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LEsortazione apostolica, nella nota 8, fa una lunga citazione dei documenti pontifici ad incominciare dagli interventi
di Paolo VI. Per quanto riguarda linsegnamento di Benedetto XVI, Cfr. in particolare, L. LEUZZI, La Parola nelle
parole. Dal biblicismo al realismo della fede. I discorsi di Benedetto XVI al Sinodo dei Vescovi, LEV, Citt del
Vaticano 2009; e N. ETEROVI. La parola di Dio, Riflessione sulla XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei
Vescovi. Papa Benedetto XVI e il Sinodo, LEV, Citt del Vaticano 2010.
opera in tre volumi Ges di Nazaret, due dei quali gi apparsi, la cui rilevanza programmatica
indicata con precisione nel prologo del primo volume. In ambito teologico-biblico esistevano anche,
nel contesto in cui parliamo, alcuni importanti documenti della Pontificia Commissione Biblica,
quali soprattutto Linterpretazione della Bibbia nella Chiesa (1993) e Il popolo ebraico e le sue
Sacre Scritture nella Bibbia cristiana (2001). Nonostante ci, necessario riconoscere che
lEsortazione apostolica postsinodale Verbum Domini venuta a riempire un vuoto che si percepiva
da diversi anni. Si avvertiva, infatti, lesigenza di un intervento magisteriale ampio e articolato che
approfondisse il tema della Parola di Dio per affrontare le nuove sfide che il tempo presente pone
ai credenti in Cristo (n. 3). LEsortazione Verbum Domini brilla perci come una gemma
finemente incastonata nella Cost. dogm. Dei Verbum, che era e continuer ad essere una pietra
miliare nel cammino ecclesiale, come si espresso Benedetto XVI (ib.).
Pi concretamente, lEsortazione apostolica Verbum Domini riprende sostanzialmente
quanto era stato elaborato nel Sinodo dei Vescovi celebrato a Roma nel 2008 su La Parola di Dio
nella vita e nella missione della Chiesa4, tenendo presente i documenti e gli interventi che lo
avevano contestualizzato nonch quelli che furono pubblicati come risultato finale dellassemblea
sinodale, cio, il Messaggio finale al Popolo di Dio e le 55 Propositiones che i Padri sinodali
formularono ritenendole questioni di speciale rilievo. Sulla base di questa attestazione Benedetto
XVI ha voluto rivolgersi alla Chiesa universale per indicare alcune linee fondamentali per una
riscoperta, nella vita della Chiesa, della divina Parola, sorgente di costante rinnovamento,
auspicando al contempo che essa diventi sempre pi il cuore di ogni attivit ecclesiale (n. 1).
Lintenzione programmatica della Verbum Domini stata, quindi, quella di riscoprire la bellezza
della Parola divina (n. 70) allinterno della Chiesa per poter poi trasmetterla pi efficacemente
nella sua missione evangelizzatrice a tutte le genti, in consonanza con quanto viene ricordato in 1Gv
1,2-3, brano citato dal Pontefice: Vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si
manifest a noi, quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perch anche
voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione con il Padre e con il Figlio suo, Ges
Cristo (n. 2).
Nelle parole della lettera giovannea appena citate e pi ancora nel Prologo del Quarto
Vangelo si avverte una tonalit di linguaggio che costituisce lo sfondo delle considerazioni che si
Era la XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, svoltasi nel Vaticano dal 5 al 26 ottobre 2008.
svolgeranno lungo tutta lEsortazione apostolica. Benedetto XVI ha inteso, infatti, presentare ed
approfondire i risultati del Sinodo facendo riferimento costante al Prologo del Vangelo di Giovanni
(Gv 1,1-18) (n. 5), nel quale, come egli commenta, ci comunicato il fondamento della nostra
vita: il Verbo, che dal principio presso Dio, si fatto carne ed ha posto la sua dimora in mezzo a
noi (cfr. Gv 1,14). Il Pontefice convinto, infatti, che solo sotto questa prospettiva, cio alla luce
del mistero del Verbo incarnato prospettato dal Prologo giovanneo, le acquisizioni del Sinodo
potranno influire pi efficacemente sulla vita della Chiesa: sul personale rapporto con le sacre
Scritture, sulla loro interpretazione nella liturgia e nella catechesi come anche nella ricerca
scientifica, affinch la Bibbia non rimanga una Parola del passato, ma una Parola viva e attuale (n.
