Sei sulla pagina 1di 16

Nell'era precolombiana, sulle Ande vivevano gruppi etnici diversi

che spesso avevano credenze e usanze comuni. Questa


comunanza culturale era in parte causata dalla diffusione
dell'influenza degli Inca, il pi potente gruppo etnico della regione
fino alla conquista spagnola. Gli Inca, infatti, durante il processo di
creazione di un Impero che si estendeva per migliaia di chilometri e
comprendeva circa dieci milioni di persone, portarono la loro cultura
in tutte le Ande, diffondendo ma anche assorbendo, a loro volta,
molte tradizioni locali. Una parte importante delle tradizioni culturali
propagate tra i popoli andini riguardava la natura e le funzioni del
corpo umano, e le fonti di informazioni pi ricche in proposito
risalgono ai 150 anni che seguirono la conquista spagnola
dell'Impero inca, avvenuta a met del XVI sec.; infatti, a causa
dell'assenza di una cultura andina scritta, la maggior parte dei dati
che risalgono al periodo precedente reperibile unicamente
attraverso le testimonianze archeologiche, mentre quelli
appartenenti al periodo successivo manifestano la forte influenza
da parte della colonizzazione culturale europea.
Operare una distinzione tra scienza e religione, quando si esamina
la concezione del corpo umano nelle Ande precolombiane,
costituisce certamente un atto arbitrario. Bisogna inoltre ricordare
che neppure nell'Europa di quei tempi si applicava una tale
distinzione; durante il Medioevo la teologia era considerata la
'regina delle scienze' e tali scienze, quali la medicina, la storia
naturale e la chimica (alchimia), erano permeate da allegorie e miti.
Pertanto occorre considerare che l'approccio degli Andini al corpo
umano costituiva parte integrante di un ampio sistema di
conoscenze che comprendeva il mondo naturale, il mondo sociale e
quello soprannaturale.
L'esame del corpo umano presso gli Andini non riguardava
semplicemente, n principalmente, l'anatomia e le funzioni
organiche, poich l'aspetto pi importante dell'anatomia erano i suoi
presunti parallelismi con le strutture del Cosmo. Il corpo era
considerato un modello del Cosmo e per il Cosmo, e tutte le sue
strutture e funzioni avevano implicazioni religiose; allo stesso tempo

esso era un luogo di elaborazione delle ideologie sociali e politiche.


Descrivere minuziosamente la classificazione delle diverse parti del
corpo senza fare riferimento al suo significato sociale e cosmico
vorrebbe dire, quindi, trascurare gli aspetti pi importanti della
cultura andina. Inoltre, le cronache sulla vita andina scritte nel
periodo successivo alla Conquista, se da un lato abbondano di
descrizioni sul ruolo del corpo nei miti e nei rituali, dall'altro lato
contengono informazioni relativamente scarse su come gli Andini
consideravano il corpo quando operavano dal punto di vista
'pratico', per esempio in qualit di anatomisti o di biologi.
essenziale quindi esaminare le credenze e i rituali, quali i miti della
Creazione o i riti sul ciclo della vita, per rispondere a domande
sull'interpretazione delle differenze sessuali o sul senso che gli
Andini attribuivano alla malattia e alla morte. A causa del significato
simbolico del corpo, comunque, lo studio delle tradizioni che lo
riguardano utile non soltanto per conoscere come gli Andini lo
concepissero, ma anche per sapere in che modo essi intendessero
lo spazio e il tempo, l'ordine e il cambiamento sociale.
1. La classificazione del corpo
Gli Andini credevano che in origine il corpo umano fosse stato
creato dalla terra; infatti, la voce del dio creatore diede ai primi
esseri umani, modellati con la terra o la pietra, l'impeto divino che
permise loro di vivere, e perci 'terra vivente' (allpa camasca) era
un termine usato comunemente per indicare l'essere umano. Si
riteneva che se gli uomini avessero trasgredito l'ordine divino si
sarebbero trasformati nuovamente in terra o in pietra, anche se ci
non significava essere completamente privi di vita in quanto la terra
stessa possedeva una forza animista. Come vedremo, per gli
Andini la vita e la morte non erano condizioni assolute ma relative.
I corpi umani erano classificati in base a categorie che
comprendevano sia le caratteristiche fisiche sia quelle sociali; le
categorie principali erano quelle del sesso, dell'appartenenza etnica
e dell'et, e tutte e tre riguardavano gli aspetti pi decisivi
dell'esistenza corporea. Le divisioni sessuali non soltanto erano

