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CAPITOLO 3 ELEMENTI FONDAMENTALI DI DOMANDA E OFFERTA

Esiste una precisa relazione tra il prezzo di mercato di un bene e la quantit richiesta, a condizione che tutti gli altri
elementi rimangano costanti: tale relazione tra prezzo e quantit acquistata detta scheda di domanda o curva di
domanda.
Legge della domanda con pendenza negativa: se il prezzo di un bene aumenta (e gli altri elementi rimangono
costanti), gli acquirenti tendono a comperare quantit minori di quel bene. Analogicamente, se il prezzo diminuisce (e
gli altri elementi non variano), la quantit domandata aumenta.
La curva di domanda del mercato si ottiene sommando le quantit domandate da tutti gli individui a ogni livello di
prezzo.
Una serie di fattori determinano quale sar la quantit domandata a un dato prezzo:
1. il reddito medio dei consumatori: se il reddito degli individui aumenta, essi tendono ad acquistare maggiori
quantit di tutti i beni, anche se il prezzo non subisce variazioni;
2. le dimensioni del mercato, supponendo che esse dipendano dal numero di abitanti, hanno un chiaro effetto
sulla curva di domanda;
3. i prezzi e la disponibilit dei beni correlati: una relazione particolarmente importante si ha tra i beni
sostitutivi, beni cio che tendenzialmente hanno la medesima funzione e quindi possono essere sostituiti
nellutilizzo da parte del consumatore;
4. i gusti o preferenze: i gusti esprimono una variet di influenza culturali e storiche;
5. influenze particolari;
Le variazioni di fattori diversi dal prezzo di un bene che influiscono sulla quantit acquistata sono definite variazioni
della domanda, che aumenta (o diminuisce) quando aumenta (o diminuisce) la quantit richiesta a ciascun livello di
prezzo.
La scheda di offerta di un bene mostra la relazione esistente tra il prezzo di mercato e la quantit di tale bene che le
imprese desiderano produrre e vendere, a parit di altri fattori. Lofferta del mercato rappresenta la somma di tutte le
offerte individuali.
Uno dei principali elementi che influenzano la curva di offerta il costo di produzione. Se i costi di produzione di un
bene sono bassi rispetto al suo prezzo di mercato, vantaggioso produrne in grandi quantit. I costi di produzione
sono determinati soprattutto dai prezzi dei fattori produttivi e dal progresso tecnologico.
Un altro importante elemento che influenza i costi di produzione rappresentato dal progresso tecnologico, ovvero i
cambiamenti nelle tecniche produttive che riducono la quantit dei fattori necessari a produrre una determinata
quantit di output.
Lofferta influenzata anche dai prezzi dei beni correlati, in particolare quei beni che ne processo produttivo
rappresentano output facilmente sostituibili luno con laltro. Se il prezzo del bene aumenta, lofferta di un suo bene
sostituivo diminuisce. Anche le politiche governative hanno una notevole influenza sulla curva di offerta. Infine, sulla
curva di offerta si ripercuotono influenze particolari (ex. condizioni atmosferiche).
Le variazioni di fattori diversi dal prezzo di un bene che influiscono sulla quantit offerta sono definite variazioni
dellofferta, che aumenta (o diminuisce) quando aumenta (o diminuisce) la quantit offerta a ciascun livello di prezzo
di mercato.
Lequilibrio di mercato si verifica al prezzo al quale la quantit domandata eguaglia la quantit offerta. Al livello di
equilibrio non vi alcuna tendenza al ribasso o al rialzo del prezzo. Il prezzo di equilibrio di mercato indica che le
quantit domandate e le quantit offerte si eguagliano e sia i produttori sia i consumatori sono soddisfatti.
Il prezzo e la quantit di equilibrio si trovano a quel livello in cui la quantit offerta corrisponde alla quantit
domandata. In un mercato concorrenziale lequilibrio dato dallintersezione delle curve di domanda e di offerta. Al
prezzo di equilibrio non si verificano eccessi di domanda o di offerta.
