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l’arcobaleno

rivista per studenti, insegnanti ed altri esseri pensanti


Affresco del palazzo di Cnosso - 1500 a. C. - Museo archeologico nazionale di Atene

2€
anno III
n° 6
feb.—mar.
2010
Editoriale
I n diversi articoli di questo numero
si sottolinea che il significato di sport
dei centri, dai punti attribuiti dai giu-
dici, dai gol segnati...
La competizione è dominata dal princi-
dell'ex Germania dell'Est e della Ro-
mania sono stati alimentati da stru-
menti repressivi, che non si sono fer-
è, semplicemente, quello di divertirsi, pio della misurazione dell'uomo, quel mati neanche davanti alla sommini-
cioè avere la possibilità di fare qualco- principio che, nell’antica morale ebrai- strazione di farmaci assolutamente
sa di diverso da quanto si è quotidiana- ca, era tanto aborrito da rappresentare proibiti e nocivi. Chi ha curiosità vada
mente obbligati a fare. L'immagine che un tabù. Lo potevano infrangere, in- a leggersi le vicende delle ginnaste ru-
accompagna questo editoriale suggeri- fatti, solo i costruttori di bare. Lo mene, costrette con cocktail di ormoni
sce una delle idee che originariamente sport è un fenomeno penetrante, coin- a rimanere agili e leggere come bambi-
potevano essere associate allo sport: volgente, totalizzante. Guardiamo un ne. Su questo punto non si può tacere il
starsene, ad esempio, ad aspettare che palinsesto televisivo e scopriremo che mostruoso intreccio tra attività fisica e
abbocchi un pesce, con i piedi a mollo le trasmissioni che ne trattano rappre- ricerca medica. Non ha molta impor-
in un letto di un fiume, all'ombra di sentano una percentuale incomparabil- tanza distinguere il fenomeno dei cam-
frondosi alberi, in un pomeriggio di mente più elevata di qualsiasi altro pioni a tutti i costi dai palestrati di
una calda estate... Lo sport/diporto argomento. Le pay tv sono nate e si quartiere, oppure se si tratta di sostan-
era, dovrebbe esserlo ancora, la ricerca reggono sui diritti di sfruttamento tele- ze ammesse o vietate dalle attuali liste
di una dimensione, non importa se in- visivo delle partite di calcio. Ma il fe- di farmaci. Ciò che fa orrore è che le
dividuale o sociale, in grado di soddi- nomeno non è certo solo nostrano. Fo- prestazioni diventano il fine e il corpo è
sfare l'intima esigenza di un riequili- otball e baseball negli USA non hanno solo un mezzo. Ciò che è disperante è
brio fisico e psichico, di trovare una nulla da invidiare al calcio europeo e che anche i genitori, lusingati dalla
propria giusta dimensione, luoghi ed sudamericano per giro d'affari e livello speranza di facili guadagni per i loro
esercizi adatti, scelti a propria misura. dei profitti. Sport uguale business? figli, li accompagnano più volentieri
Lo sport dovrebbe essere un ambito in Non solo. Sport è politica. Lo dimostra alle scuole di calcio che alla scuola pub-
cui realizzare il detto del filosofo Pro- l'accanimento con cui è stato organiz- blica; li seguono più attentamente per i
tagora secondo cui “l'uomo è la misura zato, finanziato e coccolato dai regimi provini di qualche becero programma
di tutte le cose”. Ma, da soggetto e mez- totalitari. Pensiamo alle Olimpiadi di televisivo che per le più decisive prove
zo di misura, lo sport ha progressiva- Berlino del 1936, ai mondiali di calcio di un esame di Stato. E allora il proble-
mente ridotto l'uomo ad oggetto di vinti dal regime fascista italiano nel ma non è più sportivo, ma sociale. Alle
misurazione. Prendiamo un'Olimpiade, 1934 e 1938, ma anche al ruolo oppres- solide e splendide fattezze di un corpo
un campionato, una rassegna di una sivo che ha avuto lo sport nell'Unione sempre più desiderato e curato si sacri-
qualunque attività sportiva, professio- sovietica e nei paesi del cosiddetto so- fica una mente deprivata dell’unico
nistica o dilettantistica. Il nostro valo- cialismo reale. Ricordiamo il boicottag- alimento di cui necessita, un orizzonte
re, il nostro essere sportivi, è espresso gio americano alle olimpiadi di Mosca di valori che indichi il perché si compie
dai decimi o dai centesimi della veloci- del 1980 e il boicottaggio di risposta un’azione.
tà, dai metri e dai centimetri dei lanci, sovietico a quelle di Los Angeles del Oggi si può dire, si spera non per sem-
dai chilogrammi dei pesi, dal numero 1984. I “gloriosi” medaglieri olimpici pre, “Corpus sanum in mente insana”.

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In questo numero:
Editoriale, p. 2
Indice, p. 3
Simona Nicolosi, L'attività fisica e lo sport non agonistico, pp. 4-6
Giuseppe Strazzulla, Pugni in sala, pp. 7-9
Pietra Pomice, Pasolini e il calcio come letteratura, pp. 10-2
Dario D'Angelo, Annunziato Allegra, p. 13
Lorenzo Catania, Quando la poesia indossa la maglia nerazzurra dell'Inter, pp. 14-5
Antonio Squeo, Una foto, una storia, p. 15
Aldo Migliorisi, Un giorno perfetto (per non ascoltare gli inni delle squadre di calcio), pp. 16-7
Guglielmo Manenti, Tavola di illustrazione, p. 17
A.L.D., No, non posso capire. E non ci provo neanche, pp. 18-9
Antonio Squeo, Cultura non è culturismo, pp. 20-1
Carlos Caszely, Mi chiamo Carlos Caszely, e nonostante il cognome sono cileno, pp. 22-4
Francesco Mancini, Lo sport, il divertimento, la distrazione, pp. 25-7
Stefania Lucia Zammataro, Motivi interpretativi dello sport nell'arte, pp. 28-9
Giovanni Abbagnato, Quando gli interessi economici e i modelli sociali drogano lo sport, pp. 30-1
Vincenza Iannelli, Lo sport nell'antica Roma? Gare - spettacolo per tutti i gusti, pp. 32-3
Simona Nicolosi, Lo sport come strumento di intervento sociale dopo un disastro ambientale e civile, pp. 34-5

Weeki Wachee spring, Florida, 1947

Supplemento a Sicilia Libertaria n°292 - febbraio 2010. Direttore responsabile: Giuseppe Gurrieri.
Registrazione Tribunale di Ragusa n° 1 del 1987. Fotocopiato presso Fast Service Digital Photo,
via Antonino Longo n. 36/a – Catania. La Redazione, composta da volontari, si riunisce periodicamente in un Comitato di re-
Lazione. Chiunque, condividendo i princìpi antifascisti, antirazzisti ed antisessisti propri di questo giornale, può proporsi co-
me collaboratore o può inviare contributi all’indirizzo di posta elettronica: rivistalarcobaleno@gmail.com.
Sul sito htpp://rivistalarcobaleno.blogspot.com è possibile leggere e scaricare i numeri arretrati e gli approfondimenti tematici.

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L’attivita’ fisica
e lo sport
non agonistico
I benefici dell’attività fisica fisica consente uno sviluppo armonico o nostro scopo adottiamo delle strategie. Il
un rafforzamento della visione di Sé termine strategia induce però ad una
L’attività fisica ha degli effetti benefici (l’autostima, l’autoefficacia, il concetto duplice considerazione:
attività fisica e qualità della vita

sullo stato generale di un individuo. È di Sé generale e fisico); ha effetti positivi - la strategia costituisce quell’insieme di
stato ormai dimostrato da diverse ricer- sul tono dell’umore e nelle relazioni so- azioni che ci consente di raggiungere in
che scientifiche che un’attività fisica ciali; inoltre, consente di contrastare le maniera più efficace e in minor tempo un
prolungata nel tempo – ovvero la parteci- conseguenze negative legate alla seden- determinato obiettivo. Un tipico esempio
pazione a programmi regolari di allena- tarietà e ad un stile di vita poco sano in sono le strategie metacognitive (vedi
mento – e di media intensità migliora i generale, derivante anche ad una dieta glossario) nello studio, costituite dalla
tempi di reazione e la performance nelle alimentare irregolare. scelta degli strumenti da utilizzare, dalla
prove di abilità matematica, la rapidità di Le strategie per contrastare visione complessiva dei contenuti preli-
lettura e di comprensione dei testi scritti, minare allo studio, dalla costruzione di
la sedentarietà mappe cognitive, dalla reiterazione ad
i processi metacognitivi (vedi glossario), Per ottenere dei risultati bisogna però
l’uso di strategie di apprendimento e di applicarsi con regolarità, resistendo alle Per ottenere dei risultati bisogna però
autoregolazione nello studio, la stessa distrazioni e alle pratiche che spesso applicarsi con regolarità, resistendo
motivazione allo studio, la pianificazione vengono proposte come rilassanti o poco anche alle distrazioni e alle pratiche
del lavoro e la capacità di soluzione dei dannose (divertimenti sedentari o cibo che spesso vengono proposte come
problemi motori e sportivi. L’attività spazzatura). In genere, per raggiungere il rilassanti o poco dannose .

Western High School girls' basketball, Washington, D.C. 1899

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voler raggiungere standard di bellezza
astratti -, che non presuppongono neces-
sariamente un’attività fisica equilibrata,
ma possono condurre anche a pratiche
dannose. Tuttavia, una corretta dieta
alimentare e un’attività fisica, svolte la
prima sotto il controllo medico e la se-
conda con la supervisione di una guida
esperta, costituiscono un percorso saluta-
re che, anche se più lento e faticoso, con-
sente di raggiungere obiettivi psicofisici
(anche estetici) apprezzabili e a lungo
termine. In entrambi gli esempi citati, le
motivazioni possono essere “agganciate”
a strategie che consentano di collegare
l’attività fisica ad interessi personali, ad
esperienze positive, divertenti e non ec-
cessivamente intense. Le abitudini pos-
sono essere cambiate se la motivazione è
interna, ma è anche stabilizzata attraver-
so la concordanza tra gli interessi perso-
nali e le azioni che si intraprenderanno di
Western High School, Washington, D.C. , 1899? conseguenza.

alta voce dei contenuti e così via. mento sbagliato. Anche se la migliore
-la strategia rappresenta una modalità strategia dovrebbe risiedere nella preven- Tuttavia, una corretta dieta
efficace per deviare da una routine, da zione di un comportamento sedentario alimentare e un’attività fisica, svolte
uno schema comportamentale (vedi glos- attraverso l’educazione ad uno stile atti- la prima sotto il controllo medico e la
sario) acquisito e divenuto ormai auto- vo e sano, spesso i contesti di vita non seconda con la supervisione di una
matico. facilitano l’acquisizione di abitudini sa- guida esperta, costituiscono un per-
Ogni azione differente dall’abitudine ne. Dover “trovare strategie” per dedica- corso salutare che, anche se più lento
diventa difficile da realizzare, perché i re tre ore a settimana all’attività fisica o e faticoso, consente di raggiungere
pensieri automatici in qualche modo per mangiare in maniera equilibrata, si obiettivi psicofisici (anche estetici)
prevalgono su quelli intenzionali, con- associa molto più spesso al cambiamento apprezzabili e a lungo termine.
trollati. Per poter minimizzare questa di pratiche poco o per niente salutari. E
forma di irrigidimento cognitivo, posso- poi, soprattutto, perché cambiare uno
no essere realizzate delle strategie nella stile di vita inattivo se non sembra esiste-
vita quotidiana. Si tratta di strategie fina- re nessuna ragione evidente connessa Il modello estetico
lizzate ad un dis-apprendimento parziale alla salute o all’ aspetto fisico? proposto dai media
o complessivo (cioè imparare a non com- Cambiare uno stile Un discorso a parte dovrebbe essere fatto
piere più un’azione o una parte di un sul rapporto con il proprio corpo e
comportamento complesso) di uno sche- di vita poco sano l’alimentazione, che coinvolge la sfera
ma acquisito. Facciamo un esempio. Se si deve intra- della costruzione identitaria e del delica-
prendere un’attività fisica o una dieta to equilibrio tra l’immagine percepita del
In generale si può dire che una alimentare in seguito ad una prescrizione proprio Sé corporeo, l’autovalutazione
strategia prevede la costituzione di medica o si vuole fare sport per “piacersi dei significati che la società attribuisce al
schemi di comportamento che di più”, pensare ad una pratica sedentaria corpo - legati all’aspetto, alla forma fisi-
conducono a determinati obiettivi abituale o ad un particolare cibo, rappre- ca e alla pratica sportiva - e la pressione
– virtuosi, come nel primo esempio – sentano certamente delle distrazioni ri- che questi significati esercitano attraver-
o che possono risultare fastidiosi spetto ai nostri propositi. Pensare al dol- so il contesto più vicino alla persona
(i lapsus) o in alcuni casi dannosi, ce che ci piace di più, quindi, può com- stessa. I modelli estetici e di comporta-
come la perseveranza in promettere la nostra serenità o la forza mento proposti dai mass media sono
comportamenti non salutari. della nostra motivazione! La motivazio- sostanzialmente malati, propongono cioè
ne, nel primo caso, è esterna, dipende da caratteristiche irrealistiche e pratiche
In generale si può dire che una strategia qualcun altro, ovviamente il medico che alimentari e fisiche che comportano pa-
prevede la costituzione di schemi di ha prescritto la cura, ma le nostre abitu- tologie. È inutile nutrirsi di barrette ener-
comportamento che conducono a deter- dini non ci aiutano a cambiare comporta- getiche e integratori se si segue una cor-
minati obiettivi – virtuosi, come nel pri- mento e virare seriamente verso uno stile retta alimentazione, basata su un apporto
mo esempio – o che possono risultare di vita più sano. Nel secondo caso, la energetico equilibrato rispetto al proprio
fastidiosi (i lapsus) o in alcuni casi dan- motivazione è interna, dipende da noi, fabbisogno, che è sempre individuale,
nosi, come la perseveranza in comporta- dal fatto che spesso non ci piace il nostro varia da persona a persona. Non si può
menti non salutari. Inoltre, mentre nel corpo. È però una motivazione instabile nemmeno pensare di ottenere risultati
primo caso si parla più di prevenzione di se si basa su elementi transitori - come stabili indipendentemente dalla prepara-
comportamenti, nel secondo caso ci si ad esempio, l’umore del momento - op- zione fisica, iniziare cioè un allenamento
riferisce al cambiamento di un comporta- pure esclusivamente estetici - come il eccessivo conduce a danni fisici e psico-

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logici. Un danno alla salute può essere insito all’attività in sé.
causato anche dall’attività fisica, non è Per potenziare i benefi-
vero che lo sport fa sempre bene. È im- ci, come suggerito in
portante infine capire ciò che vogliamo Psicologia dello sport
ottenere veramente, perché spesso si e del movimento uma-
tratta di decidere tra un’immagine sosti- no, a cura di D. Spinel-
tutiva, pronto uso, come gli avatar digi- li: l’esercizio dovrebbe
tali e la costruzione graduale della pro- essere di tipo aerobico
pria identità. Il Sé fisico – l’insieme e non essere competiti-
delle caratteristiche che ciascuno attri- vo, essere temporanea-
buisce al proprio corpo – esercita un mente e spazialmente
ruolo critico nei processi di adattamento certo, e includere mo-
psicologico che, se non correttamente vimenti ritmici e ripeti-
gestiti dall’individuo, possono degene- tivi. L’esercizio do-
rare in comportamenti patologici che vrebbe inoltre essere a
coinvolgono anche la sfera della alimen- basso impatto: l’ eser-
tazione. La nostra immagine dovrebbe cizio di elevato impatto
dipendere da un processo di costruzione produce benefici su
graduale che non può prescindere dalle quel piano che gli spe- La partenza, circa 1897
nostre caratteristiche, che sono sempre cialisti chiamano della
uniche. fitness relativa alla performance, ma giocare alla playstation, iscriversi e fre-
non induce uno stato psicologico desi- quentare un corso di danza caraibica
derabile. Un altro aspetto è quello della sono esempi di attività fisica strutturata.
Proporre attività motivanti regolarità, anche perché, come è noto, il Tutti questi sono alcuni degli esempi di
primo risultato di un’attività intensa ma attività possibili e hanno l’effetto di
Anche se può apparire scontato, il primo irregolare è quello di generare stati di migliorare l’umore nel breve termine, e
requisito per motivare ad iniziare affaticamento e dolori muscolari. Fare la salute e l’immagine corporea nel me-
un’attività fisica è il divertimento. Ele- cinque minuti di passeggiata, prendere dio e lungo termine. Fitness e wellness
mento che massimizza anche i benefici le scale anziché l’ascensore, utilizzare possono essere accostati nella stessa
psicologici dell’attività svolta. Se si mezzi di trasporto attivi (andare a piedi frase senza essere in contraddizione tra
pratica una disciplina o un allenamento o in bicicletta) e non motorizzati loro; sono praticabili se la prima si col-
spiacevole è improbabile che la persona (motorino, moto, auto) sono esempi di lega alla salute, cioè se contiene gli ele-
si senta meglio e quindi che sia motivata attività fisica non strutturata che posso- menti che abbiamo citato (divertimento,
a continuare. Il divertimento può deriva- no essere svolti quotidianamente. Tra- media intensità, non competitività, rego-
re anche dall’aspetto della socialità con- scorrere il proprio tempo libero larità).
nesso alla pratica dell’allenamento fisi- all’aperto facendo mezz’ora di marcia o
co o sportivo, ma deve senz’altro essere di corsa anziché navigare su internet o Simona Nicolosi

Glossario
Processi cognitivi
Cognizione significa conoscenza, i processi cognitivi sono quindi tutte le funzioni psichiche che ci consentono di conoscere
se stessi, gli altri e il mondo circostante. Sono processi cognitivi l’attenzione, la percezione, la memoria, il linguaggio,
l’apprendimento, il ragionamento, il giudizio e la scelta, ecc.
Metacognizione
La metacognizione è un processo di riflessione sui propri processi cognitivi. Secondo Cornoldi, la metacognizione si distin-
gue in tre aree:
- le conoscenze specifiche sui propri processi cognitivi ed emotivi. Quindi non sui processi cognitivi o emotivi in generale,
che possono essere appresi da un qualsiasi testo di psicologia, ma sui personali modi di memorizzare una serie di notizie, di
apprendere da un testo, di ragionare sulle cose, di gestire l’ansia durante un’esame;
- i processi metacognitivi di controllo, riguardano il monitoraggio e la valutazione del proprio funzionamento mentale;
- infine, l’atteggiamento metacognitivo è l’attitudine a riflettere sui propri processi mentali.
La metacognizione consente di regolare il proprio funzionamento mentale per renderlo efficiente (risparmiare tempo e fatica)
ed efficace (raggungere gli obiettivi desiderati).
Ad esempio: se avete riflettuto sulle vostre capacità di memorizzazione o sulla quantità di tempo in cui riuscite a stare attenti
durante una lezione o lo studio stabilendo anche dei limiti personali, allora avete delle conoscenze metacognitive specifiche.
Se, prima di una interrogazione o un compito in classe, avete testato la vostra preparazione pensando alle possibili domande
dell’esame e a come rispondere allora avete applicato dei processi di controllo al vostro apprendimento.
se ritenete che sia utile stabilire se un compito è facile o difficile, oppure decidere prima di iniziare a studiare come sia me-
glio organizzare lo studio, allora avete avuto un atteggiamento metacognitivo.
Se, infine, non vi siete mai chiesti nulla del genere… forse è il caso di iniziare a farlo, soprattutto perché può migliorare la
qualità, oltre che il risultato dei vostri sforzi di apprendimento. Lo schema comportamentale è una sequenza di azioni che
fanno parte di un’azione complessa e che generalmente è divenuta automatica.
Schemi comportamentali sono, per esempio, allacciarsi le scarpe, andare in bicicletta o guidare la macchina.