parte integrante della classificazione dei corpi umani, ma erano


anche alla base dell'ordine del Cosmo e dell'organizzazione della
societ. Gli Inca, per esempio, credevano che il Cosmo fosse diviso
in forze e domini maschili e femminili. Il Sole era il dio delle
occupazioni maschili, quali l'agricoltura e la guerra, e la Luna era la
dea di quelle femminili, quali la tessitura e la nascita. Il sovrano
dello Stato, l'Inca, discendeva direttamente dal Sole; la sua
consorte e sorella, la coya, rappresentava la Luna. La femminilit
aveva una connotazione pi negativa della mascolinit; essa infatti
era considerata il dominio dell'oscurit e della fluidit, dello stato
selvaggio e del disordine, mentre la mascolinit era il dominio della
luce e della struttura, della civilt e della stabilit. Queste diverse
associazioni facevano s che, in generale, le donne fossero meno
considerate degli uomini; se si riteneva che un uomo non riuscisse
a mantenere la posizione dominante propria del suo ruolo maschile,
era sminuito "come una donna" e a volte costretto a indossare vesti
femminili; questo accadeva, per esempio, con i prigionieri di guerra.
Lo sforzo di mantenere le donne in una posizione di sottomissione
pu essere visto come conseguenza del desiderio di regolare la
loro capacit riproduttiva, perch per gli Inca era molto importante
mantenere una popolazione stabile. Il tentativo di controllare la
fertilit femminile emerge anche da alcuni rituali per favorire
l'agricoltura, il cui scopo era 'conquistare' la Terra femminile per
renderla fertile. La generale attribuzione alle donne di una posizione
cosmica e sociale inferiore, comunque, non significava che esse
fossero culturalmente sottomesse agli uomini; infatti, gli ideali andini
di complementarit dei generi facevano s che entrambi i princip,
maschile e femminile, fossero indispensabili per un Cosmo
completo ed equilibrato, e che gli uomini e le donne fossero
componenti indispensabili per la vita sociale. Persino il sovrano
Inca non poteva regnare legittimamente senza avere al suo fianco
la controparte femminile.
Come per le differenze sessuali, le idee andine sulle differenze
etniche avevano radici cosmologiche e ramificazioni sociali e
politiche. Gli Inca credevano che al tempo della Creazione i diversi
gruppi etnici fossero sorti dalla terra indossando i loro costumi

tradizionali; perci le differenze etniche non erano soltanto un fatto


culturale ma un decreto divino. L'attaccamento alla terra avita era
accresciuto dalla convinzione che gli antenati fossero realmente
nati da quel particolare pezzo di terra; un cronista spagnolo, P.J. de
Arriaga, annotava con stupore la tendenza degli Andini a continuare
a vivere in "luoghi nocivi e difficili" semplicemente perch erano il
"luogo di origine" (The extirpation of idolatry in Peru, p. 24). Questo
forte legame al proprio luogo di origine da parte della popolazione
andina giocava un ruolo importante come vedremo anche nel
ciclo della vita e della morte.
All'interno dell'Impero il gruppo etnico inca era preminente; gli
uomini mettevano in risalto la loro differenza etnica portando i
capelli corti e, tra l'altro, grandi ornamenti d'oro alle orecchie.
L'origine etnica di ogni diverso gruppo delle popolazioni andine era,
in effetti, identificabile da alcune differenze nel vestire; poich si
credeva che le varie etnie al momento della Creazione
indossassero realmente il loro costume tradizionale, gli abiti etnici
erano parte integrante dell'identit fisica di ognuno. Nell'Impero inca
era addirittura illegale non indossare i propri vestiti etnici, perch
essi rappresentavano il segno distintivo del proprio luogo di origine
e della fedelt al potere sovrano, cosicch la relativa mancanza di
indumenti negli abitanti delle foreste della pianura era considerata
dagli Andini un segno di incivilt. Per sottomettere i gruppi etnici
ribelli, gli Inca obbligavano masse di persone a spostarsi da un
punto all'altro dell'Impero e questo, anche se offendeva le
sensibilit locali, permetteva loro di disperdere i potenziali agitatori
e di mettere a disposizione dei sudditi fedeli nuovi territori.
Oltre che per genere e per origine etnica, i sudditi inca erano
classificati per et; la popolazione era divisa in dodici categorie, o
gruppi, con classi separate per gli uomini e per le donne. Ogni
classe comportava lo svolgimento delle attivit giudicate idonee in
base all'et e al sesso; le bambine di circa nove anni, per esempio,
dovevano raccogliere fiori ed erbe, mentre i maschi della stessa et
erano tenuti ad andare a caccia di uccelli. La categoria pi
importante comprendeva l'et adulta e andava dai venticinque ai
cinquant'anni circa; questo era il momento di adempiere ai doveri

