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DP1 2002 - Funghi - Fase di Coltivazione e di post raccolta

Assessorato Agricoltura Ambiente e Sviluppo sostenibile

Disciplinari di Produzione Integrata


FUNGHI
(Prataiolo e champignons)

NORME TECNICHE FASE DI COLTIVAZIONE


(Generali e di coltura)

A cura del :

Edizione Gennaio 2002


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DP1 2002 - Funghi - Fase di Coltivazione e di post raccolta

INDICAZIONI GENERALI SULL'APPLICAZIONE DEI DISCIPLINARI DI


PRODUZIONE INTEGRATA
Anno 2002
FASE DI COLTIVAZIONE
Questo disciplinare di produzione integrata stato redatto in conformit con la Deliberazione della
Giunta Regionale n. 2130 del 27/11/2000 di applicazione della L.R. 28/99.
La fase di coltivazione del disciplinare di produzione integrata raccoglie l'insieme delle norme tecniche
che si concludono con la raccolta del prodotto.
Il testo della fase di coltivazione dei disciplinari di produzione integrata suddiviso in due parti:
- parte generale: che raccoglie le indicazioni (vincoli e consigli) comuni a tutte le colture;
- parte speciale: che riporta le indicazioni specifiche per ciascuna specie.
Data tale struttura, fondamentale che le indicazioni contenute nella parte generale vengano
considerate preliminarmente alla lettura della parte speciale.
La edizione 2002 dei disciplinari di produzione integrata rappresenta laggiornamento della edizione
2001.
L'applicazione delle norme contenute in questo Disciplinare vincolante nellambito delle seguenti
attivit:
assistenza tecnica finalizzata alla applicazione delle tecniche di produzione integrata finanziata ai
sensi della LR 28/98 - progetti provinciali ed interprovinciali di assistenza tecnica;
assistenza tecnica finalizzate alla applicazione delle tecniche di produzione integrata previsti dal Reg.
(CE) 2200/96 (OCM ortofrutta);
adozione del marchio collettivo Qualit Controllata (L.R. 28/99);
Le indicazioni tecniche riportate in questo disciplinare sono suddivise in norme vincolanti ed in
consigli tecnici. Le norme vincolanti sono espresse come tecniche ammesse o tecniche non
ammesse (i vincoli possono quindi essere espressi in forma positiva o negativa); i consigli tecnici e
quindi le pratiche colturali che non sono vincolanti, sono espresse come tecniche consigliate o
tecniche sconsigliate.
All'interno del testo del disciplinare i vincoli sono evidenziati con una retinatura (di tipo
analogo a quello che evidenzia questo capoverso). Le restanti indicazioni, pur non essendo
vincolanti sono da considerarsi funzionali alla applicazione dei vincoli e comunque idonee al
raggiungimento di un ottimale risultato tecnico-ambientale.
Ulteriori informazioni circa la applicazione nell'ambito della L.R. 28/98 o sulle modalit di
concessione d'uso del marchio regionale e, pi in generale, sull'applicazione della L.R. 28/99, possono
essere richieste presso l'Assessorato regionale all'Agricoltura.
REGISTRAZIONI AZIENDALI RELATIVE ALLA FASE DI COLTIVAZIONE (L.R. 28/98, L.R. 28/99 E Reg.
(CE) 2200/96)
Ai fini della verifica della applicazione dei disciplinari, sia ai sensi della L.R. 28/98,che della L.R.28/99
e del Reg. (CE) 2200/96, sono richieste le seguenti registrazioni, da riportare sulle schede allegate:
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- dati anagrafici;
- dati agronomici degli appezzamenti: cultivar, superficie, anno impianto (solo colture arboree),
rotazione (solo colture erbacee ed orticole);
- fertilizzazioni;
- trattamenti insetticidi, acaricidi, fungicidi, erbicidi e fitoregolatori;
- rilievi per giustificazione degli interventi (solo per le avversit per le quali necessaria, definite nella
parte speciale);
- piogge (registrazione non richiesta se sostituita da altra documentazione di valenza aziendale a
disposizione del tecnico, ad es. capannina meteo o dati radar);
- date di raccolta;
- indici di maturit (obbligatori solo per la L.R. 28/99 e per le specie che riportano nell'indicazione
nella parte speciale);
- irrigazioni (e eventuali altre operazioni colturali se richieste nella parte speciale).

NORME PER L'APPLICAZIONE

DEI DISCIPLINARI PER L'OTTENIMENTO DEL MARCHIO "QC"

(L.R. 28/99)

I criteri e le modalit di esecuzione dei controlli devono essere realizzate coerentemente con quanto
definito dalle deliberazioni n. 640 del 1/3/2000 n. 840 del 22/5/2001.
DEROGHE AI DISCIPLINARI DI PRODUZIONE
Le eventuali deroghe all'applicazione delle norme tecniche obbligatorie contenute nei disciplinari di
produzione integrata sono concesse da:
-

Servizio Fitosanitario Regionale per le tecniche di difesa integrata e di controllo delle infestanti
relative alle fasi di campo;

Servizio Produzioni vegetali per le altre tecniche colturali della fase di campo e per le tecniche
relative al post raccolta.

Le richieste devono essere formulate per iscritto (lettera o fax) dai soggetti attuatori (progetti di
assistenza tecnica) o dalle aziende interessate (L.R. 28/99), o da loro delegati, precisando:
-

l'intestazione e l'ubicazione dell'azienda;


la coltura e la variet per la quale si richiede la deroga;
la tecnica alla quale si intende derogare e quella che si propone di adottare in alternativa (per difesa e
diserbo, anche l'avversit che si intende combattere);
le motivazioni tecniche che la giustificano la proposta alternativa.

Allo scopo di consentire lespressione di un parere, e per consentire la esecuzione di eventuali


sopralluoghi in azienda, si richiede di presentare con sufficiente anticipo la richiesta di deroga.
Per quanto riguarda le deroghe alle norme relative alle pratiche fitosanitarie e di controllo delle
erbe infestanti entro i due giorni lavorativi successivi al ricevimento della richiesta il Servizio
Fitosanitario regionale dar una risposta.
Per quanto riguarda le deroghe alle norme relative alle pratiche di fertilizzazione il Servizio
Produzioni vegetali fornir una risposta entro 10 giorni lavorativi successivi al ricevimento della
richiesta.
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LAssessorato regionale provveder a trasmettere copia della risposta alla richiesta di deroga al
richiedente ed al Servizio Provinciale Agricoltura competente per territorio (nonch agli eventuali
ulteriori organismi di controllo incaricati).
Qualora si verifichino particolari situazioni, tali da determinare per ampie zone la necessit di adottare
pratiche agronomiche, di difesa e di diserbo diverse da quelle previste dalle norme tecniche degli allegati
precedentemente richiamati, lAssessorato regionale provveder a darne comunicazione tramite i
Bollettini provinciali agrometeorologici.
In tali casi nei Bollettini saranno precisate le soluzioni alternative autorizzate e l'ambito territoriale nelle
quali sar possibile applicarli.

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FASE DI COLTIVAZIONE
(Parte Generale)

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1. Vocazionalit climatica.
Prima di realizzare una fungaia, per evitare insuccessi, forzature o eccessivi interventi tecnici si consiglia di
verificare che larea interessata allimpianto sia climaticamente vocata alla coltivazione dei funghi. I costi di
isolamento e forza motrice, infatti, crescono notevolmente dove le temperature si mantengono al di sopra
dei 25C per lunghi periodi. , inoltre, importante tenere presenti le disponibilit di materie prime, di mano
dopera e la domanda di prodotto della zona.
Una fungaia richiede unarea relativamente modesta e non ha importanza se di scarso valore agricolo.
vitale invece che non vi siano problemi di approvvigionamento idrico e che sia costruita in modo da
permettere ai pesanti mezzi di trasporto di accedere alle platee di lavorazione delle materie prime, del
substrato e della terra di copertura.
2. Breve descrizione del ciclo produttivo.
Il ciclo colturale completo dura 100-120 giorni e pu essere ripetuto 2-3 volte in un anno. Nel ciclo
produttivo di un fungo possono distinguersi tre periodi caratteristici: pastorizzazione, incubazione e
raccolta.
La pastorizzazione il processo con cui il substrato, dopo la fermentazione, viene trattato per alcuni giorni
in ambienti appositi in condizioni controllate.
Lincubazione il tempo che il micelio impiega, dopo linseminazione, a svilupparsi in condizioni ambientali
controllate.
Le fasi di fruttificazione e produzione avvengono in condizioni ambientali diverse dalle precedenti.
La raccolta si effettua durante ogni volata, quando i funghi presentano caratteristiche fisiche precise,
diverse nelle tipologie presenti nel disciplinare.
Di seguito vengono approfondite alcune fasi essenziali del ciclo colturale.
2.1. Pastorizzazione
La pastorizzazione pu essere realizzata raccogliendo e comprimendo il composto entro casse di varie
misure che vengono accatastate entro un ambiente appositamente costruito, termicamente isolato, dove
viene immesso vapore per favorire il surriscaldamento del substrato.
A questo metodo, preferito quello in cui il composto viene accumulato in massa entro tunnel appositi. La
massa del composto viene attraversata da un flusso di vapore e di aria. Regolando lintensit e la qualit di
questi elementi vengono condizionati i livelli di temperatura, di umidit, di ossigeno e la concentrazione di
CO2.
Lo scopo della pastorizzazione quello di uccidere tutti gli organismi nocivi (nematodi, uova e larve di
moscerini, funghi dannosi e relative spore ecc.). Durante tale fase, inoltre, vengono portati a termine i
processi biologici e viene favorito lo sviluppo di Actinomiceti e muffe termofili. Il rapporto C/N scende a 15-17
ed il pH passa da un valore di 8,5 ad uno di 7,5 che risulta ideale per la semina. Il contenuto di azoto di
1,8-2,2% quello ammoniacale 0,02% della sostanza secca (5-10 ppm). Alla fine della di pastorizzazione si
ha a disposizione un substrato fortemente selettivo dove i funghi possono crescere in modo di ottimale.
Per ottenere un corretto andamento della pastorizzazione necessario:
- aver sottoposto le celle ad una buona disinfestazione preliminare col vapore;
- disporre di sufficiente vapore preferibilmente regolato con valvola termostatica;
- far circolare laria nelle celle per evitare sbalzi di temperature;
- controllare le temperature a distanza con termometri speciali;
predisporre particolari cure di igiene al momento dello svuotamento del tunnel. Gli attrezzi usati (pale
meccaniche, nastri trasportatori ecc.) devono essere accuratamente puliti; evitare, inoltre, il mescolamento
di composto pastorizzato con materiale inquinante di provenienza esterna al tunnel.

