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di Fabio Frosini
Premessa
Hegel rappresenta, nella storia del pensiero filosofico, un posto a s, perch, nel suo
sistema, in un modo o nellaltro, pur nella forma di romanzo filosofico, si riesce a
comprendere cos la realt, cio si ha, in un solo sistema e in un solo filosofo, quella
coscienza delle contraddizioni che prima era data dallinsieme dei sistemi, dallinsieme dei
filosofi in polemica tra loro, in contraddizione tra loro. In un certo senso, adunque, il
materialismo storico una riforma e uno sviluppo dello hegelismo, la filosofia liberata da
ogni elemento ideologico unilaterale e fanatico, la coscienza piena delle contraddizioni in
cui lo stesso filosofo, individualmente inteso o inteso come intero gruppo sociale, non solo
comprende le contraddizioni, ma pone se stesso come elemento della contraddizione, e
eleva questo elemento a principio politico e dazione (4,45 [Q 471]; cors. mio).
In 1,132 [Q 119] la prevista rivalutazione trionfale del materialismo storico viene equiparata al
capovolgimento della posizione tradizionale del problema filosofico e alla morte della filosofia intesa nel
modo tradizionale.
User le seguenti sigle: Q (seguito dal numero di pagina in tondo) = Quaderni del carcere, ed. crit. a c. di
V. Gerratana, Torino, Einaudi 19772; (esempio) Q 1 = quaderno 1; (esempio) 1,132 = quaderno 1,
paragrafo 132; testo A: testo di prima stesura; testo C = testo di seconda stesura.
societ civile come identica allo Stato, distinto non dalla societ civile ma
direttamente dalla famiglia, societ naturale [...] istituita direttamente da Dio).2
In 4,45 nella costellazione di uomo, societ civile, dialettica (contraddizione),
che Gramsci ravvisa il debito profondo del marxismo nei confronti di Hegel. Ed
invece nel non aver saputo o voluto spingersi fino in fondo su questa via che sono
indicati i suoi limiti, quelli che ne fanno pur sempre un romanzo filosofico. Questa
espressione dobbiamo tenerla a mente: essa segna il punto di congiunzione tra il
pensiero di Hegel e la filosofia intesa nel modo tradizionale; e dunque il punto di
rottura del marxismo (della filosofia della praxis) rispetto a tutte le filosofie finora
esistite, anche quella hegeliana; e perci il punto in cui filosofia e religione si
uniscono, e filosofia tradizionale e filosofia della praxis si dividono.
Lespressione romanzo filosofico rivelatrice: come mostrer, Gramsci la usa
nellanalisi dellutopia. Non si tratter dunque di ricostruire lanalisi del fenomeno
religioso come tale, ma di evidenziare lintreccio tra religione e utopia, facendo quindi
emergere il modo in cui questo intreccio diventa agli occhi di Gramsci via via pi
importante per pensare il concetto di filosofia tradizionale e quindi la stessa filosofia
della praxis.
1. Religione e utopia
La riflessione di Gramsci sulla religione non inizia certo nei Quaderni. Gi in
precedenza rintracciabile un approccio non riduttivo al fenomeno religioso e alla sua
seriet, al suo essere non una sovrastruttura posticcia, eliminabile con i metodi
illuministici della propaganda (passati nel movimento operaio nella forma di
anticlericalismo), ma un sentimento radicato che ha profonde motivazioni. Non importa
qui scendere nei dettagli, quanto piuttosto sottolineare due aspetti che assumono grande
rilevanza nei Quaderni e sono un diretto prolungamento di questo approccio. Il primo
la distinzione tra religione popolare e religione del clero, che d luogo allaltra,
importantissima distinzione tra religione come forma di controllo politico delle masse
(cattolicesimo) e religione come sentimento di queste stesse masse
(cri|28|stianesimo). Il secondo aspetto la ricerca di una connessione specifica tra
sentimento religioso e societ. Ora, il primo aspetto lo si ritrova in particolare nelle
considerazioni sul diritto naturale, nel suo rapporto con il folklore e nella sua
contrapposizione alla religione ufficiale. Il secondo, nei tentativi di formulare un
concetto di ideologia che tenga conto della divisione in classi della societ, quindi nella
formulazione di un rapporto specifico tra religione e senso comune.
