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REGIONE EMILIA-ROMAGNA
PROVINCIA DI RAVENNA
COMUNI DI
BAGNACAVALLO
RAVENNA
FAENZA
CERVIA
LUGO
FONDAZIONE
FLAMINIA
FACOLT DI
CONSERVAZIONE
DEI BENI CULTURALI,
UNIVERSIT DI BOLOGNA
ISTITUTO ITALIANO PER LAFRICA E LORIENTE
0,0(6,6
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MILANO 2009
Comune di Bagnacavallo
Comune di Cervia
Comune di Faenza
Comune di Lugo
Comune di Ravenna
Provincia di Ravenna
Regione Emilia-Romagna
SOMMARIO
ANTONIO C.D. PANAINO
Introduzione ...........................................................................................7
ALESSANDRO AGNELLO
Limmagine riformista dellIslam tra tradizione e modernit .............11
VICO ALLEGRETTI
Lassimilazione giuridica quale spoliazione identitaria ......................21
GIULIANO BATTISTON
Per unaltra globalizzazione................................................................35
DEBORAH BRUSCHI
Il ruolo della TIPH nellodierna Cisgiordania ....................................45
STEFANO BUSCHERINI
Il patrimonio archeologico di Biblo, di Tiro e di Baalbek e il conflitto
tra Israele e Libano .........................................................................79
LUCA COLLIVA
Le fortezze perdute: ricognizione archeologica nella Valle dello
Yanob .............................................................................................91
BIRGIT COSTAZZA
Italiani, tedeschi, ladini e gli altri......................................................105
PAOLO DELAINI
Diario etnobotanico. Raccogliendo piante officinali sulle montagne del
Tajikistan .......................................................................................111
NICOLA GALLO
La tutela della libert religiosa e del diritto di riunione nella
Costituzione italiana......................................................................119
PAOLO GORGA
Lo spartiacque della proclamazione dellindipendenza in Kosovo.
Riflessioni tecniche ed antropologiche ..........................................127
DANIELE GUIZZO
Movimenti politico-sociali di ispirazione islamica nellAsia Centrale
post-sovietica .................................................................................147
3
A Scuola di Pace, II: Nuove risposte alle sfide autoidentitarie, economiche e giuridiche del
XXI secolo
FABIO MARTELLI
Anomia dellautorit civile, legittimit del contropotere militare. Il
Digenis Akrtas e la rinascita imperiale sotto i primi Romanov....163
MAURIZIO MISSANA & SANDRA MONDINI
Tajikistan, la Valle dello Yaghnob: esperienze mediche nella seconda
Missione della Facolt di Conservazione dei Beni Culturali
dellUniversit di Bologna, sede di Ravenna ................................201
PAOLO OGNIBENE
LAsia Centrale ex-sovietica veramente indipendente? ..................225
MARCO ORLANDI
Spiare, studiare: la valle della Bekaa tra indagine archeologica e
monitoraggio militare....................................................................231
RIC PHALIPPOU
Le terrorisme dit islamiste, ou le stade ultime de la rivalit capitaliste.
tude de cas : les attentats contre les intrts parsis en Inde (18512010)..............................................................................................257
GIOVANNI RAMBELLI
Perch le verifiche indipendenti.........................................................273
ALESSANDRO RASINI
Indagine idrogeochimica nella valle dello Yaghnob (Tagikistan) per la
caratterizzazione delle acque fluviali ............................................283
GHASSAN SAYAF
I Mamelucchi, una potenza politica ed economica nel Mediterraneo del
Medioevo .......................................................................................291
CLAUDIO TOMMASI
Figli del Dio Livore. Il nazionalismo radicale in Romania nel periodo
interbellico.....................................................................................299
LIBERO TRAGLIA & VALERIO DALLA CORTE
Gli organismi di sicurezza e le alleanze nel Dopo Guerra ................377
ALESSANDRO VANOLI
La proibizione del suicidio tra Islam e Cristianesimo .......................407
PAOLO DELAINI
Diario etnobotanico
Raccogliendo piante officinali sulle montagne del Tajikistan
Nelle lingue del Pamir il termine bang, viene utilizzato per indicare sia la pianta del
giusquiamo sia la pianta della Cannabis nella sua variet sativa e indica. Nella lingua
tajica, bang-i devona, lhai della pazzia, il termine che designa una pianta appartenente alla stessa famiglia del giusquiamo, lo stramonio, Datura stramonium L.