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Darle e prenderle sul ring: la boxe come metafora della vita

e m a rg i n a t i d a l l a s o c i e t à , c a m p i o n i s u l r i n g
L a boxe è sport di amore e di odio, di
abbracci e di pugni, di trionfi e di dram-
occasionalmente al cinema), proviamo a
fare una parziale, certamente lacunosa
carrellata cronologica sui principali film
e amante di Shakespeare, considerato il
primo “campione del mondo” (ossia
degli Stati Uniti d’America) a partire dal
mi. Si combatte su una pedana (il ring), ispirati a quella che nel XVIII secolo in 7 settembre 1892, quando sconfisse
possibilmente sopraelevata, con lato da Inghilterra James Figg, titolare di una John Sullivan, imbattuto per dieci anni,
4,35 m. a 6,10, recintata da tre ordini di scuola di scherma, volendo insegnare ai l’ultimo a combattere a pugni nudi. Nar-
corde, del diametro di 3-5 cm., sistemate suoi allievi anche la difesa a pugni nu- rativamente molto raffinato è un film
all’altezza di 40, 80 e 130 cm. Pratica- di ,chiamò noble art of self defense. tratto da un poema del giornalista ameri-
mente, un’inquadratura già pronta. Lì, in
quello spazio delimitato in combinazio-
ne reciproca col mondo ma per la durata
G ià il grande cinema muto aveva
intuito le potenzialità espressive del
cano degli anni Venti, Joseph Moncure
March: Stasera ho vinto anch’io (The
Set-Up, 1949) di Robert Wise, girato in
del match isolato in una dimensione pugilato. Nel film conosciuto in Italia tempo reale dalle 21.05 alle 22.17 di una
altra, la violenza accumulata fuori va col titolo Io e la boxe (Battling Butler, maledetta serata per il pugile a fine car-
regolata, finalizzata alla scherma, rego- 1926) di Buster Keaton, il nostro mera- riera interpretato da Robert Ryan.
lata dall’autocontrollo e dalla presenza viglioso “comico triste” è costretto a
di un arbitro che non ti permetterà di sfidare il terribile Alabama Killer al
partire a testa bassa come vorresti per posto del vero pugile… La leggenda del Il cinema degli anni Cinquanta scopre
avventarti sull’avversario. pugilato “di strada”, con esibizioni in la funzione della boxe come parafrasi
piazza o nelle fiere di paese, la ritrovia- della lotta per la vita: è un ex pugile il
La boxe è sport di sangue e di sputi, mo in Vinci per me! (The Ring, 1927) protagonista di Fronte del porto (On
di amicizie fraterne e di Alfred Hitchcock. Anche il sommo the Waterfront, 1954) di Elia Kazan,
di offese mortali, Charlie Chaplin ci dà un “saggio” irre- l’immortale Malloy di Marlon Brando.
persino di morsi sistibile di pugilato in Luci della città
che staccano un pezzo di orecchio. (City Lights, 1931). Il sentiero della
gloria (Gentleman Jim, 1942) di Raoul I l cinema degli anni Cinquanta scopre
La boxe è sport di sangue e di sputi, di Walsh è la biografia di James Corbett la funzione della boxe come parafrasi
amicizie fraterne e di offese mortali, (il fascinoso Errol Flynn), uomo di stile della lotta per la vita: è un ex pugile il
persino di morsi che staccano un pezzo protagonista di Fronte del porto (On
di orecchio. La boxe ha una storia nobi- the Waterfront, 1954) di Elia Kazan,
lissima, che si confonde con i miti anti- l’immortale Malloy di Marlon Brando; e
chi: combatterono Teseo, Polluce, Erco- Humphrey Bogart, ne Il colosso d’ ar-
le, Ares, Apollo; ci sono magnifiche gilla (The Harder They Fall, 1956) di
scene pugilistiche nell’Iliade (libro Mark Robson, è un giornalista mezzo
XXIII, tra Epeo ed Eurialo) e nell’ Enei- fallito che aiuta l’ingenuo pugile invi-
de (libro V, fra Entello e Darete). schiato in affari loschi. Ma la rabbia
La boxe, insomma, contiene già in sé i dell’ “animale da ring”, in tutta la sen-
topoi della narrazione cinematografica. sualità del giovane Paul Newman, esplo-
Le dimensioni del campo di sfida per- de nel melodramma Lassù qualcuno mi
mettono di “inquadrare” l’azione nella ama (Somebody Up There Likes Me,
sua interezza con un solo sguardo, ed il 1956 di Robert Wise, biografia non del
dramma è già lì, pronto sin dall’inizio: tutto fedele di Rocco Barbella, l’ italoa-
due tipi se le danno di santa ragione, e ci mericano diventato campione del mondo
sarà un perché che scopriremo più avan- dei pesi medi col nome d’arte di Rocky
ti nel corso del racconto. E’ naturale che Graziano. In Italia, Paese approssimati-
il cinema vi abbia attinto più che in vo e cialtrone, il grande attore teatrale
qualsiasi altro sport. La filmografia pu- Vittorio Gassman si dedica alla comicità
gilistica contiene migliaia di titoli ed e inventa il personaggio di Peppe, il
alcuni capolavori. In attesa di un auspi- pugile “suonato” e balbuziente de I soli-
cabile studio analitico sulle capacità ti ignoti (1958) di Mario Monicelli,
tecniche dei pugili cinematografici che promette agli amici di far trovare il
(esclusi, s’intende, i pugili veri prestati Pugilatore in riposo, scultura greca del I sec. a.C. suo avversario nella pagina dei necrolo-

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gi del quotidiano e invece, dopo averle Un fotogramma dal film “Toro scatenato” con Robert De Niro
prese sonoramente, si trova costretto ad
aggregarsi agli altri nel tentativo di scas-
sinare un appartamento; lo stesso perso-
naggio viene ripreso nell’episodio La
nobile arte, l’ultimo del film I mostri
(1963) di Dino Risi, dove il suo collega
(Ugo Tognazzi) lo convince a tornare
sul ring con risultati, per l’appunto,
“mostruosi”.

U n pugile tecnicamente bello, ele-


gante a vedersi, è quello interpretato da
Alain Delon, protagonista di Rocco e i
suoi fratelli (1960) di Luchino Viscon-
ti, in assoluto un caposaldo della cine-
matografia italiana, in cui diverse se-
quenze sono ambientate in quella Mila-
no perduta della nebbia e delle palestre
di boxe. Gli anni Settanta esprimono
anche nel cinema quei sentimenti di
insoddisfazione e di incompletezza che
la rivoluzione culturale dei Sessanta non
aveva colmato del tutto. Ne sono testi-
monianza figure di pugili disillusi, stan-
chi, come i protagonisti di Città amara-
Fat City (Fat City, 1972) di John Hu-
ston o il pugile di strada (Charles Bron-
son) di L’eroe della strada (Hard Ti-
mes, 1975) di Walter Hill; fino
all’avvento dell’uomo che cambierà
radicalmente la rappresentazione del
pugile nel cinema, sostituendo al cliché
del teppista riscattato dall’arte del com-
battimento quello dell’eroe moderno,
capace di superare qualunque prova di
volontà per far trionfare una sorta di se il più bel film pugilistico della storia. all’ergastolo e poi assolto dopo tre pro-
“bene” contro le avversità del destino e Robert De Niro si sottopone ad una pro- cessi e una grande mobilitazione in dife-
contro qualunque avversario: è la saga diva mostruosa di identificazione (ingrassa sa dei diritti civili dei neri.
Rocky (1976, ‘79, ’82, ’85, ’90 e 2006, oltre trenta chili, secondo le regole di L’ultimo decennio non ha fatto mancare
il crepuscolare Rocky Balboa), alla cui interpretazione dell’Actor’s Studio) per il suo contributo alla storia della boxe
regia l’irripetibile icona Sylvester Stallo-
somigliare nelle varie epoche della sua nel cinema. Il “caso” più significativo –
ne si alterna a John G. Avildsen. Rocky vita a Jack La Motta, origini italiane che del resto anticipa di qualche anno
non è solo un discreto film sul pugilato:anche lui, campione del mondo alla fine l’ingresso della boxe femminile alle
è diventato un sentimento collettivo, un degli anni Quaranta. Magnifiche – per prossime Olimpiadi di Londra - è quello
eponimo, un soprannome per grossi cani gli amatori – le sequenze dei combatti- dello struggente Million Dollar Baby
e un’immagine sintetica del nostro tem- menti, in un bianco e nero d’ “epoca”: se (2004) di Clint Eastwood, dove
po. La musica del primo film (quella che Rocky era realismo ingenuo per palati
ci esalta, sullo sfondo degli allenamentisemplici, qui possiamo parlare di iper-
di Stallone per le strade della città) viene
realismo delle immagini, con l’apice
suonata negli incontri di periferia, dovedella trovata di un solo “segno ematico”,
modesti boxeur incrociano i guantoni il sangue che schizza sulle prime file del
con altri modesti boxeur per sbarcare il parterre; se Rocky significa il riscatto del
lunario ed entrambi vivono le proprie povero verso l’apoteosi del trionfo,
illusioni, incoraggiati a soffrire e a pren-
Scorsese mostra le pulsioni autodistrutti-
derle e a darle dall’evocazione dello ve, fuori e dentro il ring, di un italoame-
Stallone italiano. ricano, perdente anche quando diventa
campione.
E’ lecito considerare Un’altra storia, vera e drammatica, è
Toro scatenato (Racing Bull, 1980) di quella di Rubin “Hurricane” Carter, già
Martin Scorsese il più bel film pugili- cantata da Bob Dylan in una magnifica
stico della storia. ballata del 1975 e ripresa in Hurricane
–Il grido dell’innocenza (The Hurrica-
E’ lecito considerare Toro scatenato ne, 1999) di Norman Jewison: ex cam-
(Racing Bull, 1980) di Martin Scorse- pione dei pesi medi, viene condannato Rubin “Hurricane” Carter

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l’anziano allenatore si lascia convincere mio Oscar meritato. Il 30 ottobre 1974, inventare un copione migliore.
dalla ragazza che vuole a tutti i costi
salire sul ring, instaurando un rapporto
padre-figlia con inevitabili conseguenze
a Kinshasa, Zaire, il campione del mon-
do dei pesi massimi George Foreman
sfida Cassius Clay-Mohammed Alì.
I primi round sono favorevoli a Fore-
man, che colpisce ripetutamente, anche
emozionali sugli spettatori e un finale Due caratteri diversi (chiuso e un po’ se mai in modo devastante, un Alì chiu-
commovente, che affronta con delicatez- antipatico il campione, estroverso fino so a difesa, che sembra incapace di met-
za il tema dell’eutanasia. Non solo boxe, alla follia lo sfidante), due stili diversi tere il naso fuori dal suo angolo, schiac-
come si vede, ma la vita che si sporca e (George potente e distruttivo, Cassius ciato. Tutti i suoi tifosi sono perplessi:
si riscatta col sangue della boxe. Ancora leggero e pungente), due simboli diversi non è più lui, si pensa crudelmente. Ma
una citazione merita Cinderella man – (il nero integrato Foreman, il nero rivo- lui continua a provocare l’avversario
Una ragione per lottare (2005) di Ron luzionario Alì): il film gioca inizialmen- (“Mi hanno detto che sai dare pugni,
Howard, abilissimo costruttore di emo- te sul contrasto, ma finisce ben presto George…”), fin quando, all’ottavo
zioni e di suspence: ancora una storia col diventare un’apologia dell’uomo più round, con il campione all’attacco stre-
vera, quella di James Braddock, il pugile amato dal popolo zairese, che lo incita al mato, Alì gli assesta un gancio sinistro,
irlandese ritornato dall’anonimato alla grido di Alì, boma ye! (Alì, uccidilo). seguito da un diretto al volto che fa va-
sfida per il titolo contro il campione Intorno all’avvenimento sportivo, si crea cillare Foreman e lo atterra.

Max Baer negli anni della Grande De- un vero e proprio “evento antropologi- La farfalla ha ripreso a volare, e con lei
pressione. co” con l’organizzazione di un concerto volano tutti i neri del mondo. Il riscatto

A cui partecipano i grandi della musica


bbiamo accennato per grandi linee nera (tra questi James Brown, B.B.
ai film “di finzione” che mettono in sce- King, Miriam Makeba), montato in al-
è compiuto, il film si conclude. The
End.

na la boxe nella sua azione agonistica. ternanza con le interviste a personaggi


Permetteteci però una sola eccezione, che commentano la grande sfida (tra cui La farfalla ha ripreso a volare,
fra i tanti documentari (anche il giovane Spike Lee e Norman Mailer, il grande e con lei volano
Stanley Kubrick vi si cimentò: Il gior- scrittore. in quell’occasione inviato spe- tutti i neri del mondo.
no del combattimento, 1949) in cui ciale. che scriverà poi Il combattimento, Il riscatto è compiuto,
possiamo vedere vecchi campioni in trad it. Baldini e Castoldi editore). Ma il film si conclude.
bianco e nero, in immagini sfocate e poi – e qui sta tutta la magia della narra- The End.
pellicola sgranata. Si tratta del bellissi- zione sportiva – quando il match ha ini-
mo Quando eravamo re (When We zio l’irripetibilità del reale ha il soprav-
Were Kings, 1996) di Leon Gast, pre- vento. Nessuna sceneggiatura poteva Giuseppe Strazzulla

9
Pasolini e il calcio come letteratura
Il pallone giocato, tra prosa e poesia
P ier Paolo Pasolini è un autore com-
plesso: sofisticato, plebeo, iconoclasta,
Meridiani Mondadori, Pasolini trova il
modo di chiarire e di approfondire la sua
analisi sul significato del calcio, che non
linguaggio scritto-parlato. Ora, come si
formano queste ultime? Esse si formano
attraverso la cosiddetta "doppia artico-
contestatore persino dei nuovi contesta- solo interpreta come un ordinato sistema lazione" ossia attraverso le infinite com-
tori che si profilano all'orizzonte del '68. di segni, ma che provocatoriamente ac- binazioni dei "fonemi": che sono, in ita-
Giornalista, scrittore, poeta, regista, è costa e confronta con il sistema di segni liano, le 21 lettere dell'alfabeto. I
stato anche, certamente con minor fortu- più importante, il linguaggio. Eccone la "fonemi" sono dunque le "unità minime"
na, un calciatore dilettante. descrizione: della lingua scritto-parlata. Vogliamo
La diretta conoscenza del calcio e di divertirci a definire l'unità minima della
tutto l'ambiente che attorno vi fioriva, gli Il football è lingua del calcio? Ecco: "Un uomo che
permette di elaborare un'interpretazione un sistema di segni, usa i piedi per calciare un pallone è tale
originale e ardita di questo sport, assimi- cioè unità minima: tale "podema" [...]. Le
lato in modo volutamente sacrilego alla infinite possibilità di combinazione dei
un linguaggio
sfera religiosa:
letteratura e calcio

"podemi" formano le "parole calcisti-


“Il calcio è l'ultima rappresentazione che": e l'insieme delle "parole calcisti-
sacra del nostro tempo. È rito nel fondo, «[...] Il football è un sistema di segni, che" forma un discorso, regolato da vere
anche se è evasione. Mentre altre rap- cioè un linguaggio. Esso ha tutte le ca- e proprie norme sintattiche. I "podemi"
presentazioni sacre, persino la messa, ratteristiche fondamentali del linguaggio sono ventidue (circa, dunque, come i
sono in declino, il calcio è l'unica rima- per eccellenza, quello che noi ci ponia- fonemi): le "parole calcistiche" sono
staci. Il calcio è lo spettacolo che ha mo subito come termine di confronto, potenzialmente infinite, perché infinite
sostituito il teatro”. ossia il linguaggio scritto-parlato. Infatti sono le possibilità di combinazione dei
Nei Saggi sulla letteratura e sull'arte, le "parole" del linguaggio del calcio si "podemi" (ossia, in pratica, dei passaggi
adesso raccolti nel secondo volume dei formano esattamente come le parole del del pallone tra giocatore e giocatore); la

Pier Paolo Pasolini, 1961. Centro Studi - Archivio Pier Paolo Pasolini / Archivio Fotografico Cineteca del Comune di Bologna

