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L’Equilibrio

della Rotazione

M.B. M.M.

Gran Loggia Regolare d’Italia


Loggia Amore e Psiche 110 di Venezia
A.L. 6018 


L’EQUILIBRIO DELLA ROTAZIONE !1


Alla ricerca dell’Equilibrio 3
Simboli di rotazione 7
Oltre la Molteplicità 14
Bibliografia 16

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Alla ricerca dell’Equilibrio
“Trasformare la natura
non è altro che far muovere
gli elementi in cerchio”
(Arnaldo da Villanova, 1749)

Ero ancora un candidato bendato che indugiava all’interno del Tempio, quando
mi resi conto che gli spostamenti che mi venivano fatti compiere al suo interno
non erano solo un portarsi da una parte all’altra di esso per incontrare una
persona o compiere un’azione, ma rimandavano a qualcosa di più complesso.
Essi rispettavano una precisa liturgia, che prevede percorsi e rotazioni ben
codificati, così come sono precisamente codificati il verso delle rotazioni e la
direzione dei passi compiuti. Forse è stato proprio l’esser bendato che mi regalò
questa particolare attenzione, e già da allora mi promisi di approfondire
l’argomento, ricercando queste peculiarità anche nel corso delle altre cerimonie.
Volendo riassumere, i movimenti all’interno del Tempio sono sostanzialmente
riconducibili a due tipologie: rotazioni (attorno al proprio asse o a quello di un
fratello, come nel caso del Diacono che accompagna il Candidato nel 1° e 2°
grado, ruotando in modo che quest’ultimo sia perno della rotazione, o nel 3°
quando è il Diacono il perno del movimento), e spostamenti (percorsi semplici,
oppure deambulazioni lungo il perimetro del Tempio, oppure squadrature dello
stesso), e ciascun tipo avviene in senso orario o antiorario, secondo i casi.
In base alla mia attuale comprensione, questi elementi sono da ricondurre al
vasto insieme di simboli circolari che si ritrovano nelle diverse tradizioni
dell’Uomo: in questo lavoro vorrei tentare di rappresentare questi specifici
riferimenti all'interno del Rituale Emulation in uso presso la GLRI.
Per quanto riguarda i movimenti all’interno del Tempio, essi avvengono
prevalentemente in senso orario: talvolta il loro verso sembra meramente dettato
da esigenze pratiche, scegliendosi ad esempio il percorso più breve tra due
posizioni, anche se antiorario. Credo però che il percorso antiorario abbia anche
una funzione compensatoria del precedente percorso orario e viceversa, quasi a
simboleggiare un’esigenza di riequilibrio, e forse proprio a riequilibrare le
energie messe in moto con il movimento: lo scopo ultimo del Rito è l’Armonia,
e senza Equilibrio essa non può sussistere.

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Le rotazioni seguono anch’esse la logica del riequilibrio, compensandosi tra loro
o compensando uno spostamento in senso contrario. Qualche esempio:
- durante l’Iniziazione, quando il Secondo Diacono fa girare il Candidato
prima in senso antiorario e poi orario, per poi invitarlo a salutare il Maestro
Venerabile, prima di ritirarsi per “mettersi a proprio agio”1;
- all’inizio del Passaggio, dopo le domande di rito, quando il Secondo Diacono
fa girare per due volte ravvicinate in senso orario il Candidato e poi lo invita a
salutare il Maestro Venerabile, prima di ritirarsi2;
- durante l’Elevazione, durante la quale avviene un'analoga rotazione in senso
orario 3;
Nel primo caso le due rotazioni si compensano tra loro, nel secondo la sequenza
“2 rotazioni orarie + saluto all’MV” è compensata più avanti dall’analoga, ma
contraria sequenza “2 rotazioni antiorarie + saluto all’MV”4. Nel terzo la
compensazione avviene tramite una rotazione antioraria effettuata uscendo.
L’idea di rotazione come un movimento che porta e/o conserva l’Equilibrio è
antica quanto l'umanità, e si è espressa sotto forma di simboli che sono
variazioni dell’immagine della Ruota. La Ruota spesso simboleggia anche il
Divenire5 , quindi da un certo punto di vista si riferisce al mondo della
Molteplicità, dell'Imperfezione, ma si tratta pur sempre di un movimento
necessario per mantenere l’Equilibrio: quindi utile, buono, giusto, bello, sebbene
appunto intrinsecamente imperfetto. Al di fuori dalla Molteplicità non c’è infatti
necessità di Equilibrio, perché l’Uno è per definizione in equilibrio con sé stesso,
ossia immobile, come dice Plotino: “S’immagini la vita di un albero grandissimo, la
quale trascorre in esso, mentre il suo principio rimane immobile […] Esso dà alla pianta tutta
la sua molteplice vita, ma, non essendo molteplice, anzi essendo principio della molteplicità,
rimane immobile”6.
Il Rituale Emulation è ricco di strumenti simbolici, ma in esso non compare
esplicitamente la Ruota, sebbene vi siano riferimenti al Cerchio, che ne è

