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ELEMENTI DI LINGUISTICA ITALIANA

1 - L'ITALIANO CONTEMPORANEO E LE SUE VARIETA'


Come tutte le lingue storico - culturali esistono tanti italiani (del romanzo, scientifico, discorso in famiglia): tutti
hanno lo stesso CODICE: la lingua italiana.
3 denominazioni nelle scuole per stranieri: it. standard, it. Comune, it. Senza aggettivi. In realt sono alcuni degli
italiani esistenti. Quello standard il nostro punto di riferimento.
Le variet dellitaliano dipendono da 5 parametri fondamentali:
DIAMESIA: mutamento della lingua a seconda del mezzo impegnato
DIASTRATIA: livello sociale
DI AFASIA: situazione comunicativa
DIACRONIA: evoluzione nel tempo
DIATOPIA: mutamenti linguistici nello spazio
DIAMESIA
1) differenze scritto/parlato e relativo CANALE di trasmissione grafico/fonico-auditivo
2) pianificazione del discorso: lo scritto consente una progettazione. Anche lorale pu essere corretto ma
non si pu cancellare ci che stato etto prima.
3) Oralit: si avvale di mezzi PROSODICI (intonazione, velocit, pause), e tratti PARALINGUISTICI
(gestualit, distanza tra chi parla e chi ascolta. La scrittura pu avere i primi tramite la punteggiatura.
4) Per il destinatario un testo scritto significa possibilit di rilettura e analisi. Il messaggio orale LINEARE:
viene percepito nello stesso ordine in cui viene detto
Esistono altre forme oltre allo scritto e il parlato: il MONOLOGO: ha maggiore coerenza tematica rispetto al dialogo,
i COPIONI teatrali o cinematografici (=parlato recitato) sono testi scritti destinati ad essere enunciati oralmente.
Esiste una definizione di italiano trasmesso (radio, tv)
DIASTRATIA
Variazione linguistica determinata da fattori socio-economici. (oggi c una mobilit tra ceti maggiore del passato).
Oggi le differenze sono si considerate secondo i fattori economici e culturali ma soprattutto il livello scolastico,
loccupazione (manuale, intellettuale), consuetudine alla lettura
Litaliano standard sar parlato o conosciuto dai ceti pu alti e il dialetto e le COMPETENZE ATTIVE (capacit di
usare litaliano standard ma uso soprattutto popolare) (vs competenze passive = parlare litaliano standard, capire
bene il dialetto ma non saperlo usare).
La diastratia pu essere anche tra diverse generazioni (gergo giovanile) o sesso (uomo bestemmia, donna usa
forme attenuative o affettive).
DIAFASIA
Variet linguistiche determinate dalla situazione comunicativa, funzioni e finalit del messaggio, occasioni
comunicative impegnative o informali: si definisce una scala in cui trovano posto i diversi REGISTRI della lingua
(aulico, colto, sostenuto, familiare, colloquiale, trascurato, popolare)
1 SOTTOCODICI: relativi non al contesto ma allargomento (es. tecnico scientifico, sport, moda)
2 Un sottocodice pu fare uso di registri diversi
3 Le variet diastratiche sono legate allutente (ed difficile improvvisarne altre) mentre quelle diafasiche
alluso.
DIACRONIA
Legata alla dimensione cronologica
4 gli anziani, legati allitaliano di una volta usano le PROSTESI (fatti fonologici del vocalismo e
consonantismo) di i davanti alla s preconsonantica (in Isvizzara) o vocaboli diventai oggi inglesismi
5 i giovanilismo sono i pi svariati a livello grafico (xch) e lessicali che tendono a radicarsi nella lingua
normale, anche se spesso nei registri meno formali (sfiga e derivati)
DIATOPIA
Variazione determinata dai fattori spaziali (gi Dante in de vulgari eloquentia notava le analogie tra zone vicine o

le differenze allinterno delle stesse aree). Oggi risaputo da tutti che un siciliano ha un accento diverso da un
piemontese

Lingua, dialetti, italiani regionali


Non esiste di fatto una differenza tra dialetto e lingua. La lingua un dialetto che ha fatto carriera e in cui si
sviluppato un vocabolario scientifico e intellettuale. Dal 300 si cercato di dare ununione linguistica ai parlanti
della penisola. Ci sono stati momenti in cui genitori che parlavano dialetto censuravano i figli dal farlo. La
differenza tra lingua e dialetto quindi da ricercarsi in vicende storiche e non linguistiche. I dialetti dispongono di
una loro grammatica decifrabile e codificabile. Solo i nuovi termini scientifici sono derivati dallitaliano ufficiale.
Variazione diatopica italiana va ricercata attraverso i dialetti che sono ancora nel XX secolo le lingue native o
uniche della maggioranza degli italiani. Si pu suddividere la penisola in tre grandi aree delimitate da due
ISOGLOSSE (linee che dividono i dialetti nelle cartine linguistiche) note come La Spezia- Rimini e Ancona Roma.
Luso dei dialetti oggi in declino a causa della scolarizzazione di massa e dai media. Oggi gli italiani che hanno
competenze dialettali sono sotto il 50% e dialettofoni puri sono il 6%. Italiano e dialetto si intrecciano formano
dialetti italianizzati e italiani regionali.
Dialetti italianizzati : risultato influssi italiano sulle parlate locali. SUPERSTRATO: lingua che viene imposta su una
parlata locale (vs SOSTRATO = lingua locale). Uninterazione tra superstrato e sostrato danno luogo a neologismi
e nuovi REFERENTI (lombardia acceleradur, Sicilia televisiuni)
Variet regionali dellitaliano : variet di italiano parlato e scritto che mostra caratteristiche di una determinata area
linguistica
la o al sud e al nord bosco, sporco
nord: e tonica (chiusa) in sillaba libera e in sillaba chiusa teminante nasale (bene, telefono, regola) +
vocale aperta in altre sillabe e in monosillabe (tetto, perch, me) + z dentale dz (dzio) = tutte diverse
dallitaliano standard fiorentino
in MORFOSINTASSI il nord caratterizzato dalluso del passato prossimo anche per la sfera del
passato remoto
in Lombardia e Trentino si usa larticolo prima di nomi
lessico proprio del nord
centro: ts invece che s (tsale, bortsa), rafforzamento b e g (Pariggi, abbile), indicativo per esprimere
opinione
lessico proprio
in fiorentino usa dellh e della sc (diesci) o j al posto di g (pariji) + uso corretto pronomi e aggettivi
dimostrativi + uo resta come in latino o (le ova) + espressione impersonale con prima persona plurale (noi
si usava andare)
sud: vocali spesso discostanti dal fiorentino come le e aperte con finale in _etto _mente
Sicilia e calabria la o aperta (professre)
Uso passato remoto anche quando andrebbe il prossimo (scusi il ritardo, persi il treno)
Uso di a (aiuta a mamma)
Posposizione del possessivo (il libro mio)
Giovanilese differente nelle diverse regioni + parole regionali usate dalla maggioranza della popolazione (bigiare,
in Lombardia; far sega, a Roma)
Oggi i dialetti non sono pi usati pubblicamente tranne in alcune opere letterarie (Camilleri)
Alcune parole locali si diffondono in tutta Italia (barbone, Lombardia - bocciare, Piemonte)
Minoranze linguistiche: ALLOGLOTTE: completano il quadro delle variet diafasiche
1) sardo + friulano
2) parlate provenzali delle valli del Piemonte confinante con la Francia (50.000 parlanti che si estendono
oltre i confini francesi
3) dialetti franco-provenzali della valle dAosta e parlate anche nella provincia di torino (100.000 persone)
4) parlate ladine (Trento, Bolzano, Belluno)
5) Bavaro-Tirolesi (Alto Adige)
6) Dialetti sloveni del nord ovest (60.000 parlanti) da dividere in triestino (pi tutelato) e Goriziano che ha