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Pasolini, il secondo in basso a destra, con la Nazionale dello Spettacolo, anni '70.
Centro Studi - Archivio Pier Paolo Pasolini / Archivio Fotografico - Cineteca del Comune di Bologna

sintassi si esprime nella "partita", che è Pasolini scrive questa semiologia del calcio in poesia: egli è un "poeta reali-
un vero e proprio discorso drammatico. calcio in anni in cui lo status della lette- sta". Corso gioca un calcio in poesia, ma

I ratura è ancora fortemente ancorato all'i-


podemi, quindi, come i fonemi, sono dea di cultura alta, aulica: roba da Uni-
i mattoncini utilizzati per realizzare le versità, intellettuali e professoroni. E
non è un "poeta realista": è un poeta un
po' maudit, extravagante. Rivera gioca
un calcio in prosa: ma la sua è una pro-
parole, a loro volta elementi essenziali solo l'idea di accostare letteratura e cal- sa poetica, da "elzeviro". Anche Mazzola
per costruire un discorso. Il parallelo tra cio, pensiero e piedi, penna e scarpette, è un elzevirista, che potrebbe scrivere
calcio e letteratura continua ad attingere acqua di colonia e sudore, più che il sa- sul "Corriere della Sera": ma è più poe-
alla semiologia, dalla quale Pasolini deri- pore della provocazione ha quello della ta di Rivera; ogni tanto egli interrompe
va non soltanto gli strumenti d'analisi, profanazione. la prosa, e inventa lì per lì due versi
ma anche precisi riferimenti ad alcuni Ma il corsaro fa il suo affondo: folgoranti. Si noti bene che tra la prosa e
dei più importanti studiosi. “Ho detto infatti qui sopra come ogni la poesia non faccio distinzione di valo-
Continua quindi: lingua si articoli in varie sottolingue, in re; la mia è una distinzione puramente
“I cifratori di questo linguaggio sono i possesso ciascuna di un sottocodice. tecnica. Tuttavia intendiamoci: la lette-
giocatori, noi, sugli spalti, siamo i deci- Ebbene, anche per la lingua del calcio si ratura italiana, specie recente, è la lette-
fratori: in comune dunque possediamo possono fare distinzioni del genere: an- ratura degli "elzeviri": essi sono eleganti
un codice. Chi non conosce il codice del che il calcio possiede dei sottocodici, dal e al limite estetizzanti: il loro fondo è
calcio non capisce il "significato" delle momento in cui, da puramente strumen- quasi sempre conservatore e un po' pro-
sue parole (i passaggi) né il senso del tale, diventa espressivo. Ci può essere un vinciale... insomma, democristiano.
suo discorso (un insieme di passaggi). calcio come linguaggio fondamental-
Non sono né Roland Barthes né Grei- mente prosastico e un calcio come lin- Ci può essere
mas, ma da dilettante, se volessi, potrei guaggio fondamentalmente poetico. un calcio come linguaggio
scrivere un saggio ben più convincente Chi non conosce la storia del calcio tra fondamentalmente prosastico
di questo accenno, sulla "lingua del cal- gli anni '60 e '70 e dei suoi eroi in panta-
cio". Penso, inoltre, che si potrebbe an- loncini e casacca non può, purtroppo, e un calcio come linguaggio
che scrivere un bel saggio intitolato gustare appieno gli esempi che seguono. fondamentalmente poetico.
Propp applicato al calcio: perché, natu- Pasolini associa allo stile calcistico di
ralmente, come ogni lingua, il calcio ha ciascun campione un determinato stile di A questo punto la sua vena analitica ed
il suo momento puramente "strumentale" scrittura: “Per spiegarmi, darò - antici- interpretativa si volge alla lettura compa-
rigidamente e astrattamente regolato dal pando le conclusioni - alcuni esempi: rata dei codici calcistici nazionali ed
codice, e il suo momento "espressivo". Bulgarelli gioca un calcio in prosa: egli internazionali: “Fra tutti i linguaggi che
Non bisogna dimenticare, adesso, che è un "prosatore realista"; Riva gioca un si parlano in un Paese, anche i più ger-

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non "sempre" come l'azione del goal). poetico). Insomma, il momento poetico
Ogni goal è sempre
Infatti il sogno di ogni giocatore del calcio sembra essere (come sempre)
un'invenzione, (condiviso da ogni spettatore) è partire il momento individualistico (dribbling e
è sempre una sovversione da metà campo, dribblare tutti e segna- goal; o passaggio ispirato). Il calcio in
del codice: ogni goal è re. Se, entro i limiti consentiti, si può prosa è quello del cosiddetto sistema (il
ineluttabilità, folgorazione, immaginare nel calcio una cosa sublime, calcio europeo): il suo schema è il se-
è proprio questa. […]. guente:

A
stupore, irreversibilità
gali e ostici, c'è un terreno comune: che questo punto Pasolini, a sostegno
è la "cultura" di quel Paese: la sua at- della sua tesi e un po' per ostentare la catenaccio
tualità storica. Così, proprio per ragioni serietà del suo intento, ricorre addirittura
di cultura e di storia, il calcio di alcuni agli schemi grafici, tanto cari ai semiolo- triangolazioni
popoli è fondamentalmente in prosa: gi: “Chi sono i migliori "dribblatori" del
prosa realistica o prosa estetizzante mondo e i migliori facitori di goals? I conclusioni
(quest'ultimo è il caso dell'Italia): men- brasiliani. Dunque il loro calcio è un
tre il calcio di altri popoli è fondamen- calcio di poesia: ed esso è infatti tutto il "goal", in questo schema, è affidato
talmente in poesia. Ci sono nel calcio dei impostato sul dribbling e sul goal. Il alla "conclusione", possibilmente di un
"poeta realistico" come Riva, ma deve
derivare da una organizzazione di gioco
collettivo, fondato da una serie di pas-
saggi "geometrici" eseguiti secondo le
regole del codice (Rivera in questo è
perfetto: a Brera non piace perché si
tratta di una perfezione un po' estetiz-
zante, e non realistica, come nei centro-
campisti inglesi o tedeschi). Il calcio in
poesia è quello del calcio latino-
americano: il suo schema è il seguente:
schema che per essere realizzato deve

discese
concentriche

conclusioni

richiedere una capacità mostruosa di


dribblare (cosa che in Europa è snobba-
ta in nome della "prosa collettiva"): e il
goal può essere inventato da chiunque e
da qualunque posizione. Se dribbling e
goal sono i momenti individualistici-
poetici del calcio, ecco quindi che il cal-
cio brasiliano è un calcio di poesia.[...].
Sono trascorsi quasi quarant'anni. Il cal-
Se dribbling e goal sono i
momenti individualistici-poetici
del calcio, ecco quindi che il
calcio brasiliano
è un calcio di poesia
cio è cambiato come fenomeno tecnico,
sportivo, spettacolare, economico e so-
Carlo Socrate Piccoli calciatori, 1929
ciale. Credo sia ancora valida, però, la
distinzione pasoliniana tra un gioco di
momenti che sono esclusivamente poeti- catenaccio e la triangolazione (che Bre- prosa ed un gioco di poesia, che vede il
ci: si tratta dei momenti del "goal". . ra chiama geometria) è un calcio di pro- calcio come una tra le tante espressioni
Proprio come la parola poetica. Il capo- sa: esso è infatti basato sulla sintassi, della creatività umana. Ancor più valida
cannoniere di un campionato è sempre il ossia sul gioco collettivo e organizzato: è la morale del suo saggio: tutto può
miglior poeta dell'anno. In questo mo- cioè sull'esecuzione ragionata del codi- essere cultura e tutto può essere analizza-
mento lo è Savoldi. Il calcio che esprime ce. Il suo solo momento poetico è il con- to con gli strumenti culturali: si tratta
più goals è il calcio più poetico. Anche il tropiede, con l'annesso "goal" (che, co- solo di farlo bene.
"dribbling" è di per sé poetico (anche se me abbiamo visto, non può che essere Pietra Pomice

12
Annunziato
Allegra
I pensieri di un tifoso tra i dubbi della vita e le certezze della squadra

I o mi chiamo Annunziato Allegra detto lamericanu pecchè


mi piaciunu i canzuni dellinglisi. Quelle ivimetal. Con la mu-
essere del cleb. Che uno se la può spacchiare per un sacco di
tempo. Il mese scorso ad esempio vinnuno tutti i giocatori a
farici visita e noi glielabbiamo detto che ci preparavamo una
sica naricchi che scippa la testa. Io premetto che ciò dicianno- bella sorpresa per la trasferta. Loro si misuru a ridere e tutto
vanni e sugnu catanisi vero. Della Civita. Io visto che me lo finiu a farsa con le paste fresche di ricotta e i botti nella stra-

i l racconto - un tifo so
hai chiesto vulissi scrivere qualche cosa di me. Di quello che da per festeggiare. Io la matina cerco di vendere qualche cosa
sono e che faccio. Ma non lo so se ci riuscirò bene ché ho alla fera. Al mercato insomma. No non cè lho il permesso.
finito le scuole alle medie quando già diciamo accussì i pru- Ma non cè bisogno che tutti lo sanno che non è necessario per
fissuri erano stanchi di mia e di quello che combinavo. Eppoi quelli come a mia e poi non è ca iu sugnu cinisi o niuru. A
può essere ca scrivennu allimprovviso mi veni a mancari la chimmi sevvi? I vigili ogni tanto ci tentano di scassarici la
vogghia macari e allora di certo non ciarriniscerò a iri avanti. minchia ma è solo quando al comune qualcuno decide che
Io sono del cleb rossazzurro che cè sotto a me casa. Semu deve farsi vedere che lavora. E se capita questa sfortuna io lo
tutti carusi che ci canusciemu da sempre. A stissa scola. A so a chi mi devo rivolgere per risolvere ogni cosa.
stissa chiesa. U stissu campu per giocare. E qualcuno macari
u stissu patri anche se non si può dire. Quà nel cleb semu tutti A noi catanisi veri
pò fasciu che il Catania è una fede ma anche Benito merita e comunque a noi fedeli
nella stanza dove ni viremu i pattiti ci sono le foto della squa-
cinteressa solo la squadra e
dra e del Duce. A volte ci sono delle grandi soddisfazioni a
arrivare davanti a tutti a fine campionato
chè importante è la guerra e non la battaglia.

E' semplice il mio travagghio. Io e lamici partiamo presto per


le campagne e scippiamo e prendiamo tutto quello che si può
e poi dopo ci tiriamo la matinata a vendere. A poco prezzo
però che così la gente accatta. No. I soldi non ciabbastano.
Per i capricci cè bisogno di farisi arrialari qualche telefonino
o qualche orologio di quelli buoni se capita. Ma senza fari
dannu. Sulu accussì. Con tannicchia di paura che la gente si
scanta e molla quello che ti deve. La sira durante la settimana
quasi sempre siamo solo tra noi. E qualcuno ciavi la carusa.
Qualcunaltro tira fuori tannicchia devva o la polverina giusta
se la giornata è andata bene.Qualchealtro ancora si occucca.
La domenica invece al cleb cè u chinu. E ci sono quelli im-
portanti macari. Quelli con la machina a forma di camion e le
femmine improfumate che li vedi che loro ci guardano come
allanimali allo zoo. A mia non mi fanu tanta simpatia sti per-
sonaggi ma qualcuno dellamici mi ha detto che a parecchie di
quelle visitatrici ci piaci farisi ntuppari i puttusa e allora ma-
cari iu cerco di essere più gentile. Ci sù i capi anche alla do-
menica. Che tutti stanno attenti e ci fanno mille salamallec-
chi. E sempre con loro ci nesciunu i soldi per la trasferta o
qualche pezzo di cento non previsto in cambio di qualche
minchiata da fare o di gente da votare e fare votare. A noi
catanisi veri comunque a noi fedeli cinteressa solo la squadra
e arrivare davanti a tutti a fine campionato chè limportante è
la guerra e non la battaglia. E cè nel manifesto del cleb questa
cosa. E io ci credo.
foto di Antonio Squeo Dario D’Angelo

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Quando la poesia indossa
la maglia nerazzurra
dell’ Inter

N el 1934, quando il gioco del calcio


è ormai uno sport popolare che entra nei
natia, da tutto un popolo/ amati./ Trepido
seguo il vostro gioco./ Ignari/ esprimete
con quello antiche cose/ meravigliose/
riere di folla./ Ne fanno un reame bian-
conero./ La passione fiorisce fazzoletti/
di colore sui petti delle donne. // Giro di
discorsi quotidiani di molti italiani, appa- sopra il verde tappeto, all’aria, ai chiari/ meriggio canoro, / ti spezza un trillo
re “La prima antologia della letteratu- soli d’inverno./Le angosce, / che imbian- estremo./ A porte chiuse sei silenzio
ra sportiva”, che ripropone i versi di cano i capelli all’improvviso, / sono da d’echi/ nella pioggia che tutto cancella”.
Umberto Saba sulla Triestina. In quella voi sì lontane! La gloria/ vi dà un Sfida che procura al poeta, aperto alla
sorta di autobiografia interiore e di sag- sorriso/ fugace: il meglio onde disponga. vita, momenti di gioia che si oppongono
gio critico che è “Storia e cronistoria Abbracci/ corrono tra di voi, gesti giuli- all’esistenza contrassegnata dalla impos-
del Canzoniere”, il poeta racconta che vi./ Giovani siete, per la madre vivi; / vi sibilità-incapacità di agire e al movimen-
nell’autunno del 1933 diventa tifoso gra- porta il vento a sua difesa. V’ama/ anche to negativo della politica e della storia.
zie a un suo giovane amico che una do- per questo il poeta, dagli altri/ diversa- Ma, quando l’incanto di suoni e colori
menica gli cede il biglietto per assistere mente – ugualmente commosso.” viene spezzato dal fischio dell’arbitro,

A
calcio e poesia

alla partita “fra la potentissima Ambro- che decreta la fine della partita, il diverti-
siana - così è ribattezzata l’Inter pochi differenza di Saba, che a mento cede al malumore della festa finita
anni dopo l’avvento del fascismo, perché cinquant’anni diventa tifoso un po’ per e “un senso amaro di vacuità e quasi di
la parola Internazionale non piace al caso, il poeta Vittorio Sereni fin da gio- rimorso” - chiosa il poeta nello scritto
regime - e la vacillante Triestina”, che si vane è un assiduo frequentatore dello “Il fantasma nerazzurro” - invade
conclude con uno zero a zero. stadio milanese di San Siro, oggi intito- l’animo degli spettatori che svuotano le
lato al grande calciatore Giuseppe Meaz- gradinate. Allora lo stadio, come nella
za. Un interista “perso” al punto da stare poesia “Altro compleanno”, che chiude
fisicamente male per la propria squadra la raccolta “Stella variabile”, quarto e
ed essere costretto “per viltà” a disertare ultimo libro di poesie di Sereni, diventa
il derby, dopo un micidiale 4 a 4 del “un gran catino vuoto”, una costruzione
marzo 1949. di pietre nel deserto che riflette, come
Sereni, che si definisce “un tifoso come uno specchio, il tempo passato inutil-
tanti, spesso portato a chiedersi se l’Inter mente.
non occupi una parte troppo grande dei
suoi pensieri”, come il poeta triestino
però è affascinato dal gioco del calcio Un simbolo dell’attesa
inteso come festa popolare, dotata di un del futuro che non si conosce,
senso che va oltre il suo significato pura- dell’impossibilità dell’uomo
mente sportivo. Infatti, nel testo “Il fan- di formulare programmi
tasma nerazzurro”, che rievoca la parti-
ta serale di Coppa dei campioni, nel ’64, o affermare certezze
fra l’Inter e il Borussia, Sereni ci parla
Umberto Saba, dello spettacolo “sbalorditivo della folla
pseudonimo di Umberto Poli compatta attorno a una squadra, sbalordi- Un simbolo dell’attesa del futuro che
(Trieste, 9 marzo 1883 – Gorizia, 25 agosto 1957)
tivo perché in quanti altri casi è dato non si conosce, dell’impossibilità
trovare tanta gente unanime attorno a dell’uomo di formulare programmi o
Quel giorno Saba, appena vede i giocato- qualcosa in uno spazio relativamente affermare certezze:
ri della sua città uscire di corsa nel cam- ristretto, tanto da illuderti che lì si riveli “A fine luglio quando/ da sotto le pergo-
po, accolti dall’entusiasmo delirante del- e ti si apra il cuore autentico di un’intera, le di un bar di San Siro/ tra cancellate e
la folla, si lascia contagiare subito dalla sterminata città […]?” fornici si intravede/ un qualche spicchio
passione sportiva, che gli offre Spettacolo vibrante, carico di colori e di dello stadio assolato/ quando trasecola il
l’occasione di accostarsi a una realtà suoni, come quello che lo spinge a rac- gran catino vuoto/ a specchio del tempo
semplice e vitale, di cui sa riprodurre contare nella poesia “Domenica sporti- sperperato e pare/ che proprio lì venga a
figure e gesti, che lo aiuta a uscire fuori, va”, compresa nella terza edizione della morire un anno/ e non si sa che altro un
anche se per poco, dalla condizione esi- raccolta di versi “Frontiera”, una sfida a altro anno prepari/ passiamola questa
stenziale dell’ escluso. A essere una vol- San Siro tra l’Inter e la Juventus: “Il ver- soglia una volta di più/ sol che regga a
ta tanto “come tutti/gli uomini di tutti/ i de è sommerso in neroazzurri./ Ma le quei marosi di città il tuo cuore/ e
giorni”: “Anch’io tra i molti vi saluto, zebre venute di Piemonte/ sormontano un’ardesia propaghi il colore dell’estate.”
rosso/ alabardati, /sputati/ dalla terra riscosse a un hallalì/ squillato dietro bar- Spesso, nel “gruppetto di interisti scelti”
14
guidato da Sereni, che nelle domeniche
degli anni Settanta si reca allo stadio, ci
sono il musicista Gino Negri e i poeti
Giovanni Raboni e Maurizio Cucchi.
Q uest’ultimo, ispirato dalla squadra
del cuore, scrive i versi della poesia
intitolata “’53”, dove l’inizio della pas-
sione calcistica, vissuta dall’autore-
bambino come un apprendistato alla
vita, e il ricordo degli idoli che hanno
contribuito a fare grande la storia del
club nerazzurro (il portiere Giorgio
Ghezzi e gli attaccanti Lennart Sko-
glund, Stefano Nyers e Benito Lorenzi),
si mescolano all’amore-nostalgia per il
padre:
L’uomo era ancora giovane e indossava
un soprabito grigio molto fine.
Teneva la mano di un bambino
silenzioso e felice.
Il campo era la quiete e l’avventura,
c’erano il kamikaze,
il Nacka, l’apolide e Veleno.
Era la primavera del ’53,
l’inizio della mia memoria.
Luigi Cucchi
era l’immenso orgoglio del mio cuore,
ma forse lui non lo sapeva.
Vittorio Sereni, (Luino, 27 luglio 1913 – Milano, 10 febbraio 1983)
Lorenzo Catania

una foto, una storia

foto di Antonio Squeo

15
Un giorno perfetto
come profanare la musica: gli inni sacri al calcio

(per non ascoltare gli inni


delle squadre di calcio).
 