1 Rituale Emulation, Roma, S&C, 2015, pag. 59


2 Rituale Emulation , Roma, S&C, 2015, pag. 76
3 Rituale Emulation , Roma, S&C, 2015, pag. 147
4 Rituale Emulation , Roma, S&C, 2015, pag. 103
5 J. Chevalier e A. Gheerbrant, Dizionario dei Simboli, voce “Ruota”, Milano, BUR, 1992, vol.II, pag. 305
6 Plotino, Enneadi, Milano, Rusconi, 1992, pag. 525

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evidentemente la forma geometrica, al Compasso, atto a disegnarlo, ed alla
Squadra, esplicitamente definita “quarta parte di un cerchio” 7.
Forse questo gioco di equilibri, oltre al suo aspetto meramente simbolico, può
essere considerata anche una forma di Magia, nel senso più vasto e nobile del
termine, e sebbene secondo alcuni il rituale massonico non possa considerarsi
una forma di cerimonia magica, occorre tenere presente che Sacralità, Magia,
Spiritualità, Religiosità (quindi anche le diverse religioni esistenti) hanno
storicamente una radice comune nello Sciamanismo, che tutti questi aspetti
comprende8 . La presente affermazione va ovviamente collocata in un contesto
prettamente antropologico, che deve prescindere dalle convinzioni religiose di
ciascuno, e tra l'altro solo così facendo può ambire a rispettarle.
Quando dunque l'uomo “primitivo” ha iniziato a guardare in Alto e si è sentito
in relazione con esso, è uscito dal dominio della pura materialità, e si è aperto ad
un'esperienza più vasta e complessa. In questo senso più ampio, quindi sacrale
in senso primordiale, possiamo legittimamente considerare il rituale massonico
anche magico, in quanto definisce sé stesso anche sacro, sebbene non debba essere
confuso con le pratiche della cosiddetta magia cerimoniale, discendente
comunque anch'essa dalle medesime radici. Considerare magico il rituale
massonico, nel senso qui proposto, non è dunque avvicinarlo alla superstizione,
ma al contrario nobilitarlo, inserendolo in una tradizione che risale ai primordi
dell’umanità. Affermare il contrario costringe ad uno sterile nominalismo,
dovendosi definire aprioristicamente che cosa apparterrebbe al concetto
“Magia” e che cosa le sarebbe invece estraneo.
La questione somiglia molto a quella intorno alla distinzione tra Religione e
Magia, più che altro un gioco di categorie concettuali fine a sé stesso, spesso
utilizzato a scopi strumentali: se infatti delimito un concetto poi mi è più agevole
dichiararlo compatibile o incompatibile con un altro, il che può essere molto
rassicurante per le mie categorie mentali, ma non necessariamente
rappresentativo della realtà…
Uno storico di spessore come Jean-Claude Schmitt può affermare, parlando ad
esempio del Medioevo:
“La Chiesa non condannava, come potremmo fare oggi, il principio dell’efficacia simbolica che
agiva nelle pratiche di guarigione da essa giudicate superstiziose. Non era, l’efficacia simbolica
in genere, il fondamento del suo potere sugli uomini? […] Per trasformare un segno magico in