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2.2. Semina
Negli impianti pi razionali, a ridosso delle celle di trattamento con vapore, costruita una stanza dove
viene effettuata la semina. In questa area operativa necessario adottare tutti quegli accorgimenti che
garantiscano la massima pulizia.
Gli operatori devono essere provvisti di tute e scarpe pulite, le attrezzature non devono essere
imbrattate di composto residuo di precedenti lavorazioni e, assieme alle pareti e al pavimento,
devono essere periodicamente lavate e disinfettate.
Allontanare dallarea dellimpianto possibili fonti di inoculo come cumuli abbandonati di prodotti
vari in via di marcescenza.
3. Sistemi di coltura.
In genere si conoscono due sistemi di fungicoltura: il sistema a zona unica e quello a pi zone con molte
variazioni.
Nel sistema a zona unica le operazioni di pastorizzazione, incubazione e raccolta avvengono nello stesso
locale. Con questo sistema la coltura viene di solito praticata in letti fissi, i cosiddetti palchi.
Nel sistema a pi zone, invece, le operazioni di pastorizzazione, incubazione e raccolta avvengono in
stanze separate.
4. Cenni sulle caratteristiche costruttive di una fungaia.
4.1 Localizzazione
Si rimanda a quanto detto nel paragrafo 1.
4.2 Caratteristiche di una stanza di coltura.
Gli ambienti destinati alla produzione possono essere ambienti in muratura, provviste di luce artificiale, e
dotate dimpianto di climatizzazione, funzionale sia al riscaldamento sia alla refrigerazione, in grado di
determinare le condizioni ottimali di crescita. Altre tipologie sono rappresentate da serre rivestite con lastre
ondulate, semitrasparenti di vetroresina. impostante che anche questi ambienti dispongano di un sistema
di condizionamento.
4.2.1 Fondazioni e pavimenti
In generale per avere una buona costruzione raccomandabile una fondazione in cemento rinforzato. Le
modalit di costruzione delle fondazioni dipendono dalla struttura del suolo, dalle regolamentazioni edilizie,
ecc.
I pavimenti sono generalmente in cemento rinforzato, rifinito senza giunti e molto liscio. Un buon
isolamento del pavimento si pu ottenere con la installazione di uno strato di plastica o di tela gommata su
di uno strato molto liscio di sabbia, avendo cura che questi fogli debordino verso i lati dei muri e siano ben
sovrapposti. Sullo strato isolante viene gettato il pavimento di cemento con inserita una sottile rete di
acciaio rinforzato. Per lisolamento del pavimento possono anche venire usati pannelli di sughero, cemento
poroso o pannelli di lana di vetro.
4.2.2 Le pareti
Per mantenere la temperatura della superficie di una parete pi o meno uguale a quella della stanza, i muri
devono essere isolati vale a dire costruiti con un materiale che sia cattivo conduttore.
Per mantenere il materiale di isolamento ben asciutto si devono rifinire i muri interni di cemento poroso
con una vernice impermeabile. Le celle di coltura hanno i doppi muri (muri a intercapedine) con un vuoto
interno. Se si lasciano alcuni fori aperti verso la sommit ed il fondo delle pareti esterne, si crea
nellintercapedine una leggera ventilazione.

