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infine su una certa autonomia dell'analisi scientifica, cio della teoria marxista che, pur
essendo essa stessa condizionata storicamente dallo sviluppo della lotta di classe e dai
suoi primi sbocchi in direzione della rivoluzione proletaria, non pu tuttavia venir considerata come un prodotto meccanico di questa stessa lotta, ma va vista invece come il
risultato di una pratica teorica (di una produzione teorica), che arriva soltanto progressivamente a ricollegarsi alla lotta di classe La storia della rivoluzione socialista
mondiale del XX secolo coincide con la storia di questo lento processo.
Questi tre punti di analisi rappresentano realmente un approfondimento del marxismo: tanto per quel che riguarda questioni che Marx e Engels avevano appena sfiorato e
di cui non si era pi ripresa l'elaborazione, che per altri elementi di teoria marxista che
in genere non erano stati presi nemmeno in considerazione, dato il ritardo o addirittura
l'interruzione della pubblicazione degli scritti di Marx nel periodo 1880-1905.2 Siamo
dunque di fronte a uno sviluppo originale della teoria marxista, la cui genesi va rintracciata nelle lacune (e in parte nelle contraddizioni) presenti tanto nelle analisi dello stesso
Marx che nelle interpretazioni che di lui si erano tentate nel corso del primo quarto di
secolo successivo alla sua morte.
La caratteristica peculiare di questo approfondimento leninista della teoria marxista
sta nel fatto che essa, partendo da angolazioni diverse, arriva a un unico nodo centrale:
quello dell'individuazione della specificit della rivoluzione proletaria, o socialista.
A differenza, anzi contrariamente a quanto avvenuto per tutte le rivoluzioni passate, sia per quella borghese la cui logica stata studiata a fondo in primo luogo proprio
da Marx e da Engels sia per quelle rivoluzioni che ancora non sono state sottoposte a
un'analisi sistematica e generalizzata (come quelle dei contadini e della piccola borghesia delle citt contro il feudalesimo; le rivolte di schiavi e le insurrezioni delle comunit
tribali contro la societ schiavista; le rivoluzioni dei contadini all'interno degli antichi
rapporti di produzione asiatici che si dissolvevano periodicamente, ecc.), la rivoluzione
proletaria del XX secolo contraddistinta da quattro particolari fattori, che ne determinano la specificit, ma che costituiscono anche le ragioni della sua difficolt, come
Comitato federale della Svizzera romanza: Gli inglesi posseggono tutti i requisiti materiali di una rivoluzione sociale. Quel che non hanno uno spirito di generalizzazione e la passione rivoluzionaria: solo il
Consiglio esecutivo pu porre rimedio a questo, e affrettare in tal modo lo sviluppo di un movimento veramente rivoluzionario in questo paese e quindi ovunque. I grandi successi che abbiamo gi ottenuto a
questo proposito sono testimoniati dai pi saggi e distinti giornali della classe dominante (...) per non parlare dei cosiddetti membri radicali della Camera dei Comuni e della Camera dei Lords, che solo poco
tempo fa avevano parecchia influenza sui dirigenti degli operai inglesi. Ci accusano pubblicamente di
aver avvelenato e quasi soffocato lo spirito inglese della classe operaia, e di averla spinta verso il socialismo rivoluzionario. (Marx-Engels, Werke, Dietz-Verlag, Berlino 1964, vol. 16, pp. 386-7). Il concetto
dell'attualit della rivoluzione in Lenin stato precisato da Georg Luckcs, prima in Storia e coscienza
di classe poi nel suo saggio: Lenin. Teoria e prassi nella personalit di un rivoluzionario.
2 Ci vale in primo luogo per la fondamentale categoria marxista di prassi rivoluzionaria, che stata
sviluppata nell' Ideologia tedesca, sconosciuta in questo periodo.
ed esposte all'influenza delle idee della borghesia e della piccola borghesia, intraprendano una lotta di classe rivoluzionaria contro questa societ, per non parlare di una rivoluzione sociale.
Herbert Marcuse, che giunto a una tale conclusione, per il momento soltanto
l'ultimo di una lunga serie di ideologi che, partendo dalla definizione marxiana di classe
dominante, mettono in dubbio le potenzialit rivoluzionarie della classe operaia.
Se si sostituisce al metodo d'approccio formale e statico il metodo dialettico d'analisi,
possibile risolvere il problema. La formulazione di Marx va resa dinamica in questo
senso: l'ideologia dominante di ogni societ l'ideologia della classe dominante, nel
senso che quest'ultima detiene il controllo degli strumenti della produzione ideologica
(chiesa, mass media, ecc.) di cui dispone la societ, e li utilizza sulla base dei propri interessi di classe. Per tutto il periodo ascendente della dominazione di classe, finch cio
questa dominazione stabile e non messa .in discussione, l'ideologia della classe dominante continua a dominare anche la coscienza delle classi subordinate. Nelle prime
fasi della lotta di classe gli sfruttati fanno spesso ricorso alle formule, agli ideali, alle
ideologie degli sfruttatori.7 Ma, via via che la stabilit dell'ordine sociale viene messa in
discussione, via via che la lotta di classe si inasprisce e che, in concreto, la dominazione
di classe risulta sempre pi scossa, taluni settori della classe oppressa si sbarazzano in
maniera sempre pi decisa delle idee dei dominatori. La lotta tra l'ideologia delle classi
dominanti e le nuove idee delle classi rivoluzionarie precede la rivoluzione sociale e
contribuisce ad accelerare la concreta lotta di classe, nella misura in cui aiuta la classe
rivoluzionaria ad accedere alla consapevolezza dei suoi compiti storici e degli obiettivi
immediati di lotta. La coscienza rivoluzionaria della classe rivoluzionaria si forma cos
nello scontro con l'ideologia degli oppressori.8 Ma soltanto al momento della rivoluzione la maggioranza degli oppressi pu sottrarsi al dominio dell'ideologia borghese.9
Questo dominio non si manifesta solamente. e neppure principalmente attraverso la manipolazione ideologica e l'assimilazione da parte delle masse della produzione ideologica della classe dirigente, ma anche (e soprattutto) in virt dellingranaggio economico e
7 Per questo la coscienza di classe borghese, o anche quella plebea-sempiproletaria agli inizi del XVI e
XVII secolo si esprimeva ancora essenzialmente in forma religiosa; solo nella seconda met del XVIII secolo, con la totale decadenza dellordine feudale assolutista, essa trov la strada del materialismo esplicito.
8 Il concetto gramsciano di egemonia politico-morale, da esercitare su una classe oppressa in seno alla
societ prima ancora di conquistare il potere politico, esprime questa ipotesi in maniera particolarmente
pregnante (cfr. A. GRAMSCI, Il materialismo storico e la filosofia di Benedetto Croce, Einaudi, Torino
1964, p. 236; Note sul Machiavelli, ivi, pp. 29-37, 41-50). Numerosi teorici marxisti criticano o ridimensionano questo concetto di egemonia (cfr., per es., N. POULANZAS, Pouvoir politique et classes sociales, Parigi 1968, pp. 210-22). A proposito del significato del consenso sociale generale con le basi materiali e morali del dominio di classe borghese cfr. J. R. Recoldi, Integracin y lucha de classe en el neocapitalismo mundial, 1968, pp. 152-7.
9 Ci espresso da Marx ed Engels nella frase seguente la rivoluzione non necessaria soltanto perch
la classe dominante non pu essere abbattuta in nessun'altra maniera, ma anche perch la classe che l'abbatte pu riuscire solo in una rivoluzione a levarsi di dosso tutto il vecchio sudiciume e a diventare capace di fondare su basi nuove la societ (K. MARX, F. ENGELS, L'ideologia tedesca, tr. it. di F. Codino,
Editori Riuniti, Roma 1958, p. 29). Vedi anche la seguente osservazione fatta da Marx nel 1850 contro la
minoranza di Schapper della Lega Comunista: La minoranza sostituisce un approccio dogmatico a quello critico e l'idealismo al materialismo. Per essa la forza motrice della rivoluzione la pura forza di volont e non le condizioni reali. Noi, al contrario. diciamo agli operai: dovrete affrontare 15, 20, 50 anni di
guerre civili e lotte di popolo non solo per cambiare le condizioni, ma per cambiare voi stessi e diventare
capaci di esercitare il potere politico. Voi, al contrario, dite: "Se non possiamo prendere il potere subito
possiamo andarcene a letto" (Karl Marx Enthullungen ber Kommunistenprocess zu Koln, Buchandl
Vorwartz, Berlino 1914, pp. 52-3).
sociale della vita di tutti i giorni e dei suoi riflessi nei cervelli degli oppressi. Ci vale
soprattutto per la societ borghese, anche se analoghe manifestazioni si presentano in altre societ di classe. Nella societ capitalista questo controllo determinato dalla internazionalizzazione dei rapporti mercantili, strettamente legati alla reificazione delle relazioni sociali tra gli uomini, e alla generalizzazione della produzione mercantile, alla trasformazione in merce della forza-lavoro e alla generalizzazione della divisione sociale
del lavoro nelle condizioni della produzione capitalistica. ottenuto in virt della stanchezza e dell'abbrutimento dei produttori per il lavoro alienato e per lo sfruttamento,
della mancanza di tempo libero (mancanza non solo dal punto di vista quantitativo, ma
anche qualitativo), ecc. Solo una rivoluzione, cio un'attivit rapidamente crescente delle masse al di fuori del quadro del lavoro alienato, pu far saltare questo ingranaggio e
pu quindi essere in grado di far regredire l'influenza mistificatrice di tutto questo ciarpame sulla coscienza delle masse.
La teoria leninista dell'organizzazione cerca di afferrare la dialettica interna di questo
processo di formazione della coscienza politica di classe, che per pu svilupparsi pienamente soltanto all'atto della rivoluzione (ma ci a condizione che questo sviluppo sia
gi avviato prima della rivoluzione).10 A questo fine la teoria leninista opera valendosi
di tre categorie: quella della classe operaia in s (la massa dei lavoratori); quella della
parte di classe operaia gi impegnata in lotte non sporadiche e gi organizzata elementarmente (l'avanguardia proletaria in senso largo);11 infine, la categoria dell'organizzazione rivoluzionaria, che formata da quei lavoratori e quegli intellettuali che hanno,
sia pure parzialmente, una preparazione marxista e che svolgono un'attivit rivoluzionaria.
La categoria di classe in s nasce dal concetto oggettivo di classe quale Marx lo definisce: per lui uno strato sociale definito in base al posto che occupa concretamente nel
processo di produzione, indipendentemente dal fatto che ne abbia o meno coscienza. (Il
giovane Marx aveva sostenuto, nel Manifesto e negli scritti politici del 1850-1852, un
concetto soggettivo di classe, che partiva dal principio che la classe operaia si costituisce in classe solo attraverso la lotta, vale a dire a partire da un minimo di coscienza di
classe. Bucharin, ricollegandosi a una formula tratta da Miseria della filosofia, definisce
questo concetto la classe per s, in contrapposizione a quello della classe in s).12
Per la concezione leninista dell'organizzazione, come per Engels e per la socialdemocrazia tedesca dei tempi di Engels, Bebel e Kautsky, questo concetto oggettivo di classe rimane fondamentale.13
10 Cfr. Lenin: Ed il nostro sapientone non vede che proprio nel momento della rivoluzione avremo bisogno dei risultati della lotta teorica (prerivoluzionaria, E.M.) contro i "critici" per combatterne energicamente le posizioni pratiche (V. I. LENIN, Che fare?, in Opere Scelte, Editori Riuniti, Roma 1965, p.