7 Rituale Emulation, Roma, S&C, 2015, pag. 10


8 M. Eliade, Lo Sciamanismo e le tecniche dell’estasi, Roma, Ed. Mediterranee, 1983, pag. 15

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un segno legittimo [per la Chiesa] basta che il segno […] sia il segno della croce e che sia
pronunciato il nome di Dio”9 .
Per parlar chiaro, dunque: temo che distinguere con nettezza la Magia dal Sacro
in generale, e quindi anche dal rituale massonico, che sacro si definisce, porti ad
avere di entrambi una visione arbitrariamente ristretta, che non aggiunge
conoscenza bensì pone ingiustificati limiti alla libera ricerca, chiave del genuino
lavoro liberomuratorio. Nè si ritenga relativistica tale posizione: al contrario essa
intende riferire ogni manifestazione rituale ad una tradizione primordiale, che
ne unifica e quindi assolutizza le origini.

Il pavimento a scacchi della loggia mostra i Contrari in Equilibrio.


(Temple of Uxbridge Lodge of Freemasons no. 7660, UGLE, UK)


9 J.C.Schmitt, Medioevo superstizioso, Roma, Laterza, 1988, pagg. 44-46

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Simboli di rotazione
Per provare ad avvicinarci al significato della Ruota/Cerchio nel nostro rituale,
può esser utile esaminare alcuni tra i più diffusi simboli universali di rotazione.
Iniziamo con l’Uroboro, mitico serpente che si morde la coda, che troviamo sia
singolo che in coppia (a rappresentare l’equilibrio dei contrari10): esso può
ruotare sia in senso orario che antiorario.

Abraham Eleazar, Uraltes chemisches werk, 1734 (senso orario)


10 J. Chevalier e A. Gheerbrant, Dizionario dei Simboli, voce “Uroboro”, Milano, BUR, 1992, vol.II, pag. 527

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Theodoros Pelicanos, man. Parisinus graecus 2327, 1478 (senso antiorario)

E’ sicuramente arduo trovare un significato univoco al senso di rotazione, quale


si presenta qui come negli altri simboli, e quindi poi nel rituale liberomuratorio.
Si può tuttavia ipotizzare che abbia a che fare con un contesto solare quando gira
in senso orario, come appunto il moto apparente del Sole attorno alla Terra, e
polare quando gira in senso antiorario, come il moto apparente delle stelle
attorno alla stella polare.
E' chiaro comunque che questa prospettiva è valida solo per un osservatore
presente nell'emisfero boreale (nell’emisfero australe infatti si vedono girare le
stelle in senso orario), il che forse potrebbe dirci qualcosa sull'origine di tale
tradizione.

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Occorre ricordare poi che i simboli circolari come la Ruota derivano dal più
universale simbolo del Cerchio, rappresentante l’unità e la compiutezza11.
Il senso solare è in generale da riferirsi alla proiezione, alla creazione, il senso polare
invece al ritorno al Principio, in un certo senso al Caos primigenio. Tale
impostazione ha probabilmente un riferimento astronomico: il Sole genera la
vita sulla Terra, entrambi però inseriti nel grande movimento di tutte le stelle,
dal quale entrambi hanno avuto origine. Per questo motivo le antiche
deambulazioni di fondazione di città avvenivano scavando con l'aratro un solco
in senso antiorario, inteso come movimento ctonio, ossia legato alla terra, agli
Inferi, ad un ordine precedente a quello attuale e di questo appunto fondante, e
in questo modo allora si conciliano i significati ctonio (Terra) e polare (Cielo) del
senso antiorario: Romolo tracciò il
pomerium (perimetro) di Roma proprio
in senso antiorario12, la Ka’ba alla
Mecca (la pietra venuta dal Cielo) si
percorre in senso antiorario13. La
meravigliosa danza dei Dervisci è un
continuo roteare in senso antiorario,
con una mano alzata verso il cielo ed
una rivolta verso la terra, per farsi
tramite tra le energie dei due mondi. La danza dei dervisci
Invece il senso solare (orario) di creazione, quindi anche di evoluzione, è
utilizzato spesso nelle deambulazioni di preghiera p.es. all’interno delle chiese e
nei templi induisti: la preghiera nobilita, quindi evolve, l’uomo.14
Collegata al senso di rotazione è senz'altro anche la prescrizione di iniziare un
percorso con il piede destro o sinistro: non potendo relegare il discorso ad una
mera questione di simmetria, sarà necessario approfondire il tema in altra sede.
La presenza di entrambi i sensi di rotazione in una stessa cerimonia, come
avviene nella Muratoria, intende quindi integrare queste due simbologie in una
sintesi che è Equilibrio e dunque Stabilità attraverso l’Armonia del movimento.

