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Di fronte a te avevo perduto ogni fiducia in me stesso e

conseguito in cambio uno sconfinato senso di colpa. Non


potevo trasformarmi..

[] e

come quando uno deve essere impiccato. Se lo

impiccano davvero, morto, e tutto finito. Ma se deve


assistere a tutte le preparazioni per essere impiccato e solo
quando gli fanno scorrere il cappio intorno al collo apprende

di essere stato graziato, allora pu soffrirne per tutta la


vita

INDICE
1. Introduzione_______________________________________________________________2

2. Il mito: Edipo______________________________________________________________5
2.1. Edipo aveva il complesso di Edipo?_________________________________________________7

3. Svevo e la psicanalisi_____________________________________________________9
3.1. Il complesso di Edipo in Svevo_____________________________________________________10
3.2. La morte di mio padre___________________________________________________________11
3.3. Il ritratto del padre_______________________________________________________________12
3.4. Un sostituto del padre: il dottore__________________________________________________13
3.5. Lo schiaffo del padre______________________________________________________________14

4. Brief and den Vater : Franz Kafka______________________________________16


4.1. Ritratto di famiglia_______________________________________________________________17
4.2. La religione perduta_____________________________________________________________19

BIBLIOGRAFIA________________________________________________________________21

1.

Introduzione

La morte del Padre toglier alla letteratura molti suoi piaceri.


Se non c' pi un Padre, a che raccontare delle storie? Ogni
racconto non si riconduce forse all' Edipo? Raccontare non
sempre cercare la propria origine, dire i propri fastidi con la
Legge, entrare nella dialettica dell' intenerimento e dell' odio?
Oggi si chiude con l' Edipo come col racconto: non si ama pi,
non si teme pi, non si racconta pi". (Roland Barthes)

La figura del padre nella letteratura del Novecento ricorrente, in


quanto punto di riferimento essenziale, come del resto lo sono i
rapporti familiari, nodo che sembra essere imprescindibile in una
ricerca

letteraria,

al

punto

che

diventa

difficile

operare

una

ricognizione completa di tutte le opere che trattano, a vari livelli,


questa tematica. Diventerebbe un lungo elenco assai sterile. Cos
preferibile valutare opere significative, di generazioni diverse, che
illustrano come via via la figura del padre viene intuita dagli scrittori,
in relazione al loro tempo generazionale e ai sostanziali mutamenti
che sono avvenuti nella societ.
per da segnalare un dato comune che va sottolineato, affrontando
largomento: nonostante le generazioni si siano succedute e sia in
qualche modo cambiato il modo di rapportarsi con la figura paterna,
resta sempre evidente una dicotomia di approccio soprattutto nel
rapporto tra padri e figli.
Ogni generazione, sembra aver dovuto affrontare lo scontro con la
figura paterna intesa come metafora dellautorit, del dominio, in
quanto il padre diventa il punto di riferimento della legge. colui che
3

istituisce la morale e che idealmente istituisce il legame con le radici e


con la tradizione.
Per poter intuire il valore della figura paterna, per metterne in luce
lautorevolezza sembra che per il figlio sia necessario operare uno
scontro violento, una contestazione radicale della figura e del ruolo del
padre. lottica del figlio che, per crescere e per diventare "padre"
egli stesso, sente la necessit di "provare" fino in fondo la struttura di
questo ruolo.
La "colpa" del padre quella di una presenza che forte, ma
corrisponde, sempre, a unassenza esasperata rispetto alle reali
necessit dei figli.
Nel periodo compreso tra fine Ottocento e inizio Novecento si verifica
una vera e propria rivoluzione che colpisce i pi diversi campi del
sapere e sancisce il passaggio dall' uomo moderno all' uomo
contemporaneo . Questa svolta epocale pu essere definita

" crisi

della ragione " , perch vengono messi in discussione tutti i valori


della ragione classica : non si crede pi a un mondo necessario , alla
centralit dell' uomo, all' esistenza di una verit assoluta , unica e
conoscibile . La cultura della crisi sostituisce a questo insieme di valori
una molteplicit di prospettive , una pluralit di punti di vista , cio si
entra nell' ambito di un totale relativismo . Il passaggio a questa
nuova epoca molto brusco perch coinvolge ogni tipo di indagine
dell' uomo sulla realt e su s stesso , e questi passaggi non sono
semplici evoluzioni delle varie discipline , ma vere e proprie rivoluzioni
che minano alle fondamenta le conoscenze precedenti .
Nessun altro contributo filosofico ha avuto la stessa straordinaria
fortuna della psicoanalisi. Grazie allopera di Sigmund Freud la cultura
occidentale si pone per la prima volta nella condizione di spiegare
attraverso la ragione e solide argomentazioni scientifiche le zone pi
buie dellanimo umano. Freud scelse come terreno dindagine le
componenti irrazionali della personalit umana: il sogno e i ricordi
dellinfanzia sprofondati nellinconscio..