226 n); 17 anni dopo, la rivoluzione tedesca doveva confermare tragicamente questa valutazione.
11 In questo contesto Lenin parla nel Che fare? di lavoratori socialdemocratici e rivoluzionari) in
contrapposizione ai lavoratori arretrati.
12 N. BUCHARIN, La teoria del materialismo storico, Ed. Anthropos, Parigi 1967, pp. 317-9.
13 Cfr. il passo, non criticato da Engels, del Programma di Erfurt del Partito socialdemocratico, in cui i
proletari sono caratterizzati come la classe dei lavoratori salariati separati dai mezzi di produzione e costretti a vendere la propria forza-lavoro, e in cui la lotta di classe vista come lotta oggettiva fra sfruttati e
sfruttatori nella societ moderna (indipendentemente dal livello di organizzazione e di coscienza dei lavoratori). Dopo la costatazione di questo dato oggettivo, esposta nei primi quattro paragrafi, si trova l'aggiunta seguente, alla fine della parte generale del programma: Compito del Partito socialdemocratico
trasformare questa lotta della classe operaia in una lotta cosciente e compatta e di darle l'obiettivo che le
impone la sua stessa natura. Vi si ritrova esplicitamente la conferma che ci possono essere classi e lotta
di classe nella societ capitalistica, senza che la classe operaia in lotta sia cosciente dei suoi specifici interessi di classe. Nel paragrafo 8 il programma parla di operai di tutti i paesi che hanno coscienza di clas-
Solo perch esiste una classe oggettivamente rivoluzionaria, in grado di condurre oggettivamente una lotta di classe rivoluzionaria, e solo a condizione che ci si leghi a una
tale lotta di classe, acquista un significato scientifico il concetto di un partito rivoluzionario di avanguardia (e del rivoluzionario di professione), come peraltro Lenin stesso
mette in evidenza.14 Senza questo legame con la lotta di classe, l'attivit rivoluzionaria
pu al massimo dar vita a un nucleo di partito, ma non a un partito, e rischia di degenerare in dilettantismo soggettivo e settario. In base al concetto leninista dell'organizzazione non esiste avanguardia che si autoproclami come tale, ma solo cercando di stabilire un legame rivoluzionario con la parte avanzata della classe e le sue lotte concrete l'avanguardia pu conquistarsi il diritto ad essere riconosciuta, come tale (il diritto storico,
cio, di funzionare in quanto tale).
La categoria degli operai avanzati ha origine dalla stratificazione oggettiva, inevitabile, della classe operaia, derivante sia dalla sua origine storica, sia dalla sua collocazione in seno al processo sociale produttivo e dalla sua coscienza di classe. La costituzione della classe operaia come categoria oggettiva , essa stessa, frutto di un processo
storico. Certi settori di classe operaia sono composti da discendenti di operai delle citt
o di salariati agricoli o magari di contadini espropriati; altri ancora provengono dalla
piccola-borghesia in possesso di qualche strumento di produzione (contadini, artigiani,
ecc.). Una parte della classe operaia lavora in grandi aziende, la cui dimensione favorisce lo sviluppo di una coscienza di classe per quanto elementare (la coscienza cio che i
problemi sociali non si possono risolvere se non con l'azione e l'organizzazione collettiva). Un'altra parte invece lavora in piccole e medie aziende o nel settore terziario, in
cui la conquista di talune garanzie economiche e la comprensione della necessit di larghe azioni di massa sono molto pi lente di quanto non avvenga nelle grandi imprese industriali. Ancora, taluni strati di classe operaia sono concentrati da tempo in grandi citt,
possiedono un livello di istruzione, hanno gi fatto l'esperienza dell'organizzazione sindacale e di una qualche formazione politica o culturale (organizzazioni giovanili, stampa operaia, corsi per lavoratori, ecc.), mentre invece altri vivono nei paesi o nelle campagne (questo vale per esempio per la maggioranza dei minatori europei fino agli anni
Trenta), e non conoscono nessuna forma di vita associativa, ignorano pressoch totalmente ogni esperienza sindacale e non hanno mai avuto nessuna educazione politica o
culturale all'interno del movimento operaio organizzato.
Certi settori della classe operaia sono nati in paesi indipendenti da un millennio e la
cui classe dirigente ha oppresso per un lungo periodo altre nazioni. Altri operai sono
nati in paesi che hanno lottato per decenni o per secoli per l'indipendenza nazionale; altri ancora vivevano in schiavit o in servit meno di cento anni fa. Se a tutti questi elementi storico-strutturali di differenziazione si aggiungono le capacit personali, diverse
da operaio a operaio non solo le differenze di intelligenza o di capacit, ma anche di
se ed Engels propone a questo punto una modifica che sottolinea ancora una volta come egli distingua
assolutamente il concetto di classe dal punto di vista oggettivo e soggettivo: Anzich "che hanno
coscienza di classe" (...), ai fini di una comprensione generale e della traduzione in lingue straniere direi:
"con gli operai che hanno raggiunto la coscienza della loro situazione di classe" o qualcosa di simile (F.
ENGELS, Per la critica del programma del Partito socialdemocratico, in Opere Scelte, Editori Riuniti,
Roma 1966, pp. 1171-2).
14 V. I. LENIN: Condizione fondamentale di questo successo (nel consolidare il partito E. M.) stato,
naturalmente, il fatto che la classe operaia, il cui fior fiore ha creato la socialdemocrazia, si distingue, grazie a cause economiche oggettive, da tutte le classi della societ capitalistica per la sua maggiore attitudine all'organizzazione. Senza questa condizione l'organizzazione dei rivoluzionari di professione sarebbe
stata un giocattolo, un'avventura (Prefazione alla raccolta Dodici anni, in LENIN, Opere, vol. 13,
Editori Riuniti, Roma 1965, p. 91).
membri di altre classi o di altri strati sociali (in primo luogo agli intellettuali e agli studenti rivoluzionari).16 Qualsiasi altro modo di vedere la questione comporta un'idealizzazione della classe operaia e, in definitiva, dello stesso capitalismo.
Va sempre tenuto presente, naturalmente, che il marxismo non avrebbe potuto nascere indipendentemente dallo sviluppo reale della societ borghese e dalla lotta di classe
che si andava inevitabilmente sviluppando al suo interno. C' un legame inscindibile tra
l'esperienza storica e collettiva della classe operaia in lotta e la sua elaborazione da parte
del marxismo come coscienza di classe storica e collettiva nella sua forma pi elevata.
Ma sostenere che il socialismo scientifico il prodotto storico della lotta di classe del
proletariato, diverso che dire che tutti o anche la maggior parte dei membri di questa
classe possono con maggiore o minore facilit riprodurre questa scienza. Il marxismo
non un prodotto automatico della lotta e dell'esperienza di classe, ma il risultato di una
produzione scientifica e teorica. Una tale assimilazione diviene possibile solo attraverso
la partecipazione a quel processo di produzione, e tale processo , per definizione, individuale, anche se reso possibile solo dallo sviluppo delle forze sociali di produzione e
dalle contraddizioni di classe del capitalismo.
L'unificazione (intesa come processo) della massa proletaria, dell'avanguardia proletaria e del partito rivoluzionario dipende dal passaggio dalla lotta di classe a livello elementare alla lotta di classe rivoluzionaria, o, pi precisamente, alla rivoluzione proletaria, e dalle ripercussioni di questa trascrescenza sulla coscienza di classe delle masse
dei lavoratori salariati.
La lotta di classe esiste da millenni, senza che per questo i protagonisti avessero coscienza di quel che facevano. Lotte di classe sono state condotte gi molto tempo prima
che esistesse un movimento socialista o, a maggior ragione, il socialismo scientifico.
La lotta di classe a livello elementare scioperi, fermate per rivendicazioni salariali,
riduzione dell'orario di lavoro o altro tipo di miglioramenti delle condizioni di lavoro
ha prodotto l'organizzazione elementare della classe operaia (i fondi di solidariet, una
prima forma di sindacato), anche se in forme transitorie e limitate nel tempo. Lotta di
classe elementare, organizzazione elementare della classe operaia e coscienza di classe
elementare sono dunque un prodotto immediato dell'azione, e solamente la prolungata
esperienza di quest'azione pu formare e promuovere la coscienza. Che le masse pi larghe possano elevare la loro coscienza solo con l'azione una legge storica.
Ma, pur nella sua forma pi elementare, la lotta di classe spontanea dei salariati nel
modo di produzione capitalistico deposita qualche cosa: la coscienza si cristallizza in un
16 Oggi ormai quasi dimenticato che anche il movimento socialista russo stato fondato in larga misura
da studenti e intellettuali, e che questi, circa tre quarti di secolo fa, si trovavano di fronte a un problema
analogo a quello dell'intellighentsia rivoluzionaria di oggi. Analogo, naturalmente, non significa identico. Oggi infatti, rispetto ad allora, esiste un ostacolo in pi, rappresentato dalle organizzazioni riformiste e revisioniste di massa della classe operaia, ma anche un potenziale ulteriore: quello costituito dall'enorme esperienza storica accumulata dal movimento rivoluzionario. Nel Che fare? Lenin parla esplicitamente della capacit degli intellettuali di assimilare cognizioni politiche, vale a dire il marxismo scientifico (op. cit.. pp. 141-2).
azione"esperienza"coscienza
17 Cfr. a riguardo: K. MARX, Miseria della filosofia, Editori Riuniti. Roma 1949. Una ricca e interessante descrizione delle forme nascenti dei sindacati e delle casse di mutuo soccorso dei lavoratori si trova in
E. P. THOMPSON, The Making of the English Working Class, Londra 1968.
18 II carattere necessariamente discontinuo delle azioni di massa si spiega con la situazione di classe del
proletariato stesso. Finch il proletariato non riesce a rovesciare il modo capitalistico di produzione, ogni
azione di massa limitata dalle possibilit di resistenza economica, fisica e psicologica dei lavoratori di
fronte alla perdita del salario. Non riconoscere che queste possibilit, appunto, non sono illimitate, significherebbe non riconoscere le stesse condizioni materiali di esistenza del proletariato, che lo costringono, in
quanto classe, a vendere la sua forza lavoro.
19 V. alcuni esempi dei primi anni dei sindacati metallurgici tedeschi, in Fnfundsiebzig Jahre Industriegewerkschaft Metall, Europasche Verlaganstalt, Francoforte sul Meno 1966, pp. 72-8.
Nuclei rivoluzionari:
coscienza"azione"esperienza
esperienza"coscienza"azione
Questo schema rivela una serie di conclusioni relative alla dinamica della coscienza
di classe, conclusioni gi implicite nell'analisi precedente ma che possono ora essere
meglio comprese per quello che il loro ruolo e la loro effettiva portata. relativamente
difficile promuovere l'azione collettiva degli operai avanzati (dei capi naturali della
classe operaia nella fabbrica), proprio perch il suo avvio non dipende n dalla semplice
convinzione (come per i nuclei rivoluzionari), n della pura esplosione spontanea (come
per le masse). L'esperienza pratica della lotta, che la motivazione fondamentale dellazione degli operai avanzati, anche quella che appunto li frena al momento di impegnarsi in azioni di rilievo. Avendo assimilato gli insegnamenti delle azioni precedenti e
sapendo che una singola azione non basta assolutamente a raggiungere lo scopo, costoro
non si illudono minimamente sulla forza dell'avversario (per non dire sulla sua generosit) e sulla durata del movimento di massa. In questo appunto consiste la pi grande
tentazione dell'economicismo.
