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LA PREGHIERA

NEL LIBRO DI GIOBBE (III)


GIOBBE 13,2014,22
A. INTRODUZIONE
1. Gb 13,2014,22, elegia della condizione umana
2. Risposta di Giobbe a Zofar (Gb 12,114,22)

B. STUDIO DI GIOBBE 13,2014,22


1. Struttura del brano
2. Esordio (Gb 13,20-22)
3. Prima strofa (Gb 13,23-27)
4. Seconda strofa (Gb 14,1-6)
5. Terza strofa (Gb 14,7-12)
6. Quarta strofa (Gb 14,13-17)
7. Quinta strofa (Gb 14,18-22)

CONTESTO DI GIOBBE 13,2014,22

A) Gb 11,1-20 (Discorso di Zofar)


B) Gb 12,114,22 (Risposta di Giobbe)
1. Dottrina della retribuzione (12,113,12)
*12,7-25: inno alla creazione
2. Giobbe inizia il dibattito (13,13-19)
[13]Tacete, state lontani da me: parler io,
qualunque cosa possa accadermi.
[14]Prender la mia carne con i denti
e la mia vita porr sulle mie palme.
[15]Mi uccida pure, io non aspetter,
ma la mia condotta davanti a lui difender!
[16]Gi questo sarebbe la mia salvezza,
perch davanti a lui lempio non pu presentarsi.
[17]Ascoltate bene le mie parole
e il mio discorso entri nei vostri orecchi.
[18]Ecco, espongo la mia causa,
sono convinto che sar dichiarato innocente.
[19]Chi vuole contendere con me?
Perch allora tacerei e morirei.

3. Preghiera di Giobbe (13,2014,22)

GIOBBE 13,2014,22
Esordio
[13,20]Fammi solo due cose
e allora non mi sottrarr alla tua presenza:
[13,21]Allontana da me la tua mano
e il tuo terrore pi non mi spaventi.
[13,22]Interrogami pure e io risponder,
oppure parler io e tu ribatterai.

Prima strofa
[13,23]Quante sono le mie colpe e i miei peccati?
Fammi conoscere il mio delitto e il mio peccato.
[13,24]Perch mi nascondi la tua faccia
e mi consideri come un nemico?
[13,25]Vuoi spaventare una foglia dispersa dal vento
e dare la caccia a una paglia secca?
[13,26]Tu scrivi infatti contro di me sentenze amare
e su di me fai ricadere i miei errori giovanili;
[13,27]tu poni in ceppi i miei piedi,
vai spiando tutti i miei passi
e rilevi le orme dei miei piedi.

Seconda strofa
[14,1]Luomo, nato da donna,
ha vita breve e piena dinquietudine;
[14,2]come un fiore spunta e avvizzisce,
fugge come lombra e mai si ferma.
[13,28] come legno tarlato si consuma,
come un vestito corroso da tignola.
[14,3]Tu, sopra di lui tieni aperti i tuoi occhi,
e lo chiami a giudizio dinanzi a te?
[14,4]Chi pu trarre il puro dallimmondo? Nessuno.
[14,5]Se i suoi giorni sono contati,
il numero dei suoi mesi dipende da te,
hai fissato un termine che non pu oltrepassare.
[14,6]Distogli lo sguardo da lui perch trovi pace
e compia, come un salariato, la sua giornata!

Terza strofa
[14,7] vero, per lalbero c speranza:
se viene tagliato, ancora si rinnova,
e i suoi germogli non cessano di crescere;
[14,8]se sotto terra invecchia la sua radice
e al suolo muore il suo tronco,
[14,9]al sentire lacqua rifiorisce
e mette rami come giovane pianta.
[14,10]Invece luomo, se muore, giace inerte;
quando il mortale spira, dov mai?
[14,11]Potranno sparire le acque dal mare
e i fiumi prosciugarsi e disseccarsi,
[14,12]ma luomo che giace non si alzer pi,
finch durano i cieli non si sveglier
n pi si dester dal suo sonno.

