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della Rotazione
M.B. M.M.
Ero ancora un candidato bendato che indugiava all’interno del Tempio, quando
mi resi conto che gli spostamenti che mi venivano fatti compiere al suo interno
non erano solo un portarsi da una parte all’altra di esso per incontrare una
persona o compiere un’azione, ma rimandavano a qualcosa di più complesso.
Essi rispettavano una precisa liturgia, che prevede percorsi e rotazioni ben
codificati, così come sono precisamente codificati il verso delle rotazioni e la
direzione dei passi compiuti. Forse è stato proprio l’esser bendato che mi regalò
questa particolare attenzione, e già da allora mi promisi di approfondire
l’argomento, ricercando queste peculiarità anche nel corso delle altre cerimonie.
Volendo riassumere, i movimenti all’interno del Tempio sono sostanzialmente
riconducibili a due tipologie: rotazioni (attorno al proprio asse o a quello di un
fratello, come nel caso del Diacono che accompagna il Candidato nel 1° e 2°
grado, ruotando in modo che quest’ultimo sia perno della rotazione, o nel 3°
quando è il Diacono il perno del movimento), e spostamenti (percorsi semplici,
oppure deambulazioni lungo il perimetro del Tempio, oppure squadrature dello
stesso), e ciascun tipo avviene in senso orario o antiorario, secondo i casi.
In base alla mia attuale comprensione, questi elementi sono da ricondurre al
vasto insieme di simboli circolari che si ritrovano nelle diverse tradizioni
dell’Uomo: in questo lavoro vorrei tentare di rappresentare questi specifici
riferimenti all'interno del Rituale Emulation in uso presso la GLRI.
Per quanto riguarda i movimenti all’interno del Tempio, essi avvengono
prevalentemente in senso orario: talvolta il loro verso sembra meramente dettato
da esigenze pratiche, scegliendosi ad esempio il percorso più breve tra due
posizioni, anche se antiorario. Credo però che il percorso antiorario abbia anche
una funzione compensatoria del precedente percorso orario e viceversa, quasi a
simboleggiare un’esigenza di riequilibrio, e forse proprio a riequilibrare le
energie messe in moto con il movimento: lo scopo ultimo del Rito è l’Armonia,
e senza Equilibrio essa non può sussistere.
10 J. Chevalier e A. Gheerbrant, Dizionario dei Simboli, voce “Uroboro”, Milano, BUR, 1992, vol.II, pag. 527
11 J. Chevalier e A. Gheerbrant, Dizionario dei Simboli, voce “Cerchio”, Milano, BUR, 1992, vol.I, pag. 245
12 R. Del Ponte, La religione dei Romani, Milano, Rusconi, 1992, pag. 35
13 S. Noia, L’Islam e il suo Corano, Milano, Mondadori, 1991, pagg. 117-118
14 A. Giacomini, Il libro dei segni sulle pietre, Torino, Arktos, 2001, pag. 11
15 A. Ancillotti e R. Cerri, Le tavole di Gubbio e la civiltà degli Umbri, Perugia, Ed. Jama, 1996, pagg. 305-306
16 C.G.Jung e K.Kerenyi, Prolegomeni allo studio scientifico della mitologia, Torino, Boringhieri, 1990, pag. 111
Mutus Liber, 1677 - tav. I - La Scala di Giacobbe, inizio della Grande Opera