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FICHTE un filosofo tedesco e anche seguace della filosofia kantiana.

La sua ambizione di costruire un sistema grazie al quale la filosofia, cessando di essere semplice
ricerca del sapere, divenga un sapere assoluto e perfetto. Il concetto quello di un sapere che metta in
luce il principio su cui si fonda la validit di ogni scienza. Questo principio lIo o
lautocoscienza: possiamo affermare che qualcosa esiste solo se lo mettiamo in rapporto con la nostra
coscienza e la coscienza tale solo se autocoscienza. In sintesi la coscienza fondamento
dell'essere; l'autocoscienza fondamento della coscienza.
La DOTTRINA DELLA SCIENZA ha lo scopo di dedurre dal principio assoluto che lIo lintero mondo
del sapere e di dedurlo necessariamente. I principi fondamentali della deduzione fichthiana sono tre:
lIo pone se stesso (tesi): ricavato dalla legge dell'identit per cui A=A. Questa legge base
implica un principio ulteriore che l'Io: se vero che A=A dobbiamo presupporre che A esista e
l'esistenza di A dipende da un Io ipotetico che la fa esistere. Ma l'Io on pu affermare l'esistenza di
qualcosa, se prima non afferma la sua, quindi l'Io esiste e pertanto esiste A. Il concetto di Io si identifica
con quello di unattivit creatrice e infinita;
lIo pone il non-io (antitesi): per realizzarsi come attivit, lIo oppone a se stesso qualcosa che, in
quanto gli opposto, un non-io (oggetto, mondo, natura);
lIo oppone nellIo allio divisibile un non-io divisibile (sintesi): avendo posto il non-io, lIo si trova a
esistere sotto forma di io divisibile (=molteplice e finito) limitato da una serie di non-io altrettanto
divisibili (=molteplici e finiti). Il terzo principio rispecchia la situazione concreta del mondo che
formato da una molteplicit di io finiti che hanno di fronte oggetti finiti.
Questi principi chiariscono la dottrina di Fichte che basata sullesistenza di un Io infinito, sullesistenza
di un io finito, perch limitato dal non-io, cio di un soggetto empirico e sulla realt di un non-io, cio
delloggetto che si oppone allio finito ma ricompreso nellIo infinito dal quale posto.
Nella Prima Introduzione alla dottrina della scienza Fichte, dopo aver affermato che idealismo e
dogmatismo sono gli unici due sistemi filosofici possibili, cerca di illustrare i motivi che spingono alla
scelta delluno o dellaltro.
La filosofia non una costruzione astratta ma piuttosto una riflessione sull'esperienza che ha scopo
quello di scoprire il fondamento dell'esperienza stessa.
Il dogmatismo punta sulla cosa astraendo dallio, ossia consiste nel partire dalla cosa in s, o
dalloggetto, per poi spiegare su questa base lio o il soggetto.
Lidealismo punta sullio astraendo dalla cosa, ossia consiste nel partire dallio, o dal soggetto, per poi
spiegare su questa base la cosa o loggetto.
La scelta fra i due sistemi deriva da una differenza di interesse nell'uomo, cio da una presa di
posizione in campo etico. Secondo Fichte, il dogmatismo, che si configura come una forma di realismo
in gnoseologia e di naturalismo o di materialismo in metafisica, finisce sempre per rendere nulla o
problematica la libert. Al contrario, lidealismo, facendo dellIo unattivit creatrice in funzione di cui
esistono gli oggetti, finisce sempre per strutturarsi come una rigorosa dottrina della libert.
Proprio perch la Dottrina della scienza vuole dimostrare che lIo la realt originaria e assoluta che
pu spiegare sia se stesso, sia le cose, sia il rapporto tra se stesso e le cose, Fichthe intraprende quella
via originale del pensiero che lidealismo.
DOTTRINA DELLA CONOSCENZA -> dallazione reciproca dellio e del non-io nascono sia la
conoscenza (la rappresentazione), sia lazione morale. Per quanto concerne la rappresentazione, il
realismo dogmatico ritiene che essa sia il prodotto dellazione di una cosa esterna sullio empirico, e
ammette con ci che la cosa sia indipendente dallio e anteriore a esso. Anche Fichte ritiene che la
rappresentazione sia il prodotto di unattivit del non-io sullio, ma poich il non-io a sua volta posto o
prodotto dallIo, allora unattivit riflessa che dal non-io rimbalza allio.
Di conseguenza, il filosofo si proclama realista perch alla base della conoscenza ammette unazione
del non-io sullio, e anche idealista perch ritiene che il non-io, sia a sua volta, un prodotto dellIo.
Il problema sta nel capire perch il non-io, pur essendo un effetto dellIo, appare come qualcosa di
autonomo e indipendente dallIo stesso. A questo problema, Fichte risponde con la teoria
dellimmaginazione produttiva che lattivit creatrice inconscia degli oggetti, tramite cui lIo,
limitandosi, produce materiali del conoscere.
Sul piano teoretico, la ri-approvazione umana del non-io avviene attraverso una serie di gradi della
conoscenza che vanno dalla semplice sensazione alle pi alte speculazioni del filosofo quindi dalla
sensazione passando per lintelletto fino alla ragione.

DOTTRINA MORALE -> La conoscenza presuppone lesistenza di un io (finito) che ha davanti a s un


non-io (finito) ma non spiega il perch di tale situazione. Il motivo, secondo il filosofo tedesco, di
natura pratica cio riguarda la morale. LIo pone il non-io ed esiste come attivit conoscente solo per
poter agire. Quindi lio pratico costituisce la ragione stessa dellio teoretico. In tal mondo Fichte ritiene
di aver posto su solide basi il primato della ragione pratica sulla ragione teoretica enunciato da Kant.
Il pensiero di Fichte viene dunque denominato idealismo etico: lIo determina il non-io mediante la
libert e il dovere realizzandosi come compito morale finito e sforzo mai concluso di spiritualizzazione
del mondo.

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