Nel mio lavoro vorrei cercare di analizzare, partendo dalla mitologia


greca e quindi analizzando il mito di Edipo come questi, nel corso dei
secoli si sia trasformato in qualcosa di reale nellinconscio delluomo
moderno. Con La psicanalisi,

le ossessioni di molti scrittori di fine

Ottocento vengono proiettate nei libri, nelle poesie, in tutte le forme


artistiche, dando vita a dei veri e propri contenitori

pieni di fobie ,

odio , insomma pagine pronte allanalisi dettagliata di qualsiasi forma


distorta dellinconscio..
Il rapporto con il Padre si percepisce come una continua lotta , tra un
figlio troppo debole ed un padre autoritario che non comprende le
ripercussioni delle sue azioni sulla psicologia dei figli. Svevo e Kafka
mostrano nelle loro opere come, questo cordone

non sia mai stato

tagliato, pur vivendo la loro vita di grandi scrittori, affermati ed in


fondo soddisfatti, vivono in realt un conflitto interiore che non potr
mai placarsi, una sensazione di annullamento e di incomprensione che
pervade la loro

vita quotidiana e ovviamente, di riflesso , le loro

opere.

2.Il mito: Edipo

Nella

mitologia greca, Edipo una delle figure centrali del ciclo

tebano, figlio di Laio, re di Tebe, e di Giocasta. Secondo la leggenda,


Laio apprese da un oracolo che sarebbe stato ucciso dal figlio; per
sfuggire al proprio destino, fer i piedi del neonato per immobilizzarlo e
lo fece abbandonare su una montagna. Il bambino per fu salvato da
un pastore e affidato a Polibo, re di Corinto, che lo chiam Edipo (=
piede gonfio) e lo crebbe come un figlio. Il ragazzo non sapeva di
essere stato adottato, e quando un oracolo predisse che avrebbe
ucciso il padre e sposato la madre, lasci Corinto. Sulla via di Tebe si
scontr con Laio e lo uccise, senza conoscerne l'identit, avverando
cos involontariamente la profezia. Giunto a Tebe, trov la citt in
preda alla Sfinge, che uccideva e divorava tutti coloro che non
sapevano rispondere ai suoi enigmi; Edipo riusc a risolverli e la Sfinge
si uccise. Convinti che Laio fosse stato assassinato da ignoti predoni e
grati a Edipo perch li aveva liberati dalla Sfinge, i tebani lo
ricompensarono acclamandolo re e concedendogli la mano di Giocasta
(che lo credeva morto e non poteva riconoscerlo) con cui visse felice
per molti anni, all'oscuro del fatto che fosse la propria madre. Quando
una terribile pestilenza colp la regione, l'oracolo decret che
l'assassino di Laio doveva essere bandito dalla citt: dall'indovino
Tiresia Edipo apprese la propria identit e cap che le predizioni
dell'oracolo si erano compiute; Giocasta, sconvolta, si tolse la vita.
Quando Edipo seppe che Giocasta era morta e che sui loro figli
6

Eteocle, Polinice, Antigone e Ismene era caduta la maledizione


dell'incesto, si trafisse gli occhi e lasci il trono a Creonte. Visse
ancora a Tebe finch il volere dell'oracolo non lo costrinse a partire in
esilio, sorretto dall'amorevole Antigone. Finalmente giunse a Colono,
nei pressi di Atene, dove il re Teseo, col favore di Apollo, gli accord
accoglienza e protezione dalla guerra intestina che stava per
sconvolgere Tebe. Riconciliatosi con se stesso e con le Eumenidi, Edipo
trov infine la morte.
Il mito di Edipo uno dei pi ricchi e complessi della mitologia
occidentale; noto a partire dalle versioni che ne diedero i
tragediografi greci, innanzitutto Sofocle (la cui opera Edipo re era
considerata da Aristotele l'esempio perfetto di tragedia), ma anche
Euripide e probabilmente Eschilo. Fu ripreso dal teatro occidentale, da
Seneca a Corneille, a Voltaire, ma indubbiamente la rielaborazione pi
famosa fu la rilettura in chiave psicoanalitica che ne fece Sigmund
Freud.

2.1.

Edipo aveva il complesso di Edipo?