Quarta strofa
[14,13]Oh, se tu volessi nascondermi nel regno dei morti,
occultarmi, finch sia passata la tua ira,
fissarmi un termine e poi ricordarti di me!
[14,14]Luomo che muore pu forse rivivere?
Aspetterei tutti i giorni del mio duro servizio,
finch arrivi per me lora del cambio!
[14,15]Mi chiameresti e io risponderei,
lopera delle tue mani tu brameresti.
[14,16]Mentre ora tu conti i miei passi,
non spieresti pi il mio peccato:
[14,17]in un sacchetto, chiuso, sarebbe il mio delitto
e tu ricopriresti la mia colpa.

Quinta strofa
[14,18]E invece, come un monte che cade si sfalda
e come una rupe si stacca dal suo posto,
[14,19]e le acque consumano le pietre,
le alluvioni portano via il terreno:
cos tu annienti la speranza delluomo.
[14,20]Tu lo abbatti per sempre ed egli se ne va,
tu sfiguri il suo volto e lo scacci.
[14,21]Siano pure onorati i suoi figli, non lo sa;
siano disprezzati, lo ignora!
[14,22]Solo la sua carne su di lui dolorante,
e la sua anima su di lui fa lamento.

PROPOSTA DI J. LVQUE
Esordio
[13,20]Fammi solo due cose
e allora non mi sottrarr alla tua presenza:
[13,21]Allontana da me la tua mano
e il tuo terrore pi non mi spaventi.
[13,22]Interrogami pure e io risponder,
oppure parler io e tu ribatterai.

Prima strofa
[13,23]Quante sono le mie colpe e i miei peccati?
Fammi conoscere il mio delitto e il mio peccato.
[13,24]Perch mi nascondi la tua faccia
e mi consideri come un nemico?
[13,25]Vuoi spaventare una foglia dispersa dal vento
e dare la caccia a una paglia secca?
[13,26]Tu scrivi infatti contro di me sentenze amare
e su di me fai ricadere i miei errori giovanili;
[13,27]tu poni in ceppi i miei piedi,
vai spiando tutti i miei passi
e rilevi le orme dei miei piedi.

Quarta strofa
[14,13]Oh, se tu volessi nascondermi nel regno dei morti,
occultarmi, finch sia passata la tua ira,
fissarmi un termine e poi ricordarti di me!
[14,14]Luomo che muore pu forse rivivere?
Aspetterei tutti i giorni del mio duro servizio,
finch arrivi per me lora del cambio!
[14,15]Mi chiameresti e io risponderei,
lopera delle tue mani tu brameresti.
[14,16]Mentre ora tu conti i miei passi,
non spieresti pi il mio peccato:
[14,17]in un sacchetto, chiuso, sarebbe il mio delitto
e tu ricopriresti la mia colpa.

Seconda strofa
[14,1]Luomo, nato da donna,
ha vita breve e piena dinquietudine;
[14,2]come un fiore spunta e avvizzisce,
fugge come lombra e mai si ferma.
[13,28] come legno tarlato si consume,
come un vestito corroso da tignola.
[14,3]Tu, sopra di lui tieni aperti i tuoi occhi,
e lo chiami a giudizio dinanzi a te?
[14,4]Chi pu trarre il puro dallimmondo? Nessuno.
[14,5]Se i suoi giorni sono contati,
il numero dei suoi mesi dipende da te,
hai fissato un termine che non pu oltrepassare.
[14,6]Distogli lo sguardo da lui perch trovi pace
e compia, come un salariato, la sua giornata!