In sintesi: 1) La costruzione del partito rivoluzionario rappresenta la fusione della coscienza dei nuclei rivoluzionari con quella dei lavoratori avanzati; 2) la maturazione di
una situazione prerivoluzionaria (potenzialmente rivoluzionaria) rappresenta la convergenza crescente dell'azione delle masse con l'azione degli operai pi avanzati; 3) una situazione rivoluzionaria e cio la possibilit della presa rivoluzionaria del potere si
realizza quando completa la fusione sia delle azioni dell'avanguardia rivoluzionaria
con quelle delle masse, sia della coscienza rivoluzionaria con quella dell'avanguardia
operaia.20 Le masse scendono sul terreno della lotta di classe aperta, che originata essenzialmente dalle contraddizioni interne al modo di produzione capitalistico, solo per
dei problemi vitali immediati; e questo vale per qualsiasi azione di massa, anche politica. Il problema della trascrescenza della lotta di classe in lotta rivoluzionaria determinato da elementi non solo quantitativi, ma anche qualitativi. La sua soluzione presuppone un numero sufficientemente elevato di operai avanzati, capaci di mobilitare le
masse su obiettivi che mettano in discussione la sopravvivenza della societ borghese e
del modo di produzione capitalistico. Si pu cogliere a questo punto l'importanza fondamentale degli obiettivi transitori,21 il ruolo strategico che assumono gli operai che, per
tutta la loro passata esperienza, sono ormai in grado di propagandare queste rivendica20 Non possiamo soffermarci in dettaglio sulla descrizione delle differenze tra situazione rivoluzionaria e
situazione prerivoluzionaria. Semplificando, potremmo distinguere una situazione rivoluzionaria da una
prerivoluzionaria cos: una situazione prerivoluzionaria caratterizzata da lotte di massa su scala cos vasta da minacciare la sopravvivenza dellordine sociale; in una situazione rivoluzionaria, tale minaccia si
concretizza, sul piano organizzativo, nell'instaurazione di organismi di doppio potere ad opera del proletariato (vale a dire di potenziali organismi di gestione del potere proletario) e, dal punto di vista soggettivo, in rivendicazioni immediatamente rivoluzionarie da parte delle masse, rivendicazioni che la classe dominante non riesce pi a respingere o ad integrare immediatamente.
21 V. pi avanti le origini leniniste di questa strategia.
11
zioni e il peso storico dellorganizzazione rivoluzionaria, che la sola capace di elaborare un programma organico di obiettivi transitori, corrispondente sia alle condizioni
storiche oggettive, sia ai bisogni soggettivi delle masse. Una rivoluzione proletaria vittoriosa possibile soltanto se si riesce a fondere saldamente insieme tutti questi elementi.
13
xemburg e dire che il proletariato non realizzer mai i suoi obiettivi storici se la formazione, l'educazione, la sperimentazione pratica dell'avanguardia nell'elaborazione e nell'applicazione all'agitazione del programma rivoluzionario non hanno preceduto l'esplosione delle lotte di massa, anche se poi soltanto queste lotte di massa rendono possibile
lo sviluppo di una coscienza rivoluzionaria.
appunto questa la lezione drammatica della rivoluzione tedesca dopo la prima
Guerra mondiale, che naufrag precisamente sullo scoglio dell'assenza di un'avanguardia preparata.
Il piano strategico di Lenin ha come scopo quello di creare un'avanguardia di questo
tipo, collegando organicamente i singoli quadri rivoluzionari ai lavoratori avanzati. Ma
questo obiettivo irrealizzabile senza un'attivit politica complessiva che faccia uscire i
lavoratori avanzati dal chiuso dell'attivit esclusivamente sindacale, o condotta semplicemente al livello di fabbrica. I dati empirici di cui oggi disponiamo ci confermano che
il partito di Lenin possedeva gi tali requisiti, prima e durante la rivoluzione del 1905 e
dopo la ripresa del movimento di massa nel 1912.26
Se si vuol cogliere fino in fondo il senso del piano strategico leninista, va considerato
anche un altro aspetto. Qualsiasi concezione politica imperniata sulla rivoluzione deve
necessariamente preoccuparsi del problema dello scontro diretto con l'apparato repressivo dello Stato e della presa del potere politico. Ma quando una problematica di questo
genere viene ricondotta all'interno di una concezione organica complessiva, ci si ritrova
nuovamente a dover fare la scelta del centralismo. Sia Lenin che Rosa Luxemburg erano
convinti che il capitalismo e lo Stato borghese imponevano una fortissima centralizzazione alla societ moderna27 e che sarebbe stata quindi una mera illusione sperare di poter abbattere gradualmente questo potere statale accentrato, come si abbatte un
muro, una pietra dopo l'altra. (D'altra parte l'essenza ideologica del riformismo risiede in
questa illusione, che Rosa Luxemburg e Lenin hanno denunciato con uguale energia).28
Una volta che la presa del potere non prospettata come un obiettivo remoto, il problema dello strumento per la presa rivoluzionaria del potere si pone immediatamente ai
rivoluzionari. E qui, nuovamente, mancata a Rosa Luxemburg la comprensione di
quello che l'elemento determinante nell'uso puramente polemico da parte di Lenin del
26 Cfr. a questo riguardo D. Lane, The Roots of Russian Communism, Assen 1969. Lane ha cercato di
analizzare la condizione sociale dei membri della Socialdemocrazia russa e delle frazioni menscevica e
bolscevica partendo dai dati grezzi del periodo 1897-1907 e le sue conclusioni sono che i bolscevichi avevano un numero di iscritti operai e di militanti attivi superiore a quello dei menscevichi (pp. 50-l).
27 Non c' alcun dubbio che la Socialdemocrazia, in generale, conosce al suo interno una forte corrente
centralizzatrice. Sorta sul terreno dell'economia capitalista, tendente naturalmente alla centralizzazione, e
commisurata attraverso la lotta al quadro politico dei grandi Stati borghesi centralizzati, la Socialdemocrazia fin dalla sua nascita un'avversaria esemplare di qualsiasi particolarismo e del federalismo su base
nazionale. Abituata a difendere gli interessi complessivi del proletariato come classe di fronte agli interessi parziali o particolari del proletariato nel quadro di un dato Stato, la Socialdemocrazia presenta dovunque la tendenza a saldare tra di loro tutti i gruppi nazionali, religiosi, tutte le categorie della classe operaia
in un solo partito compatto (R. LUXEMBURG, op. cit., p. 72. Cfr. anche: Scritti politici, cit., p. 220).
28 V. la tesi enunciata da A. Gorz, secondo cui un partito nuovo pu essere costruito solo dal basso all'alto, una volta che la rete dei comitati di base e dei nuclei di fabbrica copra l'intero territorio nazionale
(Ni trade-unionistes, ni bolchviks, in Les Temps Modernes, ottobre 1969). Gorz non ha capito che la
crisi dello Stato borghese e del modo di produzione capitalistico non si sviluppa gradualmente dalla periferia verso il centro, ma un processo discontinuo che tende, a partire da un certo momento, verso una
prova di forza decisiva. Se non c' centralizzazione da parte dei gruppi rivoluzionari non si far che agevolare la ripresa del controllo del movimento ad opera delle burocrazie riformiste, con la conseguenza di
una rapida disgregazione dell'avanguardia in formazione (cosa che si di fatto verificata in Italia esattamente al momento in cui Gorz scriveva il suo articolo).
concetto di giacobino indissolubilmente legato all'organizzazione del proletariato cosciente. Lenin con questo concetto intendeva riferirsi non a un manipolo di congiurati
blanquisti, ma a un'avanguardia impegnata ininterrottamente nella realizzazione del
programma rivoluzionario, la cui attenzione quindi concentrata su questi compiti, senza lasciarsi influenzare dagli inevitabili flussi e riflussi che i movimenti di massa subiscono di volta in volta.
Per rendere giustizia a Rosa Luxemburg bisogna subito aggiungere che essa affrontava la questione secondo una particolare angolazione storica e d'altra parte non poteva
essere diversamente cio secondo l'ottica della Germania del 1904, quando certamente
la rivoluzione non era alle porte. E va pure detto che, non appena la rivoluzione divenne
una possibilit immediata anche in Germania, Rosa ne trasse le necessarie conclusioni
in senso leninista.29
Allo stesso modo, il giovane Trotskij commetteva un grave errore nella sua polemica
contro Lenin quando gli rimproverava il sostituzionismo, cio la sostituzione delliniziativa della classe operaia con quella del solo partito.30 Se spogliamo il nucleo di questo
rimprovero della sua veste polemica, troviamo anche qui una concezione idealistica e
insufficiente dell'evoluzione della coscienza di classe del proletariato: Il marxismo ci
insegna che gli interessi del proletariato sono determinati dalle sue condizioni di vita
oggettive. Tali interessi sono cos potenti ed inevitabili da costringere alla fine (!) il proletariato a farli entrare nell'ambito della propria coscienza, cio di trasformare la comprensione degli interessi oggettivi nel suo interesse soggettivo.31 facile oggi vedere
quale ottimismo ingenuamente fatalistico si nascondesse in quest'analisi insufficiente.
Gli interessi immediati sono messi qui sullo stesso piano degli interessi storici, cio dello scioglimento delle pi complesse questioni di tattica e di strategia politica. La speranza che il proletariato riconosca alla fine i propri interessi storici sembra abbastanza
superficiale, se si tengono presenti le catastrofi storiche avvenute perch, in assenza di
una direzione rivoluzionaria adeguata, il proletariato non stato in grado di. svolgere
neppure i compiti rivoluzionari contingenti.
Lo stesso ingenuo ottimismo si manifesta in modo. ancora pi evidente nel seguente
passo della stessa polemica: Il socialdemocratico rivoluzionario convinto non solo
dell'inevitabile (!) crescita del partito politico del proletariato, ma anche dell'inevitabile
(!) vittoria delle idee del socialismo rivoluzionario nel seno di questo partito. La prima
prova sta nel fatto che lo sviluppo della societ borghese induce spontaneamente il pro29 Cfr. l'articolo di Rosa Luxemburg per la fondazione del KPD: Il primo congresso del partito: L'avanguardia rivoluzionaria del proletariato tedesco si costituita in partito politico autonomo (p. 301). Si
tratta ormai di sostituire lo stato d'animo rivoluzionario indifferenziato con un'inflessibile determinazione
rivoluzionaria, la spontaneit con la sistematicit (p. 301) Der Grndungsparteitag der KPD, a c. di H.
Weber, Europasche Verlaganstalt, Francoforte sul Meno 1969). V. anche a p. 301 l'estratto dell'opuscolo
scritto da R. Luxemburg, Che vuole la Lega Spartacus?: La Lega Spartacus non un partito che abbia lo
scopo di dominare sulle masse lavoratrici o attraverso di esse. La Lega Spartacus rappresenta soltanto la
parte pi decisa del proletariato, che ad ogni passo addita alla pi larga massa della classe operaia quali
sono i suoi compiti storici e chi difende in ciascun particolare momento della rivoluzione l'obiettivo finale
del socialismo e in ogni avvenimento nazionale gli interessi della rivoluzione proletaria mondiale (corsivo di E. M.). Si pu a questo punto vedere in che consista questo nucleo essenziale del bolscevismo che
Rosa Luxemburg non aveva ancora capito nel 1904, nel fatto cio che la parte pi decisa del proletariato deve essere organizzata separatamente delle larghe masse. una conferma completa della nostra
tesi che, non appena la Luxemburg adott il concetto del partito di avanguardia, venne anche lei accusata
dai socialdemocratici (per giunta socialdemocratici di sinistra) di volere la dittatura sul proletariato
(M. Adler, Karl Liebknecht und Rosa Luxemburg, in der Kampf, voI. 12, n. 2, febbraio 1919, p. 75).