Freud afferma che il protagonista della tragedia di Sofocle possa
essere visto come la rappresentazione quintessenziale del rapporto
che ogni uomo intrattiene nella sua infanzia con i genitori, realt
primarie del suo universo. Lincesto consumato dalleroe greco con la
madre

Giocasta

realizzerebbe

per

eccellenza

linsopprimibile

attaccamento che ogni bambino nutre per la propria madre, sede di


nutrimento, vitalit e felicit; il parricidio che compie al crocicchio
realizzerebbe lavversione nutrita da ogni bambino per il padre, che
avverte come rivale nellamore materno, e rivale tanto pi temibile in
quanto contemporaneamente si presenta come modello da seguire e
da imitare.
7

LEdipo di Sofocle non ha il complesso di Edipo. Allazione parricida e


incestuosa

Edipo

perviene

assolutamente

ignaro,

senza

mai

manifestare i corrispondenti desideri, e non basta rispondere come


fanno i freudiani che non pu n deve manifestarli, giacch anche
nella prospettiva psicanalitica questi sentimenti sono inconsci: si sa
che, pur se non proclamato, linconscio deve rendersi noto attraverso
una qualche via di comunicazione. N questa via di comunicazione
pu essere indicata dalla voce delloracolo, che non pu in alcun modo
confondersi con linteriorit umana; e neppure pu esserlo dalla scelta
finale con Edipo che si acceca, che non un riconoscimento di colpa,
ma una presa di coscienza dellimpurit sociale che la trasgressione
comporta indipendentemente dalle intenzioni. La dimensione psichica
rappresentata nella tragedia di Sofocle in effetti lopposto del
complesso di Edipo. I desideri di Edipo sono per eccellenza consci e
non inconsci, adulti e non infantili, normativi e non trasgressivi: essi si
costituiscono attorno a un ruolo socio-politico caratterizzato da un
voler il bene pubblico e dalla cosciente assunzione dei compiti di
inquisitore

e di giudice. Lincipit dellEdipo Re individua subito la

dimensione conscia e volontaria di Edipo definendo come paternit


(attraverso il semplice appellativo dei suoi sudditi come figli miei) la
sua regalit sollecita e autorevole, ma proprio con ci suggerisce
anche lacerazione e degenerazione opposte allarmonia del regno,
dato che in realt Edipo ha il ruolo opposto in esso: il ruolo
trasgressivo e infelice del figlio.
NellEdipo di Seneca, che pure si tiene abbastanza vicino al modello
adottando anche la sua struttura a posteriori, la stessa questione
viene a porsi in termini molto diversi. Anche qui determinante
leggere lincipit:
Ormai, cacciata la notte, il sole ritorna, incerto; il mesto
raggio emerge da nubi oscure, e diffondendo una luce
tristissima

con il suo

fuoco

luttuoso,

guarder

le case

devastate dall'avida peste: il giorno mostrer la strage


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compiuta dalla notte. Chi dunque pu godere del trono? Bene


ingannevole, quanti mali nascondi sotto un aspetto tanto
carezzevole! Cos come le alte cime accolgono sempre i venti,
e i frutti del mare anche in bonaccia sferzano la rupe che
divide i vasti stretti, cos i maggiori imperi soggiacciono alla
fortuna. Con quanta ragione ero fuggito via dal trono di mio
padre,

Polibo!

Ma

esule

libero

da

preoccupazioni,

attraversando il mondo senza paura, sono incappato - ne


chiamo a testimoni il cielo e gli dei - in un regno.
La chiave di volta del rovesciamento sta nella mutata disposizione
ideologica che coinvolge il tema della regalit, per cui non pi
possibile rappresentare la garanzia dell'innocenza di Edipo. E ci per il
duplice motivo che spirito e funzioni del monarca non sono pi come
in Sofocle connaturate ed essenziali a Edipo, cui anzi vengono
coattivamente imposte. Per questo inquieto e lacerato uomo di potere,
il potere un nucleo irriducibile di male (insieme fatto e subito).
Questo infatti l'aspetto greve e senza respiro che assume il suo
essere re di Tebe, spogliato delle connotazioni attive e benefiche che
rivestiva in Sofocle, inteso non pi nel quadro di un'opposizione contro
la pestilenza, il solo mezzo, la sola speranza di sconfiggerla, ma nel
quadro di una assimilazione, di una solidariet o equivalenza
analogica con essa. In effetti, lombra del parricidio e dellincesto
ricompare a Tebe, rideterminando la responsabilit del potere di fronte
alla pestilenza: Ma davvero tu, accusato da Apollo, potevi sperare
che in cambio di tali delitti ti venisse dato un regno sano? Sono io che
ho appestato il cielo. Per quanto dunque Edipo abbia agito per
smentire loracolo, esso per lui unossessione non risolta: proprio
come voleva Freud, stato introiettato, assimilato, riconosciuto come
parte propria della psiche, nella quale introduce una complicatezza
perversa che Seneca ha saputo rendere attraverso linquietudine dei
monologhi. Questo un complesso di Edipo ridotto a met, in quanto
viene assunto non nella sua parte libidinale, ma solo nel senso di
colpa che allinterno della dialettica freudiana costituisce il correlato
9

