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Il Marcus Device

Il Marcus Device è un dispositivo antigravitazionale inventato da un inventore privato inglese di


nome Marcus Hollingshead. E’ un dispositivo poco conosciuto e complesso, proprio per questo è
poco compreso e nessuno ha mai tentato una replica seria del dispositivo. Eppure il Marcus Device
sfrutta molti principi legati alla teoria dell’etere e dell’antigravità e ha una gran versatilità per
impieghi propulsivi. In questo articolo verranno illustrati i principi di funzionamento e gli schemi
del dispositivo non tralasciando anche la controversa storia del tormentato Marcus Hollingshead.

Come è fatto
I’MD (Marcus Device) è composto da sei anelli i quali ruotano accoppiati a due a due intorno a un
unico centro costituito da un condensatore sferico e chiamato Reference Point (RP). Prima di
passare a una descrizione più approfondita osserviamo l’MD per intero:

Ogni coppia di anelli è posta su un piano differente in modo che le tre coppie si trovino in una
disposizione che chiameremo x,y,z...ogni piano spaziale è quindi interessato da una coppia di anelli
o toroidi. Ogni anello ruota attorno all’RP sfiorandolo su un estremo della crconferenza. I toroidi
sono avvolti con una bobina bifilare caducea che nel disegno sono rappresentate come delle
semplici caducee per non complicare ulteriormente la vista d’insieme dell’MD. Chiaramente questa
è una rappresentazione concettuale, nella realtà tutto il sistema è sorretto da un telaio cubico su cui
sono applicati i motori che fanno girare gli anelli e l’alimentazione a spazzole per i toroidi stessi.
Inoltre la parte esterna di ogni toroide è dentata per essere collegata ai motori stessi. In questa
rappresentazione semplificata è possibile vedere soltanto una coppia di toroidi con l’RP al centro:
notare che su ogni anello non c’è avvolta soltanto la caducea bifilare ma anche 12 “stubs” che sono
delle semplici bobine coniche avvolte normalmente e che potete esaminare più da vicino qui:

Gli stubs hanno il nucleo di acciaio dolce proprio come il nucleo di ogni toroide e sono alimentati
con la stessa corrente fornita alle bifilari caducee dei toroidi, successivamente elencherò il
dimensionamento dell’MD assieme ai valori di alimentazione e frequenza.
Ogni coppia di toroidi ruota di verso opposto, quindi un toride di verso orario e l’altro di verso
antiorario, potete vedere il movimento complessivo dell’MD che ruota qui:

http://www.twilightscience.org/similftp/mdmoving.avi

Il reference point è un semplice condensatore sferico costituito da due sfere conduttrici separate da
una strato di nylon o polipropilene o comunque un dielettrico adeguato alla tensione utilizzata. Uno
schema ideale del reference point:

DIMENSIONAMENTO DELL’APPARATO:

Toroidi: hanno un diametro di 15cm in ferro al 3% di silicio come quello dei lamierini per
trasformatori, secondo Marcus non ha importanza se fatto anche di ferro dolce o acciaio. La forma
della sezione dei toroidi è quadrata di 18x12mm ma anche un profilo tondo và bene. Sono avvolti
con bobine bifilari caducee da 10 o 12 AWG, in tutto sono 210 giri se si usa filo da 10 AWG e 120
giri per quello da 12 AWG. Ciascuna coppia di toroidi si muove di verso opposto e la trasmissione
può invertire il senso di rotazione, la velocità di rotazione massima è di 4500 rpm. Ogni toroide è
alimentato a 210v frequenza 420hz altre varianti sono: 220v, 240v, 60hz, 120hz, 240hz,
330hz...l’efficenza varia di poco al variare dell’alimentazione.

Stubs: gli stubs sono delle semplici bobine coniche (già illustrati precedentemente) di 12mm di
diametro posizionati ad angoli di 30° all’interno di ciascun toroide per un totale di 12 stubs per
toroide. L’alimentazione è la stessa delle bobine bifilari dei toroidi e assorbono in potenza la metà
della potenza assorbita da ciascuna bifilare. Sono accesi in sequenza a due a due soltanto quando
passano davanti all’RP.

Il reference point: il reference point è di 18mm di diametro, si tratta di un semplice condensatore


sferico. Non ho dati sul valore di alimentazione in tensione ma Marcus usò un dielettrico da
8kv\mm perciò si può supporre che l’alimentazione sia di poco inferiore agli 8kv o comunque
dell’ordine delle poche migliaia di volts ma in continua. E’ importante la polarizzazione: se caricato
negativamente genera antigravità, se positivamente supergravità.

Effetti riportati
Attivando la rotazione dei toroidi e alimentando l’RP si generano diversi effetti che variano a
seconda della modalità di impiego. L’MD può essere usato attivando solo una o più coppie di
toroidi per volta oppure tutti e sei insieme. Il primo effetto che si nota è la capacità di levitare o
pesare di più a seconda della polarizzazione dell’RP e di spostarsi con una direzione precisa.
Attivando tutti e sei i toroidi l’MD rimane neutro ma amplifica la gravità o la attenua, se invece
attiviamo solo una coppia di toroidi o li facciamo girare più veloci rispetto agli altri otteniamo una
spinta preferenziale lungo l’asse interessato dalla coppia di toroidi. Il verso (ad esempio
avanto\dietro) è determinato dal verso di rotazione della coppia che comunque sarà opposto trà di
loro. Non c’è inerzia negli spostamenti e si ha una accellerazione pari a 61m\ssqd. L’MD assorbe
4,152 kva che corrispondono a 5,6 HP ma riesce a sollevare 2040kg! Queste misurazioni sono state
fatte all’università di Cambridge insieme all’inventore stesso. La temperatura scende rapidamente di
circa 100 gradi kelvin. A mano a mano che l’MD raggiunge la massima potenza attorno all’RP si
forma un campo di forza sferico scuro che assorbe la luce molto denso tale da poter essere colpito
con un martello senza penetrarlo. Attorno a questo campo si manifesta un debole chiarore simile
all’effetto corona. Se l’MD viene tenuto fermo e viene azionata una coppia di toridi viene prodotto
un raggio collimato di tipo gravitazionale che spinge o attira gli oggetti a seconda del verso di
rotazione dei toroidi. Tale azione può anche essere molto forte tale da piegare un lastra di ferro a
distanza. Attorno all’MD viene prodotto un campo sferico di circa 2,2m di diametro a prova d’aria.

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