La variazione degli elementi che influenzano la domanda e lofferta comporta spostamenti delle curve di domanda o di
offerta, e dunque cambiamenti dellequilibrio di mercato relativamente a prezzo e quantit.
Lelasticit della domanda rispetto al prezzo la variazione percentuale della quantit domandata divisa per la
variazione percentuale del prezzo. Lelasticit rispetto al prezzo dei singoli beni dipende da fattori economici e tende a
essere pi elevata per i beni di lusso, quando sono disponibili beni sostitutivi e quando i consumatori hanno pi tempo
per adattare il loro comportamento alla nuova situazione.

quando una variazione di prezzo dell1% genera una variazione della quantit domandata superiore all1%, si
ha una domanda elastica rispetto al prezzo;
quando una variazione di prezzo dell1% produce una variazione della quantit domandata inferiore all1%, si
ha una domanda anelastica rispetto al prezzo;
un importante caso speciale la domanda a elasticit unitaria, che si ha quando la variazione percentuale
della quantit uguale alla variazione percentuale del prezzo.

Per evitare qualsiasi ambiguit, si utilizza sempre il prezzo medio come base per il calcolo delle variazioni di prezzo.
Analogicamente, la quantit media viene usata come base per misurare la variazione percentuale della quantit.
NEI GRAFICI: pi in generale, sopra il punto intermedio M di qualsiasi linea retta la domanda elastica, cio Ep > 1.
Nel punto intermedio la domanda a elasticit unitaria, cio Ep = 1. Sotto tale punto la domanda anelastica, cio Ep
< 1.
Se lelasticit della domanda rispetto al prezzo nota, si pu calcolare quali saranno gli effetti di una variazione del
prezzo sul ricavo totale:
se la domanda anelastica rispetto al prezzo, una diminuzione del prezzo riduce il ricavo totale;
se la domanda elastica rispetto al prezzo, una diminuzione del prezzo aumenta il ricavo totale;
nel caso limite della domanda a elasticit unitaria, una diminuzione del prezzo non modifica il ricavo totale.
Lelasticit dellofferta rispetto al prezzo misura la variazione percentuale della quantit offerta divisa per la
variazione percentuale del prezzo.
Supponiamo che la quantit offerta sia fissa, questa la situazione limite di offerta perfettamente anelastica, o di
curva di offerta verticale. Allestremo opposto, supponiamo che una riduzione minima del prezzo faccia precipitare a
zero la quantit offerta e che, al contrario, un aumento minimo determini unofferta indefinitamente ampia. In questo
caso la curva di offerta orizzontale e questa la situazione opposta di offerta infinitamente elastica.

Nei casi compresi tra questi due estremi, lofferta viene definita elastica o anelastica a seconda che la variazione
percentuale della quantit sia maggiore o minore della variazione percentuale del prezzo.

CAPITOLO 6 ANALISI DEI COSTI


Il costo totale (CT) rappresenta il costo minimo totale necessario per produrre ciascun livello di output q e aumenta
al crescere di q.
Il costo fisso (CF) rappresenta la spesa totale che deve essere sostenuta anche se non viene prodotto nulla e non
influenzato dalle variazioni della quantit di output.
Il costo variabile (CV) rappresenta le spese che variano al variare del livello di output e include tutti i costi diversi da
quelli fissi.
CT = CF + CV
Il costo marginale (CM) un concetto fondamentale delleconomia e indica il costo aggiuntivo sostenuto per produrre
ununit addizione di output. Tale costo in alcuni casi molto limitato, in altri, al contrario, pu essere elevato.
Consideriamo, ad esempio, una societ elettrica: in circostanze normali essa in grado di produrre energia a
sufficienza utilizzando esclusivamente gli impianti pi efficienti e meno costosi, ma in una calda giornata estiva,
quando in tutte le abitazioni vengono accesi i condizionatori daria e la domanda di energia elettrica molto elevata,
possibile che limpresa sia costretta a impiegare anche i generatori pi vecchi e meno efficienti.
