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SOMMARIO

01- GENNAIO 2009

Impariamo a convivere con il terremoto pag. 04

34
38

Viaggio nel Vietnam:


un aiuto concreto ai bambini disabili

pag. 08

Lespansione culturale
nella valle del Po

pag. 14

Da Costantino V alle celebri


dinastie di organari

pag. 20

Le prime osterie che fecero di Modena


citt duva e di vino

pag. 24

Nelle pagine del Risorgimento


spicca la storia di Giovanni Corti
Vescovo di Mantova

pag. 28

SantAntonio nella millenaria


civilt contadina

pag. 32

Lultima sfida vinta nel cuore


della Germania musicale

pag. 34

Attilio Pavesi, il ciclista che fece


innamorare la diva Anita Page
(e infuriare il duce...)

pag. 38

Le ricerche di Renato Biasutti


sulla casa rurale

pag. 42

Nella casa museo la storia e larte


di Pietro Guizzardi

pag. 44

Le fiabe di Anna Maria DallAglio


e le favole di Giuliano Bagnoli

pag. 48

Un p di brio per lanno nuovo!

pag. 51

Pip...guai in vista!

pag. 53

Collezionare: larte in anteprima

pag. 55

Andiamo al cinema

pag. 59

Profilo Donna a favora dellAISM

pag. 62

Il Giaguaro ha potenziato gli artigli

pag. 65

IN COMUNE
Mensile di informazione, attualit, cultura
e spettacolo del territorio
Direttore responsabile:

Ivano Davoli

44

Editore: Servizi Editoriali Padani Societ Cooperativa


Via dei Mille. 13 - Cremona
Stampa: Igep Pizzorni Cremona
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PRIMO PIANO

Impariamo
a convivere
con il terremoto
Nelle nostre zone la terra trema spesso,
ma la pericolosit e bassa.
I consigli di Doriano Castaldini docente
di geologia allUniversit di Modena e Reggio
04

vere un terremoto in
A
Italia come avere un
incidente nel traffico. Noi

percepiamo solo oltre la


magnitudo 2.5, quelli che potremmo definire gli incidenti
stradali. Ma ci sono una moltitudine di tamponamenti non
resi noti, se non alle assicurazioni (che in questo caso sarebbero i tecnici).
A parlare Doriano Castaldini,
docente di Geologia alluniversit di Modena e Reggio Emilia
ed esperto di terremoti, che
conferma unidea inquietante:
la terra trema, e lo fa piuttosto
spesso. Ma gli abitanti dei ter-

ritori tra Modena, Parma e


Reggio Emilia possono dormire
sonni tranquilli, perch la zona
a bassa pericolosit sismica,
anche se alcune aree salgono
ad un livello medio, soprattutto
verso la montagna. Lunica reale forma di protezione da questo tipo di evento
leducazione ai terremoti,
come spiega il docente dellateneo modenese, in molti
si fanno male solo perch non
sanno come comportarsi e le
persone si riversano in strada
in preda al panico. Occorre
invece restare calmi e mettersi
sotto tavoli o scrivanie e attendere di uscire dalledificio in
maniera ordinata. Di eventi
la storia ne registra parecchi,
ultimo quello del 23 dicembre
scorso, quando alle 16,25 un
attimo interminabile ha fatto
correre i cittadini fuori da uffici
e palazzi: leternit di quella
vertigine, di quellondata che
ha mosso la terra e che si pu
riassumere in un paio di secondi, bastata a creare il panico.

di
Anna
Ferri

Nella foto Grande a


sinistra la Chiesa di Pigneto a Prignano.
Sotto a sinstra Prof.
Doriano Castaldini, a
destra la chiesa di Selvapiana.

Il terremoto avvertito dai cittadini alle 16,25 stato preceduto da una scossa alle 16,18,
con una magnitudo 3.4, e successivamente, verso le 23, una
successiva scossa con una
magnitudo 4.7, spiega
Castaldini. Ma la sequenza
dei sismi successivi lunghissima, gli ultimi sono stati registrati ieri (6 gennaio, ndr). Si
tratta di un fenomeno naturale,
linterno della terra che sta
riacquistando il suo
equilibrio. La scossa,
con una magnitudo 5.2
ed epicentro tra Parma e
Reggio Emilia, stata
localizzata nel distretto
sismico di Frignano, in
quella zona che storicamente ha subito gli
effetti di numerosi eventi,
come il terremoto del
1818 o del 1873, che
hanno visto una
magnitudo praticamente
identica, e grazie alla sua
profondit, circa 26 km,
stato sentito in un territorio molto ampio. E se
il territorio, secondo i
dati forniti dallIstituto
nazionale di Geofisica e
Vulcanologia (Ingv),
periodicamente colpito
da eventi simili a quello
di dicembre, la storia
racconta che non ci sono
scosse con una
magnitudo particolarmente alta, anche se fatti
del genere non sono da
escludere. E la scossa percepita
dai cittadini non stata altro
che una delle numerose avvenute in quei giorni, le cui due
maggiori sono state alle 23.58
e a mezzanotte e trentasette
del 23 e del 24 dicembre. La
zona di Modena, come quella
di Parma e Reggio Emilia, ricade tra unarea a bassa e una
a media pericolosit sismica,
commenta Castaldini. A Mo-

dena la maggior parte comunque a bassa, mentre la media si pu collocare nellarea


tra Vignola, Sassuolo e il
reggiano e poi nellalto
Appennino verso Frassinoro,
perch risente della vicinanza
con la Garfagnana, una zona
molto sismica. Nel 1920 ci fu
un terremoto di una magnitudo
6.5 paragonabile a quelli del
Friuli del 1976. A Reggio la
zona a media pericolosit

quella in montagna e del distretto ceramico, sempre al


confine con la Garfagnana,
mentre a Parma si tratta dellarea della Val dEnza. Per
raccontare i terremoti si deve
andare indietro di secoli addirittura fino al 1346, con una
magnitudo tra 6 e 7, per poi
arrivare al 1501, con una scossa molto forte che ha avuto
epicentro nel margine dellAp-

05

PRIMO PIANO

pennino, nella zona tra


Sassuolo e Vignola, con unintensit pari ad 8. Se facciamo
un salto fino al Novecento, arriviamo al 1996, racconta il
docente, con il terremoto che
ha avuto epicentro a Correggio
la cui origine nella struttura
appenninica che continua fino
al Po, anche se noi non la vediamo. Queste pieghe contengono delle rotture che quando
si riattivano danno vita proprio
ai terremoti. La scossa sismica
di dicembre 2008 deriva dal
margine dellAppennino. Per
questo ultimo terremoto, superiori alla magnitudo 2.8 di scosse ne sono state registrate 15,
di cui una proprio il 6 gennaio.
Imprevedibile e fuori controllo,
il terremoto da sempre spaventa
gli esseri umani (e gli animali),
ma per gli italiani non pu essere considerato un evento straordinario. Il territorio tra Modena, Parma e Reggio Emilia
a bassa pericolosit, spiega il

docente, ma limportante
valutare la risposta locale: in
montagna, vicino a scarpate o
crinali, si registra unamplificazione della sismicit. Una
scossa pu infatti riattivare un
movimento franoso, perch il
sottosuolo di natura argillosa,
mentre altre localit risultano
meno sensibili perch poggiano
sullarenaria. Insomma, per valutare un terremoto bisogna
conoscere le diverse caratteristiche della zona interessata,
perch se impossibile prevenirli, si possono comunque definire le aree pi soggette a
questo rischio. In questa area
non ci sono mai stati terremoti
distruttivi, continua Castaldini,
infatti definita a bassa o media pericolosit. La magnitudo
massima sentita fino ad oggi
di 7, mentre per distruggere
palazzi si deve toccare la
magnitudo 7,5 o 8. Con una
magnitudo 5.1 al massimo cade
qualche calcinaccio.
07

REPORTAGE

Viaggio nel Vietnam:


un aiuto concreto
ai bambini disabili
Uno dei progetti di solidariet internazionale sostenuti nel 2008 e 2009

Uno dei progetti di solidariet internazionale sostenuti nel 2008 e 2009


da Boorea, la societ creata da 36 cooperative aderenti a Legacoop
Reggio Emilia per fare cooperazione internazionale e solidariet sul
territorio, quello per i bambini disabili a Bac Giang City, in Vietnam,
a pochi chilometri dalla capitale Hanoi.

Quello che segue il resoconto di Patrizia Santillo, presidente di GVC, la ONG Emiliana che sta realizzando
lintervento in Vietnam anche
grazie a un cofinanziamento
della Commissione Europea.
Boorea ha gi destinato al progetto i primi 10.000 euro, grazie allincasso della Grande
Cena che si tiene ogni anno a
Correggio (RE).
scendo dallaeroporto di
Hanoi, dove ci attendono
i cooperanti di GVC, Andrea e Diana, si colpiti da 2
cose: un cielo plumbeo, segno

della stagione delle piogge, che


emana una umidit soffocante,
una miriade di persone che
con ogni mezzo di trasporto auto, ma ancor pi motorino,
bicicletta, risci- percorrono,
indaffaratissimi, il viale che
dallaeroporto porta al centro
citt.
E limmagine del Vietnam di
oggi, dove nessuno perde tempo, e anzi si ingegna con ogni
risorsa disponibile a generare
reddito. Cos convivono i negozi pi moderni con i mercatini tradizionali, le piccole imprese familiari che coltivano
riso sfidando le alluvioni, con

di
Patrizia
Santillo
foto di
Ivan Soncini

le grandi imprese in piena modernizzazione.


I Vietnamiti, forti della loro
tenacia, non si perdono danimo di fronte a nulla: nelle campagne donne anziane con il
volto segnato dal sole e la
schiena curva, i piedi nellacqua, sorridono guardando il
loro riso, la fonte della sussistenza familiare; nella citt giovani ragazze in un buon inglese
accolgono i turisti nei migliori
alberghi, nelle banche e negli
uffici di accoglienza al pubblico.
Un turismo in crescita, che oggi
pu coniugare il livello di con09

REPORTAGE

A sinistra Ivan Soncini,


presidente di Boorea
e autore delle foto, e
un bambino vietnamita.
A destra nelle foto
grande alcuni bambini
di Bac Giang assistiti
dal progetto

10

fort con le bellezze di questo


Paese: la pagoda dei profumi,
la citt imperiale di Hue, la
baia di Ha Long.
Secondo lo stile sobrio di GVC,
noi siamo alloggiati in un piccolo ma pulito albergo di Hanoi, costruito secondo la tradizione vietnamita, stretto e alto,
4 piani, lascensore non c.
Siamo tanti, i responsabili di
GVC e gli amici di Boorea,
loccupiamo quasi tutto, come essere in famiglia, ci danno

la colazione che i nostri stomaci sono abituati a reggere, ci


fanno usare internet per leggere
la posta, e alla sera quando
rientriamo non ci dicono nulla
se dobbiamo scavalcare i ragazzi della reception che dormono per terra nella piccola
hall dentrata.
I vietnamiti, sempre cortesi,
apprezzano chi porta loro valuta , investimenti e solidariet.
Il progetto del GVC a favore
dei bambini portatori di handi-

cap a Bac Giang, a 60 km


da Hanoi.Secondo lultima indagine condotta dal Ministero
della Salute vietnamita, il 5,2%
della popolazione totale (circa
4.150.000 persone) disabile;
di questi, circa il 30%
(1.245.000 persone) necessitano cure di riabilitazione. Il numero dei bambini disabili di
circa 582.400, tra questi moltissimi sono nati malformati a
causa della diossina, nonostante la guerra sia finita da 30
anni.
La mancanza di servizi per i
bambini disabili e la tendenza
culturale nella societ vietnamita a nasconderli costringono
i membri della famiglia, di solito la madre, a restare a casa.
Ci aumenta drammaticamente la vulnerabilit del nucleo
familiare e fa diminuire le possibilit di reddito. Nonostante
il paese abbia ottenuto un progresso significativo nella riduzione della povert, assieme
al miglioramento e allestensione del sistema sanitario alla
maggioranza della popolazione, i servizi per i bambini disabili sono estremamente limitati
e spesso il peso delle cure rimane allinterno della famiglia.
Obiettivo primario del progetto
GVC contribuire allintegrazione sociale di persone con
disabilit fisiche e alleviare la
povert delle famiglie con
bambini disabili.
Saranno quindi realizzati 7
centri per la riabilitazione dei
bambini disabili e si svolgeranno attivit di formazione e aggiornamento del personale sanitario. Il centro principale,
capace di accogliere 150-170
bambini, sar a Bac Giang City
e servir anche da centro di
formazione. Gli altri 6 centri
minori saranno a livello distrettuale, con una capacit di circa
80-90 bambini ciascuno.
I centri forniscono un servizio

11

REPORTAGE

12

diurno che permette ai genitori


dei bambini di lavorare e di
conseguenza di ampliare il
mercato del lavoro.
Questi centri si appoggiano ai
centri sanitari gi esistenti nella
citt e nei suoi distretti. Sono
dotati delle attrezzature adatte
per portare avanti la terapia
riabilitativa. Le infrastrutture
saranno migliorate e ampliate
secondo le necessit e saranno

migliorate anche le condizioni


di lavoro del personale sanitario locale, qualificandone le
competenze, sui metodi innovativi per affrontare la disabilit. Si calcola che il numero
totale dei beneficiari sia di
2032 persone di cui: 693 bambini disabili affetti da gravi handicap motori; 1339 membri di
nuclei familiari con bambini
disabili che parteciperanno al

programma riabilitativo e 120


unit di personale sanitario e
assistenti sociali che parteciperanno alle attivit di formazione.
A Bac Giang incontriamo le
autorit locali che hanno voluto questo progetto perch conoscono le esperienze italiane
in materia di riabilitazione e
dintegrazione, sanno che il
progetto necessita di molte ri-

TAM BIET VIETNAM, HEN GAY TRO LAI!:


ARRIVEDERCI VIETNAM, E A PRESTO!!

sorse e, da parte loro, assicurano una propria quota di partecipazione, coinvolgendo le associazioni degli imprenditori,
le locali camere di commercio,
e le autorit sanitarie locali.
Incontriamo i bambini che ora
sono presenti nel centro pi
grande, gli educatori ed il personale.
I locali sono degradati, semi
vuoti, poveri di materiali didat-

tici, ma quello che c tenuto


bene, custodito sotto un nailon
perch non prenda polvere; ai
bambini viene spiegato che
presto i loro amici italiani monteranno palestre, costruiranno
i bagnetti, metteranno in quegli
stanzoni tanti giocattoli utili al
loro apprendimento. Sono
bambini che non hanno mai
visto nulla di ci di cui noi
possiamo disporre, ma ci credono, e la loro fiducia ci infonde un gran senso di responsabilit e anche di coraggio. Con
laiuto degli amici di Boorea
possiamo farcela.

Come aiutare il progetto per i


bambini disabili in Vietnam
On line con Carta di Credito:
tramite il sito www.gvcitalia.org
In Banca: BANCA ETICA: codice IBAN: IT 21 A 05018
02400 000000101324
in POSTA: C/C 000013076401
Per ulteriori informazioni sul
progetto: GVC, via dellOsservanza 35/2, Bologna (tel. 051585604) e Boorea, via Gandhi
8, Reggio Emilia (tel.0522299278)

13

STORIA

Lespansione culturale
nella valle del Po
14

Una vecchia
controversia
qualcuno ricorder
F orse
che il mese scorso raccontavo del dibattito infinito
(tra archeologi, linguisti, genetisti, geografi, geopolitici, antropologi e storici) che oppone
due tesi opposte: diffusionismo (un modello oggi
m o l t o i n vo g a ) c o n t r o
invasione o migrazione (un
modello tipico della generazione di studiosi a cavallo tra XIX
e XX secolo: geografi come Sir
Halford Mackinder, archeologi
come Gustaf Kossinna, antropologi come Zebina W. Ripley,
Giuseppe Segi eccetera).
L e n u ove t e o r i e ( d i f fusionismo) sostengono che
cambiamenti culturali allinterno delle popolazioni europee,
sono dovuti principalmente a
espansione culturale piuttosto che a invasioni razziali
(la tesi del modello
migrazione).
Ci sono alcuni territori che
sembrano dimostrare oggi la
validit del modello diffusionista: lItalia del nord-ovest, la
bassa Svizzera e la Gran Bretagna.