nei confronti dello Stato: gli uomini in qualit di soldati, di minatori o


agricoltori, e le donne dedicandosi alle famiglie e alla tessitura.
Persino i membri delle categorie che comprendevano le et pi
avanzate, comunque, dovevano impegnarsi nelle occupazioni che
erano in grado di affrontare; perci a ogni membro dell'Impero inca
erano assegnati un luogo e un ruolo in base al genere, al gruppo
etnico e all'et.
2. I rituali del ciclo vitale
Nella cultura andina gli eventi pi importanti del ciclo vitale erano la
nascita, la pubert, il matrimonio e la morte; tutti e quattro erano
contrassegnati da rituali che avevano il ruolo di sottolineare
l'importanza dell'evento, di sollecitare un aiuto sociale e divino, e di
assistere l'individuo nel passaggio da uno stadio a quello
successivo.
La nascita di un bambino era considerata un avvenimento
potenzialmente pericoloso, che richiedeva un digiuno da parte del
futuro padre, mentre la futura madre doveva fare invocazioni alla
Luna, la divinit della nascita. Il quarto giorno dopo il parto aveva
luogo una cerimonia, chiamata ayascay, che forniva ai parenti
l'opportunit di riunirsi e accogliere il nuovo bambino. Un'altra
cerimonia,rutuchico, si svolgeva quando il bambino era svezzato:
ognuno dei parenti pi stretti gli tagliava una ciocca di capelli
offrendo in cambio un regalo. Questo rituale significava sia la
separazione del bambino dalla madre sia la sua integrazione nella
comunit.
I rituali della pubert avevano luogo per le ragazze in occasione
della prima mestruazione e per i maschi all'et di circa quattordici
anni. Si ordinava alle ragazze di stare dentro casa e digiunare per
tre giorni dopodich si tagliavano i capelli, si vestivano con abiti
nuovi da adulte e prendevano parte a una festa pubblica. I maschi
oltre a digiunare dovevano svolgere alcune pratiche di austerit,
come dormire all'aperto ed eseguire alcuni faticosi esercizi fisici;
alla fine di questo periodo ricevevano pantaloni stretti sotto il
ginocchio ed erano loro forate le orecchie per indossare ornamenti

d'oro. Nel corso di questi importanti rituali sia ai maschi sia alle
femmine erano impartite lezioni sulle proprie responsabilit da
adulti ed erano assegnati loro nuovi nomi il cui conferimento,
insieme al taglio dei capelli e ai nuovi indumenti, dava alla
cerimonia il carattere di una rinascita che permetteva ai giovani
Andini di iniziare una nuova vita.
La cerimonia del matrimonio era il coronamento della vita adulta.
Eccettuati i casi di uomini e donne santificati, nell'et adulta il
celibato e il nubilato erano aborriti dagli Andini, ed effettivamente,
data la divisione sessuale del lavoro, la maggior parte degli uomini
e delle donne avrebbe trovato difficolt a vivere senza un
compagno dell'altro sesso. I rituali di nozze esprimevano sia la
reciprocit che il matrimonio comportava, sia i relativi ruoli
dell'uomo e della donna all'interno della loro unione. Gli uomini, per
esempio, donavano sandali alle loro spose in quanto fabbricare
calzature era considerato un lavoro maschile e, allo stesso tempo,
questo dono indicava lo status relativamente basso delle donne.
Queste, invece, offrivano ai mariti bende da portare intorno al capo
e bluse, che attestavano sia la posizione di capofamiglia occupata
dal marito sia l'abilit che esse avevano nella tessitura. Nella
societ andina la monogamia era la regola, bench gli uomini ricchi
e di una certa classe sociale, in particolare gli Inca, potessero avere
anche altre mogli. Il matrimonio, come i precedenti rituali del ciclo
della vita, era un'occasione per fare invocazioni e sacrifici al fine di
propiziarsi le divinit.
Nelle Ande la morte era accompagnata da elaborati riti di lutto; i
dolenti, scriveva Cobo, un prete spagnolo, "uscivano ogni giorno e
danzavano al suono di tamburi e flauti cantando con toni tristi. Essi
andavano in tutti quei luoghi che il defunto era solito frequentare
quando era in vita, raccontando con le loro canzoni tutto ci che gli
era accaduto in questa vita" (Historia del Nuevo Mundo, p. 22).
Questo sistema serviva sia a commemorare il defunto tra i viventi
sia ad aiutarlo nel trapasso al mondo dei morti; indumenti nuovi,
utensili e cibo erano sepolti insieme ai defunti, affinch fossero usati
nella loro nuova esistenza; e una volta all'anno, durante le festivit
di Aya Marcay Quillay, si ricordavano i morti offrendo loro cibo e