30 Leon TROTSKY, Nos taches politiques, Ed. Pierre Delfont, Parigi 1970, pp. 123-9.
31 Ivi, p. 125.
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se, senza le quali impossibile una rivoluzione, non si lasciano sistemare in schemi o
guidare' da una serie di sottufficiali disciplinati. Lenin, come Rosa Luxemburg, riconosceva perfettamente lo spirito di inventiva e la capacit di iniziativa che sviluppa una
concreta ed estesa azione di massa. La differenza tra la teoria leninista dell'organizzazione e la teoria che viene detta della spontaneit e che pu essere attribuita alla Luxemburg soltanto con qualche riserva non sta dunque nel riconoscimento o meno dell'iniziativa delle masse, ma nella comprensione dei limiti di questa iniziativa. L'iniziativa delle masse capace di moltissime realizzazioni, ma incapace sia di concepire per
parte sua il programma complessivo di una rivoluzione socialista nel corso della lotta,
(per non parlare della edificazione socialista), sia di realizzare quella centralizzazione
delle forze che necessaria per consentire il rovesciamento di un potere statale, e del
suo apparato repressivo, che sfruttano a pieno i vantaggi della loro interna coesione.
In altri termini: i limiti della spontaneit delle masse si manifestano proprio nella misura
in cui diventa chiaro che non si pu improvvisare il successo di una rivoluzione socialista. E la pura spontaneit della masse, in sostanza, non che improvvisazione.
Del resto, la spontaneit pura non esiste nella storia reale del movimento operaio.
Quando si parla di spontaneit delle masse ci si riferisce a quei movimenti che non
sono stati programmati da qualche istanza centrale. Ma non si possono considerare
spontanei in assoluto tutti quei movimenti che si verificano senza una influenza politica esterna. Se si gratta un po' oltre la superficie di questi cosiddetti movimenti spontanei, ecco che spunta fuori qua un militante di un gruppo d'avanguardia che ha promosso uno sciopero spontaneo, l un vecchio membro di un'altra organizzazione di
sinistra, che, pur da molto tempo fuori dell'organizzazione, in grado di reagire immediatamente, in una situazione esplosiva, quando ancora la massa anonima esita.
In un caso, si scoprir che l'azione spontanea il frutto di un lungo lavoro di opposizione sindacale o di un gruppo di base, in un altro, che il risultato di contatti intrecciati pazientemente da tempo (e senza successo) magari da operai di una citt vicina (o
di una fabbrica vicina) in cui le forze di sinistra sono pi forti. Neppure nella lotta di
classe le cose piovono belle e pronte dal cielo! Ci che contraddistingue le azioni
spontanee dall'intervento della avanguardia non che, nel primo caso, tutti quelli
che partecipano alla lotta sono allo stesso livello di coscienza, mentre, nel secondo caso,
l'avanguardia si eleva al di sopra delle masse. La differenza non consiste neppure
nel fatto che nelle azioni spontanee le parole d'ordine non sono portate dall'esterno
tra i lavoratori, mentre un'avanguardia organizzata assume un atteggiamento da lite
nei confronti delle rivendicazioni elementari delle masse, imponendo il proprio programma. Senza una certa influenza di elementi di avanguardia, non c' mai stata nessuna azione spontanea.
La differenza tra le azioni spontanee e quelle in cui interviene l'avanguardia rivoluzionaria consiste in primo luogo, se non esclusivamente, in questo: nelle azioni
spontanee l'intervento disorganizzato, improvvisato, discontinuo, non pianificato (e
questo per quanto riguarda sia una sola fabbrica sia una determinata regione, una determinata citt); mentre l'esistenza di un'organizzazione rivoluzionaria permette di coordinare l'intervento dellavanguardia nella lotta spontanea delle masse, di pianificarla, di
sincronizzarla in maniera consapevole, di darle costantemente una forma organica. A
questo, e a questo soltanto, si rifanno pressoch tutte le esigenze del supercentralismo
leninista.
Solo dei fatalisti inguaribili (o dei deterministi meccanicisti) possono pretendere che
ogni azione di massa non possa che svolgersi nel giorno in cui effettivamente si svolta
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e che invece, nei casi in cui non si avuto nessuno sbocco in azioni di massa, queste
non erano in assoluto possibili.
Un fatalismo di questo genere (che la scuola di Kautsky-Bauer ha diffuso) in realt
non che una caricatura della teoria leninista dell'organizzazione. Non un caso, infatti,
che molti avversari del leninismo, che non fanno altro che parlare di spontaneit delle
masse, sostengano questo volgare determinismo meccanicista e non riescano assolutamente a capire quanto esso sia contraddittorio a una piena valorizzazione della stessa
spontaneit delle masse.
Anche se si parte dalla considerazione della inevitabilit di periodiche azioni spontanee delle masse quando le contraddizioni socio-economiche siano maturate fino al
punto in cui il modo di produzione capitalistico non pu fare altro che suscitare periodicamente crisi prerivoluzionarie rimane pur sempre incontestabile il fatto che impossibile determinare il momento preciso in cui queste azioni avranno luogo, perch un
ruolo importante in tutto questo lo giuocano tutta una serie di incidenti, di conflitti parziali e di avvenimenti casuali. Proprio per questo, un'avanguardia rivoluzionaria, capace
al momento decisivo di concentrare i suoi sforzi sull'anello pi debole, pu avere
un'efficacia incomparabilmente maggiore di quella di iniziative frammentate di molti
operai avanzati privi di questa capacit di concentrazione.35 Le due pi grandi ondate di
lotte operaie che si siano avute in questi anni in Europa occidentale il maggio '68 in
Francia e l'autunno '69 in Italia hanno confermato una valutazione del genere. Queste
due lotte sono cominciate con manifestazioni spontanee, non programmate n dai sindacati n dai grandi partiti socialdemocratici o comunisti. In entrambi i casi, un ruolo
importante stato svolto da operai e studenti radicalizzati insieme a quadri rivoluzionari, che hanno permesso alle masse lavoratrici di fare un apprendistato esemplare. In
entrambi i casi, milioni di persone hanno partecipato alla lotta, pi di quante non abbiamo partecipato a movimenti precedenti, anche subito dopo la prima Guerra mondiale. In
entrambi i casi le aspirazioni dei lavoratori vanno ben oltre l'economicismo degli
scioperi puramente sindacali. Prova ne siano, in Francia, l'occupazione delle fabbriche
e, in Italia, le manifestazioni di piazza o l'avanzamento di rivendicazioni di carattere politico, come il tentativo di organizzazione autonoma sul posto di lavoro, cio il tentativo
di fare i primi passi verso un dualismo di potere: (elezione dei delegati di reparto) (in
questo senso, l'avanguardia della classe operaia italiana andata pi avanti di quella
francese ed ha tratto per prima la lezione storica contenuta negli avvenimenti del Maggio francese).36 Nonostante ci, in nessuno dei due casi stato possibile rovesciare l'apparato dello Stato borghese e il modo di produzione capitalistico, o anche solo riuscire a
promuovere una identificazione da parte di larghe masse degli obiettivi di lotta che
avrebbero permesso a breve termine questo rovesciamento. Per citare l'immagine di
Trotskij nella Storia della rivoluzione russa:37 il vapore si volatilizzato perch non c'era il pistone per concentrarlo nel punto decisivo. Certamente, la forza motrice costituita dalle energie sprigionate dalle mobilitazioni e dalle lotte di classe, e non dal pistone.
Senza questo vapore il cilindro gira a vuoto; ma senza il cilindro anche il vapore pi intenso si volatilizza e non esercita la sua funzione. Questo un po il succo della teoria
35 L'impossibilit per l'avanguardia rivoluzionaria di concentrarsi spontaneamente a livello nazionale
si manifestata chiaramente soprattutto al momento dello sciopero generale del Maggio 1968 in Francia.
36 Ma anche in questo caso questi embrioni di auto-organizzazione, in assenza di unavanguardia rivoluzionaria organizzata che avrebbe potuto realizzare la necessaria preparazione, non sono stati capaci di
neutralizzare in modo durevole, cio di spezzare, la centralizzazione conservatrice degli apparati sindacali, del padronato e dell'apparato dello Stato.
37 Tr. it. di L. Maitan, Mondadori, Milano 1970.
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arreso al punto di vista luxemburghiano dello spontaneismo, poich, in caso di contrasto tra le masse non organizzate e l'organizzazione socialdemocratica, sosteneva le
prime contro la seconda, e accusava la socialdemocrazia di tradire le masse.43 Per di pi,
Lenin ormai convinto che l'unica condizione perch il proletariato possa liberare se
stesso quella di spezzare queste organizzazioni, diventate conservatrici.44
La correzione, o meglio l'integrazione apportata da Lenin alla sua teoria: dell'organizzazione dopo il 1914, non rappresentava certamente un passo indietro, nel senso di
un riconoscimento del valore assoluto della pura spontaneit, ma piuttosto un passo
avanti, nel senso della distinzione fra partito rivoluzionario e organizzazione in genere.
In luogo dell'esigenza che il partito sviluppi una coscienza politica fra la classe operaia
compare ormai questa altra formulazione: il compito dell'avanguardia rivoluzionaria
quello di risvegliare e sviluppare una coscienza rivoluzionaria fra gli operai avanzati.
Costruire il partito rivoluzionario significa fondere il programma della rivoluzione socialista con l'esperienza di lotta della maggioranza degli operai avanzati.45
Questo completamento della teoria dell'organizzazione dopo lo scoppio della prima
Guerra mondiale contemporaneo alla verifica della concezione leninista dell'attualit
della rivoluzione. Mentre prima del 1914 quest'ipotesi si riferiva fondamentalmente alla
Russia, a partire dal 1914 viene estesa a tutta l'Europa (quanto all'attualit della rivoluzione nei paesi coloniali e semicoloniali, Lenin aveva gi definito le sue posizioni dopo
la rivoluzione russa del 1905).
La validit del piano strategico leninista per i paesi imperialisti dell'Europa occidentale oggi dunque strettamente legata alla questione della natura dell'epoca storica
in cui viviamo. Soltanto partendo dal postulato secondo noi corretto e dimostrabile
che il sistema capitalistico mondiale, a partire dalla prima Guerra mondiale, o al pi tardi dalla rivoluzione d'Ottobre, si trova in una fase di crisi strutturale storica,46 che non
pu che portare periodicamente a situazioni rivoluzionarie, si pu legittimamente dedurre, dal punto di vista del marxismo rivoluzionario, una concezione del partito dall'attualit della rivoluzione. Se viceversa si ammette che siamo ancora in una fase di
espansione del capitalismo, una concezione del genere va respinta come
volontaristica, perch nella strategia di Lenin non determinante la propaganda rivoluzionaria, che i rivoluzionari devono certamente condurre anche nei periodi non rivoluzionari, ma un orientamento che abbia come asse le azioni rivoluzionarie che si pre43 V. I. LENIN, Le krach de la II Internationale, in LENIN-ZINOVIEV, Contre le courant, reprint
Maspro, Parigi 1970, p. 181.