5).
Lespressione sinfonia della Parola ritorna significativamente nellEsortazione apostolica nei nn. 7 e 8.
Assumiamo qui il termine ispirazione nel senso che ha ricevuto nella tradizione cristiana e che la DV 11 formula con
le seguenti parole: Per la composizione dei libri sacri, Dio scelse degli uomini di cui si serv nel possesso delle loro
facolt e capacit, affinch, agendo egli in essi e per loro mezzo, scrivessero come veri autori tutte e soltanto quelle
cose che egli voleva.
Cfr. Propositiones n. 3, VD n. 7.
collegati fra loro. La considerazione che illumina linsieme che la Chiesa [ il] luogo originario
dellermeneutica della Bibbia (nn. 29-30), e ci proprio per il legame intrinseco esistente tra
[Parola e] fede ecclesiale, che ha nel s di Maria il suo paradigma, affermazione, questultima,
splendidamente approfondita nei numeri immediatamente precedenti (nn. 27-28). Riflettendo
sullodierna ermeneutica biblica, il Pontefice nota lesistenza di un grave divario fra fede e ragione,
studio razionale e prospettiva sapienziale, esegesi accademica e approfondimento teologico dei testi
biblici, con le pesanti ripercussioni che tali contrasti comportano nella formazione intellettuale e
spirituale dei credenti e, di conseguenza, nellazione pastorale di tutta la comunit ecclesiale. Il
documento esorta perci ad evitare il pericolo del dualismo e di unermeneutica biblica
secolarizzata, che finiscono per perdere il significato della Scrittura. Fede e ragione, infatti,
procedendo luna e laltra dallo stesso Dio, si richiedono mutuamente, dovendo dialogare in perfetta
armonia secondo i sapienziali adagi patristico-medievali fides quaerens intellectum (la fede cerca la
comprensione intellettuale della verit) e intellectus quaerens fidem (la ragione trova nella fede la
comprensione ultima della realt). necessario, quindi, unire armonicamente lo studio razionale dei
testi biblici alla lettura nello Spirito, lanalisi storico-critico alla lettura attuata nellunit della
Bibbia, la Tradizione viva della Chiesa e lanalogia della fede (cfr. DV 12). Rifiutando poi
conseguentemente ogni forma di lettura fondamentalista, il Pontefice ribadisce la necessit di un
dialogo costante tra pastori, teologi ed esegeti al fine di contribuire alla comune ricerca della verit,
che si tradurr anche in uno sforzo di dialogo con il mondo ebraico e di prospettiva ecumenica. Con
linvito imperioso a leggere nella vita dei santi lautentica interpretazione della Bibbia (viva lectio
est vita bonorum), si conclude la Prima Parte dellEsortazione.
quindi, una contemporaneit di Cristo nella vita della Chiesa; una presenza che deve coinvolgere la
vita di ogni cristiano, che chiamato personalmente a entrare nella relazione vitale, sempre attuale,
tra Cristo, Parola del Padre, e la Chiesa (n. 51).
Emerge limportanza della formazione del popolo di Dio al senso teologico della liturgia e allimportanza della Parola
di Dio proclamata, spiegata e testimoniata; Cfr. Sacrosanctum Concilium nn. 7 e 24.
eucaristica (n. 59). Vengono date poi indicazioni specifiche sulle varie forme di animazione
liturgica della Parola di Dio, concretamente, sulle diverse celebrazioni della Parola, sul ruolo del
tempio cristiano, sul canto liturgico e sullattenzione ai non vedenti e ai non udenti (nn. 64-71).
Padre, ha come compito assegnato dal suo divino fondatore lannunciare al mondo il Logos de la
Speranza (cf 1Pt 3,15) (n. 91). Tale missione non pu essere considerata come realt facoltativa
o aggiuntiva della vita ecclesiale; un compito ineluttabile, poich la Chiesa chiamata a
riscoprire sempre pi lurgenza e la bellezza di annunciare la Parola, per lavvento del Regno di
Dio, predicato da Cristo stesso (n. 93). Si tratta di un dovere urgente, poich tutti avvertiamo
quanto sia necessario che la luce di Cristo illumini ogni ambito dellumanit: la famiglia, la scuola,
la cultura, il lavoro, il tempo libero e gli altri settori della vita sociale. Si tratta anche di
annunciare, non una parola consolatoria, ma dirompente, che chiama a conversione, che rende
accessibile lincontro con Lui [Cristo], attraverso il quale fiorisce unumanit nuova (ib.): di
annunziare, in definitiva, il Regno di Dio cos come fu predicato da Cristo stesso (ib.).
