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19 febbraio 2010
Hotel Principe, via Alessi, 24 - Catania
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“La Conoscenza oltre la Crisi”
Relazione del Segretario Generale
Lillo FASCIANA
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1) I Congressi di base
Care compagne, cari compagni,
il 2° Congresso della Flc Cgil segna un momento importante per il percorso di
unificazione avviato nel 2004: il settore della Conoscenza si è sempre più consolidato
e la trasversalità dei temi affrontati ha mostrato chiaramente che la scelta fatta dal
nostro sindacato ha rafforzato gli elementi di Confederalità che lo hanno da sempre
caratterizzato.
Abbiamo svolto 39 assemblee in tutta la provincia raggiungendo quasi la metà dei
nostri iscritti e parlando a tanti lavoratori non iscritti; la partecipazione ai lavori
congressuali, nel complesso, è stata dignitosa .
Il confronto nelle assemblee di base ha portato in superficie il malessere, il disagio e
talvolta la sfiducia che, in una fase politica ed economica così difficile e complessa,
accompagnano la nostra categoria.
La riduzione generalizzata dei diritti di rappresentanza sociale con la conseguente
riduzione dei diritti sindacali nei luoghi di lavoro, indebolisce il mondo dei lavoratori
e ne attenua la capacità di lotta.
Eppure, tra tanto scetticismo, traspare, qua e là, una voglia nascosta di spendersi
ancora, di testimoniare che un altro modello di sviluppo è possibile, che non
possiamo abbandonare il campo all’individualismo sfrenato che alberga nelle
coscienze, al corporativismo, al liberismo più oltranzista, alla mercificazione dei
saperi e della vita delle persone.
Emerge la necessità, nell’area più consapevole, di spostare l’azione dalla sfera
individuale a quella collettiva, attraverso l’aggregazione di forze che diano corpo a un
progetto politico e sindacale che rappresenti le istanze del mondo del lavoro, dei
precari, dei disoccupati, dei soggetti che non hanno la cittadinanza dei diritti.
Il Premio Nobel per l'economia, Paul Krugman, nel suo libro Economisti per caso e
altri dispacci della scienza triste, scrive: “La quintessenza della disumanità del
capitalismo (..) è il fatto di considerare il lavoro alla stregua di una merce (…) Un
commerciante può vendere molti beni, ma un lavoratore ha di norma un solo lavoro,
che gli fornisce non solo il sostentamento, ma spesso anche il suo senso di identità.
Una merce non venduta è un problema, un lavoratore senza impiego una
tragedia”
Non è più tollerabile che le imprese continuino a usare violenza ai territori e alle
persone, utilizzando, spesso, i contributi statali, per poi abbandonarli ai loro destini
quando odorano possibilità di maggiori guadagni. E’ una logica che non possiamo
accettare, occorre che le imprese assumano come linea guida quella responsabilità
sociale, da più parti evocata, che potrebbe permettere di attivare processi di
solidarietà collettiva in grado di dare risposte concrete ai lavoratori nei periodi di
crisi.
“Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza” dice Ulisse
ai suoi compagni quando giungono ai confini del mondo allora conosciuto,
esprimendo così l'intrinseca necessità che spinge l'uomo ad aggiungere nuovi saperi
per soddisfare bisogni materiali e immateriali. Poi continua dicendo:
“ Li miei compagni fec'io sì aguti, / con questa orazion picciola, al cammino, /che a
pena poscia li avrei ritenuti”.
Mi si permetta l’azzardo, è la metafora della ricerca di base. I compagni di Ulisse
non cadono nella trappola della sua oratoria, ma danno nutrimento al seme della
conoscenza che viene loro iniettato dal figlio di Laerte attraverso un investimento
assoluto, senza ritorno, che li porta verso l'ignoto; verso la possibile morte per amore
del sapere; ed è talmente elevata la frenesia che trasformano i loro remi in ali per il
“folle volo” (“ e volta nostra poppa nel mattino / de' remi facemmo ali al folle
volo…”)
Non pretendiamo così tanto dalla Gelmini: chiediamo semplicemente di investire,
soprattutto nella ricera di base, parte dei soldi che consegniamo quotidianamente a
Tremonti, i nostri soldi, per consentire al paese uno sviluppo equilibrato e sostenibile
e per dare opportunità alle future generazioni.