Al terzino nella grappa (1919‐2010) 
    
“Non  raccontate  mai  niente  a  nessuno.  Se  lo  fate, 
finisce che sentite la mancanza di tutti”.  

D  uecentoquarantotto  pagine  per  sentirsi  dire 


alla fine questa cosa. 
Certo  che  di  libri  ne  scrivono,  ho  pensato:  questo 
poi  aveva  la  copertina  tutta  bianca.  Qualcuno  se 
l’era  scordato  nello  studio  dell’otorino,  e  non  era 
più  tornato  a  riprenderselo.  Per  me,  poteva  anche 
essersi  trasferito  in  campagna  a  fare  l’eremita,  o 
morire  a  novant’anni.  L’importante  che  lo  avesse 
lasciato  qui:  almeno  potevo  dargli  un’occhiata, 
mentre aspettavo che mi chiamassero per la visita. 
Ad ogni modo, se davvero avete voglia di sentire questa storia, se volete sapere cos’è successo e compagnia bella, dovete 
sapere che tutto è cominciato l’altro giorno, quando mi hanno detto che dovevo scrivere qualcosa su musica e sport. E così 
mi sono preparato. Ho studiato. Ho ascoltato gli inni delle squadre di calcio. Tutte. Da restarci secco. 
Ecco in pratica com’è che mi sono beccato l’otosquamospirosi e sono venuto qua per tutte queste visite mediche e acci‐
denti della malora. Ho la testa piena di alè‐oò e le orecchie sono diventate a spirali. Introflesse, come dice l’otorino. E an‐
che verdi e con le squame. La salute però è abbastanza buona. 
Appena saputo di questa cosa dello sport, mi erano venute un sacco di storie in testa, che a raccontarvele ci vorrebbero 
due ore e invece qua a disposizione ci sono solo seimila battute spazi compresi. Così mi sono ascoltato gli inni. Era di matti‐
na, e c’era il sole ed io pensavo di sbrigarmela presto e poi andare al mare. Solo che, come succede in questi casi, non sa‐
pevo quello al quale stavo andando incontro. Voglio dire, come fate a sapere quello che succederà, finché non succede? La 
risposta è che non lo sapete. 
Così, arrivati al ventesimo inno, il cielo si è oscurato. Gli uccellini che prima cantavano si sono zittiti. La gatta è scappata da 
casa. Il risotto si è scotto. Le piante mi hanno tolto il saluto. Lo stereo era diventato rosso per la vergogna. Di questo vorrei 
parlarvi. Di questa storia schifa. 
Dell’inno del Genoa, ad esempio, che sembra scritto da un collettivo femminista: “O donna prepara oooo sulla mia bandie‐
ra il nuovo scudetto che il Genoa vincere dovrà”. Tremendo. 
Oppure quello del Treviso. Titolo: “Il calcio del sorriso”. 
Una  roba  fasulla  cantata  da  un  bambino  che  solo  a 
sentirla ti fa venire subito la voglia di iscriverti al club  Allora ho pensato alla musica, che negli stadi c’entra sempre 
“Erode” sottocasa e quel che segue.  troppo stretta, con casacche che non le stanno bene.  
E  l’inno  dell’Ascoli:  ancora  non  riuscivo  a  togliermi  Le stesse casacche che deve indossare durante i megaconcerti. 
dalle  orecchie  il  suo  snervante  eeee  oooo  iniziale  su  Quelli dove ci sono centomila persone che vanno là per sentire 
una base dance anni ’80.  quattro tipi suonare, che poi dalla curva sembrano alti cinque 
Quando  invece  ho  ascoltato  quello  dell’Arezzo,  mi  è  centimetri e che senza maxi schermi neanche li vedresti.  
venuta una fitta più forte nelle orecchie. Poi ho capito  Centomila persone tutte in fila, ordinate, felici, ubbidienti.  
perché: l’autore era Pupo. Un testa a testa feroce con  Come le bestie al macello.
l’inno  del  Parma:  solo  che  quest’ultimo  era  roba  tipo 

16
Orchestra Spettacolo Casadei, con un cantante che sembrava scappato da un disco dell’EIAR. 
Ma la botta che mi ha steso proprio è arrivata con quello del Campobasso, in stretto dialetto molisano con base tamarro‐
folk. Testo pazzesco: il Molise tale e quale Disneyworld, la gente che pensa solo al Campobasso e la domenica diventa tutta 
amica. Elogi verso la dirigenza, elogi verso i giocatori: autori il duo Gino e Gina. Ma non è che ci fossero solo loro, i vecchi 
Gino e Gina. 
L’elenco dei musicisti che avevano inciso un inno ti lasciava proprio senza fiato: Venditti, Luca Carboni, metà dei Pooh, New 
Trolls, Timoria, Banda Bassotti, Sud Sound System e compagnia bella. 
Poi  c’era  l’inno  del  Milan,  parole  di  quel  marpione  sfessato  di  Berlusconi:  “Milan  Milan  sempre  con  teeeee”.  Allo  stadio 
sembra non se lo fili nessuno e la curva ci canti sopra, ma lo suonano lo stesso. Tanto la gente non si accorge mai di nulla. 
Le orecchie, alla fine, si sono ribellate: “E a ragione”, dice l’otorino. “Si rilassi”, fa lui mentre mi sta infilando uno sturala‐
vandini nell’orecchio. 

tavola di Guglielmo Manenti

Allora ho pensato alla musica, che negli stadi c’entra sempre troppo stretta, con casacche che non le stanno bene. Le stes‐
se casacche che deve indossare durante i megaconcerti. Quelli dove ci sono centomila persone che vanno là per sentire 
quattro tipi suonare, che poi dalla curva sembrano alti cinque centimetri e che senza maxi schermi neanche li vedresti. Cen‐
tomila persone tutte in fila, ordinate, felici, ubbidienti. Come le bestie al macello. 
La musica non c’entra tanto, con queste cose. E neanche gli stadi c’entrano tanto con la musica, ho pensato. Con i campi di 
concentramento invece sì. Ad esempio come lo stadio di Santiago del Cile, che durante il golpe lo avevano fatto diventare 
un lager.  
O come in Cina, dove ci fanno le esecuzioni di massa e le famiglie ci portano i bambini a vedere lo spettacolo. 
Poi l’otorino ha finito. “Le orecchie rimarranno verdi e a spirale minimo per altri dieci giorni. Certo che lei ha davvero esa‐
gerato. Ma che musica ascolta?” ha detto lavandosi le mani piene di striscioni, fumogeni e bombe carta che aveva tirato 
fuori  dalle  mie  orecchie.  “Ci  vediamo  tra  una  settimana.  Trecento  euro,  grazie”.  Meglio  l’esorcista,  ho  pensato  uscendo 
dallo studio. Almeno lui ti rilascia la ricevuta fiscale. 
Inni di squadre di calcio, avete presente? Roba da girone degli orrori. Vorrei vedere voi. Che ve ne state tranquilli a casa e il 
vostro pezzo preferito è “4: 33” di John Cage. Quello che è solo silenzio. Vorrei proprio vedervi, a voi. Avete mai ascoltato 
l’inno del Catanzaro? Ecco, provate a farlo e a uscirne vivi. O perlomeno con le orecchie a posto. Senza squame e compa‐
gnia bella, voglio dire. Io articoli così non ne scriverò più. Piuttosto mi leggo il libro che ho trovato dall’otorino, quello con la 
copertina bianca.  Giuro. 
 
                  Aldo Migliorisi (http://aldomigliorisi.blogspot.com) 
17
NO, NON POSSO CAPIRE.
E NON CI PROVO NEANCHE.
Riflessioni intime e pubbliche sui guardoni dello sport e sulle loro irrazionali e violente pulsioni

V irginia Woolf, nel suo Le tre ghi-


nee, descrive in modo perfetto il senso di
allora sembrano follia: nulla è più lonta-
no del mondo attuale da queste illusioni.
Però….
M a Heysel è stato il mio turning
point, il momento in cui la mia indiffe-
estraneità che le donne, molte donne, Però, ci piace questo mondo? Quello che renza si è trasformata in netta avversio-
provano di fronte ad alcuni fenomeni volevamo non è mai nato ma…. ne. Era il 19/5/1985 e fu un incredibile
considerati tipicamente maschili. Alcuni Questo? massacro: 39 morti e circa 600 feriti.
in modo particolare, la guerra, la violen- Che poi dei feriti non si sa più niente;
za, altre in modo più soft. Ecco, alcuni, chissà quanti, è possibile siano
l’estraneità soft colpisce me soprattutto morti dopo. Altre orribili cose prodotte
di fronte alle manifestazioni di follia che del tifo violento sono successe dopo, ma
alcuni sport suscitano nella maggior par- nessuna come questa. E così ho comin-
te degli uomini. Alcune donne, la mino- ciato ad informarmi sugli hooligans e poi
ranza, si adeguano, secondo me solo per sulle nostre tifoserie. Perché anche dopo,
imitazione. Sia chiaro, lo sport, ogni ogni tanto, una partita si trasformava in
sport tranne la boxe, ha un valore note- un fatto di cronaca nera. Anche nella
vole per chi lo pratica. Non è allo sport bella città di Catania.
praticato che mi riferisco ma allo sport IO NON LO CAPISCO.
guardato. Lo sport guardato è innanzitut- Che cosa trasforma uomini pressoché
to uno spettacolo e su questo niente da normali in fanatici feroci e ottusi, capaci
ridire. Certo, mi affascina poco la vista Che immediatamente mi ricorda questo: di odiare qualcuno solo perché tifoso di
di undici cretini in mutande che disputa- un’altra squadra? Persone che non si
no una palla ad undici cretini in mutan- conoscono, che non c’è nessun motivo di
de con la maglia di un colore diverso. odiare. Perché se NOI odiamo LORO,
Questa definizione, mi dispiace dirlo, autorizziamo LORO ad odiare NOI, es-
non è mia anche se mi sembra perfetta. sendo speculari. PER UNA STUPIDA
Ci sono sport più estetici, il pattinaggio PARTITA? E mi danno sui nervi gli
artistico, tutte le forme di ginnastica a strepiti infernali e tutta quella folla in
corpo libero, tutto quello insomma che è festa e tutte quelle orde, che io vivo mi-
basato sull’armonia del corpo. Ma guar- nacciose, quando l’Italia vince qualcosa.
dare dei tizi sudati, ansimanti, la faccia Ci detestiamo, ci disprezziamo, conside-
spesso distorta dalla collera, che si ab- riamo il termine patria una parolaccia o
bandonano ad un’isterica esultanza o ad un epiteto ridicolo e sorpassato e poi ci
incontrollati atti offensivi (insulti, pugni, trasformiamo in energumeni per questo?
calci, scorrettezze in genere) non mi Mi ci sono trovata in mezzo per caso,
sembra il massimo. Mi dà molto fastidio folla terribile, macchine ferme in mezzo
l’accanita competizione, però. Vero che
il testosterone deve essere canalizzato e
meglio così che in altri modi. Però ricor-
S o già cosa direste: si tratta di pochi
stupidi, di fenomeni limitati ed arginabi-
alla strada, una specie di sospensione
delle normali regole e dapprima non
capivo. Ed ho continuato a non capire
do che negli anni Settanta si parlava di li. Forse. Oppure il tifo violento è favori- anche dopo aver ottenuto spiegazioni.
educazione libertaria e non violenta ed il to, canalizzato e soprattutto potenziato Ora sono più informata ed evito di tro-
presupposto principale era di sostituire il dal ritrovarsi in tanti, uguali e concordi varmi in strada in balia di orde rumorose
concetto di competizione, visto come contro il nemico, peraltro così uguale. ed irrefrenabili di energumeni. La boxe
valore positivo, con i concetti più ami- Anni fa la mia estraneità produceva in mi fa solo orrore ed a farmelo sono so-
chevoli di condivisione, solidarietà e me solo indifferenza: non capivo e non prattutto gli spettatori, le loro urla, la
partecipazione. Erano anni violenti in mi importava. Era un mondo lontano da gioia ed il desiderio di vedere scorrere il
realtà, ma si sperava in un mondo total- me ma, tutto sommato, che fastidio pote- sangue. Scusate, che differenza c’è con i
mente diverso, rivoluzionato. Ok, non ha va darmi? gladiatori? Certo, non hanno armi, ma mi
funzionato. Oggi le nostre illusioni di “Ci son più cose in cielo e in terra…..” sembra una piccola differenza.

18
Si picchiano per soddisfare gli spettato-
ri. E’ vero, NON sono sportiva.

C he poi, essere sportivi non vorreb-


be dire augurarsi che ‘vinca il
migliore’? Chiunque esso sia? Allora
che senso ha il tifo? Ma anche gli sport
estetici, primo fra tutti il pattinaggio
artistico, così bello da guardare, mi dan-
no un forte senso di malessere. So che si
tratta di persone che dedicano la mag-
gior parte del proprio tempo, della pro-
pria vita ad allenarsi, a perfezionarsi.
E poi si giocano tutto in pochi minuti. A
quale terribile pressione sono sottopo-
sti? Guardo le loro facce ansiose alla
fine dell’esibizione e tremo assieme a
loro. E durante l’esibizione tremo per la
paura che possano cadere, cosa che Bandiere e frasi inneggianti al nazismo. Si noti la frase sullo striscione,
spesso accade. che dovrebbe essere Gott Mit Uns, cioè Dio è con noi. Gott ha perso una “t”,
E poi penso a chi NON vince. ma questi balordi hanno perso l’appuntamento con l’intelligenza ...
Anche loro si sono allenati, hanno uti-
lizzato tanto tempo e tante energie e
vedono bocciate le loro speranze da un invece di caricarlo di tante aspettative, misuri solo con se stessi, per il gusto di
gruppo di giudici, per un momento arbi- la maggior parte delle quali destinate ad farlo, senza tutti questi carrozzoni attor-
tri della loro vita. Non sarebbe meglio essere frustrate? no, che vedo come opprimenti e saprofi-
che lo sport fosse solo un divertimento, Perché uno solo vince, tutti gli altri ti, tutti sopra un’unica, fragile persona.
un hobby, un modo di tenersi in forma perdono. Sogno un mondo in cui ci si A.L.D.

ra era situata nella curva opposta. Gli inglesi sostennero di


aver caricato a scopo intimidatorio, ma i semplici spettatori,
juventini e non, impauriti, anche dal mancato intervento delle
locali forze dell'ordine, furono costretti ad arretrare ammas-
sandosi contro il muro opposto alla curva dei sostenitori del
Liverpool. Nella grande ressa che venne a crearsi alcuni, per
evitare di rimanere schiacciati si lanciarono nel vuoto, altri
cercarono di scavalcare ed entrare nel settore adiacente, altri
si ferirono contro le recinzioni. Il muro crollò per il troppo
peso, moltissime persone vennero travolte, schiacciate e cal-
pestate nella corsa verso una via d'uscita, per molti rappre-
sentata da un varco aperto verso il campo da gioco. Dall'altra
parte dello stadio i tifosi juventini del settore N e tutti gli altri
Immagini dello stadio Heysel - 29 maggio 1985 sportivi accorsi allo stadio sentirono le voci dello speaker e
dei capitani delle due squadre che invitavano alla calma e in

L a strage dell'Heysel fu una tragedia avvenuta il 29 mag-


gio 1985, poco prima dell'inizio della finale di Coppa dei
pochi si resero conto di quello che stava realmente accaden-
do. Un battaglione mobile della Polizia belga, di stanza ad un
chilometro dallo stadio, giunse dopo più di mezz'ora per ri-
Campioni di calcio tra Juventus e Liverpool allo stadio He- stabilire l'ordine, trovando per il campo e gli spalti frange
ysel di Bruxelles, in cui morirono trentanove persone (con inferocite di tifoseria bianconera.
oltre seicento feriti). Ai molti tifosi italiani, buona parte dei (fonte Wikipedia)
quali proveniva da club organizzati, fu assegnata la tribuna
N, nella curva opposta a quella riservata ai tifosi inglesi; mol-
ti altri tifosi organizzatisi autonomamente, anche nell'acqui-
sto dei biglietti, si trovavano invece nella tribuna Z, separata
da due inadeguate reti metalliche dalla curva dei tifosi del
Liverpool, a cui si unirono anche tifosi del Chelsea, noti per
la loro violenza (si facevano chiamare headhunters,
"cacciatori di teste"). Circa un'ora prima della partita, i tifosi
inglesi cominciarono a spingersi verso il settore Z a ondate,
cercando il take an end ("prendi la curva") e sfondando le reti
divisorie: memori degli incidenti della finale di Roma di un
anno prima, si aspettavano forse una reazione altrettanto vio-
lenta da parte dei tifosi juventini, reazione che non avrebbe
mai potuto esserci, dato che la tifoseria organizzata biancone- Immagini dello stadio Heysel - 29 maggio 1985