(in russo
, che significa stramonio puzzolente). Anche il giusquiamo conosciuto, in alcune regioni del Tajikistan, con il nome popolare di devonabang. Per orientarsi in questa complicata rete di rimandi etnobotanici bene partire dalle considerazioni di chi si occupato della storia del termine bang. In un libro
del 1951 (Zoroaster. Politician or Witch-Doctor?, Oxford, pp. 33-34), Walter Bruno
Henning proponeva che il termine persiano bang, usato per indicare la canapa indiana (Cannabis indica), cio la variet da cui si ricava lhai, derivasse dal termine indiano bhaga usato per la stessa pianta. Secondo Henning la canapa indiana, sarebbe
arrivata in Persia dallIndia, dopo la conquista araba; ma perch il termine esisteva
anche prima di allora e cosa identificava dato che nelle lingue iraniche, bang indicava
anche il giusquiamo, pianta velenosa che con la Cannabis non aveva apparentemente
nulla in comune? Henning considerava i termici botanici come dei viaggiatori
dellantichit. Secondo Henning al suo arrivo in Persia il termine indiano avrebbe
trovato, per sfortunata coincidenza, una parola uguale, indigena, che gi designava il
giusquiamo (Hyoscyamus nelle sue quattro variet). Ecco perch, secondo lo studioso, fino al dodicesimo secolo, nella letteratura iranica, bang non significava altro che
giusquiamo, poi pass ad indicare una pianta di tipo completamente diverso, la canapa indiana. Questo spiegherebbe perch, nelle fonti medio-persiane in pahlavi,
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tante ricorda i diversi appellativi che gli dettero gli autori antichi per
designare una pianta che ispirava un sacro orrore. Si tratta di nomi di
forte connotazione come sono quelli utilizzati per le piante molto velenose. Nei villaggi della valle tutti sanno che questa pianta non commestibile per la sua tossicit. Quando il mal di denti forte si usa preparare un
colluttorio bagnando i semi contenuti nelle capsule dei frutti maturi con
acqua calda.
Nei campi cresce lassenzio, Artemisia absinthium L., chiamata taxa
(), (russo:
). Nel mese di agosto il profumo di assenzio cos forte da inondare i prati fioriti.
Villaggio di Kae. Quattro uomini ci danno il benvenuto. sera e ci
invitano a restare a dormire. Riuniti nella stanza che ci ospita, fanno girare tra gli astanti la polvere di nos, una miscela di tabacco e calce, a volte
mescolata con efedra (Ephedra equisetina Bunge) ed estratti vegetali che
provoca un senso di stordimento in chi la assume. La loro allegria, unita
ad una strana aria indaffarata, lascia trapelare qualcosa riguardo
allintenzione di ospitarci. Hanno un progetto in mente ma non capisco
quale. Ci sorprende, nella casa, uno strano andirivieni di giovani che
lequivalente del termine bang, cio il mang, temuto come un veleno mortale: si sarebbe trattato del giusquiamo. Lipotesi non convince del tutto e a questo riguardo
Steblin-Kamenskij nel suo libro sulle piante medicinali del Pamir, Oerki po istorii
leksiki pamirskich jazykov. Nazvanija kulturnych rastenij, Mosca 1982 [Studi sulla
storia del lessico delle lingue del Pamir. I nomi delle piante tradizionali], par. 51-52,
sottolinea come i termini pi antichi che sembrano designare il bang (come lavestico
baha/bangha) siano attestati pi volte in composti che indicano chiaramente una
pianta coltivata (pouru baha che possiede molto bang, ecc.) e non a crescita spontanea come il giusquiamo.
Steblin-Kamenskij riporta anche la testimonianza contenuta in un testo del 1929 di N.
I. Vadilov, e raccolta in Afganistan, dove come sostituto della Cannabis veniva usato
il giusquiamo. evidente che quello che accomunava i due estratti poteva essere
leffetto narcotico, molto pi pericoloso e intossicante per se ottenuto col giusquiamo. Forse allora il termine bang era usato fin dallantichit come sinonimo di stordimento, ubriacatura. Un aiuto nel capire le diverse sfumature che hanno accompagnato questo termine nel corso della storia, potrebbe venire dalle lingue iraniche
antiche e medioevali, dove bang (mang) viene descritto con carattere bivalente: a
volte come letale, a volte come allucinogeno. Si veda a questo proposito la voce bang
redatta da Gherardo Gnoli, in Encyclopdia Iranica (disponibile online al seguente
indirizzo: http://www.iranica.com/newsite/).