6) Catania precaria
A Catania la precarietà ha assunto dimensioni tragiche; nella scuola la contrazione di
1.500 posti per l’anno scolastico in corso ha creato tensione e disperazione, che si è
tramutata in rabbia e contestazione. Tra l'altro, in Sicilia una parte corposa del taglio
ha gravato sul sostegno, rendendo difficile assicurare la didattica agli alunni disabili.
I nostri precari dal 1° settembre 2009 occupano, seppur con modalità diverse, l'USP;
siamo già al 6° mese. L'anno prossimo avremo un taglio ulteriore di almeno 1.000
unità lavorative; in una condizione generale in cui il lavoro nell'intera provincia segna
il passo, ciò aggraverà maggiormente l'impatto sociale nel territorio.
Tanti precari sono partiti per le città del Nord. Non è certamente una tragedia, siamo
abituati, lo abbiamo fatto noi e prima ancora i nostri padri. Tuttavia sono risorse
intellettuali che scappano, non per libera scelta, ma perché costretti; sono energie che
perdiamo, aggiungendo alla desertificazione industriale la desertificazione
intellettuale.
7) Università, ricerca
Anche nell'Università di Catania cominciamo a registrare forti sofferenze a causa dei
pesanti tagli. La nostra preoccupazione va a quei lavoratori di Lettere, tecnici e
amministrativi, che, dopo anni di lavoro non hanno avuto il rinnovo del contratto; agli
studenti che registreranno una riduzione generalizzata dell'offerta formativa e
dovranno subire gli effetti deleteri del numero chiuso; ai precari della ricerca che
giustamente reclamano stabilità e diritti che il loro status ad oggi non prevede.
Sul precariato della ricerca e della didattica negli Atenei riteniamo vada fatta una
discussione ampia, così come sul precariato del Policlinico, dai sociosanitari
esternalizzati sempre in balìa delle cooperative, ai medici che ormai da anni lavorano
nell'incertezza del futuro.
Riteniamo vada aperto un tavolo di confronto per determinarne l'anagrafe della
Ricerca per consentire di fotografare il reale funzionamento dell'Ateneo, rilevare il
ruolo che il precariato assolve al suo interno e fornire la base per
la pianificazione del reclutamento in funzione non solo delle
risorse finanziarie disponibili, ma anche dei tempi del turn-over e
delle progressioni delle carriere, in un Ateneo che conta poco meno
del 4% di docenti sotto i 35 anni.
E perché non pensare, inoltre, all'istituzione di una Commissione
Permanente sul Precariato con compiti di monitoraggio e di
indirizzo nonché all' introduzione della rappresentanza dei
precari della ricerca e della didattica (assegnisti, docenti a
contratto) negli organi collegiali di ateneo, facoltà e dipartimenti.
Su questa partita consegneremo al Rettore dell'Ateneo di Catania una piattaforma con
una richiesta formale di incontro.
La precarietà nel nostro comparto produce un danno duplice perché oltre a non dare
certezze alle persone comporta discontinuità nei processi formativi e ne abbassa la
qualità. La lotta alla precarietà per La Cgil e per la Flc rimane prioritaria nelle
piattaforme rivendicative a tutti i livelli.
Il sistema formativo che vogliamo deve avere una dimensione pubblica e laica, e
avere come quadro valoriale di riferimento la democrazia, la tolleranza, il rispetto
delle diversità e sappia formare le nuove generazione al sapere critico.
Il sistema formativo che vogliamo non è irrilevante rispetto a un nuovo modello
sociale e a un nuovo modello di sviluppo economico.
La Ricchezza delle Nazioni non può essere riscontrata nella sommatoria dei beni e
servizi prodotti, “a prescindere”, ma in una misurazione correlata alla qualità della
vita delle persone, nel rispetto di un equilibrio ambientale che deve essere preservato
come bene prezioso, sapendo che è un dovere di ciascuno quello di tramandarlo alle
future generazioni in buono stato di salute.