Questo duplice interesse si evidenzia anche nella definizione di religione, che
Gramsci ritiene di poter fissare in un concetto articolato in tre punti: 1) credenza
nellesistenza di divinit personali trascendenti le condizioni terrestri e temporali, 2)
sentimento degli uomini di dipendere da questi esseri superiori, 3) esistenza di un
sistema di rapporti (culto) (6,41 [Q 715]).3 Se il terzo punto rientra nellambito dello
studio specifico della Chiesa come apparato egemonico, e il primo in quello
2
6, 24 [Q 703]: citazione da Lettera enciclica del Santissimo Signor Nostro Pio per Divina Provvidenza
Papa XI. Nella Cristiana educazione della giovent, in: La Civilt Cattolica, LXXXI (1930), n. 1, pp.
193-230, qui 196.
3 Gramsci si basa su Nicola Turchi, Manuale di storia delle religioni, Torino, Bocca 19222. Cf Note al
testo, nellapparato delledizione critica, p. 2711.
Si noti che negli scritti del periodo 1913-1920 lo stesso termine indica invece un piano cervellotico
ordito a tavolino, derivante dalla credenza errata di poter pre-determinare gli eventi futuri, e
coincide tendenzialmente con il giacobinismo, su cui cf Gramsci, Filosofia e politica. Antologia dei
Quaderni del carcere, a c. di F. Consiglio e F. Frosini, Firenze, La Nuova Italia 1997, nota 76 a pp. 279
s. Questa accezione di utopia ancora presente nei Quaderni, ma viene affiancata e arricchita dallaltra.
5 il titolo di questi testi, tranne lultimo: Utopie.
6 25,7 [Q 2290].
elementari dei gruppi sociali subalterni. Formulando questa domanda Gramsci aveva
sicuramente in mente il saggio crociano del 1895 Sulla storiografia socialistica. Il
comunismo di Tommaso Campanella,7 in cui non solo si negava qualsiasi nesso di
continuit tra lutopia e il pensiero comunista (citando a questo proposito lo stesso
Manifesto del Partito comunista),8 ma veniva satireggiata anche la pretesa di riscontrare
un qualche nesso di rigida corrispondenza materiale tra le rivendicazioni della Citt del
Sole e le aspirazioni comunistiche e i desider sessuali dei contadini calabresi.9
|30|Non certo a questo tipo di rispecchiamento meccanico che pensa Gramsci,10
il cui obiettivo sta invece nel prescindere dalle ideologie individuali al fine di rendere
percettibili gli indizi della presenza nellideologia dominante di qualcosa che ad essa
irriducibile, cio delle istanze delle masse subalterne. Questo qualcosa pu prendere la
forma di un ritmo, come si legge in 3,69, un ritmo nellapparizione delle grandi utopie
in coincidenza con i sintomi di profonde mutazioni storiche. Esattamente come nello
studio del pensiero di Marx, con la ricerca del ritmo del pensiero in isviluppo,11 cos
anche nello studio dellutopia Gramsci si assegna il compito di unindagine sintomale,
capace di andare oltre la scorza immediata dei fatti, ovvero dei testi, per cogliere la
reale identit sotto lapparente differenziazione e contraddizione e la sostanziale
diversit sotto lapparente identit (1,43 [Q 33]): in ci consiste per lui la pi
essenziale qualit del critico delle idee e dello storico dello sviluppo sociale [Q 33 s.].
esattamente questa ermeneutica storica che Gramsci sta teorizzando in questo caso: il
ritmo qui la rivelazione di un nesso profondo tra lo scandirsi delle crisi risolutive dei
conflitti costitutivi della modernit e il nesso (o meglio: la mancanza di un nesso
organico) tra intellettuali e popolo.
Posta in questi termini, la questione va per definizione molto oltre il piano
dellideologia espressa. In 25,7, dove confluiranno in seconda stesura tutti i quattro
testi del Q 3 dedicati allutopia (e significativamente intitolato Fonti indirette),
Gramsci inserir una variante instaurativa rivelatrice:
Le Utopie sono dovute a singoli intellettuali, che formalmente si riattaccano al
razionalismo socratico della Repubblica di Platone e che sostanzialmente riflettono, molto
deformate, le condizioni di instabilit e di ribellione latente delle grandi masse popolari
dellepoca; sono, in fondo, manifesti politici di intellettuali, che vogliono raggiungere
lottimo Stato (25,7 [Q 2292]; corsivi miei).
In: Archivio storico per le province napoletane, XX (1895), n. 4; poi in: Croce, Materialismo storico ed
economia marxistica, [1900], Roma-Bari, Laterza 1968, pp. 165-201.