Il costo totale medio o unitario (CU) dato dal costo totale diviso per il numero di unit prodotte. Esso pu essere
diviso in variabili (CVU) e fisso (CFU).
Quando il costo marginale inferiore al costo totale unitario, il primo spinge il secondo verso il basso;
Quando il costo marginale uguale al costo totale unitario, questultimo non sale e non scende e si trova al
livello minimo;
Quando invece il costo marginale superiore al costo totale unitario, il primo spinge il secondo verso lalto.
Quali sono i fattori che influenzano la curva dei costi di unimpresa? In primo luogo, i prezzi dei fattori produttivi quali il
lavoro e la terra sono elementi determinanti per i costi. La curva dei costi di unimpresa dipende per direttamente
anche dalla sua funzione di produzione.
Anche per quanto riguarda i costi bisogna fare una distinzione tra breve e lungo periodo:
Nel breve periodo possibile modificare solo gli input variabili, quali materie prime e lavoro, dato che i fattori
fissi, come gli impianti e le attrezzature non possono essere modificati. Nel breve periodo, quindi, i costi del
lavoro e dei materiali sono tipicamente variabili, mentre i costi di capitale sono fissi.
Nel lungo periodo possibile modificare tutti gli input, compresi attrezzature e capitale, conseguentemente,
tutti i costi sono variabili.
Ogni impresa deve decidere come produrre il proprio output.
REGOLA DEL COSTO MINIMO: per produrre un dato livello di output al costo minimo, unimpresa deve acquistare i
diversi input fino a quando il prodotto marginale per euro speso per ciascun input uguale.
Una conseguenza della regola del costo minimo la regola della sostituzione: se il prezzo di un fattore diminuisce e
quelli di tutti gli altri fattori rimangono costanti, alle imprese converr sostituire il fattore divenuto meno caro agli altri
fattori.
Per stabilire se limpresa sta realizzando un utile, necessario analizzare il conto economico o conto profitti e
perdite.
Utile netto = ricavo totale costi totali
Le prime tre categorie di costo in linea di massima corrispondono al costo variabile dellimpresa, o costo delle merci
vendute. Le tre categorie successive rappresentano invece i costi fissi dellimpresa, che dunque non possono essere
modificati nel breve periodo. Unaltra voce che troveremo nel conto economico quella dellammortamento. Esso si
riferisce al costo annuale dei beni capitali. Lammortamento annuo pu essere calcolato utilizzando varie formule, ma
tutte comunque basate su due principi essenziali: la somma totale dellammortamento per la durata delle attivit deve
essere uguale al costo storico del bene capitale o prezzo dacquisto e lammortamento si calcola in quote annue per la
durata contabile dellattivit, che di solito connessa alla sua effettiva durata economica.
La contabilit aziendale comprende anche lo stato patrimoniale o bilancio, ovvero un resoconto della situazione
finanziaria dellimpresa in una certa data. Tale documento registra il valore di unimpresa, di un individuo o di uno
Stato in un determinato momento. Da una parte del bilancio sono riportate le attivit (propriet dotate di valore
economico o diritti posseduti dallimpresa), dallaltra compaiono invece due elementi: le passivit (debiti o
obbligazioni dellimpresa) e il patrimonio netto (o valore netto, dato dalle attivit totali meno le passivit totali).
Unimportante distinzione fra stato patrimoniale e conto economico quella che c fra fondi e flussi. Un fondo
esprime il livello di una variabile in un dato momento. La variabile di flusso ha una dimensione temporale, ossia
influisce nel tempo.
Uno stato patrimoniale deve sempre essere in pareggio in quanto il patrimonio netto un residuo definito come
attivit meno passivit.
