni di classe e lesacerbarsi delle contraddizioni
in serie. Di limiti e di frontiere; ma, allo stesso tra questo carattere mondiale dellaccumula-
tempo, non ha fine Cos, lo spazio moderno zione e la forma nazionale della dominazio-
uno spazio in cui possibile muoversi allinfini- ne borghese, che sono sempre state imma-
to, ma a condizione di attraversare separazioni
nenti al capitalismo11.
Da qui che limperialismo non possa essere che
Alla maggior coscienza e conflitto so-
inter-nazionale, o, pi esattamente, transnaziona-
ciale, legati ad un maggior grado di srutta-
le, e pertanto cosostanziale alla nazione questa
mento della forza-lavoro, sta una maggior
contraddizione del capitalismo tra il suo carattere
sociale-universale, ed allo stesso tempo priva- violazione dei diritti umani ed il deterioro
to-individuale, condiziona la necessit dello Stato dello stato di diritto. La destrutturazione
nazionale borghese (2003:84-91). permanente del diritto pubblico, privato,
civile e penale, e soprattutto del diritto co-
Avendo un sostrato economico che apre stituzionale, proviene fondamentalmente
le frontiere nazionali al capitale transnazio- dai potenti che possono produrre, utilizzare
nale, e in particolare alla sua frazione finan- o ignorare le leggi aproprio piacimento, che
ziaria speculativa, per garantire condizioni hanno il controllo reale dellapparato giudi-
di rendimento ottime, la mondializzazione ziario, che orientano le azioni dei costituen-
capitalista neoliberale si manifesta in tutti ti permanenti (Congressi o Parlamenti) e
gli spazio politici, ideologici e culturali delle detengono il monopolio della violenza con-
nostre societ nazionali, attraverso linter- siderata legale. Nellattuale tappa neolibera-
vento permanente e decisivo dello Stato. le si distingue la violazione, da parte delle
In questo contesto si d una doppia de- autorit stesse, dei sistemi giuridici vigenti,
terminazione: da una parte, lo sfruttamento tanto nellambito nazionale come in quello
capitalista si sviluppa in un orizzonte mon- intrenazionale.
Leopoldo Mrmora, El concepto socialista de nacin, Mxico: Cuadernos de Pasado y Presente, 1986.
11
79
Q uaderni
12
Ana Mara Rivadeo, Lesa Patria. Nacin y globalizacin, Mxico: UNAM, 2003. Recentemente, la Dott.ssa Rivadeo
mi ha dato un eccellente testo: Democracia y globalizacin neoliberal, in cui approfondisce molte delle tesi espo-
ste nel volume citato.
13
Vedi Ana Mara Rivadeo, Lesa Patria, Nacin y Globalizacin, Op.cit.
80
stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
14
Tanto lejido come la comunit sono due regimi legali di propriet collettiva della terra. La propriet comunale
riconosce il diritto di propriet dei popoli indigeni e originari sui territori che occupano da secoli; la propriet
ejidal si stabilisce su terre di nuova colonizzazione e si concede ad un gruppo organizzato di almeno 20 famiglie.
Fino al 1992 (anno della riforma costituzionale) la propriet collettiva era inalienabile e indivisibile, caratteristiche
che sono state cancellate nella nuova legge [N.d.T.].
15
Vedi: Gilberto Lpez y Rivas. Los limites de la democracia neoliberal, 17-06-2006, e Democracia tutelada versus
Democracia Autonomista, 28-03-2006, entrambi in Rivista Rebelin, <www.rebelion.org>.
16
Ana Mara Rivadeo. Op. Cit., p. 37.
81
Q uaderni
17
Quotidiano La Jornada, 16 novembre del 2007.
18
Mrmora, Op.cit., pag. 107.
19
Che significa lappropriazione creativa da parte delle classi popolari. Boaventura de Sousa Santos, Refundacin
del Estado en Amrica Latina. Perspectivas desde una epistemologa del sur., Mxico: Siglo XXI Editores - Universi-
dad de los Andes, 2010, pag. 68.
20
Sousa Santos, Op.cit. pag. 68.
82
I popoli indigeni nella nazione
e la loro relazione con lo Stato
Alicia Castellanos Guerrero
L
o spazio dei popoli indigeni nel- con lAltro (universalismo/differenzialismo)
la formazione della nazione e la imposte dalle classi dominanti; dalle teorie
loro relazione con lo Stato ha e ideologie (razziste, liberali, nazionaliste,
costituito un tema privilegiato sviluppiste, neoliberali) che orientano le
dallantropologia messicana dopo la solle- politiche dello Stato per fare la nazione e
vazione nel 1994 dei maya zapatisti in legittimare il proprio potere, le stesse che, a
Chiapas1. I contributi che si apportano, in loro volta, rispondono prevalentemente alle
particolare dal Dialogo di San Andrs2 in esigenze del capitale per la sua espansione e
poi, aiutano a capire i modi di esclusione riproduzione. Tale subalternit rifiutata da
messi in atto dalla nazione degli eguali, la un soggetto che, soprattutto in un tempo di
profondit delle diseguaglianze sociali, i di- crisi che minaccia la sua continuit, si ribella
ritti indigeni e le autonomie che si costrui- e organizza in difesa delle sue autonomie e
scono, gli impatti del multiculturalismo e le costruisce un discorso di rifondazione della
politiche neoliberali che avanzano nei terri- nazione.
tori indigeni. Per pensare il posto assegnato ai popoli
Questo spazio dei popoli indigeni nel- indigeni nella nazione, recupero due pro-
la nazione storicamente conteso e la sua spettive di analisi che possono essere com-
relazione con lo Stato intrinsecamente plementari: una a livello delle forme di rela-
conflittuale. In questarticolo sostengo che zione con lAltro, a seconda del progetto di
la posizione subalterna che questi popo- nazione; laltra parte dal presupposto che la
li occupano nella nazione caratterizzata nazione un spazio di egemonia contesa tra
dalle logiche e forme possibili di relazione diversi e contrapposti progetti nazionali.
1
Organizzati nellEsercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN).
2
Nel 1996 inizia un importante processo di negoziato tra gli indigeni dellEZLN insorti ed il governo messicano. Il
dialogo si svolge principalmente nel villaggio maya di San Andrs Sakamchen, e riunisce centinaia di intellettuali,
accademici, attivisti e rappresentanti di organizzazioni indigene di tutto il paese, invitati dallEZLN come propri
assessori durante il Dialogo. Nellagenda di discussione erano previsti temi di rilevanza politica nazionale, tra
cui la definizione di una nuova relazione tra lo Stato, i popoli indigeni e la societ, che superasse i retaggi coloniali
che ancora soffrivano gli indigeni. Dopo aver firmato un primo documento, gli Accordi sui Diritti e la Cultura
Indigena, il governo rompe il negoziato. Gli Accordi sono rimasti incompiuti [N.d.T].
83
Q uaderni
3
Vedi Taguieff (1989); Wieviorka (1992); Schnapper (2001).
84
stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
gerarchie socio-razziali e la distinzione ba- dello Stato secondo Foucault, per giustifica-
sata sulla razza e sulla casta. Ciononostante, re leliminazione dellAltro.
n lo Stato n le classi al potere hanno can- La memoria delle guerre e ribellioni in-
cellato dal loro immaginario tali divisioni e digene aiuta a comprendere nel presente le
distanze socio-razziali e, in cambio, hanno linee di continuit del conflitto tra Stato, na-
diffuso limmagine di un essere inferiore a zione e popoli indigeni.
causa delleredit coloniale e di una presunta
arretratezza fisica e culturale.
Per fare la nazione bisognava raggiun- Nazione e processi nazionalitari
gere leguaglianza formale a partire dal ri-
conoscimento costituzionale; sbiancare gli Il periodo post-rivoluzionario, allinizio
indigeni per mezzo del meticciato biologico del secolo scorso, vede la consolidazione della
e culturale, attraverso lemigrazione euro- nazione messicana, ma non la trasformazio-
pea; civilizzare ed assimilare i diversi per ne del ruolo subalterno che occupano i po-
mezzo delleducazione e leliminazione della poli indigeni in questa nazione di eguali. Lo
diversit culturale; far prevalere la propriet Stato stabilisce un limite al processo di sac-
privata, far scomparire la propriet comuna- cheggio, mentre la lotta agraria dei contadini
le e privatizzare la terra dei popoli indigeni influisce nella restituzione della terra e nel
per dare spazio al progresso e allo sviluppo contenuto originario dellarticolo 27 della
della nazione. Ci significava dissolvere la Costituzione del 1917. Questo esprime legal-
differenza razziale e culturale, abolire le basi mente il riconoscimento della specificit dei
di riproduzione degli indigeni confiscando diritti collettivi e contribuisce a preservare la
i beni comunali per mezzo delle Leggi di propriet ejidal e comunale4 della terra, che
Riforma, ma anche separare, in vista di una sostenta le economie contadine e le forme di
presunta incompatibilit razziale e culturale, organizzazione comunitaria, e segna i territo-
ed eliminare gli indigeni in caso di insubor- ri che danno continuit ai popoli.
dinazione o ribellione. Il discorso del nazionalismo rivoluzio-
Durante il XIX secolo, lesilio, la perse- nario si stabilisce come lideologia del re-
cuzione e la politica di eliminazione degli gime del partito di Stato; esalta lindio del
indigeni ribelli sono state una pratica dello passato civilizzato5 e vede lindio vivo come
Stato in diverse regioni del territorio nazio- appartenente ad una cultura arretrata, con-
nale. La legittimit e le espressioni discorsive siderata un ostacolo per il progresso. Le po-
che giustificano questa pratica non sfuggono litiche dello Stato, coadiuvate dal discorso
alluso del razzismo, meccanismo di potere antropologico, si propongono la distruzio-
4
Tanto lejido come la comunit sono due regimi legali di propriet collettiva della terra. La propriet comunale ri-
conosce il diritto di propriet dei popoli indigeni e originari sui territori che occupano da secoli; la propriet ejidal
si stabilisce su terre di nuova colonizzazione e si concede ad un gruppo organizzato di almeno 20 famiglie. Fino
al 1992 (anno della riforma allarticolo 27 della Costituzione) la propriet collettiva era inalienabile e indivisibile,
caratteristiche che sono state cancellate nella nuova legge [N.d.T.].
5
Il passato precolombiano [N.d.T].
85
Q uaderni
ne delle lealt comunitarie per forgiare una aggrava le diseguaglianze sociali e colpisce
patria. Limmagine dellAltro interno e la soprattutto i contadini indigeni, spingendoli
concezione universalista di come costruire verso le citt, situazione che si acuisce con la
la nazione ammettono solamente la cultura caduta del prezzo del petrolio e con le ridu-
nellomogeneit, per cui si pensava inevita- zioni alla spesa pubblica imposte dal Fondo
bile il meticciato, sotterfugio ideologico che Monetario Internazionale.
occulta il razzismo, per dissolvere le culture Con tali discorsi e concetti rinnovati,
indigene attraverso politiche di assimilazio- le politiche multiculturali tutelate introdu-
ne forzata. Da diverse prospettive teoriche, cono un indigenismo presuntamente par-
politiche e ideologiche, discorsi e pratiche tecipativo che fa suo il discorso del diritto
giustificano la de-indianizzazione per mezzo alla differenza, promuove incontri regionali
di istituzioni, programmi e strategie di casti- e nazionali di medici indigeni ed assemblee
glianizzazione, processi di acculturazione e in cui si discute di diritti e di amministra-
proletarizzazione, promuovendo allo stesso zione della giustizia, appoggia lo sviluppo
tempo forme di organizzazione comunitaria di radio emittenti in lingue indigene per
che esonerano lo Stato, in parte, dalla sua rivalorizzare i saperi e le forme di organiz-
funzione sociale nello sviluppo di infrastrut- zazione socio-etnica, e impianta programmi
tura nelle regioni indigene. di sostegno alla produzione, come i fondi
Alla fine degli anni Settanta del secolo regionali canalizzati dallIstituto Nazionale
scorso, il modello di nazione omogenea ini- Indigenista. Non si esprime nelle politiche
zia a perdere la sua egemonia nel discorso economiche, dal momento che il modello
indigenista, per passare ad un modello di neoliberale che si stabilisce in questi anni
nazione multietnica e pluriculturale. Tale subordina linteresse politico e della nazione
cambio si produce nella misura in cui il sog- alla logica del capitale privato nazionale e
getto etnico e razziale si organizza politica- internazionale. Questo discorso della diffe-
mente, rappresentato da unintellettualit renza una risorsa che riduce il problema
indigena che si converte in intermediaria, delle diseguaglianze sociali e del razzismo
grazie alla sua condizione biculturale. I ad una questione di carattere culturale, pu
concetti di etnosviluppo e del diritto alla dif- disattivare le alleanze di classe, e tende ad
ferenza appaiono nel lessico istituzionale, ignorare la sovrapposizione tra etnia, clas-
cos come lidea del patrimonio dei popoli se e razza. Il multiculturalismo disperso,
indigeni per costruire una nazione multiet- come lo definisce Wieviorka, quando le po-
nica e multiculturale, ispirando nuove poli- litiche si riferiscono allambito culturale e lo
tiche che nella pratica si limitano ad alcuni dissociano da quello sociale.
programmi produttivi e culturali. A questi programmi basati nel multicul-
Tutte queste ridefinizioni delle politiche turalismo come politica di Stato, seguono ri-
statali nei confronti dei popoli indigeni suc- forme costituzionali contraddittorie rispetto
cedono nel contesto di una crisi agricola che ai popoli indigeni6: una con aspirazione dif-
6
Secondo Shnapper, dal Rinascimento e dai tempi delle scoperte di altri mondi, la discussione sullAltro si produce
in termini astratti (da lUno ed il Multiplo, si tratta di una relazione ontologica tra le specie e gli individui, o di
86
stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
una reazione logica tra lideale morale e le virt pratiche); successivamente, con la scoperta di altri mondi (si legga
processo di colonizzazione), di civilizzazioni non europee, il dibattito in Europa si concretizza, interponendo tra
le specie e gli individui un moyen terme: i gruppi e le loro culture [] Il secolo XVIII aveva insistito sullindividuo
in astratto, caratterizzato dalla propria ragione e libert, ed ha ispirato la concezione del cittadino. Il pensiero ro-
mantico del XIX secolo tender ad invertire i valori segnalando il peso ed il valore della dimensione etnica ed i suoi
particolarismi, invocando lo spirito del popolo (Dominique Schnapper 2001:38). La relation a l Autre, Gallimard,
Paris, 1998.
7
Vedi Rodolfo Stavenhagen, Conflictos tnicos y Estado nacional, Sigli XXI, Mxico, 2000.
87
Q uaderni
indigeni ricorrono a difesa del loro diritto a perch riduce i diritti dei popoli, e al cosmo-
vivere degnamente. Il dialogo e il negoziato, politismo che proclama il mercato transna-
che culminarono con la firma degli Accordi zionale. La lotta per il riconoscimento dei
di San Andrs Sakamchen, annunciavano diritti collettivi dei popoli, per una cittadi-
forse la fine di questo storico conflitto. nanza piena e per lesercizio delle loro auto-
Ma le forze politiche ed economiche del nomie nellambito dello Stato, ha un conte-
capitale nazionale e transnazionale si posi- nuto di affermazione nazionale.
zionarono a favore di un ruolo subalterno Le Dichiarazioni della Selva Lacandona
per i popoli indigeni e della guerra di con- dellEsercito Zapatista di Liberazione Na-
trainsurgencia organizzata dallo Stato, oppo- zionale (EZLN), cos come le risoluzioni del
nendosi alla proposta di pace con giustizia e Congresso Nazionale Indigeno (CNI) e le
dignit avanzata dagli indigeni e da settori iniziative politiche dello zapatismo, confer-
ampi della societ civile. Le istanze di me- mano la volont delle comunit e dei popoli
diazione e di accompagnamento scompaio- indigeni di avere un luogo degno nella na-
no e sono neutralizzate. Si ricorre, come in zione, e di una cittadinanza etnica e nazio-
altri tempi, alla soluzione della forza dello nale. Le condizioni che favoriscono la pro-
Stato quando gli indigeni si sollevano in di- duzione di questi nuovi discorsi e i diversi
fesa dei loro territori e dellautonomia. processi nazionalitari e di ricostruzione
nazionale sono in parte risultato parados-
salmente degli effetti della globalizzazione
Un nuovo posto per i popoli indigeni neoliberale8, delle strategie egemoniche ba-
sate nella guerra preventiva, messe in prati-
I maya zapatisti ed il Congresso Nazio- ca dalle potenze mondiali e le loro politiche
nale Indigeno, composto da diversi gruppi economiche monopolizzatrici, che signifi-
ed organizzazioni, approfondiscono uni- cano la crescente perdita di sovranit degli
dentit ed una coscienza nazionale che si Stati nazionali.
contrappone al nazionalismo rivoluzionario Lemergere di progetti di rifondazione
in crisi, ad un multiculturalismo di Stato che nazionale di qualunque segno, evidenzia che
promuove la differenza e diventa escludente il sentimento nazionale non un fenomeno
8
Globalizzazione significa che lo Stato non ha pi peso n volont per mantenere il suo solido e inespugnabile
matrimonio con la nazione. Si permette e fomenta la civetteria extraconiugale [] Ceduta la maggior parte dei
compiti che esigono capitale e mano dopera intensiva per i mercati globali, gli Stati hanno molta meno necessit
di somministrare fervore patriottico. I sentimenti patriottici il bene pi gelosamente conservato di moderni
Stati-nazione- sono stati concessi alle forze del mercato perch li redistribuiscano, aumentando cos i benefici
dei promotori sportivi, del mondo dello spettacolo, dei festeggiamenti di anniversario e dei beni industriali di
interesse. Nellaltro estremo, i poteri statali (che ormai possiedono esigui resti di quella sovranit nazionale che un
tempo fu [] indivisibile) offrono poche aspettative affidabili, ed ancor meno con garanzia infallibile, ai cercatori
di identit. Ricordando la famosa triade dei diritti di Thomas Marshall: i diritti economici non sono pi nelle
mani dello Stato, i diritti politici che gli Stati possono offrire si limitano strettamente e sono circoscritti a quelli che
Pierre Bourdieu ha battezzato come il pense unique del meticolosamente sregolato stile neoliberale del libero mer-
cato, mentre i diritti sociali sono stati sostituiti dallobbligo individuale della cura di s stessi e dallarte di superare
gli altri. Zygmunt Bauman, Identidad, Losada, Madrid, 2005, pagg. 65-67.
88
stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
anacronistico, e che non assistiamo alla fine analitica, i movimenti indigeni si sono na-
dellera del nazionalismo9. Le manifestazio- zionalizzati attraverso le loro autonomie e
ni di questo sentimento nazionale segnano le proposte per la rifondazione nazionale. Il
piuttosto la violenza e lesclusione con cui si carattere multidimensionale dellidentit et-
produce lintegrazione degli Stati nel proces- nico-nazionale una condizione di apparte-
so di trasnazionalizzazione, e lintolleranza nenze e iscrizioni a diversi gruppi che si arti-
delle forze politiche razziste e di carattere colano tra di loro e non sono escludenti per
imperialista. definizione. Questa condizione un proces-
I movimenti nazionalisti storici e con- so che non significa estraneit dellAltro in
temporanei differiscono tra di loro per la termini razziali e culturali11, ma piuttosto
composizione sociale delle classi e dei grup- supera la distanza creata dalla nazione civica
pi che li compongono; le condizioni storiche e da una societ razzista; una dichiarazione
e strutturali in cui emergono sono diverse, di adesione a questa comunit immaginata,
cos come lo sono i contenuti politici, eco- con diritti di cittadinanza e diritti collettivi,
nomici e culturali. A partire dalle moltepli- individuali e dei popoli, che appartengono,
ci forme che adotta il fenomeno nazionale, a loro volta, ad una gran variet di culture.
indispensabile superare letnocentrismo Il movimento indigeno, nel contesto latinoa-
negli studi sulla nazione ed i nazionalismi, mericano e nelle sue espressioni nazionali, si
studiare la crisi del modello dello Stato-na- struttura a partire dallappartenenza e dalla
zione egemonizzato dalla borghesia che lo difesa delle sue risorse e territori, e dal re-
ha creato, i nazionalismi che sorgono nella clamo di uno spazio nella nazione che gli
geografia mondiale, e i movimenti naziona- stato storicamente negato.
litari e di liberazione nazionale che lottano Nel caso messicano, si aspira ad una tra-
per i diritti dei popoli e per la ricostruzione sformazione dello Stato nazione che garan-
nazionale. tisca un posto degno per tutti nella societ.
Da una prospettiva latinoamericana, Paradossalmente, i popoli indigeni pre-
Barrientos Pardo10 distingue e riconosce che suntamente arretrati tanto sul piano biolo-
il punto in comune tra le istanze nazionali- gico quanto culturale, considerati ostacoli
ste e indigene la relazione conflittuale con del progresso e dello sviluppo, gli incivili, gli
lo Stato. Penso che, pi in l delle loro so- emarginati, gli esclusi dalla nazione, i de-ter-
miglianze, differenze, particolarit e anche ritorializzati12 si trasformano dalla fine del
della possibilit di usare una stessa teoria secolo scorso in attori strategici del processo
9
Eric J. Hobsbawm, Nations and Nationalism since 1780, Cambridge University Press, New York, 1991, capitolo 6.
10
Ignacio David Barrientos Pardo: Nacionalismo indgena? El trnsito de una identidad tnica a una identidad
nacional, Incontro di Latinoamericanisti Spagnoli: 12/2006, Santander, Espaa, disponibile in <http://halshs.archi-
ves-ouvertes.fr/halshs-00104731/es/>.
11
Alicia Castellanos Guerrero e Mariano Bez Landa: Encuentro de miradas. encuentro de tareas, in Margarita
Suzn (ed.) El documental del siglo XXI, Voces Contra El Silencio, Video Independiente, A.C. Universidad Autn-
oma Metropolitana-Xochimilco, Mxico, 2006.
12
Gilberto Gimnez: Identidades tnicas: estado de la cuestin, in Leticia Reina (ed.), Los retos de la etnicidad en
los estados nacin del siglo XXI, Centro de Investigaciones Superiores de Antropologa Social, Mxico, 2000.
89
Q uaderni
di ricostruzione nazionale. Per la loro rela- vimento indigeno, esprimono una coscienza
zione materiale e simbolica con un territorio, e delle rivendicazioni nazionali; queste non
gli indigeni sono i pi coinvolti nella difesa sono esclusive delle nazioni senza Stato o
delle risorse naturali, della sovranit e del con Stato, in quanto trascendono la propria
patrimonio nazionale, di fronte ad uno Stato specificit etnica e condividono sentimenti
trasnazionalizzato e neoliberale che attenta nazionali sui generis, come membri della
contro la nazione. nazione in condizione subalterna e, senza
La specificit del carattere nazionale che questa coscienza, il reclamo di autonomia
soggiace al discorso e alle azioni dellEZLN mancherebbe di senso. Chiediamo: com
e della Otra Campaa risiede nel tentativo possibile che, senza coscienza nazionale,
di ricostruzione della nazione messicana il movimento indigeno rivendichi la rico-
partendo da una prospettiva democratica e struzione della nazione?
anticapitalista. LEZLN e le organizzazioni Fin dalla Prima Dichiarazione della Sel-
del movimento indigeno trascendono la loro va Lacandona, i maya zapatisti esibiscono il
propria specificit: non passano dallidentit carattere etnico e nazionale della loro lotta
etnica a quella nazionale e di classe, ma le nella simbologia che li identifica, annun-
congiungono e ribadiscono le loro molte- ciando, in discorsi e pratiche, nuove rela-
plici appartenenze, che includono una nuo- zioni, una nuova cultura e una nuova forma
va forma di integrazione alla nazione. Non di fare politica, cos come una Convenzione
abbandonano la lotta dei popoli indigeni: Nazionale. Si sancisce in questo documen-
cercando alleanze e spazi di costruzione in to che la soluzione alla questione indigena
comune con altre forze politiche e sociali, sar possibile solo con la trasformazione
affermano la propria condizione di cittadini radicale del Patto nazionale partendo da
messicani indigeni. un movimento di liberazione nazionale.
Da altre realt, alcuni studiosi pensa- Nella Dichiarazione che precede il Dialogo
no che il movimento indigeno messicano di San Andrs si rende pi esplicita la lot-
non ha una coscienza nazionale, per cui ta per lautonomia dei popoli indigeni. La
non esiste un nazionalismo indigeno e le Quinta Dichiarazione rivendica una legge
rivendicazioni di questo non sono nazio- nazionale per tutti gli indigeni, lunit dei
naliste. Lautonomia segnala Navarro si popoli riconosce gli indigeni [come] at-
cerca allinterno dello Stato, il suo senti- tori nazionali. La Sesta Dichiarazione della
mento nazionale parte della nazionalit Selva Lacandona segna un punto di infles-
statale alla quale sentono di appartenere sione proponendo, dietro uno schema an-
tutti i messicani. Pertanto, la richiesta ticapitalista, la conformazione di un nuovo
di ricostruzione e nuova definizione dello tipo di nazione; ci costituisce una rottura
Stato nazione, posizione che fondamental- con la sinistra istituzionale, che ha avvallato
mente13 condividiamo. Ci non toglie che la controriforma costituzionale in materia
lo zapatismo, e altre organizzazioni nel mo- di diritti indigeni. Lo stesso succede con il
Vicente Marc Navarro, Es el movimiento indgena mexicano un nacionalismo? Desarrollo Humano e Institucional
13
CNI14 nella sua Dichiarazione del IV Con- triottico che comprende una componente
gresso del maggio 2006 e nelle prospettive di fraterna [tra figli della stessa patria] ed un
rappresentanti indigeni. sentimento molto intenso della patria come
Che rappresentativit hanno questi do- casa e famiglia16. La constatazione che que-
cumenti nellampio spettro di organizzazioni sti fratelli indigeni costituiscono il centro vi-
ed etnie? Chi sono gli intellettuali che produ- tale17 della Patria funziona come un simbolo
cono questo pensiero? Si tratta di indigeni e che si collega allidea che la nazione senza
non indigeni che hanno molti nomi: sono un indigeni non ha futuro.
gruppo eterogeneo nellaspetto sociale, poli- I modi di integrazione alla nazione, dac-
tico, culturale e identitario; in particolare gli cordo con la letteratura18 che li identifica,
zapatisti, i partecipanti nel Congresso Nazio- possono avere un carattere strumentale e
nale Indigeno e in altri processi autonomici. sentimentale, ma soprattutto politico e di in-
La coscienza e le rivendicazioni nazionali tegrazione. Con la loro partecipazione, i po-
segnano il discorso nelle Dichiarazioni. Les- poli indigeni danno forma a quella nazione
senza della lotta dellEZLN etnica e nazio- in cui vogliono godere di pieni diritti. Nel-
nale. La nazione dove ci sia posto per tutti; le loro aspirazioni non prevale lillusione
la nazione, luogo per tutti; luogo degno dellomogeneit, come Eriksen segnala che
per tutti nella nazione; che metta fine al raz- succede in processi di costruzione naziona-
zismo; che articoli lunit e le differenze. La le molto diversi, n quella del meticciato di
figura della Patria si indianizza, quando nel segno razzista, ma prevale invece lillusio-
discorso si sottolinea che una Patria sen- ne del riconoscimento della diversit della
za cuore indigeno non una Patria, questa nazione, con diritti specifici per linsieme
devessere una Patria con cuore indigeno. delle identit culturali. La matrice cultu-
Senza popoli indigeni non c futuro come rale di queste rappresentazioni nazionali
nazione. Il Messico, la gran nazione, la nostra la diversit stessa, con enfasi nelle culture
nazione, patria messicana. Radice della na- indigene, e la somiglianza che deriva dalle
zione messicana. Non ci sar transizione alla appartenenze di cittadinanza e di classe, che
democrazia senza i popoli indigeni15. conferiscono la categoria politica e quella
Parafrasando Gimnez quando tratta li- socioeconomica: quella di messicani poveri
dentit nazionale, pensiamo che la metafora ed esclusi, espressioni di una ricerca che in-
della patria senza cuore indio che non tegra le logiche e le forme possibili di rela-
patria, designa il componente matri-pa- zione con lAltro.
14
La palabra de la resistencia indgena. Pronunciamientos y Declaraciones del Congreso Nacional Indgena (2001-
2005), in Cuadernos de la resistencia 2, Jalisco, Mxico, aprile 2006. Documento, La Declaracin del Cuarto Con-
greso Nacional Indgena, Estado de Mxico, maggio 2006.
15
Declaraciones de la Selva Lacandona: I, II, III, IV, V y VI, 1993-2006, in Cartas y Comunicados del Ejrcito Zapati-
sta de Liberacin Nacional, <palabra.fzln.org.mx>
16
Citato in Gilberto Gimnez, Apuntes para una teora de la identidad nacional, Revista Sociolgica, Identidad
Nacional y Nacionalismos, Universidad Autnoma Metropolitana- Azcapotzalco, num. 21, Mxico, 1993, p. 15.
17
Jean Chevalier e altri, Dictionnaire des symboles, Robert Laffont/Jpiter, Paris, 1982, pp. 263-266.
18
Gilberto Gimnez, op. cit.
91
Q uaderni
19
Miroslav Horch, La construccin de la identidad nacional: del grupo tnico a la nacin moderna, Revista de
Occidente, num.161, Madrid, 1994, p. 60.
20
Cos il sociologo Yvon LeBot ha denominato il progetto zapatista.
21
Vedi il discorso della Comandante Esther nel Congreso de la Unin, 28 marzo 2001, in <www.revistachiapas.org/
No.11/ch11congreso.html>
92
stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
zione e dei popoli sempre pi controllate e partecipazione delle donne nella vita sociale
sfruttate dalle corporazioni, con metodi ag- e politica, nonostante i complessi ostacoli
gressivi, incluso il narcotraffico. La politica creati dalla crisi economica mondiale.
sociale che doveva essere una direttrice del- Come in tutte le comunit e le regioni et-
la gestione del governo attuale, laiuto a chi niche, le migrazioni forzate e volontarie del-
non ha nulla e la certezza che potr an- le comunit in resistenza hanno dato origine
dare avanti grazie al suo lavoro22 sono sta- a un arduo dibattito tra coloro che vedono
te promesse del presidente Felipe Caldern nella migrazione un tradimento allimpegno
che superano il limite della perversione. con la comunit e il progetto zapatista, e chi
Questa politica sociale dello Stato in realt invece, nonostante le pressioni della collet-
drasticamente diminuita; comunit che tivit e senza tradire gli ideali di una societ
non hanno nulla sono spogliate dei propri con pace e giustizia, decide migrare per la
beni, mentre quelle che possiedono risorse necessit e la stanchezza della militanza e la
strategiche e naturali (minerali, acqua, ter- disciplina che esigono una grande respon-
ra, boschi, biodiversit) sono invase dagli sabilit con il collettivo, inglobando la sfera
speculatori delle miniere, delle imprese che privata e certe libert individuali23.
estraggono il legname, da progetti di grandi Le esperienze e le pratiche di autonomia
dighe e cos via. Ci che non hanno potuto si moltiplicano e apportano molto alla co-
togliergli la volont di continuit che per- struzione di una nuova democrazia. Nella
dura nei secoli, e la loro capacit di organiz- Montaa dello stato del Guerrero, la Polizia
zazione autonomica. Comunitaria multietnica e pluriculturale
Di fronte a queste politiche dello Stato e ha diminuito drasticamente il livello di vio-
delle corporazioni, le comunit indigene e lenza nella regione, diventando una forza che
le loro organizzazioni decidono di ripiega- d impulso alla comunicazione attraverso le
re nelle autonomie. Ci significa che la lot- radio comunitarie, e capace di opporsi alla-
ta costituzionale per il riconoscimento dei vanzata dei progetti di sfruttamento minera-
diritti non pi al centro delle loro riven- rio. Pi recentemente la comunit di Chern,
dicazioni, mentre sviluppano le pratiche di nello stato del Michoacn, a fronte del disbo-
autonomia di fatto e difendono con questi scamento indiscriminato dei propri boschi,
processi i loro territori. In questa guerra a della persecuzione alle proprie donne e della
tutti i livelli, la resistenza indigena si esprime violenza di gruppi criminali, si organizza e
nella costruzione e nel rafforzamento delle conquista il riconoscimento degli usi e co-
autonomie, con portata diversa nelle comu- stumi [come procedimento amministrativo,
nit. Gli zapatisti sviluppano e consolidano i N.d.T.] per eleggere le proprie autorit.
loro autogoverni, leducazione intercultura- Il posto degli indigeni definito nelle co-
le, approfondiscono il riconoscimento e la stituzioni e nelle riforme liberali, post-rivo-
Bruno Baronnet e altri(ed.), Luchas muy otras. Zapatismo y autonoma en las comunidades indgenas de Chiapas,
23
UAM-X, CIESAS, UACH, Mxico, 2011. Vedi anche Giovanna Gasparello y Jaime Quintana Guerrero (ed.), Otras
Geografas. Experiencias de autonomas indgenas en Mxico, UAM-I, 2010.
94
stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
95
La terra del rimorso
e le terre del rifugio
Enzo Segre
M
eglio vivere amici principale ragione delle debolezze politiche
in dieci case che italiane. La formazione dItalia, a suo avvi-
discordi in una so, doveva essere basata sulla democrazia
sola, cos rispon- e partire dai ceti produttivi e dalla borghe-
deva, con gergo popolare, molto eccentrico sia, dalla loro storia concreta e non da lites
rispetto alla sua colta prosa, Carlo Cattaneo aristocratiche, che infine consideravano gli
a chi criticava la sua proposta federalista Stati-nazione solo nella logica dei proprii
come soluzione istituzionale determinata interessi pi gretti. Vedeva nelle istituzioni
dal passato storico plurale dellItalia nascen- politiche pi vicine al popolo, come i muni-
te. Questi critici consideravano la sua pro- cipi, le fonti per una formazione nazionale
posta inadeguata in confronto agli stati-na- federalista, forte proprio per le sue radici po-
zione centralisti dEuropa. Mazzini aveva polari diverse, autentiche e reali.
fatto proprio un nazionalismo accentratore questo un punto molto importante: si
di ispirazione giacobina, a cui avrebbe sa- tratta di autonomie che non portano alla di-
crificato le sue idee democratiche e repub- sgregazione nazionale, alla difesa di meri in-
blicane optando per lunit anche se sotto la teressi locali (come spesso accade in alcune
guida della dinastia sabauda. correnti del federalismo di oggi) ma ad una
La proposta federalista di Cattaneo maggiore integrazione nazionale. Il suo sguar-
sembrava ai suoi critici in contrasto con le do si posa sulla Svizzera e sugli Stati Uniti
aspirazioni di potenza degli stati-nazione dAmerica, di cui Cattaneo, come Tocqueville,
dEuropa. Un risorgimento di piccoli stati, intuisce con anticipazione il futuro ruolo pro-
di repubblichette, ancora una volta deboli tagonistico mondiale. UnItalia ispirata dalla
rispetto ai grandi stati nazione europei. Cat- integrazione dei Cantoni svizzeri e dagli Stati
taneo considerava che la storia di Italia fosse che costituiscono il fondamento degli Stati
troppo diversa nelle sue componenti locali Uniti dAmerica. Altro che repubblichette.
per terminare in una sola storia, in una sola La questione meridionale per lui un
cultura nazionale. Entrambe non avrebbero punto essenziale per la critica del centrali-
potuto essere che costruzioni artificiali. Inol- smo sabaudo dominante. Se si potesse uti-
tre riteneva, in lnea con Machiavelli, che la lizzare uno strumento critico e propositivo
presenza della Chiesa Cattolica fosse stata la come quello attuale di Stato-nazione multi-
97
Q uaderni
culturale, si direbbe che Cattaneo lo antici- Martino, il mondo che vale la pena di riedifi-
pa col suo concetto di pluralit storiche che care quello sorto dal Rinascimento (per De
confluiscono in un solo stato-nazione ma Martino gi dal Cristianesimo), da Galileo,
non possono e non devono azzerrare i loro Newton e Kant, dalla Rivoluzione francese,
differenti profili in base ad un criterio di va- dalla industrializzazione e dai movimenti
lori di superiorit essenzialmente emanato socialisti. Eppure vi in Levi una solidariet
dal centro del potere. Qui sta il punto della umana che va oltre i processi storici con le
questione meridionale: la svalutazione della loro configurazioni specifiche, una soli-
sua storia e perci del suo futuro (come non dariet antropologica che nasce dalla stessa
ricordare Benedetto Croce e la non storia del condizione umana al di l della storia. Noi
regno di Napoli ?). scrive Levi parlando dei contadini non
Quando Carlo Levi scrisse il libro Cri- siamo cristiani (essi dicono) Cristo si fer-
sto si fermato ad Eboli a Firenze, dopo il mato ad Eboli. Commenta cos Levi questa
confino ad Eboli impostogli dal fascismo, splendida metafora: Cristiano vuol dire, nel
questo paese diviene loggetto su cui riversa loro linguaggio, uomo e la frase proverbiale
la passione del suo umanesimo illuminista, che ho sentito tante volte ripetere, nelle loro
solidale con i reietti, reso ancora pi sen- bocche non forse pi che lespressione di
sibile dalla origine familiare ebraica e dai uno sconsolato complesso di inferiorit. Noi
movimenti politici antifascisti, protesi alla non siamo cristiani, non siamo uomini, non
emancipazione sociale ed economica nel se- siamo considerati uomini, ma bestie, bestie
colo XX. Questo progetto di emancipazione da soma, e ancora meno che le bestie, i fru-
quello che Ernesto De Martino definisce schi, i fruschilicchi, che vivono la loro libera
lirruzione delle masse subalterne nella sto- vita diabolica o angelica, perch noi dob-
ria. La solidariet di Levi, come poi quella di biamo invece subire il mondo dei cristiani,
De Martino, verso il mondo contadino me- che sono di l dellorizzonte, e sopportarne il
ridionale alimentata da fiumi profondi di peso e il confronto.
sentimenti e di pensieri, a volte, e forse pi Fino a quando Levi riporta quello che
in apparenza che in realt, contraddittori. Le dicono i contadini di Eboli che non sono
differenze di origine dei due autori sono for- cristiani, che non sono uomini ma bestie e
ti: Levi medico torinese e De Martino storico ancora meno, questo modo di esprimersi
delle religioni nato a Napoli. Levi apparen- sembra proprio il loro li nguaggio; ma quan-
temente sicuro nella sua fiducia del progres- do Levi scrive che non hanno nemmeno la
so, della democrazia e della responsabilit libert dei fruschi di scegliere una vita dia-
sociale che infine lo condurranno allade- bolica o angelica, del disprezzo del mondo
sione al Partito Comunista Italiano. Certo dietro lorizzonte, allora parla anche la Er-
che lavvento del fascismo, del nazismo e lebnis di Levi dolorosamente forgiata dalla
del franchismo, del razzismo trionfante e campagna razziale antisemita e dagli orrori
dellautoritarismo in molti stati dEuropa, della II guerra mondiale, e questo vissuto si
lo rendono cauto ma, allo stesso tempo, pi esprime cos, attraverso la bocca dei conta-
tenace nel rispetto del valore della narrazio- dini di Eboli, oltre Eboli, fino a giungere alle
ne illuminista. Anche per Levi, come per De stesse orecchie dei cristiani.
