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difettoscopiche:
discontinuit
sia
interne
individuano,
sia
posizionano
superficiali,
aventi
dimensionano
caratteristiche
sia
quando
la
misurazione
diretta
non
possibile
causa
lesame visivo;
il controllo magnetoscopico;
i liquidi penetranti;
le correnti indotte.
I metodi volumetrici (ossia quelli che consentono di evidenziare alterazioni presenti
sia sulla superficie sia nel volume del manufatto) sono:
lesame radiografico;
lesame ultrasonoro;
la termografia;
la rilevazione di fughe;
lemissione acustica.
Lunico metodo che in grado di caratterizzare unalterazione in modo completo
(tipologia, dimensioni, posizione) il controllo ultrasonoro.
Prima di effettuare qualsiasi tipo di controllo, si esegue unispezione visiva dei pezzi.
Nel prossimo paragrafo, saranno quindi date alcune indicazioni sulla strumentazione
che si deve utilizzare e sui criteri che si devono seguire per effettuare questa indagine,
soprattutto nei casi in cui la zona da controllare non sia facilmente accessibile.
326
Fig. 13.1
Per rimuovere grasso, oli ed in genere prodotti di tipo organico sufficiente
impiegare un solvente, come acetone o tricloroetilene. Il metodo di pulizia pi
accurato prevede luso di vapori, ottenuti riscaldando il solvente, che lambiscono la
superficie da pulire. Il contatto con la superficie fredda fa condensare i vapori; la
goccia di condensa aumenta via via di dimensioni fino a che non riesce pi a
contrastare la forza peso e si stacca dalla superficie, trascinando con s lo sporco. Le
gocce cadono nella vasca contenente il solvente e lo sporco si deposita sul fondo,
330
Fig. 13.2
Fig. 13.3
In tal caso bisogna per utilizzare panni che non lascino residui, che potrebbero
occludere le alterazioni, e sostituire spesso lo straccio, in modo da non ridepositare lo
sporco appena asportato.
Nel caso di particolari di piccole dimensioni, si pu anche effettuare la pulizia
immergendo il pezzo in una vasca contenente il solvente (fig. 13.3), che per piano
piano verr inquinato dalle sostanze rimosse.
Ruggine ed ossidi in genere richiedono limpiego di attacchi chimici specifici, seguito
da lavaggio con apposito inibitore, per evitare che la sostanza aggressiva vada ad
intaccare la superficie sottostante.
Una volta effettuata la pulizia, bisogna fare attenzione a non toccare il pezzo con le
mani nude, in quanto anche il grasso delle mani costituisce una barriera alla
penetrazione del liquido utilizzato durante il controllo.
Dopo aver preparato il pezzo, si effettua il controllo vero e proprio, secondo le fasi
schematizzate in figura 13.4.
331
Applicazione
del rivelatore
Ispezione
Fig. 13.4
Il liquido penetrante viene applicato sulla superficie da esaminare e lasciato agire in
modo da permetterne la penetrazione nelle discontinuit affioranti.
La scelta del metodo di applicazione (fig. 13.5) dipende da diversi fattori, quali la
dimensione dei pezzi da controllare ed il fatto che il controllo avvenga in cantiere od
in officina.
332
Fig. 13.5
Un metodo molto utilizzato, soprattutto in cantiere, lapplicazione a spruzzo. Nel
caso si operi in luoghi chiusi e su superfici estese, necessario predisporre un
adeguato sistema di ventilazione, in modo da evitare uneccessiva concentrazione del
gas prodotto dalla nebulizzazione.
Per il controllo di pezzi relativamente piccoli, il metodo migliore senzaltro quello
per immersione, in quanto garantisce che la superficie venga bagnata in maniera
uniforme. Tale metodo anche particolarmente adatto al controllo in serie, dato che
facilmente automatizzabile.
Infine, su pezzi di grandi dimensioni, si pu effettuare lapplicazione a pennello.
Dopo aver atteso 15 30 minuti, il penetrante in eccesso viene rimosso dalla
superficie, utilizzando un liquido (acqua o solvente) che abbia tensione superficiale
sufficientemente elevata da non poter penetrare nelle discontinuit, fatto che
determinerebbe lasportazione del liquido penetrato.
Successivamente, si applica un mezzo assorbente, il rivelatore, in modo da riportare
in superficie il liquido penetrato nelle alterazioni.