Terza strofa
[14,7] vero, per lalbero c speranza:
se viene tagliato, ancora si rinnova,
e i suoi germogli non cessano di crescere;
[14,8]se sotto terra invecchia la sua radice
e al suolo muore il suo tronco,
[14,9]al sentire lacqua rifiorisce
e mette rami come giovane pianta.
[14,10]Invece luomo, se muore, giace inerte;
quando il mortale spira, dov mai?
[14,11]Potranno sparire le acque dal mare
e i fiumi prosciugarsi e disseccarsi,
[14,12]ma luomo che giace non si alzer pi,
finch durano i cieli non si sveglier
n pi si dester dal suo sonno.

Quinta strofa
[14,18]E invece, come un monte che cade si sfalda
e come una rupe si stacca dal suo posto,
[14,19]e le acque consumano le pietre,
le alluvioni portano via il terreno:
cos tu annienti la speranza delluomo.
[14,20]Tu lo abbatti per sempre ed egli se ne va,
tu sfiguri il suo volto e lo scacci.
[14,21]Siano pure onorati i suoi figli, non lo sa;
siano disprezzati, lo ignora!
[14,22]Solo la sua carne su di lui dolorante,
e la sua anima su di lui fa lamento.

GIOBBE 13,2014,22
ESORDIO (13,20-22)
rEtD;sRa al KynDpIm zDa ydD;mIo cAoA;t_lAa1 MyA;tVv_JKAa 20
ynAtSoAbV;t_lAa KVtDmEaw qAjrAh yAlDoEm KVpA;k 21
ynEbyIvShw rE;bdSa_wa hnToRa yIkOnDaw arVqw 22

20a Fammi solo due cose,


20b allora non mi sottrarr alla tua presenza:
21a Allontana da me la tua mano
21b e il tuo terrore pi non mi spaventi.
22a Interrogami pure e io risponder,
22b oppure parler io e tu ribatterai.

TM: non farmi. Gli autori lo intendono in senso positivo oppure


traducono con risparmiami. Alonso Schkel propone leggere lEa al posto
di lAa e traduce Assicurami, Dio, due cose.

PRIMA STROFA (13,23-27)


ynEoydOh yItaDfAjw yIoVvIp twaDfAjw twnOwSo yIl hD;mA;k 23
JKDl bywaVl ynEbVvVjAtw ryI;tVsAt KynDp_hD;mDl 24
PO;drI;t vEby vq_tRaw XwrSoA;t P;dn hRlDoRh 25
yrwon twnOwSo ynEvyrwtw twrOrVm2 yAlDo bO;tVkIt_yI;k 26
yDtwjrDa_lD;k rwmVvItw yAlgr dA;sA;b MEcDtw 27
h;qAjVtI;t yAlgr yEvrDv_lAo
23a
23b
24a
24b
25a
25b
26a
26b
27a
27b
27c

Quante sono le mie colpe e i miei peccati?


Fammi conoscere il mio delitto e il mio peccato.
Perch mi nascondi la tua faccia
e mi consideri come un nemico?
Vuoi spaventare una foglia dispersa dal vento
e dare la caccia a una paglia secca?
Tu scrivi infatti contro di me sentenze amare
e su di me fai ricadere i miei errori giovanili;
tu poni in ceppi i miei piedi,
vai spiando tutti i miei passi,
rilevi le orme dei miei piedi.

TM: cose amare, ma gli autori non concordano nella spiegazione del
termine: sentenze amare, decreti amari, medicine amare, errori amari.
Alonso Schkel legge twdrAm, ribellioni .

SECONDA STROFA (14,1-6)


zgOr_oAbVcw MyImy rAxVq hDvIa dwly MdDa 1
dwmSoy alw lExA;k jrVbyw lD;myw aDxy XyIxV;k 2
vDo wlDkSa dgRbV;k hRlVby bqrV;k3 awhw 13,28
JKD;mIo fDpVvImVb ayIbDt yItOaw4 KnyEo D;tVjqDp hz_lAo_PAa 3
dDjRa al aEmDfIm rwhDf NE;ty_yIm5 4
JKD;tIa wyDvdFj_rApVsIm wyDmy MyIxwrSj MIa 5
rwbSoy alw DtyIcDo [Qwy;qUj] w;qUj

