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Fabbriche dei veleni, condanna e maxi risarcimento per la Italcementi Spa. Sentenza storica del Tribunale di Foggia
La lezione di Foggia
Condanna e risarcimento milionario per la Italcementi Spa. Proprio nella terra dell’Ilva di Taranto, dell’eterna contesa tra il diritto alla salute e quello al lavoro, a soccombere è un colosso dell’industria italiana, il quinto produttore mondiale di cemento. È una sentenza storica quella del Tribunale di Foggia (sezione lavoro), pronunciata dal giudice Andrea Basta, che ha riconosciuto il nesso di casualità tra il lavoro svolto ed il tumore che ha stroncato la vita di un lavoratore foggiano 17 anni fa. Per i legali della società, il decesso sarebbe stato determinato dal fatto che “il lavoratore fosse un forte fumatore”. Ma le perizie hanno dimostrato ben altro, a cominciare dalle sostanze inquinanti presenti negli stabilimenti. A rendere giustizia ai familiari, lo studio del dottor Gerardo Cela, medico legale specialista in medicina del lavoro, il quale ha accertato che “il lavoratore versava in buone condizioni di salute sino al 1984; iniziava a presentare delle obiettive alterazioni relative all’apparato respiratorio, riscontrate nelle visite effettuate nel 1984, nel 1990 e nel 1991 presso l’istituto di Medicina del lavoro dell’Università di Bari; ‘decedeva per neoplasia polmonare maligna (microcitoma) con metastasi ai linfonodi peripancreatici”. Per il consulente giudiziale, dunque, “l’esposizione alla inalazione di sostanze nocive per l’apparato respiratorio nell’ambiente di lavoro, durata circa 25 anni, provocava prima l’insorgenza di una affezione cronica broncopolmonare e poi l’evoluzione di detta broncopatia verso la neoplasia”. Rapporto di causa-effetto e condanna, con relativo risarcimento per oltre 2 milioni di euro ai familiari.
2 visite mediche in 15 anni, nonostante i “veleni”
“Biossido di silicio e cromo, usato come colorante del cemento e cancerogeno”. Le motivazioni della decisione del Tribunale di Foggia sono perentorie, al contrario delle dichiarazioni dei direttori degli stabilimenti di Guardiaregia, Salerno, Trento, secondo cui i dipendenti avevano tutti “le mascherine protettive”, escludendo la “natura nociva delle polveri presenti nell’ambiente di lavoro”. Tesi confermata dal medico legale della Italcementi, che ha sottolineato l’esistenza di “impianti di depolverizzazione ed abbattimento delle polveri nel periodo 1984-1989, ed il regolare assoggettamento dei dipendenti a visite mediche annuali”. Per il giudice, però, le cose non stavano esattamente in questi termini. A maggior ragione in virtù dell’accordo sottoscritto dalla Italcementi con il Ministero del Lavoro a Roma, sul personale “esposto a rischi con frequenza annuale e di affidare agli istituti universitari l’individuazione dei rischi”.
CONTINUA SU…
http://isoladellefemmineitalcementieambiente.blogspot.it/2014/10/fabbriche-dei-veleni-condanna-e-maxi.html
Titolo originale
Italcementi LA TORRE a Isola Si Mobilita Il Comitato Per Il No
Fabbriche dei veleni, condanna e maxi risarcimento per la Italcementi Spa. Sentenza storica del Tribunale di Foggia
La lezione di Foggia
Condanna e risarcimento milionario per la Italcementi Spa. Proprio nella terra dell’Ilva di Taranto, dell’eterna contesa tra il diritto alla salute e quello al lavoro, a soccombere è un colosso dell’industria italiana, il quinto produttore mondiale di cemento. È una sentenza storica quella del Tribunale di Foggia (sezione lavoro), pronunciata dal giudice Andrea Basta, che ha riconosciuto il nesso di casualità tra il lavoro svolto ed il tumore che ha stroncato la vita di un lavoratore foggiano 17 anni fa. Per i legali della società, il decesso sarebbe stato determinato dal fatto che “il lavoratore fosse un forte fumatore”. Ma le perizie hanno dimostrato ben altro, a cominciare dalle sostanze inquinanti presenti negli stabilimenti. A rendere giustizia ai familiari, lo studio del dottor Gerardo Cela, medico legale specialista in medicina del lavoro, il quale ha accertato che “il lavoratore versava in buone condizioni di salute sino al 1984; iniziava a presentare delle obiettive alterazioni relative all’apparato respiratorio, riscontrate nelle visite effettuate nel 1984, nel 1990 e nel 1991 presso l’istituto di Medicina del lavoro dell’Università di Bari; ‘decedeva per neoplasia polmonare maligna (microcitoma) con metastasi ai linfonodi peripancreatici”. Per il consulente giudiziale, dunque, “l’esposizione alla inalazione di sostanze nocive per l’apparato respiratorio nell’ambiente di lavoro, durata circa 25 anni, provocava prima l’insorgenza di una affezione cronica broncopolmonare e poi l’evoluzione di detta broncopatia verso la neoplasia”. Rapporto di causa-effetto e condanna, con relativo risarcimento per oltre 2 milioni di euro ai familiari.