Le decisioni hanno un loro costo-opportunit in quanto la scelta di un bene in una situazione di scarsit implica la
rinuncia a un altro bene. Il costo-opportunit il valore del bene o servizio a cui si rinuncia. Essi gravano anche sulle
decisioni aziendali ma non tutti compaiono necessariamente nel conto profitti e perdite poich, in generale, la
contabilit aziendale comprende soltanto le transizioni in cui si verifica un effettivo trasferimento di denaro.

CAPITOLO 19 DOMANDA E OFFERTA AGGREGATA E FLUTTUAZIONI ECONOMICHE


Nel breve periodo le variazioni della domanda aggregata possono esercitare un notevole influsso sul livello globale del
prodotto, delloccupazione e dei prezzi.
Lofferta aggregata (OA) dipende dal livello dei prezzi, dalla capacit produttiva delleconomia e dal livello dei costi.
In generale quando i prezzi sono alti le aziende vorrebbero vendere tutto quello che possono produrre; se invece i
prezzi e i livelli di spesa sono bassi, le imprese possono decidere di produrre poco e si trovano cos ad avere
uneccessiva capacit produttiva.
La domanda aggregata (DA) si riferisce allimporto totale che i diversi settori delleconomia sono disposti a spendere
in un dato periodo: la somma della spesa dei consumatori, delle aziende e dello Stato, e dipende dal livello dei prezzi
oltre che dalla politica monetaria e fiscale e da altri fattori.
Le curve della domanda e dellofferta aggregata si usano spesso come ausilio nellanalisi delle condizioni
macroeconomiche. La curva con pendenza decrescente la rappresentazione grafica della domanda aggregata e indica
la somma di ci che i vari agenti operanti in quelleconomia sono disposti ad acquistare a diversi livelli di prezzi. La
curva con pendenza crescente la rappresentazione grafia dellofferta aggregata, che indica la quantit di beni e
servizi che le aziende sono disposte a produrre e vendere a ciascun livello dei prezzi. Lequilibrio macroeconomico
una combinazione del livello generale dei prezzi e della quantit globale prodotta in cui n gli acquirenti n i venditori
desiderano cambiare i propri acquisti, le proprie vendite o i prezzi.
Un ciclo economico unoscillazione del prodotto nazionale, del reddito e delloccupazione, che di solito dura per un
periodo variabile dai due ai dieci anni, segnato da una diffusa espansione o contrazione nella maggior parte dei settori
delleconomia.
Di solito gli economisti suddividono i cicli economici in due fasi principali: la recessione e lespansione.
Quelle che seguono sono alcune caratteristiche tipiche di una recessione:
Spesso gli acquisti da parte dei consumatori diminuiscono rapidamente, mentre le scorte di automobili e altri
beni durevoli delle imprese aumentano inaspettatamente. Le aziende reagiscono limitando la produzione il PIL
reale cala.
La domanda di manodopera cala: ci si nota innanzitutto nella riduzione della settimana lavorativa media.
Mentre il prodotto diminuisce, linflazione rallenta, e mente la domanda di materie prime scende, i prezzi
crollano.
I profitti delle imprese scendono rapidamente durante le recessioni e, in previsione, i prezzi delle azioni
ordinarie di solito calano, poich gli investitori hanno sentore di una fase decrescente degli affari.
Le teorie esogene individuano lorigine del ciclo economico nelle fluttuazioni di fattori al di fuori del sistema
economico: nelle guerre, nelle rivoluzioni e nelle elezioni politiche.
Le teorie endogene, invece, cercano di individuare allinterno del sistema economico stesso i meccanismi che creano
cicli economici. Un esempio rilevate quello della teoria del moltiplicatore-acceleratore. Secondo il principio
dellacceleratore, la rapida crescita del prodotto stimola gli investimenti, che a loro volta favoriscono una maggiore
crescita del prodotto. A sua volta la crescita pi lenta riduce la spesa per gli investimenti e le scorte si accumulano
tendendo a indurre una recessione delleconomia. Il processo funziona allinverso fino a quando si raggiunge il punto di
minimo, leconomia si stabilizza e inizia la risalita.
