Sei sulla pagina 1di 13

A SCUOLA DI PACE III

SI VIS PACEM PARA PACEM


A CURA DI
GIAN PIETRO BASELLO
PAOLO OGNIBENE
E ANTONIO PANAINO

REGIONE EMILIA-ROMAGNA
PROVINCIA DI RAVENNA

COMUNI DI
BAGNACAVALLO
RAVENNA
FAENZA
CERVIA
LUGO

FONDAZIONE
FLAMINIA
FACOLT DI
CONSERVAZIONE
DEI BENI CULTURALI,
UNIVERSIT DI BOLOGNA
ISTITUTO ITALIANO PER LAFRICA E LORIENTE

0,0(6,6
,V,$2(PLOLD5RPDJQD
MILANO 2009

Il presente volume stato realizzato grazie al contributo di:

Comune di Bagnacavallo

Comune di Cervia

Comune di Faenza

Comune di Lugo

Comune di Ravenna

Provincia di Ravenna

Regione Emilia-Romagna

2009 MIMESIS EDIZIONI (Milano Udine)


Sede operativa e amministrativa:
Via Risorgimento 33 20099 Sesto San Giovanni (MI)
Telefono e fax: +39 02 89403935
E-mail: <mimesised@tiscali.it>
Catalogo e sito Internet: <www.mimesisedizioni.it>
Tutti i diritti riservati
2011 Seconda edizione rivista e ampliata

A Scuola di Pace III


Si vis pacem para pacem

SOMMARIO
ANTONIO C.D. PANAINO
Introduzione ...........................................................................................7

ALESSANDRO AGNELLO
Limmagine riformista dellIslam tra tradizione e modernit .............11
VICO ALLEGRETTI
Lassimilazione giuridica quale spoliazione identitaria ......................21
GIULIANO BATTISTON
Per unaltra globalizzazione................................................................35
DEBORAH BRUSCHI
Il ruolo della TIPH nellodierna Cisgiordania ....................................45
STEFANO BUSCHERINI
Il patrimonio archeologico di Biblo, di Tiro e di Baalbek e il conflitto
tra Israele e Libano .........................................................................79
LUCA COLLIVA
Le fortezze perdute: ricognizione archeologica nella Valle dello
Yanob .............................................................................................91
BIRGIT COSTAZZA
Italiani, tedeschi, ladini e gli altri......................................................105
PAOLO DELAINI
Diario etnobotanico. Raccogliendo piante officinali sulle montagne del
Tajikistan .......................................................................................111
NICOLA GALLO
La tutela della libert religiosa e del diritto di riunione nella
Costituzione italiana......................................................................119
PAOLO GORGA
Lo spartiacque della proclamazione dellindipendenza in Kosovo.
Riflessioni tecniche ed antropologiche ..........................................127
DANIELE GUIZZO
Movimenti politico-sociali di ispirazione islamica nellAsia Centrale
post-sovietica .................................................................................147
3

A Scuola di Pace, II: Nuove risposte alle sfide autoidentitarie, economiche e giuridiche del
XXI secolo

FABIO MARTELLI
Anomia dellautorit civile, legittimit del contropotere militare. Il
Digenis Akrtas e la rinascita imperiale sotto i primi Romanov....163
MAURIZIO MISSANA & SANDRA MONDINI
Tajikistan, la Valle dello Yaghnob: esperienze mediche nella seconda
Missione della Facolt di Conservazione dei Beni Culturali
dellUniversit di Bologna, sede di Ravenna ................................201
PAOLO OGNIBENE
LAsia Centrale ex-sovietica veramente indipendente? ..................225
MARCO ORLANDI
Spiare, studiare: la valle della Bekaa tra indagine archeologica e
monitoraggio militare....................................................................231
RIC PHALIPPOU
Le terrorisme dit islamiste, ou le stade ultime de la rivalit capitaliste.
tude de cas : les attentats contre les intrts parsis en Inde (18512010)..............................................................................................257
GIOVANNI RAMBELLI
Perch le verifiche indipendenti.........................................................273
ALESSANDRO RASINI
Indagine idrogeochimica nella valle dello Yaghnob (Tagikistan) per la
caratterizzazione delle acque fluviali ............................................283
GHASSAN SAYAF
I Mamelucchi, una potenza politica ed economica nel Mediterraneo del
Medioevo .......................................................................................291
CLAUDIO TOMMASI
Figli del Dio Livore. Il nazionalismo radicale in Romania nel periodo
interbellico.....................................................................................299
LIBERO TRAGLIA & VALERIO DALLA CORTE
Gli organismi di sicurezza e le alleanze nel Dopo Guerra ................377
ALESSANDRO VANOLI
La proibizione del suicidio tra Islam e Cristianesimo .......................407

