Italiana Falconieri
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Gonzaga, da pochi anni innalzato alla dignit di duca, per il dono di falconi
inviati alla Maest del re.
[] Da soi falconeri Vostra excellentia Haver inteso quanto li soi falconi
habino satisfato a questa Regia Maest, et quanto gli resti obligata [].
Le relazioni con il re di Francia, dopo la battaglia di Fornovo sul Taro (6
luglio 1495), furono riallacciate da Francesco Il Gonzaga nel settembre
1499 con un dono di falchi a Luigi XII. [...] post scripta. Farai intendere
alla Maest Christianissima che li falconi che sono in tanta perfectione, et
de quali te dessimo commissione li parlassi, tutta volta segueno in bene
mutandossi; sich per tempo seranno in ordine et aparechiati, et a noi
una hora pare uno anno potergeli mandare, aci che la ni possi pigliare
recreatione, come desyderamo in questo et in ogni altra cosa che sii de
contento di essa Maest [...].
Lo scambio di doni tra potentes aveva quindi una sua specifica ragion
dessere, per lassunto che vuole il principe rimirare se stesso nel falcone,
nel campione bello, fortissimo, agguerrito e vincitore.
Donare un bellesemplare significava partecipare un poco della forza
carismatica del principe e dimostrare la sua liberalit, concedendo al piacere altrui rapaci che mai, per la loro bellezza e bravura, avrebbero
dovuto n potuto per altri termini lasciare le falconiere di casa.
Tanto lesemplare donato esprimeva i requisiti di perfezione, tanto il
donatore ne veniva esaltato e gratificato.
Questo non accadeva tuttavia per la gente comune, per i funzionari, per
gli ambasciatori, per i notabili, per coloro che non erano da considerarsi
alla stregua di duchi, re, papi ed imperatori.
Le richieste di quelli che si potrebbero definire dei postulanti fioccavano a
decine, a centinaia. A tale insistenza il principe non poteva sempre
rispondere affermativamente.
Ecco allora le scuse pi inverosimili, o quelle pi penose, o ancora quelle
che chiaramente sottintendevano un rifiuto che non aveva alcuna ragione
per non essere tale.
Ma anche questo faceva parte del gioco delle Corti, di una piaggeria
portata spesso alleccesso o dellinfima considerazione da sottolinearsi con
un palese diniego.
Insomma, chiedere uccelli da preda al principe rientrava nella normalit;
ma proprio attraverso la risposta affermativa o meno del principe che si
potrebbe stilare una graduatoria dei personaggi graditi o meno alla Corte;
quelli ai quali si dava importanza; quelli che veramente non ne avevano;
coloro ai quali non veniva nemmeno concesso il piacere della risposta;
quelli, infine, cui si concedeva una risposta che, nei termini, era peggio
deI rifiuto o dellindifferenza. Naturalmente anche il testo della lettera di
richiesta era radicalmente diverso a seconda della differenza di ceto
sociale tra il postulante e il principe.
Da quanto detto risulta chiaramente che la falconeria ebbe durante il
Rinascimento uninfluenza sociale di non poco momento poich consentiva