Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
1. Situazione
La prima cosa guardarsi bene intorno. Tracciare le coordinate.
Fare il punto. Solo qualche neopositivista incallito potrebbe contestare
quello che ormai sembra un dato acquisito in tutti gli ambiti di studio:
che il sapere sempre situato, che non esiste una cultura neutrale, che
ogni presa di parola un gesto storico e politico calato in una specifica
forma di vita, cio la forma assunta dallesperienza in un determinato
contesto spazio-temporale. E se osservo la mia, di situazione
(insegnante di letteratura, Italia, 2013), mi viene in mente il tono
curioso e perplesso con cui Remo Ceserani, qualche anno fa, dava
inizio alla ricognizione di Convergenze: la situazione scriveva mi
sembra contraddittoria e quasi paradossale, con un singolare bilancio
di perdite e di profitti: se da un lato la letteratura tende a perdere la
tradizionale posizione di prestigio goduta a lungo nelle nostre societ
(e nei nostri programmi scolastici), dallaltro guadagna uninaspettata
ed eccentrica rilevanza in altri contesti, che nel panorama ricostruito da
Ceserani sono appunto le convergenze, luso spesso disinvolto e
approssimativo degli strumenti letterari da parte delle altre
discipline, non solo quelle umanistiche (storia, antropologia,
psicologia, ecc.) ma anche quelle tecnico-scientifiche (fisica,
matematica, biologia, economia, ecc.) (cfr. Ceserani 2010).
libro al mese) non arrivano al quindici per cento, per non parlare dei
lunatici che frequentano regolarmente le biblioteche; in una casa su
dieci il libro un oggetto sconosciuto, e non mancano forme di
analfabetismo di ritorno.
Nel campo pi specifico di chi studia e insegna letteratura, vige
da anni la tendenza a contemplarsi lombelico e a indagare tutti i
risvolti della crisi della critica e della funzione intellettuale.
Pamphlet, inchieste, dibattiti, numeri speciali di riviste: dal libro di
Segre in poi, Notizie dalla crisi (1993), interventi di ogni tipo hanno
proclamato la Caporetto non tanto della letteratura, quanto della
funzione critica, di quellopera di mediazione e (auto)riflessione
esercitata dalla critica letteraria. Una disfatta evidente in tutti gli
ambiti: saggistica letteraria ridotta al lumicino, con editori che
commissionano solo manuali e strumenti didattici o che vivono nel
circuito drogato delle edizioni a pagamento; pagine culturali dei
giornali inesorabilmente degradate, invase da recensioni compiacenti o
dal caso del momento; riviste letterarie in agonia, chiuse nel circuito
asfittico dei bollettini, degli annali o dei quaderni di una
determinata disciplina accademica; perplessit e sfiducia anche rispetto
a quello che potrebbe essere lo strumento risolutivo per uscire dalla
palude, il web, in cui proliferano siti e blog letterari spesso molto rozzi,
a volte intelligenti e ben fatti, che per non hanno (ancora) creato una
comunit pi ampia e davvero alternativa rispetto alla cultura
ufficiale (cfr. Giglioli 2009). Non certo un dato di natura (nulla di
naturale nei fenomeni della cultura), ma forse un suicidio assistito di
cui gli stessi critici e insegnanti di letteratura sono stati complici e
attori, come suggerisce il titolo di uno degli interventi pi lucidi e
centrati: Eutanasia della critica di Mario Lavagetto (2005).
In realt, la riflessione di Lavagetto prendeva le mosse da un
fenomeno potenzialmente positivo che negli anni scorsi ha portato
molti libri nelle case degli italiani, quello dei capolavori o dei
classici allegati ai quotidiani, con dati di vendita davvero
impressionanti (circa 75 milioni di copie nel 2004 e nel 2005). un
segnale di vitalit a cui si pu aggiungere il successo delle scuole di
scrittura creativa, il gran numero di editori italiani (quasi 1.500), di libri
Va detto per che le prigioni non sono tutte uguali e che quella
della cultura fascista, soprattutto se vista dal filtro dellesperienza
resistenziale, appare particolarmente oscura e nefasta. il cruccio
fondamentale dei Piccoli maestri: Ci hanno tenuti troppo a lungo nel
pozzo, non ci netteremo mai del tutto da questa muffa (Meneghello
1964: 28). Meneghello lo sa: non si fa sconti n illusioni, usando la
scrittura per svelenarsi, osservando tutto a distanza di anni e dalla
postazione straniata dellInghilterra, dove dispatriato nel 1947: sa
che quelloccasione irripetibile stata in parte perduta, perch non
siamo stati allaltezza. Siamo un po venuti a mancare a quel
disgraziato del popolo italiano (ibid.: 7).