A Scuola di Pace III


Si vis pacem para pacem

APPENDICE. Le nuove tecnologie mediatiche: video e social networks


a cura di PAOLO DELAINI
PAOLO DELAINI
Limpiego delle nuove tecnologie mediatiche nel coinvolgimento degli
studenti universitari: verso una libera circolazione della conoscenza
.......................................................................................................429
PAOLO QUAGINI
Didattica, audiovisivi e social network..............................................435
STEFANO SACCOMANI
Fotografia, regia, strategie comunicative. La realizzazione di un video
sulle attivit dellUniversit di Bologna in Asia Centrale.............439

A Scuola di Pace III


Si vis pacem para pacem

PAOLO DELAINI
Diario etnobotanico
Raccogliendo piante officinali sulle montagne del Tajikistan

Quando la strada finisce, la jeep si spegne con un sussulto. Da qui si


parte a piedi. Comincia il racconto di un viaggio diverso dagli altri, paesaggi incantati che si spalancano ad ogni passo, odori forti, caldo e fatica.
Villaggio di Bidev. Tre famiglie costituiscono il nucleo abitativo principale di questo villaggio posto allimboccatura della valle, in una posizione di relativa vicinanza con lultima stazione di arrivo delle auto che
possono arrivare, se la strada aperta, fino al ponte sottostante. Le famiglie sono impegnate nella fienagione del mese di luglio. I cani sono particolarmente feroci e durante la notte nessuno si aggira per il villaggio,
quasi si agitassero strane presenze. I bambini sotto i tre anni portano al
collo i tumor, gli amuleti che devono proteggerli dalle malattie, dalle
entit negative e dalle forze che popolano la notte. Intorno al villaggio ci
sono tre mazor, i santuari costruiti su luoghi sacri, dalla forma di alberi,
sorgenti oppure rocce. Uno di questi mazor una grande siepe di Rosa
canina, un altro invece un grande albero che sovrasta le case del villaggio. Entrambi i luoghi dove crescono le piante sono recintati e venerati.
Il villaggio anche la certezza di un ricovero per chi, scendendo dalla
valle con gli asini al seguito, deve pernottare in attesa di un carico da
trasportare. La stanza degli ospiti di questo villaggio un luogo molto
frequentato. Questa sorta di via-vai ha abituato gli abitanti allaccoglienza
ma anche alla trattativa per offrire una guida o un asino. Lospitalit, che
un dovere dovunque, ha qui il senso del bivacco di una notte, altrimenti
si trasforma in alloggio, e va quindi ricambiato e ricompensato. I giovani
insistono per avere incarichi lavorativi giornalieri, il capo villaggio
abituato alla mediazione. Difende le trattative, schermaglie fatte di sortite
esose e continui ripensamenti, dei figli e dei parenti. Lo fa in modo istrionico, parlando un linguaggio composto di lingue diverse, per nulla interessato alle conoscenze linguistiche dellinterlocutore. La gran parte del
successo di queste conversazioni viene dallespressione con cui egli accompagna i suoi discorsi e da un simpatico ciondolare del corpo sottolineato da frasi di cordialit ripetute decine di volte. Quello che faccio qui,
la mia vita, dice, ma per i miei figli una possibilit di lavoro. Mentre prendiamo il oy, ha in mano un album scolorito di foto dove lo si
111

P. DELAINI, Raccogliendo piante officinali sulle montagne del Tajikistan

ritrova militare nellesercito russo. Sono scene di festa tra commilitoni ma


per lui sono testimonianze di viaggio. Foto in bianco e nero tra cartoline
sbiadite. Vorrei venire in Italia, dice ridendo, mentre la moglie gli d
una pacca sulla spalla e gli risponde ma dove vuoi andare, guardati un
poco, accompagnando con la mano una specie di visita guidata al suo
abbigliamento fatto di abiti dignitosamente rattoppati, scarpe bucate, un
cappello ridicolo in testa che, appena si muove, ciondola insieme a lui.
lei, la moglie, a darci le prime risposte alle molte domande sulla flora locale. Lo fa mentre taglia il fieno per linverno, sospesa sui pendii
ripidissimi che circondano il villaggio. Sta tagliando il fusto di un kamol,
una Ferula kuhistanica Korovin, cos grande da sembrare un piccolo
albero.
Intorno alle case, vicino ai muretti crescono le piante di giusquiamo,
Hyosciamus niger L., il cui nome tradizionale yaghnobi arvanka. Il
nome russo della pianta   , cio giusquiamo nero.
Lepiteto con cui la pianta conosciuta, tra queste montagne, devonabang (
  ) cio la canapa della pazzia1. Un nome tanto inquie1