11 J. Chevalier e A. Gheerbrant, Dizionario dei Simboli, voce “Cerchio”, Milano, BUR, 1992, vol.I, pag. 245
12 R. Del Ponte, La religione dei Romani, Milano, Rusconi, 1992, pag. 35
13 S. Noia, L’Islam e il suo Corano, Milano, Mondadori, 1991, pagg. 117-118
14 A. Giacomini, Il libro dei segni sulle pietre, Torino, Arktos, 2001, pag. 11

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Uno spunto di riflessione: nel rituale Emulation vi è una preminenza del
movimento orario, quindi solare, ed il movimento antiorario, quindi polare,
sembra presente quasi a compensarlo ed a fondarlo: è forse anche per questo
motivo che si può parlare di Iniziazione Solare?
Possiamo comunque trovare molti esempi di antiche cerimonie nelle quali è
presente l’uso di doppie deambulazioni, prima in un senso e poi nell’altro. Nelle
Tavole di Gubbio (III - I sec. a.C.) si legge: “Quando si dovrà procedere alla
purificazione lustrale dell’esercito […] allora [l’officiante] giri intorno con i banditori […] e i
banditori ritornino indietro per la stessa via per la quale erano venuti” 15.
Vista dunque in questa prospettiva, la deambulazione è diversa dal semplice
viaggio: nel viaggio infatti la meta è la destinazione, nella deambulazione la
meta è uno stato che si vuole ottenere o conservare, durante e dopo la
deambulazione stessa.
Per tornare al nostro Uroboro, si tratta comunque di un simbolo antichissimo e,
come per tutti i simboli tradizionali, lo ritroviamo pressoché identico in contesti
storico-culturali molto diversi, come nel caso di questo papiro egizio:

Il serpente Mehen circonda Horus - Papiro di Dama-Heroub, ca 1000 a.C.

Com'è noto, una possibile giustificazione di tali corrispondenze è riscontrabile


nei lavori di C.G.Jung sugli Archetipi dell'Inconscio collettivo16.

15 A. Ancillotti e R. Cerri, Le tavole di Gubbio e la civiltà degli Umbri, Perugia, Ed. Jama, 1996, pagg. 305-306
16 C.G.Jung e K.Kerenyi, Prolegomeni allo studio scientifico della mitologia, Torino, Boringhieri, 1990, pag. 111

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Simbolo di rotazione per eccellenza è poi senz’altro lo Swastika.
Fa la sua comparsa nel Neolitico (X millennio a.C. circa) e
percorre tutto il nostro pianeta, sia come simbolo
esplicitamente religioso, sia nella sua forma degradata a fregio
ornamentale: secondo Guénon è in origine un simbolo
spiccatamente polare17. Quanto al senso della sua rotazione ed
al relativo significato, possono valere le stesse osservazioni fatte
per l’Uroboro.
Qui a lato per esempio lo swastika nella sua forma Jainista (V sec. a.C.), e sotto
come fregio sulla Chiesa della Madonna della Salute a Venezia (1687):

Tra parentesi, è davvero triste che un tale antichissimo e profondissimo simbolo


sia noto ai più solamente associato al contesto nazionalsocialista…
La funzione rotatoria ed assiale dello swastika si ritrova molto probabilmente
anche in un altro misterioso simbolo utilizzato come marchio sulle pietre delle
cattedrali: il cosiddetto Quatre de chiffre, in uso anche presso altre corporazioni
(p.es. librai, arazzieri). 18 Sembra un “quattro” (quaternario, stabilità…), sembra

