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Il cerchio rosso
Cos'è stato.
Queste persone. Si è già fatta notte. Queste persone sono bagliori: mi accecano.
Mai vista una notte così abbacinante. Abbacinante. Le persone sono solo le
mani. Le mani con i fogli e i libretti e i volantini. Sto firmando una brochure:
quante ne ho firmate. Queste persone mi chiamano per nome. Le loro mani mi
chiamano per nome. Chiamandomi per nome mi allungano carta e penna.
Scrivo il mio nome tante di quelle volte che adesso è solo uno scarabocchio. La
B che sembra un cuore a metà. Il mio autografo come un ECG. Un folto di
mani e tronchi di braccia, tutto qui. Fogli di carta, volantini, brochure, penne.
Vogliono il mio nome. Una selva di teste e cappelli, adesso che è inverno ed è
freddo e io che non sento nè caldo nè freddo. Il mio nome.
Ho gli occhi bollenti e le luci sono distorte. Vedo lampi istantanei a distanze
ravvicinate, troppo. Sopra le teste e in mezzo alle palle degli occhi delle
persone che chiedono il segno del mio nome. Le bocche aperte sono specchi
deformanti. Sono buchi di carne che inghiottono altra carne: è tutto un bagliore
di escrescenze cromatiche - nero, lucido di denti e saliva, riflessi di capigliature
seriche, tinture chimiche, riflessi di pubbliche illuminazioni su superfici
sintetiche, migliaia di unghie su cui sbattono i fari che gettano luci
microscopiche su questo ovale deformato che ho davanti. Questo sono io.
Unghie luccicanti, colletti di camicie luccicanti, echi di cromatismi dissociati.
Volti luminosi e opachi. Sono io. Sto ancora in piedi. Queste sono le stelle. Ho
una penna in mano: non ce l'ho più. Caduta. Sono io. Io e le stelle, io e la penna
caduta in terra, io e il mio nome e le facce, e gli occhi fuori dalle orbite, io e le
unghie.
Che colore strano, è un cromatismo di grigi: gli abiti della mia scorta, i capelli
tagliati cortissimi sui crani lucidi e scuri. In TV si vedrà tutto grigio, tranne il
cerchio rosso. Le riprese saranno scure, rovinate, amatoriali. Dentro il cerchio
rosso: pezzi di teste, cappelli, pezzi di gente. Un braccio alzato con in mano
qualcosa di indefinito. Tutto il quadro è impastato. Al ralenti la scena sarà
immobile finchè il braccio non si muoverà verso il centro del cerchio rosso. Poi
taglierà su di me, dentro l'auto, mi portano via. Questa sarà l'immagine.
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Giampiero Cordisco_www.primoscritture.blogspot.com
Portatemi via.
Al San Raffaele.
Chiamate Zangrillo.
dicembre 2009