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I muri esterni sono costruiti in mattoni e blocchi di cemento. Lintercapedine dei muri esterni sigillata in
sommit da blocchi di cemento in modo da raggiunge un grado di isolamento sufficiente per tutte le fasi del
ciclo produttivo di una fungaia a zona unica.
Nei muri divisori e nei timpani esterni vengono praticate delle aperture per favorire la ventilazione al di
sopra del soffitto.
4.2.3 Il tetto
Lo spazio sopra al soffitto dovrebbe essere ben aerato per mantenere i materiali isolanti del tetto ben
asciutti. Per questa ragione, non consigliabile costruire una fungaia con tetto piatto che abbia anche la
funzione di soffitto. Le fungaie a tetto piatto devono avere tra soffitto e tetto uno spazio libero. In ogni
caso deve sempre essere possibile accedere a questo spazio per ispezioni e sostituzione di materiale isolante.
In zone particolarmente calde con forti radiazioni solari preferibile avere un tetto bianco o colore
alluminio per disperdere notevole quantit di calore.
4.2.4 Palchi
I palchi costituiscono una parte essenziale della costruzione. Essi, infatti, sostengono i letti e generalmente
sono in ferro. Lutilizzo dellacciaio riduce il rischio di contaminazione dei parassiti e virus che possono
sopravvivere anche dopo la fase di pastorizzazione. Ultimamente per le impennate dei palchi si utilizza quasi
esclusivamente 1acciaio galvanizzato o alluminio.
4.2.5 Le porte
Le indicazioni generali date per muri e soffitti valgono anche per le porte. , inoltre, essenziale che esse
abbiano un buon isolamento, siano munite di cardini arrotondati e non avere soglia, ma solo una striscia di
gomma che aderisca al fondo e impedisca il passaggio dellaria.
Le porte inserite nella parete di fondo delle stanze devono essere alte 2,5 m per permettere il passaggio dei
mezzi meccanici usati per il riempimento.
4.2.6 Il corridoio operativo
Il corridoio operativo comprende tutta la larghezza antistante le stanze di coltura ed ricoperto dallo stesso
tetto. Per ragioni logistiche il corridoio operativo non deve essere troppo stretto e comunque non inferiore
a 4 m di larghezza.
Il corridoio di servizio deve essere abbastanza alto da permettere 1'installazione di condotti di ventilazione e
di riscaldamento ecc. La parte del tetto sul corridoio dovrebbe venire isolata ed avere sufficienti aperture
per la ventilazione. L'isolamento necessario per evitare le radiazioni solari in estate e l'eccesso di condensa
e stillicidio sotto il tetto.
4.2.7 Impianto di riscaldamento
La sua presenza di estrema importanza in quanto durante alcune fasi del ciclo produttivo (pastorizzazione
e bruciatura) necessaria una gran quantit di calore che deve essere fornita in tempi brevi. Essa deve
essere fornita velocemente e quindi calore e vapore prodotto dal generatore devono essere disponibili in
grande quantit; generalmente si fa uso di vapore libero.
4.2.8 Ventilazione e circolazione
Il clima allinterno della fungaia sicuramente un fattore preponderante per la produzione, ed in particolare
il tasso di CO2 e di O2 in quanto influenzano moltissimo la crescita e la qualit dei funghi. La gestione
corretta di questi parametri potr avvenire attraverso limpiego di un sistema globale di condizionamento
delle celle.
Per poter controllare la temperatura, 1'immissione di ossigeno e la espulsione dei gas di scarto (anidride
carbonica), necessario cambiare 1'aria nelle celle parecchie volte all'ora. In certi stadi del ciclo produttivo
pu essere necessario raggiungere tassi di circolazione ogni ora che siano 12-15 volte il contenuto della
stanza. quindi indispensabile una buona circolazione dellaria e possibilmente controllare la quantit
dell'aria ventilata e circolata. Lentrata e luscita dellaria possono essere regolate da saracinesche e/o da
ventilatori di estrazione posti ad una testata dellambiente ed alla testata opposta di un impianto di
umidificazione e raffreddamento ad acqua dellaria.
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La determinazione del livello di CO2 pu essere fatto utilizzando fiale contenente reagenti che a contatto
con latmosfera ambiente si colorano a diversi gradi a seconda della % di CO2.
Il movimento e la velocit dellaria possono essere rilevati attraverso luso rispettivamente di fiale fumogene
e di anemometri da posizionare, questi ultimi, in vicinanza del composto e delle bocchette di distribuzione.
4.2.9 Trattamento dellaria
essenziale filtrare e se possibile condizionare 1aria di ventilazione richiesta in ogni stadio del ciclo
produttivo.
noto, infatti, che certe malattie del fungo sono provocate dalle spore, alcune delle quali portatrici di virus,
provenienti da muffe nocive. Quando si scelgono i materiali per i filtri si deve tenere conto della misura
minima delle spore che raggiungono i 4-5 micron (3 micron fino al 98%).
4.2.10 Rifornimento dacqua
La scelta di utilizzare acqua di acquedotti o serbatoi privati determinata dalle condizioni ambientali.
importante che il quantitativo di acqua sia sufficiente e con buona pressione in ogni momento. Per la platea
del substrato e per il cortile di scarico delle materie prime invece indispensabile poter contare su un buon
rifornimento dacqua.
Oltre alla disponibilit importante la qualit dellacqua poich pare che il cloro contenuto nelle acque di
acquedotto possa influire negativamente su sapore e consistenza dei funghi. Sarebbe meglio quindi
prelevare acqua di pozzo, anche per garantire una temperatura costante.
4.2.11 Sistema di umidificazione
Un sistema dirrigazione sospeso e distribuito in tutta la lunghezza dellambiente, consente, mediante
ripetute nebulizzazioni di soccorso, di mantenere ottimali le condizioni di umidit del composto e dellaria.
Per una corretta umidificazione degli ambienti sarebbe opportuno utilizzare getti di vapore in quanto
verrebbero eliminati i problemi legati alla diffusione di batteri trasportati dallacqua.
Vanno pertanto escluse quelle forme di umidificazione che prevedono una distribuzione a pioggia o a
spruzzo che, oltre a non umidificare laria, provocano danni al substrato e ai funghi in accrescimento.
Appositi strumenti quali ligrometro o lo psicrometro (questultimo posizionato in aree dove vi
movimento daria) permettono il controllo del livello di umidit e, tramite collegamenti ad un igrostato,
permettono lautomazione del sistema di umidificazione.
4.2.12 Illuminazione
Quelle che seguono sono indicazioni generali. Nella sezione speciale verranno indicare le condizioni
caratteristiche ad ogni specie.
Nel caso di assenza di finestre , la fungaia dipende completamente dalla luce artificiale.
indispensabile stabilire in sede di progetto della fungaia una razionale ed ottimale disposizione delle
sorgenti luminose. La durata dellilluminazione di circa 10-12 ore giornaliere.
Una buona illuminazione influisce positivamente sul prodotto e sulla qualit del lavoro. A questo fine si
consiglia la installazione di fonti di illuminazione sulle pareti per fornire una quantit di luce uniforme in
caso di palchi di produzione multipli.
Nel caso degli impianti in cui si attua la produzione entro tunnel provvisti di copertura semitrasparente, la
illuminazione naturale risulta sufficiente.
La valutazione dellintensit luminosa viene fatta con appositi strumenti (luxmetri) e la sua erogazione, in
caso di luce artificiale, programmata con orologi a tempo.
4.3 Altre strutture
4.3.1 Cella frigorifera
una struttura indispensabile in quanto i funghi a temperatura ambiente si deteriorano
rapidamente.
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Essa pu essere costruita alla fine del corridoio di servizio in una stanza accessoria, ma deve essere
facilmente accessibile dalle celle di coltura. Lo spazio antistante deve essere sufficiente per consentire il
carico e scarico dei mezzi di trasporto.
4.3.2 Strutture necessarie per il processo di fermentazione
Le strutture ed attrezzature di cui una fungaia deve essere normalmente dotata per il processo di
fermentazione sono le seguenti:
1. Un cortile (platea) coperto e parzialmente recintato da muri e con un pavimento in cemento con scoli
per il liquame.
2. Il gira-substrato o giraletame. Nonostante sia possibile eseguire la lavorazione di una massa di
stallatico in maniera corretta senza 1uso di mezzi meccanici specializzati, si consiglia l'utilizzo di questa
macchina operatrice indispensabile per girare ed arieggiare lo stallatico in modo facile e rapido.
3. Rete idrica. Bisogna potersi avvalere di un buon rifornimento dacqua con pressione costante ben
distribuita da tubi, pompe, allacciamenti e rubinetti adatti allo scopo. Ci vuole anche un buon sistema di
annaffiatura a pioggia.
4. Termometri. Per misurare la temperatura della stiva durante la fermentazione occorrono dei termometri
speciali di circa 60 cm di lunghezza. Sono validi sia quelli completamente in vetro che con telaio in
ottone.
4.3.3. Laboratorio
4.3.4. Strutture per la gestione delle acque e dei rifiuti solidi
5. Alcune norme igieniche per una corretta gestione di una fungaia
Nella progettazione di una fungaia opportuno considerare le seguenti norme igieniche:
1. Laria in ingresso e in uscita deve essere filtrata attraverso adeguati filtri per spore. Le porte delle stanze
devono chiudere bene. Nella stanza necessaria una certa sovrappressione.
2. Occorre far uso di tappeti di schiuma sintetica impregnati ogni mattina con una soluzione di sali
quaternari e ipoclorito di sodio.
3. I corridoi devono essere lavati e disinfettati quotidianamente con la soluzione al 2% di formalina o
ipoclorito di sodio.
4. Controllare accuratamente gli spazi liberi sopra e attorno alle stanze per eliminare eventuali topi, mosche
e acari.
5. Mani e abbigliamento devono essere perfettamente puliti quando si procede ad inoculare, coprire,
livellare, raccogliere ecc.
6. Disinfettare con una soluzione di formaldeide o altri prodotti autorizzati tutte le attrezzature e
macchinari utilizzati per le varie operazioni.
7. Iniziare il controllo delle stanze a partire dall'ultima cio quella che sta per entrare in produzione.
Limitare gli spostamenti da una stanza allaltra il pi possibile.
8. Non rimettere in sede 1eventuale substrato caduto dai letti durante linoculazione o la compattatura, ma
portarlo fuori dalla stanza.
9. Procedere alla disinfezione con la soluzione di formalina del suolo di cemento della platea appena prima
di scaricare il terreno di copertura.
10. Conservare la terra di copertura necessaria, per riempire i buchi dello strato, in sacchi di plastica chiusi
ma non per lunghi periodi al fine di evitare fenomeni di anaerobiosi.
11. Fare molta attenzione agli insetti (sciaridi, cecidomidi e foridi) soprattutto dal momento dell'inoculo sino
alla prima volata, perch queste sono portatrici di spore, nematodi e acari per tutte le stanze e da una
all'altra.
12. Evitare di cogliere troppi funghi aperti per tenere sotto controllo la propagazione delle spore infette
(virus).
13. Se possibile bene far uso far uso di contenitori (cassette) per la raccolta una sola volta; se riutilizzato
deve essere ben disinfettato.
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14. Gli scarti della raccolta vanno posti in sacchi o contenitori chiusi e la loro rimozione e quella del
substrato spento deve avvenire sollecitamente.
15. La raccolta del prodotto dei letti deve essere accurata per evitare il rischio di contaminazione tra le
volate.
16. Ridurre il tempo di raccolta in una stanza contaminata e anticipare la bruciatura.
17. Pastorizzare con vapore le stanze alla fine del ciclo produttivo per un periodo di 12 ore ad una
temperatura di 70 C.
18. Provvedere a tenere sempre tagliata la vegetazione attorno alla fungaia e non scaricare le acque di
lavaggio in fosse aperte.
6. Pastorizzazione
La pastorizzazione pu essere realizzata raccogliendo e comprimendo il composto entro casse di varie
misure che vengono accatastate entro un ambiente appositamente costruito, termicamente isolato, dove
viene immesso vapore per favorire il surriscaldamento del substrato.
A questo metodo, preferito quello in cui il composto viene accumulato in massa entro tunnel appositi. La
massa del composto viene attraversata da un flusso di vapore e di aria. Regolando lintensit e la qualit di
questi elementi vengono condizionati i livelli di temperatura, di umidit, di ossigeno e la concentrazione di
CO2.
Lo scopo della pastorizzazione quello di uccidere tutti gli organismi nocivi (nematodi, uova e larve di
moscerini, funghi dannosi e relative spore ecc.). Durante tale fase, inoltre, vengono portati a termine i
processi biologici e viene favorito lo sviluppo di Actinomiceti e muffe termofili. Il rapporto C/N scende a 15-17
ed il pH passa da un valore di 8,5 ad uno di 7,5 che risulta ideale per la semina. Il contenuto di azoto di
1,8-2,2% quello ammoniacale 0,02% della sostanza secca (5-10 ppm). Alla fine della di pastorizzazione si
ha a disposizione un substrato fortemente selettivo dove i funghi possono crescere in modo di ottimale.
Per ottenere un corretto andamento della pastorizzazione necessario:
- aver sottoposto le celle ad una buona disinfestazione preliminare col vapore;
- disporre di sufficiente vapore preferibilmente regolato con valvola termostatica;
- far circolare laria nelle celle per evitare sbalzi di temperature;
- controllare le temperature a distanza con termometri speciali;
predisporre particolari cure di igiene al momento dello svuotamento del tunnel. Gli attrezzi usati (pale
meccaniche, nastri trasportatori ecc.) devono essere accuratamente puliti; evitare, inoltre, il mescolamento
di composto pastorizzato con materiale inquinante di provenienza esterna al tunnel.

