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In relazione alle polemiche che sono seguite alla contestazione del Ministro Giannini a
Ferrara la sera del 17 settembre, la Segreteria della CGIL di Ferrara ritiene necessario
fare alcune puntualizzazioni e riflessioni a partire dal carattere della contestazione:
sicuramente non nella tradizione e nella cultura delle OOSS confederali interrompere
lo svolgimento di manifestazioni di organizzazioni sociali o politiche o impedire a
chicchessia di prendere la parola.
E del resto nessuna delle organizzazioni e associazioni ferraresi firmatarie del comunicato
del 18 settembre ha rivendicato la paternit della modalit della contestazione. N la
hanno approvata. Anzi stato espresso rammarico per come si conclusa la serata.
Nessuno di loro ha detto hanno fatto bene come ha voluto semplificare la stampa.
Ma ci che fa discutere che non c' stata quella presa di distanza che forse troppo
semplicemente si dava per scontata.
Si invece cercato di dare una spiegazione al fatto che parte rilevante dei presenti,
certo trainati da un nucleo intenzionato, ha sfogato la rabbia e la delusione non solo per
i contenuti della riforma ma anche, e forse soprattutto, per un metodo di governo che ha
scientificamente deciso di rendere le istituzioni impermeabili al confronto con le istanze
sociali anche quando queste sono largamente rappresentative delle persone interessate
dai provvedimenti del Governo e portatrici di proposte avvertite come pi rispondenti ai
bisogni della scuola pubblica cos come tratteggiata dalla Costituzione Italiana. E questo
decisionismo appare tanto pi grave perch praticato forzando continuamente la mano al
Parlamento.
E' in questa torsione autoritaria, inaugurata con il Jobs act, che impronta l'azione del
Governo Renzi, e che viene pure rivendicata con orgoglio, che sta il cuore del problema
e non lo si esorcizza dando del fascista a chi protesta (magari con modalit sbagliate).
Per questo anche le affermazioni che appaiono pi pacate non riescono a nascondere
questa concezione povera e pericolosa della democrazia. Al di la delle intenzioni
l'affermazione che il solo modo civile di manifestare il proprio malumore il voto,
conferma l'irrilevanza di ogni espressione sociale e di ogni sua manifestazione e
dimensione organizzativa, ed offensiva anche della autonomia dalla politica di quelle
formazioni sociali (a partire dalle organizzazioni sindacali) che in quanto tali non
partecipano alla competizione elettorale ma perseguono i loro obiettivi davanti a
maggioranze e governi di segno diverso e anche opposto. Poi ci si pu consolare dei
sondaggi in risalita e ignorare che il 40% degli intervistati pensa di astenersi. Ma anche
questo viene visto con noncuranza. La politica viene cos ridotta a pura contesa per
l'esercizio di un potere che ha mano libera fino a nuove elezioni. Una dittatura della
maggioranza pro tempore che, con l'esercizio di un potere che non ammette di essere
contraddetto o ostacolato, tende a confermarsi e a perpetuarsi. Torsioni cos forti della
nostra democrazia non possono non produrre reazioni. Innanzitutto perch contrastano
con la lettera e lo spirito della nostra Costituzione che pone la piena partecipazione dei
lavoratori alla vita politica economica e sociale come metro di misura della effettiva
21 settembre 2015
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