333
Buona bagnabilit
Cattiva bagnabilit
Fig. 13.6
334
Fig. 13.7
Se langolo di contatto tra il liquido e la parete del tubo capillare minore di 90
(cio, se il liquido bagna la parete del tubo), il menisco del liquido nel tubo concavo
ed il liquido sale nel tubo (fig. 13.7-a). Se = 90, non c n salita n discesa
capillare (fig. 13.7-b). Se > 90, il menisco del liquido convesso ed liquido scende
nel tubo (fig. 13.7-c).
Lazione capillare rende possibile linfiltrazione del liquido anche in anfratti presenti
su una superficie disposta sopratesta.
Laltezza alla quale sale il liquido inversamente proporzionale alla densit di
questultimo e direttamente proporzionale alla tensione superficiale del liquido ed alla
pressione atmosferica agente sulla superficie libera del liquido presente allesterno
del tubo.
La viscosit del liquido non influenza laltezza di salita ma fa variare la velocit di
penetrazione.
13.3.2 Tipologie di liquidi penetranti
I liquidi penetranti possono essere classificati in base a:
rimovibilit;
colore.
Secondo la classificazione in base alla rimovibilit, si possono distinguere i seguenti
tipi di liquidi penetranti:
335
Fig. 13.8
La capacit di rilevare le indicazioni maggiore quando si tratta di piccole fonti
luminose su fondo scuro, rispetto a quando si ha contrasto di colore in luce diurna.
337
Le parti sane del pezzo risulteranno bianche (il colore del rivelatore) mentre le
alterazioni appariranno come macchie o linee rosse.
Se si sono utilizzati liquidi penetranti fluorescenti, lispezione deve essere eseguita in
condizioni di oscuramento, in modo che la luce ambiente non renda difficile se non
impossibile rilevare le alterazioni. Il valore massimo di illuminamento deve essere
pari aa 32 lux.
Il pezzo deve essere illuminato con luce ultravioletta, impiegando lampade di Wood:
le parti sane risulteranno blu-violette (il colore del rivelatore illuminato da raggi UV)
mentre le alterazioni risulteranno di colore giallo-verde e brillanti.
La lampada di Wood una lampada a vapori di mercurio, che emette radiazioni sia
nel campo ultravioletto sia nel campo della luce visibile. Un apposito filtro elimina la
quasi totalit della luce visibile (rimane solo una piccola parte di luce violetta,
indispensabile per dirigere il fascio luminoso) e tutta la radiazione ultravioletta di
lunghezza donda inferiore a 3300 (che pericolosa).
Nellutilizzazione di una lampada di Wood bisogna tener conto di alcuni
accorgimenti e precauzioni.
Prima dellutilizzo, bisogna lasciar scaldare la lampada per almeno 5 minuti, in modo
da permettere al mercurio di vaporizzare completamente dentro al bulbo.
La lampada pu subire danneggiamenti a causa di sbalzi di tensione o di frequenti
accensioni e spegnimenti: conviene, perci, lasciare la lampada accesa anche quando
non serve, se si prevede di doverla riutilizzare entro breve tempo.
Il filtro deve essere tenuto sempre in perfetta efficienza, in modo che non lasci
passare la parte dannosa della radiazione.
La superficie della lampada e del filtro devono essere pulite spesso, in quanto la
presenza di sporco impedirebbe il passaggio della radiazione utile e loperatore non
in grado di accorgersi di eventuali anomalie nellemissione: una mancata
illuminazione non permetterebbe di individuare le alterazioni, anche se presenti.
Il controllo con liquidi penetranti non fornisce indicazioni precise sulla profondit
della discontinuit rilevata anche se, in modo qualitativo, la maggior o minor quantit
339
Nel caso in cui si sia usato un liquido di colore rosso, possibile ottenere una
documentazione permanente del controllo scattando fotografie od utilizzando
particolari vernici pelanti. In questultimo caso, dopo avere evidenziato le alterazioni
con il rivelatore, si spruzza la vernice e si attende che questa asciughi. Si forma in tal
modo una pellicola facilmente asportabile, sulla quale rimane impressa la forma delle
alterazioni.
340
Fig. 13.9
Tale dispersione di flusso pu essere evidenziata cospargendo la superficie del pezzo
con fine polvere di materiale ferromagnetico (rivelatore); essa andr ad accumularsi
in corrispondenza delle deviazioni delle linee di flusso, rendendo visibili le
discontinuit. Lindicazione verr resa pi visibile da unopportuna scelta del colore
del rivelatore, cos da ottimizzare il contrasto con la superficie del pezzo.