44 Ibidem.
45 LENIN, L'estremismo, malattia infantile del comunismo, in Opere scelte, cit. Si veda il passo sopra citato dell'opuscolo di Rosa Luxemburg, Che vuole la Lega Spartacus? Queste conclusioni presentavano
un'elaborazione superiore a quella di Trotskij nel 1906 o a quelle di Rosa Luxemburg nel 1904; Rosa e
Trotskij si facevano illusioni sulla capacit delle masse di risolvere il problema della presa del potere attraverso il loro slancio rivoluzionario, qualora il conservatorismo dell'apparato socialdemocratico fosse
andato crescendo. In Sciopero di massa, partito e sindacato (tr. it. in Marxismo e sindacato, Samon e
Savelli, Roma 1970) Rosa Luxemburg sposta, sia pur provvisoriamente, il problema sugli strati diseredati
e disorganizzati del proletariato, che prendono coscienza solo nel corso dello sciopero di massa. Anche
Lenin negli scritti successivi al 19l4 ha posto espressamente l'accento su queste masse (in contrapposizione all'aristocrazia operaia), a mio avviso semplificando un po' troppo la questione. I lavoratori delle
grandi fabbriche siderurgiche o metalmeccaniche, per es., che rientravano negli strati non organizzati del
proletariato tedesco, si sono radicalizzati dopo il 19l8.
46 Questa crisi generale del capitalismo, e cio l'inizio dell'epoca del declino del capitalismo, non va confusa con le crisi congiunturali, altrimenti dette crisi economiche periodiche, che si verificano tanto in periodo di ascesa che in periodo di declino del capitalismo. Per Lenin l'epoca aperta dalla prima Guerra
mondiale l'epoca degli inizi della rivoluzione sociale (Contre le courant, cit.).
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senteranno a breve o medio termine. Azioni del genere sono state possibili anche in periodo di espansione del capitalismo (Comune di Parigi), ma sono rimaste eccezioni e
non hanno avuto successo. Non avrebbe avuto alcun senso allora una struttura del partito centrata sulla preparazione a una partecipazione efficace a simili azioni.
La differenza tra un partito operaio (dal punto di vista dei membri o anche degli
elettori) e un partito operaio rivoluzionario (o il nucleo di un tale partito) non sta soltanto nel programma o nell'oggettiva funzione sociale svolta incoraggiare e non smorzare
tutte le azioni di massa oggettivamente rivoluzionarie, o le rivendicazioni e le forme di
azione che mettono in causa le fondamenta del modo di produzione capitalistico e dello
Stato borghese ma anche nella capacit di trasmettere questo programma in modo
educativo a un numero sempre pi grande di operai.
Per precisare meglio questo punto: il pericolo che l'apparato si renda autonomo e
sfugga al controllo limitato alle organizzazioni operaie opportuniste e riformiste, o
minaccia qualsiasi organizzazione, anche quando abbia un programma e segua una
prassi rivoluzionaria? La burocrazia una conseguenza inevitabile di ogni divisione del
lavoro, compresa quella tra direzioni e membri all'interno di un partito rivoluzionario? Di questo passo, non si pu arrivare a concludere che ogni organizzazione rivoluzionaria, appena supera una certa dimensione, condannata a diventare, a un certo momento del suo sviluppo e dello sviluppo delle lotte di massa, un freno alla lotta del proletariato per la sua liberazione?
Se si accettasse un'argomentazione di questo tipo, resterebbe da tirare solamente una
conclusione: la liberazione socialista della classe operaia e dell'umanit impossibile.
Infatti questa autonomizzazione e questa reificazione, presunte inevitabili, di ogni organizzazione sarebbero uno dei termini di un dilemma, di cui l'altro sarebbe inevitabilmente una condanna alla falsa coscienza piccolo-borghese e borghese di tutti i lavoratori non organizzati, di tutti gli intellettuali solo parzialmente impegnati nell'azione, di
tutti coloro che sono coinvolti nel processo generalizzato della produzione di merci.
Soltanto una prassi rivoluzionaria, che punti alla coscienza complessiva e all'arricchimento della teoria, pu impedire che l'ideologia della classe dominante penetri anche
tra singoli rivoluzionari. E questa prassi pu realizzarsi soltanto in forma collettiva e organizzata. Se l'argomentazione sopra menzionata fosse corretta, se ne dovrebbe ricavare
che i lavoratori avanzati, organizzati o no, sarebbero condannati a non raggiungere una
coscienza di classe politica, o a perderla rapidamente.
Ma la realt che questa interpretazione falsa perch identifica l'inizio di un processo col suo risultato finale, e perch, in maniera del tutto statica e fatalistica, fa derivare dal pericolo che le organizzazioni, anche quelle rivoluzionarie, sfuggano al controllo e acquistino una propria autonomia, l'inevitabilit che questo accada. E questo
non dimostrabile n empiricamente n in linea teorica. Giacch il pericolo di maggiori
o minori deformazioni burocratiche in un'organizzazione rivoluzionaria di avanguardia,
o pi ancora in un partito rivoluzionario, non dipende solo dalla tendenza dell'apparato
ad assumere una propria autonomia, come normalmente capita per tutte le istituzioni all'interno della societ borghese, ma anche in rapporto a tendenze opposte, per esempio: l'inserimento delle organizzazioni rivoluzionarie in un movimento internazionale
indipendente dalle organizzazioni nazionali e capace di controllarle dal punto di vista
teorico (non per mezzo di un apparato, ma attraverso la critica politica); la partecipazione alla lotta di classe e alle lotte rivoluzionarie che permettono una selezione costante
dei quadri attraverso la prassi; il tentativo sistematico di superare la divisione del lavoro
attraverso la garanzia di uno scambio continuo tra la fabbrica, l'universit, e l'attivit di
funzionario: certe garanzie istituzionali (riduzione del salario dei funzionari, difesa delle
norme di democrazia interna nell'organizzazione e della libert di tendenza e di frazione, ecc.).
La soluzione di questo problema dipende dalla lotta fra queste tendenze, a loro volta
determinate, in ultima analisi, da due fattori sociali:47 l'entit dei privilegi sociali offerti
dall'organizzazione burocratizzata, da un lato, e, dall'altro, il grado di attivit politica
dell'avanguardia della classe operaia. Solo quando questo secondo fattore viene nettamente meno, il primo fattore emerge altrettanto nettamente. Il succo di tutta l'argomentazione si riduce a una tautologia fin troppo ripetuta: pi la classe operaia passiva,
meno lavora attivamente per la propria liberazione. Ma quest'argomentazione non prova
affatto che quando l'avanguardia dei lavoratori si fa pi attiva, le organizzazioni rivoluzionarie non siano strumenti efficaci per la liberazione del proletariato, bench la loro
arbitrariet possa e debba essere limitata dall'attivit diretta della classe (o dei suoi
settori pi avanzati).
L'organizzazione rivoluzionaria uno strumento per fare la rivoluzione. Le rivoluzioni proletarie non sono possibili senza una crescente iniziativa politica della classe operaia.
23
Per individui con vocazione burocratica o per semplici carrieristi molto pi difficile
far breccia in organizzazioni del genere di quanto non sia in organizzazioni volgarmente
elettorali. In un'organizzazione rivoluzionaria le divergenze si risolvono sulla base di
una discussione approfondita e non in base a stimoli materiali o a un'astratta lealt. Certo, neanche questa struttura organizzativa rappresenta ancora una garanzia sufficiente
contro la burocratizzazione, ma crea almeno le premesse per poterla evitare.48
I rapporti tra l'organizzazione rivoluzionaria (nucleo di un partito, partito) e le masse
lavoratrici cambiano bruscamente a partire dal momento in cui sorge una situazione rivoluzionaria. In un momento simile il seme sparso dai gruppi rivoluzionari e socialisti
coscienti comincia a germogliare e larghe masse possono pervenire immediatamente a
una coscienza di classe rivoluzionaria. L'iniziativa rivoluzionaria di larghe masse pu
superare di gran lunga quella di molti gruppi rivoluzionari.
Trotskij ha messo in evidenza pi volte nella Storia della rivoluzione russa che i lavoratori russi hanno scavalcato il partito bolscevico in alcuni momenti cruciali della rivoluzione.49 Tuttavia questi episodi non si possono generalizzare, perch va ricordato che il
partito bolscevico, prima delle Tesi di aprile di Lenin, aveva una concezione strategica
insufficiente della natura e degli obiettivi della rivoluzione russa.50 Quando questa carenza cominci a farsi sentire in maniera drammatica nel partito, Lenin intervenne con
48 Le regole formali che garantiscono il funzionamento del centralismo democratico il diritto di tutti i
membri all'informazione sulle divergenze presenti in seno alla direzione; il diritto alla formazione di tendenze prima dell'elezione della direzione e prima del congresso; la regolare convocazione dei congressi; il
diritto alla verifica periodica delle decisioni della maggioranza alla luce delle esperienze fatte, vale a dire
il diritto delle minoranze a tentare periodicamente di rettificare le decisioni maggioritarie; il diritto di organizzarsi in tendenze, ecc. tutte queste regole rientrano naturalmente nelle misure per evitare la burocratizzazione. Nel nuovo statuto del partito, elaborato prima dell'agosto 1968 per il XIV Congresso del
Partito comunista cecoslovacco, queste norme leniniste relative al centralismo democratico erano state
formulate in maniera estremamente precisa. Gli esponenti del centralismo burocratico hanno reagito con
l'invasione. La proposta di un ritorno alle norme leniniste del.centralismo democratico rappresentava infatti una delle principali spine per la burocrazia sovietica nello sviluppo della situazione cecoslovacca.
49 L. TROTSKY, Storia della rivoluzione russa, cit.
50 Dal 1905 al 1917 il partito bolscevico si forgiato nell'ottica della dittatura democratica degli operai
e dei contadini, vale a dire nello spirito di una formula che intravedeva la possibilit di una coalizione tra
partito operaio e partito contadino nel quadro del regime capitalista, cio di uno sviluppo capitalistico
dell'agricoltura e dell'industria della Russia. Lenin rest fermo a questa formulazione fino alla fine del
1916. Solo nel 1917 egli comprese che Trotskij aveva ragione quando, gi nel 1905, prevedeva che la
questione agraria non si sarebbe potuta risolvere se non nel contesto della dittatura del proletariato e della
socializzazione dell'economia russa. Hartmut Mehringer (Introduction historique, in L. Trotsky, Nos taches politiques, cit., pp. 17-8, 34 sgg.) sbaglia completamente a collegare la teoria leninista dell'organizzazione alla sua validit strategica per il caso specifico della rivoluzione russa, a spiegarla in termini del
ruolo subordinato (?) della classe operaia in questa lotta, e a ritrovare le origini della teoria trotskista
dell'estensione graduale della coscienza di classe all'intera classe operaia nella teoria della rivoluzione
permanente. A parte il fatto che Mehringer schematizza la strategia rivoluzionaria di Lenin in modo insufficiente e approssimativo, la posizione di Lenin era che il proletariato russo dovesse essere assolutamente
indipendente nella sua opposizione alla borghesia russa, e dovesse svolgere una funzione egemone nella
rivoluzione; e a parte il fatto che, come Lenin, anche la Luxemburg respingeva come prematuro qualsiasi
tentativo di stabilire la dittatura del proletariato in Russia, e assegnava alla lotta rivoluzionaria del proletariato russo il semplice obiettivo di portare a termine i compiti storici della rivoluzione borghese (mentre
contemporaneamente combatteva la teoria leninista dell'organizzazione), ci sembra ovvio che la teoria
della rivoluzione permanente (cio il compito di stabilire la dittatura del proletariato in un paese sottosviluppato) pu essere compresa con un minimo di realismo solo concentrandosi al massimo sui compiti rivoluzionari in generale. In tal modo essa non si distacca dalla teoria leninista dell'organizzazione, ma conduce direttamente ad essa. A questo proposito vedi anche l'eccellente opuscolo di Denise Avenas, Economie et politique dans la pense de Trotsky, Maspero, Cahiers Rouges, Parigi 1970.
le Tesi di aprile, e il suo intervento ebbe successo perch la maggioranza dei lavoratori
bolscevichi gi formati spingeva nella stessa direzione e perch, d'altra parte, questi ultimi riflettevano da parte loro la poderosa radicalizzazione della classe operaia russa.