wmwy ryIkDcV;k hRxry_dAo l;dVjyw6 wyDlDoEm hEoVv 6


1a
1b
2a
2b
13,28a
13,28b

3a
3b
4a
5a
5b
5c
6a
6b
3

Luomo, nato da donna,


breve di giorni e sazio dinquietudine;
Come fiore spunta e avvizzisce,
come ombra svanisce e mai si ferma.
come [legno] tarlato (marciume) si consuma,
come vestito corroso dalle tarme.
Tu, sopra di lui tieni aperti i tuoi occhi,
e mi chiami a giudizio dinanzi a te?
Chi pu trarre il puro dallimmondo? Nessuno.
Se i suoi giorni sono contati,
il numero dei suoi mesi dipende da te,
hai fissato un termine (K) che non pu oltrepassare.
Distogli lo sguardo da lui e lascialo in pace
finch compia, come un salariato, la sua giornata!

Cos la Vg: putredo, mentre LXX e Syr presuppongo bRqOr;Vk come un


otre.
4
LXX, Syr e Vg correggono in un pronome di 3a pers. sg.
5
Lintero v. 4 manca in un manoscritto.
6
Si accetta la congettura di Budde che legge limperativo lAdSjVw attestato in
un ms.

TERZA STROFA (14,7-12)


PyIlSjy dwow trD;ky_MIa hwVqI;t XEoDl vy yI;k 7
l;dVjRt al w;tVqnOyw
wozg twmy rDpDoRbw wvrDv XrDaD;b NyIqzy_MIa 8
oAfn_wmV;k ryIxq hDcDow AjrVpy MyAm AjyrEm 9
wyAaw7 MdDa owgyw vDlTjyw twmy rRbgw 10
vEbyw brTjy rDhnw My_ynIm MyAm_wlzDa 11
MyAmDv yI;tVlI;b_dAo Mwqy_alw bAkDv vyIaw 12
MDtnVvIm wrOoy_alw wxyIqy al
7a
7b
7c
8a
8b
9a
9b
10a
10b
11a
11b
12a
12b
12c

S, per lalbero c speranza:


se viene tagliato, ancora si rinnova,
e i suoi germogli non cessano di crescere;
se sotto terra invecchia la sua radice
e al suolo muore il suo tronco,
al sentire lacqua rifiorisce
e mette rami come giovane pianta.
Invece luomo, se muore, giace inerte;
quando il mortale spira, dov?
Spariscono le acque dal mare,
i fiumi si prosciugano e seccano,
ma luomo giace e non risorge,
passer (finch non {ci sar pi}) il cielo,
egli non si sveglier(nno), n si dester(nno)
dal suo (loro) sonno.

LXX legge (waayin).

QUARTA STROFA (14,13-17)


KRpAa bwv_dAo ynryI;tVsA;t ynnIpVxA;t lwaVvI;b NE;ty yIm
ynrV;kzItw qOj yIl tyIvD;t
lEjySa yIaDbVx yEmy_lD;k hyVjySh rRbg twmy_MIa
yItDpyIlSj aw;b_dAo
POsVkIt Kydy hEcSoAmVl D;KnToRa yIkOnDaw arVqI;t
yItaDfAj_lAo rwmVvIt_al rwpVsI;t ydDoVx hD;tAo_yI;k
ynOwSo_lAo lOpVfI;tw yIoVvIp rwrVxI;b MUtDj
13a
13b
13c
14a
14b
14c
15a
15b
16a
16b
17a
17b
8

13
14
15
16
17

Oh, volessi tu nascondermi nello sheol,


occultarmi, finch sia passata la tua ira,
fissarmi un termine per ricordarti di me!
Se luomo muore, pu forse rivivere?
Ogni giorno della mia milizia aspetterei,
finch giunga per me il cambio.
Mi chiameresti e io risponderei,
lopera delle tue mani tu brameresti.
Allora8 tu [non]9 conteresti pi i miei passi,
non spieresti pi il mio peccato:
sigillato in un sacchetto il mio delitto,
tu copriresti alla mia colpa.