bevande. I corpi degli Andini pi importanti, come i governanti inca,


erano mummificati e, in questa occasione, venivano esposti al
pubblico; mantenere un buon rapporto con il defunto attraverso i
rituali adatti, aiutava a tutelare il benessere della comunit e del
Cosmo.
Questi diversi rituali del ciclo della vita illustrano come i
cambiamenti della vita fisica fossero coniugati con il ruolo
dell'individuo nella societ per dare un senso sociale anche al corpo
e alle sue funzioni naturali, integrandolo nell'ordine culturale.
3. Malattie e medicina
difficile stabilire con esattezza come gli Andini dell'epoca
precolombiana concepissero il funzionamento del corpo, quali
cognizioni avessero in merito alle funzioni dei diversi organi o in che
modo collegassero il corpo alla mente, poich sfortunatamente tali
informazioni raramente appaiono nelle cronache. Gli Andini
apparentemente situavano l'immaginazione e le emozioni nel cuore
e nello stomaco, e la memoria nella testa; il respiro era considerato
una forza animista, che dava allo stesso tempo vigore fisico e
ispirazione. Al momento della morte si riteneva che una parte della
forza vitale rimanesse nel corpo, rendendo il defunto sensibile a un
trattamento buono o cattivo.
Si tendeva a identificare l'integrit fisica con quella morale, perci di
solito si sospettava che un difetto o una malattia del corpo fossero
provocati da qualche manchevolezza morale, hucha, che poteva
essere innata e dare origine a difetti congeniti, o causata da una
violazione delle convenzioni sociali dalla quale derivavano malattie
e disgrazie; persino rompersi un osso poteva essere il risultato di
una trasgressione religiosa. Mentre non si considerava possibile
annullare i difetti innati, i casi meno seri di hucha e le loro
conseguenze fisiche potevano essere curati e rimossi. Si pu quindi
osservare come i concetti andini di malattia e di medicina fossero
strettamente connessi con le idee sulla trasgressione e
sull'assoluzione religiosa. Tra gli Inca la confessione, la penitenza e
i rituali purificatori erano i mezzi consueti per ottenere l'assoluzione

dalla hucha; la confessione veniva fatta a uno ychuri (colui che


raccoglie la paglia, o le colpe) e dopo aver compiuto un'offerta alle
divinit o agli antenati offesi era imposta una penitenza che, di
solito, consisteva nell'essere frustati o nell'evitare di mangiare sale
e pepe per un certo periodo di tempo per imprimere sul corpo la
gravit della manchevolezza morale; anche un bagno rituale nel
vapore poteva essere utile perch lavava via la hucha, e si sperava
che rimuovesse anche le sue conseguenze negative.
Per combattere le malattie, oltre a questi metodi prevalentemente
religiosi erano adottate anche misure di altro genere; sembra che i
salassi e i purganti fossero ritenuti efficaci contro un certo numero
di indisposizioni. Erboristi con un'ampia conoscenza riguardo
all'efficacia medicamentosa delle piante curavano i loro pazienti con
diverse preparazioni a base di erbe; per esempio, si reputava che
fiutare il tabacco purificasse la testa. Una credenza popolare
riteneva possibile trasferire le malattie da una persona a un'altra; di
conseguenza, per liberare un paziente da una malattia venivano
talvolta lasciati i suoi abiti ai margini di una strada, nella
convinzione che se fossero stati raccolti da un'altra persona il
malato sarebbe guarito. Questi trattamenti, che erano eseguiti
dagli hampiyok ('guaritori'), completavano i riti di confessione, di
penitenza e quelli propiziatori.
Alcuni fenomeni naturali, quali le sorgenti, la pioggia unita al Sole,
l'arcobaleno e le grotte, erano considerati particolarmente pericolosi
per la salute. Essi erano infatti associati a situazioni anomale e
quindi pericolose, quali l'acqua che sgorga dalla terra, una
simultaneit di pioggia e Sole, una mescolanza di colori e cos via;
si riteneva inoltre che avessero un carattere soprannaturale in
quanto collegati a vari spiriti e divinit. Secondo le convinzioni
mediche andine, il corpo umano che si fosse esposto a tali
fenomeni avrebbe rischiato il disfacimento della propria struttura,
come poteva accadere con alcune malattie.
La malattia non riguardava solamente il singolo individuo ma,
essendo il risultato di una trasgressione dell'ordine morale e
cosmico, poteva avere ripercussioni negative nei riguardi dell'intera
comunit; per questo motivo gli Inca praticavano annualmente un