98
stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
Nella ristampa de Il mondo magico edita passi nel huzinghiano crepuscolo europeo
nel 1978 da Boringhieri sono state pubbli- facendo studi di parapsicologia, impressio-
cate le recensioni di illustri autori a questo nato dal potere dei miti e dellirrazionalismo
libro del 1948: quelle di Benedetto Croce, di nazista. La nozione di presenza e di crisi
Enzo Paci, di Raffaele Pettazzoni e di Mir- della presenza provengono da Heiddeger e
cea Eliade. Per i fini di queste pagine si tra- da Jaspers. Il solare ottimismo mediterra-
lasciano quelle pi accademiche. Nel clima neo di Palazzo Filomarino non pu nulla
politico e culturale dellepoca la recensione contro le tenebre del magismo, ma offre la
improntata allesistenzialismo di Enzo Paci, reintegrazione della presenza dello stesso De
sebbene fosse la pi pertinente, fu quella che Martino, quasi uno sciamanesimo crociano,
al momento impression meno De Martino, che tanta parte ha avuto nel giustificare e nel
ma non la sua opera successiva (si pensi, tra restaurare la coscienza della borghesia italia-
laltro, a Furore, simbolo, valore, 1962, o allo- na. Ma De Martino sa bene che il magismo
pera postuma, curata da Clara Gallini, La non proprio solo dellumanit ai suoi albo-
fine del mondo, 1977). Come osserva Cesare ri, ma che presente nel mondo moderno,
Cases nellintroduzione, le due recensioni di nelle grandi citt di Europa, e tra i suoi ceti
Benedetto Croce ricevettero tutta lattenzio- colti, non solo nelle classi popolari.
ne di De Martino e con essa il suo apparente La questione poltica del meridione, il
rientro nellortodossia crociana, incompa- suo riscatto morale ed conomico nellottica
tibile con la storicizzazione delle categorie della modernit occidentale, gli sembrano la
crociane, che uno dei fondamenti del nes- unica scelta degna di un intellettuale come
so tra mondo magico e crisi della presenza. lui, da qui la sua iscrizione prima al Partito
Vi in Croce un ottimismo storicista vorace Socialista Italiano e poi al Partito Comunista
che, pur essendo idealista, non diverge mol- Italiano. Questa adesione mostra che la mo-
to dallottimismo del progresso illuminista e dernit che auspica per il Sud non quella
dallevoluzionismo. Un ottimismo che crede del capitalismo alimentato dallo sfruttamen-
nelle sorti progressive dellumanit tanto sul to e dalla alienazione (quasi un prosegui-
piano della libert come su quello socio-eco- mento dello sfruttamento e della alienazione
nomico. Per usare un tocco di surrealismo, arcaica del Sud tra magia, Chiesa Cattolica
De Martino descrive il meridione italiano e latifondisti), ma un rinnovamento nella
dallalto della Torre Eiffel o del campanile prospettiva indicata da Antonio Gramsci,
della Basilica di Superga a Torino, che infine in cui il riscatto meridionale un compi-
dovranno essere la meta moderna del Sud to della storia italiana, del Risorgimento
dItalia. incompiuto. questo uno dei prezzi pagati
Il meridione composto da terre del ri- dai partiti socialisti quando, in virt del re-
morso (il morso della mitica tarantola che alismo politico, diluiscono, se non proprio
congela chi morde e lo lascia nella stessa abbandonano, la loro vocazione internazio-
condizione animica per sempre) risultate nalista, che parte essenziale del marxismo:
dalla assenza della storia che ha condotto la denuncia dello sfruttamento delluomo da
alla modernit, allEuropa moderna. Eppure parte delluomo, pi in l delle nebbie na-
il giovane De Martino aveva mosso i primi zionaliste ed etniche, ma pur conservando
99
Q uaderni
la propia storia individuale (diceva Vittorio loro governatori, i loro costumi indigeni, na-
Vidali che non si poteva essere internaziona- scono dalle Eboli di quel territorio che ora
listi senza portare sotto il tacco delle scarpe il Messico.
un poco di terra nativa). La scelta dei partiti In un suo lavoro dal titolo Fichi dIn-
comunista e socialista di essere partiti na- dia (2006), lautore di queste righe si posto
zionali, soprattutto o esclusivamente nazio- una domanda, durante un viaggio in Sicilia,
nali, sebbene nella congiuntura storica forse visitando un mercato a Palermo pieno di
inevitabile, li ha portati a salvaguardare gli fichi dIndia. Ma perch li chiamano fichi
interessi nazionalisti rispetto a problemi che dIndia? vero che le agavi che danno le
non erano solo nazionali, dello Stato-nazio- tunas in Messico, i fichi dindia, si sono
ne dappartenenza. Questa opzione non ha acclimatate benissimo in Sicilia e nel Meri-
retto alla critica del tempo. dione italiano, fino a divenirne un smbolo,
La questione meridionale non solo del- ma che centrano con i fichi mediterranei?
lo Stato-nazione italiano, ma una questio- Perch assimilarle ai fichi? vero che per
ne europea, come lAndalusia o la Catalogna la forza del passato tutte le novit si ripor-
sono una questione europea e non solo spa- tano a qualcosa di gi conosciuto, anche se
gnola. Non si pu rimproverare a nessuno di la somiglianza molto vaga: si dice che il
essere uomo della sua epoca. Essere uomo del riconoscimento precede la conoscenza. Le
proprio tempo una condizione ed una virt. tunas spinose e in fiore possono vagamen-
Eppure De Martino, come Carlo Levi, prova te ricordare i fichi per la forma ovale, eppure
per il Sud, per i contadini meridionali, uno le piante che producono questi frutti sono
sgomento pi universale, come se la loro si- assolutamente diverse. Ma i fichi dIndia ve-
tuazione estrema, non cristiana, avesse la ca- nivano dallAmerica la cui natura, avrebbero
pacit di rappresentare il dramma esistenziale detto i botanici dellIllustrazione, era recen-
umano condiviso da tutti gli uomini. te, appena emersa dalle acque oceaniche,
Ogni civilt ha le sue Eboli, che sono i un Nuovo Mondo quasi infantile rispetto al
confini della sua forza espansiva. possi- Vecchio Mondo.
bile segnalare le Eboli dellAntico Egitto o Nellintroduzione a La terra del rimorso,
dellimpero romano. Nel XIX secolo gli an- De Martino ricorda la conversazione di due
tropologi diffusionisti sostenevano che nel giovani gesuiti che avevano appena termina-
centro di una cultura si dava la sua forma to il seminario a Roma e che si apprestava-
pi pura, ma che muovendosi verso le pe- no ad andare a rievangelizzare il meridione
riferia, ai suoi confini, le culture divenivano italiano e a evangelizzare le terre dAmerica
pi ibride a contatto con altre culture o con appena scoperte. A te dove ti hanno man-
i deserti che sempre le circondano e le com- dato, nelle Indias de para Ac o nelle Indias
penetrano. Anche la civilt mesoamericana de para All?, dove per Indias de para Ac si
aveva le sue Eboli, ma non solo a nord e sud intende il meridione, le terre da rievangeliz-
o tra i due oceani, quello Atlantico e quel- zare a partire da Eboli, e, per Indias de para
lo Pacifico, ma dentro i suoi proprii confini. All, la Nuova Spagna. Vi in questi giovani
Lindirect rule dellimpero azteco, il tributo gesuiti la comune idea di equiparare il paga-
pagato dai vinti per conservare i loro dei, i nesimo, le popolazioni, ai loro occhi, incivi-
100
stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
li con le Indie. Si potrebbe dire che, in una per rendere possibile la evangelizzazione.
specie di Rorschach culturale, le Indie rap- Lo schema storico quello di SantAgostino,
presentano la alterit. Daltronde lo stesso dove tutto accade per volont della Divina
Octavio Paz aveva intuito certa convergenza Provvidenza nelle prospettiva di un solo fi-
storica tra Meridione e Messico, quando as- nale di tutte le storie, il Giudizio Universale
seriva che nel fallito incontro tra Spagna e e la seconda Parusia di Cristo.
modernit, la Spagna aveva trascinato con s Mxico profundo, una civilizacin negada
i due punti estremi del suo impero: il Meri- di Guillermo Bonfil Batalla fu pubblicato nel
dione italiano ed il Messico. 1987. un testo polemico contro lideologia
Fra i tanti paradossi della storia vi quel- del meticciato che a partire dalla Rivoluzio-
lo dei paesi decolonizzati che invece di tor- ne messicana tanta parte ha avuto nella le-
nare alle proprie forme politiche precedenti gittimazione dello stato, risultato di questa
alla loro colonizzazione, hanno adottato i sintesi tra Mesoamerica e Spagna. Manuel
modelli statuali dei colonialisti. Il Messico Gamio aveva elaborato questa operazione
successivo alla Indipendenza, dopo aver su- politica col suo concetto di razza cosmica,
perato la tentazione di farsi impero al tempo risultato dallincrocio di europei e di indi-
di Iturbide, ha adottato il modello poltico fe- geni americani. Ma attraverso questa ideo-
deralista degli Stati Uniti dAmerica, insieme logia che costituisce una specie di terza via
con il centralismo tpico della rivoluzione tra modernit occidentale e radici autocto-
francese e del pensiero giacobino-napoleo- ne americane, si dava impulso sempre pi
nico. Facendo proprii i criteri della storio- al modello di sviluppo capitalista, la indu-
grafia ispanofila, come quella di Oviedo, il strializzazione, la urbanizzazione, mentre
Messico ha tralasciato il passato indigeno la agricultura, il campo, radice profonda di
per iniziare la sua storia dal 1521, anno del- Mesoamerica, veniva trascurato e negletto.
la caduta della capitale azteca Mxico-Ten- Bonfil Batalla, in contrasto con la teoria del
ochtitlan. vero che lImpero azteco dur meticciato, divide Messico in due: il Messico
solo un secolo e che la sua breve durata non immaginario, che non che un simulacro
fu sufficiente per legittimare il predominio dellOccidente ed il Messico profondo, ne-
dei vincitori sui popoli che avevano vinto, gato per reale, di ascendenza india. Infine
ma linterpretazione che ne diede la Nuova per lui il meticciato rappresenta El intento
Spagna e poi il Messico indipendente can- de aceitar la maquinaria de imposicin y
cellava la storia preispanica che continuava expansin del Mxico imaginario.
invece ad essere viva ed attuale, non solo du- Dal tempo delle presidenze di Ma-
rante la colonia ma perfino ai nostri giorni. nuel vila Camacho (1940-46) e di Miguel
Altrimenti come spiegare Yucatan, Chiapas, Alemn (1946-52) e con i requisiti politici
Oaxaca? Le rivalit tra Nahuas, Mayas, Za- elaborati fin da Plutarco Elas Calles, il Mes-
potecos, Yaquis? sico ha perseguito lindustrializzazione, ha
La storia reale di Mesoamerica stata aspirato ad avere la sua Detroit. Con questa
reinterpretata e distorta per adattarsi alla lnea si affrontata la questione indigena.
escatologia cristiana, in cui lImpero azteco Anche se Ernest Gellner non era stato anco-
svolge lo stesso ruolo dellImpero romano ra letto, il problema della produttivit si im-
101
Q uaderni
poneva come quello dominante e con esso la (nazionalismo e socialismo) ed hanno tra-
formazione di uno Stato-nazione basato su sformato le identit etniche o religiose in vei-
una popolazione omogenea. Insomma una coli di partecipazione poltica. Ma il pensiero
economa nazionale sorretta da una mono- poltico che offrono queste identit limita-
cultura nazionale. tissimo, forse solo un prerequisito soggettivo
Gonzalo Aguirre Beltran stato proba- di un pensiero poltico maturo, cosciente del-
bilmente il maggior antropologo messicano le complessit e delle articolazioni.
del secolo passato Considerava che la que- Nella edizione alla versione in spagnolo
stione indigena, seppure con metodi uma- del Dizionario Politico di Norberto Bobbio si
ni, doveva risolversi nella proletarizzazione aggiungono due concetti che nella versione
degli indios, nella loro messicanizzazione. italiana non sono presenti: quello di agrari-
Ma se la scelta era la monocoltura nazionale smo e quello di questione agraria. Il primo
per conseguire una economia occidentale, una elaborazione zapatista che si risolve
la stigmatizzazione delle cultura indie era nel diritto alla terra di chi la lavora ed ad
inevitabile. Una stigmatizzazione moderna una maggiore indipendenza ed autonoma
innestata su quelle storiche, prima fra tutte dei poteri locali, specie il municipio. Ma gli
la stratificazione sociale e razziale. Tuttavia agraristi, mentre costituiscono un indubi-
Aguirre Beltran, seppure con un itinerario tabile passo avanti nella presa di coscienza
intellettuale diversissimo da quello di De dei loro diritti e doveri quali contadini, si
Martino, elabora una concezione simile a incontrano di fronte a difficolt insuperabili,
quella delle terre del rimorso, las tierras del quando devono individuare il loro ruolo ri-
refugio, dove appunto si rifugiano o trova- spetto ai problema nazionali e internazionali
no scampo i gruppi etnici perseguitati dalla di cui solo sono una parte. questo compito
modernit occidentale: las tierras del refu- della questione agraria.
gio sono dove sono le Eboli messicane. Le identit etniche o religiose, nel mi-
Limplosione della Unione Sovietica e la gliore dei casi, soffrono gli stessi limiti della-
caduta del muro di Berlino nel 1989 assieme grarismo.
alle politiche neoliberali applicate a partire Il Messico non sogna pi la sua Detroit,
dal presidente Miguel De La Madrid (1982- vive delle rimesse degli emigrati, di Cancun
88) sono tra le principali ragioni che hanno che ha preso il posto di Detroit e del petrolio.
indotto i presidenti Carlos Salinas De Gortari Una economia che non ha bisogno di una
e Vicente Fox a dichiarare Messico come Sta- monocultura nazionale, ma di nuove omo-
to-nazione multiculturale (ovviamente pi a genizzazioni culturali, facendo i conti con
parole che nei fatti). Questi avvenimenti di le Eboli messicane e con le identit culturali
rilevanza mondiale hanno, tra laltro, rese ob- secondo le valutazioni delle leggi imperanti
solete o ridimensionate le ideologie politiche del mercato.
102
Messico violento: autonomia indigena
e costruzione della pace
Giovanna Gasparello
I
l Messico stato sempre terra di nelle reti della delinquenza organizzata lop-
grandi contrasti: paese della dise- zione per coloro che hanno interiorizzato la
guaglianza, come rilevava Alexan- violenza. Daltro canto, alcuni settori della so-
der Von Humboldt gi nel 1811, la ciet hanno cercato, in modo congiunturale e
sua storia segnata dalla radicalit dei mo- non sempre trasparente, di assumere il com-
vimenti rivoluzionari e di protesta (1910, pito abbandonato dallo Stato di garantire la
1968, 1994), ma anche dallelevata violenza sicurezza dei cittadini, dando vita al fenome-
che ha caratterizzato la societ ed il compor- no delle autodifese. In terzo luogo, per molti
tamento dello Stato. la violenza ha un effetto paralizzante, dando
Oggi il Messico sta attraversando una origine a emergenze sociali come i profughi
vera e propria emergenza umanitaria legata interni e laumento della migrazione.
alla guerra tra i cartelli del narcotraffico e lo Esistono poi molteplici risposte positi-
Stato per il controllo del territorio e delle- ve alla violenza, che cercano di disattivarla
conomia illegale e legale, conflitto che in senza ricorrere ad una risposta ugualmente
meno di dieci anni ha causato pi di 100.000 violenta, costruendo spazi alterni al potere
morti; la disputa per il controllo territoriale corrotto dello Stato, rivitalizzando radici
comporta una crescente vulnerabilit socia- culturali che si basano sulla collettivit e il
le, economica e culturale della popolazione. consenso. Tali processi mirano a rafforzare
Quella che viene chiamata lotta alla delin- i legami e le strutture sociali di solidariet,
quenza organizzata appare sempre pi chia- mettendo in gioco la volont affermativa che
ramente come una guerra di alcune strutture ha caratterizzato tanti momenti della sto-
dello Stato, spesso colluse con la delinquen- ria messicana: la forza che Susana Devalle
za, contro lintera societ, in cui si sospen- (2000) ha definito cultura della resistenza (in
dono i diritti fondamentali e si allargano gli opposizione alla cultura delloppressione) e
stati di eccezione: le esecuzioni extra-giu- che alla radice delle esperienze di autono-
diziarie, la tortura e la privazione illegale mia indigena.
della libert sono strumenti di uso comune Lautonomia, vale a dire governarsi se-
tra polizia e forze armate. condo norme proprie, un diritto collettivo
La societ messicana mostra risposte di- ed individuale che implica la libert di azio-
verse a tale contesto. Da una parte, inserirsi ne economica, politica, giuridica e socia-
103
Q uaderni
le della collettivit allinterno dello Stato delle forme pi efficaci per contrarrestare
nazionale, ed i suoi diritti alla partecipazio- la penetrazione degli attori violenti (crimi-
ne ed alla rappresentazione politica. Lauto- nalit organizzata, forze militari e paramili-
nomia, come espressione interna dellauto- tari, gruppi armati al soldo di corporazioni
determinazione, un diritto riconosciuto ed imprese estrattive) nei territori indigeni.
alle popolazioni indigene dalla legislazione Ci spiega lemergenza dei processi di or-
internazionale e nazionale; ma anche, e ganizzazione autonomica precisamente nei
soprattutto, una pratica quotidiana di orga- contesti sociali pi conflittuali e violenti, che
nizzazione, un processo di resistenza, volto apparentemente lasciano meno spazio alla
alla trasformazione delle relazioni sociali ed costruzione di nuovi modelli di societ e di
alla costruzione di un modello alternativo al convivenza. Lautonomia praticata dai popoli
sistema neoliberale. In tal modo, le etnie o indigeni, e la strenua difesa dei propri terri-
popoli sotterrati, negati o dimenticati raffor- tori culturali, rappresentano in questa lettu-
zano o recuperano la loro identit attraverso ra un ostacolo allappropriazione della terra
la rivendicazione della loro cultura, dei dirit- e della forza-lavoro contadina, elementi che
ti e delle strutture politiche ed amministrati- fanno gola tanto alle economie legali come a
ve proprie (Lpez y Rivas 2010). quelle illegali.
notevole la vitalit dei processi di auto- I processi di autonomia indigena sono
nomia che, a fronte della doppia aggressione estremamente dissimili tra loro, dal momen-
economica e culturale (Houtart 2008) per- to che nascono allinterno di contesti sociali,
petrata dalle politiche neoliberiste ed estrat- politici, culturali sempre diversi, sulla base
tiviste, fioriscono in vaste regioni del con- di problemi ed esigenze concrete, la cui ri-
tinente latinoamericano. I popoli indigeni soluzione da parte dei popoli organizzati
costruiscono cos alternative di convivenza, costituisce la forza delle istituzioni autono-
di governo, di risoluzione dei conflitti, di co- me. Ogni processo sviluppa in modo diverso
municazione, di produzione: alternative di lautonomia nei vari ambiti della vita sociale:
vita. Queste forme altre di vivere sono inno- le dimensioni dellautogoverno e la giustizia,
vative per la capacit di trasformare la realt delleducazione e la salute, della sostenibilit
quotidiana che, per molti popoli indigeni, economica ed ambientale, e della riprodu-
stata storicamente segnata dallesclusione, zione culturale, il cui equilibrio costituisce
lo sfruttamento e la violenza, diretta e strut- lideale di unautonomia integrale, hanno so-
turale. Si tratta di processi di costruzione di litamente uno sviluppo diseguale, daccordo
societ ed allo stesso tempo di resistenza alle alla necessit ed alla relazione intessuta tra
molte facce della dominazione, resistenza il processo di autonomia, la societ nel suo
che per non significa una difesa immobi- congiunto e lo Stato.
le ma un lento camminare verso un destino In questarticolo dedico particolare at-
proprio. tenzione a quei processi che, nascendo in
La radicalit (intesa come forza che na- qualche modo come risposta organizzativa a
sce dalle radici collettive) insita nei processi contesti violenti, sono riusciti o per lo meno
di autonomia, che si basano sullorganizza- hanno cercato di trasformare la situazione e
zione collettiva, dimostra essere altres una creare spazi e processi di pace, intesa come
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stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
la possibilit per gli individui e la collettivit dello Stato e dei latifondisti, in una regione
di vivere in assenza di violenza e sviluppa- di frontiera che attraversata da ogni tipo di
re le proprie potenzialit e la propria vita in traffico illegale (persone, armi, droga). Cio-
modo positivo, in un contesto di giustizia nonostante, i villaggi zapatisti sono riusciti
sociale che garantisca le necessit basiche e ad elevare significativamente il loro livello
una vita degna. di vita, favorendo la partecipazione di set-
Le Giunte di Buon Governo, proget- tori anteriormente esclusi dalla vita politica
to politico e sociale dellEsercito Zapatista come le donne ed i giovani; il sistema auto-
di Liberazione Nazionale nello stato del nomo di risoluzione dei conflitti, che privi-
Chiapas, sono unesperienza esemplare nel legia la conciliazione al castigo, permette di
panorama delle autonomie indigene. Dal controllare la violenza interna.
1994, nel contesto di militarizzazione e pa- Lesperienza zapatista mostra come, fre-
ramilitarizzazione imposto dallo Stato con la quentemente, i processi di autorganizzazione
strategia di guerra integral de desgaste contro che nascono come risposta alla violenza si
lEZLN, gli indigeni zapatisti hanno svilup- sviluppino in contrasto con le politiche dello
pato lautonomia a livello regionale, dotan- Stato, e addirittura in conflitto con il progetto
dosi di un complesso sistema di governo politico dominante. Secondo Hebrt (2006)
proprio che include a pi di 250 mila maya le vittime delle violenze sociali come la
tzeltales, tzotziles, choles, mames e zoques violenza strutturale, economica o simbolica
(il 21% della popolazione indigena dello sta- si adattano e trovano strategie per eludere
to), organizzati in 27 Municipi Autonomi. tali violenze [] Ciononostante, le strategie
Nel territorio zapatista esistono circa 500 delle vittime si appartano spesso dal contesto
scuole elementari e medie autonome; tra- normativo e legale che funge da impalcatura
smettono quotidianamente dieci radio co- ideologica al progetto di pace perpetua che si
munitarie; funzionano decine di ospedali e vuole imporre a questi individui.
cliniche autorganizzate, cooperative di pro- La costruzione dellautonomia in conte-
duzione e di commercio e due banche au- sti violenti implica la riappropriazione del
tonome. Lautonomia zapatista nata come potere di decidere sul proprio futuro come
rivendicazione dei diritti della popolazione popoli, e la costruzione di nuove forme di
indigena, sottomessa storicamente ad un potere pi orizzontale e plurale.
complesso sistema che si basava sullo sfrut- Ne un esempio lesperienza di Chern,
tamento sistematico degli indigeni e dei loro municipio abitato da indigeni purpecha,
territori, esprimendosi in una situazione nello stato di Michoacn. La popolazione
di violenza strutturale che si mantiene fino insorta nel 2011 contro il saccheggio del-
ai giorni nostri. I servizi sociali autonomi le risorse forestali di propriet collettiva,
suppliscono a unassenza storica dello Stato ad opera di imprese legate alla delinquen-
nella regione, che aveva sistematicamente za organizzata, che avevano imposto un
escluso gli indigeni dallaccesso ai diritti ci- racket di estorsioni ed omicidi. Attraverso
vili e sociali. Dopo linsurrezione del 1994, la rivitalizzazione di strutture organizzati-
lautonomia zapatista si sviluppata contro- ve proprie della societ indigena (in parti-
corrente ad unesasperata violenza militare colare la Ronda Comunitaria, composta da
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ni; pertanto la creazione, nel contesto della etnica utilizzata come strategia di potere
nostra cultura ed organizzazione tradiziona- in uno spazio di conflitto, mentre la giusti-
le, di polizie comunitarie, guardie comunali zia indigena usata, in modo innovativo,
ed altre forme organizzative collettive per per processare membri dellEsercito e delle
lautodifesa indigena, sono legali, legittime e, guerriglie, responsabili entrambi di omicidi
soprattutto, necessarie a fronte della profon- di indigeni nella regione.
da corruzione e decomposizione delle istan- Attualmente, i processi di autonomia
ze incaricate di amministrare la giustizia. stanno confrontando conflitti nuovi e di
In tale contesto si inserisce la creazione difficile soluzione, che minano la soprav-
delle Guardie Forestali e di Vigilanza di Mil- vivenza delle stesse strutture organizzative
pa Alta, zona montuosa alla periferia di Cit- indigene. In diversi casi, la dinamicit delle
t del Messico, dove i popoli originari hanno autonomie ha permesso di far fronte a tali
dato vita a gruppi di vigilanza comunitaria conflitti ed elaborare strategie innovative,
volti a proteggere il bosco dalle segherie oppure misurare e ricalibrare le possibilit
clandestine e a riaffermare il controllo col- ed i limiti della giustizia e dellorganizzazio-
lettivo sul territorio che, ricco di sorgenti ne autonoma.
dacqua, oggetto di progetti di sfruttamen- Ne esempio il Sistema di Sicurez-
to intensivo da parte del governo locale. za, Giustizia e Rieducazione Comunitaria
Elementi basilari in qualunque tentativo (SSJRC), sorto nel 1995, che raggruppa di-
di organizzazione autonoma sono dunque la versi popoli indigeni nelle regioni Costa e
sicurezza e la risoluzione autonoma dei con- Montagna dello stato del Guerrero, zone
flitti. Fermare la violenza significa restituire caratterizzata da alti indici di marginalit. Il
la libert agli individui ed alla collettivit. Sistema conosciuto per la sua efficacia nel
Una volta ricostituite le relazioni di con- generare alternative di pace sociale e di rico-
vivenza e di fiducia, possibile edificare il stituzione del tessuto comunitario attraver-
futuro: organizzarsi per costruire le proprie so listituzione di strutture autonome per la
istituzioni educative, di salute, di produzio- sicurezza e lamministrazione della giustizia.
ne e di commercio. La traiettoria degli indi- Negli ultimi anni il Sistema per minac-
geni nasa organizzati nel Consiglio Regiona- ciato dalla penetrazione del narcotraffico nel
le Indigeno del Cauca (CRIC), in Colombia, territorio e da progetti estrattivi. La Coordi-
esemplare in tal senso: in un contesto di nadora Regional de Autoridades Comuni-
guerra, in cui attori armati in lotta tra loro tarias, istanza collettiva di giustizia e cuore
utilizzavano i territori indigeni come campo del SSJRC, ha arrestato in alcune occasioni
di battaglia e gli indigeni come carne da can- trafficanti di droga che agivano nel territo-
none, il CRIC si conformato come soggetto rio indigeno ed ha rivendicato il diritto a
politico forte nella regione, impugnando la processare i colpevoli detenuti in flagrante.
bandiera dellautonomia radicale come re- In seguito per ha deciso di non affrontare
sistenza alla violenza. La Guardia Indgena direttamente il problema, che supera le pos-
nasa, che realizza azioni di vigilanza e prote- sibilit della sicurezza e della giustizia co-
zione, stata definita come un meccanismo munitaria e popolare, dedicandosi piuttosto
umanitario e di resistenza civile. Lidentit ad attivit di prevenzione.
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Esercizi di memoria
Andrea Spini
I
l 25 marzo 1961 Giovanni Gronchi, passando per Reggio Emilia, appare assai di-
Presidente della Repubblica, inaugu- versa da quella cui ancora pensava il partito
rava in Parlamento le celebrazioni del dominante. Nonostante le tre M (mestiere,
100 anniversario dellUnit dItalia. moglie, macchina) con le quali i mass media
Concludeva la sua allocuzione con le seguen- del tempo connotavano litaliano del boom,
ti parole: lunit dItalia segnava lavvento di con gli eventi del luglio 60 la societ italia-
unera pi prospera e pacifica per il nostro po- na appariva molto pi complessa, articolata
polo. Accanto a lui si distingue, nelle immagini e differenziata, irriducibile ad una qualsiasi
bianco e nero appena sgranate della Settimana delle etichette utilizzate per descriverle. Si era
Incom1 un imbronciato Fanfani, Presidente di fronte ad una fenomenologia sociale che,
del Consiglio dei ministri. Verrebbe da pen- soprattutto nelle nuove generazioni, sem-
sare che forse il vulnus della presa di Porta brava priva di memoria, indifferente ad ogni
Pia non era ancora stato metabolizzato dal retorica patriottica o resistenziale, tesa sola-
cattolico Fanfani oppure, pi presumibilmen- mente a soddisfare bulimicamente i desideri
te, che stesse ancora pensando allavventura indotti da un sistema di consumi fino a quel
del governo Tambroni di appena un anno pri- momento solo sognato attraverso il cinema
ma alla quale doveva il ruolo di Presidente del americano3. Da qui la difficolt a definirne
Consiglio che ancora occupava2. lidentit. Prese a prestito dagli USA o dalla
Delle immagini di quellestate 1960, emer- Francia, anche teddy boys o blusons noir o,
ge, infatti, unItalia che da Genova a Palermo, sulla scorta del successo del film interpretato
1
INCOM, acronimo di Industria Cortometraggi Milano era un rotocalco settimanale che veniva proiettato nella sale
cinematografiche prima del film. Fino al 1965 (anno in cui cessa la produzione) ha costituito per gli italiani una delle
fonti informative pi rilevanti. Quella cui si riferisce la n. 2055 (diretta da Giovanni Pallavicini) del 30.03.1961.
2
Per ricordare il contesto in cui matur la svolta degli anni 60 e inizi la successiva esperienza dei governi di
centro-sinistra: dopo lincarico a Tambroni per formare un nuovo governo in Parlamento si verific uninattesa
maggioranza, Votarono a favore del governo e furono determinanti monarchici e missini (neofascisti raccolti
sotto la sigla Movimento Sociale Italiano-MSI. Curiosit: nelle Parrocchie di Regalpetra, Sciascia da maestro
elementare scrive misini); nel giugno il MSI annuncia che il proprio Congresso Nazionale si terr a Genova
citt medaglia doro della Resistenza e che sar presieduto dallex-prefetto della RSI (la repubblica dellultimo
Mussolini) Emanuele Basile, responsabile della deportazioni degli antifascisti genovesi nei lager nazisti. Da qui gli
eventi sopra ricordati.
3
Brunetta, G.P., Storia del cinema italiano, Editori Riuniti, Roma, 1993, II ed., vol. III e linvasione della cinemato-
grafia americana.
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4
Com noto il film Giovent bruciata il cui titolo originale Rebe Without Cause, apparve sugli schermi nel 1955
per la regia di Nicolas Rey.
5
Piccone Stella, S., La prima generzione. Ragazze e ragazzi nel miracolo economico italiano, Angeli, Milano, 1993.
6
Sorcinelli, P:, Varni, A. (a cura di), Il secolo dei giovani. Le nuove generazioni e la storia del Novecento, Donzelli,
Roma, 2004.
7
Pubblici concubini furono definiti da Monsignor Fiordelli.
8
Con questo nome fu definita la signora Giulia Occhini, compagna di Fausto Coppi.
9
Al festival di Sanremo del 1959 fu sanzionata linterpretazione offerta da Jula de Palma della canzone Tua.
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stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
con la realt erano a fondamento della pe- individuali offrire letture del processo in
dagogia dei grandi partiti di massa. E che, corso diverse da quelle consentite dal ruolo
per un ventennio la TV si incaricher (inu- cui le avevano destinate le rispettive appar-
tilmente) di riproporre e legittimare. tenenze ideologiche. Da qui la mancanza
Lo sviluppo esponenziale delleconomia di una dialettica fra reali progetti economi-
che, nel giro di appena quindici anni, ha co-politici alternativi ugualmente credibili e
quasi quintuplicato i salari degli operai (da praticabili. Prevalse la politica dei blocchi
10.000 lire nel 1946 alle 47.000 del 1961) ave- con la conseguenza che il governo del pro-
va, in realt, creato le condizioni per lerosio- cesso di sviluppo si risolse in una estenuante
ne di quei paradigmi penitenziali. Dal 1955 pratica compromissoria stop and go deter-
tutti possono acquistare una 600, la nuova minata dagli esiti del conflitto sociale.
utilitaria FIAT, la prima, vera volkswagen Per slittamenti complessivi ci si avvi,
italiana. Basta firmare 23 cambiali da 30.000 cos, verso una societ dei consumi disar-
lire oppure di minore entit per lacquisto di mati (per cos dire) di fronte agli animal
una vespa o di una lambretta, i due nuovi spirits che animarono, fino ad esserne i soli
scooter utilizzabili anche dai giovanissimi. protagonisti, la scena. Gli effetti a seconda
Utilitaria e scooter sono, insieme allab- delle letture che se ne fecero (e si continua
bigliamento alla moda, i nuovi oggetti del a fare) furono culturalmente devastanti
desiderio ma non si trattava nonostante o rivoluzionari per lidentit degli italiani.
lapparenza subito utilizzata dallipocri- Sicuramente nella societ affluente si sco-
sia moralistica dei grandi rotocalchi di prirono come individui pi liberi ma, pro-
omologazione consumistica. Nonostante gressivamente, anche sempre pi irrespon-
Pasolini, in quella manciata di anni che dal- sabili verso ogni istituzione che non potesse
la met dei 50 conduce ai primi anni 60, si essere utilizzata per proteggere o soddisfare
tratt di uscita dal paese della fame10 e di le esigenze dellhortus conclusus dei propri
affermazione di libert individuale. Che ci interessi individuali11. In altri termini, inve-
avvenisse attraverso un processo di svilup- ce di declinare la libert come social commit-
po incapace di trasformare lidentit degli ment (per utilizzare la definizione di Sen), si
italiani nel verso di una reale modernizza- inizi a declinarla sempre di pi come ano-
zione diverr chiaro solo nel lungo periodo. mia legittimata. Cos, mentre si cristallizza-
Allora, pochi si accorsero delle derive eti- va, per poi persistere ed aggravarsi, il divario
co-morali cui stava conducendo il miracolo fra Nord e Sud, iniziava anche quella muta-
economico. N i grandi partiti di massa, n zione antropologica denunciata poco dopo
i sindacati seppero escluse poche eccezioni da Pasolini.
Banfield, E., The Morals Basis of Blackward Society viene pubblicato nel 1978. Si tratta, com noto, dei risultati
11
della ricerca condotta dallantropologo americano a Chiaromonte in Basilicata (Montegrano nel libro) nel quale
viene proposto il concetto di familismo amorale per spiegarne larretratezza. Una spiegazione culturalista molto
contestata ma che, a mio avviso, ha visto crescere nel tempo il suo valore euristico in maniera direttamente pro-
porzionale alla crisi del paradigmi strutturali e funzionalisti. Cfr. comunque Sciolla, L, Italiani. Stereotipi di casa
nostra, il Mulino, Bologna, 1997, pp. 14-36.
111
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12
In particolare Crainz, G., Storia del miracolo italiano, Donzelli, Roma, 2009, la cui letture della ricostruzione e del
boom mi sono apparse le pi convincenti.
13
Per il reperimento dei dati: http://boxofficebenful.blogspot.it; http://www.mymovies.it; Rondolino, G., Levi, O. (a
cura di), Catalogo Bolaffi del Cinema Italiano /1, 1945/1965, G.Bolaffi, Torino, 1977; per la storia del cinema: Bru-
netta, G.P., Storia del cinema italiano. Dal neorealismo al miracolo economico 1945-1959; per sociologia del cinema:
Sorlin,P., Sociologia del cinema, tr.it.Garzanti, Milano, 1979; Casetti, F., Locchio del Novecento, Bompiani, Milano,
2005; Alpini, S., Sociologia del cinema, ETS, Pisa, 2008; Fantoni Minnella, M., Non riconciliati.Politica e societ nel
cinema italiano dal neorealismo a oggi, UTET, Torino, 2004.
112
stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
di ancor maggior interesse per interrogar- grumi di sentimenti che fino ad allora erano
ci sulle motivazioni e le letture che di uno stati costretti al silenzio. Il fischio dei ragaz-
stesso film se ne danno nei diversi contesti zi che avvertono Don Pietro della loro pre-
socio-culturali. senza nel momento in cui il parroco sta per
E qui ci fermiamo. Ci che segue sono essere fucilato divenne pi di qualunque
soltanto frammenti per una pista di ricerca retorica il segno della moralit nella Re-
sulla costruzione dellidentit degli italiani sistenza14. Insieme al cielo di Roma dellul-
fra la fine della seconda guerra mondiale e tima inquadratura non alludono solo alla
gli anni del boom, cos come si espresse nei speranza del domani; sono il memento per la
cortocircuiti fra societ rappresentata e so- ricostruzione di una Italia diversa.
ciet vissuta nel periodo 1945-1963. Un ade- Ma il film di Rossellini non si riduceva
guato paradigma transdisciplinare cosa di ad una espressione corale di sentimenti. Con
cui non siamo in possesso dovrebbe essere esso, non diversamente da quanto stava fa-
in grado di far parlare le cose stesse, come si cendo Vittorini a Milano con il Nuovo Po-
dice, come riuscito a fare magistralmente litecnico, si proponeva una concezione della
Scola nel 1983 con Ballando Ballando. Sar cultura e del ruolo dellintellettuale radical-
per unaltra volta. mente diversa da quella proposta nel famoso
pamphlet di Julien Benda. Se cera stato un
tradimento dei chierici per Vittorini
Dalla realt allutopia e ritorno era consistito non nel rivendicare la propria
autonomia dal potere, ma di aver utilizzato
Il 1945, com noto, si apre con il succes- questa autonomia e questa libert per con-
so di Roma citt aperta. Tutti, infatti, hanno solare e non per proteggere luomo dalle
vissuto langoscia delloccupazione nazista, le sofferenze15.
paure della delazione, i rischi reali della de- Fosse intenzionale o meno, il neorea
portazione. Non difficile riconoscersi nella lismo cinematografico condivideva una
corsa disperata di Anna, provare disprezzo identica poetica. Dopo lepoca dei telefo-
per il tradimento, odiare i torturatori nazisti. ni bianchi16, arma di distrazione di massa
In quei primi mesi dalla fine della guer- del fascismo, occorreva ritornare (o anda-
ra, il film ebbe la funzione di sciogliere quei re) verso la realt sociale per mostrarne le
14
Pavone, C., Una guerra civile. Saggio storico sulla moralit nella Resistenza, ed. Bollati Boringhieri, Torino, 1991.
15
Benda, J., Il tradimento dei chierici, tr.it. Einaudi, Torino, 2012 (led.or. del 1926); Il Politecnico rivista fondata
da Vittorini nel 1945 e pubblicata da Einaudi cess le pubblicazioni nel 1947 dopo lo scontro con il PCI di Togliatti
che lo accusava, nonostante le intezioni, di astrattezza e intellettualismo. Non possiamo in questa sede neanche
accennare a quella polemica che segn profondamente il rapporto fra gli intellettuali e il PCI, come si vide nel
1956 con la lettera di abbandono dei 101, fra cui Italo Calvino. Sul tema dei rapporti intellettuali/PCI cfr.Ajello,
N., Intellettuali e PCI, Laterza, Bari, 1979 e, dello stesso Ajello, Il lungo addio. Intellettuali e PCI 1958-1991, Laterza,
1991.
16
Espressione mutuata dalla presenza in scena di apparecchi telefonici con quel colore per differenziarlo da quello
nero usuale. Si tratto di una stagione del cinema che, iniziato nel 1936 si concluse con il 1941, ovvero con la guerra.
Mario Camerini, Alessandro Blasetti, insieme ad altri, ne furono i registi pi significativi. Film leggeri, finalizzati,
negli anni del consenso (De Felice) a mostrare il benessere realizzato dal regime.
113
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Sulla maschera di Tot e la sua traversata del Novecento qui impossibile trattare adeguatamente. Basti dire che
18
i suoi successi che costellarono tutto il decennio dei 50 costituisce lindicatore forse pi significativo del cortocir-
cuito fra denuncia e conferma del costume degli italiani del secondo dopoguerra.
114
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equivoci cui avrebbe potuto dar luogo, ali- sede occuparci. Merita invece riflettere sul
mentando il pregiudizio nei confronti dei fatto che gi alla met degli anni Cinquanta
terroni. Certo era sconvolgente assistere la stagione del neorealismo stava definitiva-
al tecnico che si trasforma in regolatore di mente esaurendosi, e con essa quel certain
conti oltreoceano per ricambiare il favore rgard che aveva invitato a guardare (e non
del posto di lavoro procuratogli dal capoma- solo vedere) la realt della nostra storia co-
fia locale. Ma non fu sicuramente questo il mune per cercarne le verit.
motivo del successo del film: per gli italiani Dopo Pais di Rossellini, del 194619 e
che non fossero siciliani, la mafia era uno Sciusci di De Sica, La terra trema di Vi-
scontato tratto dellarretratezza del Sud. N sconti e il successo internazionale di Ladri di
questa la lettura che ne fu fatta. Era piuttosto biciclette nel 1948, infatti, la grande stagione
la maschera di Sordi, la risata che ci si at- della tentata autobiografia in pubblico del
tendeva e puntualmente scoppiava di fronte nostro Paese si arresta. N Germania anno
allincapacit a pronunciare correttamente il zero di Rossellini del 1951, n Umberto D di
none della moglie lombarda, la depilazione De Sica dellanno successivo saranno in gra-
delle donne baffute del Sud, le risate delle fi- do di ripetere i successi precedenti.
glie di fronte agli abiti neri delle donne. Nessuno sembra avere pi voglia di con-
Del resto, quando si escluda Salvatore tinuare a interrogarsi sulle ragioni della guer-
Giuliano di Francesco Rosi del 1962, della ra o sulla desertificazione delle anime delle
mafia solo Germi si era occupato nel 1949 ultime generazioni. Forse si ha paura di rive-
con In nome della legge. Anticipando vi- lare a se stessi di avere creduto nella mistica
cende assai vicine al nostro tempo, in quel fascista20 o di porsi il problema dellindigen-
film Germi proponeva infatti lalleanza fra le za dei pensionati di quello stesso Stato in cui
istituzioni e la mafia per contrastare il pote- ci si era identificati. Cos facendo, infatti, si
re dei latifondisti. Un intreccio di cui Rosi, rischiava di riaprire la questione dellepu-
appena tre anni dopo, mostr lucidamente razione e dellinserimento del Concordato
gli scopi reali: annullare, anche con lassassi- nella Costituzione o, peggio, di denunciare,
nio, il movimento dei contadini. Non a caso per traslazione dai pensionati, la reale con-
il film di Rosi si apre con le immagini della dizione di quella piccola borghesia impie-
strage di Portella delle Ginestre. gatizia che costituiva una delle assi portanti
Comunque la mafia, quando si esclu- del potere democristiano. Rischi inaccettabili
dano i riferimenti nel dibattito politico, so- per un popolo che, pur dimidiato ideologi-
prattutto nelle denunce della sinistra, per la camente, condivideva gli stessi bisogni e mi-
generalit degli italiani dellepoca costituiva, rava allo stesso fine: dimenticare e produrre.
pi che una reale fenomeno sociale, una del- Del resto, accanto alle grandi opere del
le connotazioni con le quali definire la gente neorealismo, gi nello stesso anno di Roma
del sud. Ma di ci non possiamo in questa citt aperta, e in misura sempre maggiore
Sul quale cfr. Parigi, S. (a cura di), Pais. Analisi del film, Marsilio, Venezia, 2005.