Due interpretazioni sono possibili: sia adesso (presente che interrompe


levocazione dello sheol), sia come sinonimo di zDa, allora (come in 3,13),
senza interrompere la evocazione dello sheol.
9
Cos Syr.

QUINTA STROFA (14,18-22)


wmOqV;mIm qA;tVoy rwxw lw;by lEpwn_rAh MDlwaw
XrDa_rApSo hD yRjyIpVs_POfVvI;t MyAm wqSjDv MynDbSa
D;tdAbTaRh vwnTa twVqItw
whEjV;lAvV;tw wynDp hnAvVm JKlShyw jAxnDl whEpVqVtI;t
wmDl NyIby_alw wrSoVxyw ody alw wynDb wdV;bVky
lDbTaR;t wyDlDo wvVpnw bDaVky wyDlDo wrDcV;b_JKAa
18a
18b
19a
19b
19c
20a
20b
21a
21b
22a
22b
10

18
19
20
21
22

Ohim, un monte crolla (cade) e si sfalda (appasisce)10,

una rupe si stacca dal suo posto,


le acque consumano le pietre,
un alluvione (le sue piene)11 trascina via il terreno,
e tu annienti la speranza delluomo.
Tu lo attacchi senza sosta (per sempre)12 ed egli se ne va,

tu sfiguri il suo volto e lo cacci via.


Siano pure onorati i suoi figli, non lo sa;
siano disprezzati, lo ignora!
Solo la sua carne su di lui dolorante,
e la sua anima su di lui fa lamento.

La BHS propone di leggere una endiadis: lwpy lwpn (finisce per


scomparire).
11
Non si capisce il suffisso di 3a pers. femm. e il significato del termine
oscuro.
12
La sintassi di 20a complessa. Clines intende lavverbio come
completamente, una volta per tutte. Altri lo riferiscono al verbo
andarsene (se ne va per sempre).

A MODO DI CONCLUSIONE
Su questo scenario lugubre e senza speranza cala
unaltra volta il silenzio teso e drammatico della
tragedia umana. Giobbe allibito perch sa che Dio
non concede nessuna tregua, che non accetta
nessun negoziato con luomo, sa che non pronto a
cessare i suoi interventi terroristici nei confronti
delluomo. Da un lato, c luomo con la sua
timidit e la sua povert, dallaltro c Dio con
larsenale delle sue punizioni e delle sue speranze
terrificanti. Al centro ci sono gli amici di Dio e non
delluomo. Ma al centro c anche Giobbe, lunico
che osa in questo confronto titanico e
sproporzionato stare dalla parte delluomo e
denunciare Dio.
(G. Ravasi, Giobbe, 455).

BIBLIOGRAFIA SU GIOBBE 13,2014,22


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14,14): Zum alttestamentlich-jdischen Hintergrund der Deutung der dem
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Se io non avessi Giobbe!... Non posso spiegarvi minutamente


e sottilmente quale significato e quanti significati abbia per
me. Io non lo leggo con gli occhi come si legge un altro libro,
me lo metto per cos dire sul cuore e in uno stato di
clairvoyance interpreto i singoli passi nella maniera pi
diversa. Come il bambino che mette il libro sotto il cuscino
per essere certo di non avere dimenticato la lezione quando al
mattino si sveglia, cos la notte mi porto a letto il libro di
Giobbe. Ogni sua parola cibo, vestimento e balsamo per la
mia povera anima. Ora svegliandomi dal mio letargo la sua
parola mi desta a una novella inquietudine, ora placa la sterile
furia che in me, ora mette fine a quel che di atroce vi nei
muti spasimi della passione.
(S. Kierkegaard, La ripresa, 117).

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