influssi del friulano


7) Croato parlato da 2000 persone in alcune zone del Molise
8) albanese (di gruppi insediati nel XV, XVIII sec.) soprattutto in Calabria (sop. Piana degli Albanesi) 100.000
9) dialetti di origine greca 20.000 p. nella puglia salentina
10) catalano parlato ad Alghero in provincia di Sassari da 20.000p.
11) minoranze marginali in via di estinzione, prevalentemente tedescofone.
+ comunit zingare (rom al centro e sinti al nord)
si pu guardare a queste lingue secondo diverse prospettive:
19 neolatine (franco-provenzali, catalano, ladino) VS altri ceppi (slavo, albanese, germanico)
20 sociolinguistico: alcune fanno riferimento a lingue ufficiali di altri stati e altre ad altre lingue minoritarie
Negli ultimi anni ci sono state immigrazioni dal terzo mondo (africa, asia). Questi arrivano senza sapere litaliano. I
primi usi dellitaliano tipici e comuni sono: luso dellinfinito (tu comprare), terza persona singolare (io no parla),
conquista del participio (dopo entrato in italia) e solo dopo imperfetto, congiuntivo e condizionale. Avvengono
spesso INTERFERENZE tra lingua madre e lingua nuova (es. difficolt inglese di dire la r . Altra storia per i cinesi
che portano una lingua strutturalmente diversa (isolante).
Litaliano parlato:
parlato DIALOGICO: diveso dal parlato trasmesso (radio,tv)
- locutore e ascoltatore sono compresenti, si scambiano ruoli con laternanza irregolare
retroazione : autocorrezione, correzione errori altrui, intervento sull'enunciato dell'interlocutore, controllo del
passaggio dell'informazione.
- immediatezza
- uso tratti PROSODICI e PARALINGUISTICI (movinenti)
- compresenza parlante intrerlocutore // interazione
sintassi:
- soggetto, pred. verb. , compl. ogg. (mario compra il giornale) / / compl. indiretto (piero stasera mangia con la
zia)
si cerca di mettere in ordine nella frase agli elementi conosciuti :
TEMA = in un enunciato il dato noto all'interlocutore
REMA = elemento informativo nuovo
dislocazione a sinistra:
"il giornale lo compra mario" = si sta parlando del giornale da comprare
- l'elemento anticipato a volte ripreso da un elemento ANAFORICO (soprattutto pronomi personali (lo, ci). (su
quella macchina ci si va proprio bene)
- tema sospeso o nominativo assoluto: elemento dislocato a sx esterno alla frase, sia dal punto di vista sintattico
che intonativo (la macchina, le ho appena fatto benzina)
- ANACOLUTO: in grammatica = frattura, deviazione sintattica della struttura della frase. (il pi svelto a finire, gli
prometto un premio) molto presente nei proverbi (chi si fa pecora, il lupo se lo mangia)
dislocazione a destra:
meno frequente e un dialogo con maggior informalit diafasica (lo compra mario, il giornale) = elemento a destra
gi parte del discorso, anticipato da un pronome citaforico e la pronuncia preceduta da una breve pausa.
Anche il predicato verbale un rema (si presuppone che il giornale andasse comprato)
frase scissa
( mario che compra il giornale) = elemento nuovo a sinistra introdotto da "essere" + tema introdotto perlopi da
"che"
+
- "c'" presentativo: "c' piero che ti vuole al telefono" = non c' tema, tutti elementi rematici = divisione della frase
in due parti, ognuna enunciante un elemnto nuovo.
- scarsa gamma di congiunzioni (non si usa affinch, poich, giacch) = CHE polivalente (a volte anche per "in
cui")
- uso verbale che contraddice l'osservanza del dato temporale (avevo un esame il mese prossimo ma mi sa che
non ce la far a prepararlo)

imperfetto fantastico: "se saliva il controllore" (che in realt non salito)


imperfetto ipotetico: al posto di congiuntivo imperfetto e condizionale (se lo sapevo non ci venivo)
imperfetto potenziale: esprime supposizione (chiss cos' successo, doveva essere qui alle 6)
imperfetto ludico: (giochiamo che eravamo)
imperfetto di modestia: volevo un chilo di mele (che invece voglio ora!)
imperfetto epistemico: che ipotizza il futuro (doveva venire domani ma si ammalato)
presente: al posto del futuro (parto domani alle 8)
futuro sostituito da molte perifrasi (andare a / stare per + infinito) (stare + gerundio)
futuro epistemico: si usa il futuroper un presente ipotetico (sapr lei cosa fare!)
- modi:
l'indicativo guadagna terreno rispetto al congiuntivo.
-pronomi: usato lui, lei loro come soggetti (forme osteggiate dai grammatici per secoli.
"gli" per "a loro" o "loro" (gli ho detto = ho detto loro) o per femminile (quandov edo una tipa gli strizzo l'occhio)
pronomi atoni - pronomi tonico ? (p.45)
- DEISSI = elementi del contesto conosciuti dagli interlocutori che fanni capire con l'uso di pronomi (andiamo
(chi?); bianco o verde? (cosa?))
-SEGNALI DISCORSIVI: non aggiungono nulla al senso della frase, semplici intercalari (cio, insomma,
diciamo...) che danno il tempo di riformulare un enunciato precedente (=connettivi testuali)
- funzione FATICA: psicologica intrinseca dello scambio comunicativo.
elementi di inizio turno (pronto?; ehm, scusa...)
- usi ALLOCUTIVI: vocativi, fanatismi per attirare l'attenzione dell'altro (oh capo, mister)
- RIPETIZIONI LESSICALI: enfasi, coesione (gli hai dato quello?- quello? no l'altro), veicolano sorpresa e
incredulit (parto domani - parti per dove?)
lessico
vocabolario conosciuto uguale a quello scritto ma nel parlato si tende a usare parole poco auliche. Sono anche
frequenti le parole generiche a quelle specifiche dell'oggetto (roba, uno, , affare, fatto, tipo, tizio) + tra i vebi si usa
spesso fare, dare, andare
- vebi pronominali molto usati : prendersela, entrarci (essere pertinente), volerci (bisognare), contarci (avere
fiducia), averci (ci ho un lavoro)
- esigenze di affettivit: diminutivi (ti ho preso un regalino)
- superlativi enfatici (ne sono sicuro, sicurissimo)
- enfasi accrescitiva = tanti di quei soldi, un sacco di, (raddoppianeto) proprio bello bello, (volgare) non ho capito
un cazzo, (bello+ aggettivo ANTIFRASTICO) un bel pirla!, (signor) una signora moto
- escalmazioni enfatiche, spesso bestemmie o volgarit
- espressioni onomatopeiche
- gradimento = __ata (abbuffata, barcata, porcata, vaccata)
- neologismi
- troncamenti
-usi lessicali contemporanei senza motivazioni diafasiche o diastratiche (bestiale, mitico, figata)
- tratti fonologici:
(aferesi = fatti fonologici generali del vocalismo e del consonantismo)
aferesi sillabiche: 'bastanza, 'spetta, 'somma, 'sto, 'scolta
variano a seconda della situazione comunicativa in attto (formale, informale)
il parlato di radio e tv
fondamentale per lo sviluppo dell'italiano contemporaneo, prende tutti i pubblici,
- anomalo rispetto a quello dialogico = direzione a senso unico
anche quando c' uno scambio con il pubblico (telefonata) lo scambio comunque diretto da un lato.
- sono testi scritti destinati ad una produzione orale.comunque ha la caratteristica di fuggevolezza nel tempo tipica
del parlato.
- deve essere chiaro a un vasto pubblico. La ricezione orale del messaggio non pi essere rivisentita e non si
possono chiedere spiegazioni.
- PARATASSI e STILE NOMINALE (tende a non dire verbi): fin qui la cronaca, ora i commenti dell'inviato a...
- nei telegiornali si usa uni stile pi vicino a quello giornalistico stampato.

- radio e tv fanno sentire molto il linguaggio popolare e ci sono spesso persone da tutta italia. questo fa conoscere
i tipi di italiano e i tipi di accento di tutto il territorio.
= capacit di modellamento standardizzante. Fino agli anni 70 la tv cercava di insegnare un italiano con accenti del
modello fiorentino, senza influssi regionali. Con l'avvento delle tv private finita. Ancora oggi tg e film doppiati
cercano di usare persone addestrate alla ortoepia (corretta pronuncia della lingua).
- rafforza le competenze linguistiche di chi ha gi un italiano di base
L'italiano popolare
Analfabeti e semianalfabeti: 2.5% popolazione. 10% chiha ricevuto istruzione di base ma a cui non mai
capitato di dover scrivere testi corretti.
- errori basilari (h, q, segmentazioni erronee (l'aradio), rappresentazione delle palatali (coniglo, franciesco),
doppie)
- pronunce locali:
settentrione: kantsone = kansone
centro: vibrante non rafforzata ( tra) / assimilazioni nd=nn (monno)
un / il / i davanti a parole che iniziano con z,s (i zii, un spazio, i spagnoli)
usodi "ci" con valore di dativo maschile e femminile (ci do uno schiaffo // al centro diventa "gli"
aggettivo: formazioni irregolari di comparativo e assoluto (pi migliore)
sostantivo: paradigmi estranei alla norma (il caporalo, la moglia)
congiuntivi esemplati alla pima coniugazione (vadi, venghi)
assimilazione: bevavamo, faciavamo
incertezze sulle rpeposizioni (non son bravo di cucinare)
"che " polivalente
concordanze a senso (si salv solo tre persone)
doppio condizionale o doppio congiuntivo (se fossi ricco mi comprassi la casa) (se andrei al mare farei il
bagno)
- parole polisemiche (lavoro, mestiere, macello)= va che mestiere hai combinato
- voci generiche (roba, tipo)
-malapropismi: attribuire il significato (e scrittura) di una parola perch deriva da un'altra (palch da palco,
bimboniera da bimbo)
Il linguaggio dei livelli meno colti caratterizzato in primo luogo dalla diomensione diatopica
Il gergo
- Gerghi storici
linguaggio "parallelo" di minoranze di basso livello sociale, che vive o vuole o deve vivere ai margini della societ
"noramle". Tende a creare un senso di appartenenza ad un gruppo alternativo, una cerchia ristretta e precisa di
persone.
si usa il suffissio _oso, si accorciano le parole (pula), parole che iniziano con s o n per dire si o no (nisba, nieti,
siena), metafore (la neve, il gabbio)
- Gerghi transitori:
origine dalla convivenza in ambienti di segregazione (collegio, caserma, prigione) = funzione di rafforzare l'identit
del gruppo
ne fanno pare i gerghi giovanili
_oso (stiloso) , non t'allargare, ciospo (deriva dal gergo quattrocentesco "uccellaccio"), paglia, drago
alcuni entrano nel linguaggio comune (sfiga, sbobba, sfottere)
- gergo di settore (allusivo): gergo medico, informatico
L'italiano burocratico
prossima all'italaino standard
- carattere costante incutere un certo timore per far dare rispetto e seguire attentamente le regole burocratiche
- ricorso al latino
- mancanza frasi monorematiche (che esprimono un concetto in una parola), troviamo quindi "sottoporsi alla
verifica" (venire) "opporre il diniego"
- creazione di verbi da nomi (evidenziare, disdettare) (ospedalizzare, indicizzare)
- uso congiunzioni opportune
- allocutivo (ella, sognoria vostra)