19
In Germani anno zero il giovanissimo studente si suicida perch il professore rinnega linsegnamento delle teorie
20
negli anni successivi, gli italiani affollavano i Giuridicamente, infatti, per il referen-
cinema per assistere ad opere in cui i proble- dum del 1946 sulla scelta fra monarchia e
mi reali del passato e del presente venivano repubblica, per la prima volta nella storia
tradotti in processi individuali di redenzione. del Paese, si sanzionava la parit dei due
In questa opera di autoassoluzione ge- generi, Ma alluguaglianza formale non cor-
nerale si distinguono secondo i risultati al rispose mai la tematizzazione di una figura
botteghino21 Abbasso la miseria (1945) di della donna e del suo ruolo sociale diverso
Gennaro Righelli con Anna Magnani, dop- da quello consegnato dalla tradizione. Nella
piato lanno successivo, con lo stesso regista filmografia dellepoca la donna, infatti, indi-
e la stessa interprete, da Abbasso la ricchezza pendentemente dal ruolo assegnato ma-
nei quali ci si redime dalla pratica della bor- dre, moglie, figlia, amante comunque e
sa nera. Con Anni difficili, di Luigi Zampa, sempre funzione delluomo.
nel 1948 inizia, invece, una serie di film Non sfuggono a questo destino neanche
non molti in verit dedicati al tema ben le prostitute liberate dalla legge Merlin.
pi rilevante del comportamento individua- Anzi, come mostrer22 Pietrangeli in Adua
le negli anni del regime. Non diversamente e le compagne lunica libert di cui anchesse
dai film di Righelli, anche quello di Zampa e possono disporre quella di trasferirsi sul
i successivi di Salce e di Risi furono gratifi- marciapiede.
cati dal pubblico ma altrettanto ugualmente Storie di sconfitte, sempre, a continua
finirono per proporre una versione dige- conferma della estrema difficolt a cambiare
ribile del fascismo. Se nel primo, infatti, una cultura stratificatasi nei secoli. Dal 1945
emerge quella che potremmo definire lir- al 1963, infatti, limmagine della donna li-
responsabilit da costrizione del potere, ne berata come si esprimer il movimento
Il federale e ne La marcia su Roma il registro femminista negli anni 70 non abita sugli
del ridicolo finisce per annullare la denuncia schermi italiani. Poche sono le varianti, an-
dellopportunismo vile delle camicie nere. Si che se, come vedremo, significative come in-
ride, talvolta amaro, ma non ci si indigna. dicatori della lenta, confusa, contraddittoria
Ma dove lambiguit quando non le- fuoriuscita mai compiuta, peraltro dallo
splicita adesione mascherata da nostalgia stato di minorit cui aveva contribuito (e an-
che caratterizza il rapporto degli italiani con cor pi cercava di contribuire) il magistero
il letica dei costumi del passato pu essere della Chiesa attraverso il controllo dei com-
pi chiaramente rilevata nella trattazione portamenti individuali con la continuamen-
delle dinamiche di genere. La partecipazione te riaffermata sessuofobia.
alla Resistenza, insieme alla gestione solita- Solo le donne della cosiddetta trilogia
ria delleconomia domestica durante la guer- della incomunicabilit di Antonioni non
ra e limpiego nellindustria bellica, avevano, appaiono declinabili secondo il paradigma
infatti, legittimato una diversa configurazio- della tradizionale donna assoggettata. Se
ne della donna e del suo ruolo. sono prigioniere della nuova condizio-
Bertarelli, M., Il cinema italiano in 100 film. I cento film da salvare, Gremese, Roma, 2004.
22
116
stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
ne che si determinata nella borghesia del Comunque, anche nella trilogia dei po-
dopoguerra, a disagio nel mondo della mas- veri ma belli27 inizia a mostrarsi, in maniera
sificazione dei consumi dove i segni della appena accennata, una generazione di donne
distinzione sociale23 stavano diventando essi meno conformista, mentre il film di Comen-
stessi merce acquistabile sul mercato. Prima cini ha il merito, nella sua estrema leggerezza,
di altri Antonioni coglie e descrive il silenzio di presentare come normale il comporta-
delle merci in cui stava naufragando anche mento da cacciatore del maschio. Confer-
lintellettuale engag24. mava limmagine tradizionale ma, allo stesso
Ma non sono questi i riferimenti cultu- tempo, evitando di giudicarlo, si traduceva
rali del grande pubblico, come non lo sar in un segnale della progressiva liberazione
Le notti bianche che Visconti aveva tratto dal circuito cattolico colpa/redenzione. Di-
da Dostoevskij nel 1957. Lo mostra il suc- versamente da quanto avverr con la serie
cesso delle opere di Matarazzo25. Insieme a della bersagliera iniziata con Pane, amore
quello di Anna di Lattuada e di Core ngra- e fantasia di Comencini nel 1953 e conclusa
to di Guido Brignone, entrambi del 1951; da Javier Seto nel 1958 con Pane, amore e An-
de La romana di Zampa e de La spiaggia di dalusia28 dove lordine addirittura incarnato
Lattuada del 1954 come di Tot, Peppino e nel protagonista maschile, il maresciallo dei
la malaffemina di Mastrocinque del 1956 e carabinieri interpretato da De Sica.
degli stessi Poveri ma belli di Dino Risi e de Non era stata, tuttavia, solo la bellezza
I mariti in citt di Comencini del 1957 tutti della Lollobrigida a decretarne il successo.
confermano la morale corrente. Divenne un Altrettanto rilevante era anche il contesto
refrain popolare El negro Zumbon cantato in in cui si svolgono le esili storie del mare-
Anna da Silvana Mangano, come altrettanto sciallo e della bersagliera. Il paesello ar-
popolare tanto da entrare nel linguaggio roccato sulle montagne, la vita quotidiana
comune divenne il surreale noio vulevan ridotta al soddisfacimento dei bisogni ele-
savuar: per andare dove si deve andare, dove mentari, le relazioni sociali definite da co-
si deve andare? rivolto da Tot ad uno sbi- dici comunitari, sono altrettanti motivi di
gottito vigile urbano. E forse, in quellado- richiamo perch, a differenza di quanto sta-
zione linguistica cera anche una inconscia va accadendo nel processo di modernizza-
rivalsa verso il Nord dove stavano arrivando zione del Paese, trasmettono certezze, saldi
a migliaia i nostri migranti dal Sud26. punti di riferimento.
23
Bourdieu, P., La distinction, Les Editions de Minuit, Paris, 1979 (tr. it. Il Mulino, Bologna, 2001)
24
I film di Antonioni cui ci si riferisce sono Lavventura (1960), La notte (1961), Leclisse (1962). Sulla trasformazione
dellintellettuale prodotta dallindustria culturale cfr. almeno La vita agra di Luciano Bianciardi.
25
Catene del 1949, Tormento del 1950, I figli di nessuno del 1951.
26
Ma, anche a questultimo proposito, dopo Il cammino della speranza di Germi del 1950, sul dramma dellemigra-
zione occorrer attendere dieci anni, fino a Rocco e i suoi fratelli di Visconti perch gli italiani al cinema possano
vederne una versione meno sentimentale di quella offerta da Germi.
27
Gli altri due, sempre diretti da Dino Risi saranno Povere ma belle (1957) e Poveri milionari (1958).
28
Solo il secondo della serie, Pane, amore e gelosia sar ancora diretto da Comencini; il terzo, Pane amore e, sar
diretto da Dino Risi.
117
Q uaderni
Non a caso appena un anno prima ave- luniverso femminile costituito dalle giovani
va avuto successo Altri tempi di Alessandro generazioni di estrazione popolare e piccolo
Blasetti, unoperazione nostalghia a episodi borghese.
in cui non si era esitato a riproporre con- Ancora escluse nella gran parte dai
tro ci che Blasetti considerava una deriva percorsi di formazione superiore appaiono,
antipatriottica Il tamburino sardo di De infatti, impegnate in una difficile elaborazio-
Amicis e il dulcis et decorum est pro patria ne di nuove strategie di promozione indivi-
mori. Insieme alla patria si mostrava anche duale e sociale, tutte fondate su una difficile
la tracimazione degli altri valori che fino a transizione dalla condizione fino ad allora
pochi anni prima avevano assicurato il man- vissuta e la nuova di cui si presa coscienza
tenimento e la riproduzione dellordine so- ma non si riesce ancora a tradurre nei com-
ciale. Fra questi ci che qui maggiormen- portamenti che dovrebbero seguirne. Come
te interessa alcuni relativi al ruolo della mostreranno gli episodi de Le italiane e la-
donna che nel film si riducono alla bellezza more nel 196131 e Comizi damore di Pasolini
e alla fedelt. Ma, mentre con la bellezza si nel 1963, le giovani donne stavano cambian-
pu essere assolti dallaccusa di tentato ve- do ma come scrisse Pasolini a proposito
neficio nei confronti del marito, dalla infe- della lingua delle lettere da cui era tratto Le
delt ci si pu redimere solo con la morte, italiane e lamore leggendole si superava
magari in forma di suicidio indotto dal ma- facilmente lincrostazione superficiale di
rito! Insomma la donna doveva essere bella modernit per ritrovare un tipo di aliena-
e fedele, soprattutto assoggettata al maschio zione della donna () arcaico32.
dominante29. Come si gi notato a proposito de Il
Ma questi esercizi di etologia umana mafioso il processo di modernizzazione nel
sono, tuttavia, solo scampoli di una con- quale sono coinvolti gli italiani negli anni 50
cezione del genere femminile che appare or- rimane sulla superficie, come una patina an-
mai in crisi. Vissuto come dissidio lacerante cora facilmente asportabile. Cos anche per
e incomponibile, il conflitto che emergeva in le donne, che traducono il moderno in un
Siamo donne30 del 1954 fra lessere madre e immaginario costituito dalle storie e dalle
moglie o diva, fra gli affetti semplici e sicu- immagini che ascoltano e vedono al cinema
ri della famiglia tradizionale e la libert in- o sui fotoromanzi. E tuttavia, anche quando
quieta della donna di successo, con polarit scambiano la fantasia con la realt, come la
opposte poteva essere generalizzato a tutto giovane sposa siciliana de Lo sceicco bianco
29
Episodi Il processo di Frine e La morsa. gli altri sono, insieme a Il tamburino sardo, Il carrettino dei libri vecchi che
serve da raccordo fra gli episodi, Ballo Excelsior, Menu di un giorno, Questioni di interesse, Lidillio, Pot-pourri di
canzoni.
30
Si tratta di un film collettivo articolato in quattro episodi e un prologo dedicato al provino di un gruppo di aspiran-
ti attrici. Interpretato da Isa Miranda, Ingrid Bergman, Alida Valli, Anna Magnani e diretto da Luchino Visconti,
Roberto Rossellini, Gianni Franciolini, Luigi Zampa, Alfredo Guarini. Nel testo ci si riferisce agli episodi interpre-
tati da Isa Miranda e da Alidaa Valli.
31
Film composto da 11 episodi tratto dal libro di Gabriella Parca, Le italiane si confessano, Parenti, Firenze, 1959; la
terza edizione sar pubblicata da Feltrinelli.
32
Introduzione, cit., p. 8.
118
stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
di Fellini del 1952, esprimono una trasfor- credo, dallidentico nome, strappano il velo
mazione in corso che finir per mettere in dellideologia e rivelano il mondo reale dei
crisi anche la figura maschile. Trovano pi proletari. Un mondo di individui, ognuno
nel cinema americano o francese che non in drammaticamente solo ad affrontare i pro-
quello italiano i nuovi modelli di donna cui pri problemi. La coscienza di classe muta
ispirarsi e pi della Audrey Hepburn di Va- di fronte ai linguaggi delle relazioni familiari
canze Romane del 1953 la Brigitte Bardot e a quelli delle passioni.
di Dio cre la donna del 1956 ad affascinare, Con le opere di Germi si conclude la
anche se nessuna a meno che non appar- ricostruzione. Protagonisti degli anni suc-
tenga alle classi alte oser assumerne gli cessivi saranno altri; la crisi di cui sono stati
atteggiamenti. Come la Guendalina di Lat- testimoni il ferroviere e loperaio specia-
tuada che nel 1957 mette in scena la prima lizzato si ricomporr in termini radical-
adolescente borghese ribelle. Ma il film che mente diversi da quelli sognati da Tot il
segner un punto di svolta nella rappresen- buono: il miracolo avvenuto a Milano, dieci
tazione di una generazione di donne ormai anni dopo il film della coppia De Sica-Zavat-
disincantate nei confronti della morale tra- tini sar laumento esponenziale dei consu-
dizionale La voglia matta di Luciano Salce mi e degli immigrati dal sud.
del 1962. N la rivisitazione del fascismo de Il fe-
Come Bellissima di Visconti aveva mo- derale di Salce del 1961 e de La marcia su
strato le nuove ambizioni delle madri pro- Roma dellanno successivo filmata da Risi
letarie per le figlie, cos il film di Salce, per aggiungeranno nulla alloperazione di au-
quanto metta in scena un gruppo di giovani toassoluzione della nazione. Come pure I
sicuramente non appartenenti al proleta- vitelloni nel 1953 avevano indicato solo lo
riato, segna la definitiva scomparsa dallo- squallore di certa piccola borghesia di pro-
rizzonte delle ultime generazioni del com- vincia e il desiderio di fuga verso la grande
plesso etico-morale e culturale fondato sulla citt, come molti stavano gi sperimentando
sessuofobia cattolica. Ma prima che si con- sulla propria pelle di accidiosi velleitari. Del
cludesse il decennio, due altri film avevano film si attendeva solo il gesto dellombrello di
contribuito a questo passaggio depoca, met- Sordi, come dellAmericano a Roma di Steno
tendo in discussione letica della stessa classe dellanno successivo si rideva del bamboc-
operaia. cione un po cretino che sognava Kansas City
Con Il ferroviere nel 1956 e Luomo di senza saper neanche dove fosse. Macchiette
paglia del 1958, con grande scandalo dei pi o meno comiche di unItalia liminale, i
chierici della sinistra e altrettanto successo cui tratti caratterizzanti erano ben altri.
di pubblico, Pietro Germi mostrava le cre- Del 1961 il penultimo film della serie
pe che la vecchia talpa aveva provocato di Peppone e Don Camillo; a quellepoca
nelledificio della solidariet di classe e nella Brescello era gi divenuta uno dei distretti
coscienza dei suoi abitanti. Andrea Marcocci industriali della nuova, ricca Terza Italia
con lazione di crumiraggio e Andrea Zacar- dove il patetico conflitto tra comunisti e cle-
di con un amore clandestino concluso tragi- ricali ha lasciato il posto alleconomia citta-
camente, i due personaggi non casualmente, dina.
119
Q uaderni
Dopo che erano tornati Tutti a casa (del del fatto che dai film non si attendono pi
1960 di Luigi Comencini) pi o meno av- n giudizi morali sui nostri comportamenti
venturosamente, Una vita difficile di Dino (individuali e collettivi), n defatiganti anali-
Risi dellanno successivo aveva certificato la si della complessit differenziata nella quale
sconfitta definitiva del partigiano-intellet- si conclusa la ricostruzione, n, infine un
tuale, resa ancora pi amara dallinutile, ulti- cinema di denuncia civile, anche se tutte e
mo atto di ribellione. Lintellettuale se vuole tre le modalit verranno meritoriamente
mantenere il suo status di privilegiato deve utilizzate dai nostri cineasti. Perch, allora,
ormai accettare di diventare un funzionario riscuote un successo nazionale un film non
del capitale. certo facile come la Dolce vita di Fellini con
Si ride molto di fronte alle maschere che il quale si chiude il decennio? Dal nostro
intrepretano i drammi della nostra storia. punto di vista crediamo che per il popolo
Divenuti commedie inducono processi di italiano costituisse la rappresentazione del
identificazione dai quali sembra sempre pi pot-pourri nel quale si celebrava il miracolo
difficile prendere le distanze o comunque economico. Ognuno poteva trovare almeno
in un rapporto di prossimit e distanza un motivo per entrare al cinema e vederlo:
che si declina la relazione che si stabilisce con il cappello nero di Anita Ekberg che vola
con quanto scorre sullo schermo ma, per la a coprire tutta Roma la sinistra laica vedeva
velocit con la quale si ridefinita senza gratificate le proprie denunce del potere del-
alcuna deliberata volont progettuale la co- la chiesa; il giovane di provincia per trovare
stellazione identitaria del Paese nel verso di conferme e stimoli alla sua voglia di prende-
una deregulation dei consumi, cambiano le re la strada per Roma; la donna per pren-
letture e i giudizi che appena dieci anni pri- dere le distanze o ispirazione dalla galleria
ma avremmo dato degli stessi film, di figure femminili che popolano la scena;
Cos, della Banda degli onesti di Camillo ladolescente per vedere lo spogliarello del-
Mastrocinque del 1956 si ride dellincapacit la signora che al suono di Patricia giungeva
di spacciare denaro falso perch conferma lo a solleticarne gli ormoni con il seno nudo;
stereotipo dellitaliano brava gente ma, allo lintellettuale per domandarsi se la verit del
stesso tempo, la si condanna come occasio- boom non fosse stata rivelata dal suicidio
ne mancata. Non diversamente accade con I dello studioso che aveva ucciso le figlie per
soliti ignoti di Monicelli di appena due anni impedirgli di accedere ad un futuro senza
dopo. La comicit del quintetto non consi- senso. Polimorfo, ma non corale come la
ste soltanto nelle situazioni allinterno delle Grande guerra di Monicelli che lanno pre-
quali si vanno a cacciare ma dalla loro as- cedente con gli eroi per caso interpretati
soluta estraneit alle dinamiche reali della da Vittorio Gassman e Alberto Sordi aveva
societ. Sono alieni che abitano in luoghi aggiunto un altro stereotipo alla galleria gi
che attendono soltanto le ruspe dei palazzi- esistente, la Dolce vita proprio per la sua
nari che stanno cementificando ci che re- struttura narrativa costituiva il punto ge-
sta del paesaggio romano. Fra poco la gita ometrico in cui convergevano tutte le con-
fuori porta diventer un non sense. Ma non traddizioni, gli equivoci, le ambiguit dello
di questo qui ci si pu occupare. Piuttosto sviluppo del Paese. E, soprattutto, lerodersi
120
stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
della speranza che aveva innescato il proces- dalla materialit dellappartamento, delle
so di ricostruzione del Paese. Alla fine ci pellicce della moglie, dellauto che si guida,
che restava era una modernizzazione senza degli abiti che si indossano, della cerchia di
modernit dominata dallunico potere uni- persone da frequentare.
versalmente riconosciuto: il denaro. allo- La transazione economica relativa al va-
ra che si inizia a consumare per produrre; lore del proprio occhio non ha nulla di di-
da quel momento che si iniziano a generare verso da una qualunque altra transazione.
mostri nel quale felicemente rispecchiarsi. Anche gli organi del corpo, come insegna
Il successo di tre film forniscono il nuovo Il mercante di Venezia, sono merce. Perch
mood del Paese: Il sorpasso di Dino Risi del esitare quando il compenso soddisfa i nostri
1962, Il boom di Vittorio De Sica e I mostri bisogni? Sarebbe da bambini, come viene
di Dino Risi, entrambi del 1963. Anticipati redarguito dalla moglie-manager del grande
da A cavallo della tigre diretto da Comenci- industriale destinatario dellocchio
ni nel 1961, in realt solo i primi tre ebbero Perch poi, anche i poveri baraccati ten-
successo. Il film di Comencini merita tutta- gono alle gratificazioni immateriali, come
via di essere ricordato proprio perch, nono- pu essere lassistere alla partita della squa-
stante (o forse proprio per questo) fosse la dra del cuore. E per questo si disposti a
pi radicale denuncia della trasformazione qualunque sacrificio, anche a spendere gli
degli uomini in merci, si risolse in un cla- ultimi spiccioli destinati alle cure del figlio
moroso flop. Troppo indigesta la storia di un malato.
evaso che accetta di farsi denunciare dalla Il baraccato romano, insieme ad altri di-
moglie e dal suo convivente per riscuotere ciannove costituisce la galleria dei mostri
la taglia con la quale pagare i debiti. Meglio di Risi, una rappresentazione prismatica del-
correre sullAurelia con Bruno. Chi , infatti la identit dellitaliano del boom. Ogni epi-
Bruno? Un giovane signore che non cono- sodio una delle sue facce, ognuna diversa
sce letteralmente altro che la vita giorno da ogni altra, ma tutte accomunate dal fur-
per giorno, capace di demistificare le ipocri- to danima subito nella societ-bazar in cui
sie del perbenismo borghese ma altrettanto sono collocati. Dallamore alla solidariet,
incapace di impegnarsi oltre lorizzonte del- dalleducazione alla morte, dalla politica alla
la propria sopravvivenza. Parodia grottesca memoria dellolocausto, tutto viene utilizza-
delluomo senza qualit Bruno un Ulrich to da Risi come caso particolare di un uni-
nel quale sar facile identificarsi, soprattutto versale rattrappimento delletica.
per i giovani del tempo, perch a differenza Con questa trilogia il cinema italiano
del personaggio letterario di Musil total- mostrava ci che le cifre dello sviluppo non
mente amorale. Un perdente, sicuramente, dicevano e che pure era l, esibito nei com-
ma un perdente di successo. portamenti di tutti; il successo che fu loro
A differenza del piccolo imprenditore decretato la migliore testimonianza della
edile impersonato da Alberto Sordi che co- perfetta specularit fra societ rappresentata
stretto a vendere un occhio per non fallire e societ vissuta. La radicale denuncia della
e perdere lo status sociale conquistato. Per mutazione di cui eravamo oggetto divenne,
quanto immateriale lo status determinato per il cittadino-spettatore, invito allimita-
121
Q uaderni
zione, conferma delle scelte effettuate, con- Forse, ma ho seri dubbi che se lItalia aves-
danna della mancata omologazione degli se avuto fin dal principio una costituzione
altri. La morte di accattone33 da questo efficiente, governi duraturi, un severo mi-
punto di vista assume il significato della fine nimo di governo, leggi che dettano regole e
di ogni resistenza allimpero irresistibile del- non deroghe, vertici amministrativi selezio-
la societ dei consumi. Tanto da finire, oggi, nati in base al merito e autenticamente im-
consumati34. parziali, istituzioni capaci di creare fiducia
Ad una sua recente pubblicazione Sabi- nello Stato come agente della collettivit e di
no Cassese ha dato come titolo la seguente costituire il capitale sciale assente35 le cose
domanda: LItalia: una societ senza stato? sarebbero andate diversamente.
Barber, B.B.R., Consumati Da cittadini a clienti, tr. it. Einaudi, Torino, 2010.
34
122
La memoria condivisa: autonomie
e localismi nel Bel Paese
Annamaria Amitrano
N
on voglio nascondere le da promettere sempre e comunque la tutela
difficolt da me incontrate della persona (vs. la spersonalizzazione) e la
non appena ho cominciato tutela dellappartenenza e del riconoscimen-
a riflettere su quale taglio to (vs. la omologazione)? Qualche tempo
dare a questo mio intervento, per necessit fa, in un mio studio dal titolo per lappun-
breve, nonostante limpegnativo titolo scelto to lAppartenenza etnica, a fronte delle dif-
e il vasto quadro di riferimento in cui esso ferenze che affliggevano gi allora lEuropa
si colloca. Tematiche cos ampie e, oggi, cos con rivalit e scontri mai risolti, nonostante
dibattute da richiedere pi incontri semina- il miraggio della universalit etica promossa
riali e pi sedute di confronto tra studiosi. dal villaggio globale, a seguito della caduta
Perch dis-unit? Il sottotitolo del Conve- del muro di Berlino, indicavo alcuni misu-
gno chiarisce subito che, in specie nel mondo ratori di identit: lingua, religione e territo-
occidentale, particolarmente in Europa ove rio, cui aggiungere la consapevole affezione
pi forti sono state le spinte nazionalistiche; della propria adesione comunitaria, conva-
ebbene proprio questo stesso mondo sta co- lidata nel tempo dalle forme storicamente
struendo forze culturali disgregatrici quasi a strutturate di partecipazione; cio a dire,
negare i precedenti principi unitari; supportato una identit convalidata nella sua specifici-
in ci dal desiderio di riprendere forma in una t da quelle forme strutturanti che, recupe-
societ uniformante, che porta con s modi rando varie dinamiche e una molteplicit di
fortemente spersonalizzanti ed omologanti. Il proposte culturali, si riconnettono, comun-
riferimento va alla cosiddetta globalizzazione que, ad una sorta di sostrato immateriale as-
che sembra essere divenuta la madre di tut- sai simile a quel concetto di personalit di
ti i nostri mali, sicch si tende a recedere dal base, caro alla scuola americana di Cultura
globale tramite il recupero di una dimensione e Personalit.
vetero, che genera revival etnici su base loca- Gi negli anni 90, dunque, proponevo
le-territoriale, e/o gruppale-tribale; peraltro unimpostazione che ritengo ancora valida,
richiamando a sostegno del fenomeno il con- in specie per quanto attiene ad una analisi
cetto, superficialmente enunciato, di identit. circa la natura stessa dellidentit; ma devo
Ma che cos, di fatto, questa identit? E, dire, anche, che tali indicazioni, in specie
principalmente, perch cos significativa alla luce delle odierne dis-unit, non per-
123
Q uaderni
mettono di spiegare il costrutto culturale Allora, bisogna chiedersi fino a che punto
logico-simbolico-economico assai pi com- si pu spingere tale rivendicazione per evi-
plesso a sostegno di una identit che, oggi, tare che gli elementi costituenti la diversit
nella sua affermazione di singolarit genera divengano fattori etnocentrici, accelerando
il rapporto contrastivo tra Io e Noi e tra Noi e quei distinguo che, in realt, amplificano le
gli Altri e che si attesta, principalmente, sulla forze etnico-identitarie, e strutturano i re-
base di una chiusura verso lesterno (movi- vival etnici in forme di veri e propri nazio-
menti razziali, antimigratori, etc.) e verso nalismi etnici, che si possono proporre quali
linterno (corporativismi, congregazioni, ca- forze istituzionalmente competitive.
ste, etc.): cos negando, a seconda dei casi, Lascio, dunque, immaginare a titolo
coesione e condivisione, e frantumando le esemplificativo come assolutamente inade-
regole essenziali per il riconoscimento di guata e devastante, a livello di analisi an-
una partecipazione comunitaria sia a livello tropologica, sia stata la polemica nata nel
di micro-Identit etnica che di macro-Iden- nostro Bel Paese, a seguito della volont
tit Nazionale unitaria. celebrativa, dei 150 anni della Unit dItalia
Come noto nessuna Unit nazionale che, a fronte di una Presidenza della Repub-
esente dal presentare una molteplicit e blica totalmente impegnata a salvaguardare
variabilit di Etnos. Gli Stati/Nazione sono la dignit storico-culturale e simbolico-me-
nati, di fatto, da diverse Comunit etniche moriale della Identit Nazionale: ha dovuto
unitesi su base regionale-areale-distrettuale proteggere lidea dellUnit: Stato/Nazio-
e cos via, in conformit ad esigenze politi- ne/Patria, dai distinguo delle identit etni-
co-sociali, economiche e culturali, costruen- co-territoriali, dalle divisioni, dai localismi
do una Identit Nazionale che trova poi il generati da una memoria divisa, articolata
riscontro simbolico-cognitivo nella defini- sulla diversit dei punti di vista; dibattiti che
zione di Patria e nei suoi apparati. come non si sono limitati, come giusto, ad espli-
dire che la Nazione/Patria che agisce come citare la variet delle interpretazioni nella
Istituzione Unitaria con il suo Spirito, i suoi logica delle mediazioni, ma si sono spesso
simboli, con la sua Cultura/Storia, altro non prodotti in accese controversie, dimenti-
che la proiezione sistematica delle media- cando che, nellatto cerimoniale, lequazione
zioni e delle interazioni che si sono instaura- funzionale: popolo-territorio-memoria-cul-
te tra le variet dei sistemi etnici proponenti; tura-identit diviene sovrana se celebrativa
sicch lApparato deve espungere ogni affer- dei miti, dei riti, dei noumina che la Storia
mazione di singolarit, pena la caduta stessa cifra come indiscussi capitali del suo dive-
della proiezione sistematica unitaria. nire.
Ma anche vero che ogni Gruppo/Co- Nel mio quadro di riferimento, dunque,
munit ha il diritto/dovere di autorappresen- negare la Festa della Unit nazionale, con
tarsi anche istituzionalmente nella sua realt lesaltazione della memoria pubblica del
intrinseca territoriale con le caratteristiche comune patrimonio collettivo, pu signifi-
che gli sono proprie sicch si possono svi- care dare spazio a pulsioni de-strutturanti;
luppare forze e diritti a tutela della sovranit forze contestative che, sotto lalibi della le-
popolare e delle proprie diversit culturali. gittima dialettica delle idee e della libert
124
stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
come esclusiva chiave di lettura dellinter- giunti con la convinzione che, per riuscire
pretazione del mondo. nella vita o avere fortuna, la cosa pi impor-
A questo punto, la scienza che studia la tante sia conoscere le persone che contano
dinamica della cultura ci avverte che, nei o disporre di un appoggio politico. In sin-
termini di radicati regionalismi e nei termi- tesi mi sembra che esista attualmente un for-
ni di un radicato tradizionalismo a carattere te processo di devoluzione della nostra Cul-
familistico, non possibile alcuna apertura tura/Storia che non si riesce ad arrestare per
foriera di crescita. La dis-unit deve essere varie motivazioni di inefficienza, incapacit,
di fatto corretta dalla presenza di una unit inconsistenza della classe politica e dirigen-
percepita come collante in grado di supera- te; motivazioni che in questa sede sarebbe
re inevitabili fratture. Non a caso la Sicilia troppo lungo elencare.
e la Padania, qui richiamate quale esempio Ha scritto Steve Stern: la Memoria il
di esacerbati regionalismi con forti compor- significato che attribuiamo allesperienza,
tamenti anticentralisti, di fatto continuano a non semplicemente la rievocazione di eventi
produrre fenomeni revivalistici; esemplare ed emozioni di quella esperienza.
la recente acquisizione istituzionale del con- La giovane Nazione Italia ha la neces-
cetto di Identit voluto dalla Regione Sicilia- sit di rinsaldare la sua entit attraverso la
na nella denominazione dellAssessorato ai forza di pratiche commemorative durature
Beni Culturali, senza chiarirne, per, leffet- e comunemente accettate, ma deve conte-
tiva portata culturale; oppure disgreganti: stualmente comprendere anche le cause che
si pensi al neonato Movimento siciliano dei in Italia determinano il rifiuto a partecipare.
Forconi, esito di una mai sopita capacit di La ricerca sui conflitti e sulle convergenze ci
agire le piazze; o ancora si pensi, per quan- orienta ad un sempre pi ampio approccio
to attiene alla Lega Nord, alla balzana idea di critico, che contrasta la fragilit acclarata
costituire le Ronde Padane, o di spostare a dellUnit dItalia, sommersa da fattori lo-
Monza taluni Ministeri. cali se non addirittura personali; in palese
Esempi questi della anomalia italiana, crisi di legittimazione e priva di quella che
che mostra la crisi circa il valore di una unit si chiama fedelt di massa. Di fatto Storia e
nazionale non certo recepita univocamente Memoria comuni sono parte integrante del
dalle comunit regionali. In altri termini la riconoscersi Nazione, come importante
nazionalizzazione contrastata dellItalia ha rendersi conto che pu risolversi ogni con-
generato non solo un Paese privo di regole, trasto tra identit regionale e identit nazio-
ma anche consapevole di esserne privo; un nale se si accettano le regole dei rispettivi
Paese privo, cio, dei fondamenti condivisi processi individuanti. Il mondo globale ri-
e legittimi del vivere collettivo, in preda ad chiede la dimensione locale come correttivo
una memoria divisa, con forti propensio- di una uniformit senza tradizioni, senza ra-
ni alla nascita di etnodemocrazie regionali dici, senza diversit, sicch riconoscersi il
imperfette e unidea di affermazione indi- ticket per lassunzione consapevole di quelle
viduale e sociale, principalmente legata alla identit plurime che la modernit richiede.
famiglia. Personalismi e degrado etico che i Il rispetto della propria identit etnica e
sondaggi denunciano pericolosamente con- della propria specificit, nel gioco corretto
127
Q uaderni
delle regole, non produce autonomamente del 1911 dette antesignanamente valore
n rivolte n scissioni di ordine ammini- alla necessit commemorativa dellEven-
strativo, economico o politico. Lo sapevano to, tentando di dare anche elaborazione e
bene i nostri predecessori, chiamati nel 1911 spiegazione alle divisioni. Un vero e pro-
a celebrare il Cinquantenario dellUnit dI- prio palinsesto la cui conoscenza avrebbe
talia, allorch si pose il problema del come forse evitato le odierne tristi esperienze di
fare apparire fondamentale lUnit Naziona- indifferenza e negazionismo, che solo una
le nonostante i forti regionalismi e le marca- incipiente barbarie nellinterpretare e
te diversit culturali, delle quali, anche alle- comprendere il Passato, la Storia, la Tradi-
poca, si aveva precisa consapevolezza. zione, la Memoria come antagonismo ha
Il ricordo delle difficolt, del dolore, del saputo generare, discutendo quella necessi-
sacrificio mostrati per far nascere lItalia t celebrativa funzionale al non dimenti-
erano, allora, forse ancora troppo recenti care e ritualit dellesserci come chiave di
per essere messi in discussione e non esse- apertura di un Futuro solidale su cui davve-
re riconosciuti. Il Congresso antropologico ro scommettere.
128
Razzismo culturale,
retoriche localistiche e secessioni
Vito Teti
N
egli anni Novanta, le forze che culturale, la risposta dei meridionali e
politiche nazionali, sia di dei partiti che si proclamano nazionali, ma
destra sia di sinistra, si ri- trovano molti dei loro consensi al Sud e in
velavano impreparate a ge- Sicilia, si rivela inadeguata, contraddittoria,
stire la nuova fase politica e a contrastare la subalterna. Talora angusta e, alla lunga, fun-
propaganda della Lega, sottovalutata e con zionale al localismo leghista.
cui addirittura si stabilivano rapporti e alle- Lantimeridionalismo della Lega gene-
anze, anche sorvolando su valori e principi ra risposte e confutazioni che trovano am-
costitutivi dello Stato nazionale, non soltan- pio spazio sui giornali e sui media. Si tratta
to quello nato dallunificazione nazionale, a volte di reazioni argomentate e fondate,
ma quello che si richiamava alla Resistenza altre volte rancorose e retoriche. Dimentica
e alla lotta antifascista. la Lega obiettavano in molti che quando
In quel periodo, come nota Guido nelle regioni meridionali nascevano le citt,
Crainz, la riflessione sulle macerie del si- la filosofia, la matematica, al Nord abitavano
stema politico del Paese fu accantonata e si popolazioni ancora primitive e barbare.
diffusero nuovi miti e nuove illusioni1. La La replica leghista (e non solo) era che il rim-
demonizzazione della Prima Repubblica, pianto della civilt classica rivelava linca-
e anche dello Stato nazionale, favoriva la di- pacit di vivere nella societ moderna. Un
scesa in campo di Silvio Berlusconi che ben dibattito gi ascoltato a cavallo tra Ottocento
presto sarebbe diventato punto di riferimen- e Novecento, non poteva certo contribuire a
to per ceti sociali egoisti, impauriti, rancoro- contrastare tendenze razziste e separatiste.
si, desiderosi di abolire regole e controlli. La In quegli anni alle posizioni leghiste
Lega vide in Berlusconi, magari detestato, la molti meridionali rispondevano con sen-
figura che comunque pu assicurare laffer- timenti antileghisti e antisettentrionali. Le
marsi del separatismo leghista e non a caso cronache giornalistiche dinizio anni Novan-
il patto Bossi-Berlusconi resister anche alle ta raccontano di albergatori del Sud che, per
prese di distanze e alle critiche interne al ritorsione, pensano di chiudere gli alberghi
blocco di centro-destra. Sia a livello politico agli elettori della Lega. Gli emigranti al Nord
1
G. Crainz, Il tramonto del demiurgo, la Repubblica, 12 nov. 2010, p. 1 e p. 43.
129
Q uaderni
che tornano soltanto per le vacanze espri- Quasi un secolo dopo, allinizio degli anni
mono, allora, delusione, disagio e dolore per Novanta del Novecento, il razzismo cul-
il razzismo montante in luoghi dove prima turale leghista a irrompere in una societ
erano stati bene accolti e dove si considera- che viveva la scomparsa o lerosione di quei
vano ormai inseriti. partiti che, comunque, avevano fatto del Ri-
Il rischio era che alle tendenze secessio- sorgimento, della questione meridionale e
niste del Nord, il Sud potesse rispondere, dellantifascismo valori comuni di riferimen-
come ricordava Giovanni Russo, con miti to. Nel dibattito politico e culturale italiano
e nostalgie filo borboniche, scendendo sul dilagava, a volte con effetti devastanti, la no-
terreno separatista prediletto dai leghisti2. zione ambigua dellidentit, in un periodo
Isaia Sales temeva che in Italia ci si divides- di contrasti e conflitti etnici a pochi passi da
se in leghisti e sudisti3. A distanza di un casa, a seguito della caduta del Muro e poi
ventennio, possiamo constatare come quei dellUrss. I meridionalisti avevano risposto,
rischi fossero concreti e del tutto fondati. con competenza e passione, con analisi sto-
Alla lunga sono affiorate, accanto a risposte riche, sociali, etnografiche alle teorizzazioni
serie e aperte, posizioni localistiche fu na- degli antropologici positivisti, senza prefi-
zionali al sentimento antiunitario della Lega. gurare una divisione tra studiosi del Nord e
del Sud. Era uno scontro tra interpretazioni
diverse, ma accomunate dal desiderio di cre-
Trappole e paradossi delle retoriche identitarie are unItalia unita e federale. Cos come la
questione meridionale ha origine con luni-
Tra fine Ottocento e inizio Novecento il ficazione nazionale4, il discorso sullidentit,
concetto di razza era arrivato come un bo- lombarda o meridionale, si afferma quando
lide nel dibattito sullarretratezza del Sud e le idee stesse di nazione e di unit sono mes-
tra gli studiosi della questione meridionale. se in discussione.
2
Cfr. G. Russo, I nipotini di Lombroso. Lettera aperta ai settentrionali, Milano, Sperling & Kupfer, 1992
3
Cfr. I. Sales, Leghisti e sudisti, pref. di N. Tranfaglia, Roma-Bari, Laterza 1993.
4
Lidentit di cui in quegli anni si parlava in Europa e in altre aree del mondo, al Nord era legata quasi sempre con
laggettivo etnica e assumeva contorni mitici, astorici, razziali. Non certo questa la sede per ripensare il concetto
didentit; ricordo, tuttavia, che il concetto di identit, nelle pi varie accezioni e interpretazioni, interno alla
storia del pensiero filosofico occidentale. A partire della scoperta del Nuovo Mondo e dellincontro con lAltro,
il concetto passa direttamente nellantropologia e nelletnologia. In un certo senso costituisce il paradigma dei
modi della nostra tradizione culturale di considerare laltro e di pensare il noi. Lantropologia classica considerava
ogni societ come un sistema chiuso su se stesso e assegnava a questa finzione il nome didentit, etnia, cultura,
tradizione. Sarebbe interessante mostrare come gli antropologi pi che osservatori delle identit, ne sono stati gli
inventori. Proprio negli anni Novanta dallantropologia arriva la pi forte critica al concetto didentit. La deco-
struzione radicale di tale concetto porta qualche studioso a liquidarlo come una nozione molto ambigua, vaga,
inflazionata, ripetuta in maniera sterile, ideologica. In realt rispetto a una nozione didentit statica, chiusa, molti
antropologi mettono laccento sul carattere dinamico, storico, relazionale delle culture, mostrando somiglianze e
unit, parlando didentit aperte, plurali, meticce, di mescolanze, di sincretismi e ibridazioni. Laltro non pi
lontano da noi. Lalterit, come mostrano molti studiosi, si interiorizzata nel noi. La letteratura su tali questioni
vasta e sarebbe impensabile darne conto. Spero che dalle considerazioni che svolgo emerga lidea di identit a cui
sono affezionato.