rito purificatorio, chiamato citua, durante il quale l'intera comunit si


purificava dalle colpe e dagli elementi cui era imputabile la malattia.
In questa occasione la popolazione purificava s stessa e le
abitazioni con granturco macinato per poi bagnarsi in massa nei
fiumi e nei torrenti. I guerrieri inca si radunavano nella piazza
centrale e gridavano "vattene, male!", dopodich correvano nelle
quattro direzioni per disperdere il male. I partecipanti
al cituadovevano reprimere la collera e comporre le liti per
mantenere uno stato di purezza morale; prima dell'inizio del rito tutti
gli stranieri e le persone con difetti fisici dovevano
temporaneamente lasciare la citt, come dire che tutti gli elementi
estranei e i difetti dovevano abbandonare il corpo sociale. Questo
rito annuale doveva scongiurare il rischio che nell'anno seguente un
accumulo di sventure e trasgressioni potesse minacciare la
societ.
4. Corpi sacri
Nella cultura andina, in particolare tra gli Inca, c'erano alcune
persone il cui corpo era ritenuto 'straordinario' e che quindi avevano
un ruolo speciale nel sollecitare l'aiuto divino e nel mantenere
l'ordine sociale. Anzitutto era considerato sacro il corpo del
governante inca e, qualora si fosse ammalato, la colpa sarebbe
stata fatta ricadere sulle trasgressioni dei sudditi. Egli era il 'figlio
del Sole' e in quanto tale era una divinit per diritto di nascita.
L'Inca si presentava come il principale mediatore tra il mondo
umano e quello divino, il custode della civilt e l'incarnazione
dell'Impero.
I corpi dei sacerdoti, o di uomini dediti alla religione, che
ascoltavano le confessioni, officiavano nei luoghi sacri ed
eseguivano i riti, erano tra quelli pi comunemente ritenuti sacri, e
di solito dovevano esercitare pratiche di austerit che in alcuni casi
potevano essere quanto mai drastiche. De Mura, un cronista
dell'epoca, descrive nel modo seguente i 'filosofi-indovini' inca:
Essi andavano nudi nelle regioni pi isolate e pi lugubri [...]
dall'alba al tramonto fissavano costantemente il Sole. [...]

Passavano tutto il giorno in piedi sulla sabbia bollente senza sentire


dolore, e pazientemente sopportavano il freddo e la neve.
Conducevano una vita molto semplice e pura, senza concedersi
lussi, non desiderando nulla eccetto quello che la ragione e la
Natura richiedevano, [sopravvivendo] solamente con ci che la
Terra produceva senza essere maltrattati nemmeno dagli stolti.
(Historia del origen y genealoga real de los reyes Incas del Per, p.
156)
Si credeva che questi asceti avessero grandi poteri divinatori e
fossero in grado di volare nell'aria e di vedere ci che accadeva
anche in altri luoghi.
Anche il corpo delle aclla, o donne scelte, era considerato sacro.
Una volta all'anno i funzionari inca radunavano da ogni parte
dell'Impero le ragazze fisicamente pi attraenti e le mandavano in
particolari centri di preparazione dove erano istruite nelle arti
femminili, quali la tessitura e la cucina. Dopo circa quattro anni le
ragazze pi promettenti erano mandate ad assolvere i loro doveri
nei templi, servendo le divinit e preparando bei vestiti e pietanze
raffinate per gli Inca. Le aclla erano considerate cos eteree, che
alcune leggende narravano che vivessero unicamente di odori.
Esse erano obbligate a fare voto di castit e si riteneva che, qualora
fosse stato infranto, i loro corpi si sarebbero decomposti; se e
qualora fossero state scoperte, sarebbero state punite con la morte.
L'integrit fisica e morale delle acllaera infatti considerata una
condizione necessaria per renderle idonee a servire le divinit e
l'lite inca.
L'assenza di difetti fisici era essenziale anche per le vittime
sacrificali degli Inca; nonostante queste fossero in genere animali
come cavie o lama, a volte anche esseri umani erano sacrificati per
il benessere dell'Impero. Persino durante l'atto di esecuzione era
essenziale che i corpi delle vittime non fossero violati e quindi di
solito esse erano strangolate, sepolte vive, annegate o congelate.
Come narra Molina, al pari delle aclla che servivano nei templi,
queste vittime erano selezionate, in ogni parte dell'Impero, tra
giovani "di bellezza perfetta, privi di difetti o di rughe" (Fbulas y
ritos de los Incas, pp. 69-70; 75-77). Dopo la morte i loro corpi

erano spesso venerati come fonti di potere sacro.