8 Ivi, p. 172 e n.
9 Ivi, p. 176 n.
10 In sintonia, del resto, con lanalogo orientamento nella critica delle obiezioni mosse da Croce alla
concezione marxista del nesso base/sovrastruttura, dove la contrapposizione a Croce al contempo anche
una contrapposizione alleconomismo/meccanicismo. Su questo punto mi sono soffermato in Il
ritorno a Marx nei Quaderni del carcere, pubblicato in questa rivista, 1999, n. 111, pp. 106-129,
partic. 121 s.
11 Su ci cf Giorgio Baratta, Il ritmo del pensiero nei Quaderni del carcere, in: Paradigmi. Rivista di
critica filosofica, XI (1993), n. 32, pp. 397-423.
moderno;12 ma ci facendo parlano anche a nome degli esclusi, di chi non ha voce, n
rientra tra gli interlocutori diretti di quel progetto. Di pi: questa presa di parola essendo
solo implicita, questo stesso rapporto sta in modo determinante sotto il segno
dellambiguit: la critica utopistica al contempo distruzione del vecchio mondo e
repressione preventiva di un mondo nuovo che stenta a nascere. Infatti laspirazione a
un mondo politico completamente trasparente e solare, completamente esplicitato,
insieme unespressione essa stessa dellutopia millenaristica e una reazione al pericolo
proveniente dallesistenza di masse tanto sterminate quanto incontrollabili e socialmente
instabili e ribellistiche, che vanno appunto rese controllabili mediante una
razionalizzazione del sistema politico.
Su questo aspetto insiste a ragione Pierre-Franois Moreau, Le rcit utopique. Droit naturel et roman
de ltat, Paris, PUF 1982.
13 Si tratta di Giuseppe Gabrieli, Federico Cesi Linceo, in: Nuova Antologia, LXV (1930), n. 1401.
14 Rinvio per i dettagli a: Filosofia e politica, cit., note 130 e 132 a pp. 137-39.
Ci rispecchiato anche da una variante instaurativa del testo C: tutta lopera di Campanella un
documento di questo lavoro subdolo di scalzare dallinterno la Controriforma (25,7 [Q 2291 s.]).
16 Il rapporto tra filosofia superiore e senso comune assicurato dalla politica, cos come assicurato
dalla politica il rapporto tra il cattolicismo degli intellettuali e quello dei semplici (11,12 [Q 1383 s.]).
17 significativo che i citati testi del Q 3 siano stati trascritti proprio nel Q 25, Ai margini della storia
(Storia dei gruppi sociali subalterni), e valgano dunque per quanto lasciano involontariamente
trasparire del punto di vista di chi non ha esistenza storica e dunque nemmeno, propriamente, un punto di
vista. Cf Q 299 s.: La storia delle classi subalterne necessariamente disgregata ed episodica ecc.
15
del 1931 (probabilmente dellautunno).18 Qui lattenzione si focalizza sullo sviluppo del
genere utopistico dalla Controriforma allIlluminismo, iniziando col riprendere e
amplificare lo spunto di lettura in chiave razionalistica di 3,71:
Controriforma e utopie: desiderio di ricostruire la civilt europea secondo un piano
razionale. Altra origine e forse la pi frequente: modo di esporre un pensiero eterodosso,
non conformista e ci specialmente prima della Rivoluzione francese (Q 811 s.).
Questa letteratura
indica [...] il passaggio dallesaltazione di un tipo sociale feudale allesaltazione delle
masse popolari, genericamente, con tutti i loro bisogni elementari (nutrirsi, vestirsi,
ripararsi, riprodursi) ai quali si cerca di dare razionalmente una soddisfazione [Q 812].
Siamo sul terreno della ripetizione quasi letterale del giudizio di Croce, con
lunica differenza che per questultimo non solo Illuminismo, enciclopedismo e
massoneria, ma anche tutti questi e il giacobinismo erano una cosa sola.21 Croce che
iscrive dufficio Marx nella scuola del principio della forza contrapposta alle
insipidezze giusnaturalistiche, antistoriche e democratiche, ai cosiddetti ideali
dell89.22 La stessa posizione espressa da Gramsci in 1,4 (1929): Sarebbe
interessante una ricerca che dimostrasse lo stretto rapporto tra la religione e gli
immortali principii [Q 7]. Questa virgolettatura dei diritti delluomo e del cittadino,
questa virgolettatura della democrazia in Gramsci un retaggio crociano e soreliano,
che viene superato nei Quaderni proprio grazie alle riflessioni sullutopia.