130
stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
5
Non sono mancati, nonostante la rimozione che il Sud ha conosciuto negli ultimi decenni, anche tra le lites
intellettuali e politiche, importanti riflessioni sulla questione meridionale. Mi limito a segnalare prospettive
che mettono laccento sullinvenzione ideologica e politica del Meridione e sulla questione meridionale come
rappresentazione costruita dopo lunit dItalia con riferimento a precedenti immagini delle regioni meridionali.
Cfr., in particolare, M. Petrusewicz, Come il Meridione divenne una Questione. Rappresentazioni del Sud prima
e dopo il Quarantotto, Soveria Mannelli, Rubbettino, 1998. Lanalisi della questione meridionale intesa come un
discorso sulla radicale, essenziale, differenza tra Nord e Sud, arriva soprattutto dagli studiosi anglo-americani
dellambito dei cultural studies. Si veda in particolare il volume J. Schneider, (a cura di), Italys Southern Question:
Orientalism in One Country, Oxford-New York, Berg, 1998. Si veda, anche, J. Dickie, Darkest Italy: The Nation
and Stereotypes of the Mezzogiorno, 1860-1900, New York, St. Martins Press, 1999. Nelson Moe, come segnala
Marta Petrusewicz, utilizza lanalisi di E. Said (Orientalism, New York, Pantheon Books, 1978; trad. it., Orienta-
lismo, Torino, Bollati Boringhieri, 1991; n. ed. Milano, Feltrinelli, 1999) per mostrare come la rappresentazione
moderna del Mezzogiorno abbia preso forma tra la met del XVIII e la fine del XIX secolo sotto le pressioni
combinate delleurocentrismo occidentale, nazionalismo e embourgeoisement. Egli esamina lemergenza del culto
del pittoresco nellEuropa tardo-settecentesca, il suo localizzarsi nel contesto italiano e poi in quello meridionale
e le sue trasformazioni nei decenni del sociologismo antropologico e positivista. Linterpretazione di Moe della
costruzione del dualismo culturale italiano mantiene strettamente connesse la dimensione dellimmaginario a
quella del politico. Cfr. N. Moe, Un paradiso abitato da diavoli. Identit nazionale e immagini del Mezzogiorno, pref.
di P. Bevilacqua, Napoli, lancora del mediterraneo, 2004. Cfr., inoltre, C. Petraccone, Le due Italie. La questione
meridionale tra realt e rappresentazione, Roma-Bari, Laterza, 2005. Unoriginale e problematica lettura del Sud del
passato e del presente, nel pi vasto contesto globale e dei Sud del mondo, si trova in M. Petrusewicz, J. Schneider,
P. Schneider, (a cura di), I Sud. Conoscere, capire, cambiare, Bologna, il Mulino, 2009, dove sono contenuti scritti
di Franco Cassano, Maurice Aymard, Edmund Burke III, Marta Petrusewicz, Michel Herzfeld, Francesco Faeta,
Vito Teti, Fortunata Piselli, Jane Schneider e Peter Schneider, Fabrizio Barca, Michele Salvati, Leandra DAntone,
Andrea Pisani Massamormile, Giovanni Arrighi, Ravi Arvind Palat, aglar Keyder, Mauro Di Meglio. Si veda,
anche, G. Viesti, Mezzogiorno a tradimento. Il Nord, Il Sud e la politica che non c, Roma-Bari, Laterza, 2009.
131
Q uaderni
sequenza in cui esso stato pensato da altri al male, il Sud al Nord, semplifica in manie-
non significa indulgenza per il localismo, ra eccessiva le sfaccettature di una realt ben
quel giocare melmoso con i propri vizi che pi complessa, dove non cos facile operare
ha condotto qualcuno a chiamare giusta- per schematizzazioni7.
mente il sud un inferno6. Diversi aspetti della societ e della cul-
La retorica identitaria, tuttavia, era in ag- tura tradizionale lalimentazione, le feste,
guato. Si affermava, in generale, unidentit i riti religiosi, la cultura e la pratica dello-
difensiva, risentita, che spesso alimentava spitalit, il dono , che erano stati oggetto
posizioni localistiche e dingenuo rivendi- del pensiero antropologico ed etnologico
cazionismo, prefigurando a volte una su- alle pi diverse latitudini, sono ripensati,
periorit o comunque una diversit del valorizzati quasi come elementi distintivi,
Sud, inserito quasi sempre nel contesto del esclusivi di unidentit meridionale non ben
Mediterraneo e ignorato nei suoi legami con definita. Tratti culturali, che erano stati os-
il Nord e con lEuropa. Il riferimento alli- servati presso popolazioni di tutto il mon-
dentit del Sud, cos rivisitata, rappresentava do, erano piegati a rivendicare una specifica
un arretramento rispetto a precedenti tradi- diversit del Sud. La dieta mediterranea,
zioni culturali aperte. Si parte con lidea di lospitalit, la lentezza venivano reinventa-
legittimare il Sud e si finisce per consegnarlo ti quali elementi costitutivi delle tradizioni
o riconsegnarlo ad anguste visioni separate. del Sud e del Mediterraneo. Non che questi
Scrive, in maniera incisiva, Lidia Decandia: tratti non avessero una loro forza e una loro
Il modo in cui viene trattato il tema delli- peculiarit, che erano decontestualizzati e
dentit rimanda a una pericolosa visione di- mitizzati. Questa mitologia mediterranea,
cotomica che, nellopporre tout-court il bene ricordata da Matt Matvejevi8, dimenticava
6
F. Cassano, Il pensiero meridiano, Roma-Bari, Laterza, 1996, p. 3.
7
Il pensiero meridiano, scrive Cassano, uno stupido esclusivismo (quanti settentrionali lo hanno incontrato!),
n seduto su una comoda rendita territoriale. Ibid., pp. 33-34, p. 7. Tra le ricerche che si pongono nellottica di
rispondere alle truci demonizzazioni conosciute in quegli anni dal Sud, cfr. M. Alcaro, Sullidentit meridionale.
Forme di una cultura mediterranea, pres. P. Bevilacqua, Torino, Bollati Boringhieri, 1999, un lavoro che provoca
un vivace e appassionato dibattito sul tema dellidentit in generale, e su quello dellidentit meridionale, in parti-
colare.
8
L. Decandia, Anime di luoghi, Milano, Franco Angeli, 2004. La studiosa segnala il ribaltamento dei luoghi comuni
e degli stereotipi con cui la realt sociale del Sud era stata rappresentata e semplificata: un ribaltamento che creava
il nuovo stereotipo di un Sud che incarna sempre il buono. la critica di unidentit considerata come una sfera
compatta, senza incrinazioni ed evoluzioni, senza che siano colte contraddizioni, doppiezze, lacerazioni: la critica
di unidentit chiusa, astorica, che si trasforma in una sorta di estetizzazione del la realt, a cui Livia Decandia
oppone una concezione relazionale e aperta dellidentit (Ibid., pp. 141-160). La scoperta dellidentit si traduceva
in una sorta di autocompiacimento e di autocelebrazione e si rinunciava cos alla possibilit dello spaesamento, di
una messa in discussione delle proprie ombre e dei propri vizi, e anche alla stessa possibilit di aprirsi allalterit e
di accogliere laltro. Cfr. anche Id., Dellidentit. Saggio sui luoghi: per una critica della razionalit urbanistica, pres.
E. Scandurra, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2000. Una critica alla nozione didentit chiusa e autereferenziale,
tendente a marcare le differenze e ad accentuare le distanze, spesso con attitudini aggressive nei confronti delle
identit limitrofe portata avanti da D. Cerosimo, C. Donzelli (Mezzogiorno. Realt, rappresentazioni e tendenze
del cambiamento meridionale, Roma, Donzelli, 2000, in particolare pp. 251- 272), che affermano la necessit di
unidentit aperta, costituita da differenze, che pu essere pensata come risorsa da proiettare nel futuro. Soltanto
132
stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
storie di fame, di fatica, di affanni9. Anche dei ceti popolari in quelle terre. E ogni volta
chi ha una superficiale conoscenza di alcuni bisogna affrettarsi, approfittare delle ultime
capolavori della letteratura italiana ed euro- piogge di primavere o delle prime autunnali,
pea ambientati nellItalia meridionale (Ver- dei primi o degli ultimi giorni buoni. Tutta
ga, Alvaro, Silone, Levi, Strati) sa bene che la vita agricola, e quindi il meglio della vita
non gi lozio, ma una fatica ininterrotta ed mediterranea, si svolge sotto il segno della
estenuante, in contesti naturali ed economici fretta: la paura dellinverno l, bisogna ri-
quasi sempre sfavorevoli, ha segnato la vita empire continuamente i granai10.
per storicizzare alcuni aspetti del dibattito sullidentit, ricordo come nei miei lavori abbia portato avanti lidea di
unidentit locale, calabrese e del Sud, aperta, dinamica, caratterizzata da una pluralit di caratteri, sempre relazio-
nata a una storia pi generale, in rapporto con i contesti ambientali, produttivi, sociali. Cfr. V. Teti, Il pane, la beffa
e la festa, Rimini-Firenze, Guaraldi, 1976; n. ed. 1978; Id., Il paese e lombra, Cosenza, Periferia, 1989; Id., Il colore
del cibo, Roma, Meltemi, 1999; Id., Il senso dei luoghi, Roma, Donzelli, 2004; Storia del peperoncino. Un protagonista
delle culture mediterranee, Roma, Donzelli, 2007, che costituisce lampliamento e la rivisitazione de Il peperoncino.
Un americano nel Mediterraneo, Vibo Valentia, Monteleone, 1995; Id., Pietre di pane. Unantropologia del restare,
Macerata, Quodlibet, 2011. Del resto la pi avvertita tradizione demo-antropologica ed etnologica meridionale ha
privilegiato unidea aperta del le cultura popolari e del folklore.
9
Matvejevi denuncia il fatto che lUnione Europea si veniva realizzata senza tenere conto del Mediterraneo, culla
dellEuropa, ma segnala la tendenza a confondere la rappresentazione della realt del Mediterraneo con la realt
stessa e a dimenticare differenze e contrasti in esso esistenti. La patria dei miti ha sofferto delle mitologie che essa
stessa ha generato e che si sono trasformate in uningombrante zavorra, in invenzioni e retoriche di cui neces-
sario liberarsi. E difatti nulla autorizza a dimenticare le aggressioni che subisce, anche ad opera delle sue genti, il
Mediterraneo: degrado ambientali, inquinamenti sordidi, iniziative selvagge, movimenti demografici mal con-
trollati, corruzione in senso letterale o figurato, mancanza di ordine e scarsit di disciplina, localismi, regionalismi,
e quanti altri ismi ancora. Cfr. P. Matvejevi, Il Mediterraneo e lEuropa. Lezioni al Collge de France, Milano,
Garzanti 1998, pp. 22-32. Queste opportune distinzioni e decostruzioni identitarie sono tanto pi significative
perch arrivano da uno dei maggiori poeti e scrittori di luoghi e storie del Mediterraneo. Cfr. Id., Mediterraneo.
Un nuovo breviario, Milano, Garzanti 1991.
10
Una delle pi grandi retoriche quella relativa alla dieta mediterranea, intesa come un ideale culinario comu-
ne a tutti i paesi del Mediterraneo, dal carattere astorico. Non che non siano esistite delle peculiarit culinarie e
dietetiche del Mediterraneo o non sia esistito un crogiuolo alimentare a cui si legano rituali, tradizioni, stili di vita,
regole salutiste: il problema che, nelle versioni pi edulcorate e retoriche dellidea di dieta mediterranea, veniva
rimossa una storia alimentare del Sud segnata da carestie, da precariet e dove la celebre triade mediterranea
(grano, olivo, vite) aveva costituito per i ceti popolari unaspirazione e non una realt. Labbondanza e le variet
alimentari di oggi non possono essere spostate allindietro e nel passato e, peraltro, oggi proprio molte regioni del
Sud Italia il caso della Calabria mentre celebrano la dieta di una volta sono le pi lontane per consumi e pa-
tologie dallantico ideale culinario. Limmagine edulcorata della dieta mediterranea, peraltro, ignora la dimensione
comunitaria, sociale, rituale, simbolica del mangiare. Per la storia dellalimentazione nel Mediterraneo e Sud
dItalia, cfr. V. Teti, Fame, digiuno, dieta nella storia e nella cultura folklorica della Calabria, in M. Di Rosa, (a cura
di), Salute e malattia nella cultura delle classi subalterne del Mezzogiorno, Napoli, Guida, 1990, pp. 89-134; Id., (a
cura di), Mangiare meridiano. Culture alimentari del Mediterraneo, Catanzaro, Abramo, 2002; Id., The Alimentar
cultures of the Mediterranean. Tradition and Invention in the Dietary Regimes of the Italian South, M. Peressini,
R. Hadj-Moussa (edited by), in The Mediterranean Reconisdered. Rappresentations, Emergences, Recompositions,
Canadian Museum of Civilization Corporation, Gatineau, Quebec, 2005, pp. 39-61; Id., Il colore del cibo, cit., Id.,
Storia del peperoncino, cit. Pi in generale, per una decostruzione delle mitologie relative al Sud e al Mediterraneo,
cfr. V. Teti, Mediterraneum. Geografie dellinterno, in G. Cacciatore, M. Signore et al., Mediterraneo e cultura euro-
pea, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2003, pp. 107-128; Id., Geografie ed etnografie dellinterno, in M. Petrusewicz, J.
Schneider, P. Schneider, (a cura di), I Sud. Conoscere, capire, cambiare, cit., pp. 163-182.
133
Q uaderni
Uno dei motivi ricorrenti e dei punti di Negli anni Sessanta e Settanta il folklore e
forza del romanzo dellantropologia posi- le culture popolari erano stati visti, a volte, in
tivista era stato la distinzione antropologi- maniera neoromantica, nei loro tratti opposi-
co-razziale tra Celti e Latini, Arii biondi e tivi e antagonisti. In quella situazione cultu-
Mediterranei bruni, cui sarebbero corrispo- rale, il revival e la riscoperta dellelemento po-
ste due diverse psicologie, due caratteri polare si ponevano il problema di riconoscere
e temperamenti. Sappiamo quanto questo quanto era stato negato, rimosso, cancellato,
mito, senza alcun fondamento scientifico, e quello di contrastare il fenomeno del folk-
abbia provocato il pi grande crimine della market, luso strumentale di valori e modelli
storia dellumanit, la Shoah. Ed doloroso popolari11. Era il periodo della contestazione
vedere che, in forme meno feroci, torni di giovanile e delle lotte operaie e si andava alla
moda, grazie a chi scopre e inventa ascen- ricerca di elementi identitari oppositivi. Il
denze celtiche, longobarde. Il guaio che riferimento era a materiali storico-culturali,
questa distinzione ignori movimenti, me- sociali e di classe. Anche se non era sosteni-
scolanze, scambi, in qualche sia assunta, bile la teoria delle due storie (risalente a
anche dalle nostre parti. Negli ultimi tempi Giuseppe Pitr e gi discussa e superata da
abbiamo assistito alla nascita della nuova Ernesto De Martino)12, quella stagione aveva
mitologia mediterranea, spesso pretesto per avuto il merito di individuare articolazioni,
operazioni strumentali o di basso profilo. contrasti, conflitti presenti allinterno dellu-
Un universo lontano e perduto viene spesso niverso tradizionale, tuttaltro che omogeneo
avvicinato, mitizzato, incorniciato in una- e compatto, nonch di mettere in rapporto le
storica identit per fuggire da un presente produzioni culturali con lambiente, lecono-
considerato invivibile. mia, le produzioni materiali.
11
F. Braudel, Civilt e imperi del Mediterraneo nellet di Filippo II (1949), 2 voll., Torino, Einaudi, 1982, p. 266. Cfr.
anche Id., (a cura di), Il Mediterraneo. Lo spazio la storia gli uomini e le tradizioni, Milano, Bompiani, 1992. Lozio
viene descritto dagli antropologi positivisti, come un carattere naturale, patologico dei meridionali. Ma il topos
dellozio assegnato agli italiani in genere ha una tradizione pi antica e soltanto, dopo lunificazione italiana, verr
assegnato, in maniera quasi esclusiva alle popolazioni del Sud. Su questi aspetti cfr. il bel lavoro di S. Patriarca, Ita-
lianit. La costruzione del carattere nazionale, Laterza, Bari, 2010, in particolare pp. 3-37. Di recente lo stereotipo
negativo dellozio stato assunto come tratto distintivo e positivo dei meridionali ed stato confuso con lideale e
il modello della lentezza. Negli ultimi anni la lentezza esaltata, elogiata, recuperata come una filosofia di vita,
come un modo di essere con cui contrastare la fretta della modernit. Penso ad autori come Nadolny, Kundera,
Onofri, ma anche ad autori che legano la lentezza alla mediterraneit. Sarebbe facile mostrare come un conto
la lentezza, una nozione dei nostri giorni, un modello che viene affermato contro lideologia della fretta, un altro
conto considerare la lentezza come un modello esistente nella societ del passato. Per negare lo stereotipo negati-
vo dellozio o per affermare il mito positivo della lentezza, molti studiosi inventano un passato inesistente e creano
uno stereotipo di segno contrario. Ho avuto modo di raccontare come nessun rapporto con i luoghi sia possibile
senza la vocazione al cammino, al silenzio, alla lentezza, allattenzione. Poco a che spartire con impostazioni revi-
sionistiche che scorgono nellozio un modello di comportamento degli uomini del passato, quasi un tratto antro-
pologico delle popolazioni. La lentezza che andiamo cercando comporta un riconoscimento e una ricerca di verit.
Sono un modello e una scelta possibili nella contemporaneit e soltanto nei luoghi del benessere.
12
La letteratura sulluso e il consumo del folklore, tra la fine degli anni Sessanta e linizio degli anni Settanta, note-
vole, ma bisogna ricordare il libro di L.M. Lombardi Satriani, Folklore e profitto, Rimini-Firenze, Guaraldi, 1973,
che suscit un ampio dibattito e che, a distanza di anni offre ancora significativi spunti di riflessione.
134
stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
Negli anni successivi le culture popolari, i italiana o nazionale, anche loro ignorando
saperi e le tradizioni locali, sganciati da ogni secoli di distinzioni e di differenze, oltre che
riferimento alla storia, confluirono in una di somiglianze tra le culture popolari delle
indefinita identit meridionale, decontestua- diverse aree dItalia e dEuropa.
lizzati, ridotti spesso a fatti naturali, quasi
razziali. Scomparivano le differenze legate ai
luoghi, alle produzioni, alle relazioni sociali, La maledizione che si avvera
alla diversit delle classi per affermare una
superiorit nei confronti degli altri. Il Sud, Unaltra conseguenza nefasta della re-
diverso per storia, economie, culture diventa torica identitaria quella di avere sostan-
cos unentit monolitica e indistinta. zialmente privilegiato, per rispondere alle
La sirena localistica faceva proseliti e cat- denigrazioni esterne, gli aspetti, i valori, i
turava anche gli studiosi pi lucidi, parados- modelli positivi (o ritenuti tali) delliden-
salmente anche quelli che nei decenni pre- tit meridionale e di aver rinunciato quasi
cedenti avevano portato avanti, in maniera del tutto alla denuncia dei guasti e dei mali
esasperata ed eccessivamente ideologica, presenti in quella societ. Certo, gli studiosi
analisi marxiste e materialistiche. Quanto pi attendibili rilevano le devastazioni mo-
prima era stato artificiosamente separato rali e materiali compiute nel Meridione, ma
adesso veniva, altrettanto riduttivamente, queste patologie sono considerate general-
unificato. mente come prodotto della modernit, quasi
Con lacqua sporca dellideologia, si but- lesito di scelte fatte sempre e comunque al-
tava per anche il bambino, che parlava di trove o da altri. Il Sud che si vorrebbe (con
articolazioni, pluralit, differenze sociali. Le buone ragioni) tutelare e valorizzare consi-
analisi identitarie tenevano fuori i processi e derato esente da ogni colpa, se non quella di
le dinamiche storiche, i contrasti sociali, le aver smarrito una sorta di autenticit primi-
differenze culturali. Le versioni pi localisti- genia e di autenticit naturale. La legittima
che e frettolose spingevano nella direzione di e condivisibile aspirazione a comprendere e
un esclusivismo fastidioso, di rivendicazioni a difendere le ragioni del Sud si trasforma,
desuete, di rimpianti e di nostalgie, e anche spesso e volentieri, in autoassoluzione e in
di un razzismo di rimessa. Lidentit diven- esaltazione del localismo pi angusto.
tava, come gi la razza, un carattere astorico, Lidentit delle regioni del Sud pensata,
immutabile, adoperato per dimostrare supe- allora, come una sorta di nucleo statico, uni-
riorit o differenza. Su un piano opposto e sola scampata ai processi di modernizzazio-
complementare si pongono studiosi che, nel ne, come qualcosa da contrapporre agli altri,
tentativo di decostruire il concetto astorico quasi una sorta di rimedio ed una possibile
di identit meridionale, finiscono col ne- alternativa ai mali portati dalla modernit,
gare ogni specificit e peculiarit del Sud e da offrire messianicamente allEuropa e ad-
riportano tutto a unimprecisata questione dirittura al mondo13.
Ne La terra del rimorso (1961) Ernesto De Martino ricorda come Pitr affermasse lesistenza di due storie, quella
13
dei dominatori e quella dei dominati, e che questa seconda non dovesse essere confusa con la prima: era pertanto
135
Q uaderni
Per anni, nei miei saggi e in tanti articoli, me, lincapacit di fare i conti col passato,
sono stato aspramente critico con sagre in- con la memoria, con la storia. La scadente
ventate dispendiose e di scarsa qualit, con rievocazione di eventi storici mai accaduti,
sbandieratori e suonatori di tamburi buoni per risultava la via peggiore per affermare una
commemorare qualsiasi evento o personaggio Calabria strapaesana, localistica nobilitata
storico, con anguste e teatralizzate rappresen- senza convinzione14.
tazioni di s, con la narrazione di vicende sto- Lidia Decandia avvertiva come la regio-
riche mai accadute. Mi sono parse, queste, ma- ne, attraverso pericolose operazioni folklo-
nifestazioni, anche quando animate da buone ristiche, finiva con lessere assimilata a una
intenzioni, unaltra versione del rito dellam- sorta di mulino bianco, in cui gli stessi
polla del Po, che intendevano contrastare. oggetti, segni e musiche staccati dai corpi,
Queste rappresentazioni di recente in- dai mondi simbolici da cui sono stati pro-
venzione non presentavano alcun legame dotti, rischiano di diventare semplici mer-
con le tradizioni locali, ma ne costituivano ci da vendere al migliore offerente15. Non
la negazione o la banalizzazione: testimo- sono stati in molti gli studiosi in grado di
niavano la rinuncia a elaborazioni autono- sottrarsi alle trappole identitarie.
venuto il tempo di salvare le memorie dei dominati, cio del popolo, le quali non coincidono con le memorie dei
dominatori. Per De Martino lideologia delle due storie racchiudeva un motivo di vero che occorre ricordare
per rendere giustizia a Pitr. Se, infatti, la storia della vita religiosa viene ridotta a semplice storia di vertici, il
materiale folklorico sarebbe destinato a restare fuori dallinteresse storiografico e a diventare rottame irrilevante,
aneddotica frivola, pettegolezzo irriverente nel solenne corso degli eventi. Pitr finiva per col ridurre i fatti della
vita religiosa attuali a reliquie del passato e quindi a non storia, a segno di un limite della sua potenza di
espansione e di plasmazione reale del costume, o, se si vuole, la continua ironia che si contrapponeva agli sforzi che
la civilt moderna aveva compito per realizzare la propria storia. Lideologia delle due storie e dellautonomia
della storia del mondo popolare non consentiva a Pitr di vedere che il relitto folklorico-religioso era documento
di ununica storia, di quella della civilt religiosa in cui sopravvive o subisce pi o meno profonde riplasmazioni,
ma non mai di una storia religiosa popolare contrap posta, parallela e concorrente a quella delle lites sociali e
culturali. Cfr. E. De Martino, La terra del rimorso. Contributo a una storia religiosa del Sud, intr. di G. Galasso,
Milano, Il Saggiatore, 1976, pp. 25-28.
14
L. Decandia, Anime di luoghi, cit., pp. 146-147.
15
Il fenomeno diffuso in altre regioni del Sud e dItalia, ma in Calabria si arriva anche a esaltare eventi, storie, perso-
naggi negativi e che coincidono con periodi bui (invasioni, violenze, fame) della storia regionale. Sono frequenti
le celebrazioni di personaggi del periodo aragonese e spagnolo che hanno arrecato lutti e morte alle popolazioni.
Negli ultimi anni a Cosenza viene alimentato il mito di Alarico, che distrusse la citt e uccise centinaia di abitanti.
Non in discussione lesigenza di conoscere la storia del passato, ma appare subalterna una concezione che porta
a inventare unidentit ricorrendo a episodi poco edificanti del passato. Del resto in questa poltiglia identitaria
spesso impastata anche la ndrangheta considerata da alcuni come portatrice di valori autentici, tradizionali,
oppositivi. La cucina, la musica, i canti della ndrangheta sono pubblicizzati, proposti e offerti con la motivazione
che rivelerebbero modi di essere e valori popolari. Gli appartenenti allonorata societ usano, adattandoli ai loro
interessi e alle pratiche di controllo del territorio, non solo valori tradizionali, ma anche codici espressivi, rituali,
musiche, sonorit propri delluniverso popolare tradizionale. La ndrangheta che diventata la maggiore holding
criminale a livello mondiale ha i suoi cantori e i suoi celebratori anche allestero, non solo in ambienti malavitosi,
ma anche presso lites sociali e culturali ad essa contigui. Scritti, codici, regole, cassette, filmati della ndrangheta
vengono inseriti in circuiti mediatici e commerciali anche con un atteggiamento di complicit, quando non di
adesione. Non a caso, in un periodo di controstoria del Sud e di moda revisionistica, qualcuno ha accostato i
paesi devastati dai piemontesi ai paesi con i bunker sotterranei, costruiti con i soldi dei sequestri e delle droghe,
136
stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
Non era e non in discussione linven- restituire dignit ai luoghi, i luoghi veniva-
zione, ma la costruzione senza alcun legame no denigrati, inquinati, cementificati dalla
con il passato, senza un sofferto e autentico ndrangheta, dai gruppi dirigenti col silenzio
rapporto di vicinanza e di distanza con le tra- o il plauso, la complicit o limpotenza dei
dizioni. Sono in discussione le iniziative fatte politici. Dietro a molte manifestazioni re-
per intercettare fondi e danaro, per ottenere ligiose che avevano unorigine antica e una
visibilit a buon mercato, senza un progetto. partecipazione popolare, cera la ndrangheta,
Mentre anche da posizioni diverse, an- con la sua voglia di mostrare e di ostentare
che con limiti e contraddizioni, si tentava di la sua onnipresenza16. quanto hanno rive-
dove le forze di polizia e dello Stato compiono operazioni antindrangheta. Non c in realt alcuna continuit
storica e culturale tra il brigantaggio sociale e politico del periodo postunitario e la ndrangheta che si afferma fin
dallinizio come organizzazione violenta, portatrice di interessi di gruppi malavitosi, che stabiliscono rapporti di
complicit con i ceti dominanti, il mondo della politica, fino a creare un contro Stato, oppressivo e totalizzante, e
a sostituirsi allo Stato, occupando direttamente istituzioni politiche, controllando il voto e scegliendo i politici
da eleggere. Sulla mitologia della vecchia ndrangheta che avrebbe espresso valori popolari contrapposta a una
nuova ndrangheta violenta e criminale cfr. V. Teti, A proposito di vecchia ndrangheta e nuova mafia in Calabria, in
Cultura politica contro la ndrangheta, Cosenza, Pellegrini, 1987, pp. 33-49. Sulla presunta cucina ndranghetista
(in molti locali vengono serviti panini, pizze, maccheroni alla mafiusa) e, pi in generale, sulle retoriche identita-
rie legate allalimentazione si rinvia a V. Teti, Storia del peperoncino, cit., in particolare pp. 301-306 e pp. 373-393,
dove propongo la decostruzione del concetto di calabresit a partire dalla storia di un prodotto, il peperoncino,
che fa parte della storia e delle culture alimentari delle popolazioni. Sulla figura dello ndranghetista ribelle, che
difende lonore, che compie sequestri per bisogno, pubblicizzata a livello locale da cassette di musica vendute nelle
fiere, e riproposte, con successo, anche in CD in Italia, Germania, Inghilterra cfr. V. Teti, La ndrangheta a colpi di
musica, Diario, n. 11, 1997. Sul fenomeno della nobilitazione-esaltazione dei valori ndranghetisti attraverso
cassette e CD realizzati in Germania e diffusi in Europa si veda: F. Viscone, La globalizzazione delle cattive idee.
Mafia, musica, mass media, presentazione di V. Teti e postfazione di R. Siebert, Soveria Mannelli, Rubbettino 2005;
Ead., Il morto che balla e il dio mafioso. Canzoni di ndrangheta e manipolazione dei media, in M. Ravveduto, (a cura
di), Strozzateci tutti, Reggio Emilia, Aliberti, 2010; Ead., Toedlicher Fehler, in Die Zeit, 8 aprile 2009. Il rischio
sottolineato dalla giornalista e scrittrice che qualche studioso con lintenzione di fare conoscere la ndrangheta
finisca, magari inconsapevolmente, per farle propaganda. Le canzoni di ndrangheta non sono innocue canzonette
da considerare con superficialit. I fatti di Duisburg (15-16 agosto 2007) hanno mostrato il carattere invasivo e
violento, locale e globale, dellonorata societ e, forse, hanno rivelato ai tedeschi come ci sia poco da entusiasmarsi
per i canti e le musiche malavitose. Qualsiasi ricerca tendente a conoscere le mafie non pu essere separata da
una posizione civile, etica, politica per estirpare, con leggi, interventi di polizia, efficaci iniziative culturali, la
malaerba o malapianta (come la definiscono N. Gratteri Conversazione con A. Nicaso, La malapianta, Milano,
Mondadori, 2010). Cfr., adesso, il lavoro, frutto anche di un lunga ricerca sul campo, di E. Castagna, Sangue e onore
in digitale, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2010. Il neofolkmarket ndranghetista, che spesso vede come protagonisti
i capobastone (di recente stato arrestato per iniziativa della DDA reggina un capondrangheta che scriveva e com-
poneva canzoni malavitose) rientra in una pi inquietante distruzione di paesaggi, culture, risorse. La mitologia
dellonorata societ il segno di una tendenza a una retorica identitaria che enfatizza anche gli aspetti pi deteriori
di una societ che non elabora credibili ed efficaci anticorpi a un diffusa mentalit ndranghetista. Sulle invenzioni
identitarie attraverso forme di teatralizzazione di eventi mai accaduti mi sono soffermato in numerosi saggi e
articoli, ma rinvio in particolare a V. Teti, La sagra invenzione, Laboratorio Calabria, supplemento a lUnit,
14 dicembre 1989, pp. 88-90; Id., Lidentit calabrese, tra mito e realt, in E. Bambara, (a cura di), Vibo Valentia
frontiera mediterranea, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2003, pp. 51-83; Id., Teatro, cultura popolare e letteratura
dlite, in V. Costantino, C. Fanelli, (a cura di), Teatro in Calabria 1870-1970. Drammaturgia Repertori Compagnie,
Monteleone, Vibo Valentia, 2003, pp. 211-280.
16
L. Decandia, Anime di luoghi, cit., pp. 168-169.
137
Q uaderni
17
Un quadro inquietante emerge da recenti operazioni della DDA di Reggio Calabria. Hanno fatto il giro del mondo
le riprese degli ndranghetisti che tenevano le loro riunioni nel santuario di Polsi, durante la fasta della Madonna
della Montagna. Anche la Chiesa ha dovuto prendere atto del controllo della ndrangheta su alcune manifestazioni
religiose. Tra gli articoli pi interessanti apparsi su questa vicenda si segnala quello di M. Albanese, Cinquefrondi.
Si rinnova il rapporto secolare con la citt. Oggi la festa di San Michele. Protettore della Polizia di stato e dei riti di
ndrangheta; Il Quotidiano della Calabria, 9 maggio 2010, p. 42. Nel 2010, lantico e partecipato rito dellAffrun-
tata (che ha luogo giorno di Pasqua in numerosi paesi della Calabria meridionale) stato sospeso e sposato alla
domenica successiva, a S. Onofrio (Vibo Valentia), per decisione del Vescovo della diocesi di Mileto a causa della
presenza di ndranghetisti. Cfr. V. Teti, Affruntata. La politica eviti le passarelle, Il Quotidiano della Calabria, 11
aprile 2010, p. 1 e p. 9. Non esistono molti studi sul fenomeno, ma si veda in particolare I. Sales, I preti e i mafiosi.
Storia dei rapporti tra mafia e Chiesa cattolica, Milano, Baldini Castoldi Dalai, 2010. Su Chiesa e ndrangheta cfr.
M. Casaburi in Borghesia mafiosa. La ndrangheta dalle origini ai nostri giorni, con un intervento di E. Ledonne,
Bari, Dedalo, 2010.
18
Su questi aspetti mi sono soffermato in diversi articoli e saggi: V. Teti, Raccogliamo lallarme sulla ndrangheta, Il
Quotidiano della Calabria, 17 settembre 2003, p. 1 e p. 16; Id., La cultura contro la violenza. Manifesto per la nuova
Calabria, ivi, 25 agosto 2007, p. 1 e pp. 6-7; Id., La ndrangheta come terribile catastrofe, ivi, 7 marzo 2008, p. 57; Id.,
Se la mafia diventa uninvenzione, ivi, 18 aprile 2010, p. 1 e p. 58; Id., Si sente puzza di mmuina, ivi, 2 settembre
2010, p. 1 e p. 6; Che diventi uno spazio ludico e festivo, ivi, 19 settembre 2010, p. 1 e p. 24 (apparsi in occasione
della prima grande manifestazione antindrangheta promossa dal giornale calabrese e che ha visto sfilare migliaia
di persone per le vie di Reggio Calabria il 25 settembre 2010).
19
Cfr. N. Gratteri, La giustizia una cosa seria, Milano, Mondadori, 2011; N. Gratteri, A. Nicaso, Fratelli di sangue,
Cosenza, Pellegrini, 2006; N. Dalla Chiesa, La convergenza, Milano, Melampo, 2010; E. Ciconte, Ndrangheta pada-
na, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2010. Il fenomeno stato portato a conoscenza dellopinione pubblica nazionale
grazie alla trasmissione di Roberto Saviano e Fabio Fazio Vieni via con me andata in onda di recente. Cfr. ora R.
Saviano, Vieni via con me, Milano, Feltrinelli, 2010, in particolare il capitolo La ndrangheta al Nord, pp. 57-77.
20
Tra i tanti articoli scritti per decostruire le immagini retoriche ricordo V. Teti, Porti di Ulisse e paesi abbandonati,
Il Quotidiano della Calabria, 28 novembre 2001, p. 1 e p. 11.
138
stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
21
Cfr. V. Teti, New York: mito e specchio della Calabria, in M. Mattia e S. Piermarini, Lo sguardo di New York, Firenze,
La Casa Usher, 1990, pp. 121-190; Id., Il senso dei luoghi, cit., passim; Id., Salviamo la Calabria. Terra di bellezze e
di rovine, Il Quotidiano della Calabria, 20 agosto 2009, p. 1 e pp. 6-7; Id., Le rovine: abbandono, memoria e co-
struzione identitaria, cit.; Sullantico e nuovo sfasciume del territorio calabrese, sulle catastrofi ricorrenti (incendi,
frane) che provocano morti e distruggono abitati (si vedano i disastri recenti di Crotone, Soverato, Cavallerizzo,
Bivona, Maierato, Jann ecc.) dovute ad incuria, speculazioni, cementificazione, assenza di prevenzione, mi sono
soffermato in numerosi articoli scritti in presa diretta, di cui ricordo V. Teti, Fuochi in Calabria metafora dellauto-
distruzione, ivi, 9 agosto 2007, p. 1 e p. 9; Id., Frana, metafora di crolli annunciati, ivi, 31 gennaio 2009, p. 1 e p. 17.
Tra le tante opere letterarie e saggistica, di denuncia e dimpegno civile, che hanno indagato il degrado ambientale
e morale dei luoghi del Sud, cfr. M. F. Minervino, La Calabria brucia, pref. di F. Arminio, Roma, Ediesse, 2008 e
Id., Statale 18, Roma, Fandango, 2010. La devastazione del paesaggio e dei centri storici, la cementificazione scon-
siderata, la distruzione dei beni architettonici e archeologici sono fatti che riguardano lintero territorio nazionale
e chiamano in causa i gruppi dirigenti nazionali e locali degli ultimi cinquantanni. Soltanto per limitarci alle pi
recenti e approfondite indagini si rinvia, tra gli altri, ai fondamentali contributi di S. Settis, Paesaggio, Costituzione,
Cemento, Torino, Einaudi, 2010; G.A. Stella, S. Rizzo, Vandali. Lassalto alle bellezze dItalia, Milano, Rizzoli, 2011.
22
Tradizione termine accostato generalmente a un passato che ancora persiste, alle culture popolari, al folklore,
alla civilt contadina. Se un tempo le culture popolari, ancora vitali venivano cancellate, negate, rimosse, oggi
diventano oggetto di nostalgia e di rimpianto non soltanto ad opera di tradizionalisti ma anche di chi in passato
aveva studiato luniverso popolare con atteggiamento modernista. Se prima luniverso agro-pastorale era presen-
tato riduttivamente come il luogo della fame, della penuria adesso trasformato in luogo dellabbondanza, della
sobriet, della genuinit. Se prima era considerato oppressivo per i vincoli familiari e sociali in esso dominanti,
adesso viene eretto a modello, proprio a causa di rapporti e legami interpersonali, generalmente letti fuori dal
loro contesto economico, produttivo, sociale. La giustamente contestata visione della societ meridionale come
segnata dal familismo amorale (si pensi al libro di Banfield), quasi per una sorta di nemesi storiografica, ha spinto
qualcuno a fare lelogio dello spirito pubblico e dei rapporti clientelari. Oggi che la tradizione, il folklore, i riti legati
allantica civilt agropastorale sono profondamente mutati o scomparsi, diventano oggetto di rimpianto. Un fertile
sottobosco culturale alimentato da iniziative folkloristiche effimere, strumentali e che portano profitti e consensi
a chi le promuove. Naturalmente non bisogna generalizzare e non bisogna nemmeno sottovalutare la passione, il
desiderio di presenza, il senso di socialit di tanti che si adoperano per recuperare memorie e per organizzare
eventi culturali dignitosi e capaci di creare aggregazione e di restituire vitalit a paesi e centri urbani che, soprat-
tutto destate, si presentano vuoti.
