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R E P U B B L I C A

I T A L I A N A

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Il Consiglio di Stato
in sede giurisdizionale (Sezione Sesta)

ha pronunciato la presente
SENTENZA

sul ricorso numero di registro generale 3406 del 2010,


proposto dal signor Alessandro Chellini, rappresentato e difeso
dall'avvocato Maria Guerra, con domicilio eletto presso
Stefano Smedile in Roma, via Ferrari, 12;
contro
Ministero Pubblica Istruzione, Ufficio Scolastico Regionale per
la Toscana, rappresentati e difesi per legge dall'Avvocatura
generale dello Stato, domiciliata in Roma, via dei Portoghesi,
12;
per la riforma della sentenza del t.a.r. della toscana,
sezione i, 25 novembre 2009, n. 2000

Visti il ricorso in appello e i relativi allegati;


Visti gli atti di costituzione in giudizio del Ministero della
pubblica istruzione e dellUfficio Scolastico Regionale per la
Toscana;
Viste le memorie difensive;

Visti tutti gli atti della causa;


Relatore nell'udienza pubblica del giorno 16 aprile 2013 il
Cons. Claudio Contessa e uditi per le parti lavvocato Guerra e
lavvocato dello Stato Tidore;
Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue.

FATTO
Il prof. Chellini riferisce di aver chiesto di partecipare al
concorso per soli titoli previsto dal decreto ministeriale
pubblicato in data 21 luglio 1989 per laccesso al ruolo di
insegnante per la scuola media di secondo grado (classe di
concorso

XII/C

laboratorio

di

esercitazioni

di

odontotecnica).
Riferisce che nulla ostava alla sua partecipazione al concorso
in parola, essendo in possesso dei requisiti previsti dal
decreto-legge 10 luglio 1989, n. 249 (Norme in materia di
reclutamento del personale della scuola) e, in particolare: a)
del diploma di maturit professionale; b) del diploma di
qualifica di odontotecnico.
In sede di presentazione della domanda, lodierno appellante
aveva dichiarato di essere in possesso dei requisiti richiesti e
aveva altres depositato lelenco dei servizi prestati fra il 10
settembre 1982 e il 31 agosto 1989.
Tuttavia,

pur

nellambito

essendo
della

stato

incluso

graduatoria

avendo mediotempore provveduto

(ma

con

provvisoria
a

depositare

riserva)
e

in

pur
atti

il

diploma (di III anno) di qualifica di odontotecnico, non era

stato infine incluso nellambito della graduatoria definitiva,


non potendo quindi conseguire la nomina in servizio.
Pertanto, con ricorso proposto dinanzi al T.A.R. della Toscana e
recante

il

n.

90/90,

lodierno

appellante

aveva

chiesto

lannullamento degli atti con cui era stata approvata la


graduatoria definitiva ed escluso il suo titolo a conseguire la
nomina in servizio.
Con ordinanza n. 182/90, il Tribunale adto aveva respinto
listanza

di

sospensione

cautelare

degli

atti

impugnati.

Lordinanza in questione non era stata impugnata in sede di


appello dal prof. Chellini.
Con sentenza n. 95 del 1992 il T.A.R. della Toscana aveva
respinto il ricorso da lui proposto avverso la mancata
inclusione nellambito della richiamata graduatoria.
La sentenza in questione era stata impugnata in appello
(ricorso n. 3927/92) dal prof. Chellini il quale ne aveva chiesto
la riforma articolando plurimi motivi di doglianza, ma non
aveva chiesto la sospensione dei relativi effetti.
Con sentenza n. 6034 del 2000, questo Consiglio di Stato
aveva

accolto

lappello

dellodierno

appellante

aveva

dichiarato lillegittimit della graduatoria per la parte in cui


non era stato incluso il suo nominativo.
Secondo questo Giudice di appello, in particolare, anche nelle
procedure concorsuali si applica il disposto dellart. 18, L. 7
agosto 1990, n. 241, con la conseguenza che non devono
essere

esibiti

dellAmministrazione

documenti
(in

definitiva,

gi
con

in
la

possesso
sentenza

in

questione si era ritenuto che la mancata allegazione in sede di


presentazione della domanda del diploma di qualifica non
potesse

comportare

lesclusione

dellappellante

dalla

procedura in quanto egli, comunque, aveva allegato atti idonei


a comprovare aliunde e sulla base di atti in possesso
dellamministrazione il possesso del necessario diploma di
qualifica).
A seguito della sentenza di appello appena richiamata,
lamministrazione appellata provvedeva dapprima ad iscriverlo
nella graduatoria della classe di concorso XII/C (atto in data
15 dicembre 2000) e successivamente ad assumerlo a tempo
indeterminato (atto in data 15 marzo 2001).
A

questo

punto

della

vicenda

il

prof.