7. Semina
Negli impianti pi razionali, a ridosso delle celle di trattamento con vapore, costruita una stanza dove
viene effettuata la semina. In questa area operativa necessario adottare tutti quegli accorgimenti che
garantiscano la massima pulizia.
Gli operatori devono essere provvisti di tute e scarpe pulite, le attrezzature non devono essere
imbrattate di composto residuo di precedenti lavorazioni e, assieme alle pareti e al pavimento,
devono essere periodicamente lavate e disinfettate.
Allontanare dallarea dellimpianto possibili fonti di inoculo come cumuli abbandonati di prodotti
vari in via di marcescenza.

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FUNGHI

(Prataiolo, Champignons)
FASE DI COLTIVAZIONE
(Parte Speciale)

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1. Vocazionalit climatica
Fare riferimento a quanto riportato nella parte generale. Gli ambienti che pi sono adatti alla produzione dei
funghi Prataiolo e Champignons
2. Processo produttivo
Di seguito si riportano schematicamente le diverse fasi del ciclo produttivo:

Miscelazione della materia prima


Fase di
1) preparazione
del substrato
Riscaldamento spontaneo del substrato (fermentazione)
Pastorizzazione
Inseminazione
Incubazione
Fasi di coltivazione
2)
in ambiente
controllato

Comparsa del micelio biancastro


Aggiunta della terra di copertura
Comparsa dei primordi

Raccolte

Volate

3. Strutture di produzione.
Non ammessa la produzione di champignons in strutture precarie ed in presenza di luce poich,
in tali ambienti non si vengono a creare le condizioni ottimali di coltivazione.
4. Preparazione del substrato
I funghi nascono in natura su ogni genere di vegetali in decomposizione. Il fungo un saprofita e fa parte
dei Basidiomiceti che si nutrono di materiali organici decomposti di origine vegetale.
E possibile limpiego di substrati gi pronti, cio gi pastorizzati, fermentati e seminati, purch prodotti da
ditte specializzate, in coerenza con le presenti norme.
4.1 Materiali adatti al substrato
I coltivatori che producono il substrato autonomamente sono relativamente pochi; di solito esso viene
acquistato direttamente dai centri specializzati con vendita allingrosso.
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Il materiale pi usato la paglia e generalmente ladditivo principe costituito dalla pollina proveniente da
allevamenti a terra.
La funzione degli additivi di iniziare celermente il processo di fermentazione per permettere alla
microflora termofila, presente nella massa, di utilizzare i fattori nutritivi richiesti, soprattutto carboidrati e
azotati che sono facilmente degradabili.
I materiali aggiunti contengono molti tipi di agenti nutritivi. Di regola, si usano kg 200 di materia organica
secca (che ha un contenuto di azoto tra il 2 ed il 5%) per t di materiale asciugato allaria.
Il contenuto di azoto della paglia o prodotti similari varia tra 0,3 e 0,6%, mentre il contenuto azotato di un
buon substrato al momento dellinseminazione dovrebbe essere attorno all1,8 e il 2%. Questo significa che
alle materie organiche devono venire aggiunti fertilizzanti con una quantit di 10 kg circa di azoto puro per
tonnellata di paglia asciugata naturalmente. In media da una tonnellata di materia di base asciutta, con
additivi, si possono ottenere 2,5 t di substrato con un contenuto di umidit del 70-75%. Per una adeguata
preparazione del substrato i materiali di base vanno frantumati, triturati, o tagliati a pezzi.
In Italia si sempre fatto uso di letame equino miscelato con paglia di frumento.
4.2 Additivi allo stallatico
Lo stallatico di cavallo usato in Italia ha mediamente un contenuto di Azoto dell1 % e di umidit del 5060%. I tentativi fatti per arricchire lo stallatico con aggiunta di fertilizzanti e altri materiali ha dato risultati
alterni. Sembra evidente che pi importante il rapporto dei vari elementi che compongono il letame, e cio
N, P, K, Mg, Ca, ecc., piuttosto che le loro quantit assolute. Allo stallatico di cavallo possono essere
aggiunti i seguenti quantitativi per t:
Pollina da polli allevati a terra ( N = 2,5 % ) 100 kg
Gesso
25-30 kg
Urea
2,5 kg
Al momento della formazione delle stive occorre ottenere un contenuto di azoto di circa 11,5 %
4.3 Fermentazione
Lo scopo principale della fermentazione liberare e rendere assimilabili dai funghi le sostanze nutrienti
presenti nello stallatico e negli additivi. Alla fine della fermentazione lo stallatico ha assorbito un notevole
quantitativo di acqua; il contenuto di umidit ottimale al momento del riempimento (dopo la fase I) deve
essere attorno al 72% e 6668% alla semina. Lintero processo di fermentazione richiede da parte del
coltivatore grande esperienza e attenzione, soprattutto durante la bagnatura.
Nel processo di fermentazione si possono distinguere due fasi:
1. Fase I o di riscaldamento spontaneo: la massa viene fermentata allesterno sulla platea.
Il materiale utilizzato per il substrato va pre-umidificato per un paio di giorni, diviso in cumuli, messo al
riparo di tettoie e miscelato ed omogeneizzato durante tutto il periodo; il contenuto di N deve essere
dell1,5-1,8%. Dopo la pre-umidificazione, i processi chimici e microbiologici durano 7-12 gg. Se dopo
molti giorni di riscaldamento la massa diventa troppo compatta bisogna rimescolare e rotarla; tale pratica
anche importante per avere una umidit uniforme in tutta la massa.
Il substrato che alla fine di questa fase andr a riempire le stanze deve presentare i seguenti requisiti:
- composizione omogenea, buona struttura;
- contenuto di umidit del 71-72%;
- rapporto C/N intorno a 20;
- contenuto di N variabile dall1,7% al 2%;
- azoto ammoniacale 0,4% (800 ppm);
- azoto incorporato nel complesso lignina-humus;
- pH 8,5 circa;
- carboidrati facilmente degradabili;
- parti di paglia devono essere piuttosto scure e ben spezzettate.
2. Fase II o pastorizzazione (riscaldamento controllato). Tale fase avviene nei letti delle stanze di coltura o
appositi tunnel di pastorizzazione. Il riempimento dei letti deve avvenire in modo rapido per consentire al
substrato di essere ancora caldo quando viene messo nelle celle. sicuramente una fase che richiede molto
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DP1 2002 - Funghi - Fase di Coltivazione e di post raccolta


lavoro specialmente quando si devono riempire i letti pi alti. Prima del riempimento tutti i pavimenti, le
pareti, i soffitti devono venire abbondantemente bagnati dopo essere stati ben lavati con getti dacqua.
Terminata la fase di riempimento il substrato in condizioni di ambiente controllato subisce:
a. Pastorizzazione: 8 ore a 58-60 C con lo scopo di distruggere completamente i microrganismi
patogeni.
b. Condizionamento: 5-7 giorni a temperatura decrescente di 55-48 C. La temperatura media ottimale
del substrato di 50C.
5. Seme e inseminazione
La sostanza che il fungicoltore usa per produrre i funghi viene detta bianco di fungo o seme e il
procedimento di inoculazione viene detto semina o inseminazione. Dopo linseminazione essenziale che
il micelio fungino cominci a crescere il pi presto possibile in un substrato ormai divenuto ben selettivo. Se
non si creano le condizioni perch la crescita avvenga rapidamente possibile che abbiano il sopravvento le
muffe antagoniste. Un micelio che cresca bene e rapidamente ha la capacit di bloccare o rendere
impossibile lo sviluppo di muffe inibitrici e di altri organismi. In genere il fungicoltore si procura il seme
necessario dai laboratori specializzati nella produzione del micelio.
5.1 Scelta varietale
La produzione di seme avviene in laboratori specializzati che forniscono oltre 50 differenti variet di
funghi appartenenti alle seguenti due specie: Agaricus Bisporus.
stato provato sperimentalmente e in vari paesi che i diversi tipi differiscono considerevolmente. Le
differenze si riferiscono a:
1) forma e colore: bianco puro, bianco avorio, crema e scuro;
2) aspetto liscio o ruvido del cappello e grado di tollerabilit alle ammaccature;
3) grado di radicamento al substrato;
4) produttivit e sviluppo della volata;
5) suscettibilit alle malattie;
6) esigenze nutritive;
7) grado di qualificazione ai fini della conservazione industriale;
8) esigenze di ambientamento.
Orientamenti varietali.
Sono noti quattro gruppi differenti di variet nellambito dellAgaricus bisporus:
.
- variet bianche;
- variet brune;
- variet intermedie (crema, bianco-avorio);
- ibridi.
Le variet bianche sono caratterizzate da carpofori di colore bianco, con superficie delicata, di dimensioni
tendenzialmente piccole (4-8 grammi). Comprendono ceppi dotati di maggiore o minore velocit di
accrescimento della produzione. Dai primi la si ottiene soprattutto nella prima e seconda volata, dai secondi
la produzione uniformemente distribuita nell'arco di pi volate settimanali.
La produzione delle variet bianche prevalentemente destinata al commercio allo stato fresco.
Le variet brune sono poco coltivate, hanno carpofori mediamente grandi, di colore che varia dal bruno
chiaro allo scuro con gambo chiaro. Da ricerche svolte agli inizi del secolo furono ottenute colonie
multispore che selezionate consentirono di ottenere le variet bianche ora largamente coltivate.
Le variet intermedie (crema, bianco-avorio) hanno corpi fruttiferi mediamente grandi (8-12 grammi) simili
a quelli delle variet brune, colore chiaro, presenza di scaglie brune. Le lamelle e le spore dei carpofori
maturi sono di colore molto scuro.
Sono variet adatte alla raccolta meccanica. I carpofori, se lasciati sviluppare possono raggiungere anche
grosse dimensioni. Sono poco sensibili alle infezioni da virus. Nel 1976 presso la Stazione sperimentale di
Horst in Olanda furono avviate ricerche tendenti ad incrociare variet bianche con variet intermedie.
Furono cos ottenuti degli ibridi denominati Horst
U-ceppo 1-2-3....
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DP1 2002 - Funghi - Fase di Coltivazione e di post raccolta


