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(Ira Schneider per Tv as a Creative Medium, 1969, Howard Wise Gallery, New York)
Democrazia cristiana. Ed sul finire degli anni Sessanta e poi diffusamente nel decennio
successivo che in Italia si vedono i primi tentativi di videoarte. Anni di grandi fermenti, con
il Nuovo Teatro che di fatto costituir una sorta di mondo a parte dal Convegno di Ivrea del
67 (il Convegno per un Nuovo Teatro stato definito da Marco De Marinis come
unoccasione impossibile, in Il Nuovo Teatro 1947-1979, Bompiani, Milano, 1987), con i
nuovi cantautori, con la nascita del concettuale e dellarte povera, con lapertura della
poesia operata dal Gruppo 63, con i nuovi narratori, con il cinema che super il
neorealismo con Federico Fellini, Michelangelo Antonioni e Bernardo Bertolucci.
Il gruppo di ragazzi: Fluxus. Un movimento che radicalmente coinvolse nuclei dartisti in
diversi paesi, in primis gli Stati Uniti, la Germania, la Francia, il Giappone. Capostipiti
furono Wolf Vostell che nel 58 diede vita alla serie TV Dcoll/age (poi presentata
compiutamente nel 63) ed uno dei maestri riconosciuti, tuttora attivo, il coreano Nam
June Paik (1932). Le prime mostre ad avere ospiti opre in video hanno luogo a New York,
Colonia, Wuppertal, Londra e Boston, tra le quali va ricordata come apripista essendo
interamente dedicata alla videoarte Tv as a Creative Medium presso la Howard Wise
Gallery di New York, con artisti quali Paik, Ira Schneider, Charlotte Moorman, Eric Siegel,
Frank Gillette, Earl Reiback, Aldo Tambellini, Joe Weintraub, Thomas Tadlock. Da
sottolineare che lidea che oggi abbiamo del video sostanzialmente differente rispetto
alle macchinazioni di allora, quando ad interessare erano le interazioni fra software,
macchina e possibilit comunicative, cos come in musica diverse erano le interazioni fra
matematica, tempo musicale, nuove sonorit di matrice elettronica. Era lentrata in gioco
della macchina ad interessare gli artisti, che al tempo collaboravano non a caso
soprattutto con gli ingegneri. Levoluzione verso unarte innanzitutto estetica avverr poi
nel decennio Settanta, con la creazione semplificando di realt della mente come per
Paik, il recupero e levoluzione dellanimazione, la convergenza di cinema minimalista,
realista ed intimista.
Gli Stati Uniti saranno comunque allavanguardia, grazie alla struttura delle fondazioni ed
allapertura mentale delle direzioni dei grandi musei come il MOMA (Museum Of Modern
Art) di New York, le gallerie, e da non sottovalutare, lazione di sostegno e di
finanziamento del National Endowement for the Arts (il loro Ministero della Cultura, o
meglio, delle Arti) che per diversi anni ha foraggiato lo sviluppo e la diffusione della
videoarte. Tecnicamente gli Stati Uniti si troveranno dalla seconda met degli anni
Settanta fino ai primi anni Ottanta, e ancora pi, fra fine Ottanta e primissimi Novanta, in
una situazione ideale, con i fondi a disposizione, le strutture di composizione di diffusione
delle opere, e strumenti allavanguardia, come ad esempio i microvideoproiettori che
utilizzer Tony Oursler per dipingere oggetti sferici con i suoi volti deformanti.