Si pu dare un giudizio oggettivo sul ruolo svolto dall'organizzazione del partito bolscevico nel corso della rivoluzione russa solo se lo si analizza in tutti i suoi aspetti. Nonostante che la direzione del partito si fosse rivelata a pi riprese come l'ostacolo maggiore al passaggio del partito stesso sulle posizioni di Trotskij della necessit di una lotta per la dittatura del proletariato (il potere dei soviet). per chiaro che l'esistenza di
un'organizzazione formata da quadri operai rivoluzionari, educati per due decenni all'organizzazione e all'attivit rivoluzionaria, ha permesso la svolta strategica determinante
per il successo della rivoluzione. Se quindi si vuole stabilire un parallelo tra la burocrazia stalinista e la concezione leninista del partito, non si pu disinvoltamente prescindere da quanto abbiamo sopra analizzato. Il successo di Stalin non dipende dalla teoria leninista dellorganizzazione ma dalla scomparsa di un elemento importante di
questa concezione. Quello che mancava dopo la morte di Lenin era una larga cerchia
di quadri operai rivoluzionari formati, capaci di condurre un'attivit politica in stretto
legame con le masse. Che in condizioni del genere la concezione leninista del partito si
potesse trasformare nel suo contrario non lo avrebbe contestato neppure Lenin.51 Il sistema dei soviet la sola risposta di validit generale che la classe operaia abbia dato fin
qui al problema dell'organizzazione della sua attivit durante e dopo la rivoluzione. 52
Questo sistema consente di raccogliere tutte le forze della classe e di tutti gli strati
avanzati della societ in un confronto aperto e simultaneo di tutte le diverse tendenze
esistenti all'interno della classe stessa. Il sistema dei soviet nella misura in cui poggi
effettivamente sulla base e non ne sia preclusa la partecipazione ai lavoratori, attraverso
un apparato statale discriminatorio riflette le differenziazioni sociali e ideologiche degli strati proletari. Un consiglio operaio in realt un fronte unico fra diversi gruppi politici che concordano su un punto cruciale, la comune difesa della rivoluzione, contro il
nemico di classe. (Allo stesso modo un comitato di sciopero riflette le tendenze pi diverse esistenti tra gli operai, ma con una sola eccezione: include soltanto le tendenze
che prendono parte allo sciopero. I crumiri non trovano posto in un comitato di sciopero).
Non c' dunque alcuna contraddizione di fondo tra una organizzazione rivoluzionaria
secondo il modello leninista e una democrazia sovietica, ovverossia un potere esercitato
da soviet che siano realmente tali. Al contrario, senza il lavoro sistematico di organizzazione di una avanguardia rivoluzionaria, il sistema dei soviet o cade sotto l'influenza
delle burocrazie riformiste o semiriformiste (come in Germania tra il 1918 e il 1919),
oppure perde la sua forza di penetrazione politica perch non riesce ad assolvere i compiti politici fondamentali (i comitati rivoluzionari spagnoli tra il giugno del 1936 e la
primavera del 1937). assurda l'idea che i soviet possano immediatamente omogeneizzare la classe operaia, facciano scomparire le differenziazioni ideologiche e le diversit
di interessi e ispirino automaticamente e spontaneamente a tutta la classe operaia le
soluzioni rivoluzionarie di tutti i problemi strategici e tattici. Inoltre, una concezione
51 V. I. LENIN, Prefazione alla raccolta dodici anni, cit.: l'opuscolo Che fare? sottolinea ripetutamente che solo quando esiste una "classe veramente rivoluzionaria e che spontaneamente si leva alla lotta" ha un senso l'organizzazione che esso propugna (p. 91). Altrove (p. 92) Lenin sottolinea che solo
l'ampliamento del partito con elementi proletari pu, in connessione con un'aperta attivit di massa, distruggere tutte le tracce del sistema dei circoli.. (la malattia dei gruppi).
52 Ho cercato di suffragare e dimostrare questa tesi in una antologia curata da me e intitolata Contrle
ouvrier, conseils ouvriers, autogestion ouvrire, Maspero, Parigi 1970.
25
del genere soltanto un pretesto per offrire a un ristretto gruppo di dirigenti autoproclamatisi tali la possibilit di manovrare larghe masse amorfe, nella misura in cui si impedisce alle masse di affrontare sistematicamente i problemi strategici e tattici della rivoluzione, cio di discutere liberamente e di differenziarsi politicamente (questo l'inconveniente del sistema jugoslavo di autogestione).
L'organizzazione rivoluzionaria permette di garantire ai lavoratori, nell'ambito del sistema dei soviet, uno spazio di iniziativa autonoma, determinato dalla coscienza di classe, ben pi ampio di quello di un sistema di rappresentativit indifferenziata, ed ha appunto la funzione di stimolare questa stessa iniziativa, che poi la caratteristica principale del sistema dei soviet. Un ampio margine d'iniziativa autonoma della base
compatibile con la concezione leninista dell'organizzazione? Certamente, poich questa
concezione, in quanto basata su una corretta strategia rivoluzionaria (cio su una valutazione corretta del processo storico oggettivo), non significa nient'altro se non l'unificazione dell'iniziativa delle masse; l'organizzazione, cio, rappresenta la memoria collettiva e lo strumento per coordinare le esperienze elaborate dalle masse.
Anche per quanto riguarda questo punto, la storia ha dimostrato che c' una differenza di fondo tra un partito che si dice rivoluzionario, e un partito rivoluzionario che veramente tale. Quando un gruppo di funzionari non fa che opporsi all'iniziativa e all'azione delle masse e anzi cerca con tutti i mezzi, persino intervenendo militarmente, di spezzarla (si pensi all'Ungheria nell'ottobre-novembre 1956, o alla Cecoslovacchia nell'agosto 1968), e quando questo gruppo non solo ha perso ormai ogni legame col sistema dei
soviet, nato spontaneamente dalle lotte sociali, ma affossa53 questo sistema col pretesto
di difendere il ruolo dirigente del partito, evidente che non ci troviamo pi di fronte
a un partito rivoluzionario del proletariato, ma a un apparato che difende gli interessi
specifici di uno strato privilegiato e per sua natura ostile all'iniziativa autonoma delle
masse: la burocrazia. Il fatto che un partito rivoluzionario possa degenerare in un partito
burocratizzato non pu tuttavia costituire un argomento contro la concezione leninista
dell'organizzazione, cos come il fatto che certi medici abbiano ammazzato anzich salvato qualche malato non pu costituire un argomento contro la scienza medica. Ogni arretramento rispetto a questa concezione in direzione della pura spontaneit delle masse paragonabile a un arretramento della scienza medica verso la ciarlataneria.
Per Marx e per Lenin (come pure per Rosa Luxemburg e Trotskij, anche se essi, prima del 1914, non ne avevano sempre tratto le necessarie conclusioni), il soggetto della
rivoluzione la classe operaia solo potenzialmente e solo periodicamente rivoluzionaria, cos come essa lavora, pensa e vive in regime capitalistico. 54 La teoria leninista dell'organizzazione discende direttamente da questa individuazione della posizione del soggetto rivoluzionario, poich evidente che, in base a questa stessa definizione, un tale
soggetto non pu che essere contraddittorio. Da una parte, il proletariato sottoposto
alla schiavit del salario, del lavoro alienato, alla reificazione di tutti i rapporti umani,
all'influenza dell'ideologia borghese e piccolo-borghese; dall'altra, periodicamente
spinto a impegnarsi in lotte di classe che comportano una radicalizzazione, o anche in
azioni apertamente rivoluzionarie contro il modo di produzione capitalistico e contro
l'apparato dello Stato borghese. La storia della lotta di classe reale dei 150 anni passati
si espressa in queste ondate periodiche. semplicemente impossibile descrivere adeguatamente lo sviluppo del movimento operaio francese o tedesco, per esempio, nel corso degli ultimi cento anni, se lo si considera esclusivamente o dal punto di vista di una
passivit crescente, o da quello di un'attivit rivoluzionaria ininterrotta. Questo sviluppo caratterizzato evidentemente da entrambi questi elementi, ma con l'accento posto ora sull'uno ora sull'altro degli aspetti diversi con cui si manifesta l'unit di questi
opposti elementi.
L'opportunismo e il settarismo, visti come posizioni ideologiche, trovano le loro basi
teoriche in una definizione non dialettica del soggetto della rivoluzione. Per gli opportunisti, questo soggetto l'operaio normale, per cui sono portati a riprendere servilmente i
suoi pregiudizi, a contemplarne religiosamente il didietro, per usare l'espressione di
Plechanov. Se l'operaio si preoccupa soprattutto di questioni interne alla fabbrica, l'opportunista diventa un puro sindacalista. Se gli operai sono travolti dal turbine di certe
infatuazioni patriottiche, l'opportunista diventa socialpatriota o socialimperialista. Se gli
operai cedono alla propaganda della guerra fredda, egli se ne fa paladino: le masse
hanno sempre ragione. La manifestazione pi penosa dell'opportunismo consiste nel
fatto che il programma anche quello elettorale non si fonda pi su un'analisi scientifica della societ, bens su sondaggi d'opinione. Ma questo opportunismo porta a una
contraddizione insolubile. Per fortuna, gli stati d'animo delle masse sono instabili oggi
gli operai si occupano solo di questioni interne alla fabbrica, domani scendono in piazza
per manifestazioni politiche; oggi sono per la difesa della patria imperialista contro il
nemico esterno, domani sono disgustati della guerra e scorgono il nemico principale
nella classe dominante del proprio paese; oggi accettano passivamente la collaborazione
col padrone, domani fanno uno sciopero selvaggio. Poich le cose stanno in questo
termini, la logica dell'opportunismo approda a questo: dopo avere giustificato l'integrazione nella societ borghese sulla base del comportamento della masse, non pu che
voltare le spalle alle masse stesse quando si mobilitano contro questa societ.
I settari, al pari degli opportunisti, operano una semplificazione, ma in direzione opposta. Mentre l'opportunismo tiene conto dell'operaio normale, di quell'operaio cio che
si adatta e subisce intimamente il condizionamento borghese, il settario non vede altro
che il proletariato ideale, quello che si comporta come un rivoluzionario. Chi non
54 G. LUKCS, Storia e coscienza di classe, cit., pp. 335 sgg., sbaglia quando crede di poter individuare
le radici della teoria spontaneista di Rosa Luxemburg nell'illusione di una rivoluzione puramente proletaria. Anche nei paesi in cui l'importanza numerica e sociale del proletariato diventata tale che il problema delle alleanze diventa una questione piuttosto secondaria, la necessit di un'organizzazione d'avanguardia distinta permane in una rivoluzione puramente proletaria, date le differenziazioni presenti
in seno al proletariato.