17 R. Guénon, Simboli della scienza sacra, Milano, Adelphi, 1992, pag.113


18 A. Giacomini, op. cit., pag. 138

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uno swastika, sembra ancora un simbolo composto da una squadra e/o una
croce, e talvolta associato al cerchio col punto nel mezzo. Qui sopra lo vediamo
come appare rappresentato nella Basilica di S.Maria di Collemaggio a l’Aquila,
purtroppo gravemente danneggiata a seguito del sisma del 2009.
Un posto speciale nella storia dei simboli è infine senza dubbio da riservare ai
Tarocchi, apparsi quasi all’improvviso nel XIII sec. e sull’origine dei quali
ancora oggi si va discutendo. In figura si può vedere il X° Arcano Maggiore, la
Ruota della Fortuna, nelle versioni dei Tarocchi Marsigliesi di Camoin e di O.
Wirth.
Concludo non casualmente con questo Arcano perché esplicita la funzione di
Ruota del simbolo circolare: quindi circolare non solo di forma, ma ruota che
gira per rappresentare una sua propria funzione ben definita, un dinamismo
forse più celato negli altri simboli che abbiamo incontrato finora, e qui invece
assolutamente evidente, volutamente palesato: Ruota del Divenire, come la
definisce Wirth19. Una ruota che comunque propone un dinamismo regolato,
ossia non caotico, che quindi riconduce comunque al concetto di stabilità, come
abbiamo visto rappresentato nel Quatre de chiffre.
Di più: qui la ruota si muove essa stessa e muove l’altro da sé, ossia le
bestie che vi stanno attaccate sopra. Ruota dunque che è anche
Motore, a rappresentare un dinamismo primordiale, beluino appunto,
quindi presente ovunque: un meccanismo universale, ossia necessario,
ed infatti Wirth associa la carta allo Yod, la lettera ebraica origine del
Tutto secondo la Qabbalah20.
Riecco il grande gioco dell’Equilibrio, per trovare Stabilità e dunque Armonia,
ruotando in modo regolato nella Molteplicità!

19 O.Wirth, I Tarocchi, Roma, Ed. Mediterranee, 2002, pag. 178


20 G.Scholem, Il nome di Dio e la teoria cabbalistica del linguaggio, Milano, Adelphi, 1998, pag.51

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Anche le tradizioni ermetica ed alchemica considerano la ricerca dell’Equilibrio
la vera chiave per compiere i loro miracoli, non nel senso di violare la Natura,
ma al contrario proprio per utilizzarne il meccanismo più recondito, che tutto
invariabilmente pervade.
Scrive Eliphas Levi (1810-1875), il Mago:
“Tutta la potenza magica sta nel punto centrale dell’equilibrio universale. […] Un’azione
armoniosa produce per corrispondenza un’armonia.”21
Scrive Fulcanelli (1877?-1932?), l’Alchimista:
“Ti confesso che io procedo per questa strada: […] per distribuire dappertutto un uguale calore,
fai attenzione a non montare né a discendere troppo, verso il cielo o verso la terra, perché
montando troppo brucerai il cielo, e andando troppo in basso distruggerai la terra, ma se
procederai nel giusto mezzo l’andamento è più regolare e la strada è più sicura”22

La Ruota della Fortuna


Tarocchi Marsigliesi (a sinistra) e Tarocchi di Oswald Wirth (a destra)