Le fluttuazioni del prodotto, delloccupazione e dei prezzi durante il ciclo economico sono spesso provocate da
variazioni della domanda aggregata che si verifica quando i consumatori, le imprese o i governi modificano la spesa
totale rispetto alla capacit produttiva delleconomia. Quando queste variazioni della domanda aggregata determinano
brusche contrazioni leconomia attraversa periodi di recessione o persino di depressione. Una brusca espansione
dellattivit economica pu portare invece allinflazione.
Un modello econometrico un insieme di equazioni che rappresentano il comportamento delleconomia stimato
utilizzando dati storici. I risultati dipendono dalla veridicit dei modelli computerizzati delleconomia. In genere gli
elaboratori di modelli partono da una struttura analitica contenente equazioni che rappresentano sia la domanda sia
lofferta aggregata; sfruttando le tecniche della moderna econometria, ciascuna equazione viene adeguata ai dati
storici per ottenere stime dei parametri; a ogni stadio gli elaboratori di modelli utilizzano inoltre la propria esperienza e
la propria capacit di giudizio per stabilire se i risultati sono verosimili.
In normali circostanze gli addetti alle previsioni compiono un buon lavoro; altre volte, soprattutto quando intervengono
grandi variazioni di politica economica, la previsione si trasforma in un mestiere rischioso.

CAPITOLO 23 IL MODELLO DEL MOLTIPLICATORE


Il modello del moltiplicatore una teoria macroeconomica usata per spiegare come si determina il prodotto nel breve
periodo. Il termine moltiplicatore deriva dalla constatazione che ogni variazione di 1 euro di determinate spese porta
a una variazione del PIL maggiore di 1 euro. Il modello del moltiplicatore presuppone innanzitutto che i prezzi e i salari
siano considerati fissi e che esistano risorse inutilizzate. Inoltre viene eliminato il ruolo della politica fiscale e si
suppone che non esistano reazioni dei mercati finanziari alle variazioni delleconomia.
Lintersezione dei diagrammi degli investimenti e del risparmio il livello di equilibrio del PIL verso il quale tender il
prodotto nazionale. In qualsiasi altro punto il risparmio desiderato dalle famiglie non coincide con gli investimenti
desiderati dalle imprese: questo divario indurr le imprese a modificare i propri livelli di produzione e di occupazione
facendo ritornare il sistema al PIL di equilibrio.
La curva della spesa totale (C+I) mostra il livello di spesa desiderata da consumatori e imprese corrispondente a
ciascun livello di prodotto. Leconomia in equilibrio nel punto in cui la curva C+I interseca la bisettrice degli anni; nel
punto E leconomia in equilibrio perch a quel livello la spesa desiderata per consumi e investimenti eguaglia
esattamente il livello di prodotto totale.
Il moltiplicatore il fattore per il quale si deve moltiplicare la variazione iniziale degli investimenti per determinare la
corrispondente variazione del prodotto totale.
Quando aumentano gli investimenti o altre spese in un sistema economico caratterizzato da capacit in eccesso e
lavoratori disoccupati, buona parte della spesa aggiuntiva si tradurr in prodotto reale aggiuntivo, con incrementi solo
limitati del livello dei prezzi. Man mano che leconomia raggiunge il livello di piena occupazione, per, non sar
possibile indurre una maggiore produzione ai prezzi correnti; pertanto, in condizioni di piena occupazione una spesa
maggiore si tradurr in livelli pi alti dei prezzi anzich in prodotto reale o occupazione pi elevati.
Il modello del moltiplicatore spiega il funzionamento della domanda aggregata mostrando come interagiscono il
consumo, gli investimenti e altre variabili per determinarla; appresenta quindi un caso particolare del modello della
domanda e dellofferta aggregata.
Il presupposto fondamentale nel modello del moltiplicatore che nel breve periodo i prezzi e i salari sono fissi e tutti
gli aggiustamenti delleconomia avvengono mediante il prodotto e loccupazione.