Negli anni Ottanta e Novanta la platea di artisti che faranno ricorso alla videoarte si
amplia, con lentrata in gioco di Pipilotti Rist, Studio Azzurro, Gary Hill, Mary-Jo La
Fontaine, Piero Gilardi, Doug Aitken, Shirin Neshat, Cecilia Condit, Douglas Gordon,
Matthew Barney, Sam Taylor-Wood, Woody Vasulka, Laurie Anderson, Mona Hatoum,
Grazia Toderi, Vanessa Beecroft, Gillian Wearing, William Kentridge, Louise Forshaw, Jaki
Irvine, Nan Hoover, Bruna Esposito, Tracey Emin, Elaine Foster, Georgina Starr, Jun
Nguyen-Hatsushiba, Eva Marisaldi, artisti legati alla musica come Chris Cunningham
diversi video per Bjork e collaborazioni con Steven Spielberg per A.I. e Spike Jonze,
regista di Being John Malkovich, e artisti totali come Peter Greenaway e Derek Jarman
che hanno coniugato pi di altri cinema, letteratura, teatro, danza, musica e videoarte: ne
sono esempi miracolosi Drowning by numbers (1988), Prosperos Books (1991), The
Pillow Book (1995), la prima parte della trilogia The Tulse Lupers Suitcases (2003) per
Greenaway, Tempest (1979), Caravaggio (1986, finalista al Turner Prize) , Wittgenstein
(1993) per Jarman. E si potrebbero citare anche David Lynch, Wong Kar-Way, Takeshi
Kitano, Jim Jarmush. Lelenco potrebbe proseguire a lungo.
lelaborazione artistica. E cos dicasi per uno sciatto e piatto minimalismo, quali riprese di
insignificanti movimenti, oppure trance de vie senza alcuna motivazione. E pur vero che
John Cage afferm Ive nothing to say, and Im saying it to you (trad.: Non ho nulla da
dire, e ve lo sto dicendo), ma il rischio quello dincappare in un immenso mosaico
costituito da tessere che si ripetono identicamente. La videoarte terra di conquista, il
video lelemento principe della diffusione dun compact disk, tranne rare ed eccellenti
eccezioni, la formula prima (insieme allinstallazione) dellelaborazione artistica dei
giovani che escono dalle Accademie di Belle Arti e dArte Drammatica. Senza dimenticare
che il corto cinematografico viene costruito di fatti con principi analoghi al video. Insomma,
la videoarte sta diventando un quartiere delle arti espressive assai popolato, strattonato da
qualsiasi parte e veicolato grazie alla sua resa immediata. Di questa tendenza sono
purtroppo riprova diverse mostre collettive, dalla Biennale di Venezia a Documenta a
Kassel. Oppure penso ad EXIT. Nuove geografie della creativit italiana, mostra a cura di
Francesco Bonami, svoltasi nel 2002 nella neonata sede torinese della Fondazione
Sandretto Re Rebaudengo (esiste un volume edito addirittura da Mondadori).
Altro discorso per la videopoesia: la poesia, in Italia ma non soltanto, sta vivendo un
periodo di grande difficolt, che per non coincide affatto con le dinamiche per cos dire
poetiche. Infatti sono diverse le raccolte interessanti uscite negli ultimi anni, ma
nonostante questo la diffusione si esprime in centinaia di copie, o nei migliori dei casi in
migliaia, con i grandi editori nazionali (Einaudi, Mondadori). In Inghilterra e negli Stati Uniti
diversi poeti hanno da tempo sperimentato il videopoema, ovvero una poesia coniugata ad
una serie di immagini, che possono essere legate da un tema oppure emotivamente
accostate. Mi pare che sia arrivato il momento di cercare di provare questa strada in Italia,
con percorsi personali oppure collettivi.