Riuniscono caratteri favorevoli delle due variet come la superficie liscia e bianca, lamelle rosate, gambo
corto. Alcuni ceppi producono carpofori grandi che rimangono a lungo con il velo parziale chiuso. Lalta
qualit degli ibridi e la buona produzione ne hanno favorito un rapido impiego nelle fungaie. La produzione
commercializzata sia allo stato fresco che trasformato.
5.2 Metodo dellinseminazione o inoculazione
I metodi di inseminazione pi usati sono i seguenti:
Inseminazione a spaglio: gli inoculi vengono distribuiti sul substrato alla rinfusa
Inseminazione mista: invece di distribuire gli inoculi sullo strato di substrato si mescola completamente al
substrato una quantit di seme pi grande del normale. Con questo metodo bisogna compiere varie
rotazioni del substrato al momento dell'inoculazione e questa operazione pu venire eseguita da speciali
macchinari.
Semina con substrato impregnato secondo il metodo Rasmussen: una variante del metodo sopra descritto consiste
nellagitare il substrato impregnato. Ci sono strette somiglianze con il metodo di inoculazione misto tranne
il fatto che il seme supplementare viene prodotto dal substrato stesso e che il substrato e il seme non sono
mescolati al momento dellinoculazione ma pi tardi.
5.3 Quantit ottimale di semina
Da molte sperimentazioni risulta che devono usarsi 5 l di seme ogni t di substrato. Se si vuole accorciare il
ciclo produttivo si consiglia un uso maggiore: 7 l per t.
5.4 Semina o inoculazione
Il seme va sempre refrigerato. Per guadagnare tempo si pu mettere per un giorno il sacchetto del seme in
una zona pi temperata (stanza di inoculazione). Si consiglia di separare i grani cresciuti troppo vicini sia per
consentire alle ife danneggiate di ricostruirsi, sia per evitare linfezione da mummia. Si consiglia massima cura
ed igiene personale per evitare infezioni.
Prima della semina lumidit nei cassoni o nei letti deve essere del 68-70%. Si consiglia di regolare bene la
velocit della seminatrice se non si vuole frantumare troppo il substrato.
Del totale dei semi si distribuisce prima i 4/5, poi quando i letti sono stati seminati il substrato viene
livellato e si aggiunge il resto del seme che viene distribuito sulle superfici dei letti. Per ottenere un buon
risultato il substrato deve essere stato ben compattato e livellato.
In seguito, per prevenire lessiccazione e permettere al micelio di invadere bene il substrato si ricopre il letto
da seminare con carta da stampa bagnata. La carta ha anche la funzione di ottenere la massima
concentrazione di CO2, che risulta importante per ottenere una rapida crescita dei funghi. Se vi presenza
di spore patogene si possono irrorare i fogli protettivi con formaldeide (0,5 %) una volta alla settimana.
Man mano che il micelio comincia a ramificarsi sprigiona un odore caratteristico ed il substrato cambia
colore. Durante questa fase opportuno che la T sia di 25-27C e lumidit dellaria attorno al 90-95% per
cui si consiglia di mantenere umidificata la carta protettrice dei letti.
buona norma leggere attentamente la temperatura nei letti se si vuole regolare in maniera ottimale la
ventilazione. opportuno ricordare che si tratta di temperature medie e quindi se al centro del substrato la
T di 29C e nellaria di 22C la maggior parte del substrato beneficer della gamma di temperature medie
necessarie. La temperatura raggiunge i suoi picchi massimi dopo i 7-8 gg e la CO2 pu salire fino al 3-5%. Se
il micelio non attecchisce si presenta di colore nerastro. Durante la crescita del micelio si corrono i pi alti
rischi di infezione e di attacchi di moscerini.
Il periodo necessario al micelio per invadere completamente il letto, mediamente 10-14 gg, funzione del
substrato e della quantit di seme utilizzata. Il momento della copertura dei letti dipende dal metodo di
coltura e dalla quantit di micelio impiegato, ma molti coltivatori fanno coincidere questo momento con la
maggiore attivit del micelio che pu essere evidenziata attraverso il corretto controllo delle temperature.
Si pu aumentare la produttivit aggiungendo additivi (farine dei semi di soia) al substrato totalmente invaso
dal micelio. Laggiunta di 1-1,5 kg di farina di semi di soia prima di coprire sembra dare i migliori risultati.
Con laggiunta di additivi bisogna fare molta attenzione in quanto nematodi, acari e muffe si possono
sviluppare facilmente.

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DP1 2002 - Funghi - Fase di Coltivazione e di post raccolta

5.5 Crescita del micelio o incubazione


I grani di seme cominciano a divenire lanuginosi subito dopo la semina nel substrato e il micelio comincia
ad espandersi. Quando il micelio invade il substrato bisogna esser certi che la temperatura del substrato si
mantenga costantemente tra 25 e 27C e che il tasso di umidit dellaria sia del 90-95%.
Durante la crescita del micelio bene controllare i letti regolarmente registrando ogni stadio e tenendo
d'occhio temperature e umidit, in quanto durante questo periodo che il substrato corre i maggiori rischi
di infezione.
A seconda del substrato usato e del tipo e quantit di seme, i letti saranno completamente invasi di micelio
dopo 10-14 giorni. Il momento adatto alla copertura soprattutto determinato dal metodo di coltura
seguito e dal relativo quantitativo di micelio impiegato.
5.6 Additivi
possibile aumentare la produttivit aggiungendo additivi al substrato totalmente invaso dal micelio; questo
vale soprattutto per le variet bianche dellA. bisporus.
Negli ultimi anni stato dimostrato che si possono vantaggiosamente usare le fonti di carboidrati ricche di
olii e grassi come le farine dei semi della soia, ecc.
6. Terra di copertura
6.1 Funzione dello strato di copertura
Al substrato va aggiunta terra di copertura. Lo strato di copertura necessario per innescare il processo di
fruttificazione che viene determinato dalle differenze di concentrazione di CO2, dalla presenza dei batteri,
dai cambiamenti del microclima e soprattutto dallambiente in cui il micelio cresce.
6.2 Requisiti dei materiali di copertura
Durante lo sviluppo dei primordi lo strato coprente dovrebbe essere in grado di assorbire la necessaria
quantit d'acqua, trattenerla e liberarla gradualmente. Per favorire lo sviluppo dei primordi importante che
lo strato coprente abbia e mantenga una struttura leggermente grossolana anche dopo diverse innaffiature.
Le sostanze usate per la copertura devono avere un pH compreso tra 7,0-7,5 per cui al materiale di
copertura, generalmente a pH pi basso, viene aggiunta calce. Per evitare contaminazione da metalli quali
piombo, cadmio e arsenico, la calce dovr opportunamente verificata.
In linea generale gli ingredienti contenuti nella terra di copertura sono:
65% torba nera
25 % torba bruna
5% pura sabbia di fiume
5% marna granulare
Il suo pH compreso tra 7,4 e 7,6.
6.3 Disinfezione della terra di copertura
Lo scopo della disinfezione liberare la terra di copertura da agenti patogeni, tra cui si ricordano:
1) le muffe che causano i cosiddetti moscerini (umido e secco) (Mycogone perniciosa e Verticillum malthousei);
2) la muffa che causa la << ragnatela >> (Dactylium dendroides);
3) i batteri che causano le chiazze e le cavit (Pseudomonas tolaasi)
4) i nematodi e gli acari.
La disinfezione della terra di copertura pu essere fatta con:
formaldeide. Essa gode sempre delle preferenze della maggior parte dei fungicoltori. La terra di copertura
deve subire delle rotazioni ed essere immediatamente spruzzata con una soluzione di 1 l di formalina
commerciale (40%) diluita con una sufficiente quantit di acqua ogni mc di terra. Immediatamente dopo
la copertura, la superficie della terra viene spruzzata con una soluzione leggera di formalina. Per 100 mq
di superficie di coltura si usano 100 l di acqua per poter ben irrorare i letti;
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DP1 2002 - Funghi - Fase di Coltivazione e di post raccolta