Chellini

adiva

nuovamente il T.A.R. della Toscana al fine di sentir condannare


il Ministero della pubblica istruzione allintegrale ristoro dei
danni patiti nel corso dellintera vicenda.
Tuttavia, con la sentenza in epigrafe il Tribunale adito
respingeva il ricorso ritenendolo infondato.
In particolare, il Tribunale ha escluso che nel caso in
questione fosse configurabile lelemento soggettivo della colpa
in capo allamministrazione, sottolineando [la] situazione di
obiettiva incertezza in ordine alla produzione nei termini, da
parte dellinteressato, del diploma di qualifica tra i documenti
presentati

dallamministrazione;

interpretazioni
carenza.

in

merito

alla

dallaltro,
sanabilit

difformi

delleventuale

La sentenza in questione stata impugnata dal prof. Chellini il


quale ne ha chiesto la riforma articolando un unico, complesso
motivo (Violazione e falsa applicazione degli articoli 2, 97 e
51, comma 1, Cost.; Violazione e falsa applicazione degli
articoli 2059 e 2043 cod. civ.; Eccesso di potere per carenza di
istruttoria e di motivazione).
Con il motivo in questione lodierno appellante lamenta che i
primi Giudici non abbiano adeguatamente apprezzato i motivi
con cui si era lamentato che la condotta complessivamente
tenuta
ingiusto

dallamministrazione
meritevole

di

avesse

ristoro

sia

cagionato
sotto

il

un

danno

profilo

non

patrimoniale che sotto il profilo patrimoniale.


Quanto al primo aspetto, il T.A.R. avrebbe omesso di tenere in
adeguata considerazione il senso di profonda frustrazione
maturato dallappellante per essere stato illegittimamente
estromesso

dalla

graduatoria

di

un

concorso,

con

la

conseguente impossibilit di conseguire, attraverso il lavoro,


adeguati riconoscimenti di carattere professionale.
Ancora, la condotta dellamministrazione avrebbe cagionato a
suo carico un danno da perdita di chance, intesa quale lesione
attuale allintegrit del patrimonio connessa alla valutazione
della probabilit perduta di conseguire lutilit attesa.
Secondo

lappellante,

la

sentenza

in

epigrafe

sarebbe

meritevole di riforma per avere ritenuto la carenza in capo


allamministrazione dellelemento psicologico della colpa.
Sotto tale aspetto, i primi Giudici avrebbero omesso di
considerare che la condotta dellamministrazione scolastica

nel corso dellintera vicenda che lo aveva interessato si era


caratterizzata per gravi e inescusabili aspetti di negligenza ed
imperizia.
In particolare, i primi Giudici avrebbero omesso di considerare
in

modo

adeguato

la

piena

illegittimit

della

disposta

esclusione dalla procedura, nonch in via mediata


lingiustizia del danno patito in conseguenza della complessiva
vicenda, la quale aveva comportato un ritardo di circa dodici
anni per leffettiva assunzione in servizio.
Alla pubblica udienza del 16 aprile 2013 il ricorso stato
trattenuto in decisione..
DIRITTO
1. Giunge alla decisione del Collegio il ricorso in appello
proposto da un insegnante della scuola media di secondo
grado avverso la sentenza del T.A.R. della Toscana con cui
stata respinta la domanda risarcitoria da lui proposta per
ottenere il ristoro dei danni patrimoniali e non patrimoniali
asseritamente patiti a cagione del ritardo nellassunzione
(protratta, a cagione di unillegittimit attizia riconosciuta dal
Giudice amministrativo) dal 1989 al 2001.
2.1. Il ricorso parzialmente meritevole di accoglimento, nei
termini che seguono.
2.2. In primo luogo (e tralasciando per il momento i profili
risarcitori della vicenda) deve osservarsi che, in base a un
consolidato e qui condiviso orientamento giurisprudenziale,
lappellante non pu sic et simpliciter invocare una decorrenza
ai fini economici della propria (tardiva) assunzione diversa da