Il caso britannico
Scrive uno storico: Malgrado
lintensit e la durata, questo
influsso [romano ndr] non penetr in profondit i gangli essenziali, materiali e culturali
delle societ soggette, nelle
campagne soprattutto, ma anche nelle citt. La forza di questa tradizione non attese per
manifestarsi limpatto dellesterno delle popolazioni barbare, ma emerse vigorosa non
appena le strutture dello stato
romano persero forza e non
riuscirono pi a contenerla. La
sua prima reazione di una certa
ampiezza appare in quella che
gli storici chiamano la reazione indigenista del Vs.: ripresa

delle antiche tradizioni culturali, ritorno agli antichi modi


di vita e di organizzazione sociale, lotta contro gli oppressori
romani. In area gallica ed iberica questa lotta si manifest
con violenza nelle numerose
e successive rivolte che tra la
fine del III ed il IV sec. scossero
in luoghi e tempi diversi lamministrazione imperiale, attaccando soprattutto il sistema
fiscale (rivolte dei bagaudi)Pi in generale, il finire
dellimpero romano vede
lemergere di identit locali.1
Tipico, in questo senso, il caso
britannico. Scrive Simon James
in Peoples of Britain, che il
vecchio modello (invasione
o migrazione, quello usato
anche da Mackinder) completamente superato: La storia
dellantica Gran Bretagna
stata tradizionalmente raccontata in termini di ondate di
invasori sostituenti o distruggenti i loro predecessori. Larcheologia suggerisce che questo quadro fondamentalmente errato. Per oltre
10.000 anni i popoli si sono
mossi dentro e fuori della
Gran Bretagna, talvolta in numero sostanziale, eppure c
sempre stata una continuit di
base della popolazione. Il patrimonio genetico dellisola
cambiato, ma pi lentamente
e molto meno completamente
di quanto implicato dal vecchio modello invasione, e la
nozione di migrazioni su larga
scala, che una volta era la chiave per spiegare il cambiamento
nellantica Gran Bretagna,
stato largamente discreditato.
La sostanziale continuit genetica della popolazione non preclude profondi cambiamenti
in cultura ed identit. E effettivamente piuttosto comune
osservare in una popolazione
un importante cambiamento
culturale, inclusa ladozione

di
Paolo A.
Dossena

A sinistra, popoli e imperi in et ellenistica:


la Valle del Po spartita tra Liguri, Celti e
Veneti (gli etruschi sono gi scomparsi).
Fonte: "Grande Atlante Geografico e Storico"; Utet, 1991.
A destra, A. Piazza,
autore di L'eredit genetica dell'Italia antica,
Le scienze, ottobre
1991 (fonte: internet).

di identit totalmente nuove,


con poco o nessun cambiamento geneticoGli stereotipi
fisici regionali che oggi ci sono
familiari, un modello largamente ritenuto essere risultato
dalle invasioni post-romane di
anglo-sassoni e vichinghi
gente dai capelli rossi in Scozia, gente piccola e dai capelli
scuri in Galles e alti magri
biondi nellInghilterra del sud
esistevano gi ai tempi romani. In quanto rappresentanti la
realt, essi attestano forse il
popolamento post-glaciale della Gran Bretagna, oppure i primi agricoltori di 6000 anni fa.2
Gi nel 1939 lantropologo
fisico C. S, Coon scrive che il
materiale scheletrico celtico
dellEuropa mostra che la sottomissione al dominio romano
non fece nulla per cambiare il
tipo fisico di questo particolare
popolo, i celti.3
Secondo C. T. Smith Smith:
Lemigrazione da Roma o dallItalia era spesso esigua rispetto
a quella dei popoli indigeni
ma la legge romana, la lingua,
i costumi e le tradizioni furono
in varia misura assimilati o
imposti.4
Venendo alle isole britanniche,
secondo Renato Biasutti il locale tipo fisico nordico preesistente linvasione dei sassoni
(avvenuta nel medioevo, con
la caduta dellimpero romano,

15

STORIA

16

e che avrebbe dato allInghilterra la sua lingua). Soprattutto,


dice Biasutti, questo tipo umano non fu modificato dai romani: NellInghilterrai crani di
et romana (i cosiddetti Romano-Bretoni) mostrano un carattere che ora molto diffuso nel
tipo nordico: la dolicocefalia
associata a uno scarso diametro
verticale.5
Per Biasutti i primi (ancora rari)
elementi nordici dellattuale
Gran Bretagna sono riconoscibili tra le popolazioni dei
Round-barrows neolitici (cos
come tra le popolazioni megalitiche della Svezia e della Germania settentrionale).6
Lo stesso dice Julian Huxley: i
romani non modificarono la
popolazione dellarcipelago
britannico.7
Ma quanto detto per la Gran

Bretagna e lEuropa vale persino per lItalia, in particolare


per quel territorio compreso
tra la Valle del Po e la bassa
Svizzera. Proprio questa zona
offre la migliore testimonianza
di come i metodi di studio di
Mackinder siano del tutto superati.

La Gallia Cisalpina e il
modello diffusionista
Nellarticolo che avevo pubblicato su questa rivista il mese
scorso, raccontavo del popolamento della Valle del Po tra
let del bronzo e quella del
ferro. I liguri prevalevano nel
sud-ovest di questa regione, i
celti nel nord-ovest, i reti e i
veneti a est. Per concludere
questo quadro aggiungo ora
che al profilarsi dellinvasione
romana, arriver nellItalia settentrionale la popolazione cel-

Le capanne dei Celti


sono edifici rettangolari
con muri in sasso cementato con terra e
tetto a due spioventi
con copertura in paglia
di segale su orditura di
travetti di legno.
Presentavano due piani, in quello inferiore vi
era la stalla, sopra, il
fienile. (fonte: Pieralba
Merlo)

tica dei gesati, calata da nordovest (Polibio, Storie, II, 21-23),


in aiuto dei celti autoctoni.
Inutilmente: la fine del III e
linizio del II secolo a.C. vedono
la conquista romana di quella
che gli stessi romani chiamano
Gallia Cisalpina.
La Gallia Cisalpina dei romani
comprende lintera Italia settentrionale a nord della dorsale
appenninica settentrionale.
Ed ecco come gli studiosi applicano il modello diffusionista
a questa regione: esattamente
come in Inghilterra e in qualsiasi altra parte dellimpero romano, le popolazioni locali della Gallia Cisalpina sopravvivono al dominio di Roma.
Gi ai tempi della conquista
romana Agli altri popoli, quelli
transpadani, non fu tolta alcuna
parte di territorio.8
Al tempo della conquista roma-

na, conferma M. F. Barozzi,


Insubri e cenomani furono
posti sotto il potere romano in
modo indiretto, mediante la
stipulazione di trattati di mutua
assistenza militare.9
Inoltre i Romani...non avevano davvero sovrabbondanza
duomini, e noi sappiamo che
essi furono ripetutamente in
difficolt per ripopolare colonie gi esistenti danneggiate
dalla guerra...Per queste ragioni
non il caso di pensare a stanziamenti di coloni, neppure
con assegnazioni vitalizie, nel
territorio insubre... limpossibilit di ci dal momento che gli
insubri erano alleati.10
Infine, nel 90/89 a. C. alla Gallia Cisalpina e alla regione
alpina concessa la cittadinanza latina, cosa che rendeva
le comunit celtiche colonie
latine senza che ci fosse un
effettivo insediamento di coloni: gli stessi abitanti erano equiparati a coloni latini.11
Solo nel 49 d. C. sar concessa
la piena cittadinanza romana.
Che la popolazione cisalpina
fosse rimasta quella originaria
lo conferma anche lonomastica: si pensi alle iscrizioni lombarde di Brebbia12 o di Gabbioneta Binanuova, per
esempio.13
Quindi come scrive Carlo Cattaneo la stirpe degli Insubri
sopravvisse ai romani,14 come
ricorda anche Strabone (ca 63
a. C.-24 d. C.) quando dice:
Ora sono tutti romani, nondimeno alcuni si dicono umbri,
altri veneti, liguri e insubri.
Come sappiamo dallarticolo
del mese scorso, gli insubri
erano una delle pi antiche
popolazioni celtiche della
Lombardia.
Quindi prima ancora dei movimenti delle popolazioni germaniche del V secolo d.C. che
distruggeranno limpero, si assiste nella Gallia Cisalpina a

una reazione indigenista celtica (nel nord-ovest) e ligure


(attuale Liguria e aree circostanti).15
Infatti larea celtica e larea
ligure della Gallia Cisalpina
ottengono un certo riconoscimento amministrativo nel basso impero, quando dopo la
morte di Teodosio I (395) lItalia
occidentale form un unica
provincia con a capo Mediolanum (citt etnicamente composita, ma in area celtica).
Ma la persistenza celto-ligure
fu rilevante ben oltre questo
riconoscimento amministrativo.16
A causa della reazione
indigenista, Le forme tipiche
dellinsediamento celtico e ligure, i villaggi compatti, i vici,
che si erano a lungo contrapposti alle villae romane si consolidarono con lindebolimento di queste, e divennero
predominanti come sistema
dinsediamento.
Sia per i liguri che per i celti
tornarono a prender vigore politico i legami gentilizi e tribali...i territori di insieme di gentes e di trib riacquistarono
significati politico pubblico:
riemerse alla luce il pagus,
divisione territoriale preromana
che ora identificava gli insiemi
gentilizi e tribali dei popoli
liguri e celti...
Sotto un altro aspetto questo
ritorno indigeno particolarmente sensibile: la religiosit...il culto delle fonti e degli
alberi...un certo culto della
madre Idea, ma soprattutto, in
corrispondenza al crescente
vigore politico del sistema gentilizio, prende forza il culto
degli antenati, dei mani.17
Cos scrive anche P. Tozzi: nella
lombarda tra Adda e Mincio
al cadere dellimpero si ripresentarono tempi favorevoli al
rinnovarsi i tendenze e situazioni che i Romani non erano

L. & F. Cavalli-Sforza,
autori di Chi siamo,
Mondadori, Milano,
1993 (fonte: internet).

riusciti a modificare sostanzialmente.18


La popolazione milanese, lombarda e padana era dunque
ancora quella delle origini, celtica: ...
Non fu certo caratteristica di
Milano antica linfiltrazione di
considerevoli elementi allogeni, mentre il substrato della
popolazione rimase essenzialmente quello celtico delle origini.
Lo dimostrerebbe anche la presenza di alcuni nomi certamente non romani nellonomastica
personale del luogo.19
Come nota F. Padda, ancora
nel medioevo, nel XIII secolo,
si riconoscono le comunit preromane, perpetuatesi fino a
quellepoca. 20
Appare quindi evidente che
anche i numerosi insediamenti
delle popolazioni germaniche
(germani di Odoacre, goti, soprattutto longobardi e poi franchi) in Val Padana (V-VI secolo)
seguite al crollo dellimpero
romano, non hanno modificato
il quadro celtico di fondo della
popolazione.
17

STORIA

Conferme della validit


del modello diffusionista
La toponomastica lombarda,
per esempio, ancora oggi fortemente condizionata da questa
tradizione celtica: La terminazione celtica -ago, acum, particolarmente diffusa nella fascia
tra il Sesia, il Ticino e lAdda;
spesso si presenta diffusa nella
forma secondaria in -ate od ato.21
Spesso i locali toponimi celtici
del nord-ovest indicano caratteristiche geografiche, pi raramente traggono origine da nomi
di animali, piante o divinit.22
Elencarli tutti sarebbe impossibile, esiste comunque al riguardo una vasta bibliografia.23
E tuttavia da rilevare che il
suffisco in -asco da attribuire
sia ai celti sia ai liguri (ma spes-

Note

so si tratta invece di aggettivi:


bergamasco, comasco, cremasco, ecc., relativamente recenti).
E che i toponimi toponimi celtici di epoca romana (galloromani) derivano dai nomi di
persona dei propietari (antroponimi), secondo luso romano
(presso i celti delle origini il
possesso della terra era comunitario). 24) I toponimi galloromani sono in -ano (o -iano)
derivazione romana da un nome di gruppo familiare.25
Secondo L. Cavalli Sforza (nato
nel 1922, e insegnante della
Stanford University, dove dirigeva lo Human Genome Diversity Project) e A. Piazza, geneticamente lItalia rimasta
quella dellet del ferro, con
un fondo celtico nella Valle
Padana occidentale, e ligure
nella Valle Padana sudoccidentale.26
C. T. Smith ha scritto qualcosa
di simile.27 E una constatazione che si accorda con i dati
della linguistica (i dialetti gallo-romanzi del nord-ovest) e
della toponomastica.

A sinistra una delle


mappe genetiche di A.
Piazza (fonte: L'eredit
genetica dell'Italia antica, Le scienze, ottobre 1991).
A destra, un treno eurostar (fonte: internet)

Presente e passato
E dal 1957 (trattato di Roma)
che la Valle del Po tornata ad
essere ci che era allepoca
dellimpero romano e dellimpero carolingio: una pietra angolare del processo dintegrazione europeo.

1) A.A.V.V. Storia dItalia e dEuropa, Jaca Book,


1978, p. 20.
2) James, S. Peoples of Britain, BBC History.
3) Coon, C. S. The Races of Europe, New York,
Macmillan, 1939, p. 190.
4) Smith, Clifford T. An Historical Geography of
Western Europe before 1800, Longmans,London,
1967, p. 57.
5) Biasutti, Biasutti, R. Le razze e i popoli della
terra, 1967, vol. 1, p. 40.
6) Ibidem, p. 33.
7) Huxley, J. We Europeans, Penguin Books, First
Published 1935, Fiftth Impression, 1939, p. 197.
8) A.A.V.V. Storia di Milano, Fondazione Treccani
degli Alfieri per la storia di Milano, 1953, vol. I,
p. 169.

9) Barozzi, M. F. I celti e Milano, Edizioni della


terra di mezzo, Milano, 1991, p. 106.
10) A.A.V.V, 1953, op. cit., vol. I, p. 169.
11) Barozzi, op. cit., p. 166.
12) A.A.V.V., 1953, op. cit., pp. 176-177.
13) Borsella, G. Lara romana di Gabbioneta
Binanuova, Comune di Gabbioneta Binanuova,
2008.
14) Cattaneo, Carlo Lombardia antica e moderna,
Sansoni, 1943, pp. 30-31.
15) A.A.V.V., 1978, op. cit., pp. 21-22.
16)Ibidem, p. 21.
17) A.A.V.V 1978, op. cit., pp. 21-22.
18) Tozzi, P. Storia padana antica, Ceschina,
Milano, 1972, p. 162.
19) A.A.V.V., 1953, op. cit., vol. I, pp. 288-289.
20) Padda, F. in Pellegrini, G. B. Toponomastica

E auspicabile che lo studio di


antiche eredit culturali non
venga confuso con nazionalismi ed irredentismi, che nel
corso di due fratricide guerre
mondiali hanno devastato il
nostro vecchio continente.
Gli scambi commerciali, tecnologici e delle conoscenze in
ogni campo sono preferibili
agli antichi odii tra Stati nazionali. Moderni ospedali, treni
super veloci e nuova scienza
informatica possono convivere
con lo studio di antiche voci
provenienti dal nostro passato
remoto: quelle di ho abbiamo
parlato oggi e nella puntate dei
mesi scorsi (quelle pubblicate
tra il numero di maggio 2008
e quello che avete in mano).

italiana, Ulrico Hoepli, Milano, 1994.


21) A.A.V.V., 1978, op. cit., p. 21; Cfr Olivieri,
D. Dizionario di toponomastica lombarda, Ceschina, Milano, 1961, pp. 21-22.
22) Barozzi, op. cit, p. 116.
23) Barozzi, op. cit; Pellegrini, 1994, op. cit.;
Olivieri, 1961, op. cit.; De Blasi, M., Gadda
Conti, P. La Brianza, Automobile Club dItalia,
1966.
24) Barozzi, op. cit, p. 116.
25) A.A.V.V., 1978, op. cit., p. 21.
26) Cavalli-Sforza L. & F. Chi siamo, Mondadori,
Milano, 1993, p. 336; Piazza, A. Leredit genetica
dellItalia antica, Le scienze, ottobre 1991, pp.
62-69.
27) Smith, op. cit, p. 44.

19

PRIMO PIANO

Da Costantino V
alle celebri
dinastie di organari
20

on esiste strumento musiN


cale pi complesso e
completo dellOrgano a canne.
Lo troviamo nelle chiese. Il suo
suono, da soave a possente, ha
contrassegnato i momenti solenni della nostra civilt cristiana nellarco intero della vita
umana dalla nascita alla morte.
Allocchio distratto di chi lo
osserva appare sempre, dal pi
povero al pi sfarzoso, nel suo
aspetto affascinante con le sue
grandi canne in lega di stagno
e piombo, bene in vista, e racchiuso in un mobile che va dal
sobrio al ricercato, ma pur sempre unautentica opera darte.
Le sue origini vengono fatte
risalire al III secolo a.c. ma
dopo la met del primo millennio entra a far parte del patrimonio delle chiese come strumento liturgico. Una prima
testimonianza risale allVIII
secolo d.c. quando limperatore Costantino V di Bisanzio
dona all ultimo re della dinastia merovingia, Pipino, un organo, poi collocato allinterno
della chiesa di Compigne, nella regione della Piccardia. Ha
inizio cos una sequenza di
modifiche che, nei sei secoli
successivi porter lorgano ad
assumere le caratteristiche
odierne. Dalle leve si passa
alla tastiera, semplice e multipla, viene aggiunta la pedaliera
e si giunge alla divisione delle
sonorit con limpiego dei registri; le canne vengono disposte ordinatamente sul somiere
e si ottiene cos la possibilit
di inserimento autonomo per
ogni singola canna. Il primo
grande organo a registri costruito in Italia, e forse in Europa,
viene ultimato nel 1475, opera
di Lorenzo di Giacomo da Prato, nella chiesa di san Petronio
in Bologna, ma altri grandi organari gi operano in Italia tra
i quali Domenico di Lorenzo
da Lucca e il suo allievo Gio-

di
Tullio
Casilli

vanni di Antonio Piffero e, nel


secolo successivo Giovanni
Battista Facchetti. Gi a partire
dal XVII secolo e per due secoli a venire, contemporaneamente al suo sviluppo, prende
piede dal 1600 all800 una
letteratura musicale ad opera
di geni del livello di Girolamo
Frescobaldi, Johan Sebastian
Bach, Franz Liszt e altri che
sullorgano compongono pagine tra le pi vibranti della storia
musicale dellumanit. Nella
seconda met del secolo XIX
questo strumento muta il suo
aspetto esteriore, prima contenuto, per assumere grandi dimensioni. Ma, se gli organi a
canne hanno dato la possibilit
di esprimersi a sommi artisti,
non vanno dimenticati gli stessi
artisti organari che, operanti
in tutta Europa, come in Italia,
hanno visto il fiorire di varie
scuole. Al di qua delle Alpi
fiorisce una scuola organaria
che vede in Lombardia la punta
di diamante con le famiglie
Antegnati da Brescia, i Serassi

da Bergamo.
I Lingiardi da Pavia e gli Inzoli
da Crema. Ma se queste quattro
famiglie rappresentano il top,
senza dubbio la stirpe pi importante quella dei Serassi.
Il capostipite Giuseppe, nato
nel 63 dar vita ad una famiglia
di organari che operer inces21

PRIMO PIANO
santemente con successo sino
alle soglie del 900. La loro
storia vede gli albori a Bergamo
nel 1760 con lapertura di un
laboratorio per la costruzione
organi. I primi tempi, per la
qualit del prodotto offerto,
gi segnavano lascesa di questa dinastia che, iniziata con
Giuseppe pass a suo figlio
Luigi e a suo nipote Giuseppe
II, il quale, forte della tradizione e delle sue doti personali
fu uno degli organari pi famosi della sua epoca.
Giuseppe II dar vita a cinque
figli, Andrea, Carlo, Alessandro,
Federico e Giacomo che di
fatto costituiranno qualcosa
come una moderna s.n.c. in
grado di creare, attorno alla
loro attivit, un solido impero
economico. Ogni loro lavoro,
anche se condotto separatamente, porter la firma Fratelli
Serassi a garanzia della qualit, della tradizione e della ricerca di soluzioni innovative
sia proprie che di importazione europea. Una collaborazione che diede vita alla maggiore
produzione organaria ditalia
per quasi un secolo a cavallo
tra la fine del 700 e la fine
dell800. A continuare la tradizione organaria della famiglia
tocc ai figli di Alessandro e
Carlo, rispettivamente Giuseppe III, Carlo, Vittorio e Ferdinando i quali, continuando
sulla via dei successi ottenuti
dal marchio di famiglia chiusero la produzione con la morte
di Ferdinando avvenuta nel
1894, dopo aver passato le
consegne della grande tradizione organaria familiare al gi
capofabbrica dei Serassi, Giacomo Locatelli. Nel 1917 la
Locatelli chiude lattivit consegnando al suo capofabbrica
Canuto Cornolti il compito di
proseguire. Nel 1981 Giacomo
Cornolti passa definitivamente
le consegne alla ditta Pedrini

di Binanuova in provincia di
Cremona, che attualmente produce organi. Le nostre citt
sono ricche di testimonianze
risalenti ad una delle pi grandi
famiglie organare d Italia: grandi strumenti li possiamo trovare
a Vailate (CR) nella Chiesa di
SS Pietro e Paolo (1849), a
S.Bassano (CR), Chiesa S.Trinit
(1794), a Casalmaggiore(CR)
Chiesa di S.Stefano(1810).
Nel mantovano sono presenti
a Mantova in S.Andrea (1850),
ad Asola in S. Andrea (1823),
a Casatico di Marcaria nella
Chiesa dei ss. Felice e Felicis-

simo. A Piacenza funzionante


un Serassi presso la basilica di
di S.Maria di Campagna
(1825) e a Castelsangiovanni
(PC) nella Collegiata di S. Giovanni (1831). Organi Serassi si
trovano a Colorno (PR) in S.
Liborio, (1796) a Soragna (PR)
nella parrocchiale di san Giacomo (1814), a Vidalenzo di
Polesine Parmense (1786), a
Parma, in Duomo (1787) e in
S.Sepolcro dove lorgano
stato recentemente restaurato
dalla ditta Giani di Corte dei
Frati (Cr). Il duomo di Guastalla
(RE) ospita uno stupendo organo Serassi del 1792 mentre un
altro del 1867 si trova nella
chiesa dei ss. Pietro e Paolo a
Pieve di Guastalla .
Un Serassi del 1863 si suona
tuttora nella chiesa della ss.
Annunziata a Lentigione di Brescello (RE) e infine nella parrocchiale di san Michele arcangelo di Novi di Modena
perfettamente conservato un
Serassi 1851.

23

PRIMO PIANO

Le prime osterie
che fecero di Modena
citt duva e di vino

Modena, citt d'uva e di


A
vino, si sempre bevuto
un po' ovunque. Le prime
osterie di cui la storia ci ha
lasciato traccia si trovavano,
in epoca romana, a met strada tra Modena e Bologna, circa dove poi sorto l'abitato
di Castelfranco Emilia, lantico
Forum Gallorum. Erano, pi
che altro, stazioni di posta
("mansiones"), dove si poteva
cambiare i cavalli, riposare e
rifocillarsi, seppure sommariamente, bevendo e mangiando.
Delle antiche osterie vere e
proprie ("cauponae") si sono
trovate testimonianze solo
archeologiche. Un ingente
quantitativo danfore vinarie
rinvenuto a Modena, in piazza
Grande, nel cuore della citt,
lascia ritenere che in quella
zona ci fosse unimportante
mescita di vino. Strano, quindi,
che gli Statuti modenesi del
1327 vietassero, con un linguaggio tardo-latino perfettamente comprensibile, la mescita del vino proprio nelle
piazze. Con quel documento
che oggi sarebbe definito
politicamente corretto, i reggenti della cosa pubblica, pi
che altro, volevano salvare le
apparenze. Le osterie non potevano essere situate nel cuore
della citt perch non era consentito che dessero scandalo,
ma era tollerato che ce ne fosse
una dietro ogni angolo.
Le "tabernae", che poi divennero "tabine", trovarono la loro
diffusione nei secoli successivi,
sino a divenire luoghi daggregazione di rilevante importanza sociale. Alla fine del XIV
secolo, Modena contava poco
meno di 50 osterie. Con lo
Statuto che abbiamo gi citato,
si disponeva che il vino non
fosse "fatturato" e che
l'aggiunta dell'acqua fosse almeno segnalata al cliente.
Dal XVI secolo, giungono sino
a noi i primi emblematici nomi

di
Sandro
Bellei

delle osterie. Le insegne sono


quelle del "Pellegrino" o dei
"Tre Re", con evidente allusione
ai magi sotto la cui protezione
celeste, a quei tempi, viaggiavano i viandanti che percorrevano le strade romee in cerca
dindulgenze verso la meta spirituale di San Giacomo di
Compostela. Il documento che
riguarda la prima vera osteria
modenese datato 1504. Si
chiamava "Campana" ed era
situata in contrada delle Beccherie, nei pressi dell'attuale
piazza XX Settembre. Confinava con un bordello e le ragioni
sono pi che evidenti. Gi a
quei tempi, Bacco andava
d'accordo con Venere. La
"Campana", per, non era
l'unica osteria. Tomasino Lancillotti, cronista dell'epoca, ricorda il "Cappello" a met
dell'attuale corso Vittorio Emanuele, il "Montone" circa
all'altezza di piazza Matteotti,
il "Biscione", il "Moro", il "Leone", il "Gambero" e il "Pozzo",

che si trovava nella strada dove


ubicato il Policlinico.
Nei secoli successivi, le osterie
proliferarono. Il vino era un
"calmiere" sociale. Tanto che
un chimico carpigiano, Geminiano Grimelli, a met del XIX
secolo, quando un parassita
devast i vigneti modenesi, invent un sistema per fare il
vino anche senza l'uva. Persino
Paolo Ferrari, noto commediografo modenese in lingua e in
dialetto, cit note osterie nei
suoi lavori, il "Leoncino", le
"Diciotto colonne" e il "Puricinella". Il poeta bolognese Giosu Carducci era assiduo frequentatore della trattoria
"Grosoli", in via Canalino, dove
si faceva mescere il lambrusco
che non trovava a Bologna.
Alla "Mondatora", nel 1879, fu
illustre ospite insieme con
l'editore Zanichelli e alcuni
noti rappresentanti della cultura
modenese dell'epoca.
Oggi, purtroppo, le osterie sono
state spazzate via dal tramonto

25

PRIMO PIANO

del vino come bevanda socializzante. Chi beve per stordirsi


preferisce i super alcolici. Il
consumo del vino diminuito.
Si beve a casa, ma soprattutto
al ristorante. L'osteria stata
sopraffatta dalle birrerie, i "pub"
destrazione inglese. Le vecchie
osterie di un tempo, dove il
vino era portato in tavola nelle
belle bottiglie di pesante vetro
nero, che a volte ostentava persino lo stemma dell'oste, sono
sparite con l'avvento della televisione, lelettrodomestico
che ha ingigantito la pigrizia
di chi aveva labitudine di uscire di casa ogni sera. Chi andava
allosteria a bere con gli amici
un paio di bicchieri della bottiglia giocata ai quattro "segni"
di una briscola, oggi resta in
casa a sorbirsi Bonolis, Baudo,
Bongiorno, Costanzo, Vespa o
compagnia cantante. Ce n
per tutti i gusti.
Le ultime osterie, a Modena,
sono state quelle in via Carteria
e via Nazario Sauro, che un
tempo si chiamava via della
Scimmia proprio per
l'abbondante presenza di mescite di vino. Ancora oggi, in
dialetto, infatti, di chi ha bevuto
troppo si dice "L'ha ciap la
smmia" (Ha preso la scimmia).
Sorprendete che il modo di
dire sia simile a He has got
the monkey (Ha preso la scimmia), che negli States individua
chi in preda a ben altri fumi,
quelli della droga.
27

STORIA

12 dicembre 2008 sono ri140 anni dalla morte di


I lcorsi
Mons. Giovanni Corti, Ve-

Nelle pagine
del Risorgimento
spicca la storia
di Giovanni Corti
Vescovo
di Mantova
28

scovo di Mantova nel periodo


pi difficile della seconda met
dellottocento. Egli era nato nella
parrocchia di Buccinigo, a Pomerio, una frazione di Erba il 14
aprile 1796, quando la Francia
era nel pieno della sua lunga e
sanguinosa rivoluzione. Giovanni Corti proveniva da una famiglia numerosa: due fratelli (Ignazio e Paolo) e sei sorelle.
Linteriore chiamata al sacerdozio trov un aiuto e un sostegno
in ambito alla famiglia anche se
numerosa, cos che Giovanni
pot studiare a Erba nel collegio
Mauri e in seguito nel Seminario. Lo stesso cardinale di Milano Carlo Gaetano Gaisruck,
austriaco, ebbe a scrivere di lui:
Corti fece con gran profitto e
lode i suoi studi nei seminari.
Ordinato sacerdote nel 1819 fu
presto collocato in cura danime
in una parrocchia di campagna
e subito dopo fu chiamato come
coadiutore nella parrocchia del
Duomo di Milano. Il cardinale
Gaisruck continuava nelle sue
note: Egli si distinse per la sua
condotta molto esemplare e per
la sua indefessa attivit nelladempimento di tutti i doveri
di cura danime per cui si merit
ovunque la stima e affezione dei
superiori e parrocchiani. Per
questo nel 1828 Giovanni Corti
viene promosso a reggere la parrocchia di Besana Brianza. Qui
dispieg una gran mole di attivit
pastorale, bruciando le sue migliori energie culturali e spirituali, constatando subito che il clero
per quanto disponibile e pronto
era troppo scarso e inabile al
bisogno. Fra le sue primarie attenzioni, la catechesi. Non trascur la predicazione preparandola minutamente, affidandosi
alla spontaneit del dire, basata
sulla sua prodigiosa memoria.
Pot ingrandire la chiesa di Besana che al suo arrivo aveva
trovata ormai fatiscente, quasi
prossima a cadere. Con laiuto

della Fabbriceria provvedeva


allampiamento dellintero edificio, rispettandone la precedente
struttura e la collocazione prospiciente la piazza.

Vescovo di Mantova
Nel 1835 il nome di Mons. Corti
appare in diverse liste di candidati per lepiscopato. Solcando
lArchivio Arcivescovile di Milano sono affiorati i documenti
della sua nomina episcopale.
Nei dispacci governativi il prevosto Corti valutato con elogi
quali: parroco contentissimo,
dai modi piacevoli, di ilare
umore, senza la minima
presunzione, ottimo esemplare
vantaggioso. Anche il Cardinale Gaisruck scriver delle sue
prove luminose e costanti della
sua capacit non meno che della
sua attivit sorprendente, non
solo nellesercizio del ministero,
ma pi ancora nel restaurare gli
edifici del culto. Eletto Vescovo di Mantova, il 25 marzo
1847 ricevette la consacrazione
a Roma dal Cardinale Altieri.
Nonostante la difficolt dei tempi, il 29 giugno Mons. Corti entrer in Mantova accolto da una
folla alquanto festosa. Dal 1815,
dopo il Congresso di Vienna, gli
austriaci avevano ripreso il possesso della citt virgiliana, facendone uno dei capisaldi del famoso quadrilatero difensivo
costruito dalle altre tre piazzaforte Peschiera, Verona, Legnago. La citt di Mantova di fatto
era divenuta unenorme caserma
dove erano acquartierati ben
10.000 soldati, provenienti dalle
diverse nazioni inglobate nellimpero austriaco. La stessa citt
presentava notevoli e importanti
vantaggi militari sia per la grandiosit delle fortificazioni, quanto per la posizione geografica
che permetteva uno stretto controllo del passaggio dal vicino
Veneto alla Lombardia, nonch
un gran numero di varchi per il
transito sul Po. Appare quasi
logico che gli austriaci avessero

ridotto la citt a una sorta di


grande piazzaforte, sicuramente
la pi grande del regno lombardo-veneto. Lo stesso castello di
San Giorgio diveniva un carcere
di massima sicurezza per i patrioti lombardi e veneti: messi
al carcere duro per la loro opposizione alloccupazione austriaca. Mons. Corti che aveva
declinato la nomina per ben due
volte, raggiungeva la diocesi di
Mantova dopo un periodo nel
quale la Sede era rimasta per
breve tempo vacante: dal 1844
al 1847.

Il 1848 e la travagliata
stagione mantovana
Il Vescovo Corti resse la diocesi
di Mantova per oltre un ventennio. Fu il tempo coincidente con
il periodo pi intenso e pi triste
del Risorgimento nazionale avuto a Mantova e nel suo territorio,
conclusosi con la tragedia a tutti
nota dei Martiri di Belfiore. Si
distinsero per intelligenza, cultura e capacit un gruppo di
sacerdoti quali il Martini, Giuseppe Pezzarossa, Giuseppe Muti, Giovanni Battista Avignone,
Enrico Tazzoli In seguito al
fallito tentavo di Carlo Alberto
di tenere la Lombardia dopo
linizio della Prima guerra dIndipendenza (marzo 1848) e dopo la sconfitta di Novara (1849),
latteggiamento del Governo austriaco divenne fortemente duro.
Carlo Alberto era partito per lesilio, mentre il feldmaresciallo
Radetzky era tornato a Milano
quale Governatore del Lombardo Veneto. Il Vescovo Corti verso la fine di marzo del 1848,
proprio dopo il risultato dellondata rivoluzionaria che aveva
travolto lEuropa e lesito vittorioso delle insurrezioni patriottiche di Milano (18-22 marzo
1848) e di Venezia, aveva
dovuto assistere con notevole
dolore alloccupazione militare
degli austro-ungarici della Basilica di SantAndrea in Mantova.
Egli seppe evitare linsurrezione

di
Luigi
Mignoli

diffondendo il 23 marzo questo


messaggio: Mantovani, figli
miei dilettissimi, tenetevi nellordine e nel santo timore del Signore e non date ascolto a chi
volesse farvi traviare. Tuttavia
il polacco generale Gorzkowski,
comandante della Cittadella di
Mantova, fece arrivare in citt
nuove truppe ungheresi che irruppero subito nella Basilica di
SantAndrea. Il tempio dellAlberti venne saccheggiato dai
militari che temevano fossero
state nascoste qui delle armi,
portate da agitatori e sovvertitori
intenzionati a iniziare la rivolta
allinterno della citt del quadrilatero. Nella cripta sotterranea
vennero profanati i Sacri Vasi
dorati contenenti la reliquia del
Preziosissimo Sangue; i capolavori disegnati dal Bernini ridotti
in frammenti per poter vendere
loro, il contenuto venne disperso. Un atto sacrilego che non
aveva avuto precedenti. Il Vescovo Corti dopo aver fatto pervenire a Roma una dettagliata
relazione sul furto dissacratore
delle reliquie, dedic energie e
risorse insuperabili per ripristinare il culto al Preziosissimo,
sia col ricomporre i Sacri Vasi e
con il restaurare la cripta sotterranea della Basilica.

29

STORIA

Il clima burrascoso
socio-religioso.
I martiri di Belfiore

Dopo la dissacrazione in SantAndrea, latteggiamento dei


militari si inaspr sempre pi
anche contro il clero. Mons.
Corti lament tra laltro gli insulti della milizia di occupazione nei confronti di sacerdoti e
anche di se stesso. Da tempo
militari non graduati, incontrando sacerdoti in istrada si permettono di insultarli con parole
di scherno e dingiuria. Non fui
risparmiato io stesso. Il generale Gorzkowski risponde al
Vescovo in modo tracotante e
spavaldo, affermando che questi
fatti attribuiti alle truppe imperiali debbano essere a lui riportati tempestivamente con la descrizione delle circostanze
particolari che li accompagnano. La polizia austriaca intensific le sue ispezioni e in breve
giunse alla conoscenza di un
gruppo numeroso di mantovani
in possesso delle cedole del
prestito mazziniano. Vennero
arrestati Carlo Poma, Tito Speri,
Carlo Montanari e altri iscritti
di Mantova, Verona, Brescia e
Venezia, poich il centro della
congiura era Mantova. I nomi

erano tenuti da don Enrico Tazzoli presso la sua abitazione di


Piazza Sordello. Vennero processate 110 persone. La tragedia
poteva essere evitata solo da
chi avesse sempre negato le
accuse. Nella valletta di Belfiore, appena fuori citt, presso la
strada per Cremona furono giustiziati ben dieci patrioti tra il
1851 e il 1853. Il Vescovo Corti
fu immerso in gravi sofferenze
per tutte le uccisioni e gli arresti
dei suoi sacerdoti. Il Vicario
episcopale Mons. Martini scrisse, a fine degli eventi, il diario
di queste terribili giornate nel
suo Confortatorio di Mantova.
LAustria impose poi la
sconsacrazione di don Tazzoli. Vane furono le suppliche
di Mons. Corti. Egli giunse fino
a Vienna presso lImperatore.
Non vi riusc e comp il cerimoniale di sconsacrazione che era
stato imposto, nel carcere tra le
lacrime sue e di Mons. Martini
che vi assisteva. La pressione
governativa e i continui controlli
di polizia si fecero pi volte
insostenibili, dopo il 1848 e i
terribili anni di Belfiore, furono
incarcerati pi di cinquanta
sacerdoti, altri processati, alcuni
persino esiliati. Il Vescovo Corti
mor il 12 dicembre 1868.
Mons. Martini scrisse: Una sincope crudele per laceramento
al ventricolo destro del cuore
ce lo tolse per sempre, gettando
la Citt, la Diocesi, i parenti,
gli amici nel dolore e nella desolazione. La perdita immensa
pubblica la sventura!. Le sue
ultime parole: il mio clero
mi ama, il mio popolo mi vuole
bene, questo mi vale pi di ogni
dolore, anche il sacrificio della
mia vita mi sarebbe lieve e
soave. La storia della Diocesi
e della stessa citt di Mantova
non si potr mai disgiungere
dalla storia del Vescovo Corti
e del suo clero, certamente una
delle pi fulgide nelle pagine
del Risorgimento italiano.

31

LANGOLO DEL DIALETTO

SantAntonio
nella millenaria civilt contadina
n tempi andati era vigente luso
di condurre equini davanti alla
chiesa, infioccati a festa, perch
fossero benedetti tutti insieme, con
un rito che sarebbe piaciuto a Virgilio, tant somigliante alle consualia. Ad una certa ora della messa
dedicata al Santo, il sacerdote, rivestito dei paramenti sacri, si affacciava alla porta centrale del tempio, e
dalla soglia prominente invocava
la grazia celeste sul branco condotto
al raduno propiziatorio, mentre le
campane suonavano a festa. Con
laspersorio in pugno, rorido dacqua lustrale, benediceva anche il
sale, che sarebbe servito nel corso
dellannata quale rimedio alle bestie
colte da qualche malanno: SantAntonio eremita a tte le bestie l d
la vita. A Mantova la benedizione
si teneva di fronte alla scomparsa
Chiesa di SantAntonio, sulla vecchia Fiera, e per la prevalenza di
cani e gatti appariva pi contenuta
di quella che avveniva nel forese
dove i cavalli, bardati con gualdrappe variopinte, offrivano uno spettacolo festevole. Nella fredda mattina,
si vedevano passare per le vie, tenuti
per la cavezza, o cavalcati senza
arcioni da giovani campagnoli impazienti di partecipare alla corsa
finale. Difatti a cerimonia ultimata,
si buttavano lungo la strada gelata
celebrando la Galopada d SantAntoni, una specie di palio rusticano.

Si possono cos ravvisare due aspetti


particolari nello sviluppo del culto
popolare di SantAntonio Abate:
uno strettamente connesso con la
protezione degli animali e laltro
invece che si riporta al fuoco ed al
potere taumaturgico del Santo. SantAntonio, infatti, oltre che guaritore
dellignis sacer, invocato anche
per ritrovare un oggetto smarrito:

e venerato ancora quale patrono


dei fabbri e dei maniscalchi, i quali
fanno vacanza il 17 gennaio, per
non accendere il fuoco, di cui SantAntonio creduto custode da
quando lo rap al Demonio per darlo agli uomini.
In relazione a questa credenza, o
comunque con quella connessa al
culto del fuoco, sono da collocare
i grandi fal volgarmente detti
burii con la partecipazione collettiva dei paesani, per solennizzare
ritualmente la festa del Santo Abate.
unaltra tipica manifestazione di
religiosit popolare dove si gareggia
a chi fa pi alta e durevole la pira
a cui si d fuoco la sera della Vigilia;
alla fine v chi conserva un tizzo
spento quale segno purificatore e
scongiuratore dogni male.
questo il giorno in cui la tradizione
suggerisce rimangiare a pranzo i
tortelli di zucca come per la Vigilia
di Natale. Un tempo addirittura i
contadini somministravano nel beverone delle mucche lattifere alcuni
tortelli, nellopinione che il Santo
le preservasse dallafta epizootica
e favorisca unabbondante produzione lattifera. Altro cibo di rigore
la chisoela: una sorta di schiacciata coi ciccioli e lo strutto, raccomandata dalla gnomica popolare:
Par SantAntoni chisoler
chi fa mia la chisola
agh casca s l soler

Vista la predisposizione del Santo


per trovare le cose smarrite, per
traslato era anche invocato dalle
gestanti per avere lagognato maschietto e dalle zitelle:

NellOltrep, invece, di rito la


mgnasa, ch una torta composta
di castagne secche e mele; mentre
in altre localit si fa la sbrisolada
con fior di farina gialla, mandorle
e strutto fresco cotta in teglia o la
lobia, pi povera, senza le mandorle. In tempo addietro si consumavano nella stalla, fra una posta e laltra
del rosario, quasi ad accentuare il
carattere devozionale, propiziatorio,
di quei cibi.

SantAntoni dal gogn


fem coar n bel mas-cn

Nei paesi dove si festeggia pure il


Patrono della chiesa, vige la con-

SantAntoni da la barba bianca


fm catar quel cham manca

32

SantAntoni
fem far n bel matrimoni

di
Michele
Gavioli

suetudine della Sagra, detta comunemente dla papsa, perch sulle


bancarelle prevale lo spaccio della
pattona e delle castagne secche.
Una volta le famiglie facoltose distribuivano a quelle povere la polenta infaslada, ossia cotta insieme
con i fagioli, perch tutti dovevano
partecipare alla festa con un buon
pasto. Allora non tutti potevano
permettersi la spesa voluttuaria dei
tortelli, a proposito dei quali si narra
la seguente storiella:
Alcune massaie della stessa fattoria
stavano preparando in gran segreto
il tradizionale mangiarino nella stalla, che il curato aveva da poco benedetta, quando alla pi giovane
scapp detto per ridere, osservando
la nuova litografia del Santo appesa
al muro:
SantAntoni da la barba bianca
mi magni i torti e ti gnanca!
Lud il bergamino disteso nel suo
giaciglio di strame sopra la stalla e,
fiutando i propositi delle donne,
pens di giocarle dastuzia. Si rivest

di penne dal piede al ginocchio,


smosse un mattone dal soffitto a
travicelli e si pose di vedetta. A sera,
quando le ghiottone, sole, sedute
intorno alla fumante zuppiera, si
accingevano a minestrare i tortelli
butirrosi, son dallalto con voce
imperiosa:
A let, a let donse,
ch SantAntoni al l acomanda;
e san vol mia credar,
cola chi la so ganba!
E la piumata gamba del burlone si
agitava terribile gi dal pertugio,
mentre le donne balzavano dal desco esterrefatte e filavano a letto col
cuore in gola.
Avvertasi a questo punto che le
donne si astengono dal filare in
questo giorno, gli uomini dal giocare
a carte (lasso di spade, raffigurante
il Demonio, in antinomia con le
virt del Santo) e le famiglie contadine dal vegliare, o far fils, nelle
stalle sino a sera tardi, perch gli
animali parlano fra loro, per dono
singolare del Patrono, e non consentito ad alcuno di ascoltare impunemente quei segreti colloqui.
Un giovane incredulo e senza scrupoli narra una leggenda molto
diffusa os sfidare quel tab rimanendo a vigilare nella stalla, acquattato tra la paglia, attento a non perdere una sillaba. Ed ecco che a
mezzanotte, da ogni posta, salza
un brusio confuso, che non del
ruminar solito dei bovini. Allorecchio del giovane in ascolto entrano
presto suoni articolati, voci e parole
di un dialogo ben chiaro e tremendo:
- Cosa farem a dman?
- Na casa da mrt
- E par ch?
- Par quel ch st in orcin
La mattina dopo, non c da dire,
il giovane intruso fu trovato morto
di spavento.
Un ultimo motivo di religiosit popolare che accentua il vincolo di
protezione fra SantAntonio e gli
animali racchiuso nella leggenda
del porco risuscitato. Difatti, anche se la stagione sarebbe indicata,

il campagnolo si astiene dal mattare


proprio in questo giorno il maiale,
che il favorito del Santo eremita.
Vi stato non di meno il solito
trasgressore alla sacra norma, il
quale, avendo sgozzato il porcello,
se lo vide sorger vivo nella tinozza
in cui stava per dissetolarlo, e sgambar via fulmineo. N per quanto
cercasse, fu possibile ritrovarlo: il
gran Santo aveva punito lapostata
e tratto in salvo il suo protetto.
Come si vede, il patrimonio delle
tradizioni Antoniane risulta tra i pi
ricchi della letteratura agiografica
ed anche tra i pi densi di religiosit
popolare, suffragato da unabbondante documentazione bibliografica. non potevano quindi, in una
provincia etnica culturalmente isolata come il Mantovano, non tramandarsi con singolare vigoria tutte
le forme principali di acculturazione
del Santo.

di fossato: aqua d rane e aqua d


bis: Santantoni al la banadis. Anche
come dent d bis come si trattasse
di potere taumaturgico invocato in
casi di morsi di serpente.
Quando si produce il pane, per
appiattire la pasta sulla spianatoia,
vengono date numerose pacche a
mano aperta. la medesima operazione, rumore compreso, che si
compie quando si picchia un bambino sul sedere, ed per questa
analogia che la pacca data in questo modo si chiama chisoela.

Da Il Mendico Mantova, 1 febbraio 1884 Specialmente nei piccoli comuni, dopo la messa, il prete
esce a dar la benedizione ad una
frotta dasini, muli, cavalli bardati
in rosso e ornati dellera, cavalcati
da rustici in pompa magna. Dopo
la benedizione succede tale sfrenata
corsa sovra un selciato a ghiaccioli,
che frutta talvolta cadute, non comprese certamente nella
benedizione
Di solito, per ritrovare cose smarrite,
i credenti rivolgono un sequeris a
SantAntonio da Padova, ma come
spesso avviene tra gente di popolo,
si finito con lattribuire a tutte
due, per omonimia, ugual potere
dinvenzione. Per la stessa convergenza fideistica, il contadino mantovano rivolge una prece scongiuro
a SantAntonio allorch si trova costretto a spegnere la sete con acqua

33

MUSICA

Lultima sfida vinta


nel cuore
della Germania musicale
Il giovane interprete e compositore Giovanni Landini ha debuttato alla fine
dellanno a Berlino e a Lipsia dirigendo unacclamata nona Sinfonia di
Beethoven con lorchestra Gewandhaus.

non sono
E videntemente
serviti i prestigiosi riconoscimenti accumulati nel
corso di una carriera ancora
breve ma folgorante; cos come unesperienza forte - da
serbare pi che da esibire pare essere per lui leredit di
una formazione spesa allestero, prima degli Stati Uniti poi
in Francia. Nonostante tutto,
insomma, Giovanni Landini
34

continua a pensarsi come un


viandante pronto a farsi piccolo di fronte al sacro fuoco della
Musica. Musica da comporre,
musica da restituire viva e ancora guizzante dopo secoli di
felicissima usura. Bresciano di
nascita e cosmopolita per insopprimibile spirito di ricerca,
Landini ama raccontarsi attraverso le sue creature di suoni,
siano esse figlie legittime della

Giovanni Landini al teatro Valli di Reggio


Emilia il 18 novembre
2008

sua creativit o frutti rubati


al genio dei massimi compositori. Lo scorso 30 gennaio,
la Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia ha voluto la sua
bacchetta giovane e gi saggia per salutare con un intenso concerto la citt prima di
una chiusura di due anni. Nel
contesto di superbe tele rinascimentali intrecciate per
loccasione alla contempora-

di
Elide
Bergamaschi

neit di Burri, Cattelan e Fontana, lensemble Icarus da lui


diretto ordiva uno straordinario
arazzo con i fili di antico e
odierno, dove la musica di Franc e s c o n i i n c o n t rava n e l
Respondit la sapienza saturnina del sommo Gesualdo da
Venosa.
Una corrispondenza davvero
perfetta tra tele e musica nelle

corde della lontananza ma soprattutto del richiamo ad una


complementariet da riscoprire che molto dice della Sua
formazione
Credo di s. Ripensando al
mio percorso formativo non
posso fare a meno di riconoscervi una molteplicit di direttrici che hanno contribuito a
fornirmi unimpronta sicuramente poliedrica. Da un lato,
lo studio del pianoforte e del
canto affiancati allapprofondimento di armonia e contrappunto. Dallaltro, il binario della composizione e della
direzione dorchestra, con lapprodo pi recente alla direzione di coro e allo studio della
polifonia rinascimentale, sotto
la giuda di un Maestro straordinario quale Diego Fratelli.
La stessa armonica pluralit di
rimandi che affiora da
Istampita Palamento, la composizione che lensemble Traiettorie Sonore ha eseguito,
sotto la Sua direzione, lo scorso
maggio a Carpi, in occasione
del decimo Festival internazionale delle Abilit Differenti.
Un universo liricissimo, pullulante di stratificata memoria.
Mi fa piacere che emerga questo. Io credo che, nella musica
contemporanea pi che mai,
lascoltatore abbia un ruolo a
tutti gli effetti attivo e decisivo,
grazie al quale lo stesso compositore pu accostarsi al proprio lavoro con maggiore lucidit. La musica che nasce oggi
e che parla al presente indicativo non pu sottrarsi ad
unoperazione di filtro in diretta, ad un gioco democratico
fatto non solo di giudizio ma
di contributo critico. In fondo,
interpretare il presente e fare
della quotidianit uno spunto
da tradurre in astratto, in distillato, significa delimitare un

campo che in realt non ha


ancora confini. La storia deve
ancora setacciarlo.
In realt, questa doverosa operazione finisce per coinvolgere
anche in larga parte la produzione del Novecento tutto, verso cui continua a resistere un
impenetrabile muro che, tolte
alcune opere cardine, ne relega
nomi e linguaggi nellunico
calderone di musica di
nicchia. Nella Sua duplice veste di interprete e di compositore, Lei sa dare e darsi una
spiegazione a questo insormontabile limite?
Ci vorrebbero giorni di chiacchierata per analizzare i mille
motivi di una situazione che a
tutti gli effetti ha del paradossale. La nostra, forse perch gi
in s cos caotica e priva di
riferimenti saldi, una cultura
musicale che ancora ricerca
rassicurazioni in campo armonico e, di fronte ad una scrittura
apparentemente anarchica,
finisce per chiudersi in un rifiuto. Non credo si possa qui sviscerare un tema cos caldo e
complesso, ma mi preme sottolineare un aspetto: molti grandi compositori sono giunti, alcuni pi di altri, ad un grado
assolutamente astratto. Gli ultimi Quartetti di Beethoven,
cos come lArte della Fuga o
le stesse Variazioni Goldberg
di Bach non saprei pensarli se
non come gli approdi inarrivabili di un pensiero ormai assolutamente lontano dalla dimensione concreta, terrena. Eppure
la loro tremenda complessit
non scoraggia gli ascoltatori e
non intimorisce gli organizzatori delle Stagioni. Gi con nomi come Schnberg si fa pi
fatica, perch li si considera
alla stregua di contemporanei, nonostante li separi
da noi un secolo! Lintroduzio35

MUSICA

ne di un ordine dodecafonico
nella seconda Scuola di Vienna
avviene sul ferreo substrato di
un impianto assolutamente
classico. Come Mahler, come
tutti gli innovatori delle Avanguardie, prima di essere un
rivoluzionario anche Schnberg un classico. Eppure nelle (poche) realt in cui si fa
dabitudine musica contemporanea, la gran parte dei programmi occupata da capolavori che sempre magnifico
ripercorrere, ma che dovrebbero forse essere ricondotti al
loro habitat, ossia alle grandi
frequentazioni concertistiche
e sinfoniche.
Un altro habitat dove spesso
purtroppo il Novecento, senza
spingerci nelle inesplorate lande del contemporaneo stretto,
latitante, quello dei Conservatori e delle Accademie
Altro tasto dolente. Verissimo,
36

se parliamo dellItalia. in realt


come gli Stati Uniti o la stessa
Francia, posso testimoniare che
accade il contrario. Il contemporaneo parte di un tutto,
accanto allo studio della musica tradizionalmente intesa.
Addirittura a Parigi esistono
Stagioni dove i Docenti stessi
si mettono in gioco e presentano loro composizioni e introducono gli allievi migliori.
Lantico e il moderno sono naturalmente compenetrati, in
un clima aperto e disponibile
al nuovo. Qui da noi i primi a
disertare gli appuntamenti con
la musica contemporanea sono
i Docenti, a cui seguono di
poco gli allievi. E chiaro che
cos si sancisce la cronaca di
una morte annunciata .
La scelta di essere un compositore come pu conciliarsi
con una cos esclusiva cerchia
di uditorio?

In alto Giovanni Landini al debutto a Berlino.


A destra in alto il maestro durante le prove
in Russia (St. Pietroburgo - ottobre 2008)
sotto, il maestro Giovanni Landini.

Comporre per me unesigenza creativa, una prospettiva da


cui indagare il mondo che tuttora rappresenta il mio modo
pi naturale di esprimermi. Da
qualche anno ho avvertito altrettanto forte in me il bisogno
di affiancarvi la direzione, quasi
uninevitabile propagazione di
un approccio analitico e capillare al testo. La mia scelta
indipendente da ragioni di gradimento esterno, che comunque
non possono che far piacere.
La complessit del panorama
culturale in cui io e chi fa arte
in genere ci troviamo ad operare
non pu certo cambiare con il
solo contributo di un singolo.
Per rendere pi vicina alla gente
la musica, quella contemporanea a maggior ragione, occorre
una volont che non potrebbe
mai avere origine dal basso. Ma
non per questo ci si pu sottrarre
da un impegno che anche
culturale e civile. Io, per quanto

posso contribuire nella consapevolezza del lungo percorso


che ancora devo e voglio compiere, investo tutto me stesso
nella divulgazione e nella condivisione della musica come
bene non monetizzabile, cercando sempre di inserire in
ogni programma un ventaglio
di proposte in cui il Novecento
nonch la musica del secolo
attuale vivano in stretto dialogo
con il repertorio pi
frequentato.
Recentemente Lei ha debuttato a Berlino e a Lipsia, nel
cuore della Germania musicale, dirigendo unacclamata Nona Sinfonia di Beethoven alla
testa della prestigiosa orchestra del Gewandhaus. Una sfida che avrebbe fatto tremare
i polsi a chiunque.
E stata unesperienza molto
densa, gi a partire dal confronto con una delle massime
partiture in assoluto, dove chi
conduce deve autenticamente
lottare con una materia straripante, continuamente metamorfica. Una volta l, sulle
orme di giganti come Schumann, Mendelssohn e Wagner,
la tensione si stemperata con
il procedere delle prove, nel
corso delle quali ho cercato
con tutta lumilt del caso di
dare una mia impronta personale ad una tradizione interpretativa che dopo le centinaia
di esecuzioni lorchestra aveva
ormai cristallizzato in una resa
a mio avviso poco plastica,
paradossalmente poco beethoveniana. E mi ha fatto piacere
percepire il gradimento del
pubblico, a cui ha trovato conferma anche la positivit delle
critiche.
Per concludere, un piccolo
gioco. Una formazione orchestrale e uno strumento solista

CHI

sulle cui caratteristiche costruirebbe volentieri una prossima composizione. Ovviamente consentito sognare
senza limiti.
Approfittando del sogno, istintivamente punterei al suono
sempre carnale, pregnante anche nel pianissimo, della Staatskapelle di Dresda. E come
strumento, al pianoforte inarrivabile per cromie e per diabolica perfezione di un mio indimenticato concittadino: Arturo
Benedetti Michelangeli.

Nato a brescia 31 anni fa, ma reggiano di


adozione, Giovanni Landini si accosta
alla musica studiando pianoforte e canto
presso la Scuola di Musica Santa Cecilia
della sua citt e, contemporaneamente,
armonia e contrappunto con Giancarlo
Facchinetti. In breve tempo approda allo
studio della composizione con Antonio
Giacometti.
Nel 1996 viene selezionato al Berklee
European Scholarship Tour vincendo il
primo premio. Si trasferisce cos negli Stati
Uniti dove si laurea con il massimo dei
voti e lode in composizione con Vuk Kulenovich e Jack Jarrett presso il Berklee
College of Music e con John Adams presso
il Boston Conservatory of Music. Dopo la
laurea frequenta alcune masterclasses di
composizione tenute da Karlheinz
Stockhausen e Klaus Huber. Studia inoltre
pianoforte con Laszlo Gardny e direzione
dorchestra con Julius Williams, direttore
musicale della Washington Symphony
Orchestra.
Per approfondire lo studio della direzione
di coro frequenta un anno presso lInstitute
de Musique Liturgique de Paris e diventa
assistente di Patrick Marco, direttore di
coro presso il Conservatoire National de
Paris, con cui cura lesecuzione dei mottetti di Bruckner a Ntre Dame de Paris.
Successivamente frequenta
il triennio superiore di Musica Corale e Direzione di
Coro presso il Conservatorio
Verdi di Milano dove ne
consegue il diploma. Sempre
presso il Conservatorio Verdi
di Milano ottiene la laurea
in direzione dorchestra. In
seguito si perfeziona con
Jorma Panula, Herbert Handt,
Otto Werner-Mller e Piero
Bellugi.
Si laurea inoltre in Polifonia
Rinascimentale sotto la guida
di Diego Fratelli presso
l'Accademia Internazionale
della Musica di Milano. In
Italia dirige una stagione di
concerti con lArcana Ensemble un gruppo da camera specializzato nella
musica contemporanea
fondato da Antonio Giacometti, Mauro Montalbetti e
Rossano Pinelli e collabora
anche con lensemble
Traiettorie Sonore.

37

PERSONAGGI

Attilio Pavesi, il ciclista


che fece innamorare
la diva Anita Page
(e infuriare il duce...)
La fantastica carriera sportiva del campione.
Nato a Caorso 98 anni fa, ora vive in America.
Fu il primo vincitore dun oro Olimpico (1932)
38

uando la realt supera la


Q
leggenda. Il mito di Attilio
Pavesi, prima medaglia doro
nel ciclismo, conquistata alle
Olimpiadi di Los Angeles nel
1932, resiste ancora dopo 76
anni. Il suo nome scolpito
nel marmo del Memorial Colyseum Stadium della metropoli
californiana e Pavesi rimane il
pi anziano campione olimpico del mondo.
Attilio Pavesi ha 98 anni. Nato
a Caorso il 1 ottobre del 1910,
il penultimo di tredici fratelli,
stato uno dei grandi personaggi che hanno lasciato il segno nello sport piacentino e
nazionale. A Los Angeles infatti
domin, sorprendendo tutti, la
prova di ciclismo su strada,
cento chilometri a cronometro,
contribuendo poi alla conquista per lItalia, di una seconda
medaglia doro nella classifica
a squadre assieme a Giuseppe
Olmo giunto 4 e Guglielmo
Segato 2. Quella del 1932 tra
laltro, viene ricordata come
lOlimpiade degli Italiani per
il fantastico secondo posto dopo gli Usa, conquistato dagli
azzurri nella classifica del medagliere. Una bottino invidiabile con 12 medaglie doro,
altrettante dargento ed ancora
12 di bronzo.
Limpresa leggendaria di Pavesi
in quellOlimpiade, rivive ancora oggi, in un museo a lui
dedicato sorto allinterno del
velodromo di Fiorenzuola dArda. Nel museo, inaugurato la
scorsa primavera con la presenza del presidente della Federciclismo Renato Di Rocco
e tutte le autorit locali, sono
esposti cimeli e foto del grande
campione piacentino, che ne
raccontano ogni periodo della
sua straordinaria avventura.
Emigrato in Argentina, prima
della guerra, Pavesi vive ora a
San Miguel, poco distante da
Buenos Aires. Ha due figli,

Claudio e Patricia. Conobbe


in quel tempo, personaggi famosi, dal Premio Nobel Enrico
Fermi, al due volte campione
del mondo Peppino Meazza
col quale era alla Farnesina
durante il servizio di leva. Con
Pavesi militare inoltre, cera
anche il ciclista Giuseppe Martano, campione del mondo dilettanti nel 1930 a Liegi e nel
1932 a Roma. Da professionista Martano giunse secondo al
Tour de France del 1934 e secondo al Giro dItalia dellanno
successivo.
Il giorno della sua vittoria olimpica, il 4 agosto del 1932, a
Pavesi si avvicin Anita Page,
la pi famosa attrice di Hollivood di quel tempo. Era il giorno del 22 compleanno della
diva la quale, come Attilio, ha
98 anni e vive a Beverly Hills.
Fece scalpore in Italia unimmagine, apparsa sui giornali,
dove Attilio Pavesi ritratto
assieme alla bellissima Anita
davanti agli studi della Metro
Goldwyn Mayer. Pare che la
foto abbia irritato Benito
Mussolini, che invaghitosi della
bionda attrice americana, le
scrisse pi di cento lettere, ma
senza ricevere una sola risposta.
Pavesi si era guadagnato la

di
Romano
Pezzi

Nella foto sinistra Pavesi e Anita: il campione ritratto davanti agli


studi della Metro
Goldwyn Mayer con
la bella attrice Anita
Page, questa foto fece
infuriare Mussolini.
Nella foto sotto
l'anziano campione
assieme nella sua casa
a San Miguel con
L'olimpionico di Barcellona Lombardi,
Claudio Santi, Stefano
Bertolotti e Gabriel
Curuchet presidente
della Federciclismo
Argentina.

convocazione in maglia azzurra per Los Angeles, dopo una


serie di vittorie importanti come
la Coppa Caldirola, il Gran
Premio della Vittoria a Milano
ed altre.
Partito da Napoli il 3 luglio
1932 insieme agli altri azzurri,
con la nave Biancamano, Pavesi giunge a New York dopo
9 giorni di navigazione, accolto
dal famoso sindaco di origine
italiana, Fiorello La Guardia.
Poi col treno, dopo cinque giorni di viaggio, attraversa gli States e arriva a Los Angeles.
Quindi si allena e si prepara
con seriet, fino al giorno della
gara.
Parte per ultimo tra i 35 concorrenti iscritti alla prova. Dopo
cinquanta chilometri di corsa
Pavesi raggiunge e sorpassa il
danese Henry Hansen, campione olimpico uscente, partito
quattro minuti prima. A questo
punto le forze dellazzurro si
moltiplicano, e testa sul manubrio Pavesi termina la sua travolgente cavalcata dopo 2 ore
28 e 05 alla media di 40,514
km, conquistando la medaglia
doro davanti allaltro azzurro
Segato. Giuseppe Olmo poi,
completa il successo degli italiani col quarto posto, dietro
Hansen.

39

PERSONAGGI

La festa olimpica per Pavesi


prosegue anche nei giorni successivi alla sua vittoria. Partecipa a feste ed incontri con
immigrati italiani. Ritorner in
Italia dopo due mesi trascorsi
negli Stati Uniti, mancando perfino allappuntamento con
Mussolini, quando il Duce al
40

In alto Stadio Olimpico; La cerimonio inaugurale allo stadio olimpico di Los angeles
1932;
Sotto Pavesi militare
alla Farnesina, il primo
a desta, con a fianco
Meazza e Martano a
sinistra;

ritorno degli azzurri, li ha ricevuti a Palazzo Venezia, facendo loro osservare che le vittorie
ottenute alle Olimpiadi, contribuirono a mettere in luce il
regime davanti agli americani
ed al mondo. Il ciclista per
partecipa in ottobre, alla riunione organizzata in suo onore
al velodromo di Fiorenzuola
dArda. In quelloccasione gareggia con il suo grande amico
Sante Girardengo.
Pavesi passa poi professionista,
con la Maino del campionissimo di Novi Ligure, ma con
scarsa fortuna.
Fatica ad inserirsi nella massima categoria. Si dice che uno
dei motivi, sia da ricercarsi al
suo ipotetico sgarbo verso il
Duce, quando il corridore rimase due mesi in America vicino ad Anita Page. Vince solo
una tappa del Giro della Toscana del 1934, ma al Giro
dItalia, termina ultimo in classifica. Poi il quarto posto al
Giro di Lombardia del 1936,

vinto da Bartali, gli offre nuove


chances.
Nel 1937 Attilio Pavesi invitato a partecipare alla Sei giorni
di Buenos Aires, indette da un
italiano emigrato in Argentina.
Il ciclista di Caorso un personaggio in Sud America, abitata
da tanti italiani. Attraversa di
nuovo lOceano e sbarca a La
Boca, assieme a molti emigranti, con la bicicletta in spalla,
una Tansini, costruita da un
artigiano di Caorso dal quale
il giovanissimo Pavesi era apprendista. Oltre alla Sei
giorni Attilio partecipa poi ad
altre gare locali, sempre applaudito ma, quando decide
di ritornare in Italia, proprio in
questa parte del mondo, cominciano a soffiare i primi venti
di guerra. Ogni nave in partenza da Rio Plata infatti, minacciata dalla corazzata tedesca
Admiral Graf Spee che protegge le unit corsare che operano
in quella parte dellAtlantico,
quindi costrette a restare alln-

cora, per un lungo periodo,


nei porti di Buenos Aires e di
Montevideo.
In questo modo anche Pavesi
bloccato, non pu rimpatriare. Nel frattempo conosce una
ragazza di origine italiana, si
sposa, ha due figli, Claudio e
Patricia e mentre in Europa
divampa la guerra, il giovane
campione decide di stabilirsi
in Argentina, a Senz Pegna.
Apre un negozio di biciclette
ed organizza gare. La vita del
primo campione olimpico piacentino quindi, ha un risvolto,
ma nel suo cuore ha sempre
Caorso, il Chiavenna dove
nuotava da giovane e il Po.
Nel suo paese dorigine Pavesi
ritornato poi per la prima
volta, dopo la sua partenza,
nel 1956. Quindi in occasione
delle Olimpiadi di Los Angeles
del 1984, risulta tra gli invitati

Pavesi Attilio: Pavesi in


maglia olimpica;
A sinistra una foto recente di Pavesi nella
Casa per anziani a
Buenos Aires con la
figlia Patricia a destra.
Da sinistra in alto sono Elisabetta Bottioli,
Claudio Santi e il pistard argentino Sebastian Donadio. in basso a fianco del
campione sono il giornalista Stefano Bertolotti e Silvia Sichel;

e Pavesi si unito a Milano,


con la delegazione italiana in
partenza per la California.
Nellottobre del 2000, in occasione dei suoi 90 anni, il campione olimpico ritornato a
Piacenza, invitato dal sindaco
Gianguido Guidotti per il premio Pino Dordoni Internazional, una gara di marcia in
memoria della seconda medaglia doro piacentina. In quella
circostanza, a Pavesi, sono stati
riservati
numerosi

per Claudio Santi, il dinamico inventore della Sei Giorni


delle Rose di Fiorenzuola dArda, che si disputa ogni anno,
sullo stesso velodromo sul quale Pavesi ha partecipato alla
gara inaugurale nel 1929.
Santi tra laltro, con una delegazione piacentina, si poi
recato nel 2007 in Argentina a
far visita a Pavesi e lultima Sei
Giorni di Fiorenzuola, stata
dedicata interamente al campione.

festeggiamenti. Il compianto
Amedeo Tarantola, giornalista,
gli ha dedicato una pagina intera nel suo quotidiano,
Libert.
Lultima volta che Pavesi ritornato nella sua Caorso stato
nel 2003, ospitato dal sindaco
Fabio Callori. Il campione
rimasto nella sua cittadina natale per quasi sei mesi, da luglio
a dicembre.
Un periodo sufficiente da permettere che il mito del leggendario Attilio Pavesi sia assurto
nella sua dimensione.
Di non essere pi il Campione
dimenticato comera stato definito. Attorno al pi anziano
olimpionico infatti, da questo
momento, incominciano a nascere iniziative ed eventi. Il
giornalista Graziano Zilli gli ha
dedicato un libro, biografico.
Il pi attivo in questo contesto

Nel corso della presentazione


della gara tra laltro, avvenuta
al Teatro Verdi di Fiorenzuola,
Santi si messo in contatto
telefonico con Pavesi a Buenos
Aires, che assistito dalla figlia
Patricia, vive ora in una casa
per anziani.
Non dimentico mai Caorso
dice commosso lanziano campione - Piacenza e lItalia. Porto
tutti nel cuore.
Pavesi poi, sempre al telefono
dallArgentina, ha canticchiato
con emozione, una vecchia
filastrocca: E finito quel tempo
che fu; Girardengo, Meazza,
Pavesi e poi pi.
Qui c la tua storia, amico
mio - incalza Santi riferendosi
al Museo dedicato a Pavesi
test inaugurato - una storia
magnifica e nessuno potr mai
pi dimenticarti.
41

ARCHITETTURA

Le ricerche
di Renato Biasutti
sulla casa rurale
enato Biasutti fu il coordinatore di una vasta ricerca
R
sugli insediamenti rurali in Italia,

42

iniziata nel 1924 e caratterizzata


dalla pubblicazione di diversi
volumi sulle case agricole (gi
trenta volumi erano usciti nel
1938). Le ricerche di Biasutti
sulle costruzioni rurali continuarono anche nel secondo dopoguerra, fino al 1958.
Secondo Lucio Gambi 1 (continuatore dellopera del Biasutti)
il Biasutti, con la redazione del
volume sulla casa in Toscana
(1935-38)1, avvia la prima indagine regionale sulla casa rurale,

introducendo unanalisi basata


su un sistema di riferimento economico, ma anche etnografico.
Il Biasutti infatti afferma che
forma e struttura sono ugualmente dipendenti dalla necessit di adeguare gli edifici dellazienda agraria ad una
determinata economia e ad un
dato ambiente fisico, come dallinflusso degli stili architettonici,
caratteristici della storia delle
diverse realt geografiche.
Secondo le ricerche di Biasutti,
relativamente ai tipi edilizi rurali, le forme italiche si ridurrebbero essenzialmente a tre:

Nella foto grande elementi separati, Budrio


(BO)
dal libro
AA.VV.Cultura popolare nellEmilia Romagna,
vol. Strutture rurali e vita
contadina, 1997
A destra montagna bolognese , dal libro
AA.VV.Cultura popolare nellEmilia Romagna,
vol. Strutture rurali e vita
contadina, 1997

1 la casa unitaria, con labitazione sovrapposta al rustico,


diffusa in quasi tutto lAppennino.
2- le forme complesse ad elementi sparsi o multipli che presentano labitazione o il rustico
materialmente distaccati luno
dallaltro: questa categoria di
sedi rurali occupa tutta la sezione est della pianura padanoveneta, pianura emiliana compresa.
3 le forme complesse a corte,
nelle quali gli elementi costitutivi
della casa si coordinano attorno
ad uno spazio quadrangolare:

la pi importante zona di espansione a corte chiusa rappresentata dalla pianura lombarda


e piemontese.
Secondo P.A. Dossena il Biasutti,
nelle due diverse edizioni del
suo libro Il paesaggio terrestre
(1947 e 1962), aggiorn lapparato fotografico. Nella prima
edizione, per questo tipo di edilizia urbana (i portici intorno
ai mercati, le piazza e le strade
principali) c una fotografia
dei Portici di Cremona.
La fotografia mostra le colonne
della Bertazzola e del palazzo
comunale nella piazza del Duomo di Cremona. Nella seconda
edizione del suo libro Il paesaggio terrestre, Biasutti ha sostituito la fotografia di Cremona
con quella pi caratteristica di
un piccolo borgo della pianura
padana, Brescello (Reggio
Emilia), con portici sui due lati
della via principale.
Gambi rileva che Biasutti, negli
ultimi anni delle sue ricerche
(gli anni cinquanta del Novecento), considera in maniera sempre
pi rilevante linfluenza dellarchitettura di citt, degli stili in
essa dominanti, sulla costruzione
delle dimore rurali.
Note bibliografiche
1- AA.VV. La casa rurale in Italia a
cura di G. Barbieri e L. Gambi, Firenze, Leo S. Olschki, , 1970
2- R. Biasutti La casa rurale nella
Toscana, C.N.R., Bologna, 1938

di
Tommaso
Ferrari

Dallalto, portici della


via principale Brescello
(RE),
portici piazza del Duomo a Cremona,
corte chiusa piemontese dal libro AA.VV. Il
paesaggio italiano,Touring Editore, 2000,
appennino emiliano, dal
libro AA.VV Cultura
popolare nellEmilia
Romagna, vol. Strutture rurali e vita contadina, 1997,
cascina Bonemerense
corte chiusa (CR) Dal
libro A. Locatelli, Cento
cascine Cremonesi,
1991

43

PERSONAGGI

Nella casa museo


la storia e larte
di Pietro Guizzardi
44

verso il Po, attraverso


Vstoriaiaggio
tutta la Bassa Reggiana, la
mi abbraccia. Il PADUS
secoli fa debordava fino alla via
Emilia e lasciava una palude
senza confini, uomini bestie e
vita su palafitte. Per secoli file
di migliaia di braccianti straccioni, con badili, vanghe e carriole
scavarono, prosciugarono, bonificarono, regolarono le acque,
costruirono argini dighe e paesi.
Specialmente coi Benedettini e
con i Bentivoglio. Rubarono questa terra alla palude, con lavori
bestiali e vite disperate, di sopravvivenza, fame e malattia,
tanti fossi di fatiche e sudori
inenarrabili. Ma i poderi crescevano su una terra produttiva,
lirrigazione era giusta, le famiglie fecero case di muro, basse,
con pavimento di terra,col focolare, stalle adatte e strumenti di
lavoro pi pertinenti, opere di
artigiani cresciuti via via con
attrezzature e organizzazioni
migliori. Servitori braccianti
mezzadri fittavoli crescevano
per fare modernit e civilt maggiori. E poi caseifici cantine molini per commerci pi generosi
e miglioramenti economici sia
familiari sia paesani. Cerano gi
le Chiese per la religione e la
morale poi arrivarono per la cultura e leducazione di base, anche le scuole di prima seconda
e terza classe per i bambini e
serali per gli adulti analfabeti,
anche solo per imparare a leggere e scrivere, almeno la propria firma per poter votare. Il
lavoro soprattutto garantiva i
focolari accesi con pentoloni di
polenta patate cipolle e talora
un po di pasta. Le gramole cigolavano per il pane da fare in
casa allalba. Era una festa per
i bambini che volevano la stra,
cio i ritagli di pasta abbrustoliti
accanto alle fette di polenta.
Tutto questo sotto il controllo
dei padroni occhiuti e sfruttatori.
Si stava al mondo chinati sulla
terra a lavorare ma anche a pensare alla famiglia e ai figli, alle
bestie e ai prodotti, ma anche a
riflettere sulle condizioni umane

e sociali, coi sogni del riscatto,


che avverr poi con le lotte sociali, le organizzazioni sindacali,
cooperative e amministrative. I
tempi degli scontri, dicevano la
boij e bolliva davvero il nuovo
della storia ai primi del novecento. Tempi lunghi e duri, orizzonti
corti, con in mezzo anche alluvioni e carestie. Ma la cultura
contadina per lo pi rinchiusa
nelle famiglie e nei paesi si amalgama sempre pi robusta e da
essa ogni tanto emergono personalit eccezionali, letterarie artistiche creative. Fra queste Pietro
Ghizzardi, singolare letterato e
grande pittore. Premio Viareggio Opera prima per la letteratura e le numerose presenze dei
suoi dipinti in Gallerie darte di
tutto il mondo, con enormi pile
di libri di grandi scrittori a studiare e approfondire e a scrivere
con esercizi critici in tante lingue.
Viaggio verso il Po e sono diretto
a Boretto, alla CASA MUSEO
PIETRO GHIZZARDI Al
Belvedere via De Rossi 27/8
42 0 22 Boretto- Reggio Emiliatel. O522/ 965146.
L ci st la signora NIVES PECCHINI IOLANDA moglie del figlio del fratello di Pietro Ghizzardi. Adesso ha tutto Lei nelle
mani, leredit materiale e artistica e spirituale di Pietro. E io
ho qui nella testa tutto quello
che ho letto su Pietrone ( affettuosamente chiamato cos ). Ed
tanto. Ma adesso, de visu,
voglio verificare la situazione
della Casa Museo, i documenti,
gli strumenti della pittura, il deposito, la libreria. E quello che
racconter la signora Nives, informata dei fatti. E qui, mi accoglie gentilmente, pronta a
farmi da preziosa guida.Intanto
ricordo che su su fino al 1986
Ghizzardi,pass anche i periodi
duri del fascismo, della guerra,della ripresa nazionale col
boom economico e linvasione
tecnologica nelle citt e nelle
campagne.Tante sofferenze
umane per i misfatti del fascio,
le stragi belliche, le vendette di

di
Sergio
Masini

paese per le riflessioni dolenti


che maturavano in Lui davanti
a quelli che chiamava gli sfasci
della natura: scomparse di uccelli, spariti buoi e cavalli da
tiro e da corsa, distrutta la frutta
in val padana, infettata di gas
da nafta e benzina, insieme allacqua dei mari e dei fiumi,
incidenti mortali e feriti nelle
strade. E poi la morte di milioni
di bambini per fame, sete e ignoranza. E quelli sfracellati prima
di venire al mondo, nella pancia della sua mamma. E gli uomini sono fuori di s, mentre
dovevano essere i perni della
giustizia e del buon costume per
tutti. Di questo amore per l
umanit Ghizzardi si nutrito
nella famiglia bench madre
padre e fratello talora gli fossero
contro lo preferivano alla vanga

e nella stalla piuttosto che alla


penna e al pennello.Intanto Lui
introiettava linguaggi e forme
per raccontare proprio in lingua
ed in pittura. Lo testimoniano le
sue due grandi opere Mi richordo anchora, Premio Viareggio
opera prima e Lilla, dedicato
alla sua cagnolina morta e il suo
dolore per lei e per il mondo

45

PERSONAGGI
che va verso la distruzione. Ecco
il Ghizzardi anche ambientalista
ecologista antitecnicista. Modernissimo.
Intanto io e la Nives parliamo
insieme di Lui, il Pietrone ( affettuosamente). Sono decine e decine i grandi della Letteratura e
dellArte che hanno studiato la
pittura e la scrittura di Ghizzardi.
Dibattito ampio e approfondito,
conclusione unica. Sempre la
stessa. Ghizzardi un grandissimo. Ha inventato di sana pianta
uno stile, una sintassi e una ortografia fuori regola, creativa e
sorgiva da un anima e da una
intelligenza speciali. A leggere
provi un immenso piacere estetico e una importante soddisfazione tecnica. Proprio cos andava raccontata la sua vita come
nasceva e cresceva dentro di
Lui. Ne faceva patrimonio narrativo sempre: quello che narrava pitturava, quello che pitturava
narrava. E soddisfatto esponeva,
allinizio, alle finestre, sotto i
portici, dal barbiere.
E sorridiamo perch sappiamo
gi che tra non molto le opere
di Pietro saranno in mostra nelle
pi grandi Gallerie darte dItalia
e del Mondo.
Fu muratore della propria ortografia, sintassi e del proprio
stile con i fondamenti del proprio
parlato. Fu inventore di una
pittura semplice ma robusta, della natura, bestie, uomini e donne
eroi e santi della storia, di ambienti immaginari. Non si pu
altalenare tra le definizioni di
Art malata, selvaggia, brut, istintiva, cercando di catalogare, paragonare, reclutare, assimilare
Ghizzardi a scuole o ad altri. E
Lui. Realismo naturale. E per
essere pi Lui si fa anche le sue
pitture in casa. Gratta mattoni,
pesta erbe e bacche, bolle radici
per fare mastici o vernici, usa il
nerofumo o caliggine per delimitare lo spazio suo, interno
ad ogni quadro, dipinge tutto
sul cartone degli scatoloni dei
chiodi, morbidi e assorbenti, che
asciugava e stirava sotto presse
o pesi, dopo averli lucidati con
erbe. Pitturava spesso in ginoc-

chio come i madonnari. Sempre


solo davanti a s, di dentro e di
fuori fa le sue cose. Si racconta
cos: Ho fatto il servo contadino, una vitaccia da bestia, pelavo i pioppi, pulivo i fossi, facevo
gli stradini. Guardavo sempre
gli altri anche da bambino, guardavo un vagabondo che disegnava sigle in gotico per le lenzuola, mi venne la voglia della
pittura e scoprire la fisionomia
di una persona. Con unerba
della riva del fiume Po che mi
serve per la pittura curo tante
malattie, si chiama REMSA ed
la mia difesa anche contro gli
incidenti e le donne che mi dispressano e ghignano dei mie
quadri e anche contro la mia
madre opprimente.
Signora Nives, bisogna pure che
arriviamo alle donne - amiche
di Pietro rappresentate in quelle
decine di quadri che abbiamo
visitato, e che anche qui ci osservano.
E vero che fu casto? O pi
vero che qualche volta andava
in casino? E pi vera la seconda
che la prima, amava molto la
bellezza della donna.
Scrive Lui che pensando ad una
donna davanti al prosperoso e
invitante seno mi slenavo e
perdevo forsa ma mi sentivo tirato dalla natura. Faceva da s.
E questo ci induce a credere che
quei ritratti di donne con occhi
penetranti, sceni esuberanti e
bocche anelanti segnalino un
suo desiderio immaginario piuttosto che una ossessione sessuale. Pietro era un uomo ingenuo
e timoroso, ebbe le sue donne
virtuali. E ne dipinse tante, tutte
diverse tutte significative e quasi
parlanti. E quanto belle e quanta
arte, altro che ripetitivit e noia
nelle sequenze della nostra visita!. Ah quei reticoli di segni,
volumi e cicatrici scolpiti neri
che si stagliano nei volti! Rughe
e muscoli facciali che rievocano
fisionomie drammatiche di contadine, con in faccia vite di stenti
e fatiche come se il sudore avesse scavato nella pelle i vizi della
terra. Eppure hanno sempre una
virgola di smorfia di astinenza

mista a voglia di piacere. Capolavori, signora Nives! Pietro le


ama come sono e anche come
le immagina.
La Casa Museo Galleria della
signora Nives una deliziosa
villetta a due piani con giardino,
che d su una stradina lunga
lunga sullorizzonte di cielo un
po imbronciato. Ma noi,siamo
felici dei nostri discorsi e delle
grandi bellezze viste nei quadri
e nei murali di Pietro che ricoprono il Museo.
Qui c tutto quello che si deve
vedere e sapere di Ghizzardi. E
io non posso che ripetere alla
sig. Nives quello che Cesare
Zavattini scrisse a Giovanni Negri: nel portarmi qui mi hai fatto
il pi bel regalo della mia vita.

47

LIBRI
linguaggio delle Fiabe tra
I lOriente
e Occidente il libro

Le fiabe
di Anna Maria DallAglio
e le favole
di Giuliano Bagnoli
48

di Anna Maria dallAglio (Nura)


edito da Diabasis, reca un messaggio di attualit, anche se ci
trasporta, col volo della fantasia, in un mondo magico, popolato da quegli esseri prodigiosi, come angeli, maghi e
fate, che vivono tra la terra e il
cielo.
Le fiabe narrate dalla DallAglio
si staccano nettamente dalle
fiabe della tradizione reggiana,
raccolte con scrupolo filologico
nel bel libro, stupendamente
illustrato, di Giuliano Bagnoli.
Pi che fiabe quelle raccolte
dal dott. Bagnoli, sono favole,
fole, filastrocche ninne nanne
e sciolilingua, che riflettono
vita, sensazioni e sentimenti
della nostra gente di un tempo,
che non amava i voli pindarici,
ma cogliere gli attimi pi sintomatici e rivelatori del vivere
quotidiano per scherzarci sopra. I racconti immaginosi e
fantastici narrati dalla DallAglio si iscrivono invece nel
genere della fiaba, in cui il meraviglioso gioca un ruolo preponderante, senza lesplicita
finalit moralistica e sentenziosa propria della tradizione favolistica occidentale sin dai
tempi di Esopo e di Fedro.
La diversit dei due aspetti si
riflette anche nelle illustrazioni.
Mentre la raccolta del dott. Bagnoli prevalentemente corredata da riproduzioni di dipinti
di Gaetano Chierici, che ci introducono graziosamente nel
mondo contadino di un tempo,
realisticamente rappresentano
nei suoi aspetti pi lieti e scherzosi, le fiabe della DallAglio
sono illustrate da Giovanna
Magnani, una giovane pittrice
reggiana, allieva allAccademia
di Bologna di Concetto Pozzati,
che aveva gi dato prova della
sua fantasia affabulatrice nel
libro La Leggenda di Salvagna

(Edizioni del Gallo 2007).