necessario della pulsione. Tale senso di colpa tanto pi vasto quanto


meno fondato su circostanze di fatto, ovvero, come dice Edipo,
quando si ha orrore di qualcosa che si crede impossibile, lo si teme
comunque: io ho paura di tutto e non mi fido neanche di me stesso.

3.Svevo e la psicanalisi

Il rapporto con la psicanalisi inizia intorno al 1908, in cui Svevo inizia


a leggere le opere di Freud. Negli anni che vanno dal 1911 al 1918,
Svevo approfondisce il discorso sulla psicanalisi perch suo cognato,
Bruno Veneziani, in trattamento a Vienna dallo stesso Freud. In
questi anni Svevo si lascia conquistare dalle teorie psicanalitiche,
anche se il suo rapporto con esse risulta sempre problematico. Sul lato
pratico della disciplina Svevo nutre molti dubbi sulla possibilit di
guarigione del paziente, alimentati soprattutto dallinsuccesso della
terapia del cognato, definito da Freud incurabile. Svevo si mette
dunque in una posizione critica rispetto alla psicanalisi, ed ambigua:
coglie le teorie, ma allo stesso tempo le allontana, affascinato, ma
distaccato, non c un categorico rifiuto, n unaperta adesione.

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Nella Coscienza di Zeno si possono individuare diversi modelli


psicologici e di conseguenza diversi metodi di cura. C una prima
psicanalisi, quella di W. Steckel. La differenza tra Steckel con Freud
consente a Svevo di creare una figura, il dottor S., che fa scrivere a
Zeno a sua autobiografia. Ed proprio qui la diversit tra le due
teorie: Freud esclude categoricamente il metodo dellautobiografia,
dellindagine introspettiva di Steckel, perch nella vera psicanalisi la
terapia basata sulle sedute. Ad un secondo livello sta la psicanalisi
freudiana vera e propria: Svevo introduce, nei discorsi di Zeno, tutta
una serie di associazioni libere, dimenticanze contraddizioni, che non
possono essere letti se non in chiave freudiana (come lepisodio del
funerale di Guido Speier, in cui Zeno sbaglia funerale). Ci sta a
dimostrare che Svevo ha accettato di servirsi della psicanalisi
freudiana come metodo esplicativo della psiche umana, anche se
rimane molto scettico rispetto al suo funzionamento.
Nel nome del protagonista del romanzo, Zeno Cosini, si pu notare
una forte ambivalenza. Il nome, Zeno, indica lo straniero (dal greco
xenos, che sta a significare appunto lo sconosciuto), il cognome,
Cosini, corrisponde alla storpiatura dialettale di cugini, ed indica
quindi il consanguineo, il familiare. Svevo sembra voler alludere al
complesso edipico

3.1.

Il complesso di Edipo in Svevo

Nella Coscienza di Zeno, a differenza dei precedenti romanzi, il


conflitto tra padre e figlio assume un ruolo di primo piano. Se vero,
come

si

osservato,

che

per

Freud

la

morte

dei

padre

l'avvenimento pi importante nella vita di un uomo, altrettanto


vero

che questo avvenimento in grado di smascherare la

componente aggressiva che caratterizza i rapporti fra padre e figlio,


riportando a galla con forza il desiderio della morte

dei padre,
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presente, sempre secondo Freud, nell'inconscio di ogni uomo, e


incarnato dal personaggio di Edipo. Zeno si rimprovera pi volte di
avere augurato a suo padre la morte, mascherando il suo impulso
aggressivo dietro la compassione per la sofferenza dell'ammalato.
Questo conflitto di sentimenti (l'altalenare continuo di dolore e
rimorso, di compassione e senso di colpa) accompagna Zeno fino alla
vecchiaia e risorge intatto nel
assume