quella

riconosciuta

dallamministrazione

in

ragione

delleffettiva presa di servizio (avvenuta solo nel marzo del


2001).
E stato infatti stabilito al riguardo che, nel caso di
ritardata

costituzione

di

un

rapporto

di

impiego

conseguente allillegittima esclusione dalla procedura di


assunzione, spetta allinteressato il riconoscimento della
medesima decorrenza ai fini giuridici attribuita a quanti
siano

stati

nella

medesima

procedura

nominati

tempestivamente, mentre non pu riconoscersi (ai fini


economici)
retribuzioni

il

diritto

alla

relative

al

corresponsione
periodo

di

delle
ritardo

nellassunzione. Ci in quanto detto diritto, in ragione


della

sua

natura

sinallagmatica,

presuppone

necessariamente l'avvenuto svolgimento dell'attivit di


servizio.
Pertanto, linvocato diritto alle spettanze economiche nella
presente sede vantato non pu essere riconosciuto facendo
leva sullinvocato, necessario parallelismo fra la decorrenza ai
fini giuridici dellassunzione e la decorrenza ai fini economici.
Tuttavia, pur non potendo la fictio iuris della retrodatazione
mai far considerare come avvenuta la prestazione del servizio cui l'ordinamento ricollega il diritto alla retribuzione (pena la
violazione

del

principio

di

corrispondenza

tra

esercizio

dell'attivit lavorativa e retribuzione) -, pu nondimeno


spettare relativamente a detto periodo, in presenza dei
presupposti di legge di cui all'art. 2043 c.c., il risarcimento del

danno ingiusto patito in conseguenza delle illegittimit attizie


realizzate dallamministrazione (in tal senso: Cons. Stato, V, 27
marzo 2013, n. 1773)
2.2. Occorre quindi domandarsi se le conseguenze sul piano
patrimoniale della tardiva assunzione conseguente agli episodi
di illegittimit attizia sanzionati da questo Giudice di appello
possano trovare adeguato ristoro sul versante risarcitorio.
2.3. Ad avviso del Collegio al quesito deve essere fornita
risposta in senso affermativo, nei termini che seguono.
2.3.1. In primo luogo, non sembra possano esservi dubbi in
ordine alla sussistenza dellelemento oggettivo dellillecito
foriero di danno (inteso, conformemente alla previsione
dellart. 30 cod. proc. amm., quale danno ingiusto derivante
dallillegittimo esercizio dellattivit amministrativa o dal
mancato esercizio di quella obbligatoria).
Sotto

tale

aspetto,

la sentenza di questo

Consiglio n.

6034/2000 ha affermato (con statuizione ormai assistita dal


vincolo

della

cosa

giudicata)

lillegittimit

appellata

la

dellamministrazione
predisposizione

della

graduatoria

quale,

delloperato
in

sede

concorsuale,

di

aveva

illegittimamente escluso lodierno appellante, rilevando la


violazione della previsione di cui allarticolo 18 della l. 7
agosto 1990, n. 241 il quale non consente di annettere
conseguenze svantaggiose per il cittadino alla mancata
allegazione

di

atti

documenti

possesso dellamministrazione.

comunque

gi

in

E lillegittimit attizia in questione si connota altres con i


caratteri

dellingiustizia

in

quanto,

seguito

dalle

realizzazione degli atti annullati in sede giurisdizionale, stato


altres leso linteresse al bene della vita al quale la posizione
giuridica soggettiva del prof. Chellini si correla (posizione
giuridica

certamente

meritevole

di

tutela

alla

luce

dellordinamento positivo).
E stato condivisibilmente affermato al riguardo che, in tema
di responsabilit della pubblica amministrazione, lingiustizia
del danno non pu considerarsi sussistente in re ipsa,
quale conseguenza della illegittimit dell'esercizio della
funzione amministrativa o pubblica in generale, dovendo
in realt il Giudice procedere ad accertare che sussista
un evento dannoso; che il danno sia qualificabile come
ingiusto (in relazione alla sua incidenza su un interesse
rilevante per l'ordinamento); che l'evento dannoso sia
riferibile, sotto il profilo causale, ad una condotta della
pubblica amministrazione; che l'evento dannoso sia
imputabile

responsabilit

della

Pubblica

amministrazione anche sotto il profilo oggettivo del dolo


o della colpa (in tal senso ex plurimis -: Cons. Stato, V, 2
maggio 2013, n. 2388).
Ebbene, impostati in tal modo i termini sistematici della
questione, il Collegio ritiene che non vi siano dubbi in ordine
alla sussistenza, nel caso di specie, di un danno ingiusto
meritevole di ristoro atteso che:

- risulta in atti che, a seguito dellillegittima esclusione dalla


procedura concorsuale di cui in narrativa, il prof. Chellini sia
stato escluso e per molti anni dallimmissione nei ruoli di
insegnamento, in tal modo ritraendo evidenti e notevoli danni
sotto il profilo economico e di progressione di carriera;
- sussiste, altres, un evidente nesso di riferibilit causale fra
la condotta illegittima dellamministrazione (i.e.: lindebita
esclusione dalla procedura) e levento dannoso (i.e.: il
richiamato pregiudizio in termini economici e di carriera
derivante

dalla

estremamente

ritardata

immissione

in

servizio).
2.3.2. Ma ad avviso del Collegio sussiste nel caso di specie
anche lelemento soggettivo della colpa dellamministrazione.
2.3.2.1. Come si anticipato in narrativa, i primi Giudici hanno
ritenuto che il complesso delle evidenze di causa deponesse
nel senso dellinsussistenza in capo allamministrazione di una
condotta colpevole.
2.3.2.2. Ad avviso del Collegio, la sentenza in parte
qua meritevole di riforma.
Al riguardo il Collegio ritiene che debba nel caso di
specie farsi applicazione del consolidato orientamento
secondo cui al privato, il quale assuma di essere stato
danneggiato

da

un

provvedimento

illegittimo

dell'Amministrazione, non richiesto un particolare


impegno per dimostrare la colpa della stessa, potendo
egli limitarsi ad allegare l'illegittimit dell'atto e per il
resto farsi applicazione, al fine della prova dell'elemento

soggettivo, delle regole di comune esperienza e della


presunzione

semplice

di

cui

all'art.

2727

c.c.;

di

conseguenza a quel punto spetta all'Amministrazione


dimostrare, se del caso, che si verificato un errore
scusabile, il quale configurabile in caso di contrasti
giurisprudenziali sull'interpretazione di una norma, di
formulazione incerta di norme da poco entrate in vigore,
di

rilevante

complessit

del

fatto,

d'influenza

determinante di comportamenti di altri soggetti o di


illegittimit derivante da una successiva dichiarazione
d'incostituzionalit della norma applicata (in tal senso ex
plurimis -: Cons. Stato, V, 12 febbraio 2013, n. 798; id., V, 19
novembre 2012, n. 5846; id., IV, 31 gennaio 2012, n. 482).
Ebbene, si osserva al riguardo che non sussistono dubbi in
ordine al fatto che lodierno appellante abbia assolto allonere
di allegazione dellillegittimit dellatto foriero del pregiudizio
patrimoniale.
Al contrario, non si ritiene (contrariamente a quanto osservato
dai

primi

Giudici)

che

lamministrazione

abbia

fornito

unadeguata prova in contrario, nel senso della scusabilit


dellerrore il quale ha determinato lesclusione del prof.
Chellini dalla procedura.
Si osserva al riguardo:
- che non pu ammettersi la scusabilit dellerrore derivante
dallincertezza del quadro giurisprudenziale per il solo fatto
che i primi Giudici abbiano erroneamente respinto il ricorso
inizialmente volto a contestare la disposta esclusione. Ed

infatti, laddove si conducesse alle estreme conseguenze


sistematiche la ratio sottesa a tale argomento, si dovrebbe
concludere nel senso che il Giudice amministrativo di appello
non potrebbe mai ribaltando gli esiti della pronuncia di
primo grado affermare lesistenza di un danno ingiusto,
poich lesistenza di una sentenza di primo grado di segno
favorevole

sortirebbe sempre

comunque

leffetto

di

sterilizzare nel senso del contrasto di giurisprudenza la


valenza della pronuncia di appello (il che, come evidente, si
porrebbe

in

contrasto

con

il

canone

della pienezza

ed

effettivit della tutela giurisdizionale di cui allarticolo 24,


Cost.);
- che nel caso in esame neppure pu essere invocata
dallamministrazione la rilevante complessit del fatto, ovvero
linfluenza determinante di comportamenti di altri soggetti
ovvero ancora profili di illegittimit derivanti da una
successiva dichiarazione d'incostituzionalit delle disposizioni
rilevanti nel caso di specie;
- che la pronuncia in epigrafe non appare condivisibile laddove
afferma che solo il quadro normativo successivo allentrata in
vigore della l. 241 del 1990 avrebbe innovato in ordine ai
presupposti e alle condizioni per ritenere la regolarit della
domanda di partecipazione. Ed infatti, il possesso da parte del
prof. Chellini del diploma di qualifica di odontotecnico era
certamente

noto

dallamministrazione,
coerente

comunque,
laddove

applicazione

di

facilmente

questultima

ordinari

canoni

evincibile

avesse
di

fatto
buona

amministrazione, certamente preesistenti allentrata in vigore


della richiamata l. 241 del 1990.
2.4. Concludendo sul punto, si deve ritenere che nel caso di
specie sussistessero gli elementi di ordine soggettivo e
oggettivo per affermare la sussistenza di una condotta
illecita foriera di un danno ingiusto meritevole di ristoro
patrimoniale, non essendo evidentemente possibile (per
il periodo di mancata assunzione che va dal 1989 al
2001)

la

reintegrazione

in

forma

specifica

di

cui

allarticolo 2059 cod. civ.


3.

Occorre

questo

punto

interrogarsi

in

ordine

al

corretto quantum del risarcimento per equivalente pecuniario.


Al riguardo, lappellante chiede che lamministrazione venga
condannata: a) al versamento delle somme corrispondenti alle
retribuzioni e alle indennit contrattualmente dovute per il
periodo dal 1 settembre 1989 al 1 settembre 2001; b) al
pagamento delle somme corrispondenti ai versamenti dei
contributi previdenziali e di TFR relativi al medesimo periodo;
c) alladeguamento dellanzianit sugli stipendi percepiti dal
1 settembre 2001, il tutto addizionato di rivalutazione e
interessi.
3.1.

La

domanda

relativa

al quantum risarcitorio

parzialmente fondata, nei termini che seguono.


3.1.1. Il Collegio ritiene che nel caso in esame debba farsi
applicazione (non rinvenendosi ragioni per discostarsene) dei
princpi enunciati dalla sentenza dellAdunanza plenaria di
questo Consiglio 23 marzo 2011, n. 3.

La sentenza in parola ha chiarito che il comma 3 dellarticolo


30 del cod. proc. amm., nel prevedere che in sede di
determinazione del risarcimento, il giudice valuta tutte le
circostanze di fatto e il comportamento complessivo delle parti
e, comunque, esclude il risarcimento dei danni che si
sarebbero potuti evitare usando lordinaria diligenza, anche
attraverso lesperimento degli strumenti di tutela previsti,
pur non evocando in modo esplicito il disposto dellart.
1227 del codice civile, afferma che l'omessa attivazione
degli strumenti di tutela previsti costituisce, nel quadro
del

comportamento

complessivo

delle

parti,

dato

valutabile, alla stregua del canone di buona fede e del


principio di solidariet, ai fini dellesclusione o della
mitigazione del danno che sarebbe stato evitabile con
lordinaria diligenza.
Da

ci

emerge

la

rilevanza

sostanziale,

sul

versante

prettamente causale, dellomessa o tardiva impugnazione


quale fatto che preclude la risarcibilit di danni che sarebbero
stati presumibilmente evitati in caso di rituale utilizzazione
dello

strumento

di

tutela

specifica

predisposto

dallordinamento a protezione delle posizioni di interesse


legittimo onde evitare la consolidazione di effetti dannosi.
La

richiamata

sentenza

dellAdunanza

Plenaria

ha

chiarito che la regola della non risarcibilit dei danni


che si sarebbero potuti evitare con limpugnazione del
provvedimento e con la diligente utilizzazione e degli
altri strumenti di tutela previsti dallordinamento (ivi

compresa lattivazione dei rimedi cautelari), da ultimo


sancita dal comma 3 dellarticolo 30 del cod. proc.
amm., ricognitiva di principi gi evincibili alla stregua
di

una

interpretazione

evolutiva

del

capoverso

dellarticolo 1227 c.c.