21 E.Levi, Il grande arcano, Roma, Atanòr, 1994, pagg. 91, 101


22 Fulcanelli, Il mistero delle cattedrali, Roma, Ed. Mediterranee, 1988, pag.54

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Oltre la Molteplicità
Se dunque percorsi, deambulazioni, squadrature e rotazioni incarnano il
simbolo della Ruota nel movimento di creazione, fondazione e rafforzamento di
uno spazio sacro (e quindi, secondo taluni, del suo Eggregore), questo discorso non
sarebbe completo se ci limitassimo a sottolineare solamente l’aspetto
dell’Equilibrio rappresentato ed ottenuto con tali movimenti.
Più sopra si è detto che l’Equilibrio è un’esigenza nel mondo della Molteplicità,
in quanto l’Uno non abbisogna di equilibrarsi, essendo per definizione indiviso.
I Fratelli nel Tempio dunque lavorano a questo Equilibrio che è l’altra faccia
dell’Armonia, anche con la regolarità dei loro percorsi e delle loro rotazioni, così
come i nostri Fratelli operativi cercavano di equilibrare, ossia rendere
materialmente stabili, le loro costruzioni, costituite da una molteplicità di
mattoni, seguendo precise direttive di lavorazione.
Questa continua ricerca di stabilizzare il Caos presente nel mondo profano
avviene sotto l’occhio vigile del Grande Architetto dell'Universo, che in questa
dinamica rappresenta il Motore immobile, il perno della Ruota.
Che cosa c’è dunque al di là della Molteplicità? Per definizione c’è l’Uno, oltre
lo spazio e il tempo, perciò lavorare nel Tempio con gli strumenti del mestiere e
secondo i movimenti della Ruota/Cerchio, non è solo un marcare il confine tra
mondo profano e mondo sacro, ché è solo l’inizio, ma è anche riferire il proprio
essere ad una dimensione sovratemporale e sovraspaziale, indirizzando le
energie dei Fratelli verso il punto più alto, già indicato al sommo della Scala
nella tavola di tracciamento del 1° grado, o ancora, altrove nel rituale, come un
Punto all’interno del Cerchio, allo stesso tempo punto di equilibrio (asse della
rotazione) e riferimento del movimento di rotazione (il punto che in quanto tale
è immobile).
Questo simbolo, ripreso anche in Astrologia, è molto
antico, e ad esempio presso gli Egizi rappresentava il Sole,
e indicava il nome di Ra, come si vede nel geroglifico a
lato, che significa “Sa-Ra”, ovvero “Figlio di Ra”, uno
degli attributi ufficiali del Faraone. 


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Potremmo anche dire che il Punto all’interno del Cerchio si riferisce alla meta
ideale del percorso individuale, quanto invece la Scala al percorso stesso.
La prima tavola del Mutus Liber, opera alchemica anonima del 1677, rappresenta
proprio la Scala di Giacobbe, quale inizio della Grande Opera della
Trasmutazione, già prima della codificazione settecentesca della cosiddetta
massoneria speculativa23.
Se dunque non alimentiamo questa Armonia veniamo meno alla nostra
funzione di costruttori. Di più: poiché ogni azione costruisce sempre e
comunque qualcosa, la nostra costruzione interiore non potrà essere stabile, e
rovinerà miseramente con il suo contenuto, illudendoci fino all'ultimo di aver
compiuto chissà quale grande impresa...

Mutus Liber, 1677 - tav. I - La Scala di Giacobbe, inizio della Grande Opera

23 I.Baulot (?), Mutus Liber, Roma, Arkeios, 1995, pag. 155

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Bibliografia
Chevalier J. e Gheerbrant A., Dizionario dei Simboli, Milano, BUR, 1992
Eliade M., Lo Sciamanismo e le tecniche dell’estasi, Roma, Ed. Mediterranee, 1983
Plotino, Enneadi, Milano, Rusconi, 1992
Del Ponte R., La religione dei Romani, Milano, Rusconi, 1992

Noia S., L’Islam e il suo Corano, Milano, Mondadori, 1991
Guénon R., Simboli della scienza sacra, Milano, Adelphi, 1992
Wirth O., I Tarocchi, Roma, Ed. Mediterranee, 2002
Levi E., Il grande arcano, Roma, Atanòr, 1994
Fulcanelli, Il mistero delle cattedrali, Roma, Ed. Mediterranee, 1988
Anonimo, Mutus Liber, Roma, Arkeios, 1995
Ancillotti A., Cerri R., Le tavole di Gubbio e la civiltà degli Umbri, Perugia, Ed. Jama,
1996
Scholem G., Il nome di Dio e la teoria cabbalistica del linguaggio, Milano, Adelphi,
1998
Giacomini A., Il libro dei segni sulle pietre, Torino, Arktos, 2001
Rituale Emulation, Roma, S&C, 2015
Schmitt J.C., Medioevo superstizioso, Roma, Laterza, 1988
Jung C.G., Kerenyi K., Prolegomeni allo studio scientifico della mitologia, Torino,
Boringhieri, 1999

L’EQUILIBRIO DELLA ROTAZIONE !16

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