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NON SIETE ALTRO CHE DEGLI IMBECILLI?

- Raoul Vaneigem
Nel 1898, Zo d'Axa, indignato per la stupidit dominante, scrisse un libello che intitol: Siete
soltanto degli imbecilli!. La constatazione, ahim, non ha perso nulla della sua pertinenza ed
solamente la preoccupazione di non dare adito n al disprezzo n alla generalizzazione che mi
esorta a dargli una forma interrogativa. Non conviene esasperare coloro che il rincoglionimento
mediatico non riuscito a scalfire perch hanno conservato il gusto di vivere, e per i quali
l'intelligenza sensibile prevale sul calcolo economico. Si pu giudicare sconvolgente lo spettacolo
di intere popolazioni rassegnate a putrefarsi da vive nella palude finanziaria che prolifera ovunque,
sterilizza i suoli, inghiotte le conquiste sociali. Ma la funzione dello spettacolo non proprio quella
di intrattenere, agghindando con divertenti volgarit la disperazione, la paura e la rassegnazione,
che sono i migliori sostegni dell'oppressione statale e mafiosa?
Mentre tutte le ideologie la cui voga, ancora ieri, era enorme, sono cadute in disuso dopo avere
ampiamente provato la propria insulsaggine, l'arsenale mediatico tenta di rimettere sulla scena delle
credenze avariate e scadute, macchiate di fango e di sangue. Il capitalismo azionistico mette in
saldo le macerie del passato mentre distrugge il presente. Assicura la vendita promozionale delle
rovine, getta sul mercato delle idee morte alle quali, per quanto ridicolmente fatiscenti esse siano,
viene frettolosamente data una scossa di vita, e facendole ritornare alla moda. Lo Stato e le
multinazionali puntano sulla paura securitaria e sulla peste emozionale per camuffare con gli abiti
nuovi delle ideologie putrefatte e nauseabonde quali il patriottismo, il separatismo, il tribalismo, il
neo-liberismo, il neo-comunismo, il neo-fascismo, la pagliacciata socialista. Favorendo la tendenza
settaria, lo Stato offre delle armi a un razzismo che la sua ipocrisia umanitaria condanna, nello
stesso momento in cui la sua pratica delle espulsioni, dell'anatema e del ghetto lo ravviva.
Che cosa c di pi proficuo per gli affari di un caos in cui ciascuno manifesta il suo odio per l'altro
e il disprezzo di s!
Diversi miliardi circolano nel circolo vizioso della finanza internazionale, delle banche, delle mafie
mondiali, che distruggono o delocalizzano le imprese, aumentando il numero dei disoccupati e
facendo cinicamente pressione sui Governi per diminuire il sostegno agli indigenti. Mentre il denaro
si svaluta, i mercati finanziari si arricchiscono e le popolazioni continuano a votare docilmente per
quelli che le imbrogliano e le persuadono a scucire denaro senza protestare.
C' effettivamente di che indignarsi. Ma l'indignazione un fuoco di paglia in un mondo
consegnato alla glaciazione del profitto. Quella destinata all'effimero se non illumina con il suo
sentimento appassionato il progetto di una vita altra, che abita lintimo della maggior parte delle
persone. Troppi contestatori hanno creduto di portare a un capitalismo, collassante sotto il peso
della sua assurdit, dei colpi che si pretendevano mortali mentre erano solamente dei simbolici
mulinelli di matamoros. La rivoluzione della vita quotidiana non consiste nello sfogarsi, nel
bruciare i simboli dell'oppressione, nel vendicarsi sui fantocci del potere -padroni, poliziotti, uomini
dello Stato. Il vecchio mondo abituato a questi sfoghi che la violenza senza freni concede alle
frustrazioni che essa accumula quotidianamente. Ci che la rappresentazione spettacolare
incapace di afferrare, questa vita clandestina che la erode a poco a poco e sulla quale essa non ha
nessuna presa, perch si nasconde nel cuore di ciascuno.
l, nella clandestinit di esistenze che si cercano, che si elabora lentamente una societ nuova.
l che la gratuit della vita inciter sempre pi a passare sopra i diktat dello Stato mafioso, a non
pagare pi per i beni di una terra che nostra, e non dei commercianti che la devastano. Ovunque
rinasceranno l'esperienza autogestionaria e la democrazia diretta, la gratuit metter tra le nostre
mani un'arma assoluta contro la dittatura dei mercati, dove tutto si vende e si corrompe, a
cominciare dai momenti faticosamente e appassionatamente vissuti ogni giorno.

[traduzione a cura di Andrea Babini]

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