Lapplicazione di un campo magnetico di determinata direzione permette
lindividuazione delle discontinuit il pi possibile ortogonali ad esso; ne consegue
341
che, per effettuare un esame completo del pezzo, necessario applicare pi campi
magnetici, diversamente orientati tra loro.
praticamente impossibile ottenere una registrazione permanente dei risultati di un
controllo magnetoscopico, se non fotografando il pezzo.
13.4.1 Metodi di magnetizzazione
Il campo magnetico, necessario per ispezionare il pezzo, pu essere prodotto
impiegando un magnete permanente (calamita), oppure indotto mediante corrente
elettrica.
E noto che un conduttore percorso da corrente genera un campo magnetico le cui
linee di flusso assumono andamenti diversi, a seconda della geometria del conduttore
stesso.
Un conduttore rettilineo, attraversato da corrente elettrica, genera un campo
magnetico circolare (fig. 13.10). Se il conduttore non altro che il pezzo da
ispezionare, le discontinuit rilevabili sono quelle disposte parallelamente rispetto al
flusso di corrente.
Fig. 13.10
Un conduttore percorso da corrente ed avvolto a spirale, in modo da formare un
solenoide, genera un campo magnetico le cui linee di flusso risultano parallele
allasse del solenoide (fig. 13.11). Se allinterno del solenoide viene posizionato il
pezzo da controllare, possibile rilevare le alterazioni disposte circonferenzialmente.
342
Fig. 13.11
La corrente impiegata per generare campi magnetici pu essere di diversi tipi:
continua, alternata o raddrizzata.
La corrente alternata determina un campo magnetico le cui linee di flusso sono
addensate sulla superficie del pezzo (effetto pelle), quindi permette di rilevare
alterazioni poste al massimo a 2 - 3 mm di profondit.
La corrente continua genera campi magnetici che interessano lintero volume del
pezzo ma raramente usata, in quanto sono necessarie intensit elevate, per far
disporre le particelle evidenziatici in corrispondenza delle distorsioni delle linee di
flusso, e ci richiede luso di generatori costosi.
La corrente pi utilizzata per effettuare controlli magnetoscopici quella raddrizzata
a mezzonda, in quanto la sua pulsazione fa vibrare la polvere rilevatrice e rende
facilmente individuabile lalterazione.
Per indurre il campo magnetico nel pezzo da controllare, si possono utilizzare:
due puntali;
un elettromagnete.
I puntali sono generalmente in rame, protetti con cappellotti in piombo per evitare
surriscaldamenti locali della superficie del pezzo in esame.
Il controllo viene eseguito posizionando i puntali, collegati ad un generatore di
tensione, a contatto con la superficie da ispezionare (fig. 13.12). La corrente genera
un campo magnetico di tipo circolare, che permette di individuare discontinuit
parallele alla congiungente i puntali. E pertanto necessario effettuare pi
343
Fig. 13.12
Lelettromagnete, detto anche giogo (fig. 13.13), costituito da un nucleo di ferro
dolce su cui avvolta una bobina di filo elettrico: il campo magnetico, generato dal
passaggio di corrente nella bobina, attraversa il nucleo e viene chiuso sul pezzo in
esame.
Le linee di flusso prodotte dallelettromagnete sono parallele alla congiungente le
espansioni polari, quindi possono essere rilevate le discontinuit disposte
perpendicolarmente alla congiungente i poli.
Anche in questo caso, necessario effettuare pi magnetizzazioni, orientando
lelettromagnete in maniera differente.
Un vantaggio presentato dallelettromagnete, rispetto ai puntali, consiste nel fatto che
il pezzo da ispezionare non viene attraversato da corrente e quindi non subisce
riscaldamenti, che potrebbero alterare la struttura del materiale.
344
Fig. 13.13
13.4.2 Tipologie di rivelatori
In un controllo magnetoscopico, il rivelatore costituito da polvere ferromagnetica
(ossidi di Fe), opportunamente additivata con sostanze colorate o fluorescenti, per
migliorarne il contrasto con la superficie in esame.
I rivelatori di tipo colorato (neri, rossi, blu, ecc.) sono utilizzati quando il controllo
viene effettuato in ambiente illuminato, quelli di tipo fluorescente richiedono
limpiego di una lampada di Wood e di un ambiente oscurato, come gi descritto a
proposito del controllo con liquidi penetranti fluorescenti.
I rivelatori, sia colorati sia fluorescenti, possono essere secchi od in sospensione, in
un solvente od in acqua.