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In altre parole, la base sociale dell'economismo dello spontaneismo, dell'atteggiamento approssimativo verso l'organizzazione e dell'ostilit verso gli intellettuali all'interno della classe operaia offerta dal lavoro manuale e artigianale e non dal proletariato delle grandi fabbriche, delle grandi citt e dei settori industriali in espansione.
Questi stessi strati hanno costituito, del resto, il sostegno della socialdemocrazia maggioritaria negli anni determinanti della rivoluzione tedesca dal 1919 al 1923. D'altra parte tra i lavoratori delle grandi aziende e delle citt, in larghi settori industriali all'avanguardia del processo tecnologico, la sete di conoscenza, la maggiore familiarit con i
processi tecnici e scientifici, la maggiore audacia nel progettarsi la conquista del potere
sia in fabbrica sia a livello statale, facilitano la comprensione del ruolo oggettivamente
necessario dei teorici rivoluzionari e dell'organizzazione rivoluzionaria. Le tendenze
spontaneiste del movimento operaio sono nate spesso, non sempre, da questa base sociale. Cos stato soprattutto con l'anarco-sindacalismo dei paesi latini precedentemente
alla prima Guerra mondiale, ma anche con il menscevismo che nelle grandi fabbriche
delle citt era superato nettamente dal bolscevismo, ma che trovava il suo supporto proletario nelle piccole citt delle zone minerarie e petrolifere della Russia meridionale.60
Ogni tentativo di far rinascere oggi, nell'epoca della terza rivoluzione industriale, quest'ideologia operaista, col pretesto dell'autonomia operaia, non potr che disperdere, come per il passato, le forze del proletariato avanzato, potenzialmente rivoluzionario,
e favorire gli strati pi arretrati, semiartigianali e burocratizzati del movimento operaio,
che subiscono l'influenza dell'ideologia borghese.
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massa della classe operaia. Nel 1911, in una polemica poco nota con Max Adler, Trotskij tracci a grandi linee un 'analisi marxista delle cause di questo fenomeno: crescente
dipendenza sociale degli intellettuali di fronte alla grande borghesia e allo Stato borghese; incapacit del movimento operaio, organizzato in controsociet , di contrapporre
un'alternativa valida alla societ borghese. Trotskij aveva previsto che questa situazione
si sarebbe probabilmente modificata bruscamente in periodo rivoluzionario, alla vigilia
della rivoluzione proletaria.62
Allora tuttavia Trotskij traeva da queste premesse corrette conclusioni tatticamente
sbagliate, per esempio sottovalutando, al contrario di Lenin, l'importanza, intorno al
1908-09, della rinascita del movimento degli studenti nel pieno del trionfo della controrivoluzione. Lenin scorgeva in questo movimento un segno precorritore di una futura
ascesa del movimento rivoluzionario (che doveva iniziare nel 1912). Trotskij arrivava al
punto di affermare che era colpa degli intellettuali rivoluzionari che dirigevano la socialdemocrazia russa se al suo interno potevano diffondersi tutte le sue particolarit
soeiali: il settarismo, l'individualismo intellettuale, il feticismo ideologico.63 Egli allora
sottovalutava, come ha riconosciuto in seguito, l'importanza politico-sociale della lotta
di frazione fra bolscevichi e liquidatori, che altro non era se non la continuazione della
precedente lotta fra bolscevichi e menscevichi. La storia ha dimostrato che questa lotta
non era assolutamente il frutto del settarismo degli intellettuali, ma della spaccatura
fra coscienza socialista rivoluzionaria e piccola borghesia riformista.64
vero per che la partecipazione degli intellettuali rivoluzionari russi alla costruzione del partito rivoluzionario del proletariato russo avveniva ancora sulla base di una selezione individuale e non aveva profonde radici sociali. E questo dopo l'Ottobre si ritorse inevitabilmente contro la rivoluzione proletaria, perch la massa dei tecnici non pass nel campo della rivoluzione, perch agli inizi i tecnici sabotarono l'apparato produttivo e quello dell'organizzazione sociale, perch si dovette in seguito comprare la loro
collaborazione, e perch alla fine essi divennero l'elemento propulsore della degenerazione burocratica della rivoluzione.
Dal momento che il ruolo dei tecnici inseriti direttamente nel processo di produzione
soprattutto per quanto riguarda quelli della categoria 2 sopra citata ha subito una
netta trasformazione, e poich questi tecnici diventano sempre pi parte integrante della
classe dei lavoratori salariati, oggi molto pi probabile che in passato una loro partecipazione al processo rivoluzionario e all'edificazione di una societ nuova. Gi Friedrich
Engels aveva sottolineato il ruolo storico fondamentale che i quadri tecnici svolgeranno
nella costruzione della societ socialista: Per poter espropriare e sfruttare i mezzi di
produzione abbiamo bisogno di disporre di una massa di persone preparate dal punto di
vista tecnico. E non le abbiamo (...). La mia previsione che, nei prossimi 8 o l0 anni,
recluteremo un numero di giovani tecnici, medici, giuristi e insegnanti sufficiente a far
dirigere le fabbriche e le grandi propriet da compagni di partito, nell'interesse della na62 Leon TROTSKIJ, Intelligentsia and socialism, New Park Publishers, Londra 1965.
63 L. TROTSKIJ, Die Entwicklungstendenzen der russischen Sozialdemokratie, in Neue Zeit, a. II
(1910), n. 28, p. 862.
64 Fin dal suo primo libro polemico contro Lenin (Nos taches politiques, cit., pp. 68-71, ad esempio) Trotskij si era sforzato di rappresentare l'intera polemica leninista contro l'economicismo e l'atteggiamento artigianale verso l'organizzazione nel Che Fare? come una pura discussione tra intellettuali o, nel migliore dei casi, come un tentativo di guadagnare le forze pi vive dell'intellighentsia piccolo borghese alla
Socialdemocrazia rivoluzionaria. Egli non aveva capito che si trattava di respingere linfluenza revisionista piccolo borghese sulla classe operaia. La sua polemica contro Lenin dal 1903 al 1914 fu caratterizzata
da una sottovalutazione delle catastrofiche conseguenze dell'opportunismo per la classe operaia e per il
movimento operaio. Solo nel 1917 Trotskij super, una volta per sempre, questa sottovalutazione.
zione. L'arrivo al potere in queste condizioni sar per noi del tutto logico e avverr con
relativa facilit. Se invece, in seguito a una guerra, arriviamo al potere prematuramente,
in questo caso questi stessi tecnici saranno i nostri avversari principali, ci inganneranno
e tradiranno tutte le volte che potranno farlo; saremo allora costretti a servirci del terrore
contro di loro, ma questo non far che sputtanarci.65 Era una tragica profezia di quanto
sarebbe accaduto effettivamente in Russia.
Va inoltre sottolineato, ovviamente, che anche il proletariato, nel corso della terza rivoluzione industriale, diventato di gran lunga pi qualificato che in passato e d prova
di capacit di gestione delle fabbriche molto di pi che ai tempi di Engels. Ma la possibilit di un controllo politico-sociale delle grandi masse sugli specialisti (possibilit su
cui Lenin nel 1918 si faceva tante illusioni) esige delle capacit tecniche. Questo processo di controllo non pu che essere agevolato dalla crescente fusione dei quadri tecnici col proletariato industriale e dalla partecipazione crescente degli intellettuali rivoluzionari al partito rivoluzionario.
Pi si accresce la contraddizione tra la socializzazione oggettiva della produzione e
del lavoro, da una parte, e, dall'altra l'appropriazione privata (pi si esaspera cio la crisi
dei rapporti capitalistici di produzione), e pi il neo-capitalismo si sforza di protrarre
l'ora della sua fine stimolando l'innalzamento del livello dei consumi del proletariato,
pi la stessa scienza diventa una forza produttiva rivoluzionaria, in un duplice senso.
Non solo, infatti, attraverso l'automazione e l'accumulazione crescente delle merci, produce una crisi del processo di produzione e di realizzazione del capitale, basato sulla
produzione generalizzata di merci; ma sviluppa, del pari, la coscienza rivoluzionaria. In
sostanza, la scienza non fa che lacerare i veli mistificatori della quotidiana realt capitalistica. L'ostacolo principale allo sviluppo di una coscienza politica della classe operaia,
oggi, consiste appunto, pi che nella miseria o nella angustia del suo orizzonte, nel fatto
che essa si trova costantemente sottoposta all'influenza delle ideologie e delle mistificazioni piccolo-borghesi e borghesi; proprio per questo il ruolo di demistificazione che assolvono le scienze sociali, quando esercitino una funzione critica, pu assumere una
portata realmente rivoluzionaria nel risveglio di una coscienza di classe fra le masse.
Ci richiede, tuttavia, una mediazione concreta col proletariato, che pu venire soltanto
dagli operai avanzati, per un verso, e, per altro verso, dall'organizzazione rivoluzionaria.
Ma ci, a sua volta, presuppone che l'intellighentsia rivoluzionaria scientifica non si
metta, con atteggiamento masochista, al servizio del popolo per sostenere le lotte salariali. Essi devono invece, fornire agli strati operai pi maturi e pi critici le conoscenze scientifiche necessarie che essi non possono acquisire in base a una coscienza parcellizzata e che li mettano in condizione di comprendere e di afferrare in tutte le loro implicazioni lo sfruttamento nascosto e la dominazione di classe mascherata.
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La coscienza di classe rivoluzionaria pu svilupparsi soltanto se le masse accumulano esperienze di lotta che vadano oltre le rivendicazioni parziali, realizzabili nel quadro
del sistema capitalistico. Queste rivendicazioni possono essere inserite in lotte di ampio
respiro solamente da parte dei lavoratori avanzati, i quali discutano, propagandino e sperimentino in fabbrica, nei sindacati. nei comitati o nuclei aziendali questi obiettivi politici, che non derivano spontaneamente dall'esperienza quotidiana, finch la situazione sia
matura perch queste rivendicazioni diventino l'obiettivo di grandi scioperi e grandi dimostrazioni, di campagne di agitazione, ecc.
Se la coscienza di classe delle grandi masse si forma solo attraverso esperienze di
lotte oggettivamente rivoluzionarie, negli operai avanzati emerge, invece, dalle esperienze della vita, del lavoro e della lotta in genere, e non necessariamente da esperienze
rivoluzionarie.
Essi non fanno che tirare le conseguenze naturali dai conflitti sociali quotidiani; riconoscono l'esigenza della solidariet di classe, dell'azione collettiva e dell'organizzazione
di classe; le forme organizzative e programmatiche di quest'azione e di questa organizzazione potranno essere definite solo tenendo presenti i singoli casi, in base alle condizioni oggettive e alle esperienze concrete. Comunque, l'esperienza di vita, di lotta e di
lavoro degli operai avanzati li avvicina alla comprensione delle insufficienze dellattivit che cerchi semplicemente di riformare anzich abolire la societ esistente.
L'azione dell'avanguardia rivoluzionaria consente agli operai avanzati questa comprensione. ovvio che l'avanguardia non pu svolgere questo ruolo di catalizzatore n
automaticamente n indipendentemente dalle condizioni oggettive, ma solamente a condizione di essere all'altezza del suo compito; vale a dire solamente se il suo lavoro di
elaborazione teorica, di propaganda e di diffusione di giornali, opuscoli ecc., corrisponde ai bisogni degli operai avanzati, si adegua alle leggi della pedagogia politica ed
contemporaneamente legato a un'attivit pratica e a prospettive politiche che diano credito sia alla strategia rivoluzionaria, sia all'organizzazione che la sostiene.
