In Schopenhauer si risente linfluenza di molte esperienze filosofiche, quali: 1. Platone, da cui riprende la teoria delle idee; 2. Kant, da cui ricava limpostazione soggettiva della gnoseologia; 3. Illuminismo, di cui lo appassionano il filone materialistico e lideologia, da cui muta la tendenza a considerare la vita psichica in termini di fisiologia del sistema nervoso; 4. Romanticismo, da cui ricava lirrazionalismo, la grande importanza attribuita alla musica e allarte, nonch il tema dellinfinito e del dolore. Se, per, per i romantici questo dolore ha un fine ottimistico, in Schopenhauer non si coglie tale ottimismo; 5. Filosofia orientale, da cui desunse un repertorio di immagini ed espressioni suggestive, molto usate nei suoi scritti. IL VELO DI MAYA Il punto di partenza della filosofia di Schopenhauer la distinzione kantiana tra fenomeno e noumeno. Per Schopenhauer il fenomeno parvenza, illusione, sogno, ovvero il velo di Maya secondo lantica tradizione indiana, mentre il noumeno quella realt che si nasconde dietro il fenomeno e che il filosofo ha il compito di scoprire. Il fenomeno di cui parla Schopenhauer non lo stesso di Kant: per il filosofo, infatti, esso rappresentazione ed esiste solo dentro la coscienza. Tant vero che il filosofo apre il suo capolavoro dicendo Il mondo una mia rappresentazione. La rappresentazione ha due aspetti essenziali ed inseparabili: il soggetto rappresentante e loggetto rappresentato. Soggetto ed oggetto esistono come due facce della stessa medaglia, quindi luno non pu vivere senza che esista laltro. Con ci Schopenhauer nega sia il materialismo, che negava il soggetto riducendolo alloggetto, sia lidealismo, che negava loggetto, riconducendolo al soggetto. Sulle orme di Kant Schopenhauer ritiene che la nostra mente sia corredata da una serie di forme a priori che, per, in tal caso, sono solamente tre: spazio, tempo e causalit. Questultima lunica categoria sia perch le altre sono ad essa riconducibili sia perch la realt delloggetto si risolve completamente nellazione causale su altri oggetti. La causalit, dice Schopenhauer fin dalla sua tesi Sulla quadruplice radice del principio di ragion sufficiente, assume forme diverse a seconda degli ambii in cui opera, manifestandosi come: 1. Principio del divenire: regola i rapporti tra gli oggetti naturali; 2. Principio del conoscere: regola i rapporti tra le premesse e le conseguenze; 3. Principio dellessere: regola i rapporti spazio-temporali e le connessioni aritmetico-geometriche; 4. Principio dellagire: regola i rapporti tra lazione e i suoi motivi. In base a ci Schopenhauer trae la conclusione che la vita un sogno, una sorta di incantesimo che la rende simili agli stati onirici. Al di l del sogno esiste, per, la realt riguardo alla quale luomo, in particolare il filosofo, non pu fare a meno di interrogarsi. Luomo infatti, spiega il filosofo, un animale metafisico che portato a stupirsi della propria esistenza e ad interrogarsi sullesistenza ultima della vita. TUTTO E VOLONTA Schopenhauer presenta la propria filosofia come un integrazione necessaria della filosofia kantiana: egli, infatti, si vanta di aver trovato una maniera per poter raggiungere il noumeno. Se noi fossimo solo conoscenza e rappresentazione(Un alata testa dangelo) non potremmo uscire dal mondo fenomenico; ma visto che non ci sentiamo anche come corpo non ci limitiamo solo a vederci da fuori, ma ci sentiamo anche da dentro. Ed proprio questa esperienza di base che permette alluomo di squarciare il velo di Maya e di vedere il noumeno. Ripiegandoci su noi stessi ci rendiamo conto che lessenza profonda del nostro io la volont di vivere, un impulso potente che ci spinge ad esistere e ad agire. Noi siamo vita e volont di vita e il nostro corpo non che la manifestazione esteriore di ci. Linterno mondo fenomenico, quindi, non altro che il modo in cui la volont si manifesta: da qui il titolo del capolavoro di Schopenhauer Il mondo come volont e rappresentazione. Schopenhauer