In genere, le polveri secche hanno dimensioni maggiori (50 300 m), rispetto ai
rivelatori in sospensione (5 20 m). Quindi, se si desidera individuare alterazioni
molto piccole, consigliabile utilizzare rivelatori liquidi e di tipo fluorescente.
345
Si possono avere false indicazioni anche quando la superficie del pezzo sporca,
bagnata od ha rugosit elevata: il rivelatore non risulta uniformemente distribuito e
gli accumuli vengono interpretati come indicazioni di discontinuit.
13.4.3 Smagnetizzazione finale
Si pu facilmente costatare che un pezzo di materiale ferromagnetico, posto in un
campo magnetico, resta parzialmente magnetizzato anche quando il campo magnetico
viene annullato: si ha un magnetismo residuo, che pu causare problemi. Ad esempio,
qualora il pezzo debba essere sottoposto a lavorazioni per asportazione di truciolo,
questultimo si pu magnetizzare, a contatto con il pezzo, e restare attaccato
allutensile, rendendo difficoltosa la lavorazione. Se si devono eseguire operazioni di
saldatura, larco elettrico pu essere deviato dal campo magnetico residuo,
impedendo la corretta esecuzione della giunzione. In altri casi, un pezzo magnetizzato
non pu essere messo in esercizio in quanto il magnetismo residuo pu disturbare il
corretto funzionamento di apparecchiature elettriche vicine (ad esempio, strumenti di
bordo di navi ed aerei).
Terminato il controllo, quindi necessario prevedere una fase di smagnetizzazione
del pezzo: necessario applicare un campo magnetico di verso contrario, rispetto a
quello che ha provocato la magnetizzazione.
Se il pezzo magnetizzato deve subire trattamenti termici e quindi viene portato a
temperatura superiore alla temperatura di Curie (A2 , nel caso del ferro puro A2= 769
C) del materiale di cui costituito, la smagnetizzazione avviene spontaneamente.
La valutazione della presenza di magnetizzazione residua pu essere effettuata
utilizzando un dispositivo denominato sonda di Hall (fig. 13.14).
Fig. 13.14
346
Lo strumento composto da una piastrina metallica alle cui estremit sono disposte
due placchette. In presenza di campo magnetico, tra le placchette si produce una
differenza di potenziale elettrico, proporzionale allintensit del campo.
347
Fig. 13.15
Limmagine ottenuta rappresenta la proiezione geometrica delle discontinuit presenti
nel pezzo.
Il controllo pu essere radiografico o radioscopico, a seconda che il raggio emergente
dal pezzo impressioni una pellicola o vada ad incidere su uno schermo trattato con
sali fluorescenti.
Nelle radiografie, le zone pi scure corrispondono a spessori minori, cavit o parti
caratterizzate da basso coefficiente di assorbimento.
348
349
Fig. 13.16
La penetrazione delle radiazioni ionizzanti nei solidi avviene tanto pi facilmente
quanto elevata la frequenza della radiazione.
Si dicono dure le radiazioni a frequenza pi alta e molli quelle a frequenza pi bassa.
Interagendo con il materiale, la radiazione cede parte della sua energia agli atomi del
pezzo attraversato e quindi la sua intensit decresce secondo la relazione:
I s = I 0 e s
(13.1)
dove:
Is lintensit alla profondit s;
I0 lintensit del fascio incidente sul pezzo;
(13.2)
dove:
C una costante;
Z il numero atomico del materiale attraversato dalla radiazione;
350
Fig. 13.17
Due elettrodi, catodo e anodo, sono racchiusi in un involucro di vetro di tipo speciale
(Pyrex), in cui praticato un vuoto molto spinto (circa 10-6 mmHg).
Il catodo costituito da un filamento in tungsteno e da una coppa focalizzatrice o
cupola di concentrazione: il fascio di elettroni, emesso per effetto termoionico dal
filamento percorso da una corrente elettrica a bassa tensione, viene focalizzato verso
lanodo dalla coppa focalizzatrice. Sullanodo, costituito da materiale ad elevata
conduttivit termica, ad esempio rame, applicata una placchetta di tungsteno,
chiamata anticatodo.
Il fascio di elettroni, prodotto dal catodo, viene accelerato da una differenza di
potenziale elevata (da alcune decine di kV a centinaia di kV) e colpisce lanticatodo:
la maggior parte (99 %) dellenergia incidente viene trasformata in calore, che viene
351
possono
essere
regolati
agendo
sul
pannello
di
controllo
dellapparecchiatura.