vaporizzazione. Essa va bene in tutte le stagioni ed molto efficace contro i nematocidi. Siccome il
materiale non deve mai essere troppo sterile, bisogna che venga trattato col vapore per 24 ore ad una
temperatura di 60-65 C o per 5-6 ore a 70-75 C.
7. Copertura
Prima di essere usata, la terra di copertura deve essere ben umida. Lo spessore dello strato di copertura
legato a quello del substrato poich ha la funzione di serbatoio d'acqua che rimpiazza l'umidit persa dallo
strato sottostante per evaporazione.
Uno strato di copertura di spessore normale (3,5-4 cm) richiede circa 4 mc di terra di copertura per 100 mq
di superficie coltivabile.
7.1 Cure colturali dopo la copertura
Dopo la copertura vanno effettuate le seguenti cure colturali:
Innaffiatura. Lacqua viene somministrata considerando il contenuto di umidit al momento della
copertura e generalmente nei primi 3-4 giorni si dovrebbero distribuire 6-8 l di acqua al mq. Per
mantenere il giusto tasso di umidit buona norma spruzzare i letti ad intervalli regolari e con piccole
quantit di acqua. Evitare di aggiungere troppo acqua quando il micelio invade lo strato di copertura. Si
pu innaffiare con grandi quantit quando i carpofori hanno raggiunto la grandezza di un pisello.
Controllo della temperatura. Per consentire uno sviluppo veloce e la formazione della marcatura necessario
controllare la temperatura attentamente. Durante i primi giorni, la temperatura per lo sviluppo deve
essere sui 25-27C per i letti e sui 22-23C per laria. Nei giorni successivi la temperatura dei letti tende
ad aumentare per cui necessario abbassare la temperatura dellaria attraverso ventilazioni. Se la
temperatura dei letti rimane per troppo tempo superiore ai 28-30C si favorisce il fenomeno delle
marcature ai bordi se non addirittura la totale mancanza al centro durante la prima volata. Durante la
fase di fruttificazione opportuno ridurre la temperatura perch si favoriscono i fattori responsabili della
fruttificazione.
Ventilazione. Durante i primi 6-7 giorni dopo la copertura, soprattutto la temperatura dei letti a
determinare quanta ventilazione sia necessaria. Per raggiungere un buon grado di raffrescamento bisogna
che la temperatura dell'aria sia al di sotto dei 15-17 C e che la circolazione sia buona.
8. La difesa fitosanitaria.
Le malattie vengono provocate soprattutto da batteri, funghi e vari tipi di virus. La difesa si basa
principalmente sui principi di lotta preventiva realizzando buone condizioni igieniche generali negli
ambienti, con disinfezioni e filtraggio dellaria e pastorizzazione dei substrati impiegati. Ancora oggi non vi
sono variet resistenti a malattie causate da muffe, tuttavia stato trovato che lAgaricus bitorquis molto
resistente alle virosi.
Le note che seguono hanno lo scopo di fornire le indicazioni fondamentali per limpostazione del
programma di difesa integrata per le colture dei funghi champignons.
8.1. La giustificazione degli interventi e la registrazione dei dati
richiesta la giustificazione degli interventi eseguiti sulla base di quanto stabilito nella colonna
"Criteri di intervento". Tale giustificazione pu essere rappresentata dal valore di una soglia di
intervento verificata attraverso campionamento visivo.
Le tabella 1 che segue riporta i criteri di intervento per le principali avversit ed i casi particolari
pi comuni.
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DP1 2002 - Funghi - Fase di Coltivazione e di post raccolta


Qualsiasi intervento contro altre avversit o modifica a quanto riportato in tabella deve essere
autorizzato dal Servizio Fitosanitario regionale. Le deroghe devono essere richieste per iscritto e
motivate.

8.2. Le modalit di impiego dei fitofarmaci


ammesso l'uso dei soli principi attivi indicati nella tabella 1, salvo le deroghe specifiche da parte
del Servizio Fitosanitario regionale.
Devono essere osservate tutte le modalit e le eventuali limitazioni di impiego.
Tab. 1 - Difesa integrata dei funghi.
AVVERSIT
BATTERIOSI
Chiazze batteriche
(Pseudomonas tolaasi)

Mummy
(Pseudomonas spp.)

CRITTOGAME
MUFFE PARASSITI
Bob umido
(Mycogone perniciosa)

CRITERI DI INTERVENTO
Trattamenti preventivi con:
P.V.P. 179 - 20g in 100 l di acqua di bagnatura (1
l/mq ad ogni volata)

acqua di bagnatura con 2-3% di ipoclorito di


sodio 10% vol.

PRINCIPI ATTIVI E
AUSILIARI

Complesso di
polivinilpirrolidone-iodio
Ipoclorito di sodio 10% in
volume di cloro attivo

Le aree interessate devono essere isolate, cosparse di


sale e coperte con un telo di plastica. I letti al
termine della coltivazione devono essere trattati con
vapore (75C per almeno 12 ore).

Interventi preventivi con Prochloraz 2-3 g/mq 5-7 Prochloraz


gg dopo la copertura usando un volume di Cloruro di sodio
soluzione di 1-2 l/mq.
Coprire i centri di infezione con cloruro di sodio o
alcol denaturato.

Bob secco
(Verticillum fungicola)

Interventi preventivi con Procloraz 2-3 g/mq 5-7 gg Prochloraz


dopo la copertura usando un volume di soluzione di Cloruro di sodio
1-2 l/mq.
Coprire i centri di infezione con cloruro di sodio o
alcol denaturato.

Mal della tela,Tela di


ragno
(Dactylum dendroides)

Mantenere basso il livello di umidit dell'aria; evitare Prochloraz


aria stagnante.

Interventi preventivi con Prochloraz


Cloruro di sodio

Cospargere i centri iniziali con cloruro di sodio.

Muffa gialla
(Chrysosporium spp.)

Falso tartufo
(Diehliomyces microspora)

Limitazioni d'uso
e note

Pastorizzare alla corretta temperatura. Parassita


favorito da bassa temperatura di pastorizzazione e
da composto eccessivamente bagnato.
I letti, alla comparsa del parassita devono essere
trattati con vapore (75 C per 12 ore).

Sviluppo del microorganismo favorito da


temperature elevate (28C) e dalla presenza di terra
nella paglia e nel composto.
Corretta pastorizzazione (almeno 60 C)
Terra di copertura trattata
Bagnature localizzate con alcool denaturato
segue

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DP1 2002 - Funghi - Fase di Coltivazione e di post raccolta


segue -

Tab. 1 - Difesa integrata dei funghi.


AVVERSIT

MUFFE INDICATRICI
Muffa olivastra
(Chaetomium spp.)

CRITERI DI INTERVENTO

Limitazioni d'uso
e note

Microrganismo favorito da poco ossigeno in fase I e


II, presenza di ammoniaca, pH elevato, composto
troppo fermentato, bagnato e compatto. Le spore
sopravvivono a -60 C per diverse ore.

Gesso
(Scopulariopsis fimicola)

Microrganismo favorito da poco ossigeno in fase I e


II, presenza di ammoniaca, pastorizzazione
imprecisa, presenza di ammoniaca, eccesso di azoto
e di umidit del composto.

Coprini
(Coprinus spp.,
Trichoderma spp.)

Microorganismo favorito da eccesso: di ammoniaca,


pH + o - 8 e composto troppo bagnato nella fase II.

Gesso marrone
(Papulospora byssina)

Microrganismo favorito da composto troppo


degradato, bagnato, con pH alto (8) alla semina e
asfittico. Causa ritardi della produzione di anche 710 gg.

Muffe verdastre
(Penicillium spp., Aspergillus
spp., Cladosporium spp.)

PRINCIPI ATTIVI E
AUSILIARI

Microrganismi favoriti da:


eccesso di carboidrati semplici nel composto,
composto poco degradato;

scarso igiene in fungaia e dintorni.

Muffa grigia (sposta prima Microrganismo favorito da:


...)
(Botrytis cristallina)

terra di copertura;

elevata temperatura e umidit dell'aria e del


composto.
Macchie da tricoderma
(Trichoderma spp.)

Microrganismo favorito da:


Procloraz
eccesso di carboidrati;

pH inferiore a 7 ed alta umidit dell'aria del


composto.
Trattamenti preventivi alla semina e prima della
pastorizzazione con Procloraz (1-3 g/100 kg di
composto).

Virosi
Moria o virosi

Alla comparsa del virus la coltura ed il substrato


devono essere trattati con vapore (75 C per 12
ore). Si consiglia:

filtrazione dell'aria in uscita dalle celle infette;

copertura dopo la semina dei letti;

lotta contro gli insetti;

scrupolose norme igieniche.

Segue

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DP1 2002 - Funghi - Fase di Coltivazione e di post raccolta


segue -

Tab. 1 - Difesa integrata dei funghi.


AVVERSIT

Insetti
Moscerini dei funghi
(Foridi) (Megaselia halterata)

CRITERI DI INTERVENTO

Moscerini dei funghi


(Sciaridi) (Lycoriella auripila)

Moscerini dei funghi


(Cecidomidi)
(Mycophila speyeri)

Acari
Piccolo acaro del fungo
(Tarsonemus spp.,
Pygmephorus spp.)

Nematodi
Aphelenchoides composticola,
Dytilenchus myceliophagus,
Rhabditis spp.