Per comprendere il ruolo dello Stato nellattivit economica necessario guardare alla spesa pubblica e al prelievo
fiscale, insieme agli effetti di tali attivit sulla spesa del settore privato. A questo punto aggiungiamo alla spesa privata
anche la spesa pubblica G per ottenere una curva di spesa C+I+G e tracciare lequilibrio macroeconomico quando nel
quadro inserito lo Stato con la spesa pubblica e le imposte.
Le imposte aggiuntive fanno diminuire i redditi disponibili, che a loro volta tendono a ridurre la spesa per consumi.
chiaro che, se gli investimenti e la spesa pubblica rimangono immutati, una riduzione della spesa per consumi far
scendere il PIL e loccupazione; nel modello del moltiplicatore, quindi, imposte pi elevate senza incrementi della spesa
pubblica tenderanno a far diminuire il PIL reale.
Bisogna tener presente che G comprende gli esborsi dello Stato per beni e servizi, mentre esclude la spesa per
trasferimenti quali il pagamento dei sussidi di disoccupazione o la previdenza sociale, che vengono trattati come
imposte negative; perci meglio ritenere che le imposte (T) qui siano considerate al netto di trasferimenti.
La spesa pubblica per beni e servizi (G) un fattore importante nella determinazione del prodotto e delloccupazione.
Nel modello del moltiplicatore, se G aumenta, il prodotto salir dellincremento di G per il moltiplicatore della spesa. La
spesa pubblica ha dunque il potere di stabilizzare o destabilizzare il prodotto durante il ciclo economico.
Le variazioni del prelievo fiscale rappresentano unarma contro disoccupazione e inflazione potente quasi quanto le
variazioni della spesa pubblica. Il moltiplicatore delle imposte inferiore a quello della spesa di un fattore pari alla
propensione marginale al consumo (PMC):
moltiplicatore delle imposte = PMC x moltiplicatore della spesa

CAPITOLO 25 BANCA CENTRALE E STABILIZZAZIONE


La Banca Centrale Italiana aveva inizialmente una struttura fortemente centralizzata, nella quale le decisioni cruciali
in tema di tassi e di politica monetaria venivano prese in modo indipendente dalle quattro persone che compongono il
direttorio, e in ultima istanza dal Governatore che ne a capo.
I tre principali strumenti di politica monetaria sono:
le operazioni di mercato aperto. Lacquisto o la vendita di buoni del Tesoro in modo permanente o
temporaneo;
la politica del tasso di sconto. La fissazione del tasso di interesse, detto tasso di sconto, al quale le banche
possono prendere a prestito riserve della Banca dItalia;
la politica della riserva obbligatoria. La variazione del rapporto tra depositi e riserva obbligatoria di banche e
altre istituzioni finanziarie presso la Banca dItalia.
Il Sistema Europeo di Banche Centrali (SEBC) composto dalla Banca Centrale Europea e dalle Banche Centrali
Nazionali degli Stati membri.
Per assicurare una maggiore trasparenza e agevolare la comprensione della struttura che svolge le funzioni di BC
nellarea delleuro, il Consilio direttivo della BCE ha adottato il termine Eurosistema.
LEurosistema comprende la BCE e le BCN degli Stati membri che hanno adottato leuro. La BCE dotata di personalit
giuridica ai sensi del diritto pubblico internazionale.
Le BCN dellarea delleuro sono parte integrande dellEurosistema e svolgono i compiti a questo conferiti in conformit
alle regole fissate dagli organi decisioni della BCE. Le BCN possono svolgere funzioni estranee allambito
dellEurosistema sotto la loro responsabilit, a meno che il Consiglio direttivo non ritenga che tali funzioni
interferiscano con gli obiettivi e i compiti dellEurosistema.
LEurosistema e il SEBC sono retti dagli organi decisioni della BCE: il Consiglio direttivo e il Comitato esecutivo. Il
funzionamento degli organi decisionali regolato dal Trattato che istituisce la Comunit Europea, dallo Statuto del
SEBC e dai relativi regolamenti interni. Il Consiglio direttivo, che lorgano decisionale supremo della BCE, comprende
tutti i membri del Comitato esecutivo e i Governatori delle BCN degli Stati membri che hanno adottato leuro.