Se ora esaminiamo il testo C di 1,48, vediamo questa tesi confermata dalle
notevoli modifiche apportate. Rimane la valutazione positiva dei giacobini storici, i
quali per non vengono pi contrapposti allIlluminismo, ma solo a quello triviale [Q
1642]. Inoltre il passo citato viene cos riscritto: il metodo di Maurras quello della
ragione ragionante da cui nato lenciclopedismo, e tutta la tradizione culturale massonica
francese. Lilluminismo cre una serie di miti popolari, che erano solo la proiezione nel
futuro delle pi profonde e millenarie aspirazioni delle grandi masse, aspirazioni legate al
cristianesimo e alla filosofia del senso comune, miti semplicistici quanto si vuole, ma che
avevano unorigine realmente radicata nei sentimenti e che, in ogni caso, non potevano
essere controllati sperimentalmente (storicamente) [Q 1643].
Cf B. Croce, La mentalit massonica, [1910], in: id., Cultura e vita morale. Intermezzi polemici, 2a
ed. raddoppiata, Bari, Laterza 1926, pp. 143-50, partic. 145 s.
22 Nella concezione politica, poi, il marxismo mi riportava alle migliori tradizioni della scienza politica
italiana, merc la ferma asserzione del principio della forza, della lotta, della potenza, e la satirica e
caustica opposizione alle insipidezze giusnaturalistiche, antistoriche e democratiche, ai cosiddetti ideali
dell89. (Croce, Prefazione 1917 in: id., Materalismo storico, cit., p. 13).
23 Si vedano in particolare le varianti tra 4,24 e 16,9 e tra 1,29 e 26,5, su cui cf Paolo Cristofolini,
Gramsci e il diritto naturale, in: Critica marxista, 1976, n. 3/4, pp. 105-16.
rilegge lo stesso sarcasmo crociano, per gli effetti che produce, come una forma di
utopia (nel senso qui specificato) inconsapevole e involontaria. In un testo B del Q 10
la funzione di Croce viene equiparata per il suo rapporto col popolo a quella
degli utopisti controriformati! (e quindi implicitamente contrapposta a quella degli
utopisti settecenteschi):
Che il Croce si proponga leducazione delle classi dirigenti non mi par dubbio. Ma come
effettivamente viene accolta la sua opera educativa [...]? Quali sentimenti positivi fa
nascere? [...] Il Croce ha un bel corazzarsi di sarcasmo per leguaglianza, la fratellanza, ed
esaltare la libert sia pure speculativa . Essa sar compresa come eguaglianza e
fratellanza e i suoi libri appariranno come lespressione e la giustificazione implicita di un
costituentismo che trapela da tutti i pori di quellItalia quon ne voit pas e che solo da
dieci anni sta facendo il suo apprendissaggio politico (10, II,22 [Q 1260]).
10
Gramsci trova in Croce, vero, una serie di considerazioni sul rapporto Kant/Robespierre, che sono
tuttavia pour cause fortemente riduttive. Egli lo noter puntualmente in 8,208/11,49.
26 Unodierna lettura di Robespierre a partire da Gramsci, che tiene perci nel debito conto la
dimensione religiosa, quella di Georges Labica, Robespierre. Une politique de la philosophie, Paris,
PUF 1990, cap. 4: Philosophie et religion.
27 Cf 6,78 [Q 748] e la lettera a Tania Schucht del 7/3/1932 (in: Lettere dal carcere, a c. di S. Caprioglio
e E. Fubini, Torino, Einaudi 1965, p. 585).
28 Gramsci cita qui le ultime parole pronunciate da Davide Lazzaretti prima della sua uccisione. Su questo
argomento cf Antonello Mattone, Messianesimo e sovversivismo. Le note gramsciane su Davide
Lazzaretti, in: Studi storici, 1981, n. 2, pp. 371-85, in partic. (sul millenarismo dei gruppi sociali
subalterni) 377-82
29 Sopratutto il giovanissimo Gramsci ha unopinione radicalmente negativa del carnevale, in un primo
momento in senso letterale (cf Cronache torinesi. 1913-1917, a c. di S. Caprioglio, Torino, Einaudi 1980,
pp. 59 s., 187: lallegria rumorosa, la spensieratezza disinvolta e scema), per poi caricarsi
metaforicamente divenendo la sintesi degli storici difetti dello Stato-nazione italiano (cf Cronache
torinesi, cit., pp. 178, 294, 302, 428; e Il nostro Marx. 1918-1919, a c. di S. Caprioglio, Torino, Einaudi
1984, pp. 78, 256, 334).