Tuttavia, anche se l'azione dell'avanguardia rivoluzionaria risponde a simili esigenze,
pu darsi che non raggiunga ugualmente il suo scopo, se ci si trova in un momento di riflusso della lotta di classe e di perdita della fiducia nelle proprie forze da parte del proletariato. Chi pensa che basti avere una tattica giusta e una giusta linea perch, quasi
per miracolo, emerga una forza rivoluzionaria e si sviluppi anche in un momento di riflusso delle lotte di classe, ragiona in realt da razionalista borghese e non in base alla
dialettica materialista. (Detto di sfuggita, la maggior parte delle divisioni all'interno del
movimento rivoluzionario derivano da quest'illusione). Questo per non vuol dire che il
lavoro dell'avanguardia rivoluzionaria svolto in circostanze oggettivamente sfavorevoli
debba rimanere senza successo anche nei confronti degli operai avanzati. Certo non si
pu trattare di un grande successo immediato, ma pur sempre un lavoro preliminare
importante, e persino decisivo, per il momento storico in cui la lotta riprender. Infatti,
proprio come le larghe masse senza esperienza di lotta rivoluzionaria non possono sviluppare una coscienza di classe rivoluzionaria, gli operai avanzati che non hanno mai
conosciuto gli obiettivi di transizione non possono inserirli nelle successive ondate di
lotta di classe. La preparazione paziente, e magari noiosa, fatta dall'organizzazione d'avanguardia, spesso con anni di modesto lavoro quotidiano, pu rappresentare un credito
sostanzioso il giorno in cui i capi naturali della classe, fino ad allora incerti, fanno immediatamente propria, in occasione di un grosso sciopero o di una grossa dimostrazione,
per esempio, la soluzione del controllo operaio sulla produzione, assumendolo come
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obiettivo di lotta.68 Per essere effettivamente in grado di convincere gli operai avanzati e
gli intellettuali di un dato paese che necessaria la generalizzazione di importanti conflitti sociali e che occorre farli elevare dal livello degli obiettivi immediati a quello degli
obiettivi transitori, non basta certamente che l'organizzazione rivoluzionaria d'avanguardia copi zelantemente l'elenco di tali rivendicazioni da Lenin o da Trotskij. Piuttosto,
necessario che sia in grado servirsi di una duplice tecnica di approccio e di comprensione della realt. Quest'avanguardia deve, cio, per un verso, far proprie le esperienze delle lotte di classe rivoluzionarie del proletariato internazionale, e, per altro verso, saper
analizzare la realt sociale contemporanea; saper cio condurre un'analisi che consenta
di leggere in chiave storica la situazione attuale in un momento dato. Secondo la teoria
marxista della conoscenza, il criterio per possedere una teoria attendibile della realt
presente fornito dalla prassi, e questo significa: un'analisi marxista su scala internazionale presuppone una pratica a livello internazionale, cos come, a sua volta, questa postula un'organizzazione internazionale.
impossibile determinare in maniera scientificamente esatta le contraddizioni dell'attuale societ neocapitalistica nel mondo intero o in un solo paese - o individuare le
concrete contraddizioni dello sviluppo della coscienza di classe del proletariato circa il
tipo di scontro capace di condurre a situazioni prerivoluzionarie, se non si assimila l'esperienza storica del movimento operaio internazionale, dalla rivoluzione del 1848 ai
giorni nostri. Per le scienze sociali, la storia l'unico laboratorio possibile. Privo della
conoscenza degli insegnamenti della storia un marxista pseudorivoluzionario paragonabile a uno studente di medicina che si rifiuti di entrare in sala di anatomia.
In questo quadro, bisogna richiamare l'attenzione sul fatto che ogni tentativo di liberare dalle divisioni del passato il movimento rivoluzionario che rinasce, testimonia
incomprensione di fondo dell'origine storico-sociale delle differenziazioni del movimento operaio internazionale. Se prescindiamo dagli aspetti personali e casuali che accompagnano inevitabilmente queste differenziazioni, si vedr che le grandi polemiche
del movimento operaio internazionale dopo la fondazione della I Internazionale - la polemica fra bolscevismo e menscevismo, fra internazionalismo e social-patriottismo, fra
sostenitori della dittatura del proletariato e sostenitori della democrazia borghese, fra
trotzkismo e stalinismo, fra maoismo e kruscevismo tutte queste polemiche riguardano
i problemi di fondo della rivoluzione, della strategia e della tattica della lotta rivoluzionaria, i problemi derivanti dalla natura stessa del capitalismo, del proletariato e della
lotta di classe. Per questa ragione, quindi, rimarranno vive finch non sar risolto in
concreto il problema della costruzione di una societ senza classi su scala mondiale.
Nessuna tattica, per prudente che sia, nessuna disponibilit al compromesso, per
quanto larga possa essere, pu impedire che, a lungo andare, queste questioni riemergano continuamente dalla pratica stessa. Voler eludere tale problema ha un unico risultato:
anzich analizzare e risolvere questi nodi in maniera scientifica e programmata, li si affronta in maniera non sistematica, precaria e disordinata e senza una pratica e una conoscenza sufficienti .
L'assimilazione del retroterra storico della teoria marxista certamente indispensabile, ma solo come primo passo verso lo sviluppo di una coscienza di classe rivoluzionaria
68 G. LUKCS, Lenin, tr. it. di Guido D. Neri, Torino 1970, ha perfettamente ragione quando scrive che
il partito rivoluzionario leninista non pu fare nessuna rivoluzione, ma pu per accelerare le tendenze
che portano alla rivoluzione. Considerato in questi termini, il partito rappresenta tanto la causa che l'effetto della rivoluzione, il che contribuisce a superare la contrapposizione fra Kautsky (il nuovo partito deve
preparare la rivoluzione) e Rosa Luxemburg (il nuovo partito si former attraverso le iniziative rivoluzionarie delle masse).
tra gli operai avanzati e gli intellettuali radicalizzati. altres necessaria una analisi sistematica del presente, altrimenti la teoria non riuscir da sola a fornire gli strumenti per
individuare gli anelli pi deboli del modo di produzione e della societ neocapitalistica, o per formulare adeguati obiettivi transitori (e la pedagogia necessaria per diffonderli). Solo la combinazione di un'analisi critica complessiva della societ contemporanea e dell'acquisizione del patrimonio di insegnamenti che ci viene dalla storia del movimento operaio pu fornire agli strumenti concreti necessari ad assolvere teoricamente
i compiti di un'avanguardia rivoluzionaria.69
Senza aver fatto l'esperienza di lotte rivoluzionarie le masse non possono acquisire
una coscienza di classe rivoluzionaria; senza l'intervento cosciente dei lavoratori avanzati, che introducano obiettivi transitori nelle lotte operaie, non pu esserci esperienza
rivoluzionaria da parte delle masse; senza la propaganda degli obiettivi transitori non c'
possibilit per gli operai avanzati di influenzare le lotte delle masse in senso realmente
anticapitalistico; senza programma rivoluzionario, senza assimilazione della storia del
movimento operaio, senza applicazione al presente di questi insegnamenti e senza sperimentazione pratica della capacit dell'avanguardia rivoluzionaria di svolgere con successo almeno in alcuni settori e in certe situazioni un ruolo di direzione, non esiste nessuna possibilit di convincere gli operai avanzati dell'importanza delle organizzazioni
rivoluzionarie, e quindi nessuna possibilit (o solo delle possibilit limitate) di far recepire ai lavoratori avanzati le soluzioni transitorie corrispondenti alle specifiche situazioni oggettive. Si vede chiaramente a questo punto come i diversi fattori dello sviluppo
della coscienza di classe si connettano tra di loro e come costituiscano il fondamento ed
esprimano l'attualit della concezione leninista dell'organizzazione. L'articolazione fra il
processo di educazione delle masse attraverso l'azione, il processo di educazione degli
operai avanzati attraverso l'esperienza e il processo di educazione dei quadri rivoluzionari attraverso la mediazione della teoria e della prassi rivoluzionaria costituisce l'unit
del processo di costruzione del partito rivoluzionario. Apprendimento e insegnamento
sono in costante interazione anche per quel che concerne i quadri rivoluzionari che devono essere scevri di ogni arroganza per le loro conoscenze teoriche.
La concezione leninista dell'organizzazione si basa sulla comprensione del fatto che
la teoria non trova giustificazione se non in rapporto alla lotta di classe reale e nella
sua capacit di trasformare la coscienza di classe potenzialmente rivoluzionaria di larghi strati di operai in coscienza di classe realmente rivoluzionaria.
La celebre formula di Marx, secondo cui anche l'educatore ha bisogno di essere edu69 HANS-JURGEN KRAHL (op.cit., pp. 13 sgg.) ha certamente ragione quando rimprovera a Lukcs di
idealizzare il concetto di totalit della coscienza di classe del proletariato e denuncia la sua incapacit
di collegare carenza empirica e teoria astratta, che anche incapacit di trasmettere la teoria rivoluzionaria alle masse lavoratrici. Sulla base di questo avrebbe per potuto concludere cha la trasmissione di questa teoria pu realizzarsi solo a partire dalla teoria leninista dell'organizzazione questo, anzi, il nucleo
centrale di questa concezione. Ma poich egli introduce una separazione netta fra il destino alienato dellesistenza e il processo alienato della produzione, corre come Marcuse il rischio di considerare l'alienazione dei consumatori come il problema centrale, e quindi di vedere nel soddisfacimento dei bisogni ai pi alti livelli apparentemente consentito dal sistema neocapitalistico alla massa dei lavoratori un
ostacolo allo sviluppo della coscienza di classe proletaria. Il tallone d'Achille del modo capitalistico di
produzione resta ancora, come sempre, l'alienazione nell'ambito del processo di produzione; su questo terreno, e soltanto su questo, pu avere presa una ribellione realmente rivoluzionaria, come hanno dimostrato gli avvenimenti francesi e italiani. Qui ritroviamo anche l'articolazione delle implicazioni relative alla
trasmissione della coscienza di classe cui abbiamo accennato sopra. Con ci noi, come Krahl (e come Lenin e Trotskij) evitiamo di confondere il concetto primitivo del partito che sa tutto con l'elaborazione
della teoria rivoluzionaria, considerata come un processo di creazione specifica e permanente.
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cato,70 esprime esattamente questo dato di fatto. Il che certo non vuol dire che sia possibile una trasformazione rivoluzionaria della societ senza una pedagogia rivoluzionaria. La concezione di Marx va in effetti integrata con quest'altra idea, e cio che solo
nella attivit rivoluzionaria il mutamento di se stesso coincide con il mutamento delle
circostanze.71
Questo testo di Ernest Mandel stato pubblicato in Italia nel 1972 dalle edizioni Bandiera Rossa nel libro Il partito leninista insieme al saggio di Livio Maitan,
Verifica del leninismo in Italia, e ad alcuni articoli di Renzo Gambino sulle lotte
alla FIAT nel 1969.
70 KAR
L MARX, Tesi su Feuerbach (tr.it. di Terza tesi: La dottrina materialistica secondo cui gli uomini sono
il prodotto delle circostanze e dell'educazione (...) dimentica che sono appunto gli uomini a modificare le
circostanze e che l'educatore stesso ha bisogno di essere educato).
71 K. MARX, F. ENGELS, L'Ideologia tedesca, cit.