Il documento sviluppa in seguito alcune idee basilari della missione apostolica della Chiesa
(nn. 94-98). E per primo, che tale compito una responsabilit primaria che compete a tutti i
cristiani, a tutti i discepoli di Ges Cristo come conseguenza del loro battesimo (n. 94), e ci in
modo che nessun credente in Cristo pu sentirsi estraneo a questa responsabilit che proviene
dallappartenenza sacramentale al Corpo di Cristo. Ci troviamo quindi davanti ad un obbligo
ecclesiale, urgente, non trascurabile, che deve essere ridestato in ogni famiglia, parrocchia,
comunit, associazione e movimento ecclesiale (ib.). Un compito che, nel massimo rispetto della
libert personale, deve raggiungere tutti gli uomini senza eccezione, perch tutti hanno bisogno
della verit salvifica, trasmessa con chiarezza e in modo esplicito (n. 95). Esso deve in conseguenza
rivolgersi anche a coloro che non conoscono Cristo (missio ad gentes), con un annunzio che deve
saper trasmettere con fedelt, esplicitamente, e talvolta anche a costo della propria vita, la verit
rivelata (ib.). Il documento ricorda, tuttavia, che anche allinterno de la Chiesa oggi pi che mai
necessaria una nuova evangelizzazione (n. 96), perch tanti cristiani hanno bisogno che sia loro
riannunciata in modo persuasivo la Parola di Dio, cos da poter sperimentare concretamente la forza
del Vangelo (ib.).
pi abitabile (n. 100), mostrano che la dimensione terrena e sociale cos basilare per la vita del
cristiano e di qualsiasi uomo che non possibile che esista un orientamento verso Dio che
dimentichi i vincoli che uniscono ogni persona con i suoi fratelli, gli uomini, e con tutto il creato (n.
99). Si raccomanda, perci, di promuovere unadeguata formazione secondo i principi della
Dottrina sociale della Chiesa (n. 100).
Menzionando poi i diversi settori in cui specialmente necessario adempiere tali
incombenze, il documento fa un riferimento preciso alle nuove generazioni (n. 104), le quali
costituiscono il futuro della Chiesa, della societ e del mondo. Ai giovani devono essere date
risposte chiare e precise perch acquistino confidenza e familiarit con la Parola di Dio, tale da
orientare le loro scelte di vita, anche verso la donazione totale. Si parla poi dei migranti (n. 105), a
cui deve essere assicurata unadeguata accoglienza. Inoltre, poich esiste un chiaro rapporto tra
migrazione ed evangelizzazione, si segnala che i migranti hanno il diritto di ascoltare il kerygma,
che viene loro proposto, non imposto (ib.). Se poi sono cristiani, loro hanno un dovere di farsi
essi stessi annunciatori della Parola di Dio e testimoni di Ges Risorto, speranza del mondo (ib.).
Si menzionano ancora i sofferenti (n. 106), per i quali la Parola di Dio deve essere accolta come un
dono che aiuta a scoprire che proprio nella loro condizione possono partecipare in modo
particolare alla sofferenza redentrice di Cristo per la salvezza del mondo; nonch i poveri e
bisognosi (n. 107), spesso vittime di ingiustizie e di egoismi. Si segnala infine che anche grazia
alla Parola di Dio nelluomo si genera un modo nuovo di vedere le cose, promuovendo
unecologia autentica: solo essa pu aiutare veramente luomo a riscoprire con stupore la bellezza
autentica che si cela in tutte creature (n. 108).
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ultimamente a Dio (n. 109). Per questo motivo, il documento esorta specialmente gli operatori
culturali a recuperare il ruolo della sacra Scrittura come grande codice per tutte le espressioni
umane artistiche e spirituali, mostrando a tutti, credenti e non credenti, i valori antropologici e
filosofici che hanno influito positivamente su tuta lumanit (n. 110). In questa prospettiva, il
documento ribadisce il dovere di favorire la conoscenza della Parola di Dio nelle scuole e nelle
universit, con un esplicito riferimento allinsegnamento della religione cattolica (n. 111), ed esorta
affinch si promuova nella Chiesa una solida formazione degli artisti (n. 112), i quali, lungo i
secoli, hanno contribuito efficacemente (nella letteratura, la musica, larte, la decorazione delle
chiese, ecc.) a rendere percepibile nel tempo e nello spazio le realt invisibili ed eterne. Collegato
con questo ambito il tema della massmedialit, in quanto il processo di inculturazione della Parola
passa sempre di pi attraverso i mezzi di comunicazione sociale: unesigenza sempre pi rilevante
far risuonare la Parola divina fino ai confini dei mezzi di comunicazione, con la consapevolezza
per che il mondo virtuale non potr mai sostituire il mondo reale della comunicazione personale
(n. 113).