30 Mi riferisco a quanto argomentato nel cap. XX del Trattato teologico politico (a cura di E. Giancotti
Boscherini e A. Droetto, Torino, Einaudi 1972, in partic. pp. 485 s.), su cui cf le illuminanti analisi di
tienne Balibar: Spinoza: la crainte des masses; in: Giancotti, E. (a cura di), Spinoza nel 350 della
nascita, Napoli, Bibliopolis 1985, partic. pp. 317 s.; e Spinoza et la politique, Paris, PUF 19902, pp. 3840.
11
Esattamente questa posizione alla base del famoso (e criticato) testo sul
taylorismo in cui si dice che il sogno di fare delloperaio un gorilla ammaestrato
destinato a restare tale, e che loperaio non solo pensa, ma lassenza di soddisfazione
immediata dal lavoro, lessere stato come lavoratore ridotto a gorilla ammaestrato, lo
pu portare a un corso di pensieri poco conformista (4,52 [Q 493]). Ma qui interessa
sopratutto il fatto che il taylorismo compare anche in un altro testo, sia pure in senso
metaforico, ma nella medesima connessione concettuale, e la reazione consiste qui
appunto nellutopia religiosa:
C sempre stata una parte di umanit la cui vita stata sempre taylorizzata, e [...] questa
umanit ha cercato di evadere dai limiti angusti dellorganizzazione esistente che la
schiacciava, con la fantasia e col sogno. La pi grande avventura, la pi grande utopia, che
lumanit ha creato collettivamente, la religione, non il modo di evadere dal mondo
terreno? E non in questo senso che Marx parlava di oppio del popolo? (6,28 [Q 706]).
12
luomo in generale, creato simile a Dio e perci fratello degli altri uomini, uguale agli altri
uomini, libero fra gli altri uomini, e che tale egli si pu concepire specchiandosi in Dio,
autocoscienza dellumanit, ma afferma anche che tutto ci non di questo mondo, ma di
un altro. Ma intanto le idee di uguaglianza, di libert, di fraternit fermentano in mezzo
agli uomini, agli uomini che non sono uguali, n fratelli di altri uomini, n si vedono liberi
fra di essi. E avviene nella storia, che ogni sommovimento generale delle moltitudini, in un
modo o nellaltro, sotto forme e con ideologie determinate, pone queste rivendicazioni
(4,45 [Q 472]; cors. mio).
13
In questo modo lutopia in tutti i suoi gradi restituita alla storia: dalla
concezione religiosa a quella naturalistica, a quella filosofica spiritualistica delluomo,
lutopia un momento presente in tutti questi discorsi, nonostante la loro superficiale
eterogeneit, perch in tutti questi casi si ha una reazione alle contraddizioni che
lacerano la societ umana mediante il ricorso a rappresentazioni unitarie immaginarie,
che al contempo occultano e rimuovono fantasticamente queste contraddizioni.
vero che tanto le religioni che affermano leguaglianza degli uomini come figli di Dio o
le filosofie che affermano la loro uguaglianza come partecipanti della facolt di ragionare
sono state espressioni di complessi movimenti rivoluzionari (la trasformazione del mondo
classico la trasformazione del mondo medioevale) che hanno posto gli anelli pi potenti
dello sviluppo storico [...] Che la dialettica hegeliana sia sta|43|ta un riflesso di questi grandi
nodi storici e che la dialettica, da espressione delle contraddizioni sociali debba diventare,
con la sparizione di queste contraddizioni, una pura dialettica concettuale, sarebbe alla base
delle ultime filosofie a base utopistica come quella del Croce (7,35 [Q 885 s.]; cors. mio).
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15
Di qui la centralit nei Quaderni della coppia categoriale Riforma-Rinascimento, come ho tentato di
mostrare in Riforma e Rinascimento. Il problema della unit ideologica tra il basso e lalto, in:
Capitani, L., Villa, R. (a c. di), Scuola, intellettuali e identit collettiva nel pensiero di Antonio Gramsci
(Atti del convegno, Reggio Emilia 11 dicembre 1997), Roma, Gamberetti Editrice [in corso di stampa].
40 Croce, Contributo alla critica di me stesso [1915, 19452]; in: id., Etica e politica [1931], Roma-Bari,
Laterza 1967, pp. 334 s. (il secondo corsivo mio).
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