Trattamenti della terra di copertura con


Cyromazina200-250 g/100 mq distribuiti con 200
l di acqua.
Trattamento dei locali vuoti o alla semina con
Clorofenvinfos
Lotta agli individui adulti con Permetrina
Trattamenti della terra di copertura con
Cyromazina 200-250 g/100 mq distribuiti con 200
l di acqua.
Trattamento dei locali vuoti o alla semina con
Clorofenvinfos
Lotta agli individui adulti con Permetrina
Distribuzione sulla terra di copertura di una
sospensione di nematodi (Steinernema feltiae) in
grado di parassitizzare larve prevalentemente di
Sciaridi

PRINCIPI ATTIVI E
AUSILIARI

Cyromazina
Clorofenvinfos

Permetrina

Cyromazina
Clorofenvinfos

Permetrina

Limitazioni d'uso
e note

Ditteri di difficile lotta. Ci si deve avvelere di rigide


norme igieniche: pulizia dei locali, delle attrezzature,
allontanamento di ogni residuo di composto e di
funghi invasi da larve sia dentro che nelle vicinanze
della fungaia.
Parassiti favoriti da:
presenza di insetti che ne favoriscono la
diffusione;

indumenti inquinati;

pastorizzazione imperfetta;

terra di copertura non trattata;

presenza di muffe verdi (Trichoderma) che


costituiscono un ottimo alimento.

Avvalersi nella lotta di corrette norme colturali


(ottima pastorizzazione e trattamento accurato della
terra di copertura) disinfezione delle attrezzature e
delle aree interne ed esterne alla fungaia.

9. Volate e raccolte
A seconda del metodo di coltura, della variet del fungo e dello spessore dello strato coprente, i primi
funghi della prima volata possono essere raccolti dopo 18-22 giorni dalla copertura.
9.1 Volate
Per volata si intende lo spuntare dei funghi. Il numero medio di volate e 5 e nel caso dellA. bisporus il
periodo tra le punte massime di due volate di circa una settimana. I funghi non spuntano con
andamento regolare e la loro fruttificazione si evidenzia in primo luogo ai margini dei letti. Di solito la
prima, seconda e terza volta sono le pi abbondanti e subito dopo la produzione massima, come pure
quella totale, diminuisce rapidamente.
La quantit di funghi da raccogliere massima dopo 3-4 giorni, in seguito lintensit della volata
diminuisce gradualmente per arrestarsi definitivamente dopo qualche giorno. Fino a che i funghi pronti
da raccogliere restano nei letti non avverr lo sviluppo della successiva marcatura.
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DP1 2002 - Funghi - Fase di Coltivazione e di post raccolta

9.2 Raccolta
9.2.1 Epoca
Il momento ideale per la raccolta si ha quando i funghi presentano il cappello ben formato, chiuso e
consistente, cio quando lorlo ancora curvo verso linterno, il velo intatto e non si vedono le lamelle.
La raccolta si protrae per una cinquantina di giorni ed il 70-75 % viene raccolto durante le prime tre
volate.
9.2.2 Modalit
La raccolta viene fatta a mano.
Il fungo va colto con un attento movimento di rotazione verso lalto prelevandolo dal letto senza che
resti attaccato al gambo troppo micelio. I funghi vengono calibrati e sistemati in contenitori. Talora nel
corso della raccolta, se la produzione (volata) abbondante, al fine di rallentare leccessivo sviluppo dei
funghi consigliabile abbassare la temperatura della stanza di coltura a 15-16 C.
Se si vuole dedicare maggiore attenzione alla seconda volata si consiglia di procedere al raccolto della
prima volata senza aspettare che gli ultimi funghi diventino completamente formati.
Lindice di raccolta dipende da molti fattori: lesperienza del raccoglitore, lo spazio esistente tra i letti,
lilluminazione, il numero dei funghi da raccogliere ecc.
9.3 Cure colturali
Durante il periodo delle volate e raccolte necessario apportare le seguenti cure colturali:
- Innaffiatura. Per ogni kg potenziale di funghi sar necessario circa un litro di acqua al mq. Se questa
quantit sembra insufficiente si consiglia di non aumentarla, ma di innaffiare due volte al giorno
piuttosto che troppo in una sola volta. molto rischioso distribuire acqua quando i carpofori sono
formati e non dovrebbe essere necessario innaffiare durante la punta massima della volata se era stato
provveduto al tempo giusto. Se i funghi non sono completamente asciutti al momento della raccolta si
sciupano facilmente e vi possibilit che sulla superficie del cappello appaiano delle chiazze batteriche.
Siccome i primordi della seconda volata sono gi visibili al momento del primo raccolto evidente che
questa marcatura ha spesso bisogno d'umidit, ci soprattutto valido quando il terreno di copertura si
presenta troppo asciutto prima della prima volata. Immediatamente dopo che sono stati colti i funghi
della prima volata, occorre innaffiare generosamente.
Le procedure di innaffiamento della seconda volata sono le stesse della prima, mentre per la terza
bisogner far attenzione perch i funghi saranno in numero minore e di conseguenza le esigenze idriche
si adegueranno alla resa.
- Ventilazione. Per tutto il periodo di raccolta, e soprattutto quando i funghi sono molto numerosi, la
ventilazione deve essere abbondante in quanto tra i cespi di funghi si formano delle sacche gassose
costituite soprattutto da CO2. Deve essere eliminato, inoltre, soprattutto attraverso levaporazione
dell'acqua dallo strato superiore del terreno di coltura, il calore prodotto nei letti durante la marcatura e
formazione dei carpofori.
- Temperature al momento della raccolta. Durante la raccolta, la temperatura dellaria deve essere mantenuta a
15-16C, mentre la temperatura dei letti sar leggermente pi alta. In caso di volata molto abbondante,
la temperatura dellaria deve essere abbassata a 14-15C. Se le temperature sono leggermente pi elevate
i funghi crescono pi in fretta, ma ci va a scapito della qualit soprattutto durante la prima volata
perch si sviluppano pi rapidamente malattie e parassiti come marciumi, muffa a ragnatela e nematodi.

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DP1 2002 - Funghi - Fase di Coltivazione e di post raccolta

FUNGHI

(Prataiolo, Champignons)
- 2002 2a PARTE
FASE POST-RACCOLTA
TESTO BASE

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DP1 2002 - Funghi - Fase di Coltivazione e di post raccolta

1 - LA RACCOLTA

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DP1 2002 - Funghi - Fase di Coltivazione e di post raccolta


1. Raccolta
1.1 Epoca
Il momento ideale per la raccolta si ha quando i funghi presentano il cappello ben formato, chiuso e
consistente, cio quando lorlo ancora curvo verso linterno, il velo intatto e non si vedono le lamelle. La
raccolta si protrae per una cinquantina di giorni ed il 70-75 % viene raccolto durante le prime tre volate.
1.2 Modalit
La raccolta viene fatta a mano.
Il fungo va colto con un attento movimento di rotazione verso lalto prelevandolo dal letto senza che resti
attaccato al gambo troppo micelio. I funghi vengono calibrati e sistemati in contenitori. Talora nel corso
della raccolta, se la produzione (volata) abbondante al fine di rallentare leccessivo sviluppo dei funghi
consigliabile abbassare la temperatura della stanza di coltura a 15-16 C.
Se si vuole dedicare maggiore attenzione alla seconda volata, si consiglia di procedere al raccolto della prima
senza aspettare che gli ultimi funghi diventino completamente formati.
Lindice di raccolta dipende da molti fattori: lesperienza del raccoglitore, lo spazio esistente tra i letti,
lilluminazione, il numero dei funghi da raccogliere ecc.

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2 - GESTIONE DELLE PARTITE


DI PRODUZIONE INTEGRATA
DEL PRODOTTO FRESCO

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Si intende per PARTITA il prodotto di una determinata specie e variet o gruppo varietale (si
intende gruppo varietale l'insieme di variet o cloni a maturazione contemporanea) ottenuto da
ogni stanza di coltura.

a) Identificazione delle partite


Allesterno ogni stanza di coltura deve essere identificata chiaramente da un cartello recante il
Marchio collettivo regionale QC e avere una scheda in cui vengono riportate cronologicamente le
diverse operazioni colturali (vincolanti e non) effettuate, ivi comprese gli interventi di difesa.
Le partite di produzione integrata per le quali autorizzato luso del marchio collettivo regionale,
istituito ai sensi della L.R. 28/99, dovranno essere identificate alluscita delle stanze di coltura da
cartelli (cartellini) posti su ogni confezione.
I cartellini dovranno rendere le suddette partite distinguibili dalle altre produzioni e dovranno
contenere:
- nome del produttore (o codice che consenta di risalire allazienda di provenienza);
- nome della variet;
- data di uscita dalla stanza di coltura;
- numero della stanza di coltura e lavorazione.
Le partite controllate per i residui dovranno essere identificabili.
Tutte le partite dovranno essere dislocate in aree specifiche di movimentazione.
Lidentificazione delle partite mediante i suddetti cartelli dovr essere mantenuta fino al momento
della lavorazione del prodotto.

b) Lavorazione del prodotto


Le partite di prodotto oggetto di valorizzazione dovranno essere lavorate separatamente dalle altre.
In particolare, tale prodotto dovr essere lavorato o su linee separate o in turni di lavorazione
esclusivi.

c) Confezionamento del prodotto per consumo allo stato fresco


Il marchio QC - Qualit Controllata viene utilizzato esclusivamente per categorie commerciali
extra e prima secondo le clausole previste dalle norme comuni di qualit.
Tali prodotti dovranno essere corredati di materiale pubblicitario inerente il Marchio collettivo
regionale nelle modalit previste dalle norme regionali duso del marchio riportate nella Guida per
il corretto utilizzo del marchio collettivo regionale Manuale di applicazione, disponibile presso
lAssessorato Regionale Agricoltura.