Due orientamenti diversi: quello realistico della favola e quello fantasioso della fiaba anche
se, occorre dire, non mancano
in alcuni racconti della DallAglio agganci alla nostra terra,
sia pure in modo sfuggente e
scherzoso. Ad esempio un principe emiliano che aveva partecipato alla gara per poter divenire lo sposo di Gioiello di
Luna, la figlia del mandarino
Cin-Cin, arrivata allet da marito, port in dono alla principessa una polvere bianca che,
anzich essere, come avrebbe
dovuto, polvere di luna, era
Parmigiano-Reggiano grattugiato.
Le Fiabe tra Oriente e
occidente ebbero la consacrazione di una docente reggiana
di psicologia, recentemente
scomparsa, la dott.ssa Anna
Maria Burani. Ricorda la DallAglio nellintroduzione al suo
libro che andava, un volta la
settimana, nel suo studio in una
via del centro. Le consegnavo
le fiabe in brutta copia, lei le
leggeva, faceva alcune correzioni, a volte aggiungeva qualcosa alla trama o qualche battuta e me le faceva battere al
computer. Ci accomunava
lamore per linfanzia, il desiderio di trovare uno stato originario dinnocenza. Laveva
incoraggiata ascrivere anche
frate Davide Moretti al convento dei Cappuccini, dalla lunga
barba bianca e nera. Aveva una
scatola piena di cassette musicali di fiabe narrate da attori su
nastro, gliene regal alcune e
si beava ad ascoltarle. Ma la
prima fiaba, Cuore incantato
le fu ispirata contemplando una
sera dinverno la copertina del
libro di una suora carmelitana,
Elisabetta della Trinit.
Questa predisposizione alla
narrazione fiabesca si era formata, prima ancora che dagli
incontri con la dott.ssa Anna

Maria Burani e con il cappuccino frate Davide Moretti, dalla


sua stessa esperienza di vita.
La DallAglio, durante la sua
giovinezza, trascorse alcuni anni nel Pakistan. Fu quindi messa
in diretto contatto con il mondo
orientale, ove apprese la danza
del ventre, della quale diventata insegnante al suo rientro a
Reggio Emilia. Una danza - dice
- che produce un intreccio tra
sensualit e misticismo e suscita
una sensazione di interminatezza e di infinito. Nelle sue fiabe
ha cercato, col volo della fantasia, di unire insieme Oriente
e Occidente e di stimolare la
curiosit di conoscete altre culture, non per suscitare contrapposizioni ma per un arricchimento dello spirito e una
ricerca di collaborazione e di
pace. Con il poetico avvertimento che saran belle le stelle
del nostro cielo, ma le stelle
delle notti in mezzo al deserto
sono le pi belle che locchio
delluomo possa vedere, perch
l so no pi grande e pi
luminose.

di
Alfredo
Gianolio

49

ECONOMIA

Un p di brio
per lanno nuovo!
Mal comune mezzo gaudio
che ai bugiardi perfettamente daccordo che
D icono
occorre grande memoria. meno piagnistei, non dico che
Nello scorso mese di maggio
mi ero mosso per cercare qualcosa di carino, sul mare, in riva
al mare, possibilmente sulla
spiaggia. Avevo chiesto limpossibile anche per convincermi,
in seconda battuta, di non concludere nulla. Ognuno ha le
sue masturbazioni mentali. Di
l a poco iniziarono a pervenire
una serie di occasioni francamente notevoli. Fra le tante, una
casetta che pareva disegnata da
Disney, a Capo Stella, allElba,
la casa dei mie sogni, per la
quale avrei anche rinunciato al
rudere su Baratti. Richiesta: 2
milioni. Il pezzo era bello, li
valeva tutti, ma le-mail fece
effetto su tarlo e ripresi, come
se nulla fosse, ad accantonare
il progetto che, anzi, dimenticai
del tutto. Il 2 dellanno, ieri
laltro, mi arriva una mail da un
indirizzo sconosciuto di Livorno, una agenzia immobiliare
mai sentita n letta: non ci potevo credere! La stessa casa, lo
stesso mare, le stesse foto, con
una differenza, il prezzo, sceso
a 1 milione! Non ci potevo credere. Ed il tarlo si rimesso in
moto. Esempi del genere potrei
citarne a iosa e, chiss cosa
vedremo nellanno appena iniziato. Mi auguro di no ma le
premesse ci sono tutte, anche
se le borse danno segni di risveglio, anche se alcuni canali televisivi (giustamente!!!) fanno
vedere la gente allegra in via
Condotti a Roma od in Piazza
Meda a Milano. Sono infatti

risolleverebbero la situazione
(solo un pazzo potrebbe pensarlo), ma psicologicamente, potrebbero allentare la morsa del
dramma: anche perch, profondamente convinto che in Italia
i fondamentali siano meno
spappolati che altrove. La fase
di flessione dell'attivit produttiva non ancora terminata,
proseguir per buona parte del
2009 e solo nel 2010 il Pil italiano, se tutto andr bene, torner ai livelli fatti registrare nel
2007. La valutazione, non
mia, nessuno ha inventato lacqua calda (!), contenuta nel
IV rapporto congiunturale del
Cer di Roma. Nel rapporto si
afferma che l'anno prossimo,
tanto i consumi, quanto gli investimenti e le esportazioni,
avranno il segno meno davanti:
come risultato dopo un 2008
con il Pil attestato su una flessione di mezzo punto, nel 2009
la retromarcia dell'attivit produttiva provocher una flessione
del Pil pari all'uno per cento.
Nel rapporto previsionale si legge anche una stima sugli effetti
della manovra del governo contenuta nel decreto approvato il
28 novembre scorso. Il suo impatto espansivo sull'economia
viene cifrato allo 0,1 per cento
del Pil, in pratica, circa un miliardo e settecento milioni.
L'effetto osservano gli esperti
del Cer un po' pi consistente sui consumi delle famiglie,
attestandosi al +0,3 per cento.
Si tratta tuttavia di un impatto

di
Massimo
Crotti*

(*) magistrato
tributario

modesto che serve per tamponare le emergenze la diagnosi. Purtroppo abbiamo il


debito pubblico pi alto del
mondo e c chi giura che a
Roma abbiano cominciato ad
oliare e manutentare le stampatrici della Zecca. I timori
di massicci interventi a salvataggio delle banche, che innalzerebbero ulteriormente il livello del debito, si riflettono
nell'apertura del differenziale
fra i tassi italiani e quelli tedeschi in un momento di aumento dell'avversione al rischio sui
mercati. Ma non detto che
siano solo i piccoli a soffrire
gravemente. Lantivigilia mi
venuto a trovare un amico, un
grande amico, per gli auguri.
Davanti al fuoco, si sa, le confidenze, anche le pi intime,
sono normali. Avevo, anzi ho
mi confidava una villa in
montagna che sulla carta poteva valere non meno di 10
milioni. Forse oggi ne vale meno ma la differenza che due
anni fa avrei avuto la lista dattesa se solo avessi voluto venderla. Oggi impensabile di
trovare anche il pazzo di turno.
Per non parlare di titoli. In sei
mesi ho perso qualcosa come
1000 miliardi di vecchie lire.... E via con altre amenit
del genere. Questo per dire
che quando notte, notte
per tutti. Ed innegabile che
mal comune mezzo gaudio.
Speriamo davvero, e questa s
che non retorica, che almeno
la salute ci sia tutta. Il resto si
aggiusta sempre, bene o male.

51

PSICOLOGIA

Pip...guai in vista!
Quando lenuresi del bambino patologica?
gnuno di noi, appena nato,
O
incontinente, poich perde
senza controllo e in modo automatico feci ed urine, con un
meccanismo di riflesso involontario. Questo meccanismo si modifica nel tempo attraverso lapprendimento del controllo
volontario degli sfinteri.
Alcuni bambini imparano a controllare gli sfinteri a 18 mesi, altri
a 30 mesi, con variazioni rispetto
allet dovute sia a tempi di sviluppo diversi tra individui sia a
differenti norme culturali. Statisticamente si rileva che circa la
met dei bambini di due anni
riesce a trascorrere la notte senza
bagnare il letto (Rovetto, 1987).
Quando il comportamento enuretico da ritenersi patologico?
Quando il genitore deve insospettirsi? I dati statistici evidenziano che fino ai 5 anni possibile che si verifichi una
remissione spontanea del comportamento enuretico. E quindi
importante attendere almeno i 6
anni prima di preoccuparsi. Una
famiglia che sta attraversando un
periodo di cambiamenti, come
il trasferimento in unaltra citt,
larrivo di un fratellino o di una
sorellina, la separazione dei genitori, costituiscono situazioni in
cui il bambino pu presentare
una temporanea perdita del controllo della
minzione. Ma per
poter porre diagnosi di
enuresi necessario
che vengano soddisfatti alcuni criteri.
Lenuresi una modalit continuativa
(non saltuaria) di
emissione delle urine
involontaria o intenzionale; la diagnosi
viene apportata solo

di
Cristina
Magni
(psicologa)

se tale comportamento non


dovuto alleffetto diretto di una
sostanza (es. diuretico) o ad una
condizione medica generale (es.
diabete, spina bifida), che potrebbe causare linsorgenza di
tale problema.
Inoltre gli episodi risultano clinicamente significativi solo se
si presentano con una frequenza
di due volte alla settimana, per
almeno tre mesi consecutivi, o
dalla presenza di un disagio importante con difficolt emergenti
nellarea sociale, scolastica, famigliare.
E fondamentale che tutti questi
criteri vengano soddisfatti perch
si possa definire lenuresi un
effettivo disturbo psicologico.
Episodi occasionali di perdita
urine non sono clinicamente
significativi per la diagnosi di
enuresi (e probabilmente sono
legati a fattori contingenti da
valutare rispetto al singolo caso,
non necessariamente allarmante).
Si possono differenziare i tipi di
enuresi in tre categorie: notturna,
se la perdita delle urine avviene
durante il sonno; diurna, se la
perdita delle urine avviene durante le ore di veglia; notturna
e diurna.
La continenza diurna si instaura

per prima perch risulta decisamente pi semplice il controllo


della vescica durante il giorno,
mentre si rileva con maggiore
frequenza lincontinenza notturna. Questo sottotipo comporta
la perdita di urine durante la
fase del sonno a movimenti oculari rapidi (fase REM), periodo
precedente al sonno profondo.
Il sottotipo diurno, pi comune
nelle bambine, e raramente si
manifesta oltre i 9 anni; inoltre
tende a presentarsi nel primo
pomeriggio, a scuola, frequentemente associato allansia sociale.
Esistono due tipologie di casi di
enuresi: primaria, la pi diffusa,
in cui i bambini non hanno mai
acquisito il controllo della minzione; secondaria, in cui i bambini perdono il controllo della
vescica, pur avendo acquisito
per un certo periodo tale capacit. Questultimo caso frequentemente associato a problematiche famigliari, come la
separazione dei genitori, o a
situazioni ansiose, come linserimento in una nuova scuola, o
in seguito ad episodi particolarmente stressanti.
Ogni caso presenta caratteristiche specifiche, per questo motivo la fase di valutazione del caso
iniziale risulta essenziale per
progettare un intervento specifico.
Quali sono i possibili percorsi al
trattamento dellenuresi? Questo
ed altri piccoli
suggerimenti per
la gestione delligiene personale
verranno trattati
nel prossimo numero.

53

MOSTRE

Con la collaborazione di
MENSILE DEL COLLEZIONISTA ITALIANO
Via Pasteur, 2 - 42100 Reggio Emilia
Tel. 0522.557893 - Fax 0522.557825
www.collezionare.com - e-mail: collezio@tin.it

Il Museo dArte Moderna di Bologna


celebra Giorgio Morandi
Dal 22 gennaio al 13 aprile 2009
a figura di Giorgio Morandi
protagonista della scena
Lculturale
internazionale con
eventi e progetti a lungo termine.
Fulcro di tali iniziative sono la
mostra antologica Giorgio Morandi 1890-1964, (dal 22 gennaio al 13 aprile 2009 al MAMbo
- Museo d'Arte Moderna di Bologna) e il prossimo restauro
dell'abitazione bolognese in cui
l'artista visse fino al 1964, che
diverr uno spazio dedicato alla
ricerca. La mostra, tra le pi
complete mai dedicate al maestro bolognese, presenta oltre
un centinaio di opere: un corpus
esaustivo che documenta il percorso e l'evoluzione espressiva
dagli esordi dell'artista alla ricerca metafisica, fino alla dissolvenza della pittura degli ultimi anni,
passando attraverso tutte le tecniche nelle quali Morandi si
cimentato. L'allestimento
all'interno della Lehman Collection del Metropolitan Museum
ha riscosso fin dai primi giorni
un grande successo di pubblico
e un ottimo riscontro sulla stampa. La selezione effettuata dai
curatori comprende lavori appartenenti, oltre che al Museo
Morandi di Bologna e a musei
italiani e americani, alle raccolte
di studiosi e amici dell'artista, e
anche dipinti acquisiti da collezionisti che entrarono in contatto
con Morandi e che da subito
seppero capirne il genio.
Morandi (Bologna, 1890-1964)
esord nel momento culminante
delle avanguardie. Pur viaggiando pochissimo (solo tre i suoi
viaggi all'estero, in Svizzera, e
compiuti in et non pi giovanile) fu un artista colto e aggiornato
su ogni tendenza della moderna

pittura europea, grazie ai libri e alle


pubblicazioni spesso
ricevute direttamente
dai critici pi accorti.
Ma di ci, e soprattutto delle questioni
teoriche, parlava di
rado e malvolentieri.
Gli stavano maggiormente a cuore il
suo lavoro di pittore
e l'insegnamento
della tecnica incisoria
nelle
aule
dell'Accademia di
Belle Arti di Bologna.
tuttavia ben visibile,
soprattutto nelle
opere giovanili, il suo
privato rapporto con
le avanguardie internazionali: ha dipinto opere schiettamente cubiste, si avvicinato
al movimento futurista ed stato
forse il pi sottile protagonista
della Metafisica. Con la chiusura
di tale stagione e con l'affievolirsi
dell'attitudine eversiva delle
avanguardie, Morandi inizia un
proprio autonomo cammino attraverso tecniche diverse dall'olio all'incisione,
dall'acquerello al disegno - sviluppando un linguaggio di raffinata semplificazione.
L'essenziale lucidit delle sue
composizioni unita alla trasfigurazione astratta del suo sguardo
lo porteranno a confrontarsi con
il reale arrivando a dissolverne
i contorni. Dell'avventura artistica e umana di Morandi dar
testimonianza il restauro e la
riapertura nel 2009
dell'abitazione in cui visse, in
via Fondazza 36 a Bologna.

Natura morta, 1959


(V. 1126). Olio su tela,
25 x 30,5 cm
Bergamo, Accademia
Car r ar a, Galler ia
dAr te Moderna e
Contemporanea
Natura morta /Still life,
1956
(V. 985). Olio su tela,
30 x 45 cm
Bologna, Museo Moranti
Natura morta, 1918
(V. 39). Olio su tela, 80
x 65 cm
Roma, Galleria Nazionale dArte Moderna
e Contemporanea
Su gentile concessione
del: Ministero per i Beni
e le Attivit Culturali
Photo Giuseppe
Schiavinotto, Roma

55

MOSTRE

Con la collaborazione di
MENSILE DEL COLLEZIONISTA ITALIANO
Via Pasteur, 2 - 42100 Reggio Emilia
Tel. 0522.557893 - Fax 0522.557825
www.collezionare.com - e-mail: collezio@tin.it

Torna Emporium,
il dballage d'inverno
Alle Fiere di Parma, il 17 e 18 gennaio 2009
nove anni antiquari ed appassionati collezionisti
tutta Europa - e con loro i buyers delle pi importanti
Dcaseadid'asta
e gli interior designer pi affermati - sfidano
i rigori dell'inverno e si danno appuntamento a Parma
per Emporium, il primo appuntamento professionale
dell'antiquariato che conta nel Vecchio Continente.
Con una formula sempre uguale a se stessa e sempre
nuova, studiata per privilegiare gli scambi serrati e il
business senza fronzoli ed orpelli, Emporium il grande
raduno dopo le festivit natalizie: un po' grande magazzino
e un po' scusa per rincontrarsi dopo la pausa invernale.

In definitiva una grande festa di inizio anno per il grande


pubblico delle rassegne antiquariali di tutta Europa, una
duegiorni che andr in scena sabato 17 e domenica 18
gennaio 2009.
Emporium anche un grande business: un exchange
market, un dballage, sbarazzino e veloce in cui i professionisti dell'antiquariato possono rinnovare le proprie
proposte commerciali, acquistando arredi di varie epoche,
complementi e oggetti da collezione dagli oltre 400
espositori della rassegna.

Colleziosa, Mostra Mercato


Scambio di collezionismo,
modellismo, hobby, curiosit
A Modena Fiere, il 17 e 18 gennaio 2009
ppuntamento a Modena Fiere il prossimo 17 e 18
A
gennaio con Colleziosa, grande "contenitore" per il
collezionismo di tutti i generi.
Numerose le proposte della kermesse: dalla Mostra Mercato
del disco usato e da collezione, con l'offerta di CD, DVD,
video, poster, riviste, cartoline, libri, a Modena Comics
dedicata al fumetto, con migliaia di titoli, personaggi e
autori. Pensato per il pubblico dei fotoamatori invece
l'appuntamento con Photo Cine Video, compravendita di
attrezzature e materiale fotografico tradizionale, digitale,
usato, d'occasione e da collezione.