Nelle lingue del Pamir il termine bang, viene utilizzato per indicare sia la pianta del
giusquiamo sia la pianta della Cannabis nella sua variet sativa e indica. Nella lingua
tajica, bang-i devona, lhai della pazzia, il termine che designa una pianta appartenente alla stessa famiglia del giusquiamo, lo stramonio, Datura stramonium L.
(in russo
 , che significa stramonio puzzolente). Anche il giusquiamo conosciuto, in alcune regioni del Tajikistan, con il nome popolare di devonabang. Per orientarsi in questa complicata rete di rimandi etnobotanici bene partire dalle considerazioni di chi si occupato della storia del termine bang. In un libro
del 1951 (Zoroaster. Politician or Witch-Doctor?, Oxford, pp. 33-34), Walter Bruno
Henning proponeva che il termine persiano bang, usato per indicare la canapa indiana (Cannabis indica), cio la variet da cui si ricava lhai, derivasse dal termine indiano bhaga usato per la stessa pianta. Secondo Henning la canapa indiana, sarebbe
arrivata in Persia dallIndia, dopo la conquista araba; ma perch il termine esisteva
anche prima di allora e cosa identificava dato che nelle lingue iraniche, bang indicava
anche il giusquiamo, pianta velenosa che con la Cannabis non aveva apparentemente
nulla in comune? Henning considerava i termici botanici come dei viaggiatori
dellantichit. Secondo Henning al suo arrivo in Persia il termine indiano avrebbe
trovato, per sfortunata coincidenza, una parola uguale, indigena, che gi designava il
giusquiamo (Hyoscyamus nelle sue quattro variet). Ecco perch, secondo lo studioso, fino al dodicesimo secolo, nella letteratura iranica, bang non significava altro che
giusquiamo, poi pass ad indicare una pianta di tipo completamente diverso, la canapa indiana. Questo spiegherebbe perch, nelle fonti medio-persiane in pahlavi,

112

A Scuola di Pace III


Si vis pacem para pacem

tante ricorda i diversi appellativi che gli dettero gli autori antichi per
designare una pianta che ispirava un sacro orrore. Si tratta di nomi di
forte connotazione come sono quelli utilizzati per le piante molto velenose. Nei villaggi della valle tutti sanno che questa pianta non commestibile per la sua tossicit. Quando il mal di denti forte si usa preparare un
colluttorio bagnando i semi contenuti nelle capsule dei frutti maturi con
acqua calda.
Nei campi cresce lassenzio, Artemisia absinthium L., chiamata taxa
(), (russo:    ). Nel mese di agosto il profumo di assenzio cos forte da inondare i prati fioriti.
Villaggio di Kae. Quattro uomini ci danno il benvenuto. sera e ci
invitano a restare a dormire. Riuniti nella stanza che ci ospita, fanno girare tra gli astanti la polvere di nos, una miscela di tabacco e calce, a volte
mescolata con efedra (Ephedra equisetina Bunge) ed estratti vegetali che
provoca un senso di stordimento in chi la assume. La loro allegria, unita
ad una strana aria indaffarata, lascia trapelare qualcosa riguardo
allintenzione di ospitarci. Hanno un progetto in mente ma non capisco
quale. Ci sorprende, nella casa, uno strano andirivieni di giovani che
lequivalente del termine bang, cio il mang, temuto come un veleno mortale: si sarebbe trattato del giusquiamo. Lipotesi non convince del tutto e a questo riguardo
Steblin-Kamenskij nel suo libro sulle piante medicinali del Pamir, Oerki po istorii
leksiki pamirskich jazykov. Nazvanija kulturnych rastenij, Mosca 1982 [Studi sulla
storia del lessico delle lingue del Pamir. I nomi delle piante tradizionali], par. 51-52,
sottolinea come i termini pi antichi che sembrano designare il bang (come lavestico
baha/bangha) siano attestati pi volte in composti che indicano chiaramente una
pianta coltivata (pouru baha che possiede molto bang, ecc.) e non a crescita spontanea come il giusquiamo.
Steblin-Kamenskij riporta anche la testimonianza contenuta in un testo del 1929 di N.
I. Vadilov, e raccolta in Afganistan, dove come sostituto della Cannabis veniva usato
il giusquiamo. evidente che quello che accomunava i due estratti poteva essere
leffetto narcotico, molto pi pericoloso e intossicante per se ottenuto col giusquiamo. Forse allora il termine bang era usato fin dallantichit come sinonimo di stordimento, ubriacatura. Un aiuto nel capire le diverse sfumature che hanno accompagnato questo termine nel corso della storia, potrebbe venire dalle lingue iraniche
antiche e medioevali, dove bang (mang) viene descritto con carattere bivalente: a
volte come letale, a volte come allucinogeno. Si veda a questo proposito la voce bang
redatta da Gherardo Gnoli, in Encyclopdia Iranica (disponibile online al seguente
indirizzo: http://www.iranica.com/newsite/).