Nelle Ande i corpi sacri pi straordinari erano quelli dei morti; ogni
comunit aveva i propri mallqui, o corpi degli avi, che assicuravano
una continuit con la terra degli antenati e fornivano un'assistenza
soprannaturale nei momenti di necessit. Le pratiche pi elaborate
erano quelle riservate ai cadaveri dei governatori inca, che erano
mummificati e utilizzati in alcuni rituali, sia per rappresentare
l'importanza della dinastia inca sia per mediare tra i morti e i vivi e
tra i diversi livelli del Cosmo. La mummificazione dava ai corpi dei
morti un senso di permanenza che altrimenti sarebbe mancato,
rendendoli simboli d'integrit piuttosto che di disfacimento. Le
mummie, in effetti, non erano concepite come morte in senso
occidentale, ma come se partecipassero a una vita parallela,
mangiando, bevendo, ricevendo visite ed eseguendo rituali tramite i
ministri del culto. Le mummie degli Inca continuavano perci a
disporre dei palazzi, dei possedimenti e dei servitori che avevano
quando erano ancora in vita, costringendo quindi ogni nuovo Inca a
ricostituire sia la terra che la propriet. All'epoca della Conquista,
uno dei fattori che probabilmente contribu alla caduta dell'Impero fu
l'esaurimento delle risorse dello Stato, dovuto appunto a questo
dispendioso culto dei morti.
5. Il corpo simbolico
La concezione andina del corpo trascende l'effettiva dimensione
fisica, per considerarlo come simbolo della societ e del Cosmo;
l'Impero inca, conosciuto come Tahuantinsuyu, o dei Quattro
Cantoni, era perci concepito con la stessa struttura del corpo
umano e la capitale, Cuzco, costituiva 'l'ombelico', cio il suo
centro. Cuzco stessa rappresentava, in miniatura, l'Impero, il cui
controllo si supponeva fosse agevolato se svolto dall'interno della
capitale (il corpo minore). L'impiego di metafore sul corpo in
riferimento alle organizzazioni sociali favoriva la comprensione di
queste come unit organiche essenziali piuttosto che come insiemi
artificiali di persone diverse. Anche il Cosmo era concepito come un
corpo, la cui testa era rappresentata dal cielo e le membra dalla

Terra. Il cielo, proprio come la testa, era il regno della struttura,


della stabilit, dell'autorit e della memoria; la Terra, come il resto
del corpo, rappresentava il cambiamento, la crescita, la
sottomissione e l'immaginazione. Data la sovrapposizione del
tempo e dello spazio nel pensiero andino, il cielo-testa sembrava
rappresentare anche il passato, chiaro e strutturato, e la Terracorpo il futuro, oscuro e fluido. Gli esseri umani, che vivevano sulla
superficie terrestre, esistevano nel mondo presente, tra passato e
futuro. In un'altra metafora il passato era posto di fronte al corpo e il
futuro dietro, dove esso non era n visibile n conoscibile.
La vita ordinaria consisteva nella ripetizione di modelli conosciuti e
di pratiche appartenenti al passato; tuttavia, in periodi straordinari di
radicali cambiamenti sociali e cosmici si diceva che il corpo
cosmico si rovesciasse in un pachacuti, un'inversione dello spaziotempo, portando improvvisamente il futuro di fronte; nella
cosmologia andina ci significava la fine di un mondo e l'inizio di un
altro. Si ritenne che un pachacuti fosse avvenuto all'epoca della
Conquista; in quel momento il passato conosciuto si ribalt in un
futuro sconosciuto e potenziale e, quindi, si cominci a profetizzare
il momento in cui i conquistatori sarebbero stati rovesciati e si
sarebbe ristabilito l'ordine tradizionale della vita andina.
Da questi esempi si pu capire come il corpo umano fosse uno dei
simboli fondamentali di organizzazione del pensiero andino, in
quanto le strutture e le funzioni corporee erano alla base della
comprensione e concettualizzazione del mondo; allo stesso tempo,
questo simbolismo corporeo consentiva a ogni individuo di mettersi
in relazione con la societ e col Cosmo dall'ambito della propria
esperienza corporea.
6. Il corpo rituale
Molti degli eventi che riguardavano il corpo umano erano
comunicati attraverso pratiche rituali, quali il ciclo della vita e i riti di
guarigione che abbiamo esaminato precedentemente. I rituali,
frequenti nella cultura andina, erano un'opportunit per conoscere
ed esprimere le correlazioni tra il corpo fisico e quello sociale e