113
Steblin-Kamenskij, op. cit. par. 113, si sofferma sul significato etimologico della
parola pudina, menta. I termini delle lingue del Pamir per definire la menta ap-
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partengono al patrimonio lessicale di un circolo culturale, ed per questo difficile risalire ad etimologie antico-iraniche. Tuttavia la somiglianza tra i termini di
questarea suggerisce un antico prestito iranico comune: paraci bn, pasto wan,
persiano e tagico pdina, curdo pun, uaco wadn, ecc. Abaev fa risalire losseto bitna
menta dal giorgiano pitna che avvicina a sua volta ai termini europei, latino mentha, russo miata. possibile un avvicinamento etimologico al persiano pyiz cipolla.
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Una chiara descrizione degli effetti e degli impieghi del mumyo riportata nel testo
di Ju. Nuraliev, Medicina epochi Avicenny, Duanbe, 1981, pp. 162 [Medicina
allepoca di Avicenna]: il mumyo un tipo di resina di montagna. calda e si solidifica in un secondo tempo. Non si divide e non prende fuoco. Si usa quando c una
frattura delle ossa o per un trauma meccanico dei tessuti molli. Ferma le emorragie.
Se viene messa nel naso assieme ad olio, riesce a togliere il mal di testa provocato dal
raffreddore.
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che dal villaggio risale la valle. Alla fine del sentiero si intravede un solo
grande albero che sembra sospeso nel nulla tra le rocce ripide. Lalbero
cresce nel luogo dove si gode di una vista migliore. Mi chiedo se sia
sacro, un mazor o qualcosa daltro. Poi vedo che intorno la terra mossa
e, tra i sassi, sepolte sotto la terra, si intravedono delle casse di legno. il
cimitero del paese: senza lapidi, n indicazioni che possano raccontare la
storia di chi non c pi. Solo un grande albero, il silenzio e la bellezza
del posto sono testimoni di quanto accaduto.
Villaggio di Mar!timain. Sul tavolo alcune piante di Achillea millefolium L., chiamata kor", (russo: ). Le
donne raccolgono il xiifa, Tragopogon pamiricum Ikonn, (russo:
#
). Ci ospitano per prender un t. La madre si
allontana lasciando le due giovani figlie in compagnia mia e della mia
compagna di viaggio. Ci portano un sacco di cose buone, dolci e torroni.
Ci chiedono subito se siamo sposati. Poi manifestano un interesse evidente per gli argomenti riguardanti matrimonio e vita di coppia nel nostro
paese. Conoscono tutti gli uomini in et da marito della valle. Ma dei
luoghi sanno poco. In breve mi rendo conto che il loro raggio di spostamento stato sempre molto breve. Il mondo conosciuto, per le due ragazze, si allarga per un raggio di pochi chilometri. In citt sono state solo tre
volte. Quanto alla valle, hanno risalito il fiume solo fino al paese di Ta!-i
$anor, distante solo un paio dore di cammino. Il loro mondo come un
microcosmo, ravvivato, di quando in quando, dai racconti degli ospiti che
giungono al villaggio.
Villaggio di Kul. Un ragazzino, sulla soglia di una casa, sposta una
tenda e lascia intravedere una struttura lunga coperta da un tappeto colorato. Sollevando i lembi del manto si scopre una culla con un bimbo appena nato. Un fagotto colorato, avvolto in fasce e protetto dal freddo.
Tutto pensato perch il bimbo venga scoperto il meno possibile. Perfino
la pip esce attraverso un sistema di drenaggio composto da un raccoglitore ed un tubicino cavo, di legno o di osso, il dunoyak. Un buco in fondo
alla culla, il spa, garantisce luscita dellurina. Il bambino rester cos
protetto dallinvolucro, dalle fasce, e da un serie di amuleti, per attraversare il periodo pi difficile della sua vita, quello dei primi tre anni. Sul
tavolo, vicino alla culla, mazzetti di mentuccia, jamilak, Ziziphora brevicalyx Juz., (russo:
).
Ogni cosa, in questi villaggi, sembra ripetersi da tempo immemorabile.
Ogni oggetto tradizionale ha un nome e concorre a formare il vocabolario
di una lingua costruita sul lavoro di pastori, agricoltori e artigiani. I nomi
delle piante occupano una parte molto consistente nel dizionario della
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