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PARTE III

CAPITOLO 8

Let della polis


Aristofane
PAGINA

ONLINE 100

T 16 Eschilo difende il trono dellarte tragica

dalle pretese di Euripide


Aristofane, Rane, 754-813
GUIDA ALLA LETTURA

lla parabasi segue la movimentatissima scena qui riportata: Eschilo ed Euripide


spiega un servo a Xantia stanno violentemente litigando per il trono dellarte tragica. Euripide, morto da poco, davanti a unimprovvisata platea della peggiore
feccia umana (la stragrande maggioranza degli ospiti dellAde, commenta sarcastico
il servo, e anche del pubblico) ha offerto un piccolo saggio di s e della propria arte, riscuotendo subito un caloroso successo; forte dellappoggio di s qualificato uditorio, intende ora detronizzare Eschilo. Ma il poeta di Eleusi non si d per vinto, e la
questione giunge a un punto morto: perci necessario un arbitrato, e quale miglior
giudice, per una simile contesa, del dio patrono di quellarte? Cos Dioniso viene indicato da Plutone quale arbitro, e davanti a lui inizia il duello.
XANTIA

(Si ode dallinterno un gran baccano) Cos questo fracasso l dentro e queste grida e questo alterco?
SERVO

Sono Eschilo ed Euripide.

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XA.

Ah!

SE.

Una faccenda, una faccenda grossa si agita fra i morti, una vera rivoluzione!

XA.

E perch?

SE.

Quaggi c una regola, riguardo a tutte le arti nobili e belle: il migliore


fra i propri compagni darte, riceve il vitto nel Pritaneo e un seggio accanto a Plutone

XA.

(Interrompendo) Capisco.

SE.

Finch arrivi un altro pi bravo di lui nellarte: allora deve cedergli il posto.

XA.

E perch questo ha sconvolto Eschilo?

SE.

Era lui che occupava il trono tragico, in quanto era il migliore nella sua arte.

XA.

E adesso chi ?

SE.

Appena arrivato gi, Euripide si esib davanti a grassatori, tagliaborse,


parricidi e scassinatori, che sono gran folla nellAde. Quelli, ascoltando
i suoi discorsi contradittorii e gli sgambetti e i raggiri, ne andarono pazzi e lo giudicarono il pi bravo: e lui, montato in superbia, simpadron
del trono dove sedeva Eschilo.

XA.

E non lo lapidarono?

SE.

Anzi, per Zeus, il popolo reclam a gran voce un giudizio, per vedere
chi dei due fosse pi valente nellarte!

XA.

Quei farabutti!

SE.

E gridavano fino al cielo, per Zeus!

XA.

Ma Eschilo non aveva altri alleati?

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M. Casertano G. Nuzzo

Storia e testi della letteratura greca

2011 G. B. Palumbo Editore

PARTE III
CAPITOLO 8

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T16

Let della polis


Aristofane

Eschilo difende il trono dellarte tragica dalle pretese di Euripide

SE.

La gente dabbene poca, (indica il pubblico) come qui.

XA.

E Plutone, allora, che conta di fare?

SE.

Istituire subito un concorso e un giudizio: una prova fra loro due per larte.

XA.

E come mai non cerc di prendersi il trono anche Sofocle?

SE.

Lui no, per Zeus! Anzi, appena scese gi, baci Eschilo e gli diede la destra: e quello gli fece posto sul proprio trono. E ora come diceva Clidemide1 vuol tenersi di riserva: se vince Eschilo, se ne sta a posto suo;
e se no, ha promesso di misurarsi lui con Euripide per larte.

XA.

Ci siamo, allora?

SE.

Fra poco, per Zeus. Qui succederanno cose incredibili: e la poesia sar
pesata sulla bilancia

XA.

(Interrompendo) Che dici, peseranno la tragedia come lana?

SE.

E tireranno fuori squadre e misure per versi e forme quadrate

XA.

(c. s.) Per farci i mattoni?

SE.

E diametri e cunei. Euripide dice che vuol esaminare le tragedie verso


per verso.

XA.

Direi che Eschilo labbia presa male.

SE.

E infatti lo guard come un toro, a testa bassa.

XA.

E chi sar il giudice?

SE.

Questo era il difficile: tutti e due trovavano che c scarsezza di intenditori. E poi, Eschilo non andava daccordo con gli Ateniesi

XA.

(c. s.) Molti, forse, li riteneva farabutti.

SE.

E il resto li giudicava delle nullit, quanto a conoscere i veri poeti. E cos si affidarono al tuo padrone, visto che esperto nellarte. Ma ora entriamo: quando i padroni hanno da fare, per noi sono pianti. (Rientrano)
(trad. di R. Cantarella)2

M. Casertano G. Nuzzo

Storia e testi della letteratura greca

2011 G. B. Palumbo Editore

PAGINA

1. Personaggio a noi del tutto


sconosciuto.
2. In Aristofane. Le commedie,
vol. V, Milano 1964.

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