Le responsabilit principali del Consiglio direttivo sono quelle di:
adottare gli indirizzi e prendere le decisioni necessarie ad assicurare lo svolgimento dei compiti affidati
allEurosistema;
formulare la politica monetaria dellarea delleuro.
Il Consiglio direttivo si riunisce, di norma, ogni due settimane presso la struttura della BCE a Francoforte e alcune volte
in altri Paesi dellarea delleuro.
Lo strumento pi importante a disposizione della BC sono le operazioni di mercato aperto. Vendendo o acquistando
titoli di Stato nel mercato aperto, la BC pu aumentare o ridurre le riserve bancarie; queste cosiddette operazioni di
mercato aperto sono il pi importante strumento di stabilizzazione della BC.
Che cosa accade allofferta di moneta successivamente alla variazione di riserve? Una stretta monetaria sposterebbe
lofferta di moneta verso sinistra, provocando un innalzamento dei tassi di interesse e un calo delle quantit di moneta
domandata: sarebbe proprio linnalzamento dei tassi a determinare una contrazione dei depositi.
Quando le banche prendono in prestito dalla BC dei fondi aumentano cos le riserve bancarie totali; una diminuzione
delle riserve prese a prestito favorisce invece una contrazione delle riserve bancarie totali.
Per le banche commerciali la riserva obbligatoria rappresenta un onere, dal momento che i fondi impiegati come
riserve hanno una remunerazione inferiore a quelli impiegati in modo alternativo. Gli obblighi di riserva sono fissati a
livelli elevati per consentire alla BC di controllare lofferta di moneta e di condurre le operazioni di mercato aperto
assicurando una domanda stabile di riserve.
Il controllo della BC sulle riserve bancarie soggetto a interferenze dallestero, che possono essere compensate se la
BC sterilizza i flussi internazionali. Quando un Paese ha un tasso di cambio fisso deve allineare la politica monetaria a
quella del Paese a cui ha agganciato la sua moneta.
Lofferta di moneta determinata dalle politiche della BC. Fissando gli obblighi di riserva, il tasso di sconto e
soprattutto con operazioni di mercato aperto, la BC determina il livello delle riserve e lofferta di moneta. Le banche e il
pubblico collaborano in questo processo: le banche creano moneta moltiplicando le riserve, il pubblico acconsente a
tenere il denaro in istituti di deposito. Mettendo insieme questi elementi la BC pu determinare lofferta di moneta.
Il meccanismo di trasmissione della moneta ha cinque fasi:
1. Per iniziare il processo, la BC provvede a ridurre le riserve bancarie;
2. Ogni euro di riduzione delle riserve bancarie produce una contrazione multipla dei depositi traibili, diminuendo
quindi lofferta di moneta;
3. La riduzione dellofferta di moneta tender ad aumentare i tassi di interesse e restringere le condizioni di
credito;
4. Con tassi di riduzione pi elevati e minore ricchezza, le spese sensibili ai tassi di interesse tenderanno a
diminuire;
5. Infine, le pressioni delle restrizioni creditizie, riducendo la domanda aggregata, faranno diminuire il reddito, il
prodotto, i posti di lavoro e linflazione.
Il mercato monetario influenzato dalla combinazione del desiderio dei cittadini di detenere moneta (rappresentato
dalla curva di domanda di moneta) e della politica monetaria della BC (diagramma OO). Lintersezione di questi due
fattori determina il tasso di interesse di mercato. Una politica monetaria pi restrittiva fa spostare il diagramma OO
verso sinistra facendo salire i tassi di interesse di mercato. Laumento del prodotto nazionale o del livello dei prezzi fa
spostare la curva DD a destra e fa crescere i tassi di interesse. Lespansione monetaria o la diminuzione della domanda
di moneta hanno leffetto opposto.