afferma, inoltre, che la volont di vivere non soltanto la radice delluomo, bens lessenza segreta di tutte le cose, ossia la cosa in s delluniverso. DALLESSENZA DEL MIO CORPO ALLESSENZA DEL MONDO Ma come si arriva ad affermare che la volont lessenza del mondo intero? Quando io vivo il mio corpo, invece di renderlo un oggetto tra gli altri oggetti, lo sottraggo da essi, smettendo di usare lo spazio, il tempo e la causalit. In tal modo mi privo degli strumenti che delineano gli oggetti, cio che pongono i fenomeni come una molteplicit di cose distinte. Per questo lessenza che riscontro nel mio corpo non pi soltanto del mio corpo, perch ha perso la sua individualit. Bisogna quindi parlare di fenomeni al plurale e di noumeno al singolare. Ecco perch, una volta identificata come la volont come essenza noumenica del mio corpo, so che tale essenza non pu esistere solo nel mio corpo, ma deve essere alla base di tutta la realt. CARATTERI E MANIFESTAZIONI DELLA VOLONTA DI VIVERE Essendo al di l del fenomeno la volont presenta caratteri opposti a quelli del mondo della rappresentazione. Essa : 1. Inconscia: il termine volont non significa dunque volont cosciente ma energia o impulso; 2. Unica: poich essendo al di fuori dello spazio e del tempo, che dividono o moltiplicano i singoli enti, si sottrae al principio di individuazione; 3. Eterna ed indistruttibile: un principio che non ha n inizio n fine; 4. Una forza libera e cieca: non ha n un fine n uno scopo. Non possiamo cercare una ragione della volont: la volont vuole solo la volont. Se, infatti, chiedessimo ad un uomo cosa desidera potrebbe risponderci, ma se gli chiedessimo perch desideri egli andrebbe sul piano filosofico dicendo Voglio perch voglio. La volont si comporta proprio in tale modo. Miliardi di esseri viventi vivono, quindi, solo per continuare a vivere. questa, secondo Schopenhauer, la crudele realt del mondo, che gli uomini hanno cercato di mascherare creando un Dio al quale finalizzare la loro vita e in cui trovare un senso delle proprie azioni. Ma Dio non pu esistere: lunico assoluto, infatti, la volont. Schopenhauer suppone che la volont di vivere si manifesti nel mondo fenomenico attraverso due fasi: 1. La volont si oggettiva in una serie di forme immutabili, che Schopenhauer chiama idee, rifacendosi a Platone; 2. La volont, poi, si oggettiva in una serie di individui del mondo naturale che sono nient altro che riproduzioni delle idee. Il mondo delle realt naturali si struttura a sua volta in una serie di gradi: quello pi basso costituito dalle forze naturali, quelli pi alti dalle piante e dagli animale e, in cima alla scala, troviamo luomo, in quanto pienamente consapevole della volont. IL PESSIMISMO Affermare che lessere la manifestazione di una volont infinita equivale a dire che la vita dolore per essenza. Volere, infatti, significa desiderare e desiderare significa trovarsi in uno stato di tensione per la mancanza di qualcosa. Il desiderio, quindi, assenza, vuoto, dolore; poich nelluomo la volont pi cosciente che negli altri esseri viventi, egli risulta anche colui che di pi soffre. Quello che gli uomini chiamo gioia non nientaltro che una cessazione momentanea del dolore: perch ci sia piacere bisogna per forza che ci sia uno stato precedente di dolore. Ci non vale per il dolore: un individuo pu sperimentare una lunga serie di dolori senza che prima vi siano state altrettante gioie. Il piacere, quindi, solo una funzione derivata dal dolore, che vive unicamente a spese di esso. Accanto al dolore alla gioia Schopenhauer inserisce la noia, sentimento che subentra quando viene meno il desiderio. La vita umana, quindi, secondo Schopenhauer, come un pendolo che oscilla tra il dolore e la noia, passando per brevi attimi di gioia. Poich la volont di vivere si manifesta in tutte le cose, il dolore non riguarda soltanto luomo, bens tutto il creato: tutto soffre. E se luomo soffre di pi rispetto alle altre creature, proprio perch egli, essendo pi consapevole, destinato a sentire in modo pi accentuato la spinta della volont. Proprio per questo tra gli uomini il genio colui che soffre maggiormente. Schopenhauer giunge, quindi, a dire che il male non solo nel mondo ma nel suo principio, dando luogo al pessimismo cosmico pi radicale della storia. Espressione di questo dolore la lotta crudele di tutte le cose: dietro le celebrate meraviglie del creato si celano esseri tormentati e tristi, che esistono solo a patto di divorarsi lun laltro. Il fatto che alla natura interessi solo la sopravvivenza della specie trova una sua manifestazione nellamore: esso, infatti, uno dei pi forti stimo dellesistenza. Ma se lamore cos forte perch dietro le sue lusinghe si nasconde il Genio della specie. Lunico fine dellamore, quindi, quello della procreazione. Ci significa che lindividuo quando pensa di aver cessato di provare dolore, in realt solo lo zimbello della natura. Per Schopenhauer, quindi, non esiste amore senza sessualit, precedendo di alcuni anni Freud. LA CRITICA ALLE VARIE FORME DI OTTIMISMO Uno degli aspetti pi interessanti della filosofia di Schopenhauer la critica mossa alle varie menzogne con cui gli uomini tentano di celare a s stessi i dati negativi del vivere e la cruda realt del mondo. In particolare il filosofo sbugiarda la filosofia accademica dello Stato, affermando che chi viene pagato per pensare non pu filosofare liberamente. La polemica che Schopenhauer muovere, quindi, riguarda lottimismo cosmico che circonda molte filosofie e religioni occidentali dellepoca. Per il filosofo un mondo regolato da Dio risulta falso, poich la vita un esplosione di forze irrazionali e il mondo il teatro dellillogicit e della sopraffazione. Tutto ci si verifica non solo nella societ, bens anche nella natura, dove vale la legge della giungla. Contestando le religioni Schopenhauer perviene ad abbozzare le linee di un ateismo filosofico che sar ripreso da Nietzsche. Schopenhauer rifiuta anche la tesi secondo cui luomo sociale e buono. Si deve infatti ammettere che i rapporti umani sono regolati dal conflitto e dal tentativo di sopraffazione reciproca. Tale regola, pur assumendo diverse forme, rimasta nel tempo sempre la stessa. Di conseguenza, come diceva Hobbes, se gli individui vivono insieme non per simpatia, ma per bisogno. E se le persone si sottomettono ad uno stato lo fanno solo per difendersi e regolamentare gli istinti aggressivi degli individui. Unaltra critica che Schopenhauer muove la polemica contro ogni forma di storicismo. In un epoca in cui tutte le correnti di pensiero erano favorevoli al progresso, solo Schopenhauer si era contrapposto a ci. Egli ridimension la portata conoscitiva della storia, affermando che non una scienza, ma si limita a catalogare fatti: essa risulta, quindi, inferiore allarte e alla filosofia. A furia di studiare gli storici sono finiti per perdere di vista luomo, cadendo nellillusione che da unepoca allaltra luomo cambi. Se andiamo oltre le apparenze, in realt, vediamo come nulla sia mutato e che il destino degli uomini presenti dei tratti immutabili. Secondo Schopenhauer il solo modo per occuparsi della storia quello di evidenziare la costante uniformit e ripetitivit di essa. Bisognerebbe, quindi, passare a studiare la filosofia della storia. Se, per Schopenhauer, la storia solo il fatale ripetersi dei medesimi drammi, allora necessario spogliare la disciplina storica della sua pretesa di rivelarci il progresso, prendendo coscienza che lumanit si trova tutta nello stesso stato di dolore. Il compito della storia sar quindi quello di illustrare alluomo il proprio destino e a fargli prendere coscienza di s. LE VIE DELLA LIBERAZIONE DEL DOLORE Da quanto detto, quindi, per Schopenhauer la vita dolore e si impara poco per volta a non volerla. Laffermazione del filosofo, per, non deve indurre a pensare che egli fosse a favore del suicidio; Schopenhauer, infatti, non ammetteva il suicidio per due ben precisi motivi: 1. Il suicidio un atto di forte affermazione della volont(io voglio vivere, ma in maniera differente da quella in cui vivo, per cui mi suicido); 2. Il suicidio sopprime solo una delle manifestazioni della volont, in quanto, dopo la morte, lindividuo rinasce in altri modi. La vera risposta al dolore del mondo non consiste nelleliminazione tramite il suicidio, ma nella liberazione della stessa volont di vivere. Schopenhauer richiama, quindi, lattenzione su alcuni individui eccezionali che in tutti i temi hanno intrapreso il cammino della liberazione di se stessi, della volont di vivere e dalla tirannia dellegoismo. Il filosofo vuole cos dimostrare che la voluntas tende a farsi noluntas, cio negazione di se stessa. Schopenhauer articola liter salvifico in tre momenti: 1. LArte: la conoscenza libere e disinteressata delle idee. Nellarte questamore, questa guerra divengono lAmore, la Guerra. Analogamente il soggetto contempla le idee, liberandosi della volont e guardando il puro occhio del mondo. Larte sottrae lindividuo alla catena infinita dei bisogni e dei desideri quotidiani. Essa carica di essenza: grazie allarte luomo si eleva al di sopra della volont, del dolore e del tempo, contemplando la vita. Tra le arti distinguiamo una scala gerarchica, alla cui base vi larchitettura e via via a salire la pittura, la scultura, la poesia, ecc. Tra le arti spicca la tragedia, autorappresentazione della vita umana. Categoria a parte forma la musica che, secondo Schopenhauer, si pone come immediata rivelazione della volont. Ogni arte quindi liberatrice, poich il piacere che essa provoca procura la cessazione del bisogno. Ma la sua funzione liberatrice dura finch noi guardiamo lopera, come un breve incantesimo; 2. La Piet: implica un impegno nel mondo a favore del prossimo. Essa, infatti un tentativo di superare legoismo e di vincere la lotte incessante tra gli individui. Schopenhauer sostiene, contro Kant, che letica non sgorga da un imperativo categorico dettato dalla ragione, bens da un sentimento di piet e di compassione che ci identifica nella persona che soffre. Non basta sapere che la vita dolore e che tutti soffriamo: bisogna sentire ci nel profondo del nostro essere. Tramite la piet sperimentiamo lunit metafisica di tutti glie esseri che la filosofia indiana teorizzava con la frase Questo vivente sei tu, facendoci capire che il tormentatore e il tormentato sono noumenicamente uguali. La morale di concretizza in due virt cardinali: La giustizia, primo freno allegoismo, consiste nel non fare il male al prossimo; La carit, che consiste non solo nel non fare del male al prossimo, ma di fargli del bene. Ai massimi livelli la piet consiste nel far proprio il dolore di tutti e nellassumere su di s il dolore cosmico. 3. LAscesi: lunica via per raggiungere la liberazione. Lascesi lesperienza attraverso la quale lindividuo, cessando di volere la vita e il volere stesso, si propone di estirpare ogni desiderio di esiste, volere e godere. Il primo gradino per lascesi perfetta la castit assoluta, che libera dallimpulso della perpetuazione della specie. Ne seguono la rinuncia ai piaceri, la povert , il digiuno, lumilt e lautomacerazione. Se tale volont fosse vinta da una sola persona essa perirebbe per tutti, in quanto una sola. La soppressione della volont di vivere lunico vero atto di libert che sia possibile alluomo. Lindividuo, infatti, un anello della catena causale ed necessariamente determinato dal proprio carattere. Quando, per, riconosce la volont come cosa in s, egli si sottrae alla determinazione dei motivi che agiscono su di lui come fenomeno. Quando accade ci luomo diviene autenticamente libero, ed entra in quello che i cristiani chiamano stato di grazia. Ma se per i cristiani lascesi si conclude con lestasi, per Schopenhauer il cammino verso la salvezza mette capo al nirvana buddista, ovvero allesperienza del nulla, inteso come negazione del mondo stesso, in cui regna la pace, la luce e la serenit e in cui lio e il soggetto si dissolvono.