Al variare della corrente di emissione, a parit di tensione, si modifica il flusso di
elettroni che nellunit di tempo va ad urtare lanticatodo. Ne consegue che,
allaumentare della corrente, aumenta la quantit dei raggi prodotti nellunit di
tempo.
Al variare della tensione di accelerazione, mantenendo costante la corrente, varia
lenergia degli elettroni incidenti sullanticatodo e, quindi, lenergia dei raggi X
prodotti: pi la tensione elevata, pi la radiazione penetrante.
Infatti, la tensione acceleratrice V e la frequenza della radiazione sono legate dalla
legge di Duane-Hunt:
eV = h
(13.3)
dove:
h la costante di Plank, h = 6.625 10 34 J s ;
e la carica di un elettrone.
La penetrazione dei raggi X avviene tanto pi facilemente quanto maggiore la loro
frequenza; quindi, aumentando la tensione acceleratrice, si ottiene una radiazione pi
penetrante.
352
Spessore
[kV]
[mm]
5 100
< 25
100 150
25
150 200
50
200 400
75
400 1000
125
1000 2000
200
353
354
(13.4)
Tempo di dimezzamento
Tm170
127 giorni
Ir192
75 giorni
Cs137
33 anni
Co60
5.3 anni
355
Il contrasto la differenza di densit (D2 D1) tra due aree adiacenti della
radiografia, aventi spessore diverso (fig. 13.18).
Fig. 13. 18
La densit il rapporto logaritmico tra lintensit di luce incidente (I0) e lintensit di
luce emergente (I) da una pellicola impressionata dalla radiazione (D = Log (I0/I)).
Ovviamente, tale grandezza valutabile durante la visione di una lastra radiografica
impressionata e sviluppata, esponendola alla luce di un apposito visore.
Alto contrasto significa avere una forte variazione chiaro-scuro tra due zone relative a
parti del pezzo aventi spessore differente e, quindi, lindividuazione di tale anomalia
risulta agevole.
Per definizione si intende, invece, la rapidit con cui avviene il passaggio tra le due
densit (fig. 13.19).
Fig. 13.19
Ottenere unelevata definizione vuol dire poter distinguere in modo nitido i contorni
di una discontinuit.
356
Fig. 13.20
357
Un IQI a piastrina costituito da una piastrina contenente due o tre fori, di diametro
pari o multiplo dello spessore T della piastrina stessa. La sensibilit valutata in base
al rapporto tra lo spessore della piastrina e lo spessore del pezzo ed al diametro del
pi piccolo foro visibile. Durante il controllo, si dispongono sul pezzo le tre piastrine
raffigurate in figura 13.21, ognuna caratterizzata da uno spessore differente. Ad
esempio, il grado di sensibilit 2 - 2T indica che sulla pellicola (o sullo schermo)
visibile la piastrina di spessore T pari al 2% dello spessore del pezzo ed in particolare
il foro di diametro 2T, ovvero pari a 2 volte lo spessore della piastrina stessa.
Fig. 13.21
Va notato che lindicazione di un penetrametro ha aspetto opposto a quello risultante
dalla presenza delle alterazioni pi frequentemente presenti in un pezzo (cricche o
porosit). Infatti, il penetrametro costituisce un aumento locale di spessore e quindi
provoca una maggiore attenuazione della radiazione, rispetto al materiale costituente
il pezzo. Quindi, la sua immagine sulla pellicola risulta chiara (sullo schermo
radioscopico risulta meno brillante). Invece, le cricche e le porosit contengono aria e
quindi schermano meno la radiazione, dando origine sulla lastra a zone pi scure
(sullo schermo a zone pi brillanti).
Infine, necessario precisare che i penetrametri forniscono solo unindicazione di
massima delle dimensioni minime dellalterazione rilevabile, in quanto esse
dipendono dalla forma e soprattutto dalla giacitura dellalterazione stessa.
358
Fig. 13.22
Ne consegue che lintensit I2 pari ad , rispetto ad I1 , secondo la relazione:
2
I 2 D1
=
.
I 1 D2 2
(13.5)
360
(13.6)
dove
A lattivit dellisotopo utilizzato;
t il tempo di esposizione.
Siccome lattivit di un isotopo diminuisce nel tempo, gammagrafie eseguite in tempi
diversi, con lo stesso isotopo, richiederanno un tempo di esposizione diverso, se si
vuole ottenere lo stesso livello di illuminamento del pezzo (ad esempio, un tempo
doppio, se si utilizza lIr192 e si lasciano trascorrere 75 giorni tra una gammagrafia e
laltra).