Il mio convincimento personale è che in una situazione di contrazione dei diritti dei
cittadini e di riduzione della rappresentanza sociale nei luoghi di lavoro che non ha
precedenti, (la risposta di Sacconi alla richiesta che la CGIL pone sulla
rappresentanza sindacale, insegna!), un sindacato come il nostro debba promuovere
un conflitto forte che dia il segno netto di una volontà determinata nel contrastare un
disegno nefasto che arrecherà enormi danni al nostro paese.
Riannodare i fili coi movimenti e con le associazioni diventa in questa fase
essenziale.
Nelle prossime settimane a livello regionale si deterrmineranno gli organici della
scuola e i 41.600 tagli previsti per il prossimo anno scolastico tra personale docente e
ATA assumeranno consistenza concreta nelle singole realtà scolastiche con tutto ciò
che significherà in termini di ricaduta sull'offerta formativa, sui lavoratori precari e su
quelli di ruolo.
L'acquisizione della consapevolezza su ciò che accadrà, potrebbe rappresentare il
momento giusto, forse l'ultimo, per avviare una mobilitazione articolata all'interno di
ciascuna scuola, a partire dalle semplice assemblee per socializzare le ricadute della
riforma, continuando con l'approvazione di documenti di dissenso, assemblee
permanenti, occupazioni simboliche, senza escludere a priori forme di protesta che
possano avere il crisma della radicalità e alle quali, a mio avviso, dobbiamo guardare
con estrema laicità sindacale, se condivise dall'intera comunità scolastica.
In questi due anni abbiamo profuso un impegno costante sia a livello politico che
sotto il profilo meramente organizzativo.
La Flc Cgil è stata dentro i processi politici che hanno interessato la città e attraverso
un’ intensa collaborazione con la CGIL provinciale, non ha mancato di esprimere la
propria azione in tutti i momenti importanti per il nostro comparto, per il mondo del
lavoro, del precariato, dei migranti.
12) RSU
Abbiamo fatto un dignitoso lavoro anche con le RSU, malgrado Brunetta, ampliando
i momenti di incontro e cercando di attivare percorsi di formazione volti a qualificarle
sempre più.
Se questo governo ce ne darà il tempo e se la contrattazione nei luogo di lavoro avrà
un seguito, è necessario, però, puntare al salto di qualità: dobbiamo attivare una
formazione mirata e di alto valore per rendere autonome le RSU nell’azione
negoziale.
Anche in questo settore l’organizzazione a rete del sindacato ha pagato; in occasione
della presentazione delle liste, nonostante gli annunci del governo che avrebbe
prorogato le RSU, siamo riusciti a presentarne 227 su 237, con una media di tre
candidati per scuola.
Un risultato politico importante che esprime con chiarezza la volontà dei lavoratori di
non rinunciare al protagonismo sindacale e del profondo radicamento del nostro
sindacato nei luoghi di lavoro.
13) Un sindacato in crescita
L'intenso lavoro svolto dai compagni del direttivo provinciale, dalla segreteria, dai
distaccati, dall'ufficio sindacale, dai compagni che operano nei territori e anche dai
semplici iscritti, ha permesso al nostro sindacato di registrare una crescita costante
anche in termini di adesioni, in una fase in cui la contrazione degli organici è stata
molto pesante. Cresciamo di più tra i precari con il tesseramento diretto, teniamo
bene con i lavoratori a tempo indeterminato.
Durante le assemblee congressuali abbiamo registrato un dato significativo in termini
di adesioni: almeno 100 lavoratori di ruolo hanno chiesto l'iscrizione al nostro
sindacato. Un dato che dà riscontro al lavoro svolto dalle compagne e dai compagni
della struttura che non si sono mai risparmiati nel dare il loro prezioso contributo alla
Flc Cgil.
Il nostro convincimento è che dobbiamo consolidare i risultati ottenuti in questi anni
e ciò sarà possibile col lavoro di tutti.
14) Conclusioni
Il nostro sindacato ha compiuto 100 anni nel 2006. E' un sindacato che ha scritto un
pezzo importante della storia del movimento dei lavoratori in Italia.