sintassi topologica
- cognome, nome
- postposizione del numerale (di anni 30, euro 200)
- accumuli nominali (ai fini del rilascio dell'autorizzazione per l'espatrio)
- bench, qualora, onde nelle finali
- ove nelle ipotetiche
- uso participi presenti come sostantivo (il dichiarante)
- aggettivi antiquati e prezioni (predettom suddetto, suestopost, suindicato)
Le lingue speciali
- linguaggi settoriali (tecniche, professionali, microlingue, tecnolingue) + discipline umanistiche + mass media =
uso di sottocodici (in ogni ambito, linguaggio specialistico)
- tendenza alla monosemia (dare il giuasto significato alla parola e usare sempre quello) ("paralisi" in medicina
diversa da "paralisi del traffico") (ala per giocatore di calcio laterale)
- hanno al loro interno una variet di registri: seguono le divisioni diafasiche
lessico:
- monosemia = corrispondenza biunivoca tra parola e significato (a significante corrisponde sognificato e
viceversa)
= necessit precisione denotativa (significato preciso di un temine in un codoce) + escliusione valori connotativi
(es. micio = gatto + affetto)
- riluttante nella sinonimia (esistono in vari ambiti per creare sottocodici vomprensibili a tutti (preservativo,
contraccettivo...)
- voci straniere (soprattutto tecnologia)
- riferimenti al latino (linguaggio giuridico e medico)
- creazione neologismo con prefissi, suffissi e composti che assumono significati ben precisi (_ite = malattia,
problema fisico)
- passaggio voci specialistiche nel linguaggio comune (dna, doc)
tratti testuali e semantici:
- ripetizione di parole a breve distanza (no sinonimi)
- dimensione tecnico esplicativa che richiede espressioni introduttive (dato che, posto che, ammesso)
- cancellazione del verbo
- uso indicativo
- congiuntivo in ambito giuridico e di dimostrazione scientifica
- condizionale per teorie comuni a tutti gli studiosi ma non dimostrabili
- wesclude I e II persona singolare + tendenza a usaer forma impersonali
- esclusione dell'"io" e uso passivo del verbo
L'italiano standard
di fatto cirtuale. lo parla solo una stretta elite di persone di alto livello diastratico e sull'asse diatopico
- l'italaiono standard scritto per usato da un gruppo pi alto di persone, scolarizzato. qiu le variazioni diatopiche
appaiono neutralizzate: prosa, saggistica, testi scientifici)
- in ambiente scolastico si da pi importanza alla grafia che alla ortoepia
-fa parte delle classi pi istruite e viene usato nelle occasione pi formali.
Linee di tendenza
una lingua standard stabile ma non immobile = oggi situazione di dinamismo veloce.
Gli studiosi deggi anni passati hanno ipotizzato l'avvento di un nuovo italiano standard. questi sono i tratti
innovativi ,contrari alla grammatica ufficiale ma molto in uso:
- pronomi :lui, loro per soggetto; gli come dativo plurare; lo come pronome neutro (lo so); ci + avere; cosa e che a
scapito di "che cosa"; dimostrativi rafforzati da qui e l (quel ragazzo l)
- altri fattori della microsintassi
aggettivi invariabili di voci appartenenti ad altre categorie grammaticali (sop. avverbi) = la milano bene,
due biglietti gratis
2 sostantivi per creare nuovi nomi (cane poliziotto; treno merci)
presente pro futuro (stasera mi vedo la partita)

che polivanete
spostamenti a destra o sinistra
- risalita del clitico = spostamento del pronome a sinistra ("mario si deve sposare" invece di "mario deve sposarsi"
- questo/quello come pronomi neutri
- ci + congiuntivo
alcuni definiscono questo italiano "l'italiano dell'uso medio", altri non ne fanno una categoria perch influenzato
dalla massa di testi scritti che capitano sotto gli occhi di tutti, tutti i giorni.

2 - LE STRUTTURE DELL'ITALIANO

Fonologia e grafia
FONO: suono, minima entit fonico-acustica della lingua
FONEMA: minima entit linguistica con valore distintivo , non dottato di significato ma capace di farco distinguere
due parole (cane, pane / botte, btte) (coppia minima = due parole discordanti per un fonema)
FONOLOGIA: settore di studio che tratta di fonemi
FONETICA: tratta di suoni e foni
- il fonema anche un fono. non tutti i foni sono fonemi.
Foni e fonemi sono rappresentati graficamente da LETTERE o GRAFEMI che costituiscono il SISTEMA
ALFABETICO
- il concetto di fonema stato elaborato dalla linguistica strutturalista
- "andavamo" = and_ ci da senso di movimento _av_ ci da senso di passato _amo da senso di prima pers.
plur. = ognuno di questi elementi portatori di significato di chiama MORFEMA. A questa articolazione ne segue
una di fonemi (singole lettere che formano i morfemi)
- parola e morfema rappresentano SEGNI LINGUISTICI, i segni di cui composto il CODICE della lingua:
ogni segno linguistico composto da SIGNIFICANTE (immagine acustica) e SIGNIFICATO
(contenuto concettuale, che si riferisce all'oggetto
reale: il REFERENTE
SISTEMA FONOLOGICO : insieme dei fonemi che compongono l'italiano = 30 fonemi (7 vocali, 21 consonanti e
2 semiconsonantiche)
- quelli che non hanno un grafema alfabetico, vengono rappresentati con altri grafemi fonetici (generalmente qulli
dell'Associazione Fonetica Internazionale AFI usati per trascrivere le pronunce nei dizionari monolingui o bilingui)
VOCALE:
un fono pronunciato senza che l aria incontri ostacoli e dato dalla vibrazione delle corde vocali. sono 7 le vocali in
posizione tonica,accentata anteriori o palatali=i e ,posteriori o velari u o o' ,la a e quella di massima apertura
a:vocale centrale di massima apertura :casa
: anteriore o palatale aperta :sette
e :anteriore o palatale chiusa :cena
i: anteriore o palataledi massima chiusura :lite
o' : posteriore o velare aperta :voglia
o :posteriore o velare chiusa :come
u : posteriore velare di massima chiusura: lupo
in posizione atona sono 5
CONSONANTI
pono prodotto dal passaggio non libero dell aria
per classificare le consonanti bisogna considerare 3 cose:
- il modo di articolare
- il luogo di articolazione
- l'opposizione sordit/sonorit
occlusive: chimate anche esplosive o momemtanee. : il canale orale prima chiuso e poi si apre : c di cane
coninue o costrittive : canalo parzialmente ostruito : lato, mare m , sole, fatto, cane n
laterali: l'aria esce lateramlente dalla lingua protesa perso il palato

vibranti: articolate facendo vibrare la lingua sul palato


fricative: ospiranti nelle cau pronuncia passa da uno stretto canale che provoca sibilio.
nasali: pronunciate emettendo l'aria le fosse nasali
africate o semiocclisive: la pronuncia inizia con un suono occlisivo per lascxiar posto a un siono continuo :
c di cena, z di zio
relativamente al luogo di articolazione le diistinguamo tra
bilabiali : unendo le labbra e aprendole : la p di palla
labiodentali : labbro inferiore e denti superiori: v di vero
dentali : lingua a contatto con la prte interna dell'arcata dentale superiore: t di tela, d di cade
velari: pronunciate con chiusura del velo paltino: k
palatali: con la lingua che tocca il palto come la gn di gnocca e sc di scema
sorde: non vibrano le corde vocali: s di sale k di capo
sonore: vibrano le corde: d di dente
brevi o lunghe
SEMICONSONANTI:
j : anteriore o palatale
w : posteriore o velare
come i e u con durata pi breve. mai accentate. nei dittonghi ascendenti: la voce aunenta dal primo al secondo
elemento.
semiconsonate+vocale= ieri, uomo
se i e u seguono un'altra vocele sono semivocali: laico, feudo
iato: incontro di due vocali che non formano dittongo: assenza di i o u (paese), quando sono accentate (spia,
paura) e dopo il prefisso ri_ (riammettere)
Buona coincidenza tra parlato e scritto.
Digramma: accostametno di due lettere che rappresenta la fricativa palatale (scena, gnocca)
2 grafemi che non hanno corrispondenza parlato - grafema: H, no valore fonetico, serve a distingure suoni diversi
(ci, chi)
- nell'italiano standard la "" usata nel dittongo ie (pieno), nie gerundi in _endo), nei participi in _ente, nel
condizionale, nle passato remoto in_etti (sterri, stettero); parole termianti in ello/ella (bidello), _enza (partenza) ,
_erio/_eria (miseria, putiferio)
la "e" usata nell'imperfetto, nei verbi all'infinito in _ere, nelle terminazioni verbali in _mente, nei suffissi _eccio,
_ese_, ezza, mento , _etta/_etto.
- al nord la "e" viene pronunciata chiusa chiusa in sillaba libera (bne, pino, pota) e aperta in sillaba chiusa
(pazzsco, bicicltta), eccetto che se davanti a nasale (vnti)
- in alcune aree dell'italia meridionale "ie" si pronuncia chiuso , mentre aperto il suono _mnte (solamnte).
- all'estremo sud mancano la e e la o
- nell'italioano standard ci sono regole ben precise sull'uso della "s" come s o z . Alcune volte pu dare enso alle
singole parole (chise = v. chiedere , chize = pl. chiesa)
- alcuni suoni del fiorentino contemporaneo non fannop parte dell'italiano standard (pasce = patsce (pace))
FENOMENI DI FONETICA SINTATTICA
- i monosillabi che finiscono per vocale rafforzano la consonante della porola successiva (a ccasa, che vvuoi,
come nno) + polisillibi tronchi (perch, and)
nella scrittura si manifesta con le parole scritte unite (daccapo, davvero, soprattutto)
- elisione : caduta di vocale alla fine della parola (sull'uscio, un'anta)
- troncamanto o apocope: caduta della parte finale di una parola (po', fra') ; pu essere vocalico (andar bene) o
sillabico (quel cane)
SILLABA
- formata da fonema vocalico o insieme di fonemi tra cui uno vocalico: aperta se finisce con vocale (CA-sa) o
chiusa se finisce con consonante (CAS-sa)
- regole (doppia a capo, vocale all'inizio fa sillaba a se, gruppi di due o tre consonanti diverse fanno sillaba con la
vocale seguente e possono trovarsi all'inizio della parola (ca-pra, ma-gro, pra-to)
ACCENTO

quelle accentate sono toniche, quelle non accentate sono atone


- piane o possitone: maggior parte delle parole accentate sulla penultima sillaba
- tronca o assitona : accento sull'ultima sillaba
- sdrucciola: accento sulla terzultima sillaba (tnebra)
- bisdrucciole : rare (cpitano, scvolano)
- trisdrucciole : rarissime , forme verbali composte con pronomi atoni (vncolameli)
- clitiche: parole prive di accento
enclitiche: se si appoggiano alla parola precedente, unendosi graficamente (drlo)
proclitiche: si appoggiano sulla parola che segue (mi vede, lo chiamo)
accento grafico da mettere solo nelle parole tronche e in alcuni monosillabi
- OMOGRAFO: parole con accenti diversi che hanno significati diversi. in questi casi si pu mettere un accento a
met parola.
- alcune parola hanno una doppia ccentazione (dile, edle)
Accento + intonazione = tratti soprasegmentali, che danno alla lingua parlata una particolare forma acentuativa. si
contrappone ai tratti segmentali che riguardano i singoli foni o fonemi.
INTONAZIONE
gruppi tonali: segmento di discorso arale tra due pause, caratterizzato da un particolare andamento melodico
- l'intonazione intuibile solo alla fine del discorso si chiama tona:
conclusiva: che discende (tutto sommato, credo che tui abbia ragione)
interrogativa: con andamento ad ascendere (vuoi sempre avere ragione tu?)
sospensiva : (per essere sinceri...)
Morfologia
MORFOLOGIA: settore relativo alla forma delle parole
MORFOSINTASSI: si occupa di relazione tra forma e funzione , tra la forma e il suo uso in unione con altre parole
- morfologia flessionale: studia e descrive la flessione delle parole rispetto alle dicverse funzioni grammaticali
(leon_i _e _essa , anda_re_vo_i)
-m derivativa: meccanismi che stanno alla base delle modificazione da un aprola base (cas_etta, om_one_ino)
attraverso PREFISSI E SUFFISSI
-morfemi flessionali: pre-mettere, dis-dire
-morfemi derivati: cas-etta, cas-upola
LE PARTI DEL DISCORSO:
- articolo, nome , aggettivo, pronome verbo, avverbio, preposizione, congiunzione, interiezione
- parole piene: con significato proprio (casa, piccolo, andare) // parole vuote (con, e, il)
-parole variabili (verbi, nomi , aggettivi, pronomi) // parole invariabili (avverbio, preposizione, congiunzione,
interiezione)
- ARTICOLO
deteminativo: indica classe, categoria o oggetto noto o precisato subito dopo
indeterminativo: solo forme singolari. indica l membro di una calsse, oggetto o persona generica o non ancora
precisato
. uso di "lo" e "uno" davanti a parole che iniziano con s preconsonantica, z, x, ps, pn, gn, sc
. citt e isole piccole non hanno bisogno di articolo mentre le altre zone geografiche si
- NOME
varia in genere e numero e non nel caso, la cui definizione data dall'articolo o dalla preposizione articolata
- nomi propri
- nomi comuni: ogni possibile individuodi una specia o categoria
- nomi collettivi: gruppo di individui (mandria)
- nomi concreti / astratti
- numerabili, non numerabili, nomi massa: 1. enttit delimitabile, che possono esistere in una pluralit; 2.sostanze
amorfe (acqua, luce)
i lurali di _co e _go sono irregolari e possono essere _ci o _chi

- AGGETTIVO
Parte di discorso, variabile in genere e numero che serve a modificare il nome a cui si riferisce dal punto di vista
della qualit o della determinazione.
- agg. qualificativo:
funzione attributiva: se si colelga a un nome (un ragazzo allegro)
f. predicativa: se si colelga a un verbo (quel ragazzo allegro)
f. avverbiale: usata al posto dell'avverbio (gli piace guidare veloce)
pu essere di maggioranza, monoranza e uguaglianza
- agg. di relazione: derivato dal nome (mensile). I sufisii pu comuni sono _ale _ano _are _ ario _ico _istico
-agg. determinativi: possessivi, dimostrativi (questo cane), indefiniti (alcuni cani)
agg. dimostrativi: definiscono l'oggetto in relazione alla forma, lo spazio, il discorso (la sunzione di "mostrare" del
dimostrativo chiamata DEITTICA)
- PRONOME
parola che sta al posto del nome. pu sostituire altre parolediversa dal nome o un'intera frase. Pu avere funzione
deittica (dammi questo) o congiungere proposizioni.
- personale: (loro sono parenti)
non indispensabile se soggetto, possiede forme distinte (egli, lui). I eII pers. io e tu = soggetto ; me e te =
compl.ogg. e unione con preposizioni (eccezioni = dopo come e quanto; nelle esclamazioni "povero me!"; dopo la
congiunzione "e": "io e te"
atoni: ( (proclitici (ti parlo) o enclitici (vederti))
gli : solo per IIIp.s. : in realt usato anche per loro e colloquialmente per lei
allocutivi: usati per rivolgersi a qualcuno: tu o lei
- possessivo: (prendi il tuo)
- dimostrativo: (quello non va bene)
questo, codesto (quasi scomparso), quello, ci: ci viene spasso sostituito con questo/quello
- indefinito: (alcuni sbagiano)
- interrogativo: (chi arrivato?) + cosa?, che cosa? che?
- relativo: (la cosa che ho comprato piccola) : si usa sempre che al posto di il quale, la quale , cui. Il CHE pu
essere ambiguo (abbiamo visitato la cappella del duomo, che in fase di restauro)
il che indeclinato pu andare bene se indica tempo (volta, giorno, mese, anno, monento : "il giorno che ti ho
visto". E' popolare quando viene usato in frasi tipo "il ragazzo che ho conosciuto la sorella"
- VERBO
il MODO indica l'atteggiamento che il parlante assume verso la propria comunicazione e il tipo di comunicazione
ch einstaura con l'interlocutore (certezza/affermazione, dubbio, comando, ipotesi....). E' determminato anche dalle
congiunzioni e al modo che richiedono
finito: la persona determina la flessione delle forme (indicativo, congiuntivo, condizionale, impoertivo
indefinito: gerundio, participi, l'infinito
il TEMPO indica il rapporto cronologico tra l'azione espressa dal verbo e il momento in cui viene proferito
l'enunciato o di relativit tra due azioni. Tempo fisico e tempo linguistico possono non ciuncidere.
l0indicativo ha 8 tempi, il condizionale 2, il congiuntivo 4, l'imperativo 2
La PERSONA determina la flessione morfematica delle foprme verbali
La DITESI o VOCE : esprime il rapporto logico del verbo con il soggetto e l'aggettivo: attiva quando il soggetto
grammaticale coincide con l'agente dell'azione (Giovanni compra le scarpe), passiva quando il soggetto subisce
l'azione (il ragazzo viene sgridato dal maestro), riflessiva quando seggetto e oggetto coincidono (il gatto si lava)
PREDICATIVI : indicano un'azione svolta dal soggetto o da uno stato di esso (Carlo esce, la verit esiste).
Possono stare da soli con il sogg. sottinteso (mangio)
COPULATIVI : vebi che collegano il soggetto (anche sottinteso) con aggettivo o nome, con funzione simile alla
copula (essere, sembrare, apparire, crescere, rimanere, restare, nascere e altri che sono uniti ad aggettivo o nome
(Peppe rimase attonito))
Nelle forme non finite (infinito, participio, gerundio):
FUNZIONE ATTRIBUTIVA (analogamente all'aggettivo = le case abbandonate fanno tristezza), AVVERBIALE
(modificando un verbo o una frase = vive sognando), REFERENZIALE (come un nome = dormire necessario)

TRANSITIVI (hanno il complemento oggetto = mangio la mela), INTRANSITIVI (non hanno complemento oggetto
(vado al mare), AUSILIARI (si attaccano ad altri verbi per formare le forme composte. Si usa avere per i tranditivi e
essere con gli intransitivi. Ci sono molte eccezioni senza regole precise. Per il passivo oltre che essere si usa
anche venire.)
VERBI MODALI O SERVILI: potere, volere dovere... + infinito. Questi verbi prendono generalmente l'ausiliare
avere ma viene considerato pi corretto l'uso dell'ausiliare proprio dell'infinito (sono dovuto andare). Quando il
sontagma accompagnato da prinome personale atono questo pi attaccarsi come suffisso all'infinito o venire
prima (devo darti, ti devo dare)
VERBI REGOLARI (la flessione segue la regolarit delle forme per le tre coniugazioni), IRREGOLARI (presentano
irregolarit di flessione, molte volte nel passato remoto e nel participio passato=andare, dare, dire, dovere, fare,
potere, tenere, uscire, vedere, venire...), SOVRABBONDANTI (appartengono a due coniugazioni = arrossare:
rendere rosso // arrossire: diventare rosso), IMPERSONALI (non hanno soggetto determinato, vengono usate
nella terza persona: piove, sta nevicando...)
- PARTI INVARIABILI
Congiunzioni: funzione di congiungere tra loro elementi della frase o proposizioni all'interno del periodo. (e e ma
vengono sempre pi spesso scritte all'inizio di una frase, dopo il punto, diventando congiunzioni testuali). Il CHE
sempre pi usato nel parlato
Preposizioni: possono, come le congiunzioni, introdurre delle proposizioni, ma solo le suordinate implicite,
costruite con l'infinito (mi preparo per uscire, vado a prendere il bambino)
Avverbi: pu aggiungere significato o modificare il verbo (legge molto), l'aggettivo ( molto bella), o la frase intera
(sinceramente non ti capisco). Ha diverse forme. MOlti avverbi sono derivati dell'aggettivo, con la terminazione in
_ente, altri sono forme sempici e autonome (subito, bene, dopo...), altri sono composti da due o pi parole unite
(soprattutto, infatti, senza dubbio, poco a poco...). Si possono usare aggettivi al posto dell'avverbio (corre veloce)
Interiezione: Ha funzione espressiva ed tipica della lingua parlata, ricorrenda anche a quella scritta (ehm, ehi,
bh, mah)
Segnali discorsivi: Elementi che si svuotano di significato e introducono parti del discorso (c'era una volta),
accentuando ci che vogliamo dire (in conclusione=fine). Nel parlato possono servire a determinare il turno (allora,
senti, guarda)
Sintassi della frase e del periodo
Frase: unit di massima estensione della grammatica, prima del testo, composta da unit inferiori (parole,
sintagmi...), dotata di senso compiuto e costruita secondo regole sintattiche. Frase semplice: costruita da una
proposizione, indipendente, mentre la frase complessa o periodo formata da 2 o pi preoposizioni,
Proposizione: unit di base della sintassi, all'interno di un periodo. Frase e proposizione hanno significati simili ma
non sono sinonimi
Enunciato: unit di testo; segmento di testo distinto dal resto del testo da pause nel parlato e segni di interpunzione
nello scritto. Pu essere costituito da un parola, da una frase semplice o da una complessa.
- Frase semplice
soggetto: primo elemento che comprende il significato del verbo e concorda con esso dal pdv grammaticale
(persona, numero, genere). Pu essere sottinteso. Il soggetto grammaticale pu non coincidere con ilsoggetto
logico (la pietra stata scagliata da Giovanni = chi compie l'azione Giovanni, il sogg. grammaticale la pietra).
Pu seguire il verbo in alcuni tipi di costruzione.
predicato: ci che si dice/predica del soggetto, indica lo stato o l'zione attribuiti a desso.
VERBALE: costituito da verbi predicativi che hanno un significato compiuto.
NOMINALE: costituito da verbi "essere, sembrare, parere, riuscire, diventare..." seguiti da un nome o
aggettivo in funzione predicativa (Piero un pianista). Questi verbi sono detti copulativi perch legano il soggetto
a un nome o aggettivo.
complemento oggetto o diretto: ci su cui ricade l'azione compiuta dal soggetto ed espressad al predicato, ed
legato a questo direttamente, senza preposizione (canto una canzone)
complementi indiretti: elementi che completano ulteriormente il significato del rpedicato verbale e sono introdotti
da preposizioni.
attributo: aggettivo che qulifica o determina un sostantivo con cui concorda dal pdv morfologico in genere e
numero

apposizione: sostantivo che si aggiunge a un altro con la funzione di specificarlo meglio (il mio amico, un pittore
famoso, molto simpatico)
sintagma: gruppo di parole che costituiscono un'unt nell frase: "metti sul tavolo della sala la tovaglia ricamata" =
due gruppi di parole "sul tavolo della sala", "la tovaglia ricamata" uniti da due unit sintattiche. queste paole sono
tenute unite negli eventuali spostamenti nella frase. Nel sintagma si distingue la parola principale (testa) dalla
quale il sintagma prende il nome: nominale (la tua casa bella), verbale (sono arrivati in tempo), preposizionale (il
cappotto per l'inverno) e aggettivale ( molto intelligente)
tipologie di frase semplice:
verbale: contiene un verbo in funzione di predicato (mio padre lavora ll'estero)
nominale: privo di verbo in funzione di predicato (superate tutte le previsioni). comuni nella scrittura giornalistica.
ellittica: verbo sottinteso perch presente nella frase precedente (piero preferisce il giallo, carlo il verde). La frase
pu essere ellittica anche nel soggetto (i bambini si divertono, giocano)
enunciative o dichiarative: contengono una dichiarazione che pu essere affermativa (i ragazzi studiano) o
negativa (quel ragazzo non studia). Quelle negative possono essere totali (come esempio) o parziali (non tutti i
ragazzi studiano)
volitive: esprimono un comando o un'esortazione(imperative/esoprtative), un desiderio (possiate avere fortuna!),
una concessione (parlate pure liberamente)
interrogative: caratterizzate nel parlato da un'intonazione ascendente e nello scritto dal punto interrogativo.
Possono essere introdotte da un elemento interrogativo (chi entrato?).
esclamative: nel parlato intonazione discendente, nellos critto dal punto esclamativo. Possono essere verbali
(come sei cambiata!) o nominali (che caldo!). Nel parlato si aggiungono elementi per accentuare l'enfasi (che bella
casa che hai!)
- Frase complessa:
il periodo, o frase complessa, o frase multipla un composto di frasi legate secondo diverse modalit. Nell'italiano
contemporaneo parlato si tende a semplificare e deprimere lea rticolazioni logiche del pernsiero con i legami
subordinativi (congiunzioni).
- monoproposizionale (1 frase semplice)
- biproposizionale, triproposizionale, pluripoposizionale (raro, pi frequente nel '700m quando l'italiano era
latiniggiante).
Proposizioni:
- principale (o reggenti o sovraordinate): da essa dipoendono le secondarie o diendenti o subordinate (esco
(princ.) per fare la spesa (subordinata)).
legami tra principali e secondarie sono la coordinazione (o pratassi) o la subordinazione (o ipotassi). Nell'italiano
parlato si una pi la coordinazione. (piove, meglio prendere l'ombrello)
- coordinazione = legame tra due proposiz con lo stesso valore =tra due principali o due secondarie (leggo, studio)
- sindetica: con una congiunzione (pioce e fa freddo). A seconda dell congiunzione si chiama:
. copulativa: affiancamento tra proposicioni e, n
. avversativa//sostituiva: contrapposizione tra due azioni (ma, per, tuttavia, invece... X contrasto
parziale // ma, bens, invece, anzi X contrasto totale
. disgiuntiva : pone un'alternativa tra die azioni (o, oppure)
. conclusiva: quindi, dunque, perci, pertanto = la seconda proposizione completa la prima
. esplicativa o dichiarativa: la II chiarice la I (infatti, cio)
. correlativa: quando si usano congiunzioni ripetute (e,e ; n,n, non solo... ma anche.... non
tanto... puttosto)
. testuale: diffusa da poco: separazione con il punto fermo della coordianta dalla principale (Piove.
E fa freddo). uso di e e n all'inizio del periodo presente nelle poesia '8/900esca. Anche nella lingua perlata su
usa aprire una domanda con una congiunzione (ma xch?)
- asindetica o giustapposizione: (senza cong ma con punteggiatura).
- polisindetica: con tante congiunzioni (piove e fa freddo ma esco e corro)
- subordinazione : composta da un'insieme pi o meno complesso di principali e subordinate (minimo 1 princ + 1
sub. max pi principali coordiante tra loro + numerose sub.) anche le subordinate possono essere coordiante tra
loro o subordinate a catena.
- esplicite: verbo ha il modo finito (indicativo, congiuntivo, condizionale)
- implicite: verbo ha il modo infinito (inf, part, ger). Usate aundo il soggetto il medesimo della principale.

Nell'uso burocratico si usa anche con soggfetto diverso (sappiamo essere possibile)
- soggettive: hanno funzione di soggetto, dipendono da verbi impersonali (bisogna, sembra...) o verbi resi
impersonali dal si (si vede) o vebi usati alla IIIps ( vero) (si vede che sei stanco).
- oggettive: fungono da complemento oggetto. dipendono da verbi che esprimono affermazione, percazione,
opinione, desiderio, speranza, timore (ti chiedo di dirmi la verit)
- interrogative indirette: esprimono domanda o dubbio. Totali (se risposta si o no) / Parziali (ti chiedo se restare o
andare). Sono introdotte da prinomi, aggettici, avverbi interrogativi. (ti chiedo se verrai). (sai chi viene ? = sai:
principale interrogativa)
- relative: sono introdotte da pronome relativo (a cui, al cuale, che) o avverbio relativo (dove, come...).
Determinative o Restittive o limitaltive = la frase reggente da sola non ha significato // Appositive o espicative =
qunado la rpncipale ha significato anche senza
- causali: esprimono la ciusa di cui la principale l'effetto (vado dal medico perch non sto bene)
- finali: esprimono il fine, l'obbiettivo verso il cuale tende l'azione espressa dalla reggente (sto a casa per studiare)
- consecutive: esprimono conseguenza rispetto al contenuto della principale (fu tanto distarro da dimenticarsene)
- ipotetiche o condizionali: insieme alla principale constituiscono il periodo ipotetico (protasi = principale / apodosi
= secondaria). (Se mi scrivi ti rispondo / insistendo (se insistessi) ci riusciresti)
- concessive: indicano una condizione la cui conseguenza neturale sarebbe normalmente in contrasto con il
contenuto espresso enella principale (anche se lo inviti non verr)
- temporali: indicano un evento che in rapporto crono logico con quello della reggente : anteriorit,
ciontemporaneit, posteriorit (quando l'abbiamo visto ci siamo messi a ridere)
- modali: esprime il modo : fai come vuoi (come?)
- comparative: esprimono un paragone : uguaglianza (cos come, tanto quanto ), minoranza (meno di quanto),
maggioranza
- limitative: per quanto ne so non le sei simpatico
- eccettuative: non penso che venga, a meno che non cambi idea.
tutte trasnne le soggettive, le oggettive e le interrogative indirette e le relative sono avverbiali o frasi complemeto
Interpunzione
Le funzioni della punteggaitura sono:
- segmentatrice-sintattica: consiste nel segmentare un testo distanziando diversi componenti (es.
apertura/chiusura di un discorso diretto) e nel segnalere le divisioni e i rapporti sintattici all'interno dell frase
complessa.
- funzione enunciativa: legata a fattori espressivi come riflesso del parlato, e a fattori pragmatici-testuali,
informativi.
- emotivo-intonativa: alcuni segni di interpunzione danno aprticolare intonazione alla frase
- funzione metalingiustica: per inserire spiegazioni (parentesi, lineette)
La virgola viene usata troppo spesso, nello scritto contemporaeo.
Lessico
insieme delle parole di una lingua
vocabolario: insieme della aprole di una lingua o parte di esso, oppure opera che raccoglie il lessico
dizionario: opera che raccoglie il lessico
lessicologia: sidciplina che studia il lessico
lessicografia: tecnica di composiuziopne di dizionari : accademia della crusca, primo dizionario '600
semantica: settore del lessico relativo al significato e ai suoi meccanismi
vocabolo: voce in senso generale
termine: parola appartenente al linguazzio settoriale
lessema: unit di base del lessico
lemma: unit lessicale registrata dal dizionario
lemmario: insieme di lemmi di un dizionario.
- il lessico, rispetto alla grammatica che un sistema chiuso, un siostema aperto (alle innovazioni)

- evoluzione lessico all'interno di una lingua


a . procedimento endogeno: riutilizza particelle gi presenti nella lingua
. derivazioni: il lessico composto all'80% sa lessico latino. Parole passate per catena ininterrotta nelle
trasformazioni = trascformazione volgare. Quelle ottenute per derivazione dotta sono "congelate" e nonusate nel
parlato ma presenti nei libri del passato, del presnte, dei filosofi, degli scrittori e utilizzati nella scrittura per la loro
specificit. I tratti che distinguono parole di derivazione popolare o dotta sono: base fonetica: se non c'
derivazione dal latino classico sono dotte, se hanno cambiato fonetica eprch hanno subito trasormazioni nel
tempo. es cosa da causam nel volgare, causa da causam parola attinta direttamente dai testi latini.
derivazioni con affissi. i suffissi non hanno sifnificato vero e proprio ma detrminano le categorie lessicali della prola
es. real-e, real-t, real-izzare, real-istico. La lingua un sistema di parti che si combinano fradi loro ma non fissa
n matematica. Fenomeno parasintattico quando ci sono sia prefissi che suffissi: rinnovamento (no diventa nuo
quando sillaba). suffissoidi: sono poratori di significato (iper, bio, geo, ipo, tele:lontano: televisione(visione da
lontano) sta prendendo il suo significato: telegiornale (non giornale da lontano, auto: stessa cosa:
autolavaggio)= processo di neoformazione aquisito spontaneamente dai parlanti.
sono state aquisite nel tempo derivazioni da altre lingue: francese nel '700, da poco l'inglese
composizioni: accostamento di due parole esistenti per crearne una terza inedita: cassa-forte(nome+agg),
appendi-abiti(verbo+nome); unit polirematiche (ferro-da-stiro)
risematizzazione: utilizzazione di unt ermine esistente in un ambito specifico: il primo fu galileo che per trovare
nuovi vocaboli per le nuove scienze fisica e ottica usa questa tecnica. Nella chimica usato il greco.
neologismi semantici:
b . procedimento esogeno
. prestiti: da sistemi linguistici diversi (tour-ista=turista da tour francese)
"prestito di necessit"= quando la prola non ha corrispondenza nel linguaggio italiano (pomodoro, caff)
"prestito di lusso"= la parola esiste ma si usa quella straniera per moda (weekend)
adattato o integrato: subisce trasformazioni italianeggianti
non adattato: resta con una pronuncia straniera. a volte composta su un altro modello grattacielo=skyscraper)
differenze trale lingue (mouse, ratn)
alloglotti
alloglotti: persone che abitando in italia hanno come lingua madre una lingua diversa: alto atesini, valle d'aosta,...,
+ dialetti
propriet intrinseche del lessico
sinonimia
polisemia
ominimia
omografia
omofonia
metafora
iponimia: riconducibili a un iperonimo (x faggio: albero)
antonomasia: nome comune utilizzato come nome proprio (l'avvocato=agnelli)
eufemismo: uso di parola "leggera" al posto di una sgradevole o inappropriata ( scomparsa..)

3 - ELEMENTI DI TESTUALITA'

Testo e tipologie testuali


TESTO: una serie di fonemi disposti secondo un ordine rispondente alle regole di una lingua da luogo a morfemi,
l'unione di morfemi a parole e inione di parole a frasi. La lingua non ha bisogno altro che di se stessa. La sua
finzione primaria per comunicare: qunado la lingua veicolo di comunicazione diventa testo.
- elenco di brevi enunciati (successione di frasi). La differenza tra frase e testo non si basa sulla lunghezza ma
sulla qualit e dalla coerenza.
* interattivo: -mittente- /messaggio/ -destinatario-

* necessita di coordinate extralinguistiche (non tale se non inserito in un contesto pragmatico


5 tipi di testo: narrativo, descrittivo, espositivo, regolativo, argomentativo
testo narrativo:
registra un'azione, un processo nello svolgersi del tempo. Non include solo la letteratura ma anche testi pragmatici
(narrazioni nei giornali, biografie, resoconti di viaggi
- coincidenza tra fabula (ordine naturale degli eventi nella loro successione causale e temporale) e intreccio
(trama)
non sempre esiste questa concidenza: l'autore pu spezzare l'azione naticipando o posticipando parti.
Pu esserci analessi (flashback) o un elemento anticipatore
(prolessi) ("fu l'ultima volta che lo vidi (elem.
anticipatore)... e dopo questa vicenda part)
- il narratore pu essere esterno o interno
testo descrittivo:
rappresenta persone, oggetti, ambienti in una dimensione spaziale e permette di cogliere le percezioni relative allo
spazio.
- pu avere riferimenti spaziali (a destr, di fronte) o logici (dal particolare al generale o viceversa)
- imperfetto al posto del presente rende l'idea di staticit, atemporalit
- elementi valutativi
- descrizione letteraria cerca il coinvolgimento emotivo, diversamente da quelli tecnici (es. guide turistiche) che
hanno il presente atemporale. (la chesa ...)
- sintassi nominale, presenza precisa di fattori spaziali
testo espositivo:
finalizzato all'organizzazione e alla trasmissione di concetti e conoscenze attraverso procedimenti di analisi e
sintesi: lezioni, manuali scolastici, saggi , alcuni articoli, enciclopedie
- si apre con una definizione acio segue una serie di dati, avolte organizzati in relazione causa-effetto
testo regolativo:
scopo di indicare regole, istruzioni: leggi, regolamenti, regole per giochi, ricette, istruzioni per l'uso...
- impongono e indirizzano i comportamenti del destinatario = devono essere intesi come provenienti da una
autorit
- breve esposizione + consigli + indicazioni ben precise indicate in blocchi
- imperativo
- impersonale (leggi)
testo argomentativo:
ha lo scopo di persuade re di qualcosa il destinatario. Deve indurre quest'ultimo a valutare positivamene o
negativamente una determinata idea: saggis cientifici, recensioni critiche, dibattiti, discorsi politici, discorsi
quotidiani per convincere qualcuno.
- tema + tesi personale, accompagnata da un argomento a favore + altri argomenti a favore della tesi + argomenti
a sfavore dell'antitesi + conclusione
Il vincolo interpretativo come parametro tipologico
Un altro modello di divisione quello di Sabatini per cui l'emissore, nel rivolgersi ad un destinatario guidato dalla
volont di regolarne in modo pi o meno rigido l'attivit interpretativa
A) TESTI MOLTO VINCOLANTI:
1. testi scientifici (funzione cognitiva (vero/falso))
2. testi normativi (funzione prescrittiva (manifestazione di volont coercitiva))
3. testi tecnico - operativi (funzione strumentale, regolativa (adesione spontanea destinatario a seguire le
prescrizioni))
B) TESTI MEDIAMENTE VINCOLANTI:
1. testi espositivi (funzione esplicativa - argomentativa ("spiegare a chi non sa", proporre fonti di dibattito))
2. testi informativi (funzione espositiva (divulgare informazioni, generalmente approssimative))
C) TESTI POCO VINCOLANTI:
1. testi d'arte, letterari (funzione espressiva (intenzione7bisogno dell'emittente di esprimere un proprio
modo di sentire le cose))

I requisiti del testo


7 princpi costitutivi del testo , che garantiscono l'appropriatezza comunicativa:
2 relativi al materiale testuale: coerenza, coesione
5 pragmatici, relativi al contesto extralinguistico: intenzionalit, accettabilit, informativit, situazionalit,
intertesualit
coesione
- primo livello: coesione grammaticale + ordine delle parole
- elementi di varia netura linguistica, che legano tra loro le parti del testo. Gli elementi coesivi possono essere
distinti in
forme sostituenti: espresisoni linguistiche precedenti (anafore) o seguenti (catafore) = pronomi, avverbi,
perigrasi, iperonimi (termine con sognificato + amplio, meno specifico), sinonimi, ricorrenza, ellissi (soppressione
di un elemento dall'enunciato (di la verit - la dico sempre))...
segnali discorsivi: elementi che appartengono a varie categorie grammaticali, che perdono parzialmente il
loro sognificato (allora, ti muovi (no congiunzione)) e articolano il testo: connettivi testuali (all'inizio di un enunciato
(e, ma dunque, guarda, come dire, allora....)
coerenza
collegamento logico di tutti i contenuti della frase e continuit semantica (= coerenza temtica, logica e semantica)
-argomento TEMA e ci che si dice su di esso REMA
- 5 tipi di progressione tematica:
. lineare: il rema di un enunciato diventa il tema dell'enunciato seguente
. a tema costante: in una sequenza di enunciati il tema del primo rimane invariato nei successivi
. a temi derivati da un ipertema: "la citt era buia, i quartieri vuoti. le vie puzzavano"
. con sviluppo di un tema o un rema dissociato: il rema del primo enunciato viene scomposto e le nuove parti
diventano temi di enunciato successivi
. tematica a salti: ogni enunciato presenta un tema diverso
- Pu intervenire a supplire una scarsa coesione
intenzionalit
atteggiamento del parlante o dello scrivente che produce un testo coerente, coeso e adeguato alle proprie
intenzioni comunicative
accettabilit
volont e capacit del destinatario di riconoscere l'atto linguistico del mittente come testo tanto coeso e coerente
quanto necessario per intendere il contenuto comunicativo.
informativit
grado di'informazione veicolata dal testo : nuovi elemneti, prima non conosciuti, attraverso spiegazioni o
stereotipizzazioni e frasi entrate nel linguaggio contemporaneo (lapsus freudiano, situazione kafkiana, gli ignoti
sono sempre i soliti)
situazionalit
dipendenza del testo dalla situazione in cui prodotto
intertesualit
repporto tra testo e uno o pi testi gi conosciuti in precedenza. Si ha quando tra emittente e destinatario si ha una
cultura testuale condivisa
- I princpi regolativi:
oltre ai sette princpi costitutivi esistono 3 princpi regolativi: non servono a determinare e produrre testi ma
esprimono il controllo circa il loro uso
efficienza: grado di impegno che un testo richiede per essere prodotto e compreso = maggiore eggicienza se
minimo sforzo.
efficacia o effettivit: capacit di un testo di fissarsi nella memoria del destinatario
appropriatezza: l'accordo tra i contenuti e l'impostazione testuale (es. usare termini specialistici con un

interlocutore che non conosce la materia)


La lingua e il contesto extralinguistico
un testo non pu scindersi dalle variabili extralinguistiche (come il contesto) e la dimensione pragmatica. La lingua
italiano possiede una struttura pragmatica con sue regole soggette a variazioni
- gli ATTI LINGUISTICI:
. LOCUTORIO : ogni atto comunicativo (ato del dire qualcosa)
. ILLOCUTORIO : azione compiuta nel dire qualcosa (va che ci tiena alla sua macchina = consiglio di
trattarla bene se te la presta)
. PERLOCUTORIO : azione compiuta col dire qualcosa, effetto che si produce grazie allo
scambiolinguistico
- implicature conversazionali
- principio della cooperazione: ogni interlocutore da un contributo alla conversazione adeguato al momento, allo
scopo, all'orientamento del discorso.
affinch i risultati siano conformi al principio di cooperazione bisogna rispettare 4 massime
. quantit : delle informazioni da fornire, non dare pi contributo informativo di quanto ne sia richiesto
. qualit : cercare di dire ci che si ritiene vero e astenersi dalla falsit
. relazione : essere pertinenti
. modo : essere breve, evitare ambiguit
se non si rispettano queste massime (cosa che accade molto spesso) si interferisce nell'intercambio comunicativo.
- la DEISSI
fenomeno nel quel elacuni elementi linguistici hanno la propriet di mettere in relazione ci che si dice con il
contesto: pu essere personale, spaziale o temporale
- deissi personale: ci si riferisce a coloro che partecipano alla conversazione (pronomi personali, tonici e atoni, di
prima e seconda persona sing e pl) = "io non voglio che ti esca con piero" = io e tu determinati dalla situazione /
"andiamo a scuola"+
deissi sociale: dando del tu o del lei si determina il rapporto tra gli interlocutori
- deissi spaziale: indica la collocazione nello spazio (avverbi qui, l, l... ; pronomi e aggettivi dimostrativi) il
centro deittico e quello del parlante
- deissi temporale: colocazione nella dimensione del tempo (avvebi adesso, ora, allora, dopo....; espressioni che
contengono un sintagma nominale di tempo (quattro giorni fa" ; morfemi verbali del presente e del passato e del
futuro)
- costrutti marcati
- articolazione tema-rema
- dislocazione a sx / dx
-tema sospeso (giuseppe... non gli parlo da secoli)
- topicalizzazione contrastiva (il valore nuovo viene collocato all'inizio "Ora, esco / luca, arrivato)
- frase scissa (essere + elemento focalizzato + che = "era lui che doveva chiamarti)
- usi pragmatici del verbo
- scompare congiuntivo e condizionale
- presente epistemico
- imperfetto epistemico
- imperfetto fantastico
- imperfetto irreale
- imperfetto ludico
- imperfetto di cortesia / attenuativo
- suffissi e intensificazione
"mi ha fatto un regalo... un regalone" = intensificazione, rielaborazione di quanto detto in precedenza: si itera un
parola intensificandola per mezzo di un suffisso.

4 - PROFILO DI STORIA LINGUISTICA ITALIANA


il fiorentino del trecento si affermato come prestigio letterario della zona dominata dai Medici (dante petrarca,
boccaccio)
ha elementi linguistici innovativi rispetto al latino: =uo buono, signore (no segnore), rj=j notaio (no notaro), _iamo
per presente indicativo (no cantamo), condizionale _ei e non cantara.
alcuni sono poi cambiati nella parlata moderna del fiorentino. Nel '500 stato codificato grammaticalmente e ,
diventando lingua letteraria comune
dal trecento al settecento l'italiano stata una lingua comune all'italia in forma letteraria (ma anche manuali) ma la
comunicazione parlata avveniva in dialetto.
Dirante il '500 l'istruzione delle confraternite e del catechismo insegnavano un italiano regionale che non ne
permetteva sempre una produzione ma una comprensione di un testo letto in lingua italiana (competenza
passiva).
dopo l'unificazione politica l'italiano viene diffuso omogeneamente e diventa lingua parlata. ancora oggi una
lingua disomogenea, con forti cadenze regionali.
Dalla frammentazione linguistica medievale al fiorentino letterario
prime attestazioni scritte dei volgari parlati nel territorio italiano risalgono al IX X secolo, fini XII secolo intenzioni
leterarie.
gi in et imperiale si possono trovare iscrizioni in volgare, con variazioni rispetto al latino (es. caduta consonanti
finali panem=pane, futuro con _...). Esistevano molte aree con diversi latini parlati, diversificate a livello diafasico,
diastratico e diatopico + variazioni regionali sull'interazione sostrato (lingua parlata precedentemete) e superstrato
(lingua imposta).
la scritta notarile mantiene il linguaggio latino ma applica piano piano variazioni nel costrutto della frase
(dislocamento a sinistra, uso di k invece che qu
-nei testi pratici e nella prosa:
affermazione volgare in testi pratici gi dal IX, X secolo. In toscana abbiamo una ampia raccolta di
documentazione duecentesca. Molti testi duecenteschi anceh a venezia, dove c'era un lingua ibrida nata dai
rapporti commerciali). a MIlano troviamo testi trecenteschi (statuti delle strade e delle acque).
l'esistenza di ceti medi alfabetizzati, di una borghesia comunale, sollecita l'impiego del volgare per usi notarili,
amministrativi, epistolari, memorialistici.
Durante il '300 si diffondono le parlate a livello regionale, con una larga espansione delle opere letterarie
tosco-fiorentine
Le universit e le scuole iniziano ad interessarsi al volgare comune, mantenendo epr un struttura latina.
- formazione lingua poetica:
la scuola siciliana la prima scuola che sperimenta l'impiego letterario del volgare sulle orme della prestigiosa
poesia provenzale. Determina il formarsi della tradizione lirica successiva. Si irradia dal meridione al settentrione.
Cronologicamente copre un arco che va di primi decenni del XIII sec, passa attraverso il modello del Petrarca,
codificato dal Bembo nel '500 e arriva fino alla met dell'800. E' stato Petrarca a trovare una grammatica letteraria
solida, destinata a durare per secoli, tanto da essere riutilizzata da Leopardi e Manzoni.
Tra la fine del XII e i primi del XIII vengono composti testi di (basso livello) in molte regioni, mischiando il latino
con le parlate regionali. erano perlopi testi giullareschi e non hanno segnato una tradizione letteraria regionale.
1220: poesia religiosa, con il cantico di frate sole di Francesco d'assisi
Nel '200 ci sono in settentrione opere didattiche con un elevato contenuto di tradizioni linguistico-culturali ma
volgari illustri, nobilitati, con latinismi e gallicismi.
- nuove scoperte letteraie ci fanno conoscere che esisteva un italiano volgare in diffusione gi prima di Federico II,
ma durante il suo regno ci fu un fiorire di poesia della scuola siciliana. La scuola siciliana abbandona i
provenzalismo o gallicismi (dottare = temere, miratore = specchio) e alcuni sufissi (allegranza, valenza).
impiego di ALLOTROPI: varianti formali di elementi lessicali (vezzo, vizio - circolo, cerchio - piacere,
piacenza, piacimento...)
ricorso a DITTOLOGIE SINONIMICHE: costrutto per cui si esprime un concetto mediante due sinonimi
(crudele e spietata)
i copisti toscani trascrivevano i testi siciliani (dotati di solo 3 vocali toniche a,o,u e 5 in tot) adattandoli alla parlata
fiorentina, con 7 vocali, e con altri tratti caratteristici (no dittondo uo del volgare ma bno).