I fattori che influenzano la definizione radiografica sono:
dimensione della macchia focale, nel caso di controllo con raggi X, o
dimensione della pastiglia di isotopo, nel caso di controllo con raggi ;
distanza sorgente pezzo (o meglio sorgente alterazione);
distanza pezzo pellicola (o meglio alterazione pellicola);
tipo di pellicola radiografica o di schermo radioscopico;
presenza di radiazioni diffuse.
La macchia focale, per quanto piccola, non pu essere considerata puntiforme e
quindi i bordi di unalterazione non possono essere chiaramente definiti: si ha una
certa penombra geometrica (fig. 13.23).
361
Fig. 13.23
Come detto, le radiazioni ionizzanti, come tutte le radiazioni elettromagnetiche,
avanzano in linea retta. Si pu seguire il percorso effettuato da ognuno dei raggi
emessi dai diversi punti della macchia focale (S). Analizzando quanto accade in
corrispondenza dei punti M ed N, si nota che ogni raggio proietta le estremit
dellalterazione generando, sulla pellicola (o sullo schermo), una zona di ampiezza p,
caratterizzata da annerimento variabile (penombra).
Con semplici considerazioni geometriche, si pu dimostrare che la penombra
direttamente proporzionale alla dimensione della macchia focale ed alla distanza (d)
tra alterazione e pellicola; , invece, inversamente proporzionale alla distanza (D) tra
macchia focale ed alterazione.
Per limitare la penombra geometrica, e quindi aumentare la definizione
dellimmagine, quindi necessario impiegare sorgenti a macchia focale piccola, od
adottare distanze macchia focale alterazione elevate (in modo da ottenere raggi
praticamente paralleli), e porre il pezzo a diretto contatto con la pellicola.
362
363
confronti delle radiazioni riflesse dal pavimento e dalle pareti dellambiente in cui
eseguita la radiografia.
13.5.6 Sviluppo delle pellicole radiografiche e lettura delle immagini
Al termine dellesposizione, limmagine del pezzo radiografato gi presente sulla
pellicola impressionata ma non visibile allocchio umano (immagine latente).
Per poter leggere il film, quindi necessario procedere al suo sviluppo in camera
oscura.
Il procedimento di sviluppo consiste nelleseguire una serie di operazioni
(rivelazione, arresto, fissaggio, lavaggio, essicazione) che, se non correttamente
effettuate o se realizzate con impianti e prodotti di bassa qualit, pu compromettere
seriamente la qualit finale dellimmagine. Tempi di rivelazione eccessivi possono
diminuire il contrasto ed aumentare il velo della pellicola, rendendo pi difficoltosa
lindividuazione dei particolari. In maniera analoga, la scelta non corretta della
temperatura dei bagni o limpiego di bagni ormai esausti peggiora la sensibilit del
controllo.
Il trattamento pu essere eseguito manualmente o in modo automatico. Nel primo
caso, la pellicola, estratta dallastuccio e posta in un telaio, viene immersa in vasche
contenenti, in successione, i diversi prodotti, fino al lavaggio finale in acqua: il tempo
complessivo, compresa la fase di essiccazione, pari a 50 - 60 minuti.
Nel trattamento automatico, durante il quale tutte le operazioni sono meccanizzate e
dove possono essere utilizzati prodotti molto pi attivi e temperature dei bagni pi
elevate, il processo dura circa 10 minuti; utilizzando apparecchiature sofisticate, si
pu anche effettuare lo sviluppo in soli 3 - 5 minuti. E evidente, per, che limpiego
delle sviluppatrici automatiche giustificato da un notevole volume di lavoro.
La lettura di una radiografia viene effettuata posizionando la pellicola su unadeguata
sorgente luminosa, generata da unapparecchiatura chiamata negativoscopio: la luce
deve attraversare il film in modo da permettere allocchio umano di valutare le
differenze di annerimento presenti sulla pellicola. A tal fine, la luminosit del
negativoscopio deve essere adeguata e periodicamente verificata facendo uso di
esposimetri.
364
365
366
Fig. 13.24
I trasduttori sono, normalmente, di tipo piezoelettrico ossia sono dei cristalli di
quarzo, di titanato di bario o di solfato di litio, tagliati secondo particolari piani. Se
viene applicata una differenza di potenziale tra le facce di taglio, il cristallo
piezoelettrico si mette a vibrare ed, al contrario, se il cristallo riceve una vibrazione,
si crea una differenza di potenziale tra le sue facce.