E così, come quel contadino del racconto di Andrea Camilleri, che non viene citato a
caso, Michele Zosimo, che nel 1718, proclamato Re di Girgenti per un giorno, riuscì
a regalare un sogno di dignità ai suoi “affamati e sgangherati sudditi”, noi della Cgil
dobbiamo continuare a batterci per dare dignità al lavoro, ai lavoratori, ai soggetti
deboli della popolazione.
Grazie!
1) I Congressi di base
Care compagne, cari compagni,
il 2° Congresso della Flc Cgil segna un momento importante per il percorso di
unificazione avviato nel 2004: il settore della Conoscenza si è sempre più consolidato
e la trasversalità dei temi affrontati ha mostrato chiaramente che la scelta fatta dal
nostro sindacato ha rafforzato gli elementi di Confederalità che lo hanno da sempre
caratterizzato.
Abbiamo svolto 39 assemblee in tutta la provincia raggiungendo quasi la metà dei
nostri iscritti e parlando a tanti lavoratori non iscritti; la partecipazione ai lavori
congressuali, nel complesso, è stata dignitosa .
Il confronto nelle assemblee di base ha portato in superficie il malessere, il disagio e
talvolta la sfiducia che, in una fase politica ed economica così difficile e complessa ,
accompagnano la nostra categoria.
La riduzione generalizzata dei diritti di rappresentanza sociale con la conseguente
riduzione dei diritti sindacali nei luoghi di lavoro, indebolisce il mondo dei lavoratori
e ne attenua la capacità di lotta.
Eppure, tra tanto scetticismo, traspare, qua e là, una voglia nascosta di spendersi
ancora, di testimoniare che un altro modello di sviluppo è possibile, che non
possiamo abbandonare il campo all’individualismo sfrenato che alberga nelle
coscienze, al corporativismo, al liberismo più oltranzista, alla mercificazione dei
saperi e della vita delle persone.
Emerge la necessità, nell’area più consapevole, di spostare l’azione dalla sfera
individuale a quella collettiva, attraverso l’aggregazione di forze che diano corpo a un
progetto politico e sindacale che rappresenti le istanze del mondo del lavoro, dei
precari, dei disoccupati, dei soggetti che non hanno la cittadinanza dei diritti.
Il Premio Nobel per l'economia, Paul Krugman, nel suo libro Economisti per caso e
altri dispacci della scienza triste, scrive: “La quintessenza della disumanità del
capitalismo (..) è il fatto di considerare il lavoro alla stregua di una merce (…) Un
commerciante può vendere molti beni, ma un lavoratore ha di norma un solo lavoro,
che gli fornisce non solo il sostentamento, ma spesso anche il suo senso di identità.
Una merce non venduta è un problema, un lavoratore senza impiego una
tragedia”
Non è più tollerabile che le imprese continuino a usare violenza ai territori e alle
persone, utilizzando, spesso, i contributi statali, per poi abbandonarli ai loro destini
quando odorano possibilità di maggiori guadagni. E’ una logica che non possiamo
accettare, occorre che le imprese assumano come linea guida quella responsabilità
sociale, da più parti evocata, che potrebbe permettere di attivare processi di
solidarietà collettiva in grado di dare risposte concrete ai lavoratori nei periodi di
crisi.
“Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza” dice Ulisse
ai suoi compagni quando giungono ai confini del mondo allora conosciuto,
esprimendo così l'intrinseca necessità che spinge l'uomo ad aggiungere nuovi saperi
per soddisfare bisogni materiali e immateriali. Poi continua dicendo:
“ Li miei compagni fec'io sì aguti, / con questa orazion picciola, al cammino, /che a
pena poscia li avrei ritenuti”.