lavatoi dellanima (1993, una fila di televisori che riproducono il passaggio dellacqua nel
fiume sacro affiancata da una fila di panni bagnati) di Fabrizio Plessi, alla meravigliosa
rivisitazione postmoderna della Visitazione (1528) del Pontormo secondo Bill Viola: The
Greeting (1995, tre donne si incontrano al ralenty, quarantacinque secondi dilatati in dieci
minuti di proiezione, un video dai colori splendenti). Una nota a parte vale per la video
installazione interattiva della compagine milanese Studio Azzurro, Il soffio sull'angelo,
un'opera d'aria, immagini di corpi, forse angeli o forse spettri o forse proiezioni della
mente, che si agitano e fluttuano quando il visitatore soffia sull'interfaccia costituita da
piume sospese. Da ci che si visto alla Biennale dArte Emergente (BIG) di Torino, nelle
sue varie edizioni, linterattivit rappresenta una caratteristica ossessiva, anche se si tratta
sovente duna interattivit da videogame, il cui nucleo concettuale non parifica la qualit
tecnica dellinstallazione. Niente a che vedere comunque con lelaborazione artistica e la
qualit di Studio Azzurro. Arte in video svoltasi al secondo piano del Castello di Rivoli
invece ha proposto una raccolta di video, con gli attraversamenti postteatrali degli
americani Richard Foreman (storico fondatore nel 1968 dellOntological Theater di New
York) e Bob Wilson (regista di culto che diresse, fra gli altri, nel 1976 Einstein on the
Beach. An opera in four acts con musiche strepitose di Philip Glass), le riflessioni
esistenziali del regista francese Jean-Luc Godard, le invenzioni elettroniche ed acide
dellonnipresente Paik, Air Block di Tony Oursler (come al solito disumano e disarmante), il
gioco dellincomunicabilit fra uomo e donna ritratto in Latrio (1998) di Grazia Toderi, le
modelle di Vanessa Beecroft in VB 47 (2001) riprese durante la performance alla Peggy
Guggenheim Collection di Venezia, Verso Sud (2002) di Bruna Esposito, un ironico
viaggio in macchina visto dallabitacolo durante un giorno di pioggia, con tanto di piuminotergicristalli che si muove sulla superficie dello schermo. E Vito Acconci, John Baldessari,
Dennis Oppenheim con le sue passeggiate attraverso la Land art e la Boby Art, Joan
Jonas, Martha Rosler, Bruce Nauman, Alessandra Tesi, Candice Breitz, Monica Bonvicini,
Dara Birnbaum.
Risalente al 1999 un piccolo libro, Sweetie. Identit femminile nel video britannico, a
cura di Cristiana Parrella e Maria Rosa Sossai, in occasione dellomonima mostra svoltasi
alla British School di Roma. Il libro offre alcuni interventi critici e schede riassuntive delle
trame dei video trasmessi, fra i quali i celebri Hysteria (1997) di Sam Taylor-Wood, Dual
(1997) e Gag (1996) della coppia Smith/Stewart, Why I never Became a Dancer (1995) di
Tracey Emin, ed English Rose (1996) del trio Emin/Starr/Wearing. Castelvecchi, Roma,
1999.
videoarte - www.manifatturae.it 2004
Strumento assai economico poi il dossier Arte Elettronica a cura di Silvia Bordini: una
ricognizione rapida del fenomeno videoarte e arte alettronica dalle sue origini alla fine
degli anni Novanta. Giunti, Firenze, 2000.
Esistono pubblicazioni, video, dvd di molti di questi artisti. Ma non sempre facile trovarli:
per questa ragione buona norma rivolgersi alle gallerie o fondazioni che hanno ospitato i
loro lavori.
Infine, apro una parentesi sulla videoarte nel teatro. Diversi registi del Nuovo Teatro si
sono avvicinati alle arti visive, talvolta utilizzando il video in scena come nel caso di
Giorgio Barberio Corsetti, Cesare Ronconi del Teatro Valdoca, Romeo Castellucci della
Societas Raffaello Sanzio, e formazioni cronologicamente successive come Teatro Aperto,
Motus, Teatrino Clandestino, Fanny & Alexander, Accademia degli Artefatti, Masque
Teatro. Tutti teatranti che hanno poi mostrato lesito di queste alchimie durante il festival
riccionese
TTVV,
che
ogni
due
anni
si
organizza
in
Emilia
Romagna
Tiziano Fratus