113

P. DELAINI, Raccogliendo piante officinali sulle montagne del Tajikistan

trasportano attrezzatura elettronica. In pochi minuti, in quel villaggio di


fango e paglia, a quasi tremila metri di altitudine, la stanza si trasforma in
un centro multimediale dotato di video, Hi-Fi e amplificatori. Unantenna
parabolica permette di sintonizzarsi con le principali tv digitali europee.
Dopo la sorpresa iniziale comincia la discussione sui gusti televisivi.
Quello che va di pi sono video musicali dove la cantante, dai lineamenti
che la connotano immediatamente come una bella donna iraniana, abbigliata in modo molto sensuale, si trova coinvolta in improbabili storie
damore ambientate sullo sfondo di una citt occidentale dai contorni
pacchiani e sguaiati. La cosa si protrae per ore. Gli anziani del villaggio
vengono in visita, ma non si pu parlare con tutto quel rumore. Poi si
alzano ed escono, come per lasciare i giovani alle loro strane passioni. Il
mio compagno di viaggio, il francese ric, sorprende tutti ritirandosi in
preghiera in un angolo della stanza e recitando una Sura del Corano.
Tanto fervore religioso, nato spontaneamente nellanimo di un occidentale, non pu passare inosservato. Uno dei giovani, appassionati di nuove
tecnologie, estrae dalla sua borsa alcune cassette dove un imam discute di
teologia. Due ore di questo catechismo radiofonico concludono la serata.
La mattina, uscendo dalla stanza, i prati sono ricoperti di fiori rossi, ma
non sono campi di papaveri. Sono i fiori di lola ( ), Roemeria refracta
Steven, (russo:    ).
Villaggio di Gharmen. Goldasta non sta bene. La malattia non sembra
trovare spazio nella vita di una donna che deve, da sola, adempiere alle
incombenze di un intero nucleo familiare. Ai campi, alla stalla, alla mungitura, alla cucina. La sua assenza significa solo che ha trovato il tempo di
aggiungere un altro lavoro importante nel suo, gi affollato, ruolino di
marcia. Ma la donna non lascia trapelare nulla. Lunico segnale di malattia la presenza della pianta parp, la Genziana olivieri Griseb.,
  (russo:    ) comparsa sul piano della cucina.
Molte volte al giorno, per una settimana, Goldasta beve un infuso fatto di
parp. Taglia alcuni fiori dal mazzo appeso vicino al pistik, la stanza che
funge da dispensa, e lo mette in ammollo a macerare nellacqua. Poi nella
teiera con lacqua calda. Altri tre mazzi di fiori sono appesi sopra la cucina del villaggio, per un pronto utilizzo. Uno pudina (
), la Mentha asiatica Boriss., (russo:    ), ottima per una tisana dissetante2. Laltro il fiore giallo del gul-i zard (  
), Pseudohandelia
2

Steblin-Kamenskij, op. cit. par. 113, si sofferma sul significato etimologico della
parola pudina, menta. I termini delle lingue del Pamir per definire la menta ap-

114

A Scuola di Pace III


Si vis pacem para pacem

umbellifera (Boiss.) Tzvelev, il cui nome russo 




  . Goldasta ci spiega, mentre impasta il korut, la ricotta da seccare al sole, che questa pianta viene data anche alle donne dopo il parto.
Si tratta di un tonico dalle propriet astringenti. Intorno alla cucina crescono altre piante di interesse medicamentoso. Come il tarassaco ( ),
Taraxacum officinale G.H. Weber ex Wiggers, (russo:
 
