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L'egoismo non è nè una virtù nè un buon modello

Scritto da MarioEs
venerdì 23 marzo 2007

L'egoismo non consiste nel vivere come ci pare,

ma nell'esigere che gli altri vivano come pare a noi

(Oscar Wilde)

Nel 50° anniversario del trattato di Roma istitutivo della Comunità Europea voglio parlare di egoismo, con l'augurio che sia sempre più messo da parte a favore di
una politica cosmopolita e di vera "unione".

Uno dei primi economisti che ha parlato di egoismo "positivo" è forse Adam Smith (il teorico della "mano invisibile" del mercato), che asseriva che l'egoismo è
da considerarsi , a differenza di come faceva Hobbes con il suo famoso "homo homini lupus", come una sorta di fattore propulsivo del progresso e dello sviluppo
umano e lo inseriva in una visione morale dell'uomo in cui oltre all'egoismo stesso - motore dell'economia - ci sono anche altri importanti motivazioni come il
"bisogno di riconoscimento sociale", la simpatia (per gli altri uomini) e "l'amore di sè" di aristotelica memoria.

Insomma, l'agire umano non sarebbe mosso unicamente dal proprio egoismo, ma anche da una fondamentale nececessità di considerazione sociale e dal
sentimento morale che, nel caso di Smith, si identificava con l'"impartial spectator" (l'"osservatore imparziale") che è dentro di noi e che ci porterebbe a giudicare
le nostre azioni in rapporto agli altri.

E' chiaro, quindi, come il fatto che esista un mondo esterno denso di ingiustizie e di violenza, allora così come oggi, ha spinto i pensatori a teorizzare quali
siano i meccanismi che guidano i comportamenti umani ed a pervenire, in certo senso, a soluzioni comprese in uno spettro in cui da una parte troviamo Hobbes
e la sua anarchia e dall'altro "il mondo di Kant", in cui dovrebbe prevalere la solidarietà fra gli uomini.

Fonte: http://europa.eu/

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Sono passati più di 200 anni dalla morte di Adam Smith e probabilmente non siamo ancora addivenuti ad una visione condivisa su quali siano i meccanismi
dell'agire umano, ma quello che è certo è che i risultati concretamente osservabili non sono di certo confortanti, a partire dal fatto che le guerre sono
tutt'altro che finite, che le ingiustizie sono all'ordine del giorno a tutte le latitudini, che stiamo fatalmente assistendo in qualche modo a quella che Huntington ha
definito come lo "scontro di civiltà", alla graduale distruzione dell'ambiente in cui viviamo ed al "lento" ed inesorabile esaurimento delle risorse energetiche e "forse"
anche a quelle idriche.

Insomma le cose vanno tutt'altro che bene.

A partire dalla politica che dimostra ogni giorno che passa come sia totalmente immeritevole del mandato di rappresentanza dei nostri interessi che le abbiamo
conferito.

Alla fine sarebbe forse da riflettere sul fatto che l'egoismo, che indubbiamente è un carburante insopprimibile delle nostre azioni (insieme anche all'invidia...), non è
stato e non è in grado di dirigere la nostra società ed il nostro mondo in una direzione che sia addirittura anche solo lontanamente in grado di garantire la
sopravvivenza del genere umano nel lungo periodo.

Ma ognuno di noi se ne preoccupa "relativamente poco" e vive il "sistema" come un dato di fatto che non può essere cambiato se non dai "grandi della politica",
che a loro volta devono rispondere degli interessi dei grossi gruppi industriali, delle lobby ecc. e che basano le relazioni internazionali sulla "logica di potenza" e
su alleanze"ideologiche - identitarie" (come può essere l'appartenenza a regimi democratici e capitalistici o a paesi - quando non aspiranti tali - di una data area
geografica con una religione dominante).

Anzi, c'è chi, alla stregua di Ayn Rand, elogia l'egoismo e parla anche di un "egoismo costruttivo".

In tale contesto, come direbbe Bauman, bisogna però considerare che il "mondo è pieno" cioè non ci sono "terre di frontiera" da scoprire che ci possano offrire
"spazi di salvezza" ed il nostro destino di genere umano è comune ed indissolubile ed unisce intrinsecamente ed inesorabilmente tutti gli Stati ed i relativi abitanti
in cui si divide il pianeta Terra.

La nostra interdipendenza è sempre più chiara, ma non appare invece in maniera altrettanto chiara laconsapevolezza di ciò nei comportamenti dei singoli
individui come in quegli degli Stati, che continuano ad agire secondo logiche di breve periodo legate ai singoli egoismi dominanti.

Insomma, l'egoismo funziona fino ad un certo punto ed in certi ambiti più o meno circoscritti (parlo di un "sano egoismo" necessario per sopravvivere e vivere
quotidianamente), ma complessivamente non produce dei buoni risultati per la società umana nel suo complesso.

Viviamo in una società che è "malata di innovazione" e dove il nuovo "totem" è la "next big thing" tecnologica che verrà e che ci regalerà meraviglie mai viste,
ma in cui, come direbbe Weinberger, c'è una cultura di defaultche ci impedisce di pensare solo lontanamente di poter cambiare il nostro "vivere quotiniano" e la
nostra "politica di vita".

In termini cinematografici, potremmo dire che la nostra "Matrix" ci impedisce di vedere al di là della realtà che ci siamo creati e che, in fin dei conti, ci domina.

Sarebbe forse il caso di pensare di rifondare i valori basilari della nostra cultura e della nostra società riconvertendo competizione ed egoismo in solidarietà e
collaborazione.

Perchè i risultati dell'egoismo sono davanti ai nostri occhi.


Basta guardare, nemmeno con particolare attenzione il mondo che ci circonda.

Un augurio all'Europa ed al suo futuro!

All'insegna della collaborazione, dell'inclusione e della identità condivisa e cosmopolita di noi cittadini.

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