momentaneamente

sogno delle mignatte, in cui il figlio


la

parte

dell'accusatore

dell'aggressore.
Ma, nella realt, Zeno, incapace di imporre la sua volont, non assume
mai una parte definita, tanto che il suo personaggio sembra
ripercorrere non tanto le orme di Edipo, che uccide il padre e ne
prende il posto al fianco della madre, quanto piuttosto quelle di
Amleto, un altro personaggio tragico a cui Freud rivolge molto presto
la sua attenzione: NellEdipo, - scrive Freud - l'infantile fantasia di
desiderio che lo sorregge viene tratta alla luce e realizzata come nel
sogno; nell'Amleto permane rimossa e veniamo a sapere della sua
esistenza - in modo simile a quel che si verifica in una nevrosi soltanto attraverso gli effetti inibitori che ne derivano. Il ribrezzo che
dovrebbe spingerlo alla vendetta sostituito in lui da autorimproveri,
scrupoli di coscienza, i quali gli rinfacciano che egli stesso non
migliore dei peccatore che dovrebbe punire.

3.2.

La morte di mio padre

Il capitolo inizia col ricordo del genitore, seguito a ruota dalla


narrazione degli eventi dal suo ultimo colloquio col padre fino alla sua
morte. Ultimo colloquio, che, purtroppo per Zeno, non riesce a far
esprimere a nessuna delle due "fazioni" i propri sentimenti verso
l'altra, anche se di una erano gi noti. Zeno si sveglia la mattina dopo
e gi trova il padre diverso dal solito, sensazione che verr confermata
12

dopo, quando scoprir che il padre malato. Per via del delirio e
dell'incoscienza di quest'ultimo, non riesce a comunicargli i suoi veri
sentimenti, in questo riesce invece il padre, che, al momento della
morte, alza la mano "alta alta" e gli d uno schiaffo. Tutti parlano di
riflesso meccanico, ma il ricordo di quello schiaffo Zeno se lo porter
dietro per sempre. La scomparsa del padre rappresent, infatti, la
scomparsa dell'antagonista concreto col quale misurarsi per mettere
in luce le proprie capacit. Il rimorso per la morte del padre vien vista
da Zeno come un ulteriore rincaro alla sua malattia.
Gli inetti sveviani sembrano tali proprio perch non possono pi
coincidere con un immagine paterna virile, solida e sicura, perch
non riescono pi ad introiettarla, a trasformarla in componente della
propria personalit,a causa di ragioni non solo individuali ma storiche:
la crisi dellindividuo borghese che caratterizza il novecento. Di
conseguenza i personaggi sveviani sono in conflitto con figure paterne
antagonistiche,

che

rappresentano

pi

apparentemente

che

realmente, in verit il contrario della loro inettitudine e debolezza

3.3.

Il ritratto del padre

Svevo ci offre un dettagliato ritratto del padre ricostruendo il conflitto


con il figlio Zeno.E un ritrattto che pur dietro le mascherature
delleffetto filiale, appare cattivo, corrosivo e rivela tutti gli impulsi
aggressivi profondi del personaggio narratore.Non si tratta neppure
di una mescolanza inconscia di amore odio, ma di odio puro, che lio
narrante cerca ostinatamente di mascherare, ma invano. Si pu
cogliere qui la radice dellinettitudine particolare di Zeno rispetto agli
altri personaggi sveviani: Zeno vuole inconsciamente essere inetto per
contrapporsi al padre borghese e alle sue solide, incrollabili certezze,
mai sottoposte al dubbio critico. Accentuare la propria inconcludenza,
13

la propria bizzarria, la propria diversit dalluniverso della normalit


borghese per Zeno un modo per aggredire simbolicamente, per
ferire il padre, che di quelluniverso un campione esemplare. Gli
impulsi aggressivi inevitabilmente si scatenano in occasione della
malattia del padre che lo priva della sua forza e del suo potere
simbolici, lo trasforma in essere debole e indifeso. Dietro lo sgomento
e il dolore di Zeno affiora continuamente il desiderio che il padre
muoia:
[...] Ed cos che augurai a mio padre la morte
Naturalmente Zeno rifiuta di ammettere alla coscienza questi impulsi,
li rimuove, cerca disperatamente di affermare, ai propri stessi occhi, la
propria innocenza, la mancanza di ogni colpa.Zeno, sia come
narratore

della storia, sia come attore di essa, si costruisce

sistematicamente alibi e autoinganni . La conseguenza che egli offre


una prospettiva del tutto inattendibile; non possiamo mai prendere
per

buone

le

sue

affermazioni.