Alla Chiesa urge quindi il delicato compito dellinculturazione, cio dellevangelizzazione
della cultura, il cui paradigma rappresentato dal principio dellincarnazione (n. 114). Cos
come Dio si comunicato agli uomini in una storia concreta, assumendo i codici culturali iscritti
in essa, anche la Parola divina, che supera i limiti della cultura (n. 116), chiamata a trasformare
le culture dal di dentro: La Chiesa fermamente persuasa dallintrinseca capacit della Parola di
Dio di raggiungere tutte le persone umane nel contesto culturale in cui vivono (n. 114).
Certamente, linculturazione non va scambiata con processi di adattamento superficiale e
nemmeno con la confusione sincretista che diluisce loriginalit del Vangelo per renderlo pi
facilmente accettabile (ib.). Questo processo si attua anzitutto nella consegna e nella presentazione
della Parola di Dio e particolarmente del Libro sacro in tutta la sua ricchezza, a partire dal
delicato lavoro di traduzione dei testi e dal conseguente impegno di diffusione presso quei popoli
che non possono ancora accedere alla ricchezza della sacra Scrittura e alle sue mediazioni (n. 115).
volont, evitando sempre, certamente, per la fedelt alla stessa Parola divina, forme di
sincretismo e di relativismo (ib.). Questo dialogo ha conosciuto in tempi pi recenti un grande
sviluppo dovuto soprattutto al rapido processo di globalizzazione in atto. Poich dellebraismo si
trattato nella prima parte dellEsortazione (n. 43), nel nostro contesto si fa riferimento al dialogo tra
cristiani e musulmani (n. 118) nonch al confronto con religioni quali il Buddismo, lInduismo e il
Confucianesimo (n. 119). Il Pontefice esorta al rispettoso e costruttivo confronto con tutte le realt
religiose, consapevole che anche in esse si incontrano testimonianze dellintimo legame esistente
tra il rapporto con Dio e letica dellamore per ogni uomo (n. 117). La breve trattazione si
conclude segnalando che il dialogo potr essere fecondo solo nella misura in cui si realizza un
autentico rispetto per ogni persona, perch possa aderire liberamente alla propria religione (n.
120).
Conclusione
Nella
Conclusione
dellEsortazione
apostolica
emergono
come
sintesi
quattro
raccomandazioni:
limpegno perch la Parola di Dio diventi sempre pi familiare, tenendo presente che a
fondamento di ogni autentica e viva spiritualit cristiana sta la Parola di Dio annunciata, accolta,
celebrata e meditata (n. 121);
lesigenza di una nuova evangelizzazione, soprattutto in quelle nazioni dove il Vangelo
stato dimenticato o soffre indifferenza dei pi a causa di un diffuso secolarismo (n. 122);
il rapporto esistente fra Parola e gioia, in quanto lannuncio della Parola crea comunione
e realizza la gioia [piena] (n. 123).
Infine, guardare come modello di vita la figura di Maria, Madre del Verbo e Madre
della letizia (n. 124), nella quale appare specialmente evidenziata lintima relazione tra la Parola di
Dio e la gioia. Il Vangelo di Luca ci presenta in due testi questo mistero di ascolto e di gaudio.
Ges afferma: Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la
mettono in pratica (8,21). E davanti allesclamazione di una donna dalla folla che intende esaltare
il grembo che lo ha portato e il seno che lo ha allattato, Ges rivela il segreto della vera gioia:
Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano (11,28). Ges mostra la vera
grandezza di Maria, aprendo cos anche a ciascuno di noi la possibilit di quella beatitudine che
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nasce dalla Parola accolta e messa in pratica. Per questo, a tutti i cristiani ricordo che il nostro
personale e comunitario rapporto con Dio dipende dallincremento della nostra familiarit con la
divina Parola (n, 124).
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