19
Una lezione che viene dal Cinquecento, non ancora imparata

Cultura non è culturismo

D e Arte Gymnastica, oltre ad essere


do sperimentale che sarà proprio di tatoria, a sua volta articolata in cubisti-
scienziati come Bacone o Galilei. ca (l'arte di far capitomboli), sferistica
un libro bello, illustrato da numerose
incisioni su legno di Pirro Ligorio (ca.
1510-1583), è un libro prezioso. In esso,
I (gioco della palla) e orchestica (la dan-
n quest'opera sono ormai lontani i za). Passa poi in rassegna il gioco della
pregiudizi che la cultura medievale ave- palla nella tradizione latina, le discipline
Mercuriale testimonia la fusione dell'e- va alimentato intorno al corpo, riducen- del salto, della corsa, del lancio del di-
redità culturale antica con la creatività dolo ad un mero contenitore, peraltro sco. Particolare attenzione è dedicata al
storia dell’educazione fisica

umanistica del tardo Rinascimento, es- peccaminoso, di più elevati valori spiri- pugilato ed al pancrazio.
sendo capace di sintetizzare le cono- tuali: vi è, invece, l'aperto riconosci- Questa disciplina, che deriva il suo no-
scenze dei testi scientifici e filosofici del mento della sua dignità e dei suoi meriti. me dal greco pankràtion, (con tutte le
passato con la passione verso l’arte clas- Mercuriale dice apertamente che la gin- forze) veniva praticata, a mani nude,
sica. Come molti suoi contemporanei, nastica può e deve essere praticata da utilizzando tutte le tecniche possibili. E'
ebbe vaste frequentazioni, tra le quali tutti, avendo riguardo alle modalità di un antenato del wrestling, ma oltre a
intellettuali del livello di Galileo Galilei, adattamento sia nella scelta degli eserci- sgambetti, proiezioni, leve articolari, ed
Torquato Tasso, Latino Latini, Aldo zi che nella loro quantità. Entro questi all'uso di pugni, calci, gomiti e ginocchi,
Manuzio, Pietro Vettori, Ulisse Aldro- limiti la ginnastica costituisce una tera- gli atleti potevano dispensare morsi e
vandi. Mentre illustra i significati che pia, fisica ed anche psichica. unghiate, spezzare le dita e addirittura,

aveva la cultura della fisicità nella civil- Nel primo libro, dopo aver illustrato i strozzare l'avversario.
tà greca e romana, al di là della stretta diversi luoghi dell'attività fisica Nell'antica Grecia il combattimento
connessione tra esercizio fisico e prepa- (palestre, ginnasi, bagni, stadi), distin- poteva spingersi fino alla morte di uno
razione militare, egli cerca di far risalta- gue la pratica della ginnastica bellica, dei due contendenti. Nel terzo libro
re il valore della corporeità sia nei ter- finalizzata ad una preparazione di tipo Mercuriale affronta le tecniche della
mini fisici di sanità e di forza, sia in militare, quella athletica, chiamata an- respirazione, del controllo della cassa
quelli estetici di bellezza ed armonia. che vitiosa, corrispondente a ciò che toracica e dell'emissione della voce;
Ma, alle soglie del Seicento, questo sin- oggi chiamiamo sport, e quella legittima illustra in che modo il corpo venga sol-
golare medico mostra già una particola- ossia medica, utilizzata per scopi preva- lecitato quando si sposta un carro o una
re attenzione verso l'osservazione della lentemente salutistici. Nel secondo libro lettiga e passa poi a parlare di naviga-
realtà empirica, con un approccio che quest'ultima, a sua volta, viene suddivi- zione, equitazione, pesca, nuoto e cac-
anticipa di qualche decennio quel meto- sa in alcune specialità, come quella sal- cia. La compresenza di così tanti ele-

20
De arte gymnastica
non è un libro di
medicina della ginnastica
ma un libro sulla
ginnastica come medicina

ascoltiamo in alcune discipline, come il


getto del peso, o alla secca emissione di
voce nelle arti marziali di origine orien-
tale, per finire ai gemiti di alcune famose
tenniste contemporanee, spesso interpre-
tati come elemento erotico aggiuntivo di
uno spettacolo che va ben oltre gli stretti
confini dello sport. E' passato quasi mez-
zo millennio, ma il complesso degli eser-
cizi indicati nel De arte gymnastica rap-
presenta tuttora l'impianto generale
dell'Educazione fisica. Le attività classi-
che come la lotta, il pugilato, i lanci, i
salti, la danza e i giochi con la palla sono
state le materie di base della scuola clas-
sica di Educazione fisica tedesca di fine
Settecento.
menti, apparentemente discordanti, fa tore della moderna cultura dell'Educazio-
“ mentre con la speranza della
capire come la fisiologia, l'ergonomia e ne fisica, bisogna altrettanto nettamente
vittoria e del premio miravano ad
lo stesso divertimento abbiano per Gero- chiarire che egli è il fautore della ginna-
ingrossare il corpo e ad acquisire
nimo Mercuriale, che è medico, ma è stica medica, cioè legittima ed è, in com-
robustezza, rendevano invece la
soprattutto un umanista, una comune pagnia di Galeno, decisamente avverso
mente ottusa, e tutti i sensi duri
radice. De arte gymnastica non è un li- alla ginnastica athletica, che chiama
intorpiditi e pigri.”
bro di medicina della ginnastica ma un vitiosa, considerandola una “mala arte”.
libro sulla ginnastica come medicina. Il
quarto libro è incentrato sulla pratica
“sportiva”, descrivendone le modalità, la
I l passeggio, la corsa, l’equitazione, il
trasporto, la navigazione, il nuoto, le
In quest'ultima, infatti, gli atleti “mentre
con la speranza della vittoria e del pre-
mio miravano ad ingrossare il corpo e
tempistica, i luoghi adatti e le precauzio- arrampicate con le funi ed i vari generi di ad acquisire robustezza, rendevano inve-
ni da adottare per i malati ed i vecchi. combattimento descritti da Mercuriale ce la mente ottusa, e tutti i sensi duri
Gli effetti di questa attività vengono ana- sono stati, probabilmente, motivi di ispi- intorpiditi e pigri.” Nei secoli che ci
lizzati nel libro quinto, dove vengono razione per il decalogo del Metodo Na- separano da questa affermazione, il solco
riprese anche le diverse discipline in turale ideato da Georges Hebert (1875- tra pratica sportiva e sport agonistico si è
relazione agli effetti su chi le pratica. Il 1957). Per questi, uno dei più grandi accentuato enormemente. L’attività fisi-
sesto ed ultimo libro contiene una curio- teorici dell'Educazione fisica contempo- ca, per Mercuriale, ha come unico fine la
sità, si parla infatti del pianto come eser- ranea, una sessione di Metodo Naturale è salute, cioè l’equilibrio psico-fisico.
citazione vocale. Mercuriale, grande composta da esercizi appartenenti ai die- Vincendo sull’homo sapiens, l'homo
conoscitore dei classici, riporta un'affer- ci gruppi fondamentali: camminare, cor- œconomicus, l’ha, invece, pervertita a
mazione di Cicerone, secondo il quale rere, saltare, camminare a quattro zampe, spettacolo mercificato e dopato. Ancora
gli atleti, nell'esercitarsi, avevano l'abitu- arrampicarsi, equilibrismo, lanciare, sol- una volta, nella scelta tra benessere e
dine di gemere. Ci vengono subito in levare, difendersi e nuotare. Se Geroni- profitto, ha vinto la stupidità.
mente, allora, quegli urli “liberatori” che mo Mercuriale è, indubbiamente, l'ispira- Antonio Squeo

G eronimo Mercuriale, nato a Forlì nel 1530, studiò a Bologna, Padova e Venezia,
dove si laureò nel 1555. Ritornato nella sua città, fu mandato a Roma, presso papa Paolo
IV, per una missione diplomatica. Qui, avendo accesso alle più grandi biblioteche, stu-
diò i classici della letteratura medica greca e romana. Questi studi, riguardanti soprattut-
to i regimi alimentari, gli esercizi fisici, l'igiene e le terapie naturali, si condensarono poi
nel volume De Arte Gymnastica, pubblicato a Venezia nel 1569.
La fama che ne conseguì gli fece guadagnare la cattedra di medicina a Padova e la no-
mina di medico alla corte viennese dell'imperatore Massimiliano II. Fu uno scrittore
prolifico, che scrisse con successo di dermatologia, ginecologia, oculistica, otoiatria,
pediatria. Si occupò anche, ma con scarsi risultati, della grande peste veneziana del
1576-77. Da Padova passò poi ad insegnare nelle università più prestigiose dell'epoca,
come Bologna e Pisa. Ritornò a Forlì nel 1606, dove morì poco tempo dopo.
I suoi studi sono i primi a proporre il valore terapeutico della ginnastica ed in generale
dello sport per la cura di malattie e disabilità. I suoi principi vengono considerati quindi
come i fondamenti della moderna medicina dello sport.

21
La storia di Carlos Humberto Caszely Garrido
attaccante del Colo-Colo e della nazionale del Cile

L ’11 settembre non è solo la


data dell’attentato alle Torri ge-
ondata repressiva, fu adibito a
prigione. Furono centinaia di mi-
melle, è anche stata, nel 1973, gliaia gli antifascisti arrestati,
quella del colpo di stato in Cile, migliaia gli assassinati, fatti
che portò al potere il generale scomparire, torturati. Questa sto-
Pinochet, eliminando il legittimo ria, raccontata in prima persona,
il calcio surreale tra fascismo e stupidità

governo del presidente eletto Al- è bella, tragica e surreale: uno


lende. stadio che diventa un fantasma
Lo stadio di Santiago del Cile, per un uomo, un monito per tutta
per le enormi dimensioni della l’umanità.

Una partita fantasma contro


il fantasma della libertà Carlos Caszely, nato a
Santiago del Cile il 5 luglio 1950

1973, e che si dispersero ancora di più il gliaia furono gli arrestati. Arrestarono

M i chiamo Carlos Caszely, e nono-


stante il cognome sono cileno. Adesso
14 giugno del 1974. Pur avendo frequen-
tato tanti stadi, in vita mia, non avevo
mai visto uno stadio completamente vuo-
talmente tanta gente qui a Santiago, che
dovettero portarli in uno stadio di calcio,
in ‘questo’ stadio, lo stadio Nacional de
sono un imprenditore, ma fino a qualche to. Fa quasi paura, e nel silenzio della Chile. Gli spalti divennero le prigioni, gli
anno fa sono stato un calciatore, un buon notte, poi, è anche inquietante. Ma non spogliatoi gli uffici degli aguzzini, e i
calciatore. Ho militato per quasi tutta la sono qui per pensare a queste cose. Or- sotterranei le camere di tortura. Nessuno
mia carriera nella squadra più famosa del mai è primavera, ma il freddo è ancora saprà mai che cosa avvenne nei sotterra-
mio paese, il Colo Colo, oltre a qualche tanto. Faceva già caldo, invece, in quel nei di questo stadio, e credo che anche
stagione in Spagna, nell’Espanyol di maledetto giorno di novembre, quel ma- immaginarlo sia difficile, posto che esi-
Barcellona, e in Ecuador. Ho disputato ledetto 21 novembre 1973. Il giorno peg- sta una mente umana capace di immagi-
anche molte partite in nazionale, e ho giore della mia vita, il buco nero dei miei nare tante nefandezze.
partecipato a due campionati del mondo. ricordi, il fuoco di tutti i miei incubi. Il
In questo momento, nella notte tra il 27 e giorno in cui provai disprezzo per me Arrestarono talmente tanta gente
il 28 di settembre del 1998, mi trovo da stesso. Qualche settimana prima, il paese qui a Santiago,
solo, al freddo, dentro un immenso sta- era stato violentato da un colpo di stato che dovettero portarli
dio, completamente vuoto. No, non sono dei militari, che rovesciarono con il san- in uno stadio di calcio,
impazzito. Sto solo cercando di riattacca- gue il governo legittimo di Unidad Popu- in ‘questo’ stadio,
re dei cocci, quei cocci che non riuscii a lar, guidato da Salvador Allende. Fu una lo stadio Nacional de Chile.
raccogliere quel maledetto 21 novembre carneficina, morirono in migliaia, e mi- Gli spalti divennero le prigioni,
gli spogliatoi gli uffici degli aguzzini,
e i sotterranei le camere di tortura.

A ll’epoca io ero un calciatore già


famoso, attaccante del Colo Colo e della
nazionale, e, nonostante avessi sempre
professato pubblicamente la mia fede di
sinistra, nonostante avessi sempre ap-
poggiato Unidad Popular e Allende, nes-
suno mi fece niente, in quei giorni. Ero
troppo famoso perché quei vigliacchi
avessero il coraggio di toccarmi. Ma la
loro vendetta arrivò implacabile, qualche
settimana dopo. Dovete sapere che il
Cile per qualificarsi ai mondiali di calcio
che si sarebbero disputati l’anno succes-
sivo in Germania doveva affrontare uno
spareggio con l’Unione Sovietica.
lo stadio di Santiago del Cile dopo l’11 settembre 1973

22
Il 21 novembre, giorno fissato quel coraggio. E così, il 21 novembre, demmo in campo, e naturalmente il regi-
per la partita di ritorno, fummo convocati ed istruiti su quello me aveva fatto le cose per bene. Tutto il
la nostra nazionale sarebbe che avremmo dovuto fare. Io avevo mondo lo condannava, condannava la
ugualmente scesa in campo, un’altra paura, in quel momento: che sua violenza, e quella era la sua risposta.
da sola come giocatore più rappresentativo di Io, Francisco, tutti gli altri giocatori,
quella squadra, e magari per punirmi per eravamo ingranaggi di un gioco più

D ue partite, la prima a Mosca, la


seconda in Cile. La prima partita fu di-
le mie idee, decidessero di farlo fare a
me, il ‘gol’ della vittoria. Che sospiro di
sollievo tirai quando invece l’allenatore
grande di noi, delle pedine piccole ma
fondamentali. Lo stadio era pieno fino
all’ultimo posto, la gente sembrava feli-
sputata regolarmente, a Mosca. Faceva si avvicinò a Francisco Valdes, il nostro ce, orgogliosa del proprio paese.
un freddo cane, quel giorno, loro erano capitano, e gli disse che in qualità di
‘ma che cavolo avete da urlare,
forti e motivati, ma noi riuscimmo ad capitano, quel ‘gol’ l’avrebbe segnato bastardi, mentre noi siamo qui,
imporre il pareggio, 0-0, che ci faceva lui. Povero, Francisco. Figlio di operai,
adesso, tanta gente viene rapita,
ben sperare per il ritorno. Accadde però militante di sinistra da sempre, quando
torturate, uccisa,
che i sovietici chiesero alla federazione l’allenatore gli comunicò quella notizia qui in questo stadio,
internazionale di far disputare la gara di lo vidi sbiancare, appoggiarsi con la
fino a pochi giorni fa si moriva,
ritorno in campo neutro, in quanto lo schiena al muro e chiudere gli occhi. Ed
altro che urlare!’
stadio Nacional de Chile fino a poche io provai vergogna per il mio sollievo.
settimane prima era stato usato come Forse, se avessi avuto coraggio, sarei Tutti urlavano, facevano cori, sventola-
lager per i prigionieri politici. La federa- andato da Francisco e gli avrei detto: vano bandiere, e io mi chiedevo, tra me e
zione internazionale si rifiutò, e “Lascia perdere, Paco, lo faccio io, quel me: ‘ma che cavolo avete da urlare, ba-
l’U.R.S.S. decise a quel punto di ritirarsi. gol”, o forse, se avessi avuto coraggio, stardi, mentre noi siamo qui, adesso,
Tuttavia, con quel misto di macabro e di non sarei nemmeno stato presente dentro tanta gente viene rapita, torturate, uccisa,
ridicolo che solo le dittature più stupide quegli spogliatoi, quel giorno. Ma io non qui in questo stadio, fino a pochi giorni
e violente hanno, la federazione cilena, ce l’avevo, tutto quel coraggio… Scen- fa si moriva, altro che urlare!’.
su istigazione delle autorità militari, e
con l’osceno placet della federazione
internazionale, decise di mettere su
un’allucinante sceneggiata. Il 21 novem-
bre, giorno fissato per la partita di ritor-
no, la nostra nazionale sarebbe ugual-
mente scesa in campo, da sola, e al ter-
mine di un’azione in cui tutti i compo-
nenti della squadra avrebbero dovuto
toccare il pallone, uno di noi avrebbe
dovuto segnare nella porta vuota. Poi ci
sarebbe stata un’amichevole contro il
Santos, ma il clou della giornata avrebbe
dovuto essere quell’assurda pantomima.
Quando me lo dissero non ci volevo cre-
dere, ma col passare dei giorni capii che
era tutto vero, e allora cominciò la mia
crisi. Già vivevo male quei giorni, sapen-
do quello che stava accadendo intorno a
me, sapendo che anche molti miei amici
erano stati portati in questo stadio, e poi
torturati e uccisi; mi sentivo un vigliac-
co, mi vergognavo di continuare la mia
vita come se niente fosse successo men-
tre intorno a me succedeva quello che
succedeva. Ma voi non potete immagina-
re quale atmosfera ci fosse in quei giorni
nel mio paese. Un’atmosfera di paura, la
toccavi, la paura, ti ci scontravi ogni
volta che ti muovevi, che giravi la testa,
che alzavi un sopracciglio. Ci voleva
troppo coraggio per sconfiggere tutta
quella paura, e io non ce l’avevo, tutto
mi sentivo un vigliacco,
mi vergognavo di continuare
la mia vita come
se niente fosse successo
mentre intorno a me
succedeva quello che succedeva. lo stadio di Santiago del Cile dopo l’11 settembre 1973

23
P oi mi resi conto che anch’io ero lì,
che se quella gente urlava era perché ‘io’
ero lì, e mi venne da vomitare. Pensai:
‘Adesso, quando la palla arriva a me, la
butto in fallo laterale. Voglio proprio
vedere a chi la fanno battere, la rimes-
sa!’. Già. Io ero un ingranaggio piccolis-
simo nel loro grande gioco, ma un gra-
nellino di sabbia per bloccare quel mec-
canismo ce l’avevo. L’arbitro era pronto.