Limpatto della politica monetaria sul commercio internazionale rafforza lincidenza sulleconomia interna.
Lespansione della moneta fa scendere i tassi di interesse di mercato, stimolando la spesa per beni sensibili ai tassi di
interesse: gli investimenti delle imprese, ledilizia, le esportazioni nette e simili. Mediante il meccanismo del
moltiplicatore, la domanda aggregata aumenta facendo salire il prodotto e i prezzi oltre i livelli che raggiungerebbero
altrimenti.

OLIGOPOLIO
Significa pochi venditori (pochi un numero che pu variare da 2- 10 o 15 imprese). Il comportamento delle singole
imprese pu influire sul prezzo di mercato.
Se in un mercato ci sono poche imprese, queste possono decidere di cooperare. Se decidono di cooperare attivamente,
si dice che sono in collusione ( molto simile al monopolio). possibile che le imprese colludano tacitamente, ossia
evitano di adottare comportamenti concorrenziali anche in assenza di accordi espliciti.
Quando gli oligopolisti possono colludere per massimizzare i profitti, tenendo presente la loro interdipendenza,
generano prezzi, quantit e profitti di monopolio.
La collusione illegale. Le imprese possono barare sugli accordi, praticando una riduzione segreta dei prezzi. La
crescita del mercato internazionale comporta che molte imprese debbano affrontare unintensa concorrenza.
IL MODELLO DI COURNOT
La concorrenza tra pochi introduce un nuovo aspetto: costringe a tener conto delle reazioni dei concorrenti in seguito a
variazioni dei prezzi e delloutput e introduce nei mercati linterazione strategica.
Il modello di Cournot analizza linterazione strategica nel duopolio e riguarda la quantit prodotta. Ogni impresa
considera come data la quantit venduta dallaltra impresa.
Una volta che il concorrente riuscito ad accaparrarsi in favore una parte della clientela nel mercato, laltra impresa
invece deve accontentarsi e rassegnarsi a fornire il proprio prodotto alla parte residua del mercato.
La domanda residuale di Cournot la relazione fra il prezzo e la quantit di unimpresa, assumendo costante la
quantit prodotta dallaltra.
Funzione di reazione di Cournot esprime il comportamento ottimale di unimpresa in reazione al comportamento
dellaltra impresa.
MODELLO DI BERTRAND
La variabile strategica di interazione il prezzo fissato dallavversario e non la quantit. Limpresa osserva il prezzo
fissato dallaltra impresa e tenter di ridurre il prezzo rispetto a quello fissato dallavversario. Il prezzo minimo
possibile per rimanere nel mercato per ciascuna impresa pari al costo marginale (prezzo e quantit coincide con la
concorrenza perfetta).
DIFFERENZA TRA COURNOT E BERTRAND
Nel caso di Bertrand il prezzo pi basso e la quantit maggiore.
Nel caso di Cournot il prezzo pi alto e la quantit minore.
LA TEORIA DEI GIOCHI
lo studio delle interazioni strategiche tra individui, imprese e nazioni.
Analizza il modo in cui due o pi giocatori o coalizioni scelgono determinate azioni o strategie, che si ripercuotono su
tutti i partecipanti.
Gli economisti usano questa teoria per studiare linterazione tra oligopolisti, le controversie industriali, ecc..
La strategia la seguente: scegliete la vostra strategia chiedendovi quale possa essere il comportamento pi sensato,
tenendo presente che anche il rivale agisce strategicamente nel proprio interesse. Il caso pi semplice la strategia
dominante che si verifica quando un giocatore dispone di una strategia migliore indipendentemente dalla strategia
dellaltra.
EQUILIBRIO DI NASH
Si ha quando nessuno dei due giocatori, data la strategia dellaltro, in grado di migliore la propria. Viene definito
equilibrio non cooperativo, in quanto non si ha collusione e ogni parte sceglie la strategia pi adatta alle proprie
esigenze senza tener conto degli altri giocatori.

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