Ne consegue che la regola in parola risulta applicabile anche
alle azioni risarcitorie (quale quella che qui viene in esame)
proposte prima dellentrata in vigore del codice del processo
amministrativo, essendo espressione, sul piano teleologico, del
pi generale principio di correttezza nei rapporti bilaterali,
mirando

prevenire

comportamenti

opportunistici

che

intendano trarre occasione di lucro da situazioni che hanno


leso talvolta in modo marginale gli interessi dei destinatari
tanto da non averli indotti ad attivarsi in modo adeguato onde
prevenire o controllare levolversi degli eventi.
Ancora, la richiamata sentenza dellAdunanza Plenaria
ha chiarito che la scelta della parte di non avvalersi
della forma di tutela specifica e non (comparativamente)
complessa

che,

previste

dallordinamento

plausibilmente

grazie
(ossia

anche
pi

alle

misure

processuale,
probabilmente

cautelari
avrebbe
che

non)

evitato, in tutto o in parte il danno, integra violazione


dellobbligo di cooperazione, che spezza il nesso causale
e, per leffetto, impedisce in tutto o in parte - il
risarcimento del danno evitabile.
Detta

omissione,

successiva

apprezzata

proposizione

di

congiuntamente

una

domanda

tesa

alla
al

risarcimento di un danno che la tempestiva azione di


annullamento avrebbe scongiurato, rende configurabile
un comportamento complessivo di tipo opportunistico
che viola il canone della buona fede e, quindi, in forza
del

principio

di

auto-responsabilit

cristallizzato

dallart. 1227, comma 2, c.c., implica la non risarcibilit


del danno evitabile.
3.2. Ebbene, impostati in tal modo i termini sistematici della
questione, ne deriva la non integrale ristorabilit del danno
patito

dallodierno appellante,

il quale

non ha attivato

diligentemente e tempestivamente i rimedi di giustizia (in


particolare:

di

tipo

cautelare)

posti

sua

disposizione

dallOrdinamento.
3.2.1. Si osserva al riguardo:
- che, se per un verso vero che il ricorso proposto nel corso
del 1990 dal prof. Chellini avverso la graduatoria del 1989 era
assistito da unistanza di sospensione cautelare (istanza
respinta del T.A.R. della Toscana con ordinanza n. 182/90),
vero altres che lodierno appellante non aveva gravato in
appello detta ordinanza, in tal modo lasciando che la
situazione di fatto cos venutasi e determinare restasse
invariata sino alla pronuncia di primo grado (ossia, fino alla
sentenza n. 95/92);
- che, se per un verso vero che il prof. Chellini aveva
tempestivamente proposto appello avverso la sentenza del
T.A.R. della Toscana n. 95/1992 (si tratta del ricorso in appello
n. 3927/92, definito con la sentenza n. 6034/00), altres vero

che lodierno appellante non aveva proposto domanda di


sospensione cautelare degli effetti di tale sentenza, in tal modo
lasciando che la situazione di fatto cos venutasi e determinare
restasse invariata sino alla pronuncia di appello (ossia, fino
alla sentenza n. 6034/00);
- che allindomani della sentenza di appello da ultimo
richiamata

(depositata

il

10

novembre

2000),

lamministrazione appellata ha provveduto senza ulteriore


ritardo ad iscrivere il prof. Chellini nella graduatoria della
classe di concorso XII/C (atto in data 15 dicembre 2000) e
successivamente ad assumerlo a tempo indeterminato (atto in
data 15 marzo 2001). Dalla tempistica appena richiamata e dal
comportamento complessivamente adempitivo posto in essere
dallamministrazione a fronte delle pronunce giurisdizionali a
s sfavorevoli esce rafforzato il convincimento per cui se
lodierno appellante avesse tempestivamente attivato tutti i
rimedi

di

giustizia

(in

primis:

cautelari)

posti

sua

disposizione dallordinamento, con ogni probabilit avrebbe


conseguito liscrizione in graduatoria e limmissione in servizio
in tempi pi rapidi rispetto a quelli in concreto determinatisi.
3.2.2. Per le ragioni appena esposte, il Collegio ritiene
congruo

che,

in

parziale

accoglimento

della

domanda

risarcitoria richiamata sub 3, lamministrazione appellata sia


condannata al versamento delle somme corrispondenti al 50
per cento delle retribuzioni e delle indennit contrattualmente
dovute per il periodo dal 1 settembre 1989 al 1 settembre
2001, nonch al pagamento delle somme corrispondenti ai

versamenti dei contributi previdenziali e di TFR relativi al


medesimo periodo e sui medesimi importi, nonch ancora alladeguamento dellanzianit sugli stipendi percepiti dal 1
settembre 2001.
Sulle somme in tal modo determinate (che costituiscono debito
di valore Cons. Stato, VI, 25 settembre 2009, n. 5776 -)
dovranno essere corrisposti la rivalutazione monetaria e gli
interessi nella misura legale, dalle singole scadenze fino al
soddisfo
4. Non pu, invece, trovare accoglimento la domanda proposta
dal prof. Chellini, volta ad ottenere il ristoro del danno non
patrimoniale asseritamente

patito

in

conseguenza

della

vicenda dinanzi descritta.