Intravediamo

pi

meno

confusamente i conflitti che si celano dietro le sue proteste di amor


filiale, ma il racconto non ci offre alcuna fonte sicura , per stabilire con
certezza la verit. E quanto ci viene suggerito, proprio allinizio del
romanzo dalla prefazione del dottor S.,

che ci avverte delle tante

verit e bugie che si trovano nelle pagine scritte da Zeno.

3.4.

Un sostituto del padre: il dottore

Il dottor Coprosich sicuramente un sostituto del padre, rappresenta


una superiorit autorevole, indagatrice( i suoi occhi terribili.. )
Zeno ha paura che quegli occhi frughino al fondo del suo animo e
scoprano quel segreto che egli non vuole confessare neppure a se
stesso, il suo impulso , la sua aggressiva voglia di uccidere il padre.
Per questo trasferisce nel dottore il conflitto, e ci allorigine del suo
14

ostinato, inesauribile odio nei suoi confronti, che non si placa neppure
a distanza di anni:
odio quell'uomo perch egli allora s'arrabbi con me. ci
ch'io non seppi mai perdonargli
Non gli si puo presumibilmente credere quando afferma che nel
momento in cui scrive il rimorso scomparso, e che parla ormai con
la freddezza con cui parlerebbe di avvenimenti accaduti ad un
estraneo: un evidente tentativo di rimozione:
Nel mio cuore, di quei giorni, non v' altro residuo che
l'antipatia per quel medico che tuttavia si ostina a vivere.
Lantipatia verso il dottor. Coprosich che

si ostina a vivere un

indizio eloquente del permanere del senso di colpa nei confronti del
padre e degli impulsi omicidi nei confronti del medico, divenuto suo
sostitutoDi nuovo per, nonostante le sue mistificazioni, il punto di
vista del malato Zeno, funziona come corrosivo strumento straniante
su ci che lo circonda: e la vittima in questo caso proprio quel
dottore che, immerso nelle sue certezze scientifiche positivistiche,
risulta un altro campione di rigidezza e di immobilit borghese, cio
del veleno2 che inquina come unintima malattia quel mondo.

3.5.

Lo schiaffo del padre

.Con uno sforzo supremo arriv a mettersi in piedi, alz la


mano alto alto, come se avesse saputo ch'egli non poteva
comunicarle altra forza che quella del suo peso e la lasci
cadere sulla mia guancia. Poi scivol sul letto e di l sul
pavimento. Morto!....[]
15

La

famosa

sequenza

dello

schiaffo

paterno

mostra

ancora

meccanismi delle mistificazioni di zeno.Nella sua confusione mentale il


padre ha la senzazione che il figlio gli

voleva togliere laria:

inconsciamente avverte cio la corrente di odio aggressivo che c in


lui, e lo schiaffo ne la coerente conseguenza. Naturalemnete il fatto
scatena terribili sensi di colpa in Zeno che dinanzi a questa terribile
immagine paterna, regredisce alla condizione di bambino punito e si
affanna a protestare la propria innocenza, disperandosi perch la
morte del padre gli impedisce ormai di provargliela. La figura del
padre morto la perfetta proiezione del suo senso di colpa: tutta
filtrata attraverso lottica e i sentimenti dello Zeno attore che vive i
fatti.Lo dimostra linsistenza sugli attributi paterni, la chioma bianca ,
il corpo superbo e minaccioso, le mani, grandi e potenti,pronte ad
afferrare e punire: sono i sensi di colpa dellosservatore che caricano
la figura del morto di questi connotati di immagine paterna terribile,
punitiva,

nastratrice..Subito

per

scattano

meccanismi

della

rimozione e dellinnocentizzazione: la coscienza, a esorcizzare quella


figura ne erige unaltra antitetica e consolante, il padre debole e
buono e per tacitare i sensi di colpa Zeno rimuove tutti gli impulsi
aggressivi, si adatta al ruolo infantile della debolezza nei confronti del
padre.
Poi, al funerale, riuscii a ricordare mio padre debole e buono
come l'avevo sempre conosciuto dopo la mia infanzia e mi
convinsi che quello schiaffo che m'era stato inflitto da lui
moribondo, non era stato da lui voluto. Divenni buono, buono
e il ricordo di mio padre s'accompagn a me, divenendo
sempre pi dolce. Fu come un sogno delizioso: eravamo
oramai perfettamente d'accordo, io divenuto il pi debole e lui
il pi forte.

16

4. Brief and den Vater : Franz Kafka

La Lettera al padre rappresenta com noto Lautobiografia di


Kafka: uno scapolo trentaseienne, malato di un male ormai incurabile
che svela nel testo, quasi fosse una requisitoria i motivi che lo hanno
indotto ad avere nel tempo un rancore spietato nei confronti di suo
padre.
Sono sessanta fittissime pagine di motivazioni con le quali Kafka tenta
di dimostrare di essere nella sua umana

miseria

il prodotto

delleducazione e dellinflusso del padre: egli non ha appreso la


17

forza di vivere perch stato vinto dalla forza del genitore, stato
soggiogato dalla sua prepotente personalit, paralizzato dal suo
successo

borghese,

schiacciato

ed

annichilito

dalla

sua

quasi

miracolosa vitalit. Ora proprio questa sua debolezza che il padre


sembra rimproverargli come una colpa. Il figlio naturalmente si
proclama innocente o per lo meno non colpevole; ed pronto ad
ammettere che anche il padre non colpevole: vi stato soltanto uno
scontro tra luomo compiuto, un vero autentico Kafka come egli
scrive per forza, salute, appetito, inesauribile capacit di lavoro,
senso degli affari e volont di successo, ed il gracile bimbo
2incompiuto2, timido, pauroso, sognatore, completamente negato alla
vita pratica ed assolutamente privo di vitalit - e il debole
naturalmente stato schiacciato dal pi forte. E stato pertanto, un
ineluttabile evento di natura, un puro e semplice scontro di due forze
opposte

contrarie,

nel

quale

la

forza

minore

doveva

necessariamente soccombere. Il figlio quindi ben lontano dal


pensare ad una colpa del padre. Lo prega soltanto e questo lo
scopo dichiarato della lettera di non voler pi considerare la sua
debolezza come una colpa:
Tu avesti su di me quellinflusso che necessariamente dovevi
avere, solo che devi smettere di considerare una particolare
cattiveria da parte mia il fatto che io ho dovuto soccombere a
questo influsso
Il Padre dunque ha spezzato la sua volont, ma soprattutto lo ha
costretto a fuggire dal mondo racchiudendo nel suo inconscio un gran
senso di colpa, di nullit che lo attanaglier fino alla morte.

4.1.

Ritratto di famiglia

18

Il senso di colpa di cui parla Franz Kafka in tutte le sue opere non lo ha
escluso soltanto dal mondo della vita borghese, lo ha privato anche
e qui fin troppo evidente il complesso di Edipo dellamore della
madre, troppo debole e troppo succube per rappresentare una
possibile alleata, o per lo meno unistanza autonoma nei confronti del
padre. La madre anzi ha neutralizzato, con la sua bont e con il suo
equilibrio quellodio per il padre che avrebbe forse permesso al figlio
di evadere dal suo mondo. La madre quindi complice inconscia del
nume paterno e nella caccia al figlio ha assunto senza volerlo
addirittura il ruolo del battitore che riporta sempre la preda nella
trappola della casa del padre.

Ma anche la casa, la vita familiare, gli divenuta insopportabile per


colpa del genitore. Se consideriamo il valore autobiografico de la
metamorfosi la casa, per Kafka doveva essere una tana di rivalit
represse, di furibondi odi sotterranei, di maligne rivolte e soprattutto
di lotte terribili, un mondo veramente congeniale dellimmagine del
genitore della Lettera il cui contributo fondamentale sembra essere
lira..Lampiezza con la quale Kafka si sofferma a descrivere le scene
quotidiane della famiglia Kafka non lascia dubbi sulla sua desolata
19

religione del focolare domestico nel quale lamore e la ragione della


madre sempre succube allira del padre il quale si sente sempre in
qualche modo tradito dal figlio ed ama Valli proprio perch non ha
nulla di kafkiano, cova un sordo rancore verso Elli perch sposandosi
si salvata dal suo influsso ed ha potuto evadere dalla sua casa, odia
Ottla che egli considera una sorta di diavolo perch ha osato sfidarlo
apertamente rendendosi indipendente, e se, infine, non odia, certo
disprezza lunico maschio, il primogenito, lerede indegno di portare il
nome dei Kafka, creatura chiusa, inpenetrabile, incomprensibile, che
fugge la sua presenza e pretende di aver paura di lui.

4.2.