L'edizione 2009 di
Colleziosa, grazie
alla preziosa collaborazione di alcune
Associazioni del
settore, prevede poi
ampi spazi interamente dedicati al
mondo del modellismo, con esibizioni
di 'truck modellismo', e un workshop
che fornir tutte le
nozioni necessarie per la realizzazione di modellini di
soldatini.
Colleziosa si svolger nell'ambito di Expo Elettronica,
appuntamento nazionale specializzato nel campo delle
telecomunicazioni.
I n f o : 0 5 4 1 4 3 9 5 7 3 ; w w w. e x p o e l e t t o r n i c a . i t

57

ANDIAMO AL CINEMA

Il grande schermo
THE SPIRIT

Di: Frank Miller.


Con: Gabriel Macht, Samuel
L. Jackson, Scarlett Johansson,
Eva Mendes, Paz Vega.
Genere: Cine-fumetto (108)
Commento: Tra innovazione e
la strada della graphic-novel gi
battuta con 300 (a firma
Snyder, ma con forti influenze
esterne) e soprattutto Sin City,
Frank Miller si conferma lunico
regista in grado di proporre cinebaloon di alto livello: cos, dopo

do, dopo un avvio al rallenty.


Spirit fallibile ma astuto, la
fidanzata Ellen Dolan tradita ma
innamorata, il padre di Ellen, il
Commissario di Polizia, invece
burbero ma irrimediabilmente
legato alle abilit del
guardiano della Citt. Tutto
come nel fumetto, ad eccezione
di Octopus, che rivela linsospettabile ironia noir di Samuel L.
Jackson e un arsenale sconosciuto ai primi fumetti. Un bel prodotto insomma, sebbene lelemento novit fosse ormai
scaduto con la prima puntata
della citt del peccato. Sino
allesplosivo finalone da cartoon.
Da non perdere: Alcune trovate
pittoriche, che si susseguono
sempre nei film di Miller, ma
riescono comunque a prendere
le distanze dalla banalit del
dj-vu.
VOTO: 7.5 SREGOLATEZZA

di
Giovanni
Gardani

ingegneri, il leone Alex


ballerino si prende pure responsabilit guerresche, la giraffa Melman sapplica in medicina e amore, il rinoceronte
Gloria scopre la differenza tra
essenza ed apparenza, la zebra
Marty capisce limportanza dellunicit allinterno del branco.
Ognuno insomma compie un
netto passo avanti, cos come,
ci pare di poter confessare, fa

MADAGASCAR 2

le delusioni di Max Payne e


Hitman, resuscita il genio (riadattato) di Will Eisner, smarrito
nei meandri del tempo, ma pur
sempre uno dei migliori fumettisti della storia americana. Spirit
nella versione milleriana una
contaminatio che non sempre
funziona, ma conferma lanima
del proprio padre (ironica e mai
eccessivamente violenta) e il
gusto estetico del proprio padrino: limpronta di Sin City ben
evidente, ovviamente dal contrasto tra il bianco-nero e il rosso,
ma Miller ha il merito di innovarsi, depurando il concerto di
sangue che caratterizz la sua
prima opera (losannato Tarantino guardi e impari!). Ne esce
cos un gioco ironico, raramente
sadico, e divertente in crescen-

Di: Eric Darnell, Tom McGrath.


Commento: Ecologismo, divertimento, ritorno ai primordi dellumanit, e qualche pennellata
di poesia: ingredienti che fanno
di Madagascar 2 lennesimo miracolo a cartoni animati, che
non si perde n dietro a rigorosi
moralismi, n davanti alle responsabilit che un film destinato ai pi piccini dovrebbe sempre prendersi. Il giusto mezzo,
insomma, per una scatola contenutistica davvero ricca. A cominciare dalla sceneggiatura,
opera anche di Ethan Coen (e si
vede!), che nulla invidia ad alcuni maestri dellincastro hollywoodiano: non solo, Madagascar ha il grande merito di
sfruttare un telaio ben noto al
pubblico (ogni personaggio non
perde una virgola della caratterizzazione del primo episodio),
senza per adagiarsi sugli allori:
ecco allora emergere il lato nuovo di ciascuno dei protagonisti,
oltre ad altre spassosissime spalle. I pinguini evasori diventano

anche la pellicola. Il tutto condito dalla presenza umana, corollario doveroso (come le riflessioni che esorta), messa in
ridicolo ma con stile, e senza
accuse da pubblico ministero.
Con il sorriso sulle labbra (e
anche qualche risata da spanciarsi). Il che, per inciso, non ha
mai fatto male a nessuno
Da non perdere: Pinguini pi
scimmie: un mix letale di astuzia, scaltrezza e simpatia. E poi,
autentico personaggio sopra le
righe (senza bisogno di aiutanti
complementari), Re Julian, contagioso ogni volta che apre bocca.
VOTO: 8.5 - SOGNATORE

NATALE A RIO

Di: Neri Parenti.


Con: Christian De Sica, Fabio
De Luigi, Michelle Hunziker,
Massimo Ghini, Paolo Conticini.

59

ANDIAMO AL CINEMA

Genere: Comico (113)


Commento: Se sostenessimo
che per recensire un film della
premiata (?) ditta De Sica-Neri
Parenti basterebbe avere uno
stampino, non ci discosteremmo
troppo dal vero, anche se negli
ultimi anni una variabile impazzita savvicina al cinepanettone
offrendo quantomeno un po di
lievito, che tuttavia non garantisce la sufficienza: si chiama
Fabio De Luigi, ben assortito
con Michelle Hunziker (che pure non sa recitare), e sfrutta un
repertorio di cabaret mutuato
dai migliori anni di Mai Dire
Goal, per regalare parentesi di
sorriso non soltanto triviale. Il
resto tutto identico, ormai assodato, un mix di commedia
degli equivoci, con la pruderie
che tanto piace (evidentemente)
agli italiani abbonati ai luoghi
comuni: il Brasile cos la terra
del sesso facile, lo scambio di
coppia (volontario o meno) il
pezzo che completa ogni puzzle

e il rapporto padre-figlio il classico rovesciamento che passa


per lo scontato divorzio e laltrettanto appurata mascalzonata
prestabilita. Nessuno chiede disquisizioni filosofiche, per carit,
ma in questo caso repetita non
iuvant, e si riaccendono le spie
di una crisi di idee abissale. Rio
insomma come Miami, come
il Nilo, come la Crociera, come
Cortina, come tutto il resto: cambia la location, non le trovate,
anche se almeno una sfida
vinta. Boldi resta indietro di al-

60

meno un paio di voti perch, in


assenza di originalit, Neri Parenti ha dalla sua quantomeno
una mano registica meglio assortita. Una nota su De Sica:
un bravo attore di teatro, che si
affida sempre pi ai ciondolamenti e alle solite mimiche facciali. Con il cinema per sembra
avere sempre meno a che fare
Da non perdere: Come detto
Fabio De Luigi: vedere per credere.
VOTO: 5.5 CHI SI RIVEDE

IL COSMO SUL COMO

Di: Marcello Cesena.


Con: Aldo Baglio, Giovanni
Storti, Giacomo Poretti, Silvana
Fallisi, Sara D'Amario.
Genere: Commedia (100)
Commento: Che furbacchioni
Aldo,Giovanni e Giacomo! Persa la verve da lungometraggio
dopo soli tre film (rigorosamente
i primi), i tre attori milanesi (con
laggiunto della sicula cadenza
di Baglio) hanno deciso di puntare dritto verso lo sketch che
meglio riesce loro, il corto. Cos,
dopo Anplagghed, teatro filmato e non cinema, ecco Il
cosmo sul com, che intende
racchiudere perle di saggezza
disparate in situazioni molto
diverse tra loro. Troppo diverse,
verrebbe da dire, perch qui
emerge il principale problema
della pellicola: riunire il presunto cosmo in un unico film in
meno di due ore presuppone
una capacit organica di collage
del materiale. Cos non avviene
nellopera di Marcello Cesena
(il Jean Claude di Mai Dire
Goal, che regala anche un
forzatissimo cammeo di se
stesso), che sembra un gran minestrone senza un filo logico
conduttore: e non basta la cornice decameroniana del maestro
Tsu-Nam e dei suoi saggi (?)
discepoli per collegare una trama dispersiva. Il totale il seguente: se prendiamo i singoli
episodi il giudizio positivo (il
secondo e il quarto, in particolare, sono spezzoni davvero
spassosi, di comicit superata
gli altri due), ma non dovremmo
dimenticare che, comunque sia,

stiamo parlando di un lungometraggio, che come tale dovrebbe


assecondare maggiore omogeneit.
Comunque meglio di Al, John and
Jack, sui livelli di Tu la conosci
Claudia?. Non malaccio, ma ci
saspettava di pi. Nota di merito:
si evita, al solito, la commedia
volgarotta allitaliana, il che dovrebbe servire dinsegnamento a
molti maestri nostrani
contemporanei
Da non perdere: La performance
di Giacomo, decisamente il pi
attore dellaffiatato trio.
VOTO: 6.5 PUZZLE SCOLLATO

BOX OFFICE NATALIZIO


FILM

INCASSI

Natale a Rio
15.599.159
Madagascar 2
15.101.332
Il cosmo sul com
8.724.846
Ultimatum alla terra
3.843.415
Come un uragano
3.097.862
Come Dio comanda
2.506.023
The Spirit
1.066.118
Ember
757.691
Il bambino con il pigiama a righe
751.717
La Duchessa
741.215

NOSTRO
VOTO
5.5
8.5
6.5
3
6.5
7
7.5
sv
9
sv

EVENTI

Profilo Donna a favore dellAISM, Associazione Italiana Sclerosi Multipla


Profilo Donna ha dedicato i fondi ricavati
dallevento che tradizionalmente precede
il Natale allAssociazione Italiana Sclerosi
Multipla. Come location il ristorante Europa 92, tempio creativo della cucina
modenese caro al Maestro Luciano Pavarotti per lottima cucina.
Tra il nutrito parterre di ospiti Nicoletta
Mantovani Pavarotti, testimonial della
Onlus, accompagnata dalla figlia Alice,
SAR Amedeo di Savoia Aosta, autorit
cittadine, imprenditori e professionisti del
comprensorio e molte delle signore di

Profilo Donna tra cui Maria Grazia e


Francesca Severi stiliste premiate miglior
partner Profilo Donna 2008. Sugli schermi
durante la cena il Concerto di Petra e a
evidenziare quanto levento in memoria
del Tenore sia stato bello e importante
sono stati Deanna Ferretti Veroni, premio
Profilo Donna 2008, Ilario Tamassia, noto
arredatore, Maria Carafoli, responsabile
Assessorato allo sport del Comune di
Modena.
A fare da cornice alla serata le collezioni
di gioielli Pinomanna e i portraits realizzati

dal creativo Ennio Sitta. Tanti e ricchi i


premi della lotteria di beneficenza messi
in palio da generosi benefattori e una
particolare sensibilit a favore dellAism
lha dimostrata il Gruppo Zepter International, noto per le prestigiose sponsorizzazioni internazionali e per la sensibilit
dimostrata su vari fronti nei confronti della
solidariet. Per il 2009 Profilo Donna
annuncia contenuti e novit: una crociera
con Costa Crociere e il ventennale del
Premio Internazionale Profilo Donna (info
su profilodonna.com).

2
1 - Ivonne Pivagni presidente AISM sezione di Modena
riceve la busta con il ricavato della serata da Cristina
Bicciocchi
2 - La cordon bleu Tamara
Valenti, larredatore Ilario
Tamassia, la signora Silvana
dallOrto, larchitetto Laura
Villani
3 - Cesare, gestore Europa
92 e amico di Luciano Pavarotti
4 - Lella Pavarotti, sorella
del Tenore
5 - Cristina Bicciocchi, SAR
Amedeo di Savoia Aosta,
Nicoletta Mantovani Pavarotti, Alice Pavarotti

4
62

10
12

13

11

6 - CristinaBicciocchi, FrancescaSeveri, MariaGraziaSeveri, NicolettaMantovani


7 - Nicoletta Mantovani Pavarotti e ospiti
8 - da sinistra: SAR Amedeo dAosta, larch. Laura Villani, il dr. Luigi Garuti, il cav. Deanna Ferretti
Veroni, il col. Alberto Giordano Comandante Provinciale della GDF, la stilista Francesca Severi
9 - Veronica Vecchi, weddings and events designer
10 - La stilista Anna Segura
11 - Laura Panini nel portrait di Ennio Sitta
12 - SAR Amedeo si Savoia e il Cav.Elvetio Lugli
13 - Cristina Roncati, Anna Marchetti
14 - Francesca Pecchini e Rossella Diaz, due ragazze dello staff di Profilo Donna

14

Foto di Roberto Vacirca

63

AUTO DEL MESE

Il Giaguaro ha potenziato
gli artigli
La Jaguar XF in versione S monter un motore diesel da 275 cavalli e prestazioni da gran turismo
anno fa, quando la
Q ualche
Jaguar decise di montare
un motore a gasolio su una
delle sue vetture, qualcuno
pens bene di storcere il naso,
ma poi tutti o quasi si convinsero che era stata una scelta
azzeccata e che le prestazioni
e il confort di questa motorizzazione diesel ben si sposava
con la classe della vettura. Poi
la scelta vincente proseguita
ed destinata a durare nel
tempo.
Fin dal momento del suo lancio, avvenuto lo scorso anno,
la Jaguar XF stata riconosciuta come il frutto straordinario
del nuovo orientamento stilistico della casa del giaguaro.
E' subito risultato evidente che
si trattava di un'auto in cui il
piacere di guida supera le

aspettative create dalla sua


bellissima linea. Oggi, la nuova
XF Diesel S eleva questo piacere di guida a nuovi livelli,
spostando l'equilibrio pi
avanti pur mantenendo quei
valori fondamentali di raffinatezza e lusso sportivo delle
berline XF, insomma il giaguara ha affilato gli artigli pronto
a graffiare il mercato ed a convincere gli ultimi scettici.
Riconoscibile da un discreto
badge "S", l'auto che definisce
il lusso sportivo Jaguar molto
pi che un nuovo modello,
grazie ad un eccezionale, nuovo, leggero motore diesel ad
alte prestazioni. Equipaggiata
con un motore da 275 cavalli,
la Diesel S offre prestazioni
eccezionali, accelerando da 0
a 100 km/h in appena 6.4 se-

di
Ercole
Spallanzani

condi,1.8 secondi pi veloce


del modello con il motore 2.7
litri. L'accelerazione in marcia
egualmente impressionante,
la velocit massima limitata
elettronicamente a 250 km/h.
Grazie a due turbocompressori
sequenziali paralleli che aiutano ad erogare elevati livelli di
potenza e di coppia molto fluidamente e con naturale flessibilit, questo motore si combina perfettamente con il
sofisticato cambio automatico
Jaguar a sei marce ZF 6HP28.
Si tratta del primo motore dellintero panorama automobilistico con schema V6 ad adottare due turbo sequenziali
paralleli. Questa soluzione,
sinora impiegata solo da motori
in linea, garantisce prestazioni
allaltezza di un V8, con con-

65

AUTO DEL MESE

sumi estremamente contenuti.


La percorrenza media invece
di 6,8 litri per 1200 kilometri,
con emissioni di 179 g/km di
CO2, il tutto con la complicit
di impianto di alimentazione
common-rail di ultima generazione con pressioni desercizio
nellordine dei 2.000 bar e con
iniettori piezoelettrici a sette
ugelli che fanno fino a cinque
iniezioni di carburante per ogni
ciclo.
E prevista anche una versione
pi soft, nell'ottica di rinnovamento della generazione del
diesel Jaguar, una versione del
nuovo motore 3.0 litri da 240
cavalli, che eroga il 16 per
cento in pi di potenza e il 15
per cento in pi di coppia rispetto al 2.7 diesel, consentendo alla XF di raggiungere i 100
km/h da fermo in 7.1 secondi.
La velocit massima di 240
km/h. E come il motore da 275
cavalli, queste grandi prestazioni sono ottenute con un
consumo medio nel ciclo combinato di 6.8 litri/100 km, con
un miglioramento rispetto al
66

2.7 diesel di oltre il 10 per


cento.
Vi sono anche significative modifiche negli allestimenti e negli equipaggiamenti, alcuni dei
quali completamente nuovi, e
l'introduzione di un nuovo modello Portfolio quale parte della
gamma. Il listino prezzi delle
versioni diesel Model Year
2010 sar reso noto in un secondo momento.
Naturalmente per vedere la

Jaguar XF e provarla baster


recarsi alla concessionaria Jaguar Parma di Ponte Taro. Per
gli amanti delle auto di prestigio e sportive sempre presso
la stessa concessionaria c un
corner dedicato ad un altro
marchio inglese che ricorda la
grande tradizione britannica,
lAston Martin, e vedere i tre
modelli unici. Vantage V8, DB
9 e DBS.

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