cosmico; studiando i rituali andini possiamo quindi intuire in quale


modo queste popolazioni percepissero l'organizzazione e il
funzionamento del corpo.
Uno dei rituali pi semplici e comuni era quello di offrire una tazza
di chicha ('birra di granturco') a un ospite e bere insieme a lui.
Questo rito era sia un segno di ospitalit sia un'espressione
dell'importanza dello scambio nella cultura andina, e in particolare
dello scambio di fluidi; gli Andini, infatti, concepivano il Cosmo come
integrato e animato da uno scambio di fluidi, quali i fiumi, i laghi, le
sorgenti sulla Terra e la pioggia dal cielo. Si riteneva che questa
fluidit unisse le forze creative del cielo e della Terra rendendo
possibile la vita. Nella sfera umana s'immaginava che una simile
unione creativa e uno scambio di fluidi avvenissero quando un
uomo e una donna si accoppiavano per generare un figlio. Secondo
il pensiero andino lo stesso corpo umano si manteneva in vita
attraverso uno scambio di aria e di fluidi con l'ambiente circostante.
Il rituale di bere chicha con qualcun altro evocava l'importanza di
condividere la fluidit e unire le parti in un atto di fruttuosa
integrazione; per questo motivo gli Inca bevevano chicha con il
capo di un popolo straniero per suggellare un'alleanza, e durante i
riti era offertachicha alle divinit importanti quali il Sole e la Terra,
per assicurarsi la loro cooperazione al fine di mantenere la
compattezza del Cosmo. Il corpo umano, come quello cosmico, si
guastava quando il suo delicato equilibrio di fluidi era turbato,
risolvendosi in febbre, vomito e disidratazione nel caso degli esseri
umani e in incendi, alluvioni e siccit nel caso del Cosmo.
I pasti rituali erano un altro mezzo fondamentale per esprimere
alcune idee sul corpo; il giuramento di fedelt all'Inca, per esempio,
era abitualmente accompagnato da una cerimonia nella quale si
consumava una palla di granturco mista al sangue di un lama
sacrificato; se il giuramento era infranto si riteneva che questa palla
di granturco, assimilata nel corpo, avrebbe tradito e punito la
persona sleale. Per gli Andini il consumo di cibo non significava
soltanto alimentare il corpo ma adattarlo alle norme prescritte;
poich tutti i cibi erano dotati in modo pi o meno accentuato di
un'importanza cosmologica e sociale, il mangiare, in particolare in

un contesto rituale, nutriva e penetrava il corpo con le ideologie


oltre che con il nutrimento.
I rituali ci informano sul modo in cui gli Andini capivano e
ordinavano le percezioni sensoriali; tutti i sensi erano impegnati
nelle attivit rituali quali mangiare, danzare, suonare, anche se
un'importanza particolare spettava ai sensi della vista e dell'udito,
entrambi considerati i mezzi principali per ricevere e comunicare la
conoscenza del mondo. La vista era infatti associata alla struttura,
al cielo e al passato, l'udito era associato invece alla fluidit, alla
Terra e al futuro. La vista era associata anche al davanti del corpo,
e l'udito al retro, la zona delle profezie 'oscure' e delle dicerie;
questi due sensi operavano di concerto per percepire e formare un
Cosmo che fosse allo stesso tempo strutturato e fluido e che
avesse un passato e un futuro.
All'interno del rituale la vista aveva il ruolo particolare di ordinare
l'esperienza; l'impiego di simbolismi visivi quali i costumi diversi a
seconda dell'etnia e della classe sociale, e gli animali sacrificali di
colore differente a seconda delle diverse divinit aiutava a
rinforzare i confini e le gerarchie accentuando le differenze e le
divisioni. In questo modo le strutture implicite della societ e del
Cosmo potevano essere viste chiaramente da chi partecipava ai riti;
le persone con la vista pi potente dell'Impero erano i governanti
inca, in grado perci di dominare e controllare visivamente i loro
sottoposti.
L'udito e il suono tendevano ad avere lo scopo rituale d'integrare
l'esperienza, come la mescolanza di voci in una canzone o di
strumenti diversi in una musica; la preghiera, invece, era finalizzata
a unire l'umano con il divino. Proprio come accadeva per la vista, si
supponeva che l'Inca avesse anche l'udito pi potente, e questo
udito straordinario, accentuato dagli ornamenti d'oro che gli uomini
portavano alle orecchie, gli permetteva di essere il principale
mediatore dei discorsi divini, che erano comunicati attraverso gli
oracoli o direttamente dalle divinit interessate. Senza gli Inca la
comunicazione tra gli di e gli uomini sarebbe cessata e ne sarebbe
derivata una disgregazione cosmica.