La religione perduta

Per Kafka combattare il padre nonsignificava combattere la tradizione ma


bens implicitamente restaurarla, o perlomeno evocarla inconsciamente alla
mermoria perch il padre era per lautore, il rappresentante tipico di quella
generazione di ebrei che aveva perfezionato e concluso il processo di
assimilazione e con ci spezzato ogni legame con la tradizione di israele. La
lettera infatti processo alleducazione del padre, non altro che un processo
alla sua assimilazione.Ebreo di lingua ceca, giunto a Praga nel 1882 dalla
provincia boema, il padre di Kafka aveva sposato nello stesso anno Julie
Loewy, di cospicua famiglia ebreo tedesca, e aveva iniziato ai margini del
vecchio ghetto una modestissima attivit di venditore ambulante. Il piccolo
Pinkeljude, come erano chiamati spregiativamente a Praga gli ambulanti
ebrei, riusc a salire ben presto i gradini della scala sociale e ad assimilarsi
alla buona borghesia ebreo tedesca della capitale. Kafka prender nella
lettera molto chiaramente posizione nei confronti dellassimilazione paterna
e le sei densissime pagine, che egli dedica a questo problema costituiscono
uninterpretazione esemplare del conflitto di due generazioni di ebrei, quella
dei padri che inurbandosi si staccarono definitivamente dalle ancor vive
tradizioni ebraiche della provincia e quella dei figli che, del tutto
germanizzati, furono costretti dal sempre pi radicale antisemitismo della
destra tedesca a riproporsi il problema delle loro origini senza quella fede
religiosa che era stata nei secoli lorgoglio e la speranza di Israele.

20

Laccusa che Kafka rivolge al padre qui ancora pi tagliente e pi chia ra e


, quel che pi importa, storicamente esatta:
E

tanto

meno

salvezza

da

te

trovai

nellebraismo

[]

Qui

veramente sarebbe stato possibile concepire salvezza, anzi di pi,


sarebbe stato possibile che noi due ci fossimo trovati nellebraismo
e addirittura che noi due di l si fosse ripartiti concordi. Ma quale fu
lebraismo che io ricevetti da te!
Da bambino si sentiva colpevole verso il padre di non frequentare che
raramente il Tempio. Da ragazzo tuttavia non riesce pi a comprendere
perch il padre possa rimproverargli la sua indifferenza religiosa quando il
suo stesso ebraismo affatto convenzionale e suscita tuttal pi durante le
devozioni domestiche lilarit dei figli. Ma solo luomo adulto che tenta in
qualche modo di restaurare un contatto con le proprie origini, ritrover
dinanzi a se, nuovamente come ostacolo, la figura del padre, pronta
addirittura a maledire il figlio colpevole di malignit nei suoi confronti.
Il conflitto con il padre sembra ora apparire la negazione dellassimilazione
che rappresenta per Kafka la causa fondamentale del dolore di tutta una
generazione di ebrei. Era insomma lassimilazione che rendeva cos estranea
e

perci

cos

particolarissimo

terribile
in

cui

la

figura

paterna,

lantisemitismo

in

un

respingeva

momento

storico

lanima

ebraica

secolarizzata verso le sue strutture originarie ed i suoi miti pi fertili, da una


parte cio verso la fede sionista del ritorno alla Terra promessa e dallaltra
della restaurazione del Dio padre ma anche del Dio giudice. E molto
probabile che limmagine paterna dello scrittore, che stata interpretata o
come un simbolo di Dio o come espressione di un complesso freudiano,
rappresenti nel suo significato storico linconscio tentativo di colmare con i
contenuti borghesi imposti dallassimilazione

4.3.

Lespulsione e lesilio

21

Il padre visto come legislatore, come giudice e come nume domestico


rinnova nel mondo morale kafkiano, con la sua sola presenza il primo
atto del dramma religioso: la cacciata dal paradiso terrestre.
Perch volevo uscire dal mondo?
Kafka si fa questa domanda due anni prima della sua morte:
Perch lui non mi lasciava vivere nel suo mondo
Il padre insomma lo ha cacciato da Canaan,gli un figlio diseredato, e
la sua esistenza statauna continua migrazione attraverso il
desertoperch ora, egli scrivesono gi cittadino di questaltro
mondo che sta al mondo normale come il deserto alla terra
coltivata
Lespulsione e lesilio: questa in ultima analisi lesito del conflitto col
padre e soprattutto il dramma della ricerca kafkiana sempre rivolta ad
un invalicabile limite metafisico, ad una accecante figura che, come
lAngelo della Genesi, impedisce alluomo, cacciato dal Paradiso
terrestre, di avvicinarsi allalbero della vita, di consumare i suoi frutti e
di divenire con ci veramente simile a Dio.Questa figura di guardiano
e di custode, di giudice e di legislatore che respinge luomo che tenti
di carpire il mistero della vita senza dubbio lesperienza religiosa
fondamentale dello scrittore di cui il padre del Verdetto , il guardiano
della parabola del Processo e la burocrazia del Castello rappresentano
le tre successive variazioni

BIBLIOGRAFIA

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trad. Carlo Mainoldi e altri
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