Il trasduttore trasmittente collegato ad un generatore che impone una differenza di
potenziale tra le facce del cristallo. Questultimo inizia a vibrare e trasmette le onde
meccaniche al pezzo da esaminare. Se nel pezzo sono presenti delle alterazioni, il
percorso delle onde viene deviato.
368
Fig. 13.25
Nel primo caso, il trasduttore ricevente posto sulla stessa superficie del pezzo su
cui appoggiato il trasduttore trasmittente. Le onde intercettate dalla discontinuit
vengono riflesse verso il trasduttore ricevente che, colpito dalle vibrazioni, invia un
segnale elettrico alloscilloscopio od al monitor.
La tecnica per trasmissione prevede che la sonda ricevente sia posta sulla superficie
opposta del pezzo, rispetto alla sonda trasmittente. Ci implica, evidentemente,che il
pezzo sia accessibile da entrambe le parti. Il segnale intercettato dalla discontinuit
non riesce a raggiungere la sonda ricevente e quindi la presenza della discontinuit
indicata da unassenza di segnale sulloscilloscopio. Per avere indicazioni corrette,
bisogna assicurare un perfetto allineamento tra sonda trasmittente e sonda ricevente:
se ci non avviene, una parte del segnale trasmesso non verr ricevuto ma non a
causa della presenza di unalterazione.
13.6.2 Tipologie di onde ultrasonore
Le onde ultrasonore sono un particolare tipo di onde elastiche.
369
370
Fig. 13.26
Le onde trasversali (fig. 13.27) si propagano in direzione perpendicolare, rispetto al
moto di oscillazione delle particelle: queste ultime descrivono una vera e propria
onda.
Fig. 13.27
La propagazione delle onde trasversali pu essere raffigurata con quanto accade in
una frusta: la frustata si sposta dal capo della corda tenuto nella mano al capo opposto
mentre le particelle della corda si muovono dallalto al basso e viceversa, cio in
direzione perpendicolare rispetto allavanzamento dellonda.
Anche in questo caso, si definisce lunghezza donda la distanza fra due creste
consecutive.
371
Velocit di propagazione
Densit
[105 cm/s]
[g/cm ]
onde longitudinali
Alluminio
Rame
Piombo
Magnesio
Mercurio
Molibdeno
Nichel
Acciaio
Acciaio inossidabile
Titanio
Tungsteno
Ghisa
Vetro
Ghiaccio
Acqua
Aria
Olio minerale
372
2,71
8,90
11,4
1,74
13,60
10,09
8,80
7,80
7,67
4,54
19,25
7,20
2,51
1,00
1,00
0,001
0,92
6,35
4,66
2,16
5,79
1,42
6,29
5,63
5,65
7,33
6,10
5,40
3,80
5,70
3,98
1,49
0,33
1,38
onde trasversali
3,10
2,26
0,70
3,10
3,36
2,96
3,23
2,99
3,12
2,87
2,20
3,40
1,99
-
(13.7)
dalla quale si evince che, stabilita una certa frequenza (tipo di sonda), il tipo di onda
ed il mezzo di propagazione (perci la velocit di propagazione), la lunghezza donda
risulta determinata.
Ad unonda elastica sempre associabile una pressione, cio la forza per unit di
superficie generata dalla vibrazione meccanica delle particelle. Questa grandezza
fisica di fondamentale importanza in quanto quella che una sonda per esami ad
ultrasuoni in grado di rilevare, ed la grandezza alla quale risultano proporzionali
le altezze dei segnali (echi) sullo schermo dellapparecchiatura.
La pressione acustica di unonda ultrasonora diminuisce allaumentare della distanza
dal trasduttore che ha generato londa.
Il volume di materiale interessato dalle vibrazioni ultrasonore formato da una
porzione approssimativamente cilindrica, di diametro pari a quello della sorgente e
profondit pari a N = a2/ (con a raggio del trasduttore), e da una porzione
approssimativamente conica (fig. 13.28).
Fig. 13.28
Il semiangolo di apertura del fascio definito dalla relazione:
sen = C
2a
(13.8)
e dipende pertanto dal raggio a del trasduttore e, attraverso la lunghezza donda, dal
tipo di materiale, dal tipo di onda (longitudinale o trasversale) e dalla frequenza del
trasduttore (in quanto = V/f, dove V la velocit di propagazione di quel tipo di
onda in quel tipo di materiale).