 ), conosciuto anche qui per le sue propriet disintossicanti
e diuretiche ma attualmente poco utilizzato nella farmacopea locale. Oppure la pianta di barg-i zulf (  ), la piantaggine, Plantago
major L., (russo: 
    ), molto utilizzata in passato per
lenire fastidiose irritazioni, sembra passata oggi di moda. Intorno al villaggio cresce anche la malva che ha trovato spazio nella farmacopea
locale, come ricorda larcheologa russa Peereva nei suoi quaderni di
viaggio risalenti al 1927, ma oggi sembra dimenticata. Per nulla dimenticate sono le piante aromatiche come lanice stellato (
), (russo:   ), che insaporiscono ancora i piatti locali.
Villaggio di Pullarovt. Una sola, numerosa famiglia popola quello che
sembra un avamposto costruito ai confini del mondo abitabile. anche il
villaggio che riflette le tradizioni pi arcaiche. Due orecchie di pecora
sono appese a seccare sul filo per stendere i panni. Ogni anno, al mio
arrivo ne ritrovo un paio, puntualmente, appese l, ma non chiedo a cosa
servono per paura di dovermi arrampicare in complessi percorsi sul significato della terapia e delluso del corpo animale.
Si mangiano; me lo dicono loro. Meno male.
Pullarovt il villaggio che conserva le tradizioni pi arcaiche. Qui ho
trovato testimonianze delluso terapeutico di medicamenti che negli altri
villaggi della valle sono solo un lontano ricordo. Posso cos toccare con
mano lolio di coturnice, preparato a partire dalla cottura delle viscere
della pernice di montagna. Si usa come un collirio, per gli occhi irritati
dal sole che qui brucia fortissimo. Ma c anche il mumyo, , un

partengono al patrimonio lessicale di un circolo culturale, ed per questo difficile risalire ad etimologie antico-iraniche. Tuttavia la somiglianza tra i termini di
questarea suggerisce un antico prestito iranico comune: paraci bn, pasto wan,
persiano e tagico pdina, curdo pun, uaco wadn, ecc. Abaev fa risalire losseto bitna
menta dal giorgiano pitna che avvicina a sua volta ai termini europei, latino mentha, russo miata. possibile un avvicinamento etimologico al persiano pyiz cipolla.

115

P. DELAINI, Raccogliendo piante officinali sulle montagne del Tajikistan

rimedio di origine minerale3. Si tratta di un estratto bituminoso, dal colore


nero, che, spalmato sulla pelle irritata, dimostra un buon potere lenitivo.
In cucina ci sono appesi sacchi di funghi ed erbe utili per preparare il
pasto. La raccolta di piante alimentari spontanee, in luoghi cos lontani ed
impervi, aiuta ad amministrare le risorse quando il calcolo per le riserve
alimentari, nella stagione invernale, deve essere molto attento.
Un pastore che incontro vicino al villaggio mi dice di sapere dove si
raccoglie la base minerale per il mumyo. Mentre parliamo estrae qualcosa
di metallico dalla tasca. Con pochi movimenti veloci monta tre blocchi di
ferro con un manico di legno. Ne salta fuori un lungo archibugio. il suo
fucile. Un vecchio attrezzo dallaria vissuta, proprio come la sua.
Villaggio di Gharmen-i bolo. La strada per arrivare circondata da
siepi fiorite di rose selvatiche dai fiori di colore giallo. La pianta la Rosa
kokanica Regel. Le siepi inondano il sentiero di profumo. Ai miei compagni di viaggio sembra impossibile che una pianta cos bella sia cresciuta spontaneamente. Credono sia stata seminata dagli abitanti del luogo.
Camminiamo tra stazioni di orchidee spontanee, come la Orchis umbrosa
(Dactylorhiza) Kar et Kir. I prati intorno ai torrenti sono gremiti di piante
di verbasco, Verbassum thapsus L., (russo:    o ).
Ogni tanto, tra le piante, si intravede la sagoma di una marmotta caudata,
dal manto fulvo. Pi sopra, sui pascoli, i cani dei pastori erranti corrono
allimpazzata dietro ai greggi di pecore. I pastori costruiscono bivacchi di
pietra, per ripararsi e raccogliere il gregge durante la notte. Lunico loro
bagaglio sono un paio di stivali russi di gomma. Vista dallalto, la valle
sembra una specie di Eden, un luogo paradisiaco e solitario, dove gli
uomini vivono ospiti della montagna.
Villaggio di Pskon. Entrando in una casa trovo dei vasetti di vetro contenenti il pik, la resina che sgorga incidendo i fusti della Ferula kokanika
Regel et Schmalh. Si tratta di un balsamo profumato ricco di sostanze
balsamiche che, disciolto nel latte, risolve molti problemi causati dal
freddo del lungo inverno. Cercando i fusti delle piante, imbocco la strada
3