4.

Al

riguardo

si

ritiene

di

richiamare

il

condiviso

orientamento secondo cui, per conseguire il risarcimento del


danno non patrimoniale, il richiedente tenuto ad allegare e
provare in termini reali, sia nellan che nel quantum, il
pregiudizio subito, anche se collegato a valori riconosciuti a
livello costituzionale, e ci perch la categoria del danno non
patrimoniale ex art. 2059 c.c., pur nei casi in cui la sua
applicazione consegua alla violazione di diritti inviolabili della
persona,

costituisce

pur

sempre

un'ipotesi

di

danno-

conseguenza, il cui ristoro in concreto possibile solo a


seguito dell'integrale allegazione e prova in ordine alla sua
consistenza
eziologica

materiale
alla

ed

condotta

in

ordine

del

alla

soggetto

sua

riferibilit

asseritamente

danneggiante (in tal senso: Cons. Stato, IV, 7 febbraio 2013, n.


23).
Ebbene, si ritiene che lodierno appellante non abbia allegato,
n

provato

lesistenza

di

un

danno

non

patrimoniale

caratterizzato dai richiamati aspetti e che il medesimo onere


di allegazione non risulti soddisfatto; i) n dalla generica
affermazione relativa alla profonda frustrazione che lo
avrebbe colto in conseguenza della vicenda dinanzi descritta
(pag. 4 del ricorso introduttivo); ii) n dalla parimenti generica
affermazione relativa alla significativa alterazione della sua
qualit della vita; iii) n infine - sulla scorta dei capi di prova
testimoniale articolati alle pagine 15 e 16 del ricorso (ci in
quanto i capi in tal modo articolati risultano comunque volti a
dimostrare fatti e circostanze inidonei a deporre nel senso
dellesistenza di un danno non patrimoniale in concreto
risarcibile sulla base del richiamato e qui condiviso
orientamento giurisprudenziale).
5. Neppure pu trovare accoglimento la richiesta di riformare
la sentenza in epigrafe per la parte in cui ha respinto la
domanda

volta

al

risarcimento

del

danno

da

perdita

di chance connessa alla probabilit di conseguire in concreto


lutilit attesa (i.e.: lassunzione in servizio).
Al riguardo ci si limita ad osservare che, nella corretta
dinamica della presente vicenda, il tipo di danno in parola
viene in toto assorbito dalla riconosciuta sussistenza di un
danno patrimoniale meritevole di ristoro (cfr. infra, sub 2 e 3)

e che non residuano ulteriori profili di danno ristorabili a titolo


di danno da perdita di chance.
5. Per le ragioni sin qui esposte lappello in epigrafe deve
essere accolto in parte e per leffetto, in riforma della sentenza
impugnata, deve essere disposto il parziale accoglimento del
primo ricorso con conseguente condanna dellamministrazione
a corrispondere allodierno appellante gli importi risarcitori
dinanzi definiti sub 3.2.2.
Il Collegio ritiene che sussistano giusti motivi per disporre
lintegrale compensazione delle spese di lite fra le parti
P.Q.M.
Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Sesta),
definitivamente pronunciando sull'appello, come in epigrafe
proposto, lo accoglie in parte e per leffetto, in riforma della
sentenza impugnata, accoglie in parte il ricorso di primo grado
con

conseguente

condanna

dellamministrazione

corrispondere allodierno appellante gli importi risarcitori


dinanzi definiti sub 3.2.2.
Spese del doppio grado compensate.
Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorit
amministrativa.
Cos deciso in Roma nella camera di consiglio del giorno 16
aprile 2013 con l'intervento dei magistrati:
Stefano Baccarini, Presidente
Claudio Contessa, Consigliere, Estensore
Gabriella De Michele, Consigliere
Roberta Vigotti, Consigliere

Andrea Pannone, Consigliere


L'ESTENSORE

IL PRESIDENTE

DEPOSITATA IN SEGRETERIA
Il 28/08/2013
IL SEGRETARIO
(Art. 89, co. 3, cod. proc. amm.)

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