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374
Fig. 13.29
Le sonde angolate (fig. 13.30) sono costituite da un trasduttore incollato su un cuneo
in plexiglas (zoccolo), attraverso il quale si trasmette lenergia ultrasonora in onde
longitudinali fino alla superficie di contatto. A seconda dell angolo di inclinazione
del piano inclinato del cuneo e della velocit di propagazione nel materiale, si
determina un certo angolo di rifrazione, ed in questo modo si introducono nel
materiale onde trasversali.
Fig. 13.30
13.6.5 Caratteristiche di un controllo ultrasonoro
La sensibilit di un controllo ultrasonoro definita come la capacit del sistema di
rilevare (attraverso echi visibili sullo schermo) piccole discontinuit. La sensibilit
del controllo strettamente legata a due fattori:
la lunghezza donda adottata
la potenza del fascio emesso
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Fig. 13.31
Invece, la sensibilit dipende dalla potenza del fascio emesso: tanto maggiore la
quantit di energia che incide su di un riflettore (alterazione), tanto pi elevata sar la
sua risposta ultrasonora e tanto meglio visibile sar leco che apparir sullo schermo
in quanto di altezza superiore.
Una caratteristica fondamentale di un controllo ultrasonoro il suo potere risolutivo,
definito come la capacit del sistema di rappresentare con due diversi echi,
chiaramente distinti tra loro, due discontinuit molto vicine fra loro nel senso dello
spessore, anzich con un solo eco di maggiore larghezza. (fig. 13.32).
Fig. 13.32
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Fig. 13.33
Infatti, nei primi istanti susseguenti allemissione dellimpulso, il trasduttore non
ancora in grado di ricevere segnali.
Lentit della zona morta, pur dipendendo in massima parte dalle caratteristiche di
smorzamento della sonda, viene spesso erroneamente vista come una caratteristica
peculiare della sola sonda. In realt, poich nel tempo di smorzamento delle
vibrazioni del cristallo, gli ultrasuoni compiono un percorso direttamente
proporzionale alla velocit di propagazione, la zona morta dipende anche dal
materiale su cui si appoggia la sonda.
Con lutilizzo di sonde a doppio cristallo o di 2 sonde (trasmittente - ricevente),
lestensione della zona morta viene ridotta.
13.6.6 Rappresentazione del segnale
Il segnale ricevuto viene inviato ad un oscilloscopio e quindi sar visibile su uno
schermo come un picco detto eco.
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Fig. 13.34
La rappresentazione di tipo A quella maggiormente utilizzata.
Secondo tale rappresentazione, la distanza del piede di sinistra delleco dallorigine
proporzionale alla profondit del riflettore e laltezza delleco proporzionale alla
pressione acustica della risposta ultrasonora.
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379
Fig. 13.35
In figura 13.36 viene rappresentata la procedura per eseguire la taratura dellasse dei
tempi con sonde a fascio normale.
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Fig. 13.36
La scelta della distanza da disporre sullasse dei tempi principalmente dettata dallo
spessore del pezzo da esaminare.
Si pone la sonda sulla superficie del blocco e si proietta il fascio di ultrasuoni verso la
superficie riflettente. Si cerca la condizione di massima risposta, muovendo la sonda
avanti ed indietro. La rappresentazione ottenuta nello schermo dopo aver posizionato
i picchi in corrispondenza delle linee verticali, quella mostrata dalla fig. 13.36-c.
In figura 13.37 rappresentata la taratura dellasse dei tempi con sonde angolate.
Fig. 13.37
La taratura del livello di sensibilit serve per valutare le risposte ultrasonore delle
discontinuit.
I fattori che influiscono sulla risposta ultrasonora proveniente da unalterazione sono
numerosi: estensione dellalterazione, sua giacitura, grado di rugosit della superficie
dellalterazione, distanza dalla sonda, attenuazione del materiale, ecc..
Lunico sistema per ottenere unindicazione, seppur approssimativa, della grandezza
delle alterazioni riscontrate, il confronto tra le riflessioni ultrasonore ottenute da
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Fig. 13.38
Utilizzando il blocco in fig.13.38-a si procede nel modo seguente:
si rilevano le risposte ultrasonore dei fori presenti nel blocco di riferimento
con un livello di amplificazione tale da portare la massima risposta ultrasonora
del foro pi prossimo alla superficie di scorrimento della sonda, ad una
definita altezza sullo schermo (ad esempio 80% dello schermo);
mantenendo costante lamplificazione, si marcheranno in successione le
altezze raggiunte dagli echi massimi di risposta di tutti i fori presenti nel
blocco;
si congiungono tali punti, ottenendo la curva di taratura della sensibilit (fig.
13.38-b).
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