Mi si permetta l’azzardo, è la metafora della ricerca di base. I compagni di Ulisse
non cadono nella trappola della sua oratoria, ma danno nutrimento al seme della
conoscenza che viene loro iniettato dal figlio di Laerte attraverso un investimento
assoluto, senza ritorno, che li porta verso l'ignoto; verso la possibile morte per amore
del sapere; ed è talmente elevata la frenesia che trasformano i loro remi in ali per il
“folle volo” (“ e volta nostra poppa nel mattino / de' remi facemmo ali al folle
volo…”)
Non pretendiamo così tanto dalla Gelmini: chiediamo semplicemente di investire,
soprattutto nella ricera di base, parte dei soldi che consegniamo quotidianamente a
Tremonti, i nostri soldi, per consentire al paese uno sviluppo equilibrato e sostenibile
e per dare opportunità alle future generazioni.
6) Catania precaria
A Catania la precarietà ha assunto dimensioni tragiche; nella scuola la contrazione di
1.500 posti per l’anno scolastico in corso ha creato tensione e disperazione, che si è
tramutata in rabbia e contestazione. Tra l'altro, in Sicilia una parte corposa del taglio
ha gravato sul sostegno, rendendo difficile assicurare la didattica agli alunni disabili.
I nostri precari dal 1° settembre 2009 occupano, seppur con modalità diverse, l'USP;
siamo già al 6° mese. L'anno prossimo avremo un taglio ulteriore di almeno 1.000
unità lavorative; in una condizione generale in cui il lavoro nell'intera provincia segna
il passo, ciò aggraverà maggiormente l'impatto sociale nel territorio.
Tanti precari sono partiti per le città del Nord. Non è certamente una tragedia, siamo
abituati, lo abbiamo fatto noi e prima ancora i nostri padri. Tuttavia sono risorse
intellettuali che scappano, non per libera scelta, ma perché costretti; sono energie che
perdiamo, aggiungendo alla desertificazione industriale la desertificazione
intellettuale.
7) Università, ricerca
Anche nell'Università di Catania cominciamo a registrare forti sofferenze a causa dei
pesanti tagli. La nostra preoccupazione va a quei lavoratori di Lettere, tecnici e
amministrativi, che, dopo anni di lavoro non hanno avuto il rinnovo del contratto; agli
studenti che registreranno una riduzione generalizzata dell'offerta formativa e
dovranno subire gli effetti deleteri del numero chiuso; ai precari della ricerca che
giustamente reclamano stabilità e diritti che il loro status ad oggi non prevede.
Sul precariato della ricerca e della didattica negli Atenei riteniamo vada fatta una
discussione ampia, così come sul precariato del Policlinico, dai sociosanitari
esternalizzati sempre in balìa delle cooperative, ai medici che ormai da anni lavorano
nell'incertezza del futuro.
Riteniamo vada aperto un tavolo di confronto per determinarne l'anagrafe della
Ricerca per consentire di fotografare il reale funzionamento dell'Ateneo, rilevare il
ruolo che il precariato assolve al suo interno e fornire la base per
la pianificazione del reclutamento in funzione non solo delle
risorse finanziarie disponibili, ma anche dei tempi del turn-over e
delle progressioni delle carriere, in un Ateneo che conta poco meno
del 4% di docenti sotto i 35 anni.
E perché non pensare, inoltre, all'istituzione di una Commissione
Permanente sul Precariato con compiti di monitoraggio e di
indirizzo nonché all' introduzione della rappresentanza dei
precari della ricerca e della didattica (assegnisti, docenti a
contratto) negli organi collegiali di ateneo, facoltà e dipartimenti.
Su questa partita consegneremo al Rettore dell'Ateneo di Catania una piattaforma con
una richiesta formale di incontro.
La precarietà nel nostro comparto produce un danno duplice perché oltre a non dare
certezze alle persone comporta discontinuità nei processi formativi e ne abbassa la
qualità. La lotta alla precarietà per La Cgil e per la Flc rimane prioritaria nelle
piattaforme rivendicative a tutti i livelli.
Il mio convincimento personale è che in una situazione di contrazione dei diritti dei
cittadini e di riduzione della rappresentanza sociale nei luoghi di lavoro che non ha
precedenti, (la risposta di Sacconi alla richiesta che la CGIL pone sulla
rappresentanza sindacale, insegna!), un sindacato come il nostro debba promuovere
un conflitto forte che dia il segno netto di una volontà determinata nel contrastare un
disegno nefasto che arrecherà enormi danni al nostro paese.