2 visite mediche in 15 anni, nonostante i “veleni”
“Biossido di silicio e cromo, usato come colorante del cemento e cancerogeno”. Le motivazioni della decisione del Tribunale di Foggia sono perentorie, al contrario delle dichiarazioni dei direttori degli stabilimenti di Guardiaregia, Salerno, Trento, secondo cui i dipendenti avevano tutti “le mascherine protettive”, escludendo la “natura nociva delle polveri presenti nell’ambiente di lavoro”. Tesi confermata dal medico legale della Italcementi, che ha sottolineato l’esistenza di “impianti di depolverizzazione ed abbattimento delle polveri nel periodo 1984-1989, ed il regolare assoggettamento dei dipendenti a visite mediche annuali”. Per il giudice, però, le cose non stavano esattamente in questi termini. A maggior ragione in virtù dell’accordo sottoscritto dalla Italcementi con il Ministero del Lavoro a Roma, sul personale “esposto a rischi con frequenza annuale e di affidare agli istituti universitari l’individuazione dei rischi”.
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La lezione di Foggia
Condanna e risarcimento milionario per la Italcementi Spa. Proprio nella terra dell’Ilva di Taranto, dell’eterna contesa tra il diritto alla salute e quello al lavoro, a soccombere è un colosso dell’industria italiana, il quinto produttore mondiale di cemento. È una sentenza storica quella del Tribunale di Foggia (sezione lavoro), pronunciata dal giudice Andrea Basta, che ha riconosciuto il nesso di casualità tra il lavoro svolto ed il tumore che ha stroncato la vita di un lavoratore foggiano 17 anni fa. Per i legali della società, il decesso sarebbe stato determinato dal fatto che “il lavoratore fosse un forte fumatore”. Ma le perizie hanno dimostrato ben altro, a cominciare dalle sostanze inquinanti presenti negli stabilimenti. A rendere giustizia ai familiari, lo studio del dottor Gerardo Cela, medico legale specialista in medicina del lavoro, il quale ha accertato che “il lavoratore versava in buone condizioni di salute sino al 1984; iniziava a presentare delle obiettive alterazioni relative all’apparato respiratorio, riscontrate nelle visite effettuate nel 1984, nel 1990 e nel 1991 presso l’istituto di Medicina del lavoro dell’Università di Bari; ‘decedeva per neoplasia polmonare maligna (microcitoma) con metastasi ai linfonodi peripancreatici”. Per il consulente giudiziale, dunque, “l’esposizione alla inalazione di sostanze nocive per l’apparato respiratorio nell’ambiente di lavoro, durata circa 25 anni, provocava prima l’insorgenza di una affezione cronica broncopolmonare e poi l’evoluzione di detta broncopatia verso la neoplasia”. Rapporto di causa-effetto e condanna, con relativo risarcimento per oltre 2 milioni di euro ai familiari.
2 visite mediche in 15 anni, nonostante i “veleni”
“Biossido di silicio e cromo, usato come colorante del cemento e cancerogeno”. Le motivazioni della decisione del Tribunale di Foggia sono perentorie, al contrario delle dichiarazioni dei direttori degli stabilimenti di Guardiaregia, Salerno, Trento, secondo cui i dipendenti avevano tutti “le mascherine protettive”, escludendo la “natura nociva delle polveri presenti nell’ambiente di lavoro”. Tesi confermata dal medico legale della Italcementi, che ha sottolineato l’esistenza di “impianti di depolverizzazione ed abbattimento delle polveri nel periodo 1984-1989, ed il regolare assoggettamento dei dipendenti a visite mediche annuali”. Per il giudice, però, le cose non stavano esattamente in questi termini. A maggior ragione in virtù dell’accordo sottoscritto dalla Italcementi con il Ministero del Lavoro a Roma, sul personale “esposto a rischi con frequenza annuale e di affidare agli istituti universitari l’individuazione dei rischi”.
