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Cos'è il Natale?
Il 25 Dicembre noi cristiani festeggiamo la nascita di Gesù Cristo: il Natale.
In questi ultimi anni questa festività per molte persone si è ridotta ad una gara ad acquisti e
regali e si è andato perdendo il vero e profondo significato di questo giorno.
Forse anche noi talvolta perdiamo di vista l'importanza del Natale, offuscata da messaggi
pubblicitari che ci propinano false idee di gioia e momentanea
felicità. Cosa possiamo fare per ritrovare il significato perduto?
Come risposta a questa domanda ci viene in mente la favola di
Charles Dickens autore di “Un canto di Natale”. Il racconto inizia
con la descrizione di Ebenezer Scrooge , ricco e gretto finanziere
della City per il quale il Natale è una perdita di tempo e un danno
agli affari. Talmente infastidito dalle festività per strada risponde
male a tutti coloro che gli fanno gli auguri: l'unica compagnia che
conta per Scrooge è la sua cassaforte. Tornato a casa riceve la
visita del fantasma del suo defunto socio in affari Marley, che lo
ammonisce sulla sua condotta di vita e gli preannuncia l'arrivo di
tre spettri : quello del Natale passato, presente e futuro. Ognuno
dei tre fantasmi gli mostra alcuni eventi della sua vita che lo
porteranno a un completo e sincero pentimento, facendogli cam-
biare completamente lo stile di vita e l'opinione scettica del Natale.
Poiché Scrooge aveva dimenticato, sviato dai suoi soldi, la bellezza del Natale in ogni suo
significato, con l'aiuto dei fantasmi riesce a capire che il Natale non è una festa commerciale
caratterizzata da semplici scambi di doni, ma un giorno di amore, generosità e amicizia. Co-
sì anche noi, per vivere al meglio questa festa, dovremmo riflettere su ciò che è veramente
importante nella nostra vita: non le cose materiali, ma gli affetti e i valori che soli riescono a
resistere al passare del tempo e agli attacchi di una civiltà basata sempre più sull'avere che
sempre meno sull'essere. Immaginiamo che, come per la grazia concessa a Scrooge, an-
che per noi qualsiasi giorno possa essere l'occasione per poter correggere gli errori com-
messi in passato, poter amare quando non si è amato, poter costruire quando si è distrutto:
allora ogni giorno per noi sarà Natale.
Don Giorgio Bezze ha parlato degli iscritti di AC e li ha descritti come i tifosi di una squadra di
calcio: essi partecipano alla partita con più enfasi degli altri, preparano striscioni, slogan.
Così sono i tesserati di AC, sono cristiani tifosi, partecipano attivamente, con più coinvolgimen-
to, sono pronti a dare il loro tempo anche per preparare giornate di festa nel nome del Signore.
Ringraziamo:
Don Giorgio Bezze per la sua presenza e la sua preziosa parola di speranza.
Maria Adele Bigagli del Centro Diocesano che ci ha deliziati della sua presenza e partecipazio-
ne portando il saluto della Presidenza Diocesana.
Tutte le persone che hanno partecipato alla Celebrazione facendosi con noi comunione con Dio
e con il suo amore
Maria ci aiuti ad essere veri testimoni
La presidente di AC parrocchiale
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Allora il nostro rapporto con il Signore diventa qualcosa di concreto, non più un sentito dire da
qualcuno ma un incontro vero con i suoi momenti felici e appaganti e con i suoi momenti bui e
di solitudine. Ma il Signore è fedele e non si stanca mai di costruire il rapporto di ognuno di noi
con Lui.
Allora oltre a donarci il Suo corpo nella S. Messa ogni volta che lo vogliamo, purificati dalla gra-
zia della Confessione, Lui si rende presente nel tabernacolo o nell'ostensorio dove ognuno di
noi può contemplare quell'amore che Gesù ci ha dato offrendo se stesso. “Siamo venuti per a-
dorarlo”.
E' qui che incontriamo il nostro amato presente. Non c'è nessuna differenza fra noi che ci ingi-
nocchiamo davanti al Santissimo ed i discepoli di Gesù che sedevano in Palestina ai suoi piedi.
“Siamo venuti per adorarlo”. L'adorazione quindi è un incontro vivo con Cristo. Rivolgi il pen-
siero a Lui. Fai silenzio dentro di te, lasciati aiutare da una preghiera o dalla lettura di un brano
della Parola di Dio.
Fissa lo sguardo sull'ostia, senza guardarti intorno e senza lasciarti distrarre da altro. “Siamo
venuti per adorarlo”
Sforzati di vedere con gli occhi del cuore. Chiedi di essere amato da Lui, che Lui venga a toccar-
ti il cuore. Non dire nulla se non te la senti. Semplicemente, se questo può aiutarti, ripeti nel tuo
cuore: Vieni, Signore Gesù. “Siamo venuti per adorarlo”
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Come diceva Giovanni Paolo II: “E' bello intrattenersi con Lui e, chinati sul suo petto come il discepo-
lo prediletto, essere toccati dall'amore infinito del Suo cuore”.
Se queste parole che hai letto non sono passate come tante altre che “affollano” la nostra vita,
volevo invitarti a venire anche te ad adorare il Signore.
Puoi venire tutti i giorni quando la chiesa è aperta oppure partecipare alla adorazione comuni-
taria che si svolge ogni primo venerdì del mese alle ore 17:00 e alle ore 21:00.
In questi momenti comunitari in ascolto della Parola, recitando alcune preghiere e cantando in-
sieme agli altri fratelli, adoreremo insieme il Signore come hanno fatto i Magi dopo un lungo
cammino e così potremo dire insieme a loro: “Siamo venuti per adorarlo”.
Massimiliano Santi
PRESEPE IN PIAZZA
Letizia Materassi
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Caritas Parrocchiale
Domenica 27 gennaio 2008 inizierà un nuovo cammino di Catechesi sulla Lettera di San Paolo Apostolo ai Ro-
mani (cap. 1 – 8), che si affianca a quello già iniziato che si tiene ogni mercoledì pomeriggio.
La nostra Parrocchia ha pensato di strutturare questo ulteriore proposta in cinque incontri, che si svolgeranno le
ultime domeniche di ogni mese a partire come detto da gennaio.
L’immagine di comunità cui aspirare e che più di altre ha ispirato questa scelta è quella trasmessa da Luca negli
Atti degli Apostoli (At 2, 42-48) “Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione frater-
na, nella frazione del pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per ope-
ra degli apostoli. Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; chi
aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno tutti
insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore,
lodando Dio e godendo la stima di tutto il popolo. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli
che erano salvati”.
La volontà è quindi quella di proporre incontri fraterni e gioiosi, caratterizzati principalmente dall’ascolto e dalla
meditazione della Parola di Dio, durante i quali ognuno si possa sentire parte viva della nostra Comunità.
Ogni incontro, che si svolgerà in Chiesa dalle ore 17,30, sarà suddiviso in tre parti: la preghiera iniziale, la medita-
zione sul brano biblico e la cena di condivisione. Le riflessioni saranno guidate dai Frati Minori del Convento di
Monte alle Croci in Firenze e dalle Suore Francescane Missionarie di Gesù Bambino di Perugia.
Il cammino è aperto a tutti, anche ai bambini, che potranno divertirsi e giocare nei locali della Parrocchia, grazie
alla disponibilità di un gruppo di giovani.
Il nuovo anno sta per cominciare e, terminati i festeggiamenti legati alla Liturgia, la Par-
rocchia riparte alla grande con la Terza Festa delle Famiglie. Così domenica 13 dalle ore
15.30 inizieremo con un momento di gioco per i bambini che speriamo siano numerosi
sia i piccoli che i più grandicelli; seguirà una merenda per meglio prepararsi alla S. Mes-
sa che seguirà alle ore 18.00. A Gesù piaceva molto stare con i bambini e soprattutto trat-
tenersi a cena con le persone, quindi perché non rimanere dopo la Messa a cena insieme?
Ovviamente chi è intenzionato meglio se avvisa per organizzarci, questi sono i numeri
delle persone da contattare: Loredana 338/4542788, Franco 338/5941287, Massimiliano
347/4401275 oppure don Giuseppe 338/5783722.