139
Q uaderni
di noi quello che gi sapevano, quello che alla realt o la rappresentino in maniera par-
volevano sapere. ziale. Il problema che poi la realt enfatiz-
Era il tempo di assumere un diverso at- zata e falsata a colpi di glorie locali.
teggiamento rispetto al passato e al presente Come scriveva Olindo Malagodi allin-
e invece si continu la strada dellautocom- domani del terremoto del 1905, che av-
piacimento e dellautoassoluzione. Un senso vertiva i calabresi di non prendere a male
del noi costruito sulle immagini che arriva- quanto da lui scritto, perch in verit sono
vano dallesterno. Per contrastare certe im- i calabresi stessi i primi a dirle queste verit,
magini stereotipe spesso si finisce col negare e pi amaramente con una specie di irritata
come frutto di ostilit e di generalizzazione coscienza del male e di disperata passione
tutto quello che del Sud viene scritto. Quan- dei rimedi!23. C la difficolt a trasforma-
do sono ricordati i mali che ci opprimono, re il giudizio negativo da lamentela sterile
di cui noi stessi in privato ci lamentiamo e in domanda e proposta sul che fare. Latteg-
soffriamo, subito il politicante (e non solo) giamento di cautela, di rifiuto dello sguardo
di turno dir che in tal modo si offende la esterno pi attento e pi rispettoso affiora
Calabria, che la ndrangheta non esiste, o che spesso quando non riusciamo fino in fondo
presente dappertutto, o che esistono altre a raccontarci, a scrivere la nostra storia, fatta
cose positive, di cui non si parla. di luci e di ombre. Il territorio un testo che
In privato, al chiuso, le persone dicono scriviamo noi. Se qualcuno lo descrive male,
cose ancor peggiori, ben pi dure, pi feroci, forse perch siamo anche noi a scriverlo
di giornalisti importanti e che fanno opinio- con errori, con refusi, con cancellazioni.
ne come Giorgio Bocca o Gian Antonio Stel- Il fuoco delle immagini esterne genera
la, che portano alla ribalta nazionale episodi nellosservato latteggiamento da assediato,
di malcostume, malapolitica e malaffare. Il di chi diffida, di chi vede nemici dappertut-
risentimento e la suscettibilit dei calabresi, to. E anche le immagini positive della regio-
fondato o infondato che sia, spesso scorag- ne incontrano unaccoglienza prevenuta da
gia lo sguardo pi lucido esterno, quello pi una lunga storia di incomprensioni. E dallo
benevolo nei loro confronti. I grandi giorna- sguardo esterno si attendono elementi di ri-
li del Nord vengono demonizzati, criticati, conoscimento o di valorizzazione. Altre vol-
respinti per le loro analisi impietose, salvo te, quando magari sarebbe necessario, della
poi essere attesi quando nessuno parla di Calabria non si parla, si tace. La regione
noi, o denuncia il malaffare, o essere celebra- torna ad essere nei momenti pi disperati la
ti quando segnalano positivit. la dipen- grande dimenticata. E allora non sempre
denza dallo sguardo esterno, la subalternit si chiede udienza con forza, non sempre ci si
e lincapacit di costruire autonomamente le fa sentire con chiarezza. Mormoriamo, sus-
proprie immagini. surriamo, ci accontentiamo, deleghiamo gli
Certo doveroso discutere e contrastare altri a parla e a rappresentarci. Questi mec-
immagini che riteniamo non corrispondano canismi accentuano chiusure, risentimenti,
23
Evidente il riferimento a C. Michelstaedter, La persuasione e la rettorica (1913), Sergio Campailla, Milano, Adelphi, 1982.
140
stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
tendenze allintrospezione, identit per di- ci accorgevamo che il Sud che adoperavamo
fesa, sentimento sterile degli assediati, degli per lamentarne la miseria o per esaltarne
incompresi, che finiscono col confermare gli le virt, semplicemente stava scomparendo
stereotipi che si vogliono negare. Finiscono e per sempre. Era il momento di affermare
col rendere i calabresi davvero patologica- nuovi gruppi dirigenti, di cambiare marcia
mente melanconici, insicuri, sfiduciati, di- politica e invece andammo incontro a una
pendenti dalle immagini positive o negati- sorta di accettazione della maledizione.
ve, dalle scelte degli altri. E cos lo sguardo Ci sono gradi diversi di responsabilit. La
esterno, spesso abile nel catturare quello che grande assente, in primo luogo, stata la
appare pi vendibile, genera dipendenza e Politica. Ma le lites economiche e culturali,
ci fa passare da sentimenti di autodenigra- la Chiesa, il mondo produttivo, la societ ci-
zione ad atteggiamenti di autoassoluzione. vile, sono stati ugualmente latitanti, quando
Prima di rifiutare lassistenzialismo econo- non complici, conniventi con la malapolitica
mico, dovremmo ( un noi che mi appartie- e a volte con la malavita. stato un errore,
ne, ma nel quale non mi riconosco) rifiutare in nome del meno peggio, dare ancora una
lassistenza delle immagini. Non dovremmo possibilit a gruppi di potere politici di si-
chiedere soccorso agli altri quando voglia- nistra, ormai erano diventati clan clientelari
mo essere conosciuti e riconosciuti. Dipen- e di malaffare, intercettatori di beni pubbli-
de da noi. Da come scriviamo il territorio e ci e delle risorse europee, per di pi litigiosi
da come sappiamo descriverlo e raccontarlo e conflittuali. Il Sud sprofondava con le sue
a noi e agli altri. retoriche identitarie. Il Nord trovava ragioni
per le sue scelte separatiste. Da quella stagio-
ne si affermano scrittori, registi, saggisti, si
Scompare il paradiso e prosperano i diavoli dice, capaci di guardare il Sud fuori dai luo-
ghi comuni senza enfasi e senza vittimismo,
Adolfo Scotto Di Luzio ricorda come la ed vero. Ma forse ancora pi vero che gli
sinistra e la politica che continuavamo a com- scrittori non potevano pi raccontare il Sud
piacersi di tutto quello che era considerato che avevano narrato Alvaro, Silone, Strati e
popolare e autentico, andavano producendo tanti altri autori meridionali. Quel Sud non
a Napoli la catastrofe delle immondizie24. esisteva pi. Si imponeva allattenzione di
Mentre eravamo alla ricerca di altri modi nuovi scrittori, cineasti, fotografi, studiosi,
di guardare e di narrare il Sud, sciupava- viaggiatori, camminatori attenti un Sud n
mo le nostre risorse, distruggevamo coste, antico n moderno, devastato, pieno di paesi
monti e paesaggi, portavamo alle estreme vuoti, di case antiche abbandonate e di nuo-
conseguenze quei tratti autodistruttivi che ve costruzioni sventrate, incompiute. Un Sud
avevano caratterizzato la societ italiana e lontano da se stesso, irriconoscibile a se stes-
meridionale dagli anni Settanta in poi. Non so. Come avrebbe potuto esserlo per il Nord.
24
O. Malagodi, Calabria desolata (1905), rist. an. a cura e con intr. di G. Masi, Messina, Istituto di Studi Storici Gae
tano Salvemini, 2001, p. 262.
141
Q uaderni
Il Sud dei non pi luoghi e dei non ancora leghisti, che occultano le responsabilit dei
luoghi, dei villaggi di palafitte costiere, delle loro imprenditori.
banlieus e delle devastazioni, dellarcaicit e Per decenni si contrastata limmagine
della postmodernit. Al Nord gli emigrati e di un Sud criminale e violento ed ecco che le
i loro figli hanno cominciato a votare Lega, regioni del Sud si presentano governate dalle
compiendo uno strappo con le loro origi- mafie, che compiono delitti efferati e provo-
ni. Probabilmente insicuri, probabilmente cano pi morti che nelle zone di guerre.
contagiati, ma soprattutto disgustati dagli Avevamo parlato delle bellezze del Sud
scempi e le devastazioni nel Meridione. A ed ecco che il paradiso stato devastato,
furia di predicare radicamento, per imitare il rovinato, mentre sono cresciuti i diavoli. Il
radicamento della Lega, ci siamo trovati sra- mito di una natura incontaminata ha na-
dicati nei nostri luoghi, forestieri e stranieri scosto troppo spesso speculazioni edilizie,
nei nostri paesi. Si avverava cos la profezia cementificazioni, fabbriche di immondizie.
della razza maledetta. La maledizione dei Il dirompente fenomeno dellecomafia si
razzisti assumeva forza e concretezza. Il pre- sviluppa in un contesto in cui si sprecano i
giudizio e il razzismo dei leghisti trovavano, progetti legati al turismo. Anche la bellezza
ormai, molto pi che in passato, riscontri stata invocata senza persuasione. Con rife-
nella realt che era stata costruita dai meri- rimento agli scempi di Napoli, Adolfo Scot-
dionali. In passato, i meridionalisti avevano to Di Luzio scrive: Retorica del paesaggio
avuto molte ragioni a invocare la storia, la e predazione del territorio sono compagni
geografia, la miseria seguite allUnit dIta- inattesi e inseparabili. [] Il disastro pae-
lia, lemigrazione come cause dellarretratez- saggistico dellItalia meridionale maturato
za del Sud. Adesso non era facile tornare cos in mezzo a discorsi sulla magnificenza delle
indietro: certo la lunga durata agiva ancora, tradizioni culturali e sullo splendore delle
i guasti prodotti da un secolo e mezzo di po- nostre coste25.
litiche nazionali contavano eccome, ma era Abbiamo fornito numerosi pretesti al se-
inconfutabile che i meridionali, i politici e paratismo della Lega. Certo le responsabilit
i gruppi dirigenti, avevano occupato e oc- sono politiche, ma non possibile nascon-
cupavano posizioni di rilievo nella politica, dersi, tacere, autoassolversi, dare la colpa
nello Stato, nella societ, anche con il soste- sempre agli altri e trovare giustificazioni
gno dei ceti popolari. Per decenni scrittori e nella storia lontana e recente. Una soggetti-
studiosi meridionalisti avevano contrastato vit non pu essere costruita con le macerie
le odiose immagini dei meridionali sudici, e permettendo la devastazione di beni ma-
sporchi, apatici, e avevano ricordato gli emi- teriali e immateriali. Forse, bisogna defini-
grati che tornavano dallAmerica, costruiva- tivamente rinunciare allidea della razza
no fontane pubbliche, fogne, e pretendevano maledetta, a interiorizzarla. Forse bisogna
nuove condizioni di vita. Oggi le immon- riconoscere le nostre ombre, i nostri fan-
dizie di Napoli portano acqua al mulini dei tasmi e allontanarcene. Ma il distacco pu
25
A. Scotto Di Luzio, Napoli dei molti tradimenti, Bologna, il Mulino, 2008; R. Saviano, Vieni via con me, cit., pp. 91-109.
142
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essere consumato anche restando. La fuga zioni e lideologia dei Borghezio: Noi non
pi dolente e sofferta, forse, quella di chi siamo vermi, noi siamo padani coraggiosi e
resta per costruire restituendo nuovo senso non ce ne frega un cazzo di queste leggi di
anche alle rovine26. Roma. Lafricano, il rumeno, lalbanese, gli
islamici magari responsabili di episodi di
criminalit non dissimili da quelli che com-
La sostituzione della razza maledetta piono i locali sono demonizzati, sono il
nemico, laltro da usare o espellere27. Quan-
Negli ultimi anni gli immigrati, nella to un tempo era confidato e sussurrato nelle
propaganda e nella politica della Lega, hanno segrete stanze (come ai tempi dellantropolo-
preso, almeno in parte, il posto dei meridio- gia positiva) adesso detto pubblicamente.
nali. Lelenco delle iniziative contro i migran- Sui treni, nelle strade, dovunque, si diffonde
ti, degli slogan contro albanesi, rumeni, afri- il linguaggio di Borghezio. Lentamente gli
cani, marocchini, degli episodi di xenofobia stranieri, senza i quali leconomia del Nord
e vero e proprio razzismo sarebbe davvero crollerebbe, hanno occupato il posto dei me-
lungo e basta leggere le cronache quotidiane ridionali. E molti meridionali approvano,
per capire quanto lideologia leghista sia di- spaventati a loro volta dalla crisi, dalla paura
ventata egemone in tutta la societ italiana. di perdere il lavoro e ormai interni a logiche
Cos, ad esempio, Borghezio su Sky Cur- produttive e culturali che non prevedono
rent 23 luglio 2010: non abbiamo paura pi un ritorno. Dopo l11 settembre, e con la
dei marocchini di merda. La donna non si difficolt della Lega a integrare gli immigrati
sente libera di prendere un pullman, di tor- di cui ha bisogno, vengono abbandonate le
nare nella propria casa. Loro considerano le ritualit profane e i padani si riscoprono cu-
donne meno di un cammello e figuriamoci stodi della civilt occidentale, della cristiani-
se non hanno piacere a stuprare. il leader t, di un noi nel quale si riconoscono anche i
che incendia le baracche con i Volontari nordici di origine meridionale. Lo scontro
verdi e che viene processato per istigazione tra civilt di cui parla Huntington trasferito
allodio razziale. il leader che propone di a livello locale27. Molti meridionali sono di-
armare i volontari con mazze e bastoni e ventati accaniti sostenitori della Lega e qual-
di allenare i cacciatori facendo correre gli cuno diventato divulgatore entusiasta della
immigrati vestiti da leprotti. Il messaggio ideologia e della politica leghista28. A Lam-
inequivocabile, non lascia dubbi sulle inten- pedusa ci siamo ritrovati un vicesindaco le-
26
A. Scotto Di Luzio, Napoli dei molti tradimenti, cit., p. 28.
27
Cfr. V. Teti, Il senso dei luoghi, cit., passim; Id., Abbandoni, ritorni. Nuove feste nei paesi abbandonati della Calabria,
in L. Bonato, (a cura di), Tradizione Territorio Turismo, Torino, Omega Edizioni, 2006, pp. 147-169. Id., Pietre di
pane, cit.
28
Tra le indagini sugli esiti recenti del razzismo leghista si rinvia a: G. Civati, Viaggio nellordinario razzismo padano,
pref. di N. dalla Chiesa, Milano, Melampo, 2009. Sul razzismo, il localismo, il federalismo, il secessionismo della
Lega negli ultimi anni si rinvia, tra gli altri, a: M. Huysseune, Modernit e secessione. Le scienze sociali e il discorso
politico della Lega Nord, Roma, Carocci, 2004; M. Della Luna, Basta con questa Italia. Secessione, rivoluzione o emi-
grazione?, Bologna, Arianna, 2008; D. Parenzo, D. Romano, Romanzo padano. Da Bossi a Bossi. Storia della Lega,
143
Q uaderni
ghista che poi diventer anche parlamentare. oziosi i meridionali. La xenofobia accomuna
Quanto avviene a Lampedusa, mentre scrivo tutti quelli che vengono da fuori. Africani e
queste note, appare anche lesito perverso meridionali vengono del resto accomuna-
delle posizioni della Lega, della politica della ti gi dagli antropologi positivisti. Cesare
destra italiana, del berlusconismo. Lombroso nel celebre Luomo delinquente
Il neorazzismo leghista intercetta forme del 1876, scriveva: agli elementi africani
neo-razziste di gruppi sociali in ascesa, ma ed orientali (meno i Greci), che lItalia deve,
insoddisfatti e trova anche sponda (magari fondamentalmente, la maggior frequenza di
di segno opposto) proprio dove meno te lo omicidi in Calabria, Sicilia e Sardegna, men-
aspetti. Si sviluppano forme di autonomismo tre la minima dove predominarono stirpi
meridionale che non hanno pi la profondit nordiche (Lombardia). Arabi e beduini
del federalismo dei meridionalisti, ma ubbi- dItalia il titolo di un libro di Lorenzo Ga-
discono a retoriche localistiche e a interessi lasso, giovane prete di un villaggio calabrese,
di tipo elettorale. Gli slogan antimeridionali che nel 1915 accostava polemizzando con i
si sono attenuati, anche perch molti ormai positivisti, gli arabi e i beduini ai calabresi30.
votano Lega. Anche se Tremonti e Brunet- Pina Piccolo mi segnala che ancora oggi, in
ta continuano a chiamare inetti, incapaci, Romagna, gli anziani domandano: Ma
Milano, Sperling e Kupfer, 2008; A. Signore, A. Trocino, Razza padrona, Milano, Bur, 2008; G. Passalacqua, Il vento
della Padania. Storia della Lega Nord 1984-2009, Milano, Mondadori, 2009. Il razzismo leghista non separabile
dalle altre forme di razzismo presenti nella societ italiana ed europea. Si veda, tra gli altri, G. Naletto, (a cura di),
Rapporto sul razzismo in Italia, Roma, manifestolibri, 2009. Per il razzismo nel calcio cfr. M. Valeri, Che razza
di tifo. Dieci anni di razzismo nel calcio italiano, Roma, Donzelli, 2010. Come mostrano studiosi del razzismo, la
xenofobia leghista non va ricondotta soltanto alla teoria della razza maledetta degli antropologi positivisti, ma ha
altri riferimenti. Da segnalare come, parlando dellattuale saldatura tra xenofobia istituzionale e forme di discri-
minazione spontanee, agevolate dalla rimozione delle memorie di immigrazione e di colonialismo, Annamaria
Rivera rivisiti le matrici classiche del razzismo padano. La studiosa rintraccia negli scritti dei principali ideologi di
quel movimento, Silvano Lorenzoni e Federico Prati, lispirazione agli scritti di Julius Evola, alla destra neo-nazista
e al movimento statunitense per la supremazia bianca. Cfr. A. Rivera, Razzismo di lotta e di governo, Micromega,
1/2011, pp. 137-144. Cfr., anche, Ead., Regole e roghi. Metamorfosi del razzismo, Bari, Dedalo, 2009. Bisogna ricor-
dare nuovi approfondimenti sul razzismo antimeridionale di fine Ottocento portati avanti da studiosi stranieri o
italiani che operano allestero. Segnalo, in particolare, Italia Colabianchi, Roman Nation: racializing Italians (1903-
12), Ph. D Dissertation, City University of New York, a.a. 2010-11. Della studiosa cfr., anche, il saggio Race and the
construction of national identity in the nationalist campaign for the invasion of Libya, in corso di stampa negli An-
nali della Fondazione Ugo La Malfa (2011). Sugli stereotipi etnici e di immaginario razzista cfr. C. Gallini, Giochi
pericolosi. Frammenti di un immaginario alquanto razzista, Roma, manifestolibri, 1996. Per una puntuale rassegna
degli stereotipi pi resistenti si rinvia a G.A. Stella, Lorda. Quando gli albanesi eravamo noi, Milano, Rizzoli, 2002;
Id., Negri, froci, giudei & co. Leterna guerra contro laltro, Milano, Rizzoli, 2009.
29
S. Phillips Huntington, The Clash of Civilizations and the Remaking of World Order, Simon and Schuster, 1996;
trad. it. Lo scontro delle civilt e il nuovo ordine mondiale, Milano, Garzanti, 2000.
30
Emblematico che un ex sindaco (eletto nel 1972) di Casole Bruzio (comune della Presila cosentina) non solo
parli bene della Lega, ma si dichiari fermamente convinto che per governare bene una Regione, una Provincia,
un Comune ci vorrebbero amministratori della Lega e, sorvolando sul razzismo leghista, affermando che il Sud
avrebbe bisogno di un partito come quello di Bossi e a tal fine si preoccupa di presentare testi e documenti per fare
conoscere dallinterno le posizioni leghiste. Cfr. F. M. Provenzano, Dallinterno della Lega. Testi e documenti per
conoscere tutto della Lega Nord. Con i contributi di parlamentari italiani di tutti i gruppi, premessa di S. Carbone,
Presse libre Italia, 2010.
144
/ 1 italia spagna messico
Manca richiamo nel testo della nota 32!!!!!!! stati dis-uniti
31
L. Galasso, Arabi e beduini dItalia. Studi Pratico-Sociologici sul proletariato calabrese, Polistena, Stab. Tip. Cristo-
foro Colombo, 1915.
32
Kim Ragusa, per met italoamericana e per met afroamericana, racconta come suo padre, originario di un pa-
ese calabrese di famiglia siciliana, fosse considerato nero e come tale non accettato, inizialmente, dalla famiglia
afroamericana della madre. Cfr. K. Ragusa, The Skin Between Us, By Kym Ragusa, 2006; trad. it. C. Antonucci e
C. Romeo, La pelle che ci separa, con uno scritto (Una capacit quasi acrobatica) di C. Romeo, Roma, Nutrimen-
ti, 2008. Non casuale che la pelle nera venga riconosciuta con riferimento a unorigine africana, dal razzismo
classico considerata segno dinferiorit. Le tracce rimaste nei territori del Meridione delle grandi migrazioni, degli
spostamenti, in epoche arcaiche, di intere popolazioni, per esempio dallAfrica, e non solo dellarea mediterranea,
sono state esplorate in alcuni casi proprio da figli e figlie di emigrati meridionali scolarizzati allestero e spesso attivi
nei movimenti contro il razzismo. Questo il caso, per esempio, degli studi sulle madonne nere di L. Chiavola Bir-
nbaum, Black Madonnas, Feminism, Religion and Politics in Italy, Boston, Ma., Northeastern University Press, 1993;
Id., Dark Mother: African Origins and Godmothers, Boston, Universe, 2002. La studiosa figlia di emigrati siciliani
negli Stati Uniti. Esiste tutto un filone di studi sui santi neri, come San Calogero, presenti nelle processioni delle
comunit di immigrati meridionali negli Stati Uniti, condotti da accademici statunitensi figli di genitori immigrati
dallItalia del Sud. Mi piace segnalare anche il bel romanzo di M. Mazzucco, Vita, Milano, Rizzoli, 2003. Si rinvia,
inoltre, a J. Guglielmo, S. Salerno, Are Italians White? How Race is Made in America, New York, Routledge, 2003;
trad. it. Gli italiani sono bianchi? Come lAmerica ha costruito la razza, intr. di G.A. Stella, Milano, Il Saggiatore, 2006.
145
Q uaderni
che presentano un volto insospettabile e dionali. Strana unificazione delle due Italie,
inquietante della Calabria33. bene non na- diventate uguali sotto il segno della nega-
sconderlo, come fa, con coraggio, Annarosa tivit: la criminalit, la corruzione, la paura
Macr sul Quotidiano della Calabria. Da Iso- dellaltro, forme di razzismo e di xenofobia,
la Capo Rizzuto scrive che i calabresi sono la devastazione del paesaggio. Ed forse
fondamentalmente razzisti, non amano i questo il miracolo compiuto dal berlusconi-
neri e neanche i maghrebini, credono che smo: mentre sono aumentate le distanze tra
Polacche e Ucraine siano tutte puttane e che Nord e Sud, le due aree del paese si ritrovano
i Cinesi siano sporchi. I Rumeni, poi, tutti simili negli egoismi, nei particolarismi, nelle
delinquenti34. I calabresi hanno sofferto rivendicazioni localistiche. Il razzismo ge-
quando erano emigrati e quella sofferenza nera razzismo e le popolazioni che ne sono
non genera pietas, rende invece pi aspra la state oggetto improvvisamente si rifanno a
voglia di rifarsi sulle vittime pi deboli. Non spese di nuovi dannati, di nuovi maledetti.
piace loro avere davanti il simulacro di quel- La memoria non il forte del nostro Paese.
lo che sono stati.
Una specie di propriet transitiva dello-
dio, che attraversa tutte le regioni del Sud. La fine del bel Pasese
Se il Meridione si in parte leghistizzato,
scoprendo chiusure, paure, privilegi da di- possibile oggi uscire dalla retorica in-
fendere come al Nord, il Nord si meri- teressata dellunit-disunit dItalia? Esisto-
dionalizzato con larrivo della criminalit no nuove o, davvero, rinnovate forze politi-
organizzata. Gli integerrimi imprenditori e che, intellettuali, morali capaci di ripensare
uomini politici del Nord si sono rivelati pi le diversit storiche e culturali per annullare
clientelari, familisti, tangentisti dei meri- le antiche e nuove distanze economiche e
33
Gli episodi di Rosarno hanno riempito le pagine dei giornali, sono apparsi su tutte le emittenti nazionali e mondia-
li e hanno, certo, contribuito a peggiorare ulteriormente limmagine della regione, che, tuttavia, diventa anche un
luogo parafulmine per occultare episodi di razzismo e xenofobia presenti in tutto il Paese. Sulla condizione degli
immigrati impiegati nella produzione agricola cfr. E. G. Parini, I posti delle fragole. Innovazioni e lavoro nella fra-
golicoltura della California e della Calabria, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2002. Sui fatti di Rosarno si vedano gli
articoli apparsi nei giorni successivi a firma di Michele Albanese, cronista attento e coraggioso, su Il Quotidiano
della Calabria. Per la situazione degli immigrati a Rosarno, prima e dopo la rivolta, cfr. A. Mangano, Gli africani
salveranno lItalia. Tra la rivolta di Rosarno e razzismo quotidiano, la resistenza alle mafie dei lavoratori stranieri,
in unItalia che tollera ormai troppo, il valore irriducibile di chi non accetta le regole del sopruso e che pu cambiare
il paese, Milano, Rizzoli, 2010. Mi sono occupato dei fatti di Rosarno nellarticolo Abbiamo smarrito il senso della
nostra storia, Il Quotidiano della Calabria, 11 gennaio 2010, p. 4.
34
Cfr. A. Macr, La banalit del razzismo, Il Quotidiano della Calabria, 4 giugno 2010, p. 47. Annarosa Macr
stata particolarmente attenta sia alle vicende dellemigrazione calabrese sia a quella degli immigrati in Calabria. La
giornalista e scrittrice ha narrato, in forma letteraria, storie vere di disagio e difficolt degli immigrati in Calabria,
nel volume Al voleva volare, Catanzaro, Abramo, 2010. Il razzismo nei confronti degli immigrati, il loro sfrutta-
mento, la violenza nei loro confronti sono presenti in varie regioni del Sud. I nuovi schiavi popolano le campa-
gne meridionali e vengono impiegati nei vari lavori di campi che non vengono pi effettuati dai locali. Si veda per
la Puglia: F. Gatti, Io schiavo in Puglia, lEspresso, settembre 2006; A. Leogrande, Uomini e caporali. Viaggio tra i
nuovi schiavi nelle campagne del Sud, Milano, Mondadori, 2008. Per la Campania A. Botte, Mannaggia la miseria.
Storie di braccianti stranieri e caporali nella piana del Sele, Roma, Ediesse, 2009.
146
stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
sioni, ma il rimpianto del passato, del buon e xenofobo non va solo confutato a livello
tempo antico, del periodo borbonico. Si as- culturale, smontato nella sua infondatezza
siste a una sorta di sterile e inconcludente scientifica, ma combattuto nella societ e
polemica, portata avanti con dati letti in ma- con la politica. Il problema quello di fug-
niera tendenziosa, tra terroni e polento- gire dalle trappole identitarie che rischiano
ni (il ricorso allautostereotipo non ha nulla di rispondere in maniera sbagliata e retorica
di propositivo, ma tende a creare distinzioni a questioni complesse. Ogni giorno politici
o a rivendicare superiorit) per stabilire e politicanti, in prima linea nella rapina del-
quale parte dItalia fosse pi sviluppata pri- le risorse locali e nazionali, immaginano la
ma dellunificazione, se siano stati pi vio- nascita di partiti del Sud, di partiti locali per
lenti i briganti o i piemontesi, se a pagare i contrastare lo strapotere della Lega, senza
costi sia stato pi il Sud che il Nord. Vanno per mettere in discussione le strategie po-
bene le rivisitazioni storiche, ma quello che litiche del maggior alleato della Lega. Cos
stupisce questo guardare allindietro, a vol- anche il separatismo leghista trova conferma
te con rancore, senza unidea del futuro, sen- nelle analisi (sia pure di senso opposto) dei
za la capacit di unire in maniera nuova sudisti, avverando laltra profezia dei raz-
anzich creare inedite pericolose divisioni. zisti del Nord. LItalia si spappola, si fram-
Appare abbastanza singolare che la de- menta, si divide. Tutto perduto, allora? La
nuncia del modo coloniale di compiere lu- situazione politica attuale, lo stato confusio-
nificazione, dellinvasione del Sud e della nale della sinistra, il razzismo e i localismi
conquista militare, delluccisione di decine di crescenti, non lasciano bene sperare. Eppure
migliaia di briganti e contadini, si traduca dal basso, nella societ, tra i giovani si scor-
poi sia nella totale ignoranza del Risorgimen- gono piccoli segnali in controtendenza. Al
to meridionale sia nel rimpianto dei Borboni Nord come al Sud. Nella Calabria di Rosar-
e di un tempo andato mai esistito, con toni no abbiamo anche lesperienza di comuni
di lamentela e di autoesaltazione, che soffiano che accolgono gli stranieri e si mobilitano
davvero sul fuoco della disgregazione. contro il razzismo e contro la malavita.
Questa tendenza nostalgica e risentita, In un intervento al Municipio di Berli-
che ha anche delle buone intenzioni e mo- no, l11 novembre 2009, dove si svolgeva il
tivazioni, ha segnato non poca saggistica decimo summit dei Premi Nobel per la Pace,
dellultimo quindicennio, favorendo la can- Wim Wenders raccontava: Ho visto un
cellazione di quel Risorgimento meridio- paese capace di risolvere, attraverso lacco-
nale, certo tradito dal nuovo Stato, ma che glienza, non tanto il problema dei rifugiati,
aveva mosso e spinto al sacrificio centinaia ma il proprio problema: quello di continuare
e centinaia di meridionali. Lapporto ai moti a esistere, di non morire a causa dello spopo-
del 1844 e del 1848 per lUnit dItalia era lamento e delle migrazioni. E ho visto rac-
stato cospicuo, incisivo, anche nei pi isolati contare questa storia in un film che ha come
paesi del Meridione dove una giovane gene- attori i veri protagonisti. E ancora: La vera
razione di borghesi, professionisti, artigia- utopia non la caduta del muro, ma quello
ni, militari era stata eliminata anche fisica- che stato realizzato in Calabria. Riace in
mente. Naturalmente il paradigma razzista testa.
148
stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
Wenders era stato attratto dalla figura laccoglienza, ha dato voce al sindaco Dome-
insolita di un sindaco, entusiasta, che ha nico Lucano impegnato a tempo pieno a pro-
sacrificato la propria vita per fare rinascere gettare arrivi e accoglienze, sistemare immi-
lantico paese ripopolandolo di immigra- grati, favorire lintegrazione35. Queste e altre
ti, stranieri, profughi. Lucano accoglieva i storie di un Sud diverso, che si oppone, resiste,
profughi palestinesi, che arrivano dai campi in mezzo al degrado e allo squallore, vedono
dellIraq. Alcune famiglie si sistemeranno a come protagonisti giovani, donne, immigrati,
Riace, molte a Caulonia, laltro paese che ha studenti, amministratori, ambientalisti, movi-
sposato, con il suo sindaco Ilario Ammen- menti che non appaiono e non fanno notizia.
dolia, un progetto della comunit europea. Senza demonizzare tutta la realt e senza
Il cantiere dellaccoglienza aperto: enfatizzare. Sono storie minute, fragili, maga-
come non registrare la bellezza di quanto av- ri destinate al fallimento, ma sono quelle che
viene in questo luogo? La terra delle parten- orientano la presenza e la speranza. Sono le
ze diventata terra degli arrivi. la novit storie che, se ascoltate, raccolte, rappresentate,
da cogliere, non solo per dovere, ma anche da forze sociali e intellettuali e da una diversa
per convenienza. politica potrebbero diventare patrimonio co-
Il regista tedesco ha girato un film tra Ba- mune, in grado di contrastare antichi e nuovi
dolato e Riace, dove negli anni si praticata razzismi, antichi e nuovi separatismi.
35
Sullaccoglienza degli immigrati nei paesi calabresi, sulle iniziative di Domenico Lucano a Riace e sul film di Wen-
ders, cfr. V. Teti, Paris-Texas Badolato, Il Quotidiano della Calabria, 6 settembre 2009, pp. 15-18; Id., Wim Wen-
ders ritorno in Calabria, ivi, 17 novembre 2009, p. 51; Id., In difesa dei luoghi, in Il volo di Wim Wenders. Un film
sulla Calabria dellaccoglienza, Fondazione Calabria Film Commission e Donzelli editore, ed. fuori commercio,
2010, dove contenuto lo scritto Un salto mortale, raccolto da Valentina Loiero, nel quale Wenders racconta la sua
decisione di girare un film sullaccoglienza a Riace. Anche in occasione dei recenti sbarchi a Lampedusa dopo gli
sconvolgenti avvenimenti nel Maghereb, mentre le forze politiche nazionali (non solo La Lega) e i governatori di
quasi tutte le regioni italiane si mostrano indisponibili ad ogni forma di accoglienza, sindaci come Mimmo Lucano
di Riace e Giovanni Monoccio di Acquaformosa hanno proposto e creato piani per ospitare nelle case vuote dei
loro paesi famiglie di profughi e di immigrati.
149
Il Sud e lasino di Buridano
ovvero lirrisolto dualismo economico
italiano dalla questione meridionale
alla coesione territoriale
Sergio Marotta
N
ralismo fiscale, per culminare quindi con il
el corso degli anni Novan- decreto n. 56/2000 sulla ripartizione dei fondi
ta, mentre la questione per il sistema sanitario nazionale1.
meridionale scompariva Quale termine del processo, nel 2001, la
rapidamente dalle priorit riforma del Titolo V della Costituzione avreb-
dellagenda politica italiana sostituita dalla be dovuto conferire un nuovo e definitivo
questione settentrionale, nelle istituzioni assetto ai rapporti tra centro e periferia, rior-
italiane si faceva strada un ampio disegno di ganizzandoli in senso federale. Ma si trattava,
riforma fondato sulla convinzione diffusa beninteso, di un federalismo allitaliana, per
tra gli studiosi prima ancora che tra i politici la semplice ragione che il processo di rifor-
che fosse ormai giunto il momento di supe- ma messo in campo, invertendo di fatto il si-
rare la scelta regionalista dei Costituenti del gnificato dei processi federativi storicamente
1948 poich ancora eccessivamente centrali- conosciuti, tendeva a realizzare un assetto di
stica. Inaugurato dalla legge sugli enti locali tipo federale partendo da uno Stato organiz-
del 1990, il processo di riforma strutturale zato, sin dalla sua fondazione, secondo una
dellorganizzazione dello Stato proseguito, a struttura unitaria di tipo centralistico2.
Costituzione invariata, con le leggi Bassanini Il geografo Lucio Gambi aveva gi ab-
sulla Pubblica Amministrazione e con quel- bondantemente chiarito con i suoi studi che
1
Cfr. P. Giarda, Lesperienza italiana di federalismo fiscale. Una rivisitazione del decreto legislativo 56/2000, Collana
Pubblicazioni Arel, Il Mulino, Bologna, 2005.
2
Che quello italiano fosse un centralismo a centro debole la tesi gi sostenuta da Raffaele Romanelli in un volume
del 1988 (R. Romanelli, Il comando impossibile. Stato e societ nellItalia liberale, Il Mulino, Bologna, 19952).
151
Q uaderni
3
L. Gambi, Una prima sonda nella collezione einaudiana sulle storie regionali, in ACME Annali della Facolt di
Lettere e Filosofia dellUniversit degli Studi di Milano, vol. LVII, fasc. II, maggio-agosto 2004, pp. 236-242: 236.
4
Cfr. G. Miglio, Lasino di Buridano. Gli italiani alle prese con lultima occasione di cambiare il loro destino, Neri Poz-
za, Vicenza, 1999, p. 61 ss.
152
stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
5
Il testo completo consultabile al seguente indirizzo: http://www.coesioneterritoriale.gov.it/carlo-trigilia-mini-
stro-per-la-coesione-territoriale/cosa-e-la-politica-per-la-coesione-territoriale/ (accesso in data 3 ottobre 2013).
153
Q uaderni
tenuti nel Rapporto Svimez 2013, che confer- sulla corruzione di questa parte del Paese,
mano in modo inequivocabile lincolmabilit che hanno di fatto impedito, sullonda delle
del divario tra il Sud e il resto del Paese, la emozioni generate nellopinione pubblica, di
politica per la coesione territoriale finisce per affrontare pacatamente i gravi problemi del
confermare che nellattuale fase Il problema Mezzogiorno. Le ragioni di questo approc-
strutturale del Mezzogiorno viene assimilato cio non obiettivo, secondo De Francesco,
a quelli congiunturali di ristrette aree di crisi sono chiare: esse rappresentano, seppure in
nelle regioni pi avanzate, negando di fatto termini grossolani, il diretto riflesso di una
lesistenza della questione meridionale6. Si contrapposizione politica antica quanto lI-
aggiunga a ci che il Mezzogiorno, come area talia unita e dominata dal convincimento di
sottoutilizzata, su scala europea risente della parte settentrionale che molto presto, se non
concorrenza diretta di altre aree periferiche subito, il testimone della modernit fosse
dellUnione, come vero che lItalia, in quali- stato devoluto a una parte soltanto del paese,
t di contribuente netto dellUnione europea, costretta in tal modo a condurre una corsa in
paradossalmente finanzia aree sottoutilizzate solitario, con il peso dellaltra a intralciarne
diverse da quelle presenti sul suo territorio lo slancio: insomma una palla al piede, come
nazionale, ossia appunto in concorrenza con avrebbe scritto sul finire del secolo XIX Na-
il nostro Mezzogiorno. poleone Colajanni per denunciare londata
antimeridionalista che si levava dalle regioni
settentrionali7.
La questione meridionale come problema Le ricerche di De Francesco sul pregiu-
storiografico dizio antimeridionale nella storia dItalia
tendono a dimostrare che, qualunque fosse
Scomparsa, se non altro, dal linguaggio la sua origine, esso stato strumentalmen-
della politica come questione nazionale, la te utilizzato nellambito politico e da l si
questione meridionale tornata negli ul- poi amplificato attraverso i giornali e nella
timi anni a costituire un problema storio- letteratura, diffondendosi largamente nello-
grafico. Ci conferma la tesi di Antonino pinione pubblica.
De Francesco, secondo cui la questione me- cos che il tema centrale di una recente
ridionale, genericamente intesa come una storiografia sulla questione meridionale tor-
serie di considerazioni sullarretratezza del na a essere quello della difficile unit italiana,
Sud, ha conosciuto nel corso della storia dI- difficile sul piano politico, ma per certi versi
talia una sorta di andamento carsico. A con- ancor pi sul piano della costruzione dello
dizionarla costantemente sono stati innanzi- Stato e della pubblica amministrazione.
tutto i molteplici stereotipi sulla ferinit e la Non un caso che sia stato il gi ricordato
rozzezza delle plebi meridionali, e ancora sul Gianfranco Miglio principale ispiratore, con
malaffare, sul clientelismo, sul malgoverno e Feliciano Benvenuti, degli studi accademici
6
F. Sbrana, Lultimo Saraceno e la Svimez in una stagione difficile (1978-1991), in Pasquale Saraceno e lunit econo-
mica italiana, a cura di A. Giovagnoli e A.A. Persico, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2013, p. 430.
7
A. De Francesco, La palla al piede. Una storia del pregiudizio antimeridionale, Feltrinelli, Milano, 2012, p. 13.
154
stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
sulla storia delle amministrazioni pubbliche nario che avevano portato alla chiusura della
a esprimere pi drasticamente, alla fine degli Cassa per il Mezzogiorno nel 1984, nonch
anni Novanta, e con toni perentori, la convin- dalle inchieste di Tangentopoli, il cui filone
zione strisciante nella storiografia italiana: Si meridionale aveva toccato, tra laltro, gli spre-
gi visto, a suo luogo, come lincorporazione chi di denaro pubblico seguiti al terremoto
del Mezzogiorno nello Stato italiano sia avve- in Irpinia del 1980, non si discostava di mol-
nuta fuori di ogni ragione storica e di ogni to dalle posizioni massimaliste di Miglio, il
criterio di opportunit: fu il concorso di mo- quale pure aveva dovuto riconoscere che nel
tivi occasionali (e lignoranza delle condizioni corso della storia unitaria, tutte le volte che
economiche e sociali delle province del Sud) iniziative economiche e finanziarie contrap-
che spinsero gli uomini politici del Nord (e ponevano gli interessi del Mezzogiorno agri-
unesigua minoranza di quelli del Meridione) colo al Settentrione industriale, era sempre
ad annettere questa parte del paese al sistema questo secondo ad essere privilegiato10.
politico unitario fortunosamente messo in- A ben riflettere, la teoria della questione
sieme tra il 1848 e il 18608. meridionale come questione dei meridio-
Tra gli storici contemporanei, Paolo Ma- nali ha trovato un suo ulteriore elemento di
cry tenta di ricostruire il percorso meridio- forza negli studi di Marta Petrusewicz che, in
nale dellunit italiana riprendendo il tema un testo del 1998, aveva ripercorso il formar-
del difficile assemblaggio tra pezzi diversi si della questione meridionale giungendo alla
di territorio con differenti caratteristiche au- conclusione che quando nel 1860 gli esuli
toctone, giungendo alla conclusione che se ritornarono in patria [] vi trovano quel
il Sud rimasto indietro rispetto al resto del che ormai si aspettavano di trovare. Tanto la
Paese, la responsabilit da attribuirsi agli costruzione della rappresentazione funesta
stessi meridionali: qualunque sia stato sto- del Mezzogiorno, tanto la trasformazione
ricamente il ruolo dei governi centrali, mol- del loro rapporto con la patria erano gi fatto
ta parte del problema del dualismo va adde- compiuto. Erano gli esuli meridionali che,
bitata alle classi dirigenti e alle comunit del ospitati in contesti sociali pi avanzati negli
Mezzogiorno9. Stati dItalia e dEuropa che li avevano accol-
Macry, del resto, sembra riecheggiare ti, finirono per abbandonarsi ad una sterile
quanto gi Norberto Bobbio aveva sostenu- recriminazione sono parole di Paolo Alatri
to allinizio degli anni Novanta, e cio che , non disgiunta da una punta di disdegno,
la questione meridionale era in realt una nei rapporti di quelle popolazioni, giudicate
questione dei meridionali. In ci Bobbio, di troppo inferiori e quasi organicamente vi-
a sua volta influenzato dalle durissime pole- ziate e quindi irrecuperabili per opera di go-
miche sul fallimento dellintervento straordi- verno e di amministrazione11.
8
G. Miglio, Lasino di Buridano. Gli italiani alle prese con lultima occasione di cambiare il loro destino, Neri Pozza,
Vicenza, 1999, p. 69.
9
P. Macry, Unit a Mezzogiorno. Come lItalia ha messo insieme i pezzi, Il Mulino, Bologna, 2012, p. 138.
10
G. Miglio, Lasino di Buridano, cit., p. 69.
11
M. Petrusewicz, Come il Meridione divene una Questione. rappresentazione del Sud prima e dopo il Quarantotto,
Rubbettino, Soveria Mannelli, 1998, p. 158.
155
Q uaderni
Daltronde, non vi da stupirsi del fatto azione delle regioni negli anni Settanta, tut-
che anche alcuni degli studiosi impegnati tavia obbediscono a regole di funzionamento
nelle analisi pi approfondite dei motivi sto- (non scritte) che sono diverse: nel Mezzo-
rico-politici legati alla costruzione della dif- giorno la democrazia parlamentare si fonda
ficile unit italiana finiscano poi per essere su un sistema clientelare assai pi pervasivo
negativamente e quasi inconsciamente che nel Centro-Nord, e di ci se ne hanno ab-
influenzati dalla circolazione di quegli stessi bondanti prove sin dallepoca liberale13.
stereotipi di cui De Francesco ha cercato di Se il Mezzogiorno stato sfruttato, se-
rintracciare le fonti e ricostruire i percorsi. condo Felice, lo stato soprattutto da parte
Ne un esempio uno storico di vaglia come delle sue classi dirigenti, che hanno svolto
Giovanni De Luna, le cui considerazioni in buona sostanza una prevalente funzione
si appuntano sugli effetti devastanti di una predatoria, impedendo al Sud di agganciare
presunta improvvida trasmigrazione dal Sud i processi di industrializzazione sviluppati
al Nord di slogan come il tengo famiglia invece in altre regioni dItalia e dEuropa.
e mi faccio i fatti miei, che sarebbe avve- Questa tesi, del resto, era gi stata soste-
nuta negli ultimi ventanni come se simi- nuta da uno degli inventori ed effettivi attua-
li slogan appartenessero esclusivamente al tori dellintervento straordinario nel Mezzo-
Mezzogiorno e da qui si fossero diffusi nel giorno, Pasquale Saraceno, che nel 1990 aveva
resto del Paese a causa del deficit di capi- rilevato come nel Mezzogiorno, proprio
tale sociale o del familismo amorale indi- attraverso un impiego distorto delle risorse
viduato dalle vecchie ricerche di Banfield12. dellintervento straordinario, si fosse creato
Un tentativo di riportare il discorso sulla un nuovo blocco sociale determinato dalla
questione dei divari regionali quello recen- rete dei rapporti intercorrenti tra emergenza
te di Emanuele Felice, che al ritardo del Sud continua di molteplici bisogni sociali, con-
fornisce una spiegazione di tipo socio-istitu- trollo politico sulla gestione di risorse pub-
zionale: i tentativi di ridurre larretratezza del bliche e interessi delle imprese a vario titolo
Mezzogiorno operati dallesterno, in modo dipendenti da tale gestione14. Nonostante
pi o meno efficace, secondo il modello della le ricerche e i notevoli sforzi interpretativi
cosiddetta modernizzazione passiva, han- fin qui compiuti che hanno portato a diverse
no s avuto successo in alcune fasi della sto- prospettive di lettura, si potrebbe concludere,
ria dItalia, determinando un movimento di in modo certamente assai sommario, che le
convergenza delleconomia meridionale verso vicende politiche, economiche e sociali del
quella del resto del Paese, ma nel lungo pe- nostro Paese sono state fortemente caratteriz-
riodo si sono risolti in un sostanziale nulla di zate, e spesso condizionate, da una notevole
fatto per lassenza di istituzioni efficienti. Le disomogeneit interna, maggiormente ac-
istituzioni politiche scrive Felice sono for- centuata, almeno in termini territoriali, tra il
malmente uguali, vero, almeno fino alla cre- Nord e il Sud della penisola.
12
Cfr. G. De Luna, Una politica senza religione, Einaudi, Torino, 2013, p. 85 s.
13
E. Felice, Perch il Sud rimasto indietro, Il Mulino, Bologna, 2013, p. 219.
14
P. Saraceno, Introduzione, in Rapporto Svimez sulleconomia del Mezzogiorno, Il Mulino, Bologna, 1990, p. 19.
156
stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
C. Trigilia, Sviluppo senza autonomia. Effetti perversi delle politiche nel Mezzogiorno, Il Mulino, Bologna, 1992, p. 191.
15
F. Barca, Italia frenata. Paradossi e lezioni della politica per lo sviluppo, Donzelli, Roma, 2006, p. 11.
16
157
Q uaderni
della Fondazione con il Sud, uno dei prota- economica esistente e su tre punti di forza
gonisti delle politiche per il Mezzogiorno ancora validi quali i beni culturali e ambien-
parla di equivoco Sud, scagliando i suoi tali, lagricoltura e la conoscenza concentrata
strali polemici contro quel meridionalismo soprattutto nelle Universit meridionali21.
del dopoguerra ispirato soprattutto allopera Il governo Renzi ha deciso di far proprio
e al pensiero di Pasquale Saraceno. Sostiene il programma di interventi gi predisposto,
Borgomeo: Lidea che laccumulazione di ca- in qualit di ministro per la Coesione territo-
pitale, di per s, inneschi un circolo virtuoso, riale del precedente governo Letta, da Fabri-
generando nuovi investimenti, nuovo lavoro zio Barca, che per limpiego dei fondi europei
e quindi maggiori consumi e nuove produ- 2014-2020 ha disegnato una strategia delle
zioni, si mostrata sbagliata17. Piuttosto, aree interne con lobiettivo di valorizzare le
a suo giudizio, si potevano e dovevano potenzialit di sviluppo del territorio soprat-
percorrere altre strade, quali quelle indicate tutto per quanto attiene ai servizi rivolti al
ad esempio da Giorgio Ceriani Sebregondi, mercato. La tesi di Barca fondata sulla con-
che sosteneva la necessit per il Sud di uno vinzione che per sviluppare le aree economi-
sviluppo autopropulsivo, ci che equivale camente arretrate sia necessaria unopera di
a unattenzione massima verso la societ del destabilizzazione delle classi dirigenti locali,
Mezzogiorno. Ammettendo gli errori del le quali, per mancanza di volont politica, o
passato, la conclusione di Borgomeo che lu- per incompetenza tecnica, o semplicemen-
nica risposta possibile ai problemi del Mez- te per scarsa conoscenza degli strumenti di
zogiorno sul versante del capitale sociale: intervento, impediscono alle potenzialit di
la regola rispettata se una comunit si rico- sviluppo effettivamente presenti sul terri-
nosce in essa, se ne coglie lutilit per il buon torio di emergere e consolidarsi. Lanalisi di
funzionamento delle relazioni sociali19. Barca deve molto, in termini teorici, alla re-
Sostanzialmente daccordo con Borgo- cente ricerca di Acemoglu e Robinson, che
meo appare anche il ministro per la Coesione individua la principale ragione del fallimen-
territoriale Carlo Trigilia che, come gi ricor- to delle organizzazioni politico-istituzionali
da, aveva attribuito alla politica la respon- proprio nella rapacit delle classi dirigenti,
sabilit principale dellarretratezza del Mez- che trasformano le istituzioni inclusive in
zogiorno20. E di recente lo stesso Trigilia ha istituzioni estrattive utilizzando la propria
ribadito la sua tesi, sostenendo che nel Mez- posizione di potere per appropriarsi della
zogiorno necessario puntare sulliniziativa ricchezza prodotta da altri22.
17
C. Borgomeo, Lequivoco del Sud. Sviluppo e coesione sociale, Laterza, Roma-Bari, 2013, p. 99.
18
Si veda G. Ceriani Sebregondi, Considerazioni sulla teoria delle aree depresse, in S. Zoppi (a cura di), Diciotto voci
per lItalia unita, Il Mulino, Bologna, 2011, pp. 331 ss.
19
C. Borgomeo, Lequivoco del Sud, cit., p. 159.
20
Si veda C. Trigilia, Sviluppo senza autonomia, cit.
21
Cfr. C. Trigilia, Non c Nord senza Sud. Perch la crescita dellItalia si decide nel Mezzogiorno, Il Mulino, Bologna,
2012, p. 135 s.
22
D. Acemoglu-J.A. Robinson, Perch le nazioni falliscono. Alle origini di potenza, prosperit e povert, Il Saggiatore,
Milano, 2013, p. 88.
158
stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
Cfr. P. Barucci, Mezzogiorno e intermediazione impropria, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Napoli, 2007.
23
159
Q uaderni
degli anni Settanta e gli scandali dellultimo sostenuto da un sistema di moderne imprese
periodo di vita della Cassa per il Mezzogior- concorrenziali. Daltro canto, convinzione
no hanno aperto la strada allegemonia della consolidata e diffusa che la pubblica ammi-
versione liberista della teoria dellintervento nistrazione italiana, a maggior ragione nel
pubblico, fondata essenzialmente sulla con- Mezzogiorno, non sia affatto riformabile, e
vinzione che il diffondersi della corruzione, che quindi le sue competenze debbano esse-
del malaffare e dello spreco di denaro pub- re ridotte al minimo indispensabile affinch
blico costituisca non tanto un incidente di essa cessi di costituire un elemento di freno
percorso, bens lesito sistematico di ogni allo sviluppo anzich un elemento di pro-
politica dintervento centralizzata e fondata gresso. E in questa direzione si generato
sul protagonismo dello Stato25. un vero e proprio corto circuito tra il libe-
Le politiche della nuova programma- rismo economico dominante e la posizione
zione iniziate con Ciampi nella seconda di quanti, pi che a una concreta riforma,
met degli anni Novanta si sono dimostra- puntano al completo smantellamento della
te insufficienti, e ad ammetterlo lo stesso pubblica amministrazione.
Fabrizio Barca che pure ne stato uno dei Tale corto circuito ulteriormente fa-
principali artefici , riconoscendo che lItalia vorito dalla constatazione recentemente
stata frenata nel suo sviluppo dalla contem- sottolineata da alcuni esponenti di punta
poranea assenza dello Stato nella sua forma della magistratura inquirente, secondo cui
efficiente e del mercato sebbene sia luno che il terreno di coltura della corruzione cos
laltro fossero stati profondamente riformati Paolo Ielo, gi protagonista dellinchiesta de-
a partire dagli anni Novanta26. Il perdurare nominata Mani pulite la selva di leggi
di una pesante crisi economica a partire dal di norme e di regolamenti che impediscono
2008 e le politiche di austerity messe in cam- al cittadino di adempiere correttamente al
po per combatterla hanno mutato comple- suo dovere nei confronti dello Stato. Que-
tamente il quadro macroeconomico italiano, sta selva di leggi ha il solo scopo di impedire
mentre le politiche di intervento straordi- al cittadino di comprendere cosa fare e come
nario dei singoli stati nazionali sono state farlo,, trasformando cos gli stessi cittadini
sostituite dalle politiche di coesione dellU- in semplici sudditi27. Analogamente anche
nione europea. Ed cos che il Mezzogiorno un altro magistrato, Carlo Nordio, ha affer-
rischia di fare la fine dellasino di Buridano, mato che la prima vera questione scio-
fermo com a met del guado tra una vi- gliere il guazzabuglio normativo attraverso
sione statalista dellintervento pubblico top il quale il pubblico ufficiale ha una discrezio-
down, ormai di matrice esclusivamente eu- nalit assoluta. Poche leggi e procedimenti
ropea, e il mancato sviluppo di un mercato semplificati. La confusione normativa rende
25
F. Cassano, Tre modi di vedere il Sud, cit., p. 66.
26
Cfr. F. Barca, LItalia frenata, cit.
27
quanto affermato dal Sostituto Procuratore della Repubblica Paolo Ielo nella sede del Tribunale di Napoli il 9
marzo 2015, durante un incontro di aggiornamento diretto ai giovani magistrati sul tema della corruzione.
28
Leggi confuse producono tangenti, intervista di Goffredo Pistelli a Carlo Nordio, Procuratore aggiunto della Repub-
blica di Venezia, Italia Oggi, 18 febbraio 2015, p. 5.
160
stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
29
Sembra andare in questa direzione linserimento dei dati economici relativi ad attivit considerate illegali allinter-
no dei criteri di calcolo del PIL che ha portato alla correzione al rialzo del PIL italiano degli ultimi anni.
30
G. Arrighi, La condizione meridionale: globale, nazionale, locale, in M. Petrusewicz, J. Schneider e P. Schneider (a
cura di), I Sud. Conoscere, capire, cambiare, Il Mulino, Bologna, 2009, pp. 307-320: 313.
161
La risposta dellorgoglio
Marco Demarco
Q
uando muore Massimo dal proprio orticello, dal proprio privato,
Troisi, nel 1994, Rober- incapaci di vivere in una dimensione uni-
to Benigni gli dedica una versale. Lidiota in politica , non a caso, un
poesia che molti ricorde- libro recente dedicato a Bossi e alla Lega. Ha
ranno. Si concludeva cos. ragione Vito Teti. Non ce ne siamo accorti,
Con lui ho capito tutta la bellezza di ma mentre il Nord si andava meridionaliz-
Napoli, la gente il suo destino zando, con larrivo della criminalit organiz-
E non mha mai parlato della pizza, e zata, il Sud si andava leghistizzando. E cos,
non mha mai suonato il mandolino quando la crisi economica riduce la spesa
Sembrava fatta. Troisi ci lasciava in ere- pubblica e il Sud non sa indicare altre vie di
dit una nuova visione del Sud, finalmente uscita se non il solito statalismo assistenzia-
liberata da tutte le immagini prodotte da le, ecco che scoppia la febbre identitaria. E
secoli e secoli di pregiudizi e luoghi comu- mentre i leghisti si inventano la Padania, i
ni. Ricordate la battuta: Napoletano? Emi- Celti, le spade di latta e la nazione lombarda,
grante? No, semplice turista. Benigni, un to- noi andiamo a rispolverare un passato di-
scano, sfasciava il mandolino delloleografia scutibile e ne facciamo un mito. la stagio-
con la stessa dirompente forza innovativa, ne del romanticismo neoborbonico del libro
pi o meno, con cui Jimi Hendrix bruciava di Pino Aprile: Terroni. Una parola nata
sul palco la sua chitarra elettrica. Sembrava dal pregiudizio nordista, diventa addirittu-
finito, almeno a Sud, il tempo della napoleta- ra unautodefinizione, il termine simbolico
nit, della pugliesit, della sicilianit, di una dellorgoglio sudista. E al Nord cominciano
identit, cio, intrisa di compiacimento e ri- loro stessi a chiamarsi polentoni: cos si in-
dotta a sterile fissit. titola un libro di Lorenzo Del Boca. Sembra
Purtroppo, per, le cose non sono anda- di leggere la parodia del libro di Jane Austen.
te cos. Anzi. successo quello che nessuno Il sudismo diventa la nuova ideologia per
mai avrebbe potuto prevedere. Venti e pi quasi tutte le culture politiche meridiona-
anni dopo la Lega, il Sud si messo ad imi- li ancora sul mercato. E non solo di quella
tare quanto di peggio cera nellesperienza del neoborbonica (uscita dalla marginalit cul-
Carroccio. Ci siamo messi a rincorrerli, cio, turale e mediatica) o papalina (penso allex
sul piano dellidiotismo, quellatteggiamento sottosegretario Matovano, aperto sostenito-
che al tempo di Platone identificava coloro re del brigante Crocco e delle manifestazioni
i quali dimostravano lincapacit di uscire in suo onore nel parco della Grancia, una
163
Q uaderni
foggianesimo. Proprio cos: foggianesimo. no gli zoccoli e danno del tu, a differenza dei
Inteso come atteggiamento corporativo e lombardi che dicunt vos.
sfascista. Ci nonostante, si solito datare il pre-
Ecco, tutto questo, sussulto improvviso giudizio meridionale o dal 6 settembre 1860
di orgoglio sudista, che prende sia prof uni- da quando, cio, Francesco II abbandona
versitario progressista e di sinistra sia lau- il palazzo reale lasciandolo nelle mani di
totrasportatore siciliano del movimento dei Garibaldi, e Napoli, dopo centoventisei anni
forconi, mi spinge ad essere molto esplicito di dinastia borbonica, diventa di colpo unex
nel sostenere la tesi secondo cui, quando si capitale; o dallapparizione, sulla scena poli-
parla di antimeridionalismo, prendersela tica di Bossi, Borghezio, Maroni e company
con la Lega , in un certo senso, troppo faci- cio a cavallo tra gli anno Ottanta e No-
le e troppo comodo. E le colpe del Sud? E le vanta del Novecento.
responsabilit del nostro ceto politico e delle Entrambe queste datazioni risentono di
nostre elit? In un libro appena uscito di Isa- una eccessiva visione politica delle cose.
ia Sales, che tra laltro un collaboratore del La prima tende ad assolvere le responsa-
mio giornale, il libro si intitola Napoli non bilit del mezzogiorno borbonico. La secon-
Berlino, Sales arriva a giustificare anche An- da quelle della sinistra meridionale.
tonio Bassolino, travolto come noto dallo mia convinzione, infatti, che in razzismo
scandalo dellimmondizia. Sales dice che la antimeridionale, cio, la forma pi acuta e gra-
colpa non pu essere tutta sua. E arriva per- ve di pregiudizio, prenda forma non al Nord e
fino a ammettere, interloquendo che con chi in un ambiente culturale di destra, bens al Sud
vi parla, che non c stato solo un antimeri- e in un ambiente culturale di sinistra.
dionalismo leghista, ma anche un razzismo Quasi mai si tende a ricordare, infatti,
democratico nei confronti del Sud. Il raz- che i lombrosiani, e cio Niceforo, Sergi,
zismo del governo Prodi e di sindaci come Ferri e molti altri, erano tutti meridionali e
Cacciari e Chiamaparino. Evita di affronta- tutti socialisti.
re, per, il tema pi delicato, quello dellanti- Non un caso. A quaranta anni dalla fine
meridionalismo della sinistra meridionale. E del regime borbonico, infatti, i socialisti del
giuro che non un gioco di parole. Nord cominciano a chiedere conto di come
mai, liberatosi dalloscurantismo borbonico,
il Sud stentasse a prendere la via dello svi-
Pregiudizio antimeridionale luppo. Di fronte a tante insistenze, furono
proprio i socialisti lombrosiani, in pieno
Il pregiudizio antimeridionale ha radici clima positivista, a tirare fuori la pi grande
antiche, naturalmente. Siamo tutti daccor- giustificazione che mai mente umana avreb-
do, mi pare, ad indicarne una prima traccia be potuto inventare: quella della differenza
in Roberto dAltavilla, detto il Guiscardo, razziale. Nasce in quegli anni, a cavallo tra
classe 1025, sesto figlio di Tancredi, duca di Ottocento e Novecento, e nasce a Sud lidea
Puglia, Calabria e Sicilia. Di lui parla Fra Sa- razzista. I socialisti meridionali si giustifica-
limbene da Parma, che anche tra i primi a no agli occhi dei compagni emiliani e padani
distinguere i meridionali per il fatto che usa- dicendo che la colpa non loro, delle loro
166
stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
fallaci strategie e delle loro deboli alleanze, lizzato, scempiato, inquinato e senza speran-
ma dei meridionali. za. Il caso Lauro. Fino a quegli anni per dire
speculazione edilizia, si diceva rapallizzazio-
ne. Da Rapallo. Cos scriveva Italo Calvino
Bassolino in La speculazione edilizia, del 1962. Ma nel
1963 esce Le mani sulla citt, di Francesco
Un secolo dopo, la storia si ripete con Rosi e Raffaele La Capria, e la capitale della
Bassolino, quando, a giustificazione del speculazione si trasferisce a Sud.
proprio fallimento politico, dice che a Sud Poi questa visione drammatizzata si ad-
il peso della storia e pi incidente del peso dolcisce quando arrivano i nuovi sindaci:
della politica. Determinismo puro! Famoso, Bianco a Catania, Orlando a Palermo, Bas-
a questo proposito il suo primo discorso solino a Napoli. A quel punto, chi, come gli
appena si insedia come sindaco la prima studiosi della rivista Meridiana, avevano
volta Il discorso del semaforo (far s che tentato di distinguere pi Sud, non tut-
i napoletani rispetteranno il rosso del sema- ti uguali, nonostante la politica della Dc,
foro) Dunque, si impegna a costruire non smettono di restare autonomi rispetto alla
una nuova amministrazione ma un uomo politica e abbracciano il nuovo corso. Il Sud
nuovo, biologicamente non ancora dato; il diventa improvvisamente tutto indistin-
napoletano che rispetta le regole! Il suo , in- tamente positivo. Fino allultimo, storici
somma, un discorso di tipo antropogenetico come Piero Bevilacqua hanno difeso come
che dopo sedici anni di governo e dopo il hanno potuto gli anni di Bassolino. Che
rovinoso e fallimentare epilogo diventa per come noto sono finiti sotto il pi inglo-
tipo antropologico. In sostanza: la colpa non rioso degli assedi, quello dellimmondizia.
mia, dice Bassolino, ma della storia di Na- Isaia Sales ritiene che un sindaco meridio-
poli, quindi dei napoletani. nale come Bassolino sia stato il Monsieur
La visione politica ha avuto un ruolo Malaussne della politica italiana, il capro
decisivo nella costruzione di una certa idea espiatorio di una politica nazionale incapa-
del Sud. La stessa sinistra, per lungo tempo ce e colpevole. Pi semplicemente, io credo
allopposizione, ha infatti contribuito non che abbia fatto danni a prescindere. Direb-
poco a rappresentare un Sud tutto crimina- be Tot.
167
Per una rivoluzione permanente,
pacifica per la riappropriazione
della sovranit del Sud
Francesco Tassone
I
erano marginalizzati, privati della possibilit
l problema del Meridione oggi, dopo di pensarsi in termini di futuro, resi in ra-
150 anni di devastazione della sua dice inoperanti davanti ad uno Stato, pro-
soggettivit, della sua capacit di fare vinciale e meschino quanto si vuole, ma che
economia, dello stesso suo territorio tuttavia occupava tutto intero lo spazio del
inteso come sostrato fisico e come spazio futuro con i suoi orpelli imperiali e le prime
urbano, di riacquistare il sentimento di se esperienze di massificazione degli uomini da
stesso come soggetto responsabile della sua esso condotte.
vita; e con esse di acquistare la piena com- Non perci probabilmente azzarda-
prensione dellorizzonte nel quale oggi la sua to ipotizzare che, anche per il Meridione,
vita si trova a riemergere e di costruire i suoi come per altri popoli e territori, il proces-
propri percorsi, i soli che possono trarlo fuo- so di reiscrizione della memoria avviato
ri da un disastro non ancora cessato. nel dopoguerra, trovi le proprie radici nel-
In questi ultimi quarantanni stato la rivoluzione democratica che per qualche
compiuto un lavoro poderoso, in gran parte tempo ha aleggiato sul continente europeo
concentrato nel fare emergere i tratti con- dopo la caduta del nazismo, del fascismo e
creti dellopera di annientamento e i tratti dello stalinismo e dei grandi Stati che essi
della politica di terra bruciata condotta dalla avevano costruito; e correlativamente, che
Conquista. Essa era ben sepolta sotto la mas- tale processo di ritorno ai territori prenda
siccia retorica di Stato con cui, con la corru- le mosse dal progressivo fallimento di quella
zione, il ricatto e la menzogna, la Conquista rivoluzione, dalla delusione nascente dal suo
riuscita a dare alla dominazione il volto di progressivo assestamento in nuovi blocchi,
unit ed alla sudditanza quello di cittadi- in nuovi potentati statali e in nuove e pi pe-
nanza. Anche se la memoria dei torti subiti e netranti forme di massificazione e di cancel-
limmagine di quello che eravamo stati non lazione di autonomia sociale, quali quelle di
erano mai completamente scomparse, di fat- cui si alimenta il cammino trionfale di uno
to era come se lo fossero. I brandelli di me- sviluppo senza limiti e senza frontiere.
169
Q uaderni
Non un caso che le prime e pi lucide che alla base del lavoro dalla editrice, se-
formulazioni di questa opera di riscrittura condo cui i processi di massificazione e di
della storia delle popolazioni meridionali si desertificazione possono essere fermati solo
debbano ad un socialista convinto e militan- dove sussiste e viene attivata una memoria
te quale era Nicola Zitara, reduce della dura di popolo.
esperienza, da lui personalmente vissuta, dei La seconda annotazione che percorsi
limiti di un movimento operaio collocatosi consimili si trovano in altre situazioni dota-
nellalveo del processo di sviluppo in corso. te di un loro sostrato storico-culturale iden-
Latto di battesimo di questo nuovo modo di titario, quali ad esempio, nella mia limitata
riscrivere la storia del Meridione ed il suo esperienza, in Catalogna, in Corsica, in Val-
cammino va ritrovato, a mio giudizio, nel le dAosta, tra i Paesi occitani, in Veneto, in
suo scritto In attesa dellavvento. Riflessioni Sicilia e particolarmente in Sardegna, dalla
di un socialista meridionale, pubblicato nel quale, in particolare, alla configurazione del
primo numero della nuova serie della rivista Movimento allora sorto (1971), sono venuti
Quaderni Calabresi, da lui reimpostata, del apporti determinanti, presenti persino nel
marzo 1968. Facevano seguito di l a poco al- nome del movimento allora fondato con
tre due opere, entrambe di valore parimen- quel richiamo prepotente alla dimensione
ti fondante, Lunit dItalia, nascita di una contadina, che uno dei punti nodali per
colonia(1971) ed Il proletariato esterno una ricostruzione democratica del Paese
(1977), in cui per la prima volta acquistava meridionale, e non solo.
rilievo di categoria storica la grande massa Le due annotazioni valgono a ricordarci
del lavoro compiuto nel paese dipendente e che lorizzonte in cui si colloca il processo
sfruttato dal paese dominante attraverso il di costruzione e di liberazione cos avvia-
rapporto di assoggettamento coloniale. Con to, non pu restare compresso, come finora
queste due opere Zitara poneva le basi per avvenuto, nelle anguste strettoie costituite
una nuova riscrittura della storia del Meri- dallattuale Stato italiano, e nel dibattito sul
dioneche anche principio del processo del- divario Nord-Sud, anche se esso, lo Stato ita-
la sua liberazione. liano costituisce la struttura concreta attra-
Sul punto possono essere utili due anno- verso cui passa la nostra dipendenza e la no-
tazioni. La prima che in quegli anni era in stra disgregazione come popolo; e se, come
corso un acceso dibattito sul Terzo Mondo e tale, esso per noi luogo di scontro e nostra
sul nesso che intercorre tra sviluppo e sotto- particolare trincea: ma il nostro orizzonte
sviluppo, sicch gli scritti di Zitara ed in ge- oltre di esso, perch la lotta per la democra-
nere lazione condotta dal Movimento Meri- zia investe ogni angolo del pianeta, e siamo
dionale (pi propriamente Movimento dei tutti legati ad una comune sorte.
contadini e dei proletari del Mezzogiorno e
delle Isole) trovarono piena e cordiale acco-
glienza presso la casa editrice Jaca Book, non Il tempo
solo perch essa gi annoverava le pubblica-
zioni di alcuni dei pi eminenti nomi di quel Il processo volto a riacquistare lesercizio
dibattito, ma per il convincimento profondo della nostra responsabilit sul nostro pro-
170
stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
prio territorio- vale a dire ad uscire dallo in movimento nel Meridione la sua coscien-
stato di dipendenza- si trova oggi nella ne- za di popolo, resa ormai sufficientemente li-
cessit di operare una svolta, quella di pas- bera dalle nebbie della falsa unit, ma ancora
sare dalla contemplazione del tempo passato incerta ed indefinita sulle strade da prende-
allassunzione del tempo futuro, che poi re. Questo pu avvenire solo con lassunzio-
lunico modo per assumere pienamente il ne del peso dei tempi futuri, alla stregua dei
presente, dal momento che esso che quello problemi che gli uomini- i popoli, la societ
urge su ogni nostro nuovo giorno, su ogni dei popoli si trovano, ci troviamo, ad af-
nostro atto, qualificandoli. La fase volta alla frontare, forse per la sopravvivenza, certo
riappropriazione della nostra storia cio per la comune crescita in umanit. Senza
delle vicende attraverso cui il Meridione, questa assunzione, rischiamo di pensare alla
da regno pacifico e bene avviato sulla via di nostra ricostruzione come ad una restau-
un avanzato processo di industrializzazione, razione, immaginando di poter riprendere
diventato, per il regno dei Savoia, terra di la storia esattamente dove essa stata bru-
conquista e preda da saccheggiare, e per lo talmente interrotta, consumando i nostri
Stato italiano, che ne sotto questo profilo giorni in vuote esercitazioni, nellillusione di
la continuazione, territorio da saccheggiare risolvere con ferri di ieri i problemi di oggi.
e da asservire, si pu ritenere largamente Rischiamo cio di eludere il compito, che su
adempiuta. Limpegno di far luce su quelle noi incombe, di restituire alle popolazioni
vicende, sulla loro portata e sulla loro natu- meridionali la capacit di affrontare, insie-
ra, e di far riemergere limmagine di quello me agli altri popoli, da popolo adulto, le sfi-
che siamo stati, costituiva allinizio del cam- de del futuro, gi presenti sul nostro tavolo
mino premessa indispensabile ed assorbente come pane quotidiano.
e come ta occupava per intero lo spazio del
processo stesso. Esso ci ha cos fornito gli
strumenti e gli elementi necessari per poter I movimenti
vedere quello che oggi siamo, noi ed il mon-
do nel quale siamo collocati e con il quale Della crescita dellinsofferenza dei meri-
interagiamo ogni momento, e per decidere dionali nei confronti di quello che, pur nelle
quello che saremo domani, noi ed il mondo, vesti di democrazia rappresentativa, e ri-
inteso quale dimora dalla quale non possia- mane pur sempre un devastante regime di
mo e non vogliamo staccarci. occupazione sono segno eloquente i molti
In altri termini, proprio in virt dellim- movimenti meridionali che via via nasco-
mane lavoro portato a termine in tale fase, e no sul territorio in modo pi o meno spon-
che si va ogni giorno di pi allargando e me- taneo. Taluni poi sono di lungo corso- ed
glio definendo, che oggi possibile spostare anche questo un segno eloquente- e sono
la lancetta dellimpegno sulla costruzione dotati di un apprezzabile corredo di idee, di
del futuro, un compito non meno difficile ed elaborazioni, di esperienze, di strutture ope-
altrettanto ineludibile, reso tuttavia possibile rative. Di alcuni opportunamente ha lavo-
dal lavoro prima compiuto. su tale lavoro rato a segnarne i tratti pi significativi Lino
di ricostruzione che oggi possibile mettere Patruno in un libro non per caso fortunato
171
Q uaderni
che porta il titolo trasparente di Fuoco del memoria, nella vivibilit; con le produzioni,
Sud. con le scuole, con le nostre campagne, con
Sui movimenti grava quindi una respon- il nostro paesaggio, concepiti anche fonti di
sabilit assai rilevante, perch essi rappre- quel bene prezioso che il lavoro.
sentano la punta avanzata del processo, il Attivare in sostanza, in nome della rico-
quale non pu non risentire delle strade che struzione del Meridione, come espressione
essi aprono o non aprono al processo stes- della sua soggettivit socioculturale del Me-
so. Il fuoco che covava nella sofferenza me- ridione, come sostanza sella sua soggettivit
ridionale acceso. Ora occorre alimentarlo politica: e ci attraverso la soggettivit delle
con buona legna, occorre che si indirizzi su sue comunit locali, ognuna di loro sogget-
giusti sentieri perch non soffochi e perch, to del proprio territorio e, insieme, nodo di
secondo uno dei versanti della sua natura, quel grande reticolo di villaggi che costitui-
diventi fonte benefica di energia e di calore sce un popolo, tale perch restituito respon-
per tutti. sabile, libero, partecipe, non massificato. Un
I paragrafi che precedono sono scritti con lavoro di tal genere, che solo i movimenti,
riferimento proprio a queste punte avanzate per la consapevolezza che hanno raggiun-
che sono i movimenti. In questi giorni alcu- to o possono raggiungere, sono in grado di
ni di essi si riuniscono a Bari per stringere o assumere, non un lavoro marginale, ma
consolidare tra di essi un rapporto federati- si colloca al centro della contesa che ormai
vo, aprendo una via che da ritenere neces- in modo trasparente investe tutti i paesi del
saria. A chi mi ha chiesto se anche io aderivo mondo, e tutti gli uomini, e rispetto alla qua-
alla federazione, ho risposto che mi trovo le ognuno, per lambito di propria esclusiva
nella federazione da sempre e del resto con competenza, attore o comparsa meramente
alcuni degli ispiratori di tali movimenti ab- succube.
biamo anni di lavoro in comune, sempre con Noi Meridione non siamo fuori ma den-
reciproca libert e fiducia nelle particolari tro i processi di espropriazione e di mercifi-
iniziative da ciascuno avviate, anche quan- cazione dei beni comuni, della terra, dellac-
do non condivise. Intendo dire che la fede- qua, dellaria, del paesaggio, del volto e della
razione una cosa buona, anzi necessaria, memoria della citt; ed in quanto dentro o
se essa si colloca nel processo e non pensa lavoriamo per uneconomia che salvaguardi
di possedere il processo collocandosi sopra lessenza di tali beni e la loro libera rispetto-
di esso o alla sua testa; se pi che come sa fruizione da parte di tutti, mobilitando a
struttura rafforzata, capace in quanto tale di tale fine i cittadini e la comunit; o subiamo
attrarre molti consensi da spendere sui ban- inermi e magari consenzienti il dominio de-
chi della politica, essa si costruisce come gli imperi che nascono dalla appropriazione
una struttura di lavoro volta a fare emergere e privata utilizzazione del territorio e dei
e rafforzare, in nome della ricostruzione del suoi beni. Non sono questi temi estranei n
Meridione, il rapporto dei meridionali con alla categoria dellidentit, n alla dipenden-
il loro territorio, quotidianamente aggredi- za meridionale, che non una dimensione
to, avvelenato, sfregiato; con le proprie citt meramente politica, ma fatto materiale di
e paesi non meno aggrediti nel volto, nella capillare sottrazione ai cittadini ed alle loro
172
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comunit di potere, di risorse, di cultura, Stati nazionali, con i loro particolari fini,
di spazi vitali. Come tali non sono neppure definiscono unit e che spesso- come nel
temi lontani o astratti, ma fatti che pervado- caso dello Stato italiano causa di divisioni
no la vita di ognuno giorno per giorno. su prima inesistenti; e che sia giunto il tempo
di essi che si rinsalda il senso della comune della costruzione di un grande e generale
appartenenza ed il legame con il territorio e ordine democratico, di cui le comunit ed i
con la coscienza (e la felicit) di essere po- cittadini siano i cardini ed i custodi; che sia
polo. questa la strada attraverso cui le popolazioni
Conclusivamente, per riallacciarci al meridionali possono iniziare da subito a ri-
tema del convegno, ritengo che gli uomini prendersi la loro sovranit, incominciando a
abbiano bisogno di altre forme di unione, ricostruirla tutti insieme giorno per giorno,
diverse dalle aggregazioni coatte, che gli nellambito vitale del proprio territorio.
173
Linvenzione dellidentit sarda
Margherita Satta - Mario Atzori
1.
Negli ultimi quattro decenni, sulla ture, in quanto incontaminabili da processi
nozione antropologica di identit si acculturativi e/o inculturativi. Nello stesso
sviluppato un ampio ed articolato contesto di dibattiti sono state ridimensiona-
dibattito. Tale nozione viene defini- te anche le nozioni di etnia, di sopravvivenza,
ta in modo abbastanza condiviso non come nel senso di conservazione di tratti culturali, e
un dato statico, ma come un processo, come di meticciato, inteso come ibridazione e reci-
una realt dinamica in continuo movimen- proca mescolanza tra le culture. Inoltre, sta-
to, oltre che come una rappresentazione col- ta messa in discussione la concezione fissista,
lettiva definita e stabilita tra i componenti di secondo la quale le culture vengono concepi-
una cultura e tra questi ed altri che costitui- te come realt oggettive, statiche, pure, chiuse
scono il mondo esterno e che appartengono agli influssi esterni, immuni dai cambiamenti
ad altre culture e con i quali si confrontano. e dalle contaminazioni.
Questo risultato stato raggiunto superando Una svolta particolare stata ottenuta
i limiti di alcuni approcci che hanno segna- con listanza di tipo continuista elaborata,
to le tappe significative nellultima messa a alla fine degli anni 90 del secolo appena tra-
punto delle teorie e dei metodi della ricerca scorso, da Jean-Loup Amselle quando pro-
antropologica. pone il concetto di logica meticcia, inteso
Per esempio si andati oltre lestremismo non come attenzione alla classificazione dei
relativista che, grazie alluso del presente et- tipi etnici, quanto messa a fuoco sullindi-
nografico, considera ogni cultura valida di stinzione originaria, nella quale gli uomini,
per s, in quanto espressione di una differen- nella remota antichit, sarebbero stati or-
za, da studiare come modo di vivere signifi- ganizzati secondo insiemi di individui con
cativo ed oggettivo, posto quasi su un piano caratterizzazioni sfumate e con identit fles-
a-storico, in quanto dato immobile e immune sibili; le differenze dei diversi gruppi, invece,
dallo scorrere del tempo. Nel medesimo oriz- sarebbero esiti di processi storici abbastanza
zonte di analisi stata superata la concezio- recenti provocati da cause e meccanismi in-
ne essenzialista con la quale, in nome della terni ed esterni agli stessi insiemi umani.
specificit dellidentit di una data cultura e, Jemes Clifford dal canto suo avanza una
quindi, di un dato popolo, impone la difesa concezione dinamista delle culture le qua-
della sua purezza da corruzioni esterne. Si li, nel costante divenire a cui soggetta la
tratta, come risulta evidente, di un indirizzo realt, sarebbero continuamente soggette
che conduce facilmente alla difesa delle cul- al cambiamento nel quale la purezza delle
175
Q uaderni
identit etniche risulterebbe impossibile, in bolici (noi versus loro); inoltre, determina
quanto realt costantemente esposte ad ibri- consapevolezza di appartenere a un gruppo
dazioni socio-culturali. Pertanto, appaiono caratterizzato dalla diversit degli altri. Que-
abbastanza appropriate le immagini del po- sti caratteri contribuiscono allelaborazione
lipo e del rizoma rispettivamente proposte dellidentit di un gruppo o di una popola-
da Clifford Geertz e da Eduard Glissant; in zione secondo una rappresentazione sogget-
entrambi i casi da un corpo centrale iden- tiva, contestualizzata in uno specifico mo-
titario si dipartirebbero inevitabilmente dei mento storico e sulla quale si fonda letnicit
collegamenti con lambiente e le altre identi- come coscienza collettiva di quel medesimo
t; nel primo tramite i tentacoli, nel secondo gruppo o popolazione. In tale quadro di ela-
con le foglie, le gemme e le radici. borazioni si delineano secondo Carlo Tullio
In questa rapida rassegna, inoltre, si Altan i fondamentali marcatori simbolici
deve tenere in conto lattenzione che Clau- dellidentit collettiva: lepos, come trasfi-
de Lvi-Strauss ha dedicato alla nozione di gurazione simbolica della memoria storica;
identit sottolineandone il carattere simbo- lethos, come sacralizzazione di norme e isti-
lico, quindi non tangibile, tanto da definirla tuzioni poste a fondamento sociale; il logos,
come focolare virtuale, ovvero un concetto la lingua comunitaria, in quanto strumento
che serve per spiegare un certo numero di di comunicazione; il genos, il lignaggio e i re-
cose, ma senza che questo focolare abbia mai lativi rapporti di parentela, simbolicamente
unesistenza reale. Pertanto, la rappresenta- trasfigurati; il topos, che esprime limmagi-
zione identitaria che ogni cultura ha di s ne simbolica del territorio di appartenenza
risulta influenzata, come sostiene Antonino e quindi il luogo come madre patria. Tra
Buttitta, da diversi fattori e strutturata, in questi caratteri quello simbolicamente pi
un quadro semiologico, secondo i seguenti importante lepos in quanto contribuisce
livelli: come siamo, come gli altri ci rappre- alla mitizzazione del passato del gruppo o
sentano, come vorremmo essere. Si deve con- della popolazione grazie alla funzione della
cludere che lidentit incoerente e nello memoria intesa come sede dei processi di
stesso tempo contestuale, cio si correla ad selezione, rimozione, interpretazione e ela-
un dato momento storico-culturale; ne con- borazione dei lasciti del passato.
segue che la rappresentazione di una data
identit costruita con caratteri ed elementi 2.Sintetizzate le questioni essenziali
socio-culturali considerati positivi e fun- che, nel dibattito antropologico, sono state
zionali agli scopi culturali ed identificativi portate avanti negli ultimi tempi, si pu ten-
del gruppo sociale che li sceglie e li adotta. tare di formulare uno schema del processo
Secondo Zigmund Bauman, linvenzione e di elaborazione, formulazione ed istituzione
costruzione renderebbe lidentit debole e collettiva dellidentit sarda, assunta ovvia-
quindi bisognosa di essere protetta tramite mente come paradigma esemplificativo nel-
rappresentazioni, simboli e apposite me- la costruzione e/o decostruzione dellunit e
tafore. Essa constrastiva poich si fonda identit italiana.
sul concetto di alterit e di distinzione dagli In Sardegna, la pi evidente diversit
altri, sulla base di confini oggettivi e sim- identitaria si basata su due fondamentali
176
stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
tellettuali, con una vasta preparazione classi- rappresentazione nella quale i personag-
ca, a scrivere in sardo, utilizzando la variet gi recitano le rispettive parti in versi scrit-
logudorese che considerava pi vicina al ti in sardo. Di fatto, nel 700, una concreta
latino e per questo meglio accostabile alli- presa di coscienza della lingua sarda come
taliano e allo spagnolo, che allora erano le importante elemento identitario si ha con
lingue egemoni impiegate dalle classi colte. gli studi linguistici di Matteo Madau, il
Nel XVII secolo la cultura iberica pre- quale affronta il problema dellorigine del
varica quella sarda tanto che la letteratura sardo e della storia primitiva dellisola. Nel
locale era diventata in gran parte una riela- 1782 pubblica il Saggio dunopera intitolata
borazione ed imitazione di quella spagnola il ripulimento della lingua sarda lavorato so-
grazie alla diffusione della lingua in molti pra la sua analogia colle due matrici lingue,
strati sociali. Nel Seicento, inoltre, le con- la greca e la latina e nel 1787 Armonie dei
dizioni economico-sociali dellisola erano Sardi; in entrambe le opere egli tratta il pro-
di estrema miseria aggravate dal diffonder- blema delle origini della cultura sarda con
si nellarco del secolo di diverse pestilenze. argomentazioni scientifiche ancora valide,
Allinizio del secolo successivo, nel 1718, ponendo cos le basi per una pi attendibile
con il trattato di Londra, diventato operativo costruzione dellidentit sarda. In sostanza,
soltanto nel 1720, la Sardegna venne affidata con Matteo Madao si inizia lelaborazione
ai Savoia i quali si impegnarono a rispettare intellettuale della sardit, in quanto specifi-
le normative e lo status feudale istituiti dagli cit socio-culturale dei sardi. In seguito, tale
Spagnoli. Questo fatto ha ritardato il proces- elaborazione stata articolata e raffinata con
so di sviluppo della Sardegna rispetto alle lapporto di altri intellettuali e con il relativo
condizioni economico-culturali del Piemon- accoglimento collettivo, a livello di langue,
te e ha comportato soprattutto la devaloriz- da parte degli stessi sardi. Nel 700, in Sarde-
zazione della realt culturale sarda. Infatti, gna, inoltre, insieme agli obiettivi delle scel-
funzionari dellamministrazione piemontese te fisiocratiche, che vedevano nelleconomia
appositamente inviati nellisola, viaggiatori agricola lo sviluppo sociale dellisola, si dif-
ed intellettuali descrivevano la realt sociale fondono alcune concezioni illuministiche; si
e culturale sarda come selvaggia ed arretrata. inquadrano nel contesto fisiocratico lopera
In questo modo, emersa la diversit sarda di Francesco Gemelli Rifiorimento della Sar-
rispetto ad altre realt continentali, sebbene degna proposto nel miglioramento della sua
fosse ancora difficile elaborare, sul piano te- agricoltura, pubblicato nel 1776, nella quale
orico, tale autorappresentazione allo scopo si sostiene che lo sviluppo agricolo delliso-
di definirla come specificit identitaria. la si poteva realizzare con la privatizzazione
Luso del sardo nella produzione lettera- delle terre demaniali. In questo filone sono
ria come espressione di identit culturale si da inquadrare anche le opere didascaliche di
ha soltanto nella prima met del XVIII se- Giuseppe Cossu sulla coltivazione del gelso,
colo. Nel 1736, Giovanni Delogu Ibba, un la relativa produzione della seta e la colti-
sacerdote poeta e letterato pubblica unope- vazione del cotone e del papiro. Lo stesso
ra intitolata Index libri vitae cui titulus est Cossu, oltre ad aver contribuito alla riforma
Jesus Nazarenus rex Iudeorum: una sacra dei Monti Frumentari, pubblica nel 1797 lo-
178
stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
pera Descrizione geografica della Sardegna e derna della Sardegna dallanno 1773 al 1799,
rispettivamente nel 1805 e 1806 due lavori edita in due volumi nel 1842, Lautore di en-
didascalici in sardo campidanese, Istruzioni trambe le opere lo storico Giuseppe Manno
po sa cultura e po susu de is patatas in Sar- che pu essere considerato il fondatore della
digna e Istruzioni po coltivai su cotoni. Con storiografia sarda. Il Manno ha influenzato
questi autori lindividuazione e la presa di con i suoi lavori, tra la fine dellOttocento e
coscienza identitaria sarda comincia a dif- i primi decenni del secolo successivo nume-
fondersi non soltanto tra gli esterni allisola, rosi intellettuali che, nellatmosfera culturale
ma anche fra gli intellettuali isolani. Si collo- tardo romantica prima e positivistica poi, si
ca, invece, nel contesto definibile di tipo illu- sono impegnati a trovare ulteriori conferme
ministico, allinterno dei motti rivoluzionari di quella specificit identitaria. In tale filone
antifeudali promossi nel 1796 da Giovanni storiografico si collocano anche le voci sui
Maria Angioy, il poemetto Su patriota sardu comuni sardi redatte da Vittorio Angius per
a sos feudatarios di Francesco Ignazio Man- il Dizionario storico-statistico-commerciale
nu che era giudice della Reale Udienza ma degli Stati di S. M. il Re di Sardegna, cura-
che con la sua canzone (Procurad e modera- to da Goffredo Casalis e pubblicato da Ma-
re,// barones sa tinnania,// Chi si no, pro vida spero e Marzorati in 28 volumi dal 1834 al
mia,// Torrades a pe in terra!// Declarada 1856. Ulteriori contributi allelaborazione
gi sa gherra// Contra de sa prepotenzia,// E e costruzione dellidentit della Sardegna
cominza sa passienzia// in su poplulu a man- sono giunti dallarcheologia a cominciare
care) ha per la prima volta dato la dimensio- dagli inventari e rilievi dei nuraghi realiz-
ne di popolo ai sardi. zati da Alberto La Marmora per gli Atlanti
illustrati che corredano il volume Voyage en
3.NellOttocento, in seguito allatten- Sardaigne, apparso a Parigi nel 1826; in tali
zione che gli interessi romantici provocano Atlanti sono rappresentati, fra laltro, i dise-
per la cultura e le tradizioni popolari e per le gni di bronzetti nuragici falsificati da abili
arcaicit considerate come sopravvivenze, la artigiani; la pratica delle falsificazioni in quel
Sardegna diventa un terreno privilegiato da periodo era molto seguita, basta pensare al
studiare per viaggiatori amanti dellesotico a caso delle carte false dArborea abilmente
portata di mano, per linguisti e dialettologi, contraffatte da esperti archivisti con linten-
per archeologi, che individuano, nei nuraghi to di mettere in risalto lautonomia e le spe-
della preistoria dellisola i resti di una lon- cificit statuali-amministrative dei giudicati
tana arcaicit occidentale da confrontare sardi e, in particolare, con lo scopo di stabili-
con quella egizia ed orientale. Particolare re, soprattutto in quello arborense, gli ascen-
attenzione viene data allabbigliamento, alla denti della monarchia sabauda. Se da un lato
poesia, alle leggende e ai racconti popolari. le classi dirigenti sarde, nel 1847 avevano
Tuttavia, una vera presa di coscienza della rinunciato allautonomia dellindipendenza
specificit identitaria della Sardegna si ha del Regnum Sardiniae per la fusione per-
con la pubblicazione dei volumi Storia di fetta con il Piemonte, daltra parte, qualche
Sardegna, apparsa a Torino presso Alliana e decennio dopo, nella seconda met dellOt-
Paravia tra il 1825 e 1827, e con Storia mo- tocento, diversi intellettuali cominciarono
179
Q uaderni
che, nel fronte della Prima Guerra Mondiale, Barth Fredrik (1994 a), I gruppi etnici e i loro con-
i fanti della Brigata Sassari si erano resi con- fini, in Vanessa Maher (a cura di), Questioni
to della loro diversit linguistica e culturale di eticit, Rosenberg & Sellier, Torino, 1994,
rispetto alle truppe degli altri reggimenti. pp. 33-71 (ed. or. 1969), Introduction, in Fre-
drik Brath (ed.), Ethnic Groups and Boumda-
Nel secondo dopoguerra listanza politi-
ries. The Social Organization of Culture Diffe-
ca identitaria, portata avanti da tutte le forze
rence, Universitetsforlaget, Oslo, 1969.
politiche democratiche, ha condotto allisti-
Barth Freedrik (1994 b), Enduring and emerging
tuzione della Regione Autonoma della Sar-
issues in the analysis ef ethnicity, Hans Ver-
degna della quale, con legge costituzionale meulen, Barth Freedrik (1995), Ethnicity and
n. 3 del 26 febbraio del 1948, fu pubblicato lo the Concept of Culture, in Rethinking Cultu-
Statuto. Dopo circa cinquantanni di dibat- re, Harvard, 1995.
titi e riflessioni, una specifica definizione e Epstein Arnold L. (1983), Lidentit etnica. Tre
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che e speciali in Italia e nellEuropa mediterra-
rio da valorizzare e promuovere e individua
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183
Sardegna. Luso politico della storia
fra federalismo e indipendentismo
Alberto Contu
Nei grandi processi storici contano zato dalloriginale definizione del nesso in-
la cultura profonda e la tradizione, dipendenza/integrazione e dalla separazione
non le ideologie
tra statualit (federale) e vecchia dottrina
(L. Canfora, La storia falsa)
L
della sovranit. La prospettiva qui delineata
e brevi riflessioni che seguono orientata al federalismo responsabile per
sono articolate in due parti. Nel- lo sviluppo a tutela dei diritti fondamentali
la prima analizzato, per sommi delluomo.
capi, un particolare modello di
interpretazione della storia nella costruzione
di una prospettiva nazionalistica che poi, in I. Luso politico della storia nei processi
concreto, pu svilupparsi in forme politiche di costruzione del nazionalismo
e istituzionali assai differenti che si situano
in una gamma di opzioni che va dallindi- La lotta politica ha bisogno di servirsi
pendentismo statualistico sino al federa- di strumenti storici per fondare le proprie
lismo indipendentista. La complessit dei posizioni, o per delegittimare quelle degli
problemi e delle articolazioni non consente avversari. In questo senso, la storia contem-
di formulare teorie generali n ricostruzioni poranea calata nei contesti della polemica
storiografiche del dibattito internazionale. politica costituisce uno dei terreni elettivi
La scelta si perci concentrata, in quanto per compiere operazioni filologicamente in-
paradigmatica, nelloffrire una sintesi del sostenibili, gravemente carenti sul piano del-
dibattito in corso in Sardegna tra il sardi- la necessaria storicizzazione di personaggi e
smo e i nuovi alfieri dellindipendentismo avvenimenti passati, e assai compromesse
statualista. Nella seconda parte offerto un sul piano dellanalisi pi strettamente episte-
contributo alla definizione di una alternativa mologica e metodologica. Una perfetta con-
progettuale allunitarismo italiano. Il punto ferma di tali considerazioni offerta da una
di vista isolano nei confronti del dogma uni- polemica, che ormai dura da un decennio
taristico pu costituire un valido contributo in Sardegna, e ha per oggetto la valutazione
idoneo a delineare un nuovo scenario per le del pensiero sardista da parte di alcuni grup-
riforme, esemplificato dal progetto della Re- puscoli indipendentisti (o sedicenti tali), di
pubblica Federale di Sardegna e caratteriz- varia estrazione e provenienza, in parte con-
185
Q uaderni
notati sul piano movimentistico, in parte fatto che queste siano da attualizzare, e che
strutturati in partitini. In questa multiforme la presenza di elementi mitico-simbolici non
galassia sorprende notare come tutti gli at- abbia mai a che fare con la verit storica,
tori risultino divisi persino sulle forme-par- porta inevitabilmente ad affrontare la que-
tito e sulle strategie politiche, ma appaiano stione ermeneutica centrale della fusione di
uniti proprio sul versante della critica feroce orizzonti, che ha insegnato in via definitiva
non tanto e non solo al Partito Sardo dAzio- quanto sia velleitario situarsi in posizioni di
ne, come sarebbe fisiologico sul piano del- (pretesa) radicale rivoluzione. Ogni posizio-
la competizione politica, quanto alle radici ne politica situazionale e non nasce con il
storiche, politiche e culturali del sardismo, a grado zero, si inscrive e sincarna in processi
cominciare dalla maliziosa opera di delegit- storici di lungo periodo, e intrattiene anche
timazione e annientamento delle posizioni inconsapevolmente relazioni intime e com-
classiche di Lussu, Bellieni e Simon Mossa. plesse con personaggi, eventi e modelli di
Se si trattasse di un normale episodio di pensiero che affondano le radici nella storia
dialettica politica, in cui cio nella galassia nazionalitaria di ogni comunit.
federalista e indipendentista si agitano di- Una delle peggiori fallacie del ragiona-
verse posizioni alternative alla conquista mento degli indipendentisti dellultima ora
del consenso delle altre componenti, non consiste nel rimproverare a personaggi degli
varrebbe neppure la pena di intervenire: anni Venti del Novecento lassenza di posi-
de minimis pretor non curat. E invece, poi- zioni politiche e culturali direttamente ed
ch si tratta di una polemica strumentale esplicitamente orientate allindipendenti-
ma condotta direttamente sul piano della smo, nella forma che oggi viene da essi po-
cultura politica, del metodo storico e del- stulato. Il pensiero indipendentista dellul-
la epistemologia delle scienze sociali, e in tima ora privo di senso storico, non ha
particolare si tratta di un tentativo (goffo sensibilit n preparazione culturale per una
ma violento) di sovvertire una storia qua- opera di storicizzazione delle radici, e cos
si secolare con sofismi, retoriche e cadute produce un tragico sincretismo metodolo-
di stile, occorre prendere posizione. E non gico che consiste nel confondere la sfera del
tanto per difendere classici del pensiero (i Sein (coincidente con la ricostruzione, oltre-
quali peraltro non hanno bisogno di difese tutto arbitraria, delle fonti) con la sfera del
ma solo, crocianamente, di comprensione Sollen (coincidente con la posizione politica
storica), quanto per determinare la natura attuale). Del resto, una posizione assiologica
stessa del ruolo della memoria storica nella in politica pu, in quanto tale, prescindere
costruzione del progetto politico. in gioco, dal confronto con la storia, in quanto non
al di l delle schermaglie, la definizione di confutabile. Ma se non elude il confronto,
processo politico costituente, e con esso la deve sottostare alle regole metodologiche
natura delle radici etniche delle nazioni, il ed ermeneutiche proprie dellanalisi dei pro-
ruolo della simbologia, il senso della presen- cessi politici di ri-fondazione identitaria. Il
za di strategie di mobilitazione che, in qual- moderno pensiero indipendentista non
che misura, devono confrontarsi proprio consapevole di aver sviluppato le proprie po-
con la ricostruzione delle radici storiche. Il sizioni come un nano sulle spalle dei giganti
186
stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
(sardisti). Occorre infatti particolare cautela ne, ha a che fare con la legittimit degli usi
rispetto alle tentazioni di scaricare retro- dei materiali storici in politica. E non tutti
spettivamente sulla storia passata le attuali gli usi sono legittimi, tanto pi se le analisi
visioni politiche, o per trovarvi conferme della controparte abbiano la velleit di porsi
che legittimino il presente (distorsione delle proprio sul piano del confronto sulle fonti,
fonti), o per non trovarvi al contrario alcu- sulla loro esegesi e sulla metodologia storica
na radice significativa capace di collegarsi al necessaria per operare valutazioni storiogra-
presente (mistificazione del senso storico). fiche. Tra il lavoro degli storici accademici e
La questione indipendentistica deve il mito politico ancorato a fatti dispirazione
partire dalla costruzione del sentimento na- storica, esistono mbiti che neppure la pi
zionale. In altri termini, senza una esplicita fantasiosa opera di fondazione nazionali-
e complessiva ricostruzione dei fondamenti taria pu ignorare o mistificare ad usum
dellessere nazione nessun popolo pu aspi- delphini. A iniziare proprio dal confronto
rare alla indipendenza che, per quanto ri- con il pensiero sardista delle origini, che
guarda gli statalisti dellindipendenza, coin- ha inaugurato una pagina profondamente
cide riduttivamente con la acquisizione della innovativa nella stagnante cultura politica
sovranit statuale. Pi precisamente, e con isolana e italiana, situandosi nel crinale delle
dispregio per la storia comparata, ogni na- pi avanzate riflessioni di carattere europeo
zione che aspira alla indipendenza dovrebbe ed internazionale. Le innovazioni ideolo-
strutturarsi quale vero e proprio Stato sovra- giche pi importanti, almeno per ci che
no cos come codificato nella scienza giu- riguarda il confronto con la questione indi-
spubblicistica e internazionalistica. Lo status pendentistica odierna, si riconoscono nella
di indipendenza porterebbe perci ipso fac- prospettiva federalista, da considerare quale
to allacquisizione della soggettivit interna- strumento emancipatorio collaudato e pra-
zionale (e ci a prescindere da qualsiasi seria ticabile per risolvere la secolare questione
valutazione dei contesti ferrei entro cui (nazionale) sarda.
possibile postulare tali posizioni): i moderni Sulla questione nazionale in effetti si ri-
statalisti indipendentisti dimostrano perci trovano alcune difficolt interpretative che
di soffrire della stessa micro-malattia che non devono essere eluse, ma che non posso-
imputano allavversario (lo Stato italiano), no essere utilizzate direttamente e senza me-
vale a dire la sindrome risarcitoria dello sta- diazioni ermeneutiche nella competizione
tualismo, con tutte le sue apore teoriche e politica. Da un lato si pongono alcune fran-
fenomenologiche. ge del sardismo militante che devono per
Il problema, per, non si pone sul pia- forza trovare nel pensiero di Bellieni (e ov-
no della dialettica politica, delle strategie viamente di Lussu) germi, elementi e intui-
retoriche o delle assiologie (come tali tutte zioni che portano, se ben interpretati, diret-
inconfutabili). La questione sollevata dalla tamente allindipendenza statuale. Dallaltro
critica delle radici storiche sardiste coinvol- lato troviamo invece i nuovi indipendentisti
ge altre questioni che, pur trascendendo il sradicati che, in base a interpretazioni pseu-
mero mbito della scienza storica e delle re- do-letterali e a pregiudiziali politico-ideolo-
lative procedure accademiche di validazio- giche, rigettano la matrice sardista accusata
187
Q uaderni
listicamente orientato della storia isolana nel rio, sia negli anni del neosardismo sul piano
fiume della grande storia doveva necessaria- storico-politico, la sensibilit per laggettivo
mente avvenire dentro il quadro delle sorti (musica nazionale sarda, ad esempio), non
progressive dello Stato nazionale italiano in- riesce tuttavia, a differenza di Antonio Si-
teso quale completamento ideale del progetto mon Mossa, ad approdare ad un complessi-
risorgimentale. Ma la centralit della lezione vo progetto politico fondato esplicitamente
solariana, proprio perch ruotante attorno al sulla nazione sarda intesa come soggetto
pensiero tuveriano, di fatto permette ai sar- politico capace, con lautodeterminazione,
disti di superare lideologia politica solariana di aspirare allindipendenza (a prescindere
(ancorata al mito risorgimentale dellUnit dal significato che tale concetto assume nel
dItalia) e di accedere, attraverso il federali- pensiero di Simon Mossa). In ogni caso, gli
smo di Tuveri e Cattaneo (e per loro tramite stessi accenni lussiani alla critica del nazio-
le correnti federaliste risorgimentali), ad un nalismo esasperato, accusato di essere por-
disegno politico-istituzionale alternativo, e tatore di una matrice fascista, e perci giudi-
tramite il recupero di Del Zio, gi insegnante cato grottesco, non hanno valore di teoria
di Filosofia a Cagliari tra il 1862 e il 1865, di generale, ma restano confinati nella critica
accedere ad una pi specifica visione e in- situazionale, assai fondata, del velleitari-
terpretazione del destino isolano, finalmen- smo di taluni movimenti del nazionalismo
te nobilitato nel quadro di una dimensione sardo indipendentista post-bellico, i quali,
progressiva euro-mediterranea. Paradossal- senza alcuna cognizione geopolitica, privi
mente, i sardisti recuperano gli elementi del- di qualsiasi apertura universalistica, e inca-
la costruzione di un nuovo nazionalismo paci di una seria analisi dei processi storici
tramite quella filosofia della storia idealistica collettivi necessari per acquisire lo status di
che, almeno nei suoi testi originali, escludeva Stato-nazione, portavano inevitabilmente la
le realt come la Sardegna dal novero delle Sardegna verso esiti dipendentistici assai pi
nazioni, cio di quelle formazioni storiche gravi della collocazione dellisola nel conte-
destinate a costituirsi in Stato. sto italiano. In altri termini, Lussu si arresta
Certo, se poi vogliamo entrare nel me- alla soglia della nazionalit, ma non compie
rito delle rispettive posizioni di Lussu e il salto verso una compiuta ideologia nazio-
Bellieni, si possono ritrovare differenze e nalista sarda. Da ci non si pu per trarre
sfumature che tuttavia non pregiudicano, a la conseguenza pseudo-logica che perci il
questo livello, il discorso generale. Indub- sardismo ha prodotto una cultura politica
biamente, Lussu anche ben dopo gli anni della subalternit.
del primo sardismo, e persino negli anni Ma, al di l di Lussu, fondamentale ri-
del revival etnico che avrebbero potuto sug- cordare il princpio del contesto. I sardisti,
gerirgli maggiori aperture sulla questione infatti, nascono allinterno di un contesto
nazionale sarda, si ritrova tra lincudine (la segnato, pochi anni prima, dalle famose ce-
necessaria equazione Stato/Nazione) e il lebrazioni per il cinquantenario dellUnit,
martello (la definitiva adesione ai dettami che produssero una impressionante mole
dellinternazionalismo socialista). E se la vi- di studi, saggi e interventi pubblici certo
sione lussiana recupera, sia sul piano lettera- portatori di precise influenze anche presso
193
Q uaderni
la successiva cultura politica sardista. Va ri- dista, proprio alla ripresa post-bellica della
cordato in proposito quanta grande e decisi- politica delle nazionalit, il gran ritorno ad
va influenza abbiano esercitato anche nella una interpretazione della filosofia politica
cultura politica sardista le celebrazioni del di Mazzini che, in quanto declinata in senso
1911, intrise di inni al mito del Risorgimen- democratico e in una visione universalistica,
to e allUnit dItalia esaltati con atmosfere e perci in antitesi alla ricostruzione genti-
da tripudio nazionale. N va trascurato il liana, offre solidi materiali storico-culturali
contesto della politica internazionale che, non solo per legittimare una visione nazio-
con la guerra in Libia, produce in Italia una nale democratica in controtendenza con il
particolare declinazione del nazionalismo in movimento nazionalistico italiano, ma an-
cui isolata lidea di nazione italiana rispet- che per inserire i sardi quali protagonisti di
to alla pi pregnante idea di patria inteso un Risorgimento progressivo che ha portato
come vincolo comunitario di una nazione alla superiore edificazione di una nuova na-
intesa in senso democratico. E del resto, il zione democratica policentrica.
movimento nazionalistico italiano, che ce- Si comprende perci come, nonostan-
lebra i suoi tre congressi negli anni 1910, te tutte le possibili influenze, il sardismo di
1912 e 1914, in stretto collegamento con il Lussu e di Bellieni interpreti la questione na-
contesto europeo, tende a selezionare della zionale come questione anzitutto politico-i-
idea di nazione solo gli aspetti coerenti con stituzionale: ogni nazione, per esistere, deve
il nuovo scenario espansionistico italiano, dotarsi di istituzioni politiche statuali. Tut-
che produce un nuovo scenario geopolitico tavia, anche attraverso gli incroci fortunati
internazionale e introduce i germi di quel- con gli studi solariani, i sardisti trovano una
la che poi sar la vocazione imperialistica soluzione assai geniale e densa di promesse
italiana negli anni del fascismo. E va appe- attualissime ancora non mantenute. Si trat-
na accennato il fatto che, curiosamente ma tava cio di recuperare la statualit non tan-
poi non tanto, proprio al culmine di tale to attraverso un improbabile salto nel vuoto
processo, e in coincidenza con la morte di verso lo Stato sardo sovrano indipendente,
Floriano Del Zio nel 1914, Solari proponga e ma verso una nozione di statualit collauda-
faccia circolare a partire dal 1920 una nuova ta e compatibile con gli ordinamenti federali
e coerente posizione filosofico-politica che, internazionali vigenti, in cui le Regioni sto-
legata alla missione (hegeliana) della Sarde- riche acquisiscono con un patto costituen-
gna al centro del Mediterraneo, in un colpo te la natura di Stati membri federati. Non
solo legittima il nuovo corso nazionalistico casuale, oltretutto, che proprio a ridosso
italiano e inserisce a pieno titolo la Sardegna della fondazione del Partito Sardo dAzio-
nel nuovo ordine progressivo con un ruolo ne, in Austria, grazie al filosofo del diritto
di protagonista, cio di soggetto della storia. Hans Kelsen, nascesse il nuovo federalismo
Contemporaneamente, nel panorama dei austriaco che costitu il modello implicito di
rinnovati studi sardi, toccher al filosofo molte riflessioni sardiste coeve sulla forma
del diritto Alessandro Levi, nel 1922, con federale (in aggiunta, ovviamente, al model-
la monografia sui Sardi del Risorgimento, lo cantonale svizzero e al paradigma fede-
a far circolare presso la cultura politica sar- rale statunitense). In ogni caso, il recupero
194
stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
del paradigma federale consente ai sardisti confronti del federalismo, che in virt della
di reimpostare la questione nazionale sui sua idoneit a separare letnicit dalla sta-
binari della necessaria acquisizione di una tualit, confuta sul nascere lassurdo assunto
copertura istituzionale, e la questione della ideologico secondo cui per esistere occorre
sovranit, in una cultura politica e giuridica costituirsi in Stato sovrano (in sovrana in-
ancorata ai paradigmi giuspubblicistici del coerenza rispetto alle omologhe situazioni
positivismo giuridico, si risolve nella logica da loro stracitate dei Baschi, dei Catalani e
degli enti federati che vanno poi a incardi- degli Scozzesi i quali, anche se non costituiti
narsi nella sovranit federale. in Stato, esistono, pensano e si auto-rappre-
Senza questi fondamentali ma scono- sentano come nazione che pratica mbiti og-
sciuti passaggi, non possibile esprimere gettivi di indipendenza). Con una evidente
una pi equilibrata ricostruzione delle ra- aggravante: quello pseudo-indipendentismo
gioni profonde che non potevano consenti- tradisce un progetto teso a separare artificio-
re, agli alfieri di una Nazione mai espressasi samente indipendenza e nazionalismo, e a
secondo i canoni della dottrina modernista costruire pertanto solo su base ideologica il
delle nazioni e delle moderne ideologie na- processo indipendentistico. Passare dal na-
zionaliste, di accedere astrattamente a esiti zionalismo imporrebbe ben altre e pi com-
indipendentistici. Ma, paradossalmente, plesse operazioni intellettuali, storiografi-
tramite la filosofia militante del diritto negli che e politico-identitarie, che essi non sono
anni Dieci e Venti, la cultura politica sardi- pronti ad affrontare nelle loro gravi implica-
sta accede per vie traverse, e senza espliciti zioni. Perci, tramite la critica alle aggettiva-
riferimenti, al recupero delle origini etniche zioni della nazione sarda da parte di Lussu e
della nazione sarda, programma i fonda- Bellieni, gli indipendentisti-statualisti in un
menti del superamento dello Stato naziona- colpo solo tentano, senza successo, di legitti-
le attraverso un moderno federalismo e, in marsi come i soli portatori progressivi della
prospettiva evolutiva, allinterno di un qua- vera soluzione alla questione sarda, e la via
dro geopolitico internazionale mutato tra per occupare lo spazio della scena politica
gli anni Sessanta e Settanta del Novecento, finisce per ridursi al velleitario tentativo di
prepara il terreno per passare finalmente ad non fare i conti con la tradizione e di demo-
una questione nazionale sarda inserita nel lire lintero sardismo e, con esso, la prospet-
pi ampio revival etnico a partire dalideo- tiva federalista, che costituisce invece la vera
logia della decolonizzazione, sino a sfociare grande e ancora inattuata eredit sardista
nel progetto neosardista e, pi di recente, per affrontare le sfide del nuovo tempo.
nellindipendenza in chiave europea.
Senza la storicizzazione di questi com-
plessi intrecci mistificatorio accusare i sar- II. Il progetto della Repubblica Federale
disti di non aver avuto direttamente accesso di Sardegna: indipendenza, sviluppo,
a una prospettiva al tempo impraticabile. responsabilit
Ma soprattutto, alla radice del ragionamen-
to dei moderni indipendentisti-statalisti, Riassuntivamente, dalle sommarie anali-
implicito un giudizio di valore negativo nei si sopra esposte, emergono tra gli altri due
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Q uaderni
costituzionale vigente ma nel quadro di una bali in cui sempre pi centrale e strategico
compatibilit con lordinamento comuni- lo strumento della co-decisione che implica
tario (che da tempo ha abolito, con lavallo la partecipazione alla formazione delle poli-
della giurisprudenza costituzionale, la stessa tiche comuni su scala multilevel. questa in
formale differenza tra Regioni ordinarie e effetti la nuova connotazione della sovranit
speciali, e ha determinato la impraticabilit intesa come insieme di poteri per favorire la
della nascita di nuovi micro-Stati). partecipazione su scala multilevel ai processi
Il progetto alternativo implica una solu- di formazione delle scelte politiche.
zione nuova: la creazione di una Repubblica Nel quadro comunitario caratterizzato
Federale di Sardegna, federata con un pat- sempre pi da logiche federali orientate a
to costituente allordinamento repubblicano superiori forme di integrazione, nel contesto
senza che ci implichi necessariamente la geopolitico della Nato nello scacchiere della
trasformazione complessiva dellItalia unita- polveriera mediterranea, e nella considera-
ria in Italia federale. zione dei processi di globalizzazione in cor-
Sulle ragioni di tali posizioni non im- so, la stessa pensabilit del micro-statualismo
porta ora addentrarsi, se non per dire che sardo perde di appeal, anche perch la pi
si tratta dellunica soluzione applicabile avanzata cultura filosofico-giuridica contem-
per arrestare il decennale processo separa- poranea ha ormai evidenziato la assoluta il-
tistico che lItalia sta perpetrando ai danni legittimit delle sovranit statuali liberticide
della Sardegna. Lo Stato italiano da decenni nei confronti dei diritti fondamentali. Non
compie scelte politiche eversive, irrispettose chiaro infatti come mai la creazione di un
dei diritti fondamentali di tutti i cittadini, e micro-stato sardo possa, in questo contesto
ormai qualificabili come secessione centrale ineludibile, difendere meglio i diritti fonda-
(o interna). mentali dei cittadini se proprio la sovranit
La Sardegna intende, con lindipendenza ottocentesca uno degli attori pi colpevoli
federale, procedere a sanare il vulnus della delle politiche liberticide statali.
dipendenza e della discriminazione median- Lindipendenza, che poco ha a che fare
te una superiore opera di integrazione a due con lindipendentismo, la stella polare
livelli: nei confronti dellItalia, acquisendo del federalismo a geometria variabile. Lin-
tutti i poteri sovrani necessari alla piena dipendenza federale implica lacquisizione
valorizzazione della questione sarda, e nei della sovranit (id est dei poteri) in tutte
confronti dellUnione Europea, partecipan- quelle materie che oggi possono essere pro-
do con nuovi incisivi poteri alla formazione duttivamente gestite a livello regionale.
delle normative riguardanti la Sardegna. La riforma si basa, tra le altre, su alcune
Il nuovo federalismo responsabile per lo linee guida:
sviluppo, che parte dalla Sardegna per tra- a) filiera istituzionale corta (due soli li-
sformare la stessa Italia, il miglior antidoto velli istituzionali di connessione tra politi-
per evitare la secessione finale, ed anche la che federali e livelli cantonali e radicale sem-
applicazione pi conseguente dei princpi plificazione degli enti pubblici);
costituzionali e del valore della integrazione b) federalismo fiscale differenziato (e
in una epoca caratterizzata da processi glo- relativa potest statuale sarda di imporre
197
Q uaderni
tasse federali), con creazione di due canali nare anche lormai fallimentare progetto
perequativi (verso i cantoni e verso lo Stato repubblicano italiano, ancorato a vecchi e
italiano); superati modelli statalistici.
c) status di rappresentanza (con lacquisi- Attualmente, in Sardegna non pos-
zione dello status di Ministro da parte del Pre- sibile istituire un referendum consultivo
sidente della Repubblica Federale di Sardegna, per sapere cosa pensino i sardi della indi-
lesercizio della small diplomacy e la rappre- pendenza. Ma sappiamo che sino ad oggi
sentanza dello Stato membro a ogni adeguato lindipendenza si presentata nelle spoglie
livello comunitario e internazionale); patetiche dellindipendentismo di manie-
d) contrattazione diretta con la UE per le ra portato avanti da personaggi ben noti e
materie che oggi rappresentano il gap strut- ben poco rassicuranti nella pars construens.
turale della insularit (continuit merci e La maggioranza dei sardi oggi accederebbe
persone; politiche energetiche differenziate; a un progetto indipendentista fondato sul-
fiscalit di sviluppo); la logica federale, sulla integrazione e sulla
e) riscossione delle tasse in Sardegna per responsabilit orientata allo sviluppo. Nes-
essere poi devolute in quota parte allo Stato; suno oggi disposto, sullaltare di princpi
f) rinuncia alla specialit e quindi al astratti, atteggiamenti protestatari e utopie
meccanismo centralistico dei trasferimenti velleitarie, ad appoggiare la creazione di
statali. uno Stato sardo sovrano n qualsiasi altra
Trasformare la insularit da gap strut- soluzione inidonea a creare maggiore svi-
turale a condizione di pari opportunit per luppo economico e a garantire e valorizzare
affrontare la competizione internazionale i diritti fondamentali. E proprio la consunta
significa applicare correttamente proprio il specialit disegna un ordinamento derivato
principio costituzionale di eguaglianza e il che, come tale, non ha neppure il potere di
principio comunitario di coesione, oggi gra- consultare i cittadini per chiedere loro cosa
vemente vulnerati: non si pu godere di pari pensino della prospettiva dellindipendenza.
opportunit se i costi dellenergia e del tra- In questo senso va reinterpretata in for-
sporto merci e persone da e per la Sardegna me pi consone la questione delluso politi-
ostacolano qualsiasi intrapresa che voglia co della storia. Lindipendentismo velleitario
competere con lesterno; e non si ha coesione non solo perdente sul piano della legitti-
e integrazione se parti importanti di un ter- mazione storica, ma proprio sulla incom-
ritorio sono soggette a politiche irrispettose prensione del fatto che nei grandi processi di
della diversit. trasformazione storica non contano le ide-
Nel nuovo quadro della Repubblica fe- ologie ma la tradizione con i suoi processi
derale di Sardegna la questione nazionale culturali profondi.
sarda, da campo di battaglia folkloristica dei Mentre una parte degli indipendentisti
vari gruppuscoli indipendentistici alla ri- isolani costretta a una guerra totale contro
cerca di improbabili soluzioni secessioniste lunica tradizione che in Sardegna ha prodot-
diventa questione centrale di innovazione to innovazione (il sardismo), e unaltra parte
costituzionale, e si pone come laboratorio deve ricercare in alcuni testi canonici la legit-
politico in grado di diffondersi e contami- timazione del progetto politico attuale, la Re-
198
stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
pubblica Federale di Sardegna nasce invece a Luso politico della storia nel nuovo cam-
partire dal riconoscimento dei tempi lunghi mino non ha funzione costituente (come an-
della storia isolana, ne sa interconnettere i fili cora pensano molti sardisti), e neppure il
sparsi, e riattualizza secondo i nuovo bisogni pretesto per il redde rationem contro il vero
le intuizioni dei grandi padri del pensiero au- e unico competitor nella scena isolana carat-
tonomistico e federalistico, senza forzarne i terizzata da chi intende costruire una logica
testi e riconoscendone il valore etico-politico. di indipendenza (alcuni pseudo-indipen-
Ecco perch questa operazione di ricostru- dentisti). Si tratta oggi di comprendere che
zione di un senso identitario nazionale sardo per essere soggetti attivi della propria storia
non ha bisogno di testi canonici e neppure di occorre riformulare il vecchio diritto allauto-
delegittimare i testi canonici altrui, in quanto determinazione, rileggere le vetuste categorie
alla grande tradizione sardista (sul piano fi- giuspolitiche ottocentesche della sovranit e
losofico-politico) e ai fili rossi della millenaria trovare nuove soluzioni istituzionali capaci di
tradizione storica (sul piano identitario-na- uscire dai paradigmi perdenti della logica sta-
zionale) che occorre rivolgersi per trovarvi le talnazionale novecentesca senza impraticabili
intuizioni che oggi devono essere riattualizza- salti nel vuoto. Il federalismo a geometria va-
te e, dove necessario, inventate. riabile, responsabile e orientato allo sviluppo
Luso politico della storia ha qui una dei diritti fondamentali, rappresenta la nuova
mera funzione ricognitiva: non forza i testi forma politica che mette assieme ci che sino
di Lussu, Bellieni, Simon Mossa e altri pro- ad ora stato presentato come antitetico: il
tagonisti della storia sardista, non si sforza massimo della indipendenza grazie al massi-
di trovare interpretazioni pseudo-storiogra- mo della integrazione. Solo lintegrazione su
fiche aderenti al progetto attuale, e non cerca scala multilevel garantisce la pi alta sfera di
per forza di dimostrare lassoluta coerenza di indipendenza. In questo modo si mettono a
una storia politica ai fini del presente. In al- tacere le ragioni di resistenza al cambiamen-
tri termini, non abbiamo bisogno di cano- to da parte dei due soggetti collusi in quanto
nizzazioni, e neppure di censurare eventuali conservatori: lo Stato italiano che spinge ver-
aspetti poco confacenti della tradizione. so la secessione interna, e gli indipendenti-
Ogni codice tradizionale ha il compito di sti che spingono verso la secessione esterna.
testimoniare il valore della prospettiva, e di Ambedue lavorano inconsapevolmente al
indicare il senso dellappartenere a un filo medesimo progetto: impedire che i sardi pos-
generazionale che alla fine solo il simbolo sano reinventare la propria storia come sog-
di un possibile senso etnico-nazionalitario. getti attivi. Ambedue sono eversori: lo Stato
La tradizione sardista ha delineato un pro- non mantiene il patto costituzionale e viola
cesso storico che trova nel federalismo la il principio fondamentale della eguaglianza;
forma elettiva della sua traduzione istituzio- gli indipendentisti di maniera non leggono il
nale, e nel valore della diversit gli elementi contesto e finiscono per rendere indigesto e
fondativi di un processo che guarda allin- impraticabile il valore della indipendenza. In-
dipendenza come valore, senza incastrarla fine, ambedue paradossalmente convergono
e delimitarla nelle brutali semplificazioni di di fatto nellaffermare il disvalore della con-
talune ideologie indipendentiste. servazione degli attuali assetti istituzionali.
199
Q uaderni
volume Il pensiero sardista. Autonomismo, illegittima. Teoria del garantismo, tutela dei
federalismo, indipendentismo (di prossima diritti fondamentali e prospettiva del federa-
pubblicazione), nel quale sono raccolti molti lismo, in Le ragioni del garantismo, a cura di
studi sul tema prodotti nellarco di venticin- L. Gianformaggio, Giappichelli, Torino 1993
que anni di sofferta ricerca storiografica e di (e in trad. castigliana: Trotta, Madrid 2000 e
elaborazione teorica. Per la bibliografia rela- 2008); Questione sarda e filosofia del diritto
tiva ai temi qui affrontati, e qui ben presente, in Gioele Solari. Con un saggio di Norberto
rinvio perci solo ad alcuni miei seguenti Bobbio, Giappichelli, Torino 1993; Metafore
saggi (e alla bibliografia ivi richiamata): Fe- dellidentit e cultura politica, Edizioni del
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troduzione a G.B. Tuveri, La politica della federalismo, Istituto Bellieni, Sassari 1994;
ragione. Antologia di scritti (1848-1884), a La storia inesistente. Contributo allo studio
cura di A. Contu, Giuffr, Milano 1989; Giu- del sardofascismo tra storiografia e politica,
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cheologia militante e questione nazionale della filosofia del diritto in Sardegna, vol. I,
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di A. Contu, Zonza, Cagliari 2006); Introdu- sofica, di prossima pubblicazione.
202
Il paese sbagliato. La Sardegna e
lunificazione italiana
Un problema storico-politico
Omar Onnis
P
artecipo a questo convegno sia in La storia dunque. Si parla di unit e di-
qualit di studioso di storia sarda sunit dItalia. La prima cosa da valutare
sia in qualit di rappresentante quanto centri in questo discorso la Sardegna
di un partito politico, ProgReS e in che termini. Lappartenenza politica at-
Progetu Repblica. ProgReS una organiz- tuale della Sardegna allItalia infatti non pu
zazione che si pone come obiettivo generale essere un dato avulso dagli eventi e dai pro-
lindipendenza della Sardegna, ossia la co- cessi storici che lhanno determinato, visto
struzione di un ordinamento giuridico sovra- che evidentemente almeno in senso geogra-
no nellambito del diritto internazionale. Tale fico la Sardegna non una parte dellItalia.
obiettivo perseguito tramite una prassi de- Prescinderei dal giudizio storico e/o
mocratica, partecipativa ed inclusiva, fondata politico sulla formazione e sui presupposti
sul rifiuto della violenza come strumento poli- storici e ideologici dellunificazione italiana
tico nonch del nazionalismo e di qualsiasi for- (Banti, 2011). Sarebbe un discorso lungo e in
ma di etnocentrismo come apparato valoriale. questo caso accessorio, perci lo lascerei sul-
La mia formazione personale di tipo lo sfondo. Mi limiter dunque a enumerare,
storico, come accennavo, dunque la mia re- senza problematizzarli, gli elementi fondanti
lazione sar fondamentalmente una disamina della identificazione italiana, cos come sono
storica. Del resto storia e politica non posso- stati individuati da un ente non sospetto: il
no essere facilmente tenute disgiunte. La ne- comitato ufficiale che doveva preparare le
cessit della sintesi mi costringer ad essere celebrazioni per i 150 anni dellunificazione1.
pi assertivo di quanto sarebbe auspicabile. Tali elementi identitari sono, in parti-
Nondimeno, spero di rendere chiari tutti i colare: la lingua italiana; il Rinascimento; il
passaggi e naturalmente rinvio a ulteriori ap- processo culturale e politico che condusse
profondimenti le eventuali argomentazioni al Risorgimento e il Risorgimento stesso; la
aggiuntive che si rendessero necessarie. Prima guerra mondiale; la Resistenza e la
1
Si veda il sito: HYPERLINK http://www.italiaunita150.it/; http://www.italiaunita150.it/ e gli articoli di stampa
correlati.
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nascita della Repubblica. Questi elementi italica, arriva come lingua letteraria e di cul-
sono considerati decisivi per fondare lidea tura nel corso del Cinquecento, dopo catala-
stessa di nazione italiana e dunque la legit- no e castigliano. Diventa lingua ufficiale delle
timit della sua evoluzione e la sua perma- istituzioni e dellinsegnamento nella seconda
nenza storica come stato sovrano unitario. met del Settecento, con i Savoia re di Sar-
La mia tesi che in questi elementi la Sar- degna (Sotgiu, 1984)3. Ma di fatto diventa a
degna non ci sia, che la storia della Sardegna tutti gli effetti una lingua praticata dai sardi a
e la storia dItalia siano due percorsi diversi tutti i livelli solo nel secondo dopo guerra del
che si intersecano senza coincidere. Vedia- secolo scorso, in particolare attraverso lazio-
mo subito, nel modo pi sintetico possibile, ne pervasiva della scolarizzazione di massa
le argomentazioni a sostegno di tale tesi. e soprattutto dei mass media (televisione in
La Sardegna non c nella lingua italia- primis: Pira, 1968, 1978). Per altro con pro-
na. Esiste una tesi storiografica e linguistica cessi di acculturazione forzata non esatta-
secondo cui la Sardegna avrebbe subito una mente edificanti (Salvi, 1975). Non pu esser
italianizzazione primaria in epoca me- dunque considerata un elemento storico di
dievale, attraverso la dominazione pisana appartenenza dei sardi e della Sardegna alla
e genovese (Loi-Corvetto, 1992-4). A parte costruzione identitaria della nazione italiana.
lassurdo storico di una pretesa dominazio- La Sardegna non c nemmeno nel Rina-
ne congiunta delle due potenze commercia- scimento. Qui la ragione, bench rimossa,
li italiche, occorre avvertire che si tratta di abbastanza evidente. La Sardegna allora
un doppio falso storico. Il primo riguarda costituiva un regno della vasta e articolata
proprio tali dominazioni, in realt sostan- corona imperiale spagnola (Manconi, 2002).
zialmente mai esistite (Carta-Raspi, 1971; Anche la cultura sarda, tra Quattrocento e
Casula, 1994). Il secondo riguarda precisa- Seicento, partecipa della temperie e delle
mente litalianizzazione linguistica dellIsola sensibilit diffuse nei possedimenti iberici.
in epoca medievale. Abbiamo un testimone Larte della Sardegna spagnola raggiunge vet-
deccellenza in proposito: Dante Alighieri. te altissime, solo che non risponde ai canoni
Dante ha le idee chiare su quanto poco i sar- estetici e culturali del Rinascimento italiano.
di della sua epoca (la stessa della ipotizzata Non vi partecipa, se non accidentalmente. Il
italianizzazione della Sardegna) partecipas- Rinascimento un forte elemento culturale
sero allambito linguistico italico (Dante, De e identificativo che vero denota lappar-
vulgari eloquentia)2. Litaliano in Sardegna, a tenenza alla cultura italiana (in senso lato),
parte i rapporti diplomatici e culturali inter- ma non appartiene alla storia e alla cultura
corsi tra le corti giudicali sarde e la penisola della Sardegna (Manconi et al., 1993).
2
Libro I, XI: Sardos etiam, qui non Latii sunt sed Latiis associandi videntur, eiciamus, quoniam soli sine proprio
vulgari esse videntur, gramaticam tanquam simie homines imitantes: nam domus nova et dominus meus locuntur.
3
Nel 1760, sotto il ministero di Lorenzo Bogino, viene ufficializzato luso dellitaliano nella burocrazia, nella legisla-
zione e nellistruzione, allo scopo dichiarato di scalzare definitivamente il castigliano e in parte ancora il catalano
come lingue alte, escludendo il sardo. Decisione che suscit lunghe ed aspre polemiche nel ceto intellettuale isola-
no (Sotgiu, 1984).
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stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
che li animava. Da qui la creazione dei due aprire un fronte interno allIsola furono ri-
reggimenti etnici (il 151 e il 152 fanteria) petutamente contrastati dal Comando Alle-
della Brigata Sassari. Lesito finale fu che i ato (Fiori, 1985). La Resistenza dunque non
reduci dal conflitto si costituirono in mo- costituisce un elemento identificativo, per i
vimento organizzato e quindi, nel 1921, in sardi, n un elemento di appartenenza allI-
partito politico: il Partito Sardo dAzione. La talia, al di l della partecipazione ideale di
Prima guerra mondiale, insomma, non pu alcuni (o anche di molti) sardi ai suoi valori.
essere certo considerato un elemento fonda- La storia dellItalia repubblicana, infine,
tivo dellappartenenza dei sardi allItalia, se non pu che esaltare gli aspetti critici del-
non in termini estremamente problematici e la dipendenza della Sardegna. La sequenza
comprensibili solo dentro la dialettica, tutta cronologica degli esperimenti di vario gene-
sarda e da allora sempre viva, tra autonomi- re, delle speculazioni, dei disastri e dei danni
smo e indipendentismo. fatti in Sardegna negli ultimi sessantanni
I sardi non furono estranei allantifasci- illuminante. Militarizzazione del territorio
smo. Ci sono nomi illustri dellantifascismo (la Sardegna ospita pi del 60% delle servi-
europeo che sono nomi sardi: Dino Giacob- t militari dello stato italiano e il pi grande
be, Antonio Gramsci, Emilio Lussu, solo per poligono interforze europeo, quello del Salto
citarne alcuni. Sardo era Michele Schirru, di Quirra: Porcedda, Brunetti, 2011; Onnis,
lanarchico che progett di attentare alla vita 2011). Disarticolazione socio-economica
di Mussolini e che per questo (per averlo e culturale (pensiamo alla fallimentare in-
solo concepito come proposito) fu torturato dustrializzazione, con conseguenze molto
e giustiziato. Ma se prendiamo in conside- gravi anche dal punto di vista ambientale).
razione lelemento fondantivo (bench am- Disimpegno nellinfrastrutturazione (gli in-
piamente discusso, negli ultimi anni) delli- dici di infrastrutturazione della Sardegna,
dentificazione italiana contemporanea, ossia rapportati alla media italiana, sono penosi,
la Resistenza da cui nacque il regime demo- specie quelli stradali e ferroviari: fonte Rap-
cratico e repubblicano, dobbiamo constatare porti CRENOS). Sottrazione di risorse (pen-
che la Sardegna non c nemmeno l. Non siamo alla famigerata vertenza entrate: lo
che non ci siano stati sardi impegnati nelle stato italiano da decenni non riversa alla Re-
formazioni partigiane o in altri ruoli. Ma si gione Sardegna la quota delle entrate erariali
tratt di una partecipazione estemporanea pure spettanti alla medesima Regione secon-
di singoli, avvenuta lontano dalla Sardegna, do il proprio statuto, legge di rango costitu-
non un fenomeno che coinvolse popolazio- zionale, per un debito che ormai ammonta a
ne e territorio. In Sardegna la Seconda guer- qualcosa come 10 miliardi di euro). La storia
ra mondiale termin (dopo le distruzioni a della Sardegna contemporanea come regio-
base di bombe alleate della primavera prece- ne, sia pur autonoma, dello stato italiano,
dente) nel settembre del 1943. Dopo lArmi- non una storia edificante e non pu certo
stizio, il contingente tedesco che presidiava bastare a fondare una appartenenza compiu-
lIsola fu fatto evacuare senza combattere e ta e condivisa.
la Sardegna usc definitivamente dal conflit- Argomentare lappartenenza della Sarde-
to. I tentativi fatti in precedenza da Lussu di gna allItalia sulla base degli elementi fonda-
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stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
tivi dellidentit italiana, come si vede, un XIV secolo e primi del XV (ma su questo
tentativo che sfocia inevitabilmente nel falli- sono invece molto attenti gli storici iberici, e
mento. Ci non significa, come invece recita catalani soprattutto), del Regno di Sardegna
la narrazione dominante che ci riguarda, che spagnolo, della stessa storia della Sardegna
la Sardegna per secoli, se non millenni, sia sabauda, pure secondo alcune scuole di
stata una terra fuori dalla Storia, o senza sto- pensiero prodromo dellItalia unita (Casu-
ria. Nessuna terra abitata da comunit uma- la, 1994), e dunque nemmeno della stagione
ne pu essere senza storia. Caso mai, senza rivoluzionaria sarda. Non si sa nulla della
storiografia. Sardegna regionale, inserita nel quadro de-
Dovera dunque la Sardegna, cosa face- gli interessi dellItalia unificata e poi dei gio-
vano i sardi mentre lItalia diventava lItalia? chi tra potenze mondiali, alle prese con una
Be, la Sardegna era sempre l dove sta adesso: crisi che non ha certo aspettato quella attua-
al centro del Mediterraneo occidentale. Al le per manifestarsi e che ripropone da cento
centro della civilt europea, diceva il con- anni le stesse dinamiche e le stesse questioni
sole francese in Sardegna nel 1816 (Braudel, strutturali pressoch inalterate.
1979). E i sardi semplicemente facevano al- La Sardegna non trova posto nella nar-
tro. Come abbiamo in parte gi visto, mentre razione dominante italiana perch difficile
nella penisola italica si susseguivano proces- incastrarcela (da qui il titolo della relazio-
si ed eventi storici, la Sardegna, nel corso del ne). Per quanto si cerchi, non c verso di
tempo, viveva le proprie vicende, in modo infilarcela. Per questo ci si deve inventare
parallelo, a volte con qualche connessione sciocchezze come la dominazione pisana e
con quanto succedeva di l dal Tirreno, a genovese o litalianizzazione primaria, o
volte senza, in un percorso storico a s stante sostenere che dal 1324 la Sardegna divenne
che la stessa collocazione geografica baste- spagnola e conobbe cos il suo declino, fino
rebbe a spiegare, se non fossimo convinti che al riscatto avvenuto col passaggio della co-
la Sardegna una parte dellItalia e non uni- rona sarda in capo agli italianissimi Savoia,
sola circondata dalle acque internazionali. ecc. ecc. In realt la Sardegna divenne prima
Il problema che nessuno lo sa. Nemme- aragonese nel 1420 e poi, dal 1479, spagnola,
no la maggior parte dei sardi. Nessuno co- come regno autonomo (nel senso che questa
nosce la storia della Sardegna e spesso quel aggettivazione poteva avere nellAntico Regi-
poco che si conosce una miscela di pregiu- me) dentro la plurale e variegata corona im-
dizi e luoghi comuni o di false informazioni. periale spagnola. In una posizione tributaria
Non si sa nulla della civilt nuragica, relegata verso il centro degli interessi politici ed eco-
tra le culture preistoriche (alla pari delle cul- nomici, ma immersa in un contesto inter-
ture palafitticole dellItalia neolitica e dellEt nazionale su cui, come si diceva allora, non
del bronzo), pur essendo la pi importante tramontava mai il sole. La vera decadenza la
civilt protostorica del Mediterraneo occi- Sardegna la conobbe con i Savoia e soprat-
dentale tra Neolitico ed Et del ferro. Non si tutto dopo la stagione rivoluzionaria (1794-
sa nulla della Sardegna altomedievale, della 1812), con la Restaurazione. LOttocento fu
civilt giudicale, del lungo conflitto contro un secolo terribile, per i sardi. Probabilmen-
i catalano-aragonesi tra seconda met del te uno dei peggiori in assoluto, da millenni
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4
In: Fiori, Vita di Antonio Gramsci, 1966.
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stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
la musica popolare sarda. Tutto finiva dritto dei racconti era dedicato al tamburino sar-
nella categoria del folklore e del folklore re- do, figura di piccolo e inconsapevole eroe.
gionale. La stessa lingua sarda, bench rico- Una figura entrata nellimmaginario collet-
nosciuta fin dai primi del Novecento come tivo. Nel 1911, con la guerra di Libia, co-
sistema linguistico a parte, venne collegata minci il reclutamento massiccio dei sardi,
alle parlate italiche attraverso un preteso soprattutto in fanteria. La pratica divenne si-
ponte offerto dal sistema sassarese-gallure- stematica, con la Prima guerra mondiale. La
se, obiettivamente imparentato con i dialet- leva obbligatoria, come sappiamo, coinvolse
ti della penisola attraverso la Corsica, ma a tutti i territori italiani. In Sardegna, su una
tutti gli effetti un sistema linguistico pretta- popolazione di circa di 800000 abitanti par-
mente sardo. Era uno stratagemma utile per tirono in 100000. Ossia, un ottavo dellin-
istituire un continuum tra il sardo e litalia- tera popolazione (non degli adulti maschi).
no, altrimenti impossibile. Le truppe reduci Un depauperamento delle forze produttive
dalle guerre coloniali africane mandate in (in larga parte nei settori agropastorali, allo-
Sardegna nel 1899 per reprimere il feno- ra decisamente predominanti) che, insieme
meno banditesco (senza alcun successo, per alla precedente emigrazione, contribu ad
altro) erano convinte di compiere unazione aggravare la situazione materiale dellIsola.
di civilizzazione. Lo raccont esplicitamente Tanto pi che il tributo di vite offerto dalla
un ufficiale che vi aveva partecipato: Giulio Sardegna fu superiore alla media italiana
Bechi, autore del romanzo Caccia grossa (la (13% contro 10%: Brigaglia, 2002). Fu nel
selvaggina naturalmente erano i banditi). corso del conflitto che allidentificazione dei
Bechi definiva la Sardegna, ancora nel 1914, sardi si aggiunse il tassello delleroismo. Gli
la nostra Patagonia, terra esotica che offri- eroici sardi della Brigata Sassari furono
va agli spiriti nobili occasioni di rifulgere. oggetto di onorificenze e propaganda bellica,
Lestraneit dei sardi era conclamata. Nel molto al di l dei reali sentimenti dei soldati
medesimo 1911 del cinquantennale delluni- sardi medesimi, che ben presto si convinsero
ficazione, a Itri, oggi nel Lazio meridionale, di combattere non tanto per la corona sabau-
veniva compiuto un eccidio di operai sardi da o per lItalia, quanto per meritare il riscat-
ivi impegati in gran numero, con ragioni to della loro terra.
esplicitamente razziste. La colpa era di aver Le capacit belliche dei sardi si inseriva-
rifiutato di pagare il pizzo alla camorra loca- no coerentemente nella costruzione iden-
le. Sui giornali il fatto venne giustificato ad- titaria che vedeva i medesimi come una
dossandone la responsabilit alle vittime, un popolazione in fondo barbarica, isolata,
po come oggi si fa con gli extracomunitari. costantemente dominata, refrattaria alla ci-
Il 1911 anche lanno della guerra in Libia vilt. Questa identificazione era stata meta-
(come il 2011, del resto). Allidentificazione bolizzata e fatta propria anche dai leader del
dei sardi come razza subalterna, esotica, pit- movimento dei reduci che, nellimmediato
toresca e violenta si aggiunse ben presto un dopo guerra, posero le basi dellideologia
ulteriore tassello: quello della razza combat- sardista e fondarono il PSdAz. Furono essi
tente. In quella sorta di catechismo patrio stessi, i vari Camillo Bellieni ed Emilio Lus-
che era il libro Cuore, di E. De Amicis, uno su, a perorare la causa dellautonomia, impo-
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stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
nendola ad una base invece molto pi pro- poguerra si arricch degli interessi strategici
pensa al separatismo esplicito. Lussu stesso del Patto Atlantico e degli USA nel Mediter-
dovette difendere se stesso e il suo partito raneo, facendo della Sardegna un luogo di
in parlamento, a Roma, nel 1921, dallaccu- addestramento e di sperimentazione bellica,
sa di irlandismo, ossia indipendentismo, oltre che di presidio strategico nellambito
prendendo le distanze da qualsiasi forma di della Guerra fredda. Le poche notizie che
istanza separatista (Fiori, 1985). Era convin- nei mass media italiani trapelano riguardo
zione sua e degli ideologi del sardismo che i al problema delle servit militari in Sarde-
sardi fossero una razza subalterna, non suffi- gna (avrete sentito parlare della questione
ciente a se stessa. Irrimediabilmente sardi, del PISQ, il Poligono Interforze del Salto di
diceva Camillo Bellieni, che poi attribuiva Quirra) sono solo la punta di un iceberg de-
alla nazione sarda la qualifica di aborti- cisamente pi grosso (Onnis-Sedda, 2011;
va, ossia produttrice della sua stessa morte Onnis, 2011; Porcedda-Brunetti, 2011).
(Sedda, 2007). Leggermente meno drastica Tra le altre cose, la seconda met del
laggettivazione usata da Lussu, che parlava ventesimo secolo ha portato in Sardegna an-
di nazione fallita. Questo un passaggio che lalfabetizzazione di massa e un accesso
storico molto significativo. Denota quanto molto pi diffuso agli studi superiori. Ben-
in profondit avesse agito soprattutto presso ch oggi il quadro sia problematico quanto
le classi sociali meno disagiate, alfabetizzate a dispersione scolastica e numero di lauree
e istruite sino ai massimi livelli nel sistema in rapporto alla popolazione, non c dub-
scolastico italiano, la costruzione delliden- bio che la scolarizzazione abbia consentito
tit sarda come espressione culturale di una a molti sardi di appropriarsi, di recente, di
stirpe esotica e barbarica, priva della luce strumenti critici in passato appannaggio di
della civilt. Da qui la necessit di essere una ristrettissima elite, di solito organica
italiani. Italiani speciali, certo, risoluti a ri- al sistema di potere imperante. Non a caso
vendicare sostegno e tutela allItalia in nome dagli anni Sessanta del XX secolo si manife-
del proprio sacrificio, ma senza aspirare ad sta un risveglio teorico e politico che tende
alcuna forma di soggettivit riconosciuta e a rimettere in discussione, in varia misura,
senza alcuna assunzione di responsabilit. gli assetti socio-politici e culturali dati. Uno
In definitiva, niente di radicalmente nuovo, degli elementi nuovi di questa fase recente
rispetto alle posizioni ottocentesche. La stes- la nascita di posizioni dichiaratamente in-
sa autonomia regionale, poggiando su tali dipendentiste, lontane dallo spontaneismo
basi, sar impostata nei termini pi deboli irriflesso dei primi del Novecento, quando
possibili (tanto da costringere Emilio Lus- nelle piazze e nei ritrovi si gridava a mare
su a disconoscere i lavori preparatori dello i continentali (come ci testimonia lo stesso
statuto regionale e ad uscire dl PSdAz: Fiori, Antonio Gramsci: Fiori, 1966). Del resto il
1985) e mai fatta valere nemmeno per le pre- problema del rapporto dipendente dallIta-
rogative che pure essa offriva. lia si pose in Sardegna fin dai tempi dellU-
La costruzione identitaria subalterna era nione Perfetta (1847-8). Si trattava, negli
dunque fondamentale per mantenere un as- anni Sessanta e Settanta del XX secolo, di
setto di potere sullIsola, che nel secondo do- adeguare tali posizioni critiche alla realt
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Q uaderni
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Rassegna di studi
Giulio Angioni, Sulla faccia della terra, Milano, Il nuove esperienze, per cui Ulisse, lasci la sua pie-
Maestrale Feltrinelli 2005. trosa Itaca per varcare con i suoi compagni dav-
ventura le Colonne dErcole e non rientrarvi pi,
Se la lettura di unopera letteraria, qual Sulla della fuga dalla guerra e dalla violenza, che port
faccia della terra di Giulio Angioni (Feltrinelli/Il Enea, con in spalla il vecchio Anchise e per mano
Maestrale 2015) non pu essere che soggettiva e il piccolo Ascanio a trovare nel Lazio una nuo-
limitativa della sua complessit, niente pu so- va patria divenendo capostipite della stirpe che
stituire lapproccio diretto ad unopera dingegno fonder Roma. La storia ci insegna daltra parte
in quanto il libro parla solo se tu vuoi, quan- che le migrazioni rappresentano un continuum
do e quanto ti garba e quanto sai e puoi. () Se spaziale e temporale della specie umana. Sposta-
lo leggono in molti cresce molto, finch letto non menti di singole persone, di gruppi, di popoli, in
smette mai di dire quello che ha da dire, osserva il forma pacifica o armata, come la diaspora degli
personaggio Baruch dandone una definizione. Di ebrei o linvasione dellimpero romano da parte
unopera come questa si pu tentare una lettura delle orde barbariche o, ancora, lespansione dei
estraendo dal tessuto tre fibre che sembra sorreg- musulmani verso occidente e, in senso contrario,
gano tutta la narrazione. Esse infatti, la dimensio- le crociate contro gli infedeli per la conquista
ne storica, la dimensione culturale, la prefigura- della Palestina; senza dimenticare i fenomeni che
zione di un mondo nuovo, si intrecciano in una segnano anche la cronaca dei nostri giorni per il
unit narrativa di appassionante interesse. Sottesa flusso continuo e la fuga caotica di masse umane
al racconto di Giulio Angioni, ancora pi in pro- dalla guerra e dalla miseria.
fondit, vi lantica e sempre viva tematica degli La dimensione storica ci riporta al 1258,
spostamenti umani sulla faccia della terra, e ai anno della caduta del regno di Clari, retto gi dal
nostri giorni anche nello spazio sopra di noi, am- 1215/17 da Guglielmo Salusio V, salito al trono
piamente rappresentata in letteratura e storica- ancora infante e per questo assistito nel governo
mente attestata dallantichit ad oggi. Il tema del- dalla madre Benedetta, la quale pass attraverso
le migrazioni, peculiarit delluomo in continua tre matrimoni dando al figlio tre patrigni, che di
ricerca di nuove conoscenze e di migliori condi- fatto esercitavano il potere. Tra questi il secondo,
zioni di vita, viene ripreso nel romanzo attraver- il pisano Lamberto Visconti, gi prepotente so-
so diversi schemi, tramandati gi nel mito e nella vrano di Gallura, costrinse il piccolo regnante e
leggenda, della ricerca di nuove conoscenze e di la madre a concedere a un gruppo di imprendito-
217
Q uaderni
E tu invece lhai fatto. Dio te ne ripaghi! la festa musulmana e pure feste ebraiche, comun-
() que eretiche quanto la festa del montone che al po-
E invece Paulinu da Fraus stato messo a ferro sto di Isacco ha assaggiato il coltello di Abramo?
e fuoco e corda di tortura, da servo qual era, per S, un paio di volte, al termine del ramadan.
ottenere confessione dei peccati suoi e di coloro che Perch cerano con noi alcuni schiavi musulmani
lo avrebbero ispirato a banditare sullIsola Nostra. fuggitivi. Ed era cosa buona, per cristiani, ebrei e
() Paulinu da Fraus stato inviato in pellegri- maomettani. Quel giorno, chi ha ne fa dono a chi
naggio penitenziale. Dapprima in Terrasanta, al non ha, e c grande letizia.
remo di galera, con obbligo di bagno nel Giordano, Ed vero che vi si ostentava la peccaminosa
per rigenerarsi in battesimo dacqua e contrizione. vista del seno delle donne?
Poi lobbligo fu commutato in viaggio penitenzia- Non vero, se ostentarlo male, perch quello
le al Finis Terrae, a Santo Jacopo di Compostella. era bene.
Per in viaggio a piedi nudi, tranne il mare da pas- Sardo anche Tidoreddu, il personaggio che
sare alle galere di Pisa. Infine, dati i tempi e linsi- parla poche volte e tiene ben stretto sottobraccio
curezza dei mari e delle terre, la condanna stata in tutti i suoi spostamenti il Libro del Coman-
commutata in visita penitenziale a cento santuari do, il quale, da esperto conoscitore dello stagno,
dellisola di Sardegna. dei suoi pericoli e delle sue risorse, contribuisce
Sarda Vera de Tori, donnichella, vale a dire a sfamare la nuova comunit che vi si insedia;
nobildonna, poi moglie del servo Paulinu, che sardi i sediari nuoresi Peppe e Jubanne Cralu,
rievocher a sua volta la propria vicenda e quel- che vivono del trasporto di persone su sedia. Nel
la della piccola comunit nel penultimo lungo e racconto, assieme ad altri personaggi, fanno una
coinvolgente capitolo con lappassionato racconto veloce comparsa la levatrice Annica Barra, molto
reso al tribunale dellInquisizione: E s che lo sa- ricercata nellambito del suo mestiere che la pone
pevo gi da allora che nellIsola Nostra, tra mare in posizione di privilegio anche davanti ai perso-
e terra e cielo, io stavo vivendo la nascita di tutti naggi potenti e importanti di Santa Gia; Sorbana
i miei rimpianti. Perch era vita, quella, nel mez- e Sisinnio di Siliqua, che collaborano con i nuovi
zo dello Stagno. Ma ormai io sono smemorata. S, abitanti nel trovare il semen bachi a beneficio del-
confusa di memoria. Stravolgo le mie storie, le im- la comunit dellIsola Nostra; Rebecca, prostituta
poverisco per dimenticanza. Me le ricordo a pezzi, a Tuvixeddu, che vi finisce per scontare i propri
le mie storie, io che sono, come Mannai Murenu, peccati, ma che sa tessere e coltivare il semen ba-
avanzo di una doppia rovina. Per questo vorrei chi. Vi compaiono, nella rievocazione di Mannai,
dire soprattutto di Paulinu. Perch degna di pas- i lebbrosi veri, in contrappunto con i successivi
sare il mare, la storia di Paulinu da Fraus dimen- abitanti dellIsola Nostra, che lebbrosi si fingono
ticato, di nascita servile. E almeno dalle parti di per sfuggire alla furia pisana.
Fraus non smetteranno mai di raccontarla, la sua Ma lorizzonte si apre ad una dimensio-
storia, se verranno a saperla. ne mondiale con la varia umanit proveniente
() doltremare. Lebreo Baruch, dalla statura di un
E come si viveva in quella vostra isola, mi ha patriarca biblico, ligio ai precetti della Torah,
chiesto mille volte linquisitore episcopale. impossibilitato a reggersi sulle proprie gambe e
Si viveva. E quella era vita. Cos io gli ho rispo- pertanto trasportato dai sediari nuoresi come su
sto mille volte. sedia gestatoria, metafora del suo essere guida
E dunque testimonia in verit! vero che in della piccola comunit, che come tale lo accetta
quellisola festeggiavate feste pagane, con gozzovi- per il suo saper dire e saper fare, bachicoltore di
glie da epuloni, che vi celebravate pure lAid el Kebir, mestiere ed esperto in fatto di nascite e puerperio
219
Q uaderni
nonch nella realizzazione di quellelemento tra- teriore rifiuto, non ricorda le proprie origini che
dizionalmente utilizzato nelledilizia sarda che Baruch stimoler a recuperare col suo bagaglio di
su ldiri, scrittore e insieme poliglotta in una iso- sofferenza e che lei racconter nel lungo capitolo
letta sulla quale si intrecciano culture e credo reli- collocato nella prima parte del racconto; segnata
giosi diversi come quello cristiano, quello ebraico nel corpo e nellanima da una violenza di tradi-
e quello musulmano. Egli lascer, su saper vivere zione a noi lontana, escissa, come dice lautore,
e saper morire, un alto insegnamento alla picco- nel fiorire delladolescenza, nella sua terra natale:
la comunit: Arriviamo in parecchi, forse tutti: giorno e fa buio, ma la notte lontana. La
grazie, benvenuti, mormora Baruch, fate bene donna pratica mi studia quel punto del corpo. E
a venire. Dalla morte nessuno pi scappare, tanto prende la mira. La soglia del mio terrore si rompe
meno io, che gambe non ne ho. Ho chi mi sorregge, al tocco freddo di una lama in una mano estranea.
puntello dei puntigli che mi restano alla fine. E il mio il terrore di tutte, mai detto, mai grida-
Noi diciamo poco. Lui parla troppo bene e non to nei secoli e secoli. Incide e penetra la carne, la
sappiamo le parole di una tale circostanza. Le sa mia. Ne taglia un brandello, un pezzo di me che va
Baruch. E le dice per noi, lui che ha voglia di dire: via, per sempre, mentre intorno le risa singrassa-
Qualche mese fa, al nostro anniversario, ci chie- no, strappano laria. La palma non ha pi ombra,
devamo come inaugurare la nostra pergamena ha cancellato se stessa. Il sangue scivola sulle mie
Dolceacqua. Toccasse a me, oggi su Dolceacqua gambe. Scoppiano applausi, mani frenetiche trat-
io scriverei che a morire simpara. Per fortuna. Da tengono il mio corpo in sussulti. Le mie grida pene-
vecchio certe volte lo desideri. E ti abitui allidea, trano ogni angolo del caravanserraglio.
ti ci prepari. Come qualsiasi altra cosa che si deve Lazzurro sbadiglia nel cielo, ai raggi violenti
fare. Questo aiuta. Bisognerebbe dirlo ai giovani. del sole crudele, che ignora il liquido di dolore che
Ma non c occasione per dire ai giovani ci che a dal ventre mi scivola fino alle punte dei piedi. La
loro serve, che la paura della morte vivendo sminu- donna pratica sorride, lei garante del rito, lei figlia
isce. Meglio vivere a lungo. Ma non bisogna distur- della tradizione, puntuale come le mie urla di do-
bare le illusioni della giovent. lore in un pomeriggio di sole che oscura le attese, le
Baruch riprende fiato. Ha ancora da dire: Ho speranze, le curiosit. Ma le mani di tutte schiaf-
vissuto. Factum infectum fieri nequit, ci che av- feggiano laria, trionfa lapplauso. Il rito antico, do-
venuto non si pu fare che non sia avvenuto. Non vuto, finito, a prezzo di un corpo, il mio, mutilato,
ci pu fare niente neanche Dio. Tutti questi inter- in pianto, in sangue, in sudore.
minabili inizi che sono stati la mia vita, adesso che Da lontano vengono anche i militi tedeschi,
stanno per finire non finiti, che altro mi dicono se presentati, con qualche ironia, secondo gli ste-
non che il valore di un uomo ha per sola misura reotipi che ancora connotano il popolo tedesco,
lampiezza delle sue speranze e la profondit delle pronti per a prestare la loro opera alla comuni-
sue delusioni? Spavento e fiato teniamo in fondo a t. Cos come Teraponto, fabbro di professione e
noi, nel ricordo di quando abbiamo scalciato, ap- per discendenza, pronto a forgiare gli oggetti sia
pesi in gi per la prima aria, che in hora mortis no- duso pratico che artistici necessari alla comunit,
strae restituiamo, con un sospiro di sollievo. Scem che lo accoglie inizialmente come lebbroso, che
Israel, Adonai e parlando con Dio, Baruch passa parla una lingua che solo Baruch capisce e tra-
allebraico e nessuno lo capisce pi. duce per tutti:
Da un lontano oltremare viene anche Ak, in- Tutta la cavalleria imperiale bizantina ha
contrata assieme ad altri attori della storia nella attraversato lOriente e lOccidente su ferri delle
vicina isola dal significativo nome di Bordello, nostre forg, dai tempi che si andavano espandendo
futura moglie di Mannai, la quale, come per in- le armi e le dottrine eretiche di Mohammed arabo.
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stati dis-uniti / 1 italia spagna messico
Nei nostri annali di famiglia si racconta la storia E chiede ad Ak conferma di cose normali tra i
di mezzo millennio fino a noi. Ho sentito parlare persiani che per noi sono orrori o folli stravaganze.
della fine del mondo, dellapocalisse, e maledire in Cos pure a Teraponto per cose armene e turche e
eterno lAnticristo che stava avanzando in Terra- bizantine. E continua a confrontare e a contrap-
santa, dove il Figlio di Dio andava a piede in terra e porre gli usi e i costumi delle genti, come in un gio-
camminava sulle acque, e dove ancora adesso lAn- co di strane meraviglie.
ticristo avanza distruggendo chiese, e passa a fil di Baruch aveva senso e meta. E ci arriva, in ora
spada i seguaci del Signor Cristo Salvatore. Ho sen- buona, quando dice che tutti a questo mondo con-
tito raccontare di quando non passava mese senza servano ricordo dei loro morti, rendono loro onore
brutte nuove di quel male, con una mezzaluna per in mille modi. E che gli egizi antichi erigevano mo-
bandiera, fino allAfrica qui vicino a noi, nella pa- numenti a cani e gatti e buoi. E chiede a Paulinu:
tria di Agostino grande santo vostro, e nostro. Ora, sebbene non umano, ma da tutti rimpianto,
Per non tacere, infine, di Dolceacqua, il cane come possiamo conservare ricordo onorevole del
di Tidoreddu che mette in campo tutte le capaci- nostro Dolceacqua?. Ma nessuno risponde: Tu
t di cui natura lha fornito a beneficio dei nuovi stesso lhai proposto, Paulinu. Non ricordi?.
abitanti dellisola, come quella di individuare le Io temo che Baruch stia per proporre di man-
polle dacqua dolce nello stagno salso e la cui pel- giarci Dolceacqua, come un coniglio in umido, per
le, dopo morto, sar utilizzata come pergamena: lutto e comunione, come a Santa Gia affamata,
Quando Paulinu se lo vede morto in quello sta- per non andar lontano in Persia o in Barberia.
to, tutto spelacchiato e con la pelle nuda, si fa quasi Ma quando Baruch chiede a Tidoreddu dov che
la croce e mormora a Baruch: Povero Dolceacqua, la parola umana dura di pi e comanda, Paulinu,
sembra una pergamena dopo la pelatura, pronta capisce: Di Dolceacqua facciamo pergamena dal-
da stendere al telaio. la pelle.
Baruch non fa commenti. Ma poi la sera a Giusto, dice Baruch. E detto e fatto. Malumo-
cena, giusto quando fa i suoi discorsi ai commen- ri e obiezioni perdono di peso. La pelle di Dolceac-
sali, quelli rimasti anche solo per sentire lui, dopo qua sar tabernacolo di cose spirituali, che durano
che i bambini e altri stanchi sono gi a dormire, a crescono.
incomincia a dire: Scrive lantico greco Erodoto, Lo stagno e lisola denominata dai nuovi abi-
nelle sue storie, che sono infiniti i modi di vivere tanti Isola Nostra, sono il luogo in cui si svolge la
degli uomini nel mondo. Diversi e pure opposti, vicenda di questo composito gruppo di rifugiati,
e ci che per un popolo bello e buono e giusto, ma appaiono anchessi quasi dei personaggi, con
per un altro brutto, cattivo e ingiusto. E si chiede i loro pericoli e le loro risorse. Stagno e isola pre-
Erodoto se sia meglio fare come fanno i greci con i cedentemente trafficati e abitati da matti e lebbro-
loro morti, bruciati o seppelliti, o invece come fan- si, marchiati da tutti gli stigmi che nel medioevo,
no altri popoli, che si cibano delle spoglie dei loro e non solo, si attribuivano loro: puniti per i loro
morti, facendo se stessi urne dei loro cari e parte peccati, servi del diavolo, ultimi pagani, e altro.
ancora viva di se stessi, come i buoni cristiani con Ma capaci di organizzarsi, di produrre e scam-
il corpo di Cristo in comunione. E so per certo che i biare con la terraferma sarda, Mannai Murenu
cinesi si cibano di cani e di altre carni che qui mai compreso durante il suo servaggio al comando del
nessuno mangerebbe. Mentre i seguaci di Moham- vinaio di Seui, poi catapultati dai pisani su Santa
med arabo disprezzano i cristiani che si cibano del Iga per diffondervi lepidemia, armi diverse per
porco. Mentre io stesso in quanto buon ebreo non eliminare i loro nemici. La dimensione culturale
mangio molte cose proibite che per i cristiani sono va dunque oltre lisola e lo stagno, la Sardegna e il
prelibate. E cos via, a non finire mai. Mediterraneo, in continuo raffronto e sinergia di
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Q uaderni
saperi che ben si integrano, tanto da trasformare Lo stagno e lIsola Nostra non sono pertanto sem-
in comunit coesa e solidale un insieme di perso- plicemente dei luoghi fisici su cui si svolge una
ne che si sono casualmente incontrate, che il biso- storia, ma prefigurano un futuro, il nostro, dila-
gno di sopravvivenza porta a collaborare, creando niato, come per ricorso storico, dalla violenza per
legami affettivi e sentimentali destinati a durare interessi nazionali contrapposti, per convinzioni
anche oltre le vicende della guerra. Ma nellIsola religiose e differenze etniche viste come inconci-
Nostra si superano anche le diversit tra classi so- liabili, che fanno riflettere sul fatto che luomo ha
ciali, ponendo la dignit umana al di sopra della compiuto passi giganteschi in termini di progres-
collocazione sociale e delle sue convenzioni, come so tecnologico, ma assai piccoli nella compren-
Vera rivendicher appassionatamente davanti al sione e accettazione reciproca. Lautore sottinten-
tribunale dellInquisizione. LIsola Nostra diventa de pertanto nel suo racconto qualcosa di antico
cos il luogo del dialogo tra culture e lo stagno lac- quanto lidea platonica di una repubblica ideale,
qua di coltura di una nuova civilt. di una citt del sole concepita da Tommaso Cam-
I capitoli che suddividono la narrazione sono panella, di una utopia immaginata da Thomas
brevi e snelli, ma due di essi, che rievocano sul More e di stati ideali che nella storia del pensiero
filo della memoria le storie delle due donne di si sono succeduti. Solo che quanto oggi avviene
maggior rilievo nel racconto, Vera de Tori, don- induce al pessimismo della ragione, a meno che,
nichella sposa del servo Paulinu di Fraus, e Ak, attingendo dal suo bagaglio di antropologo e dal-
ribattezzata Maria, unita per sempre a Mannai la sua scelta di campo compiuta fin da giovane,
Murenu, si dipanano in una appassionante di- Giulio Angioni non tragga speranza, come sem-
fesa della vita trascorsa sullisola la prima, e in bra, dallottimismo della volont.
una toccante rievocazione della storia di una vita
segnata da sopraffazione e sofferenza la seconda. Salvatore Atzori
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