Mi feci coraggio, pensai,


‘Quando mi danno la palla,
la metto in fallo laterale’,
e diedi inizio al gioco.

Era un austriaco dalla faccia ottusa. Eh,


già, solo un ottuso poteva, come arbitro,
prestarsi. Che cosa c’entrava lui, austria-
co, con quella messinscena? Ma non si
vergognava, lui? Noi almeno correvamo
dei rischi a non prestarci, ma lui, che Victor Jara, (1932 – 1973), cantautore, musicista, regista teatrale cileno
rischi correva?
Ebbi per un attimo l’impulso di parlargli, la mia carriera, il 14 giugno 1974, duran- migliaia di oppositori al golpe fascista di
di dirgli “Senta, si rifiuti di dare il fi- te il primo incontro con la Germania Pinochet, verrà intitolato ad una delle
schio d’inizio, tanto non le faranno nulla, Ovest, in un eccesso di rabbia, presi a vittime che furono torturate e uccise qui.
al massimo la impacchetteranno e la calci Vogts, che fino a quel momento mi Da domani, 28 settembre 1998, a venti-
metteranno sul primo volo per Vienna!’, aveva ridicolizzato. cinque anni esatti da quelle tremende
ma non feci nemmeno quello. Mi feci
coraggio, pensai, ‘Quando mi danno la
palla, la metto in fallo laterale’, e diedi
A giornate, questo stadio si chiamerà
nzi, non riuscii nemmeno a colpir- ‘Estadio Victor Jara’.
lo, provai a scalciarlo in maniera ridico-
Prima di finirlo gli mozzarono le mani,
inizio al gioco. I miei compagni non la, come in un film di comiche, e
mozzarono le mani ad uno che in una
tenevano il pallone. Sembrava che bru- l’arbitro mi scacciò. Giusto così. Quella
sua splendida canzone aveva scritto:
ciasse, quando arrivava tra i loro piedi. nostra partecipazione era sporca, così
“Pongo en tua manos abiertas/
Uno addirittura dalla fretta di passarlo, come era sporca la mia coscienza, la mia
mi guitarra de cantor,/ martillo de
quasi lo mandò davvero in fallo laterale. dignità. Quando tornammo in Cile, dopo
los mineros/ arado del labrador”
Poi, arrivò tra i miei piedi, e qui si fer- aver perso con la Germania Ovest, e
mò. Corricchiavo lentamente, con quel dopo due ridicoli pareggi contro Germa- Victor Jara era un artista, un grande can-
pallone di fango tra i piedi, e intento nia Est ed Australia, mi sentii quasi sol- tautore. Subito dopo il golpe non scappò,
pensavo: ‘Ecco, adesso, adesso lo butto levato. Per anni ho tentato di riattaccare venne arrestato, condotto qui dentro,
in fallo, coraggio Carlos!’. Coraggio, quei cocci, senza riuscirci. Ma oggi ho la torturato. Prima di finirlo gli mozzarono
ripetevo quella parola tra me e me, co- mia occasione. Domani questo stadio, lo le mani, mozzarono le mani ad uno che
raggio, coraggio, coraggio… Ma non ne stadio dove vennero torturati e uccisi in una sua splendida canzone aveva scrit-
ebbi abbastanza, di coraggio, vinse la to: “Pongo en tua manos abiertas/ mi
paura, e passai la palla a Francisco, che guitarra de cantor,/ martillo de los
la mise in gol. Ci guadagnammo così la mineros/ arado del labrador” (metto
partecipazione ai mondiali di calcio in nelle tue mani aperte/ la mia chitarra di
Germania, nel 1974. Nello spogliatoio, cantante, /martello di minatori,/ aratro
dopo quella farsa, c’era un’atmosfera di di contadini), poi lo finirono. Ecco per-
silenzio. Se prima c’era stata paura, a- ché sono qui, in una fredda notte prima-
desso c’era solo vergogna, per quello che verile, da solo, in questo stadio deserto.
avevamo fatto, per quello che avremmo Non parteciperò alla cerimonia pubblica
dovuto fare e non facemmo. Francisco di domani, non ne sono degno. Ma sono
Valdes si chiuse in bagno a vomitare, io qui, da solo, al freddo, nel silenzio, e
mi coprii la testa con un asciugamano e piango lentamente. Io, che non seppi
rimasi lì, nascosto al mondo per non so mettere la palla in fallo laterale, in quel
quanto tempo, fino a quando l’allenatore giorno maledetto, io che accettai di esse-
non venne a dirmi che bisognava tornare re strumento per una volgare e vomitevo-
in campo. Lo sapete? Per anni ho evitato le manifestazione del regime, io che vissi
di guardarmi allo specchio, dopo quel la mia partecipazione ad un campionato
giorno. Partecipammo ai mondiali, e la mondiale di calcio come una punizione,
nostra fu un’avventura breve e poco glo- io sono qui.
riosa. Ed ancor meno gloriosa fu la mia. Carlos Caszely, è stato il primo giocatore
Io, che non ero mai stato espulso in tutta ad essere espulso ad un mondiale di calcio. da una lettera di Carlos Caszely

24
sportivi, seduti, distratti, controllati
È talora possibile capire qualcosa del l’animo dalla cura; la poesia ci diverti- a fini di profitto, di attività industriali,
sce da molti delitti (Torquato Tasso). commerciali e finanziarie. Nello stesso
significato delle cose, andando a ricerca- Nell’uso comune, il termine indica tempo, una quota imponente, senz’altro
re l’origine e la genesi delle parole che l’esercizio di attività fisiche e motorie a largamente maggioritaria, delle colletti-
le designano. Sport, dicono i vocabolari, carattere agonistico, ossia competitivo, vità umane, ha preso ad interpretare la
è un termine inglese entrato in uso nel in gare, confronti o incontri svolti alla sportività pressoché esclusivamente co-
1829, derivante dal francese antico de- presenza, reale e/o virtuale, di un pubbli- me tifo, spesso inteso nel senso più se-
sport, ossia divertimento o diporto, paro- co in genere direttamente o indiretta- dentario, ossia di rigorosa esclusione di
la, quest’ultima, assai più antica, risalen- mente pagante. Ma l’aliquota degli spor- qualsiasi attività fisica. Infatti, i tifosi e
te a prima del 1250, che sta ad indicare tivi in senso stretto, di coloro cioè che sedicenti sportivi che almeno si prendo-
lo spostarsi o portarsi, per sollazzo, da praticano per puro diletto, ossia in ma- no il disturbo di recarsi nei luoghi in cui
un posto all’altro. Le parole richiamate niera realmente dilettantesca, un'attività gli eventi agonistici si svolgono, rappre-
hanno, quindi, in comune il riferimento agonistica, ha scarso rilievo sociale e sentano una quota certamente del tutto
ad un allontanamento, un volgere altro- numerico rispetto a quanti la esercitano minoritaria del totale.
ve, in direzione opposta (dal latino di- a fini di guadagno, trasformandola, in
Insomma, l’origine della parola sport
vertere) o comunque altra, diversa, ter- pratica, in una attività produttiva.
e di quelle ad essa connesse sta ad
mine la cui nascita viene collocata Anche le forme giuridiche con cui le
indicare il volgere altrove,
nell’anno 1224. Insomma, l’origine della attività agonistiche professionistiche,
l’allontanamento, il distogliere,
parola sport e di quelle ad essa connesse semiprofessionistiche ed anche dilettan-
il distrarre: divertire la disputa;
sta ad indicare il volgere altrove, tesche sono organizzate, programmate,
divertire l’animo dalla cura; la poesia
l’allontanamento, il distogliere, il di- svolte e finanziate sono ora perlopiù
ci divertisce da molti delitti
strarre: divertire la disputa; divertire quelle in passato riservate all’esercizio,
(Torquato Tasso).

In massima parte, la figura del tifoso è,


infatti, esattamente rappresentata da
persone che seguono gli eventi sportivi
e, soprattutto, vicende e polemiche ad
essi direttamente e indirettamente con-
nesse e conseguenti, sedute davanti al
televisore nel proprio salotto o, tutt’al
più, al bar all’angolo di casa. Né è un
caso che lo sport più seguito e popolare,
a livello nazionale e mondiale, sia il
calcio. Infatti, per le sue regole e caratte-
ristiche, esso si presta più di altri ad una
forte incidenza del caso ed a possibili
trucchi e abusi da parte di giocatori, ar-
bitri, allenatori, presidenti e azionisti di
società, managers e procuratori di cal-
ciatori. In altri termini, sembra di poter
Golf - Marion Hollins, 1920 ca affermare che gli sport più popolari ten-
dano a coincidere con quelli in cui è

25
non possono fare a meno di crearsi un dello sport coincida nei fatti largamente
nemico giurato in qualche altra squadra o con la sua origine lessicale. Del resto,
in un qualunque soggetto appartenente al quanto osservato a proposito delle giova-
mondo dello sport. Peraltro, i motivi ni generazioni non rappresenta affatto
reali e immaginari per il formarsi di odi una loro prerogativa esclusiva.
ed avversioni insanabili non mancano e,
perlopiù, si assiste ad una loro tendenza Marciare in ranghi serrati, inquadrati
a perpetuarsi nell’arco di decenni o addi- e compatti, allineati e coperti, cantare
rittura di secoli. Vittime di queste sindro- insieme i propri inni, schierati sotto le
mi sono soprattutto, anche se non esclu- stesse bandiere, ha effetti gratificanti,
sivamente, le giovani generazioni, che dà una impressione di forza,
sembrano particolarmente portate a ricer- di sicurezza, conferisce un indirizzo ed
carvi compensazione e reazione a proble- un senso ad esistenze altrimenti vuote
mi e sofferenze di ordine psichico, eco- e prive di significato e prospettive.
nomico e sociale, spesso assolutamente
reali. Marciare in ranghi serrati, inqua- In epoca abbastanza recente, il tifo spor-
drati e compatti, allineati e coperti, can- tivo ha coinvolto un po’ tutte le classi
tare insieme i propri inni, schierati sotto d’età, compresi gli anziani ed i pensiona-
le stesse bandiere, ha effetti gratificanti, ti, un tempo, più che indifferenti, critici
Campionesse di nuoto ca 1910-30 dà una impressione di forza, di sicurezza, fino al dileggio per ciò che appariva loro
conferisce un indirizzo ed un senso ad un inutile spreco di energie, per giunta
meno scontato che a vincere siano sem- esistenze altrimenti vuote e prive di si- associato ad un rischio fisico spesso non
pre i giocatori più forti e che più si pre- gnificato e prospettive. Soprattutto, que- trascurabile. Non vi può essere dubbio
stano e danno impulso a polemiche e sto genere di attività consente di rimuo- che la televisione abbia avuto un ruolo
conflitti, peraltro, non tanto di rado, an- vere, allontanare, distogliere, distrarre, decisivo nel rimuovere e ribaltare l’ at-
che cruenti. È appena il caso di rammen- divertire pensieri e riflessioni sulla pro- teggiamento di distacco ed ironia che un
tare, al riguardo, i gruppi organizzati di pria condizione e sul futuro, magari tanto tempo si associava al giudizio delle vec-
tifosi dalle denominazioni più o meno sgradevoli da poter ispirare gesti incon- chie generazioni su cose che venivano
minacciose, che infestano gli stadi ed i sulti e disperati, fino al pericolo per la giudicate senza appello insulse perdite di
loro dintorni, al fine di scaricare tramite propria integrità fisica e psichica. tempo, frivolezze o stupidaggini. Ormai
una violenza anche non solo verbale le
proprie carenze affettive, sociali ed intel-
lettuali, con il pretesto del tifo. Infatti, i
I n fondo, può dirsi che i comportamen-
ti richiamati riproducano le motivazioni
da tanti anni è divenuto tutt’altro che
infrequente assistere per strada, specie
nelle immediate adiacenze di bar, allo
gruppi organizzati di ultras e simili, ben originariamente individuate per lo svol- spettacolo di violenti e chiassosi alterchi
lungi dal limitarsi ad esprimere la pro- gimento delle attività sportive e che fra anziani, aventi ad oggetto le presta-
pria passione per la squadra del cuore, nell’età contemporanea il significato zioni della propria squadra del cuore e di

Corsa ad ostacoli bassi, Washington, D.C. tra 1920 e 1930

26
foto Antonio Squeo

quelle avversarie. Resta, tuttavia, un biarli con altri da sempre oggetto di ani- denza e della mancanza di altro senso
fondo di equilibrio non scevro da autoi- moso disprezzo. della vita se non nella sua stessa fine.
ronia, che fa sì che tali assemblee urlan-
ti, per quanto accese o infuocate, si
sciolgano d’improvviso, come per in-
S Segno del successo di una tale strategia
emmai, può ritenersi pressoché diversiva, nei tempi antichi come in
scontato che un caso del genere descritto quelli attuali, è riuscire a suscitare e
canto, allo scoccare dell’ora dei pasti. A non farebbe che suscitare ed esacerbare diffondere uno spirito acritico eroico o
chi è abituato all’antica saggezza e pon- giudizi e sentimenti di avversione verso patriottico o comunque identitario, nei
deratezza dei nonni di una volta, che in i transfughi, che, ancorché professioni- confronti di un nemico, se non proprio
ogni caso avrebbero evitato pubbliche sti, verrebbero bollati come traditori, per del tutto immaginario e fittizio, quanto-
esibizioni di quel tipo, suscita ancora il fatto di aver cambiato casacca per meno creato o gonfiato ad arte.
sorpresa ed imbarazzo vedere i loro epi- motivi venali. Certo, è fin troppo facile e E sarà tanto di guadagnato, se a tale sco-
goni accapigliarsi su materie invero del non certo errato richiamare, anche a po sarà servito, o perfino bastato, il tifo
tutto insulse e prive di contenuto reale. proposito del tifo sportivo dell’età con- sportivo.
temporanea, l’antico riferimento alla
prassi di manipolare l’opinione pubblica Francesco Mancini
Ormai da tanti anni è divenuto con il sistema già allora definito panem
tutt’altro che infrequente assistere et circenses. Il fatto - o guaio - è che,
per strada, specie nelle immediate nell’antichità come nell’età odierna, il
adiacenze di bar, allo spettacolo di ricorso ai metodi e strumenti della socie-
violenti e chiassosi alterchi fra anziani, tà dello spettacolo, al fine di modellare
aventi ad oggetto le prestazioni della ed orientare le coscienze e vanificarne le
propria squadra del cuore spinte critiche, eversive, eretiche, ribelli
e di quelle avversarie. o rivoluzionarie, ha un solido fondamen-
to nell’animo umano. In ogni epoca è

O ltre a ciò, in generale, ossia a pre-


scindere dalle generazioni di apparte-
stato e sarà sempre per il potere il mezzo
più efficace di controllo sociale far leva
sull’esigenza di dimenticare, rimuovere,
nenza, può dirsi, senza grande tema di scacciare la noia, la solitudine, le preoc-
errore, che una verifica del reale fonda- cupazioni, i problemi, gli affanni quoti-
mento e della solidità delle passioni diani, oltre al pensiero sempre in aggua-
sportive darebbe risultati tanto scontati to della Grande Democratica. Giova
quanto insensati e, in fin dei conti, comi- particolarmente, a tal fine, indurre una
ci. Un tifoso che vedesse il parco gioca- sensazione di vitalità, la propensione
tori della propria squadra scambiato per all’ottimismo, la fede in un presente ed
intero con quello di una squadra avver- un futuro radiosi, l’illusione della per-
saria, si troverebbe certo inizialmente in manenza del contatto con il flusso della
forte imbarazzo, ma è da ritenere in fin vita reale, prodotta da una mera finzione
dei conti assai improbabile che cambie- spettacolare, ultimamente soprattutto
rebbe l’oggetto della propria idolatria. È televisiva. In fondo, non di altro si tratta
assai più probabile che preferirebbe ri- se non di assecondare il tentativo o
manere fedele ai colori, alla bandiera, l’ansia di sfuggire e vanificare la incom-
agli inni, alla storia ed alle memorie bente coscienza nell’uomo della propria
della propria squadra, piuttosto che cam- caducità, fragilità, vulnerabilità, deca- John Pohl, 1918

27
Il corpo, la bellezza, la macchina, la guerra:
motivi interpretativi dello sport nell’arte

L ’attività sportiva e la figura


dell’atleta, in alcuni momenti della sto-
Olimpiadi sono la concretizzazione di
questo concetto: il fuoco della fiamma
olimpica, giunta fino ai nostri giorni, è il
re l’eccellenza dell’Eroe. Ma qual è lo
sport più antico del mondo? Non esiste
una risposta certa: per alcuni fu il pugila-
ria, diventano la manifestazione evidente fuoco sacro degli dei, sempre vivo nel to, praticato dalle guardie dei Faraoni
l’arte non rappresenta lo sport, lo celebra

di una precisa ideologia. Nell’antica Gre- “naos” del tempio. Nella ceramica greca egizi circa 6000 anni fa; per altri furono
cia l’attività fisica aveva un ruolo deter- più antica, a forme geometriche stilizzate le gare ippiche, presso gli Assiri; per altri
minante per la formazione del cittadino (VII sec. a.C.), compaiono le prime figu- ancora quello delle bocce, amato da As-
perfetto, modello di una società che po- re di atleti, tra allenamenti e competizio- siri, Babilonesi, Romani e Greci. Quello
neva l’uomo e non dio come valore asso- ni. Oltre alle competizioni proprie dell’ che è certo, è che lo sport è sempre esi-
L’atleta, muscoloso e proporzionato, atletica (le corse, il salto in lungo, il gia- stito, forse perché nasce dall’istinto della
vittorioso, espressione massima della vellotto, il pentathlon), trovano ampio competizione connaturato nell’uomo. Ma
bellezza maschile, orgoglio di tutta la spazio competizioni come il pugilato, il non sempre è stato codificato, come
collettività, veniva eletto a vanto della pancrazio, le gare ippiche, tutte classiche nell’antica Grecia o ai nostri giorni, in
comunità d’appartenenza, discipline olimpiche, documentate da canoni di comportamento da seguire.
ne era il campione capolavori come l’Anfora coi lottatori, di Nell’antica Roma il carattere sacro dello
Exekias (540-535 a.C.), o l’Anfora con sport lascia il posto agli istinti più brutali
luto. L’atleta, muscoloso e proporziona- l’effigie del vincitore, opera del Pittore dell’uomo, assumendo la funzione di
to, vittorioso, espressione massima della di Hearst (425-400 a.C.). Sono rappre- valvola sociale di sfogo attraverso i gio-
bellezza maschile, orgoglio di tutta la sentazioni, realistiche e mitologiche, che chi dei gladiatori. L’anfiteatro Flavio, il
collettività, veniva eletto a vanto della ritroviamo anche in altre antiche civiltà. Colosseo, assunse valore simbolico e
comunità d’appartenenza, ne era il cam- Danzatori e acrobati fanno parte dell’ ideologico: gladiatori, lottatori e belve,

a
pione. Il campione, figura di perfezione iconografia artistica dell’antico Egitto, esibiti nell’arena, venivano da tutte le
fisica e morale al tempo stesso, simbolo specie nella fase più sciolta e realistica parti del mondo conquistato da Roma.

sport
Mosaico dalla Villa del Casale -
Piazza Armerina (320-370 ca.)
e
dell’uomo che con il coraggio e la perse- del Nuovo Regno, mentre scene di tauro- Lo spettacolo del circo era una grande
veranza nell’agire supera i propri limiti machia, giochi di acrobati con il toro, le parata di trionfo, rinnovata continuamen-
oggettivi, rappresenta l’oggetto di mag- ritroviamo negli affreschi della civiltà te sotto gli occhi del popolo romano, per
giore interesse e rappresentazione cretese. Tra i mosaici della Villa del ca- celebrare la potenza di Roma. Tutti do-
dell’arte greca del periodo classico; basti sale a Piazza Armerina, risaltano quelli vevano partecipare, senza distinzione di
pensare alla celeberrima scultura in mar- del corridoio della Grande caccia, intesa classe sociale, e per questo il Colosseo
mo il discobolo, realizzata da Mirone come attività sportiva, e quello delle era capace di ospitare quarantacinquemi-
nel 460 a.C.. L’atleta vi è rappresentato Fanciulle in bikini, in cui su due registri la persone. Agli spettacoli di lotte e di
nell’istante che precede il lancio, quando si dispongono dieci fanciulle impegnate caccia si alternavano, in occasioni spe-
tutti i muscoli, in perfetta armonia, sono in esercizi atletici. Pagine di Omero sono ciali, strettamente legate alle celebrazioni
preparati all’evento. Lo sport per i greci state dedicate agli allenamenti sportivi imperiali, gli spettacoli di naumachia. Le
ha origini divine. Fu Eracle, figlio di degli Eroi, alle gare, alle vittorie ed ai naumachie erano battaglie navali ancora
Zeus, che per primo tracciò le linee di un giochi della collettività, come i giochi più micidiali delle lotte dei gladiatori,
sacro campo, dedicandolo a suo padre e funebri di Patroclo, pretesto per rinsal- dal momento che i combattenti erano
consacrandolo allo sport e al culto. Le dare l’unione della collettività e celebra- quasi sempre dei condannati, senza uno
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specifico allenamento. Con le nauma-
chie si inscenavano temi storici o
pseudo/storici: ogni flotta che veniva
affrontata rappresentava un popolo cele-
bre per la sua potenza marittima. Per
effettuarle era necessaria un’enorme
quantità di acqua, raccolta nella fossa
centrale dell’anfiteatro.

C i sono pervenute circa venti rappre-


sentazioni, quasi tutte del quarto stile
pompeiano, dell'epoca di Nerone e dei
Flavi, a testimonianza del fatto che que-
sto tipo di spettacolo andò intensifican-
dosi nel tardo impero. Memorabile, tra
gli spettacoli acquatici tenuti al Colosse-
o, un insieme di ondine e danzatrici in
acqua, impegnate in una sorta di nuoto
sincronizzato. Nelle civiltà precolombia-
ne dell’America del sud, invece, lo sport
assunse caratteri al contempo sacri e
sanguinari. Il rituale del gioco della pal- Un fotogramma dal film Olympia di Leni Riefenstahl
la serviva a garantire il sorgere del sole
nel cielo, propiziando magicamente il guerra, si rivolge l'attenzione dello sport Tralasciando le discutibili simpatie poli-
movimento degli astri. Durante queste nell'interpretazione che ne dà il nazismo. tiche, il risultato finale fu un capolavoro
competizioni, che si svolgevano in luo- Nel 1932 la giovane ex ballerina Leni dell’arte cinematografica del tempo:
ghi sacri circondati da mura, la palla Riefenstahl rimase folgorata, come Olympia. Il film, cui si accompagna una
doveva passare attraverso anelli di pietra molti suoi contemporanei, dalla potente stupenda colonna sonora, è l’esaltazione
fissati alle pareti, simili a quelli della oratoria di Adolf Hitler: da quel momen- della bellezza dello sportivo. Olympia si
moderna pallacanestro. Il campo da gio- to sarebbe diventata la cineasta ufficiale apre con le superlative immagini dell’
co rappresentava la terra, mentre la palla del partito nazionalsocialista. Hitler, che acropoli di Atene, con le sculture che
simboleggiava il sole, per cui il giocato- si reputava artista, vide in questa giova- esaltano la bellezza maschile, femminile
re che la lasciava cadere doveva essere ne donna colei che avrebbe potuto crea- ed ermafrodita. Infatti il discobolo di
sacrificato perché impediva al sole di re l'immagine di una Germania wagne- marmo s’incarna in un atleta che, dap-
sorgere nuovamente. riana che emanasse bellezza, potenza, prima lancia il disco, poi il giavellotto, e
forza e volontà di riscatto da utilizzare a infine tiene la fiaccola del fuoco olim-
Il campo da gioco rappresentava la
terra, mentre la palla simboleggiava fini propagandistici in patria ed all'este- pionico. Nel settembre del 1939 la Rie-
il sole, per cui il giocatore che la ro. L’ideale di bellezza proposto dalla fenstahl fece un viaggio in Polonia per
Riefenstahl fu naturalmente ispirato a documentare la vittoriosa avanzata tede-
lasciava cadere doveva essere
sacrificato perché impediva al sole quello classico greco. Nel 1936 la Rie- sca, ma tornò presto dal fronte, disgusta-
di sorgere nuovamente fenstahl venne contattata da Hitler e dal ta dalle atrocità commesse dall'esercito
Partito per realizzare un film celebrativo tedesco sul suolo polacco.
Invece che all'armonia dei corpi, gli in occasione delle Olimpiadi di Berlino. Stefania Lucia Zammataro
interessi sportivi dei futuristi si rivolgo-
no a quella delle macchine. All’inizio
del '900, le linee guida del programma
futurista erano tutte tese all’esaltazione
dell’azione, della velocità e del progres-
so. Di conseguenza, l’automobile e
l’audacia della corsa esaltano gli animi
degli artisti futuristi. Sul primo manife-
sto futurista, apparso sul Figaro del
1909, si legge: “ci avvicinammo alle tre
belve sbuffanti, per palparne amorosa-
mente i torridi petti. Io mi stesi sulla
mia macchina come un cadavere nella
bara, ma subito risuscitai sotto il volan-
te, lama di ghigliottina che minacciava
il mio stomaco”. Il punto 5 del Manife-
sto recita: “noi vogliamo inneggiare
all’uomo che tiene il volante, la cui asta
Discobolo di Mirone, 455 a.C.
ideale attraversa la terra, lanciata a
copia di età romana
corsa, essa pure, sul circuito della sua Discobolo, fotogramma dal film dall’originale in bronzo
orbita”. Di nuovo ai corpi, ma questa
Olympia di Leni Riefenstahl Museo Nazionale Romano
volta visti come perfette macchine da
29
O rmai rappresentano un dato im-
pressionante le numerose morti misterio-
se verificatesi, per esempio, nel cicli-
smo, uno degli sport più esposti alle
pratiche dopanti, che qualche anno fa ha
portato alla ribalta la tragica vicenda
dello sventurato campione Marco Panta-
ni. Pensiamo anche alle condizioni terri-
bili di molti calciatori colpiti da patolo-
gie devastanti, per le quali ormai esiste

G ià da molto tempo nello sport sono


degli atleti, sempre più condizionati da
una cultura deleteria della pratica sporti-
ben più di un sospetto di collegamenti
con le cure ed i presunti integratori som-
prestazioni sportive, doping, criminalità

ben lontani gli insegnamenti di Pierre de va che spesso, purtroppo, prima ancora ministrati dai medici delle società, alcu-
Coubertin ed in particolare il suo motto: che da dirigenti spregiudicati, è imposta ne già condannate in Aule Giudiziarie.
L’importante non è vincere, ma parte- dagli stessi genitori. Per non parlare delle numerose discipli-
cipare. E non sembra trovare particolare ne dell’atletica leggera, della lotta o il
ascolto l’affermazione di qualcuno che Ma anche altri sport, cosiddetti sollevamento pesi. Ma siccome i gravi
sosteneva che il campione non è chi va minori, ormai sembrano invasi, non problemi hanno l’abitudine a disporsi a
forte! Non importa di cosa lo sia, ognu- solo ai massimi livelli agonistici, dallo grappoli, ecco che la questione appare
no è grande per qualcosa. La verità è strapotere degli sponsor. ulteriormente complicata dalla presenza
che, sul piano generale, lo sport è ormai della criminalità mafiosa, come denun-
attraversato da tali e tanti interessi eco- Ma anche altri sport, cosiddetti minori, ciato dall’Associazione Libera già dal
nomici che, forse, non rappresentano un ormai sembrano invasi, non solo ai mas- 2003 con un rapporto sul fenomeno del
semplice aggiornamento di un mondo simi livelli agonistici, dallo strapotere doping e successivamente, nel 2005, con
che ha cambiato radicalmente i suoi degli sponsor e, conseguentemente, svi- un Convegno dal titolo emblematico La
connotati sociali. luppano dinamiche che determinano un mafia del doping. Il legame tra doping e
approccio molto preoccupante alle disci- mafia si è manifestato tanto evidente da
Non ci sono solo gli interessi
pline. Perfino il controllo, ancora larga- indurre l’allora Procuratore nazionale
economici, ma si è determinata la
mente insufficiente, di attività prevalen- antimafia, Pier Luigi Vigna, a costituire
diffusione di modelli culturali che
temente definibili di tipo ludico ed este- un gruppo di lavoro specializzato per
antepongono ad ogni altra
tico hanno fatto emergere scenari più monitorare il fenomeno su tutto il terri-
motivazione e valutazione,
che allarmanti. Infatti, le farmacie di torio nazionale. Un maestro dello sport e
la vittoria a tutti i costi come
molte palestre, anche quelle in cui il dirigente del CONI come Sandro Donati
fine unico e irrinunciabile
principale target di avventori richiede – irriducibile nemico del doping, nono-
di ogni impegno sportivo.
solo cure di tipo estetico, risultano fin stante le tante vessazioni subite – denun-

Non ci sono solo gli interessi economici, troppo fornite da prodotti chimici di ciava già dal 2005 la presenza egemo-
ma si è determinata la diffusione di mo- sintesi che, nella gran parte dei casi, si nizzante delle mafie nella gestione di
delli culturali che antepongono ad ogni configurano come autentiche sostanze farmaci e sostanze proibite in Europa,
altra motivazione e valutazione, la vitto- dopanti. Ma cos’è il doping? Semplice- dove indagini specifiche rivelavano che,
ria a tutti i costi come fine unico e irri- mente l’uso, talvolta l’abuso, di farmaci, nel solo 2004, circolavano circa tre ton-
nunciabile di ogni impegno sportivo. o di particolari sostanze, per ottenere di nellate di sostanze dopanti. Dati, quelli
Non si tratta solo di considerare i pesanti aumentare artificialmente il rendimento evidenziati da Donati, aggiornati da
condizionamenti su di uno sport miliar- dell’atleta. Ci sono norme precise che stime che, però, non ridimensionano
dario come il calcio, che risulta ormai considerano il doping una violazione certo la gravità della situazione, in ter-
intriso da una sorta d’inevitabile combi- grave all’etica dello sport e della pratica mini di quantità di sostanze illegali mo-
nato-disposto tra successo mediatico e medica, ma c’è anche da considerare vimentate e di aumento dell’ingerenza
profitto economico. Questa sorta di re- l’estrema pericolosità che esso assume mafiosa nella gestione di questo partico-
gola di riferimento viene metabolizzata nei confronti della salute degli atleti, sul lare traffico. Ovviamente, la Sicilia non
già a partire dalla fase adolescenziale piano fisico e psicologico. è fuori da questo fenomeno, che si pre-

30
che, ormai da molto tempo, non è più reati connessi ad attività mafiose dell’
possibile definire ipocritamente gioco. Avvocato e Procuratore sportivo Marcel-

P lo Trapani, legale dei boss Salvatore e


urtroppo, il problema di un oggetti- Sandro Lo Piccolo, e del dirigente del
vo e grave rischio d’infiltrazione mafiosa settore giovanile Giovanni Pecoraro. Per
riceve in Europa risposte diverse. Men- quanto riguarda l’altro interprete del
tre, per esempio, in Gran Bretagna ormai calcio maggiore nell’Isola, il Catania, al
da anni la Federazione ha inaugurato, in di là di passate presenze vicine alla so-
stretto contatto con l’Autorità Giudizia- cietà riconducibili ad un sistema di pote-
ria, un severo controllo di tutti i passaggi re cittadino più che chiacchierato, non
finanziari in ambito calcistico, in Italia i risulta nel tempo una situazione così
vertici federali si dimostrano meno con- intrecciata con clan mafiosi come nel
vinti della necessità di predisporre una caso della Palermo calcio. Solo recente-
strumentazione adeguata di contrasto, mente, in occasione del tragico episodio
dichiarando che il calcio italiano è im- della morte dell’Ispettore Filippo Raciti,
mune da infiltrazioni mafiose, nono- rimasto ucciso durante gli scontri prece-
stante il monito sollevato pochi mesi fa denti il derby siciliano di tre anni fa, la
dall’attuale Procuratore nazionale anti-
mafia Pietro Grasso. In tal senso, per ...la stampa ha parlato di generiche
parlare ancora della Sicilia, si possono presenze dentro il mondo dei club di
ricordare recenti inchieste d’infiltrazioni criminalità locale e di gruppi politici
mafiose nella società Palermo calcio che, di estrema destra.
da questo punto di vista, ha avuto una
senta ramificato e diffuso. Lo dimostrano vita abbastanza movimentata. Basta ri- stampa ha parlato di generiche presenze
operazioni di polizia, riguardanti un traf- cordare il delitto mafioso del 1985 del dentro il mondo dei club di criminalità
fico d’ingenti quantità di anabolizzanti e Presidente Roberto Parisi e l’arresto, un locale e di gruppi politici di estrema de-
farmaci fuori legge, verificatosi anno prima, dell’ex Presidente Gaspare stra. Insomma, al Catania calcio sarebbe
nell’ambiente delle palestre di body bul- Gambino, uno degli artefici della grande andata decisamente meglio che alla festa
ding di Siracusa, con l’arresto di cinque speculazione edilizia palermitana. In- della patrona della città, se è vero com’è
persone, tra allenatori e atleti e con altre quietante, sempre a metà degli anni ’80, vero, che dalle infiltrazioni delle fami-
denunce a piede libero di italiani e stra- anche la Presidenza dell’Avvocato Sal- glie mafiose catanesi non si è salvata
nieri. Ma la mafia è interessata allo sport vatore Matta, arrestato per truffa, mentre nemmeno Sant’Agata. Come hanno sve-
anche sul fronte, fondamentale per le nel 1997 viene arrestato il dirigente Li- lato sia un’inchiesta dell’anno scorso che
cosche, del riciclaggio del denaro accu- borio Polizzi, che condivide con il suo un processo in corso, la Santa sembra
mulato illegalmente, come riporta un Presidente Giovanni Ferrara l’accusa di onorata da un Comitato, magari non
allarmante rapporto dell’Ocse. Tale rap- concorso esterno in associazione mafio- proprio onorevole, ma sicuramente di
porto parte da un’importante considera- sa. Anche oggi, nell’era della vulcanica rispetto. Ci resta solo di fare nostro il
zione che riguarda il mondo del calcio. ma solida gestione societaria del patron commento amaro di un vecchio divotu:
Esso, sul piano economico-finanziario, Zamparini, si deve registrare una impor- Mancu Sant’Ajta po stari quieta”.
è uno straordinario mercato, ma è ancora tante iniziativa della Magistratura. Que-
privo di un corpo normativo adeguato a sta, mentre ha escluso responsabilità Giovanni Abbagnato
fronteggiare le degenerazioni di qualcosa della società, ha ordinato l’arresto per