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risarcimento per la Italcementi Spa. Sentenza storica del Tribunale di Foggia La lezione di Foggia
Condanna e risarcimento milionario per la Italcementi Spa. Proprio nella terra dellIlva di Taranto, delleterna contesa tra il diritto alla salute e quello al lavoro, a soccombere un colosso dellindustria italiana, il quinto produttore mondiale di cemento. una sentenza storica quella del Tribunale di Foggia (sezione lavoro), pronunciata dal giudice Andrea Basta, che ha riconosciuto il nesso di casualit tra il lavoro svolto ed il tumore che ha stroncato la vita di un lavoratore foggiano 17 anni fa. Per i legali della societ, il decesso sarebbe stato determinato dal fatto che il lavoratore fosse un forte fumatore. Ma le perizie hanno dimostrato ben altro, a cominciare dalle sostanze inquinanti presenti negli stabilimenti. A rendere giustizia ai familiari, lo studio del dottor Gerardo Cela, medico legale specialista in medicina del lavoro, il quale ha accertato che il lavoratore versava in buone condizioni di salute sino al 1984; iniziava a presentare delle obiettive alterazioni relative allapparato respiratorio, riscontrate nelle visite effettuate nel 1984, nel 1990 e nel 1991 presso listituto di Medicina del lavoro dellUniversit di Bari; decedeva per neoplasia polmonare maligna (microcitoma) con metastasi ai linfonodi peripancreatici. Per il consulente giudiziale, dunque, lesposizione alla inalazione di sostanze nocive per 2 lapparato respiratorio nellambiente di lavoro, durata circa 25 anni, provocava prima linsorgenza di una affezione cronica broncopolmonare e poi levoluzione di detta broncopatia verso la neoplasia. Rapporto di causa-effetto e condanna, con relativo risarcimento per oltre 2 milioni di euro ai familiari.
2 visite mediche in 15 anni, nonostante i veleni Biossido di silicio e cromo, usato come colorante del cemento e cancerogeno. Le motivazioni della decisione del Tribunale di Foggia sono perentorie, al contrario delle dichiarazioni dei direttori degli stabilimenti di Guardiaregia, Salerno, Trento, secondo cui i dipendenti avevano tutti le mascherine protettive, escludendo la natura nociva delle polveri presenti nellambiente di lavoro. Tesi confermata dal medico legale della Italcementi, che ha sottolineato lesistenza di impianti di depolverizzazione ed abbattimento delle polveri nel periodo 1984-1989, ed il regolare assoggettamento dei dipendenti a visite mediche annuali. Per il giudice, per, le cose non stavano esattamente in questi termini. A maggior ragione in virt dellaccordo sottoscritto dalla Italcementi con il Ministero del Lavoro a Roma, sul personale esposto a rischi con frequenza annuale e di affidare agli istituti universitari lindividuazione dei rischi.
Laccordo impegnava lazienda a procedere alle valutazioni ambientali sulla presenza di inquinanti, tra cui polveri, nei rispetti dei limiti dellAmerican Conferenze of Governamental Industrial Hygienists, a raccogliere i risultati delle rilevazioni in un registro istituito presso ciascuno stabilimento. Ciononostante, stando 3 alla documentazione prodotta agli atti, se dal 1990 in poi la cadenza annuale rispettata, non risulta eseguita alcuna visita dal 1973 al 1983 e dal 1986 al 1989; dal 1973 al 1989 risultano eseguite 2 visite mediche in su un arco temporale pari a circa 16 anni. Deve essere per questo che, qualche mese fa, secondo quanto riferito a lImmediato, gli avvocati della Italcementi avrebbero proposto ai parenti una transazione di 50mila euro per chiudere il caso. Una cifra ritenuta offensiva della dignit e della memoria di chi ha perso la vita per il lavoro.
Lavoro, maledetto lavoro
Nella pronuncia del Tribunale, la contesa stata forte sulleffettiva mansione svolta dal lavoratore. S perch secondo la Italcementi si sarebbe occupato delle dellattivit dello stivatore, dunque addetto a caricare i sacchi di cemento sui camion; mentre per la famiglia ricorrente in giudizio, faceva l insaccