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Strategie non violente al servizio dellImpero

Di Fabio Giovannini
La parabola di Gene Sharp, dal gruppo Abele alla CIA. Ha messo le teorie ecopacifiste a
disposizione del pensiero neocon per abbattere i regimi sgraditi.
Sulla nonviolenza in corso da tempo un dibattito intenso, nella sinistra italiana. Pochi sanno, per,
che i metodi dellazione nonviolenta sono stati messi da anni al servizio dellespansionismo
americano.
Fin dagli anni 80 i movimenti pacifisti italiani hanno discusso molto di un testo in tre volumi scritto
da un professore americano, Gene Sharp, Politica dellazione non violenta (Gruppo Abele, 19861997), vero manuale per lazione nonviolenta, fondata sulla disobbedienza civile, ma spinta fino al
sabotaggio. Un testo tuttora consigliato dagli ecopacifisti perch ben lontano da ogni acquisizione
solo verbale della nonviolenza, che non fa i conti con i suoi contenuti forti, come quella meramente
buonista utilizzata da Occhetto a supporto della svolta che port allo scioglimento del Pci. Bene,
proprio in quegli anni Sharp stava compiendo una svolta radicale. La sua Albert Einstein Institution
(tra i patrocinatori vi sono diversi ex ufficiali dellesercito USA) iniziava una collaborazione, fatta
di finanziamenti e consulenze, con istituti filo-governativi come il National Endowment for
Democracy (Ned) creato da Reagan nel 1983, il National Democratic Institute (Ndi) presieduto da
Madeleine Albright e lInternational Republican Institute (Iri), fino alla Freedom House, nata
durante la guerra fredda in funzione anticomunista e a lungo presieduto dallex capo della Cia
Woolsey. A portare ulteriori sostegni economici ci pensavano le fondazioni del miliardario Soros.
Gli Usa si rendevano conto che lesportazione della democrazia con le bombe non sempre funziona.
Il progetto, allora, era di studiare le tecniche per ci che stato definito il colpo di stato
postmoderno: come abbattere i regimi sgraditi a Washington puntando sulla societ civile. Nel
mirino cerano inizialmente i paesi del blocco sovietico e la Cina (le prime consulenze di Sharp
sono state per i moti di piazza Tiananmen e per il movimento di Vaclav Havel in Cecoslovacchia).
Nel frattempo Sharp suggeriva le tecniche per resistere a una fantomatica invasione sovietica
dellEuropa in Verso unEuropa inconquistabile (Gruppo Abele 1989, con introduzione di
Gianfranco Pasquino, ma ledizione originale aveva una prefazione dellambasciatore anticomunista
George F. Kennan, sostenitore del contenimento sovietico allepoca della guerra fredda),
teorizzando la nascita di migliaia di gruppi di resistenza molto simili alla nostra Gladio. Dopo la
scomparsa dellUrss, Sharp ha perfezionato le sue tesi in un altro libro, From Dictatorship to
Democracy (1993) e le ha sperimentate sul campo nel 1999, quando i bombardamenti della Nato
non erano bastati a piegare lex Jugoslavia e a rovesciare Milosevic. Allora si scelse un altro tipo di
ingerenza, con lappoggio dellAlbert Einstein Institution: si d vita al gruppo Otpor (Resistenza)
che alle elezioni presidenziali del 24 settembre 2000 accusa Milosevic di brogli elettorali. Ne
conseguono manifestazioni e pressioni mediatiche fino a ottenere la caduta di Milosevic.
Il modello Sharp era vincente: non le semplici tecniche di azione nonviolenta, ma ingenti
finanziamenti ai gruppi di opposizione, stretta collaborazione con gli ambasciatori americani,
appoggio dei mezzi di informazione e uso delle Ong per monitorare le elezioni accusando i singoli
regimi di frodi elettorali. Dopo il successo di Otpor, il modello Sharp viene ripetuto in Georgia,
portando alla caduta di Shevardnadze, e in Ucraina alla destituzione di Kuchma. I due colpi di stato
nonviolenti hanno subito messo in allarme i governanti bielorussi, uzbechi, kazachi e kirghizi che
hanno spesso denunciato ingerenze occidentali attraverso gruppi sostenuti da Sharp. Il professor
Sharp non si fermato: nel 2002 ha tenuto corsi di formazione per lIraqi National Council e ora
nella lista dei paesi da sovvertire ci sono Cuba e Iran. Ma c un caso che finora non ha dato i
risultati sperati alla nonviolenza di Sharp: il Venezuela. Le lotte contro il presidente Chavez,
inviso agli Usa, sono state organizzate con la collaborazione dellAlbert Einstein Institute fin dal
2002. Anche in Venezuela si grid ripetutamente ai brogli elettorali e si portarono in piazza i
contestatori, ma persino gli osservatori internazionali dovettero riconoscere che il voto si era svolto
regolarmente e Chavez siede ancora al suo posto.

Resta il fatto che il colpo di stato postmoderno spesso riesce. Quello che mancava alla nonviolenza
di Sharp per vincere era una cosa: i soldi. E solo grazie ai soldi americani i metodi nonviolenti di
Sharp sono riusciti a risultare efficaci. Soldi, uso spregiudicato dei media e appoggio logistico delle
ambasciate Usa: non cerano questi elementi essenziali, nei primi libri di Sharp. Il teorico
americano evidentemente ha fatto i conti con la realt.
Oggi gli Usa uniscono quindi la violenza (le guerre di invasione) con le tecniche nonviolente (la
destabilizzazione e il rovesciamento di regimi sgraditi), differenziandole di volta in volta. Certo, si
potrebbe preferire unespansione dellimperialismo democratico Usa senza spargimenti di sangue:
ma sarebbe solo unillusione. A Washington si sceglie la violenza o la nonviolenza solo in virt
della loro maggior efficacia, caso per caso.
Il colpo di stato non violento
1. Manifestazioni di piazza apparentemente spontanee, in realt accuratamente organizzate con
perfezione militare: squadre di militanti nonviolenti, analoghe a squadre di soldati, che si
tengono in contatto costante con i cellulari e usano Internet (posta elettronica e blog) e messaggi
sms per coordinare le manifestazioni di piazza e diffondere le accuse di corruzione.
2. Diffusione di sondaggi elettorali sfavorevoli ai regimi che si vuole sovvertire e operazioni di
monitoraggio delle elezioni volte a dichiarare sempre e comunque che sono stati commessi dei
brogli, per suscitare il risentimento delle popolazioni.
3. Appoggio dei grandi media internazionali, per veicolare tra laltro immaginifiche e rassicuranti
definizioni per le rivolte (rivoluzione di velluto in Cecoslovacchia, rivoluzione delle rose in
Georgia, rivoluzione arancione in Ucraina).

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