31
lo sport nella società e nella letteratura latina

I l termine sport ha una lunga storia: tra


le possibili etimologie c’è quella secon-
due a due; i duelli potevano concludersi
anche con la morte. Al termine, era il
popolo o l’imperatore stesso (come di-
che, dopo essere stati aizzati dal lancio
di grossi fantocci di panno rosso, detti
pilae, venivano trafitti, dopo gare este-
do la quale deriverebbe dal termine lati- menticare il gesto di Nerone?) che, pro- nuanti, dal gladiatore armato. Oggi, sa-
no deportare, con il senso di uscire fuori tendendo il pugno con il pollice all’ingiù rebbe una quantità di materiale per le
porta, cioè uscire al di fuori delle mura (pollice verso), sanciva irrevocabilmente associazioni degli animalisti! Che certe
cittadine per dedicarsi ad attività sporti- la condanna definitiva dello sconfitto, categorie di uomini fossero trattate alla
ve. Le competizioni sportive a Roma ossia la sua morte per mano del vincitore stregua delle bestie (con tutto il rispetto
erano chiamate ludi. Tra questi ce o di altri. Nel caso di una gara partico- per queste ultime) era verificabile dal
n’erano alcuni, di carattere agonistico, larmente apprezzata dal pubblico, il vin- fatto che la venatio (la “caccia”) non era
che prevedevano un considerevole di- citore, se schiavo, talvolta, poteva otte- solo degli uomini verso gli animali ma
spendio fisico di energie: i circenses, nere la libertà. Uno spettacolo ancora spesso anche viceversa. Ciò che rimane-
così detti perché si eseguivano nelle più cruento e sanguinario erano le vena- va sul campo degli esiti di questi com-
arene, nei circhi. Consistevano in spetta- battimenti è facile da immaginare. In-
I gladiatori, in maggioranza
coli diversi tra loro: i più comuni erano i somma, un vero e proprio spettacolo di
schiavi, prigionieri di guerra,
ludi gladiatorii che i Romani importaro- cui godere, divertente e coinvolgente,
precedentemente addestrati
no dagli Etruschi. Si trattava di combat- visto che il pubblico poteva partecipare
da maestri, potevano essere anche
timenti, in origine allestiti da privati con consensi, acclamazioni e
criminali condannati ai lavori forzati
cittadini in occasione di cerimonie fune- quant’altro! Il biografo Svetonio, in una
o alla pena capitale o anche
bri, successivamente organizzati pubbli- delle sue “Vite” dedicate agli imperatori,
volontari, liberi o liberti, che
camente anche per altre circostanze. I nella fattispecie in quella riguardante
ricevevano uno stipendio.
gladiatori, in maggioranza schiavi, pri- Nerone, racconta che, in occasione di
gionieri di guerra, precedentemente ad- tiones, in cui i gladiatori combattevano uno spettacolo, costui, noto megaloma-
destrati da maestri, potevano essere an- contro delle bestie feroci. ne, scese nell’arena disarmato o forse
che criminali condannati ai lavori forzati armato solo di una clava, per affrontare
o alla pena capitale o anche volontari, A differenza della corrida, non erano e uccidere un leone. Lo si sarebbe detto
liberi o liberti, che ricevevano uno sti- solo tori, ma tigri, leoni, pantere fameli- “audace” se non si fosse trovato davanti
pendio. I contendenti si affrontavano a che, provenienti da caverne sotterranee, un praeparatus leo, ossia un leone pre-
cedentemente e abilmente ammansito,
reso del tutto innocuo, di fronte al quale
perfino Nerone sarebbe potuto sembrare
Russell Crowe ne Il gladiatore! Che
cosa non si faceva per conquistare il
pubblico! Ed ancora c’erano i ludi delle
naumachie, simulazioni di combattimen-
ti navali con cui i Romani avevano scon-
fitto i popoli avversari. Venivano realiz-
zati in specchi d’acqua naturali, come
fiumi o laghi, o in appositi bacini pro-
gettati da ingegneri. Le navi non erano
veri e propri galeoni, ma piccole imbar-
cazioni come triremi e quadriremi. Spes-
so, gli schiavi venivano utilizzati per
mettere in scena le battaglie e veniva
dato loro il ruolo dei perdenti e non solo
morivano nel “copione”, ma anche nella
Fotogramma dal film “Il gladiatore”, 2000 realtà. Fra le altre attrattive del Circo

32
immaginati, un vocìo, un gridare in tutti
i toni che ti fa desiderare d’esser sordo;
sento il mugolio di coloro che si eserci-
tano coi manubri; emettono sibili e re-
spirano affannosamente. Se qualcuno se
ne sta buono buono a farsi fare il mas-
saggio, sento il picchio della mano sulla
spalla, e un suono diverso a seconda
che il colpo è dato con la mano piatta o
incavata. Quando poi viene uno di quel-
li che non può giocare a palla, se non
grida e incomincia a contare i colpi ad
alta voce, è finita. C’è anche
l’attaccabrighe, il ladro colto sul fat-
to…; e quelli che fanno il tuffo nella
vasca per nuotare, mentre l’acqua
spruzza rumorosamente da tutte le parti.
Fotogramma dal film “Ben Hur”, 1959 Ma per lo meno questi metton fuori la
voce che è la loro. Pensa al depilatore
c’erano le gare dei cocchi: gli aurighi oppure mentre un magnifico animale è che ogni poco fa un verso in falsetto per
guidavano le quadrighe stando in piedi passato da parte a parte da uno spiedo?” offrirti i suoi servigi; e non sta zitto che
sul carro. La sfida consisteva Un’altra forma di sport, non a livello quando strappa i peli a qualcuno; ma
nell’arrivare per primi al traguardo dopo agonistico, era quella esercitata nelle allora strilla chi gli sta sotto”. Molti
aver fatto un certo numero di giri. La palestre annesse alle terme. La palestra giovani, alle terme, preferivano l’attività
maggiore difficoltà era nel girare intor- era solitamente circondata da portici, sportiva nel Campus Martius: chi caval-
no alla meta (un cono di pietra dalla aveva stanze adibite a bagni, spogliatoi, cava, chi faceva evoluzioni, chi guidava
esedre con sedili. In seguito, la sua fun- velocissimi cocchi, chi si addestrava a
Si giocava a palla in locali appositi zione si ampliò e divenne sede di con- tutti i giochi della palestra. Uno sport
(sphaeristeria) per favorire la versazioni e di scuola. Nelle terme, i che era molto diffuso era il nuoto. I più
traspirazione e apprezzare poi ancor Romani erano soliti fare anche giochi forti attraversavano il Tevere, anche più
più gli effetti ristoratori del bagno. con la palla che impegnavano il corpo in volte, vincendone la forte corrente. Po-
La palla era fatta con pelli di animali un salutare sforzo fisico. Si giocava a trei scrivere di altri tipi di sport che si
disseccate e riempite di lana palla in locali appositi (sphaeristeria) praticavano a Roma… Preferisco con-
o piume e anche, ma in modo assai per favorire la traspirazione e apprezza- cludere con un acrostico sull’ argomen-
rudimentale, d'aria. re poi ancor più gli effetti ristoratori del to, valido nell’antica Roma come oggi.
bagno. La palla era fatta con pelli di
base larga con la punta arrotondata), animali disseccate e riempite di lana o S PORT (è):
cercando di rasentarla, senza cadere, in piume e anche, ma in modo assai rudi- P ENSARE
modo da fare una curva quanto più stret- mentale, d'aria. Seneca, nelle Epistulae O SARE
ta possibile, nel minor tempo. morales ad Lucilium 56,1-2, ci ha la- R ILASSARSI
Un’avvincente ed indimenticabile gara sciato un’umoristica testimonianza di T EMPRARSI
di cocchi è quella di un vecchio, intra- quello che avveniva nelle terme princi-
montabile film: “Ben Hur”. I ludi cir- pali: “Abito proprio sopra un bagno; Vincenza Iannelli
censes si svolgevano nel Circo Massimo
o nel Circo Flaminio; in seguito anche Sir Lawrence Alma-Tadema,
nell’Anfiteatro Flavio, riservato agli Le terme di Caracalla, 1899,
spettacoli più imponenti. Significativa particolare, olio su tela,
del grande consenso popolare che ave- collezione privata
vano questi ludi era l’espressione panem
et circenses che il poeta Giovenale
scrisse all’inizio del II secolo d.C. in
Satire, 77-78. Egli, con tono critico e
snobistico, voleva sottolineare la facilità
con cui il popolo poteva essere conqui-
stato, facendo leva su due suoi punti
deboli: il cibo e gli spettacoli. Che dire
di Cicerone il quale, in Ad familiares
VII,1, arriccia il naso di fronte a tanta
crudeltà gratuita e definisce sarcastica-
mente questi spettacoli: communis mi-
mos “dozzinali spettacoli di mimo”e al
paragrafo 3 dice: “Quale piacere può
mai provare un uomo di buon gusto,
mentre un uomo inerme viene fatto a
pezzi da una belva troppo più forte di lui

33

lo sport ricostruisce le collettività distrutte dalle calamità

Lo sport come strumento di intervento sociale


dopo un disastro ambientale e civile


L e persone che sperimentano eventi
stressanti e sopravvivono a disastri -
duate alcune principali fasi di intervento:
il soccorso, l’analisi dei bisogni primari,
la stabilizzazione e la ricostruzione. Le
relativamente variabile perché dipende
dal tipo di disastro e dalle condizioni
preesistenti di sviluppo socio-economico
naturali o provocati dall’uomo (vedi prime due fasi consistono nel far conver- della comunità colpita.
glossario) - subiscono perdite di diversa gere ogni energia nel soccorso della po-
natura: di persone care, di salute fisica, polazione interessata e nella rilevazione Interventi educativi, sociali e animativi
di equilibrio psichico, di proprietà mate- delle necessità essenziali alla sopravvi- Accanto ai professionisti della “cura” e
riali, di sicurezza all’interno della pro- venza dei superstiti. del “soccorso” (medici, paramedici, in-
pria comunità. La “reazione” all’ emer- La fase “acuta” comprende le cure medi- fermieri e psicologi clinici dell’ emer-
genza dipende da molteplici fattori indi- che di emergenza, la riunificazione dei genza) che si attivano immediatamente
viduali sia psichici (aspetti della perso- familiari, il censimento della popolazio- dopo il disastro, si configurano anche
nalità, capacità di affrontare le difficoltà ne, l’approvvigionamento di cibo, vestiti altre figure professionali che affiancano i
e gli eventi stressanti, meccanismi di e alloggi temporanei, oltre che il recupe- percorsi di riabilitazione psico-fisica con
difesa e capacità di elaborare la situazio- ro di beni materiali e di strutture ancora interventi di natura educativa e sociopsi-
ne, flessibilità, ecc.), sia fisici (patologie utilizzabili. Trascorso questo periodo di cologica. Insegnanti, educatori, psicologi
o disabilità precedenti o derivate primo soccorso, che può durare anche dell’educazione, esperti in animazione,
fino a 4 mesi dopo il disastro, subentra la esperti in attività fisiche e sportive, se
Dopo un disastro, possono essere fase di stabilizzazione in cui si prende specializzati in questo tipo di intervento,
individuate alcune principali fasi di consapevolezza – anche psicologica – rappresentano una preziosa risorsa anco-
intervento: il soccorso, l’analisi dei della distruzione e delle perdite e richie- ra prima della fine della fase di soccorso.
bisogni primari, la stabilizzazione de un considerevole lavoro di accettazio- Anzitutto, per garantire un ritorno alla
e la ricostruzione... ne e di assestamento dell’esistente. Infi- “normalità” rappresentato dai servizi
ne, nella ricostruzione le comunità rie- scolastici per i minori, ma anche per
dall’evento catastrofico, ecc.). scono ad emergere dalla disperazione ritagliare degli spazi psicologici dedicati
Le difese psicologiche (negazione, rimo- verso la guarigione. Il percorso di stabi- alla condivisione e al rilassamento per
zione, congelamento affettivo) attivate lizzazione può durare fino a 2 anni, men- tutti gli appartenenti della comunità, per
da chi subisce una catastrofe ambientale tre la fase di ricostruzione diversi anni. inserire programmi educativi rivolti a
o civile, possono rivelarsi forti e insidio- Tuttavia, la durata delle fasi descritte è fasce specifiche della popolazione per
se, traducono l’angoscia e la difficoltà di
tollerare un evento totalizzante come una
guerra o un terremoto devastante e impe-
discono di fronteggiare l’emergenza.
Anche i fattori di natura sociale (reti di
supporto parentali o amicali e servizi
della comunità) possono contribuire ad
affrontare un’emergenza, ma possono
anche essere fortemente indeboliti dal
disastro. Infine, il tipo di evento speri-
mentato e aspetti quali il preavviso che
l’individuo ha avuto per prepararsi,
l’impatto sulla comunità e le dimensioni
che questo ha avuto sul coinvolgimento
della popolazione determinano la rispo-
sta che la comunità stessa può dare
all’emergenza.

Le fasi di intervento post-disastro


Dopo un disastro, possono essere indivi-
dopo il terremoto
34
sociali, le attività fisiche e sportive co- rivolti alle necessità dei gruppi ai quali
stituiscono uno strumento educativo si rivolgono, realizzati attraverso una
semplice ma efficace a più livelli nei pianificazione che rispetti le competenze
contesti post-catastrofici. di chi dovrà attuarli e devono prevedere

L e attività fisiche, lo sport non com-


petitivo, ma anche il gioco – da quello
il coinvolgimento di tutta la comunità.
Uno dei rischi nei quali si incorre in
questi casi, è quello di una sovrapposi-
tradizionale a quello educativo – produ- zione di azioni simili. Per essere effica-
cono numerosi benefici psicofisici e ce, un intervento deve differenziarsi da
costituiscono un contesto privilegiato di altri che sono già stati attuati da altre
apprendimento e di scambio interperso- istituzioni, enti, associazioni di volonta-
nale. Attraverso lo sport, l’attività di riato. Non è nemmeno fruttuosa una
movimento e il gioco è possibile condi- sovrapposizione dei tempi con interventi
videre esperienze, obiettivi e valori, e- in momenti in cui è in corso un altro
sprimere intenzioni ed emozioni attra- intervento animativo oppure concentran-
uno tsunami verso canali non esclusivamente verbali. do in un periodo troppo circoscritto e-
informare sulle modalità igieniche e di Gli interventi psicosociali basati venti diversi. Per non intralciare il lavo-
approvvigionamento, per sostenere atti- sull’attività sportiva e fisica possono ro che in parallelo svolgono i servizi
vità ludiche del tempo libero o ancora aiutare le persone che hanno subito un sociali, sanitari o della protezione civile
per contrastare il riverbero traumatico evento catastrofico a potenziare le pro- è necessario, dunque, coordinare le forze
che discende dalle situazioni catastrofi- prie strategie di coping (vedi glossario) di tutti. La realizzazione di un intervento
che. Le azioni socio-educative, quindi, e a costruire competenze per migliorare post-disastro presuppone anche una ri-
vengono svolte parallelamente alle atti- la propria resilienza (vedi glossario). I flessione di “sistema” – effettuata tra le
vità terapeutiche rivolte invece alla ria- programmi psicosociali che utilizzano lo diverse istituzioni, i soggetti che opera-
bilitazione sia fisica sia psichica delle sport e le attività motorie come strumen- no nel territorio e la comunità stessa –
persone colpite da disastri: entrambi gli to consistono in qualcosa di più di un anche attraverso attività socioeducative
interventi, seppur con azioni e strumenti semplice insegnamento di abilità o di che sostengano la ricomposizione della
differenti, perseguono la finalità genera- una competizione sportiva, ma pongono fiducia e dell’impegno delle persone
le di consentire ai destinatari di ritrovare l’accento sulla cooperazione, sulla capa- colpite. Per fare questo, si deve interve-
o di costruire competenze per affrontare cità supportiva reciproca delle persone nire non più solo per gestire l’emergenza
l’emergenza in corso e avviare la fase di coinvolte e sulla capacità di fronteggiare immediata ma per realizzare azioni com-
ricostruzione. lo stress, sulla valorizzazione e sul po- plessive, gestite dai cittadini, dal terzo
tenziamento delle risorse positive di settore, dalla protezione civile e dalle
Lo sport come strumento di intervento ciascuno. Per far ciò, i programmi psico- istituzioni, in una sinergia efficace.
All’interno degli interventi educativi e sociali devono essere specificamente Simona Nicolosi

Glossario
1. Disastri naturali o provocati dall’uomo
I disastri sono generalmente classificati in relazione alle cause determinate. Pertanto, per disastri naturali si intendono eventi
come terremoti, uragani, tsunami, valanghe, alluvioni, ecc. caratterizzati da perdite materiali o ambientali che superano la
capacità della comunità colpita di fronteggiare le difficoltà utilizzando esclusivamente le proprie risorse; per disastri provoca-
ti dall’uomo (man-made disaster) si includono invece tutti gli eventi causati in forma diretta dall’uomo come le guerre, i con-
flitti di diversa natura, gli attentati terroristici, ecc. (AA.VV., Sport and physical activity in post-disaster intervention. I-
CSSPE eds., Berlin, 2008, p.23).
Alcuni disastri naturali potrebbero essere inclusi tra le responsabilità umane - individuali e collettive - ma in questi casi si
parla generalmente di effetti indiretti dell’azione dell’uomo sulla natura. Questa distinzione comporta, chiaramente, una serie
di differenze nell’impatto sulla popolazione coinvolta e nel tipo di intervento da operare. La distinzione fondamentale tra
disastri naturali e causati dall’uomo, come sottolineato da Ordner e Schnyder, riguarda la questione che “[…] le comunità
che hanno sperimentato disastri naturali tendono a rimanere insieme, invece le comunità che hanno vissuto un conflitto belli-
co tendono ad andare a pezzi” (Ordner & Schnyder, Reconstructing early intervention after trauma, Oxford University Press,
2003, pp.82-92).
2. Coping
La parola inglese coping deriva dal verbo to cope che significa ‘far fronte a’. Nella spiegazione dei processi psicologici, si
utilizza il termine coping per indicare gli sforzi comportamentali, cogniviti ed emotivi di un individuo per affrontare gli even-
ti stressanti, dalla soluzione dei problemi più semplici ai più traumatici e tragici.
3. Resilienza
Resilienza deriva dal latino resalio, iterativo di salio, che significa saltare, rimbalzare.
Il termine inglese resilience o resiliency significa anche elasticità ed è utilizzata per indicare anche la capacità di recupero del
corpo umano. La resilienza, sul piano psicologico, è “la capacità o il processo di […] costruire e riuscire a riorganizzare posi-
tivamente la propria vita nonostante l’aver vissuto situazioni difficili che facevano pensare ad un esito negativo” (Malaguti E.
e Cyrulnik, B., Introduzione. In E. Malaguti, Educarsi alla resilienza. Erickson, Trento, 2005, pp. 9-14). È la capacità di
“rimanere in piedi”.

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Locandina della pièce teatrale “Sporting Life” scritta da Cecil Raleigh e Seymour Hicks. Litografia Strobridge Co., New York, c.1898.

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