7. Il corpo conquistato
Gli Andini sentirono la conquista spagnola come un'aggressione sia
ai loro corpi fisici sia ai corpi simbolici della loro societ e del
Cosmo; sebbene non fossero affatto poco avvezzi alla guerra e alla
conquista, essa signific la sottomissione a genti non andine e la
radicale disfatta delle istituzioni sociali e religiose tradizionali.
L'esecuzione dell'ultimo Inca, Atahualpa (1500 ca.-1533),
rappresent la decapitazione del corpo dell'Impero, e le umiliazioni
fisiche imposte dai conquistatori agli Inca rimasti confermarono ai
loro occhi la condizione di caducit di quel corpo. Le aclla sacre
furono violentate dai soldati spagnoli; le mummie inca furono
distrutte o sepolte insieme a tutti i mallqui degli avi e alle icone
religiose che gli Spagnoli riuscirono a trovare. La popolazione
andina, infine, fu decimata dalle epidemie portate dagli stranieri.
Da questi eventi scatur un grave sconvolgimento dell'ordine
cosmico; la religione andina fu messa fuorilegge, i templi e i luoghi
sacri furono sostituiti da chiese e croci, e i preti spagnoli
subentrarono alle donne e agli uomini santi. Per gli Andini questo
signific che il dio e i santi spagnoli avevano preso il posto dei loro
di come signori del mondo superiore e teste del corpo cosmico. Il
comportamento spesso incurante e irreligioso degli Spagnoli
sembrava implicare una mancanza di rispetto persino per il corpo
sociale e cosmico del loro ordinamento, perci essi erano
frequentemente rappresentati dagli Andini non come coloro che
attuavano una semplice sostituzione del modello di un corpo con un
altro, ma come coloro che distruggevano completamente il modello
di corpo con le sue implicazioni d'integrazione e di scambio
dinamici, a favore di un modello di sfruttamento e di assassinio.
Un aspetto impressionante del comportamento degli Spagnoli che
sembrava confermare tutto ci, era il loro uso della scrittura,
precedentemente sconosciuta agli Andini e da questi concepita
come uno strumento che metteva a tacere e 'uccideva' il discorso,
che era invece uno dei mezzi pi importanti per animare e unificare
la societ e il Cosmo; con la scrittura, la comunicazione e la
conoscenza si disincarnavano e si alienavano dai processi cosmici.

Secondo la tradizione andina, Atahualpa fu ucciso per aver gettato


a terra un libro, una Bibbia o un breviario che gli Spagnoli gli
avevano dato, perch esso non gli 'diceva' nulla; perci per molti
Andini la natura disincarnata della scrittura significava morte.
Gli Andini reagirono alla Conquista in modi diversi: alcuni cercarono
di assimilarsi all'interno del nuovo ordine, bench sembrasse loro
caotico e oppressivo, convertendosi al cristianesimo e, in rari casi,
istruendosi; molti, invece, non riuscirono a conciliarsi con il nuovo
stato di cose. Tra il 1560 e il 1570 sorse tra gli Andini un movimento
millenarista, che traeva la sua forza dalla convinzione che le divinit
andine avrebbero sgominato gli Spagnoli e il loro dio se gli Andini
avessero rinunciato a tutto ci che vi era di spagnolo; coloro che
non si fossero comportati in questo modo sarebbero morti e
sarebbero stati costretti a vagare capovolti, a testa in gi. Questo
movimento era caratterizzato dal taqui oncoy ('malattia della
danza'), poich i suoi membri danzavano convulsamente sperando,
attraverso i movimenti corporei, di avviare una nuova rivoluzione
del corpo cosmico. Il taqui oncoy fu soppresso dagli Spagnoli e i
suoi capi furono condannati a morte. Alcune sporadiche ribellioni
continuarono, comunque, per diversi secoli; nel 1780 il discendente
di uno degli ultimi capi inca, Tupac Amaru II (1740 ca.-1781),
capeggi una ribellione contro gli Spagnoli e molti dei suoi seguaci
credettero di poter giungere alla restaurazione del dominio inca; nel
1781, per, dopo poche battaglie, Tupac Amaru II fu catturato dagli
Spagnoli e quindi, a Cuzco, fu condannato a essere trascinato da
un cavallo e poi squartato. Questa esecuzione appar come il
disfacimento finale del corpo andino e della sua unit sociale e
cosmica; da quel momento gli Andini dovettero venire a patti con la
dominazione spagnola nella loro terra e rivedere i concetti di corpo,
di societ e di Cosmo in base alla loro situazione di intermediari tra
lo stile di vita tradizionale andino e quello spagnolo.

Potrebbero piacerti anche