Una chiara descrizione degli effetti e degli impieghi del mumyo riportata nel testo
di Ju. Nuraliev, Medicina epochi Avicenny, Duanbe, 1981, pp. 162 [Medicina
allepoca di Avicenna]: il mumyo un tipo di resina di montagna. calda e si solidifica in un secondo tempo. Non si divide e non prende fuoco. Si usa quando c una
frattura delle ossa o per un trauma meccanico dei tessuti molli. Ferma le emorragie.
Se viene messa nel naso assieme ad olio, riesce a togliere il mal di testa provocato dal
raffreddore.

116

A Scuola di Pace III


Si vis pacem para pacem

che dal villaggio risale la valle. Alla fine del sentiero si intravede un solo
grande albero che sembra sospeso nel nulla tra le rocce ripide. Lalbero
cresce nel luogo dove si gode di una vista migliore. Mi chiedo se sia
sacro, un mazor o qualcosa daltro. Poi vedo che intorno la terra mossa
e, tra i sassi, sepolte sotto la terra, si intravedono delle casse di legno. il
cimitero del paese: senza lapidi, n indicazioni che possano raccontare la
storia di chi non c pi. Solo un grande albero, il silenzio e la bellezza
del posto sono testimoni di quanto accaduto.
Villaggio di Mar!timain. Sul tavolo alcune piante di Achillea millefolium L., chiamata kor", (russo:    ). Le
donne raccolgono il xiifa, Tragopogon pamiricum Ikonn, (russo:
#   
 ). Ci ospitano per prender un t. La madre si
allontana lasciando le due giovani figlie in compagnia mia e della mia
compagna di viaggio. Ci portano un sacco di cose buone, dolci e torroni.
Ci chiedono subito se siamo sposati. Poi manifestano un interesse evidente per gli argomenti riguardanti matrimonio e vita di coppia nel nostro
paese. Conoscono tutti gli uomini in et da marito della valle. Ma dei
luoghi sanno poco. In breve mi rendo conto che il loro raggio di spostamento stato sempre molto breve. Il mondo conosciuto, per le due ragazze, si allarga per un raggio di pochi chilometri. In citt sono state solo tre
volte. Quanto alla valle, hanno risalito il fiume solo fino al paese di Ta!-i
$anor, distante solo un paio dore di cammino. Il loro mondo come un
microcosmo, ravvivato, di quando in quando, dai racconti degli ospiti che
giungono al villaggio.
Villaggio di Kul. Un ragazzino, sulla soglia di una casa, sposta una
tenda e lascia intravedere una struttura lunga coperta da un tappeto colorato. Sollevando i lembi del manto si scopre una culla con un bimbo appena nato. Un fagotto colorato, avvolto in fasce e protetto dal freddo.
Tutto pensato perch il bimbo venga scoperto il meno possibile. Perfino
la pip esce attraverso un sistema di drenaggio composto da un raccoglitore ed un tubicino cavo, di legno o di osso, il dunoyak. Un buco in fondo
alla culla, il spa, garantisce luscita dellurina. Il bambino rester cos
protetto dallinvolucro, dalle fasce, e da un serie di amuleti, per attraversare il periodo pi difficile della sua vita, quello dei primi tre anni. Sul
tavolo, vicino alla culla, mazzetti di mentuccia, jamilak, Ziziphora brevicalyx Juz., (russo:
).
Ogni cosa, in questi villaggi, sembra ripetersi da tempo immemorabile.
Ogni oggetto tradizionale ha un nome e concorre a formare il vocabolario
di una lingua costruita sul lavoro di pastori, agricoltori e artigiani. I nomi
delle piante occupano una parte molto consistente nel dizionario della
117

P. DELAINI, Raccogliendo piante officinali sulle montagne del Tajikistan

lingua yaghnobi. Questo testimonia una convivenza antica con il mondo


della montagna e un antico tentativo di conoscerne i segreti.

Fig. 1. Indagine sulle piante mediche di uso tradizionale.

Fig. 2. La raccolta dei campioni.

Fig. 3. Racconti di viaggio a Bidev.

118

Potrebbero piacerti anche