Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Cultura
S
Il SESSO
NELLE CAMERE
D'ALBERGO:
GEOFF DYER
E I SUOI SCRITTI
D'OCCASIONE
land Barthes, Walter Benjamin, Nietzsche, Raymond Williams, Berger,scrittori atipici ai quali si ispirato: da quel momento il suo obbiettivo, raggiunto, stato di bighellonare
fuori dellaccademia senza la minima
intenzione di entrarci, senza lintralcio
di un metodo imposto. Geoff Dyer scrive sempre per s stesso (non c differenza fra i pezzi scritti a pagamento e
gli altri) e ama i saggi:se qualcosa lo
commuove nel profondo listinto lo
porta a esprimerlo e analizzarlo in
quel formato, da lui prediletto sia come autore sia come lettore. Ne Il sesso nelle camere dalbergo si passa con
nonchalance da Ian McEwan al fotografo Jacques Henri Lartigue al jazzista Don Cherry. Lautore va in tour
con i Def Lepparde sale su un caccia
russo MIG-29 dismesso. Vaga nellAlgeria di Camus.
C qualche momento autobiografico, e riflessioni sulla gioia di fare sesso in buoni alberghi ebbene s. Piacevolissimo, da leggere anche saltando
qua e l: come lautore insegna, la discontinuit pu avere grandi pregi.u
Libro I diari di viaggio che i due intrapresero nella Penisola. Prefazione della figlia Dacia
Saggio Traina
Lessico
d'amore,
attraverso
il Belpaese
Tra Sciascia,
Bufalino,
Consolo.
E oltre
Davide Barilli
II Non un caso che il titolo dell'ultimo
Un grande amore Gli anni giovanili di Fosco Maraini e Topazia Alliata. Negli anni '30 il futuro etnologo, orientalista,
alpinista, fotografo e scrittore e la futura pittrice, avevano intrapreso una serie di viaggi attraverso il Belpaese.
Anticonformisti
Lui, grande
esploratore
e etnologo, lei
pittrice di talento
smo dei due: un piccolo grande universo espresso e tenuto insieme innanzitutto dal linguaggio, il cui lessico un misto originale e fantasioso
tra le varie culture delle origini familiari, una marmellata linguistica di
italiano e inglese, ma anche di dialetto fiorentino e siciliano.
Nel libro tanta parte rappresentata
anche dallattenzione allimmagine,
sia quella fotografica (realizzata da
lui), sia quella disegnata (a opera di
lei), illustrazioni che denotano non
solo la sensibilit nel cogliere i dettagli ma anche la curiosit viva nei
confronti del mondo.
volume di Giuseppe Traina giochi (all'inizio e alla fine della frase) con un
ossimoro interrogante. Siciliani ultimi? Tre studi su Sciascia, Bufalino, Consolo. E oltre non infatti un semplice
insieme di studi dialoganti, ma un crocevia di interrogazioni e lasciti. Con
Sciascia, Bufalino e Consolo, molti sostengono che la letteratura siciliana abbia perso la sua forza. Parliamo di tre
autori assurti a canone. Tra oblio, memoria, etica, tragedia, il loro richiamo
all'Isola - in un certo senso - storicizzato. Eppure Traina, esegeta implacabile, entra nel loro laboratorio per raccontarci le mende, i richiami, le pieghe, i
fallimenti (pure, in certo modo). Come
l'Affaire Moro di Sciascia, opera mutila perch ignara dell'epistolario completo dello statista, o le antologie mai
realizzate da Bufalino. Il saggio principale su Sciascia, in particolare, si capovolge, ponendo in primo piano l'oggetto che diventa soggetto, nell'immagine di un controverso uomo politico
come Aldo Moro. E' un libro, in filigrana,
di assenze: di vuoti da riempire. Come il
futuro della narrativa siciliana, tra tanti
nomi, pi o meno entusiasmanti. Gli
assenti hanno una volta torto, ma novantanove volte ragione, ha scritto aforisticamente - Bufalino: e mai come
oggi questa frase ci suona attuale. Lo
scrittore, esordiente a sessant'anni con
Dicerie dell'untore stato uno degli
ultimi veri e autentici casi letterari della
prosa italiana. E Traina non smette di
stuzzicarne le corde un po' impolverate.
Ne escono, di volta in volta, suoni nuovi.
In un ricominciare, fiducioso verso la
letteratura che nasce dalla Sicilia, che il
critico e docente universitario segue da
anni, con pazienza da entomologo, attraverso le tracce lasciate dallo scrittore
di Comiso - ma anche, oltre a Consolo e
Sciascia, De Roberto, D'Annunzio (per
citare solo alcuni degli autori oggetto
dei suoi studi) - conscio che esistono
ancora, sempre pi rari, mosche bianche nell'inchiostro delle patrie lettere,
prosatori che ritualizzano nella profondit l'atto creativo. Nell'ostinata solitudine o anche in un dialogo con la
contemporaneit, nel segno di un fil
rouge sotteso sempre all'esistenziale.u
Siciliani ultimi
di Giuseppe Traina
Mucchi, pag. 118, A 15,00
Ortografia e plurali
Tristano de Chicchis
II La grammatica lascia sul campo
eserciti di studenti, ma alcune regole
mietono vittime persino tra i professori. In Perle ai porci (Rizzoli), Gianmarco Perboni riferisce, esagerando
un po, una divertente scena tipica della sala insegnanti di una scuola. Eccola.
L'insegnante di scienze X racconta
Perboni - sta scrivendo qualcosa, si sofferma un attimo perplessa, alza lo
sguardo, vede nei pressi linsegnante
schiano di scivolare anche gli specialisti (o quelli che istituzionalmente dovrebbero esserlo). Ma vediamo prima
la regoletta ortografica dei famigerati
plurali in ce/cie e ge/gie.
Innanzitutto, i nomi che al singolare
hanno la i accentata al plurale escono in cie e gie. Ad esempio, farmaca diventa farmace. Invece e
qui entriamo nei meandri della regola
- mantengono al plurale la i i nomi la
cui sillaba finale cia o gia preceduta da una vocale; mentre la perdono se la sillaba preceduta da con-