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3 - PROCEDURE PER LA LAVORAZIONE


DEL PRODOTTO FRESCO

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3.1 - Standard di qualit
Norme comuni di qualit
Si fa riferimento al regolamento per gli standard qualitativi Champignons (Agaricus bisporus)
sviluppato dalla Associazione Italiana Fungicoltori.
Standard igienico-sanitario
Si fa riferimento ai residui massimi dei principi attivi di fitofarmaci autorizzati nei DPI dellEmiliaRomagna.
3.2 - Pre-lavorazione e valutazione qualitativa
I funghi raccolti vengono posti in contenitori, selezionati in base al calibro e messi nelle celle frigorifere.
Sono operazioni, queste, estremamente delicate che vanno effettuate con grande cura onde evitare
contusioni ed abrasioni, in seguito alle quali il prodotto si imbrunisce e deprezza notevolmente.
3.3 - Refrigerazione
Dopo la raccolta, il prataiolo deve essere refrigerato fino a 1-2 C entro 6 ore.
La prerefrigerazione indispensabile per rallentare il fenomeno della senescenza che, causando
lallungamento del gambo, lapertura del cappello, limbrunimento della carne e delle lamelle, ecc., riduce
la serbevolezza del prodotto.
Il prodotto deve essere conservato a O C e confezionato entro 48 ore.
Lumidit relativa deve essere prossima al 90-95%.
3.4 - Selezione e confezionamento
La selezione dovr essere effettuata applicando quanto contenuto nelle Norme di qualit.
Ogni confezione dovr riportare in modo visibile e chiaro la categoria commerciale di
appartenenza ed il calibro.
3.5 - Trasporto
Occorre effettuare il trasporto con mezzi refrigerati a temperatura di 2-4 C evitando le fluttuazioni
termiche che inducono la formazione di acqua di condensazione.
3.6 - Difesa post-raccolta
In base alle norme vigenti non sono autorizzati interventi post-raccolta con prodotti chimici.

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4 - PROCEDURE DI TRASFORMAZIONE

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4.1 - Standard igienico-sanitario
Si fa riferimento ai residui massimi dei principi attivi di fitofarmaci autorizzati nei DPI dellEmiliaRomagna.
4.2 - Trasformazione
Surgelazione
I funghi dopo lo scarico vengono sottoposti a lavaggio, taglio e scottatura per inattivare lattivit enzimatica
cerniti e surgelati con sistema a letto fluido.
Le condizioni operative per la surgelazione devono prevedere il raggiungimento al centro del
prodotto di temperature inferiori a -20 C, in un tempo di circa 5 minuti.
Sono da evitare le soste non strettamente necessarie del prodotto surgelato in ambienti a
temperature superiori a -18 C. La temperatura del prodotto in fase di confezionamento non deve
mai salire sopra i -18 C.
Appertizzazione
Presso lo stabilimento i funghi vengono sottoposti alle operazioni preliminari di pulitura soprattutto per
eliminare i residui di terriccio, quindi subiscono le operazioni di taglio e scottatura, infine, dopo unultima
cernita manuale, vengono inscatolati con aggiunta del liquido di governo.
Le confezioni sono costituite da scatole di latta a banda stagnata o da vasetti di vetro, mentre i liquidi di
governo sono generalmente soluzioni acquose al 1% di sale, talvolta con laggiunta di acidificanti.
Il prodotto inscatolato deve essere sterilizzato a temperature sempre superiori ai 100 C: per
limitare i tempi di sterilizzazione bene impiegare temperature non inferiori a 115 C. I tempi di
sterilizzazione sono in relazione alle temperature, alle confezioni e alle temperature del prodotto in
entrata.
4.3 - Conservazione
Prodotto surgelato
La temperatura della cella di conservazione deve essere mantenuta costantemente su valori
inferiori a -18 C.
Per limitare la trasmigrazione dei cristalli di ghiaccio dallinterno verso lesterno e la conseguente
disidratazione del vegetale, sono da evitare, per quanto possibile, sbalzi di temperatura.
inoltre opportuno che il prodotto sia confezionato con materiale protettivo idoneo a limitare la
disidratazione.
Prodotto appertizzato
Per buona conservazione occorre tenere il prodotto in magazzini a temperatura ambiente (non
superiore i 25 C), evitando lesposizione al sole. Per salvaguardare le scatole dalla ruggine evitare
la conservazione in ambienti umidi ed eventualmente prevenire la condensazione nei magazzini
con unopportuna ventilazione o con un lieve riscaldamento dellambiente nei periodi pi critici.

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4.4 - Trasporto
Prodotto surgelato
Il trasporto dalla centrale di trasformazione a quella di distribuzione deve essere effettuato con mezzi dotati
di impianto di refrigerazione.
La temperatura allinterno di tali mezzi deve essere mantenuta costantemente su valori inferiori a 18 C, a partire da circa 1 ora prima del carico.
Il carico possibilmente deve essere di tipo compatto, senza che il prodotto venga a contatto con le pareti e
deve avvenire nel pi breve tempo possibile (massimo 2 ore).
Prodotto appertizzato
Pu essere trasportato con diversi mezzi, avendo per cura di evitare lesposizione al sole e di proteggerlo
dalle intemperie. Tuttavia si ricorda che la temperatura ideale di trasporto dovrebbe corrispondere a quella
di conservazione in magazzino.

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5 - PROCEDURE PER IL PIANO DI CONTROLLO

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Il piano di controllo per la verifica del rispetto delle norme inerenti al processo produttivo-commerciale
del settore frutticolo, affidato dai concessionari ad organismi di certificazione accreditati secondo le
norme applicabili dalle serie EN 45000, dovr prevedere i criteri e le modalit previste dalla specifica
delibera regionale.

a) DOCUMENTAZIONE DA PRODURRE PER I CONTROLLI


Presso i centri di lavorazione aderenti alle azioni previste dalla L.R. 28/99, dovranno essere
disponibili i seguenti documenti, per consentire lattivit di sovracontrollo regionale:
1) Elenco delle aziende coinvolte, con il relativo codice di identificazione (nel caso di strutture
cooperative) riportante le superfici delle diverse produzioni valorizzabili e aggiornato in
funzione delle eventuali variazioni comunicate dal concessionario nel corso della campagna di
valorizzazione. Nel caso in cui venga valorizzata solo una parte della produzione aziendale
relativa ad una determinata specie, occorre specificarne la variet.
2) A raccolta completata, copia delle schede di rilevamento aziendale.
3) Copia dei certificati di analisi relativi ai controlli sui residui previsti a carico delle aziende,
allegando per ciascuna copia la relativa scheda aziendale inerente gli interventi fitosanitari di
pre-raccolta.
4) Elenco dei lotti fitosanitari individuati ai fini delle analisi sui residui secondo lo schema 1
utilizzato in tabella 1 riportato in allegato.
5) Per la specie per cui consentiti eseguire trattamenti fitosanitari post-raccolta, i dati inerenti
ogni partita stoccata sostanzialmente conformi alla tabella 2, riportata in allegato.
Presso le aziende agricole dovr essere disponibile loriginale delle schede di registrazione dei dati
di campo fino al completamento del ciclo produttivo annuale della specie. Le schede non devono
essere scritte a matita o corrette con bianchetto.

Le forme di autocontrollo per il rispetto delle norme inerenti il processo produttivo-commerciale


del settore, sono le seguenti:
1)Applicazione delle norme tecniche vincolanti contenute nei Disciplinari di
Produzione Integrata pre e post-raccolta.
2) Esecuzione di analisi chimiche sui residui.
Il prelievo del campione dovr effettuarsi nella stanza di coltura o nella cella frigorifera su
lotti omogenei dal punto di vista fitoiatrico (stesso calendario dei trattamenti) e riferiti alla stessa
azienda.
Le analisi chimiche per la verifica dei residui dovranno interessare almeno il 10% dei lotti
cos caratterizzati. Nel caso di produttori singoli concessionari con lotti < a 10 occorre fare almeno
unanalisi residuale per azienda.
I residui ammessi dovranno essere al di sotto del 50% del massimo consentito dalla legislazione
vigente.
Tali attivit di autocontrollo dovranno essere condotte dalle aziende e/o dalle strutture
organizzative autorizzate alluso del marchio collettivo regionale di produzione integrata; gli
organismi suddetti dovranno conservare la sotto riportata documentazione per consentire le
attivit di controllo regionale.

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DOCUMENTAZIONE DA PRODURRE PER I CONTROLLI
Presso i centri di lavorazione aderenti alle azioni previste dalla L.R. 28/99, dovranno essere
disponibili i seguenti documenti, per consentire lattivit di sovracontrollo regionale:
1) Elenco delle aziende coinvolte, con il relativo codice di identificazione (nel caso di strutture
cooperative);
2) Copia delle schede di rilevamento aziendale e di registrazione dati di magazzino conformi agli
indirizzi regionali;
3) Copia dei certificati di analisi relativi ai controlli sui residui previsti a carico delle aziende,
allegando per ciascuna copia la relativa scheda aziendale inerente gli interventi fitosanitari di preraccolta.
4) Schede di registrazione della stanza di coltura inerenti il ciclo produttivo annuale. Le schede
non devono essere scritte a matita o corrette con bianchetto.

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