In questo, la diseducazione fascista si rivelata
straordinariamente efficace, funzionale allobiettivo primario di un
regime che Franco Venturi ha definito un regno della parola (1961:
18): pervertire il linguaggio, piegarlo alla retorica e alla mistificazione,
produrre uno scollamento radicale tra le parole e le cose per rendere il
mondo opaco, inoperabile, nettamente scisso dal piano linguistico e
mentale in cui si muovono quei vigliacchi dei verbi (Meneghello
1964: 168). Le parole, scriveva Gadda nella Meditazione milanese, sono
le ancelle duna Circe bagasciona, e tramutano in bestia chi si lascia
affascinare dal loro tintinnio (1974: 747). Ed proprio la mitica forza
delle parole (Gobetti 1922: 56) che il fascismo ha saputo sfruttare e
pervertire, dalloratoria mussoliniana a tutte le forme di controllo della
comunicazione poi convogliate nel Minculpop, che aveva il duplice
scopo di istituire un monopolio statale dellinformazione e imporre
un controllo totalitario su tutti gli aspetti della vita culturale italiana
(Milza et al. 2002: 445). Come ha scritto Mario Isnenghi, il regime parla
e fa parlare continuamente di se stesso. , in gran parte, una creazione
di parole; ma di parole divenute fatti o che si dichiarano fatti (1996:
150). In questo senso, lobiettivo del regime [] consiste nel
riformulare continuamente limmagine delle cose detenendo il
dominio sulle parole, di governare le parole e con le parole
(Golino 2010: 66).
proprio questo il peccato originale, il vizio di fondo della scuola
raccontata da Meneghello: insegnare parole che non avevano alcun
rapporto con le cose, parole vuote sotto cui non cera nulla di reale
(1986: 607). Dai libri non si capiva niente, cerano delle grandissime
balle! (1976: 311). Tanto che il linguaggio politico e la retorica del
potere trovano la loro migliore alleata proprio nella letteratura, spina
dorsale del sistema formativo, vertice della cultura umanistica e radice
profonda dellidentit nazionale:
Il vero centro delleducazione che ci era impartita stava proprio
l, nel farci imparare [] lastrusa lingua della poesia. []
Peccato che ci che simparava nella fattispecie fosse di cos scarsa
rilevanza intrinseca ai fini delle successive avventure linguistiche
e intellettuali del secolo [] Era la lingua aulica della tradizione,
nella sua versione ottocentesca: quella di creommi, appo le siepi,
mi rimembra, cotanta speme, sarammi allato, risovverrammi; []
In generale non si era nutriti di cose, ma di parole sulle cose.
(ibid.: 257-58)
10
11
12
13
14
15
4. Tra le rovine
Dunque, la storia ci insegna che non sempre la letteratura fa bene;
che forse leggere i classici, come diceva Calvino, sempre meglio che
non leggere i classici, ma non di per s, non necessariamente: tutto
dipende dalluso che ne facciamo e soprattutto dal modo in cui
cerchiamo quel famoso passaggio tra leggere e vivere, tentando di
declinare le parole dei libri nellorizzonte della nostra vita.
Soprattutto, la storia dovrebbe insegnarci a vigilare e a non
mettere in soffitta quello che Stendhal chiamava il genio del
sospetto. Non dovremmo sottovalutare il fatto che levoluzione
letteraria di questi ultimi anni sta attuando uneuforica, sistematica
rimozione della migliore tradizione novecentesca, quella
specificamente moderna, ignorando le ragioni storiche e culturali da cui
nasceva un certo oltranzismo teorico, lansia sperimentale, la voluta
radicalit di parole dordine e proclami. Non perch fosse impossibile
scrivere poesie dopo Auschwitz, secondo una tesi spesso fraintesa e
peraltro ritrattata dallo stesso Adorno, ma perch la storia europea
aveva mostrato il (possibile) fallimento di una cultura, perch nelle
regioni tradizionali della filosofia, dellarte e delle scienze
illuministiche poteva stare di casa la non verit (Adorno 1970: 331).
qualcosa che dovremmo tenere sempre a mente quando entriamo in
unaula e iniziamo a parlare di letteratura.
16
17
18
19
20
Paolo La Valle, Maurizio Matteuzzi, Christian Raimo, Bruno Giorgini, Wu
Ming 4, Donata Meneghelli e Federico Bertoni (Gianni Celati assente
giustificato).
Il
filmato
pu
essere
visto
qui:
http://www.youtube.com/watch?v=aViLLRMJwFY
21
Bibliografia
Adorno, Theodor, Negative Dialektik (1966), trad. it. Dialettica negativa,
Torino, Einaudi, 1970.
Barthes, Roland, Critique et vrit (1966), trad. it. Critica e verit, Torino,
Einaudi, 1985.
Bloom, Harold, The Western Canon (1994), trad. it. Il canone occidentale,
Milano, Bompiani, 1996.
Calvino, Italo, Il sentiero dei nidi di ragno (1947), Id., Romanzi e racconti,
Eds. Mario Barenghi e Bruno Falcetto, Milano, Mondadori, 1991, I.
Calvino, Italo, Il midollo del leone (1955), Id., Saggi, vol. I, Ed. Mario
Barenghi, Milano, Mondadori, 1999.
Calvino, Italo, Prefazione 1964 al Sentiero dei nidi di ragno (1964),
Calvino 1991, I.
Ceserani, Remo, Guida allo studio della letteratura, Roma-Bari, Laterza,
1999.
Ceserani, Remo, Convergenze. Gli strumenti letterari e le altre discipline,
Milano, Bruno Mondadori, 2010 (cfr. lintervista La letteratura al
crocevia dei saperi, Ed. Federico Bertoni, TransPostCross, 2010, I,
http://www.transpostcross.it/images/stories/sito/Interfacce/2011/Be
rtoni_Ceserani.pdf, online).
Chiarini, Luigi, Fascismo e letteratura, Quaderni dellIstituto Nazionale
Fascista di Cultura, Serie sesta, 1936, Roma, Istituto Nazionale
Fascista di Cultura, 1936, VI.
Contini, Gianfranco, Dove va la cultura europea?, Ed. Luca Baranelli,
Macerata, Quodlibet, 2012.
Fenoglio, Beppe, Il partigiano Johnny, Torino, Einaudi, 2005.
Gadda, Carlo Emilio, I viaggi la morte (1958), Saggi giornali favole I,
Ed. Dante Isella, Milano, Garzanti, 1991.
Gadda, Carlo Emilio, Eros e Priapo (da furore a cenere) (1967), Saggi
giornali favole II, Ed. Dante Isella, Milano, Garzanti, 1992.
Gadda, Carlo Emilio, Meditazione milanese (1974), Scritti vari e
postumi, Ed. Dante Isella, Milano, Garzanti, 1993.
22
23
Lautore
Federico Bertoni
Insegna Teoria della letteratura allUniversit di Bologna. Si occupato
di teoria del romanzo, del realismo in letteratura, di estetica della
ricezione, di letteratura della Resistenza, del rapporto tra letteratura e
storia. Tra i suoi lavori: Il testo a quattro mani. Per una teoria della lettura
(1996&2010), La verit sospetta. Gadda e linvenzione della realt (2001),
Realismo e letteratura. Una storia possibile (2007). Ha curato ledizione
critica di Italo Svevo, Teatro e saggi, in Tutte le opere di Italo Svevo,
edizione diretta da Mario Lavagetto per I Meridiani Mondadori
(2004).
Email: federico.bertoni@unibo.it
24
L'articolo
Data invio: 30/08/2013
Data accettazione: 30/09/2013
Data pubblicazione: 30/11/2013
25