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SANT’ANTONIO ABATE:
“IL SANTO DEL PANINO BENEDETTO”
VITA
Antonio nacque a Coma in Egitto (l'odierna Qumans) intorno al 251, figlio di agiati agricoltori cristiani.
Rimasto orfano prima dei vent'anni, con un patrimonio da amministrare e una sorella minore cui badare,
sentì ben presto di dover seguire l'esortazione evangelica "Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che
possiedi e dallo ai poveri" (Mt 19,21). Così, distribuiti i beni ai poveri e affidata la sorella ad una comunità
femminile, seguì la vita solitaria che già altri anacoreti facevano nei deserti attorno alla sua città, vivendo
in preghiera, povertà e castità.
Si racconta che ebbe una visione in cui un eremita come lui riempiva la giornata dividendo il tempo tra
preghiera e l'intreccio di una corda. Da questo dedusse che, oltre alla preghiera, ci si doveva dedicare a
un'attività concreta che divenne il famoso motto Ora et labora, della regola benedettina. Così ispirato
condusse da solo una vita ritirata. In questi primi anni fu molto tormentato da tentazioni fortissime, dubbi
lo assalivano sulla validità di questa vita solitaria. Consultando altri eremiti venne esortato a perseverare.
Lo consigliarono di staccarsi ancora più radicalmente dal mondo. Allora, coperto da un rude panno, si
chiuse in una tomba scavata nella rocca nei pressi del villaggio di Coma. In questo luogo sarebbe stato
aggredito e percosso dal demonio; senza sensi venne raccolto da persone che si recavano alla tomba
per portagli del cibo e fu trasportato nella chiesa del villaggio, dove si rimise.
In seguito Antonio si spostò verso il Mar Rosso sul monte Pispir dove esisteva una fortezza romana ab-
bandonata, con una fonte di acqua. Era il 285 e rimase in questo luogo per 20 anni, nutrendosi solo con
il pane che gli veniva calato due volte all’anno. In questo luogo egli proseguì la sua ricerca di totale puri-
ficazione.
Con il tempo molte persone vollero stare vicino a lui e, abbattute le mura del fortino, liberarono Antonio
dal suo rifugio. Antonio allora si dedicò a lenire i sofferenti operando, secondo tradizione, "guarigioni" e
"liberazioni dal demonio". Il gruppo dei seguaci di Antonio si divise in due comunità, una a oriente e l'al-
tra a occidente del fiume Nilo. Questi Padri del deserto vivevano in grotte e anfratti, ma sempre sotto la
guida di un eremita più anziano e con Antonio come guida spirituale. morì, ultracentenario, il 17 gennaio
357. Venne sepolto dai suoi discepoli in un luogo segreto.
FUOCO DI SANT’ANTONIO
Tutti coloro che hanno a che fare con il fuoco vengono posti sotto la protezione di sant'Antonio, in onore
del racconto che vedeva il santo addirittura recarsi all'inferno per contendere al demonio anime dei pec-
catori.
Per questo, tra i molti malati che accorrevano per chiedere grazie e salute, molti erano afflitti dal male
degli ardenti, conosciuto anche come fuoco di Sant’Antonio, o herpes zoster, causato dal virus varicella-
zoster (VZV) che si riattiva nell'organismo in concomitanza con un indebolimento delle difese immunita-
rie a causa dell'età o patologie gravi. Si manifesta sotto forma di eritemi e vescicole con un decorso di
poche settimane. Il liquido delle vescicole è contagioso. Particolarmente fastidiosa e a volte molto dolo-
rosa è la nevralgia post-erpetica caratterizzata da dolore prolungato che può permanere a volte per an-
che un anno. Il trattamento farmacologico prevede l'uso di farmaci antivirali, però di poca risoluzione, o il
ricorso a guaritori appositi.
I PANINI BENEDETTI
I panini di sant’Antonio, quelli benedetti da comperare la mattina presto, il 17 gennaio giorno dedicato a
sant’Antonio abate, protettore degli animali e degli smemorati che a questo santo, appunto si rivolgeva-
no - e qualcuno si rivolge ancora - -invocando “sant’Antonio abate con le scarpe ricamate, col vestito di
velluto, fammi ritrovare ciò che ho perduto”, sostituendo di volta in volta alla parola “ciò” il nome preciso
dell’oggetto da ritrovare.
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