La scuola federiciana (siciliana) fu rutenuta quella ufficiale, nonostante la pardita di numerosi manoscritti e venne
ripresa dalla "scuola di transizione" toscana. Dante nel De vulgari eloquencia loda la poesia siciliana e la giudica
imprescindibile per la tradizione successiva.
le rime sono spesso imperfette nella poesia toscana che si rif alla siciliana, stampata con vocalizzazioni
toscane (ascoso:rinchiuso:amoroso), che per suonano perfette se lette in siciliano (ascusu:rinchiusu:amurusu)
Giovanni Maria Barbieri nel 500 trascrisse alcni componimenti da un libro siciliano non arrivato fino a noi e
usa dei toscanismi con elementi di meridionalismi e sicilianismi (ave=ha...)
-La SCUOLA DI TRANSIZIONE = poeti toscani che compongono opere siculo-toscane. Operano a Pisa, Lucca,
Arezzo, Siena, Firenze. Imitazione della maniera siciliana asulla base di codici toscaneggianti. Lessico intriso di
sicilianismi, latinismi e gallicismi. Viene istituzionalizzato il linguaggio poetico della rima imperfetta, che andrebbe
bene in siciliano ma a causa delle vocali non precisa in tosacano. Nonostante la scrittura, la pronuncia di alcune
parole era considerata colta se letta alla siciliana. Questo tipo di rima (grafico)
- Stilnovisti: tema amoroso, immentendovi venature intellettuali e psicologiche. (Dante nella commedia parla di
"dolce stil novo", riferito alla svolta poetica della scuola"). Assimilarono e trasfigurarono le forme linguistiche della
scuola siculo-toscana. Dante assume pi frequentemente elementi fiorentini (cuore, muovere): si tende a una
forma di sublimazione letteraria che si diffonde grazie ai commerci in tutta italina, specialme te al nord. Questa
lingua letteraria viene ripresa dalla poetica veneta, gi piena di toscanismi. Da questa divulgazione extraidiomatica
Dante elabora la teoria dell'italiano illustre.
Dante e la riflessione sul volgare: di Dante la prima riflessione sul volgare: lo definisce lingua illustre, aulico,
cardinale nel 1303/4 nel "de vulgari eloquentia". Non lo radicalizza a lingua appartenete ad una citt in particolare
ma forma d'arte appartenente a tutta italia. Dante identifica quattordici titpi di volgare in italia e nessuno di essi
coincide con il volgare illustre. Critica duramente i volgari considerati peggiorni (friulano, milanese, romano).
Intravede il "sole nuovo", volgare illustre che prevarr sugli altri. Vuole dargli la stessa importanza riconosciuta al
latino.
- Le "tre corone": Dante, Boccaccio, Petrarca.
Contribuirono a dare questo valore alla lingua volgare e a diffondere il pimato fiorentino, con opere il larga
diffusione anche tra i non letterati. La commedia di Dante, il Canzoniere di Petrarca e il Decameron di boccaccio
fecero arrivare la nuova lingua in tutta italia.
- Dante: divina commedia = nuovo metro narrativo: la terzina. plurilinguismo verticale: fonda diversit diastratiche
del fiorentino, da quello colto medio a quello plebeo, aracaizzante e innovativo nella grammatica e nei vocaboli.
alterna registri. rientrano sicilianismi. la divulgazione della commedia fu importante per l'estensione dell'italiano
fuori dalla toscana.
- Petrarca: canzoniere (poesie) 1336-1338- canzoniere per Laura e compose tutta la vita fino alla morte nel 1374.
nobilitazione letteraria del fiorentino. Filtra e rielabora i lavori poetici precedenti, dai siciliani allo stilnovo e filtra
ancora di pi il vocabolario e le tecniche poetiche. diffonde anche nella poesia i toscanismi e i sicilianismi.
- Boccaccio: decameron (prosa): attorno al 1370 : usa espressioni basse della lingua con localismi genovesi,
romaneschi, veneti, siciliano, fiorentino. Sperimenta stesure per riprodurre e caratterizzare i registri colloquiali e il
parlato, come: che polivalenet, uso rindondante di pronomi, repertorio di segnali discorsivi, anavoluti, alterari. Fu
un esempio per tutta la prosa italiana, con costruzioni molto vicine all'italiano.

Unificazione e espansione dell'italiano


Elementi che provano la derivazione del fiorentino del 300:
- Dittongo tonico in sillaba libera (sillaba che termina con vocale) = ie/uo. Compaiono nel fiorentino del '300, non
erano presenti nel latino. (bno=buono , pede = piede)
Il fiorentino argenteo, dal '400 in poi non avr molte delle caratteristiche adottate dall'italiano. Rimarr questo
dialetto privilegiato solo svritto fino alla fine dell'800, quando ne viene iniziata la diffusione el'insegnameto a
livello locale).
Da lingua "toscana" a lingua "italiana":
1525, data di stampa delle prose di Bembo: il trattato, promuovendo il fioerntino del '300, tentava di eleggerlo a

lingua letteraria, forniva agli scriventi non toscani e all'editoria volgare un punto di riferimento sicuro, di
impostazione "bembiniana" , pratico e didattico.Le conseguenze di questo impellente progresso di
"normalizzazione" avviato dalle prose furono di grande rilievo sugli usi letterari. Fiorentino trecentesco diviene
lingua pi studiata e imitata da un numero sempre pi alto di scrittori italiani. Diviene in tempmi e modi diversi la
lingua italiana letteraria.Gli ambienti fioentini non accettaronofavorevolemente le Prose perch proponevano un
fiorentino del trecento e non un fiorentino contemporaneo e sminuiva la grandezza linguistica di Dante.Salviati
cerca di dimostrare una continuit del fiorentino cinquecentesco colto (e non volgare) con il fiorentino del trecento.
A questi criteri si conformava il vocabolariodella crusca che si costituiva come roccaforte del aptrimonio linguistico
e letterario tosco-fiorentino, nel momento in cui erano gi attive le spinte antitradizonaliste e moderniste del
barocco. Questo aumentava le voci degli scrittori pi o meno importanti e selezionavano tra queste quelle pi
moderne, che si erano affermate nel corso del trecento. Il vocabolario della crusca era un grande dizionario delle
lingue europee che aveva lavorato con metodi precisi, corretti e molto avanzati per i tempi, costituendo per lungo
tempo il punto di riferimeto e un modello per altre imprese straniere.

Da lingua letteraria a lingua nazionale


Nel corso del '700 emerge la richiesta di un rinnovamento dell'italiano letterario. Gli illumisisti penseranno ad una
"universale leingua italiana", aperta ad ogni parola che si intesa da tutti gli abitanti d'italia. L'esigenda dell'unti
della lingua si da strada e viene affidata ad Alessandro Manzoni, prima di diventare gestione prioritaria e
inescludible dello Stato Nazione. Affiora la richiesta di una lingua come strumetno facile di comunicazione scritta e
parlata.
I dialetti e la valorizzazione della letteratura dialettale vengono visti negativamente e come un ostacolo alla
diffusione della "comune lingua". Contro i dialetti si esprime anche Alessandro Manzoni che proporr per la
lingua viva e parlata di firenze., il dialetto fiorentino colto come strumento di unificazione linguistica nazionale. Alla
fine ha una comleta fiducia nel fiorentino vivo, di cui una parte, quella letterarria faceva gi parte della lingua
comune ("cos come in francia il dialeto di parigi diventa lingua nazionale).
L'italiano fiorentino inizia ad aprirsi all'uso di vocaboli regionali che vengono diffusi e diventano parte del repertorio
nazionale (italiano regionale).
- Dopo l'unit, scuola, italofonia, dialettofonia:
dopo l'eddizione dei promessi sposi, Manzoni circoscrive decisamente la sua proposta di diffusione del fiorentino
colto per ottenere la sospirata unit linguistica. Prima proposta fu di fare un vocabolario con le parole di uso
corrente fiorentino.
Ascoli criticava questa idea: pensava non ci fossero le basi necessarie per una conoscenza dell'italiano. Si
sarebbe dovuto prima provvedere al problema dell'analfabetismo e si sarebbe sovuta conserntire la circolazione
delle opere letterarie, cos da diffondere "la culta parola" gradualmente, con un programma di insegnamento nelle
scuoole di traduzione dal dialletto all'italiano e di aggiustamento delle scorrettezze grammaticali delgi alievi.
- La cosa si concretizza velocemente col fascismo = il dialetto viene visto come potenziale rivendicazione di
autonomia da parte di aree con dialetti diversi. era quandi un nemico. Per tutto il dopoguerra si tende a considerare
il dialetto un problema e all'insegnamento dell'italiano ufficiale. Solo dopo gli anni '70 si pensato ad una
rivalorizzazione del dialetto nell'alievo e programmi di studio che esano italiano e diletto.
- Fattori di evoluzione dopo l'unit e linee di tendenza:
Dopo l'unificazione nel 1870 si notava un'evoluzione dell'italiano nelle varie zone, a causa della veloce
imposizione dell'italiano e agli usi regionali che ne vongono fatti.
Oltre alla scuola i fattori di unione linguistica sono
1. massiccio fenomeno delle migrazioni interne e dell'urbanizzazione
2. ondate migratorie verso l'estero che spingono all'alfabetizzazione
3.apparato amministrativo centralizzato
4. servizio militare obbligatorio
5. stampa e trasmissioni di massa: in particoalre la radio nel 1926 e la tv dal 1954 hanno contribuito ad accelelrare
il processo di italianizzazione in atto.

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