Riannodare i fili coi movimenti e con le associazioni diventa in questa fase
essenziale.
Nelle prossime settimane a livello regionale si deterrmineranno gli organici della
scuola e i 41.600 tagli previsti per il prossimo anno scolastico tra personale docente e
ATA assumeranno consistenza concreta nelle singole realtà scolastiche con tutto ciò
che significherà in termini di ricaduta sull'offerta formativa, sui lavoratori precari e su
quelli di ruolo.
L'acquisizione della consapevolezza su ciò che accadrà, potrebbe rappresentare il
momento giusto, forse l'ultimo, per avviare una mobilitazione articolata all'interno di
ciascuna scuola, a partire dalle semplice assemblee per socializzare le ricadute della
riforma, continuando con l'approvazione di documenti di dissenso, assemblee
permanenti, occupazioni simboliche, senza escludere a priori forme di protesta che
possano avere il crisma della radicalità e alle quali, a mio avviso, dobbiamo guardare
con estrema laicità sindacale, se condivise dall'intera comunità scolastica.
In questi due anni abbiamo profuso un impegno costante sia a livello politico che
sotto il profilo meramente organizzativo.
La Flc Cgil è stata dentro i processi politici che hanno interessato la città e attraverso
un’ intensa collaborazione con la CGIL provinciale, non ha mancato di esprimere la
propria azione in tutti i momenti importanti per il nostro comparto, per il mondo del
lavoro, del precariato, dei migranti.
12) RSU
Abbiamo fatto un dignitoso lavoro anche con le RSU, malgrado Brunetta, ampliando
i momenti di incontro e cercando di attivare percorsi di formazione volti a qualificarle
sempre più.
Se questo governo ce ne darà il tempo e se la contrattazione nei luogo di lavoro avrà
un seguito, è necessario, però, puntare al salto di qualità: dobbiamo attivare una
formazione mirata e di alto valore per rendere autonome le RSU nell’azione
negoziale.
Anche in questo settore l’organizzazione a rete del sindacato ha pagato; in occasione
della presentazione delle liste, nonostante gli annunci del governo che avrebbe
prorogato le RSU, siamo riusciti a presentarne 227 su 237, con una media di tre
candidati per scuola.
Un risultato politico importante che esprime con chiarezza la volontà dei lavoratori di
non rinunciare al protagonismo sindacale e del profondo radicamento del nostro
sindacato nei luoghi di lavoro.
13) Un sindacato in crescita
L'intenso lavoro svolto dai compagni del direttivo provinciale, dalla segreteria, dai
distaccati, dall'ufficio sindacale, dai compagni che operano nei territori e anche dai
semplici iscritti, ha permesso al nostro sindacato di registrare una crescita costante
anche in termini di adesioni, in una fase in cui la contrazione degli organici è stata
molto pesante. Cresciamo di più tra i precari con il tesseramento diretto, teniamo
bene con i lavoratori a tempo indeterminato.
Durante le assemblee congressuali abbiamo registrato un dato significativo in termini
di adesioni: almeno 100 lavoratori di ruolo hanno chiesto l'iscrizione al nostro
sindacato. Un dato che dà riscontro al lavoro svolto dalle compagne e dai compagni
della struttura che non si sono mai risparmiati nel dare il loro prezioso contributo alla
Flc Cgil.
Il nostro convincimento è che dobbiamo consolidare i risultati ottenuti in questi anni
e ciò sarà possibile col lavoro di tutti.
14) Conclusioni
Il nostro sindacato ha compiuto 100 anni nel 2006. E' un sindacato che ha scritto un
pezzo importante della storia del movimento dei lavoratori in Italia.
E così, come quel contadino del racconto di Andrea Camilleri, che non viene citato a
caso, Michele Zosimo, che nel 1718, proclamato Re di Girgenti per un giorno, riuscì
a regalare un sogno di dignità ai suoi “affamati e sgangherati sudditi”, noi della Cgil
dobbiamo continuare a batterci per dare dignità al lavoro, ai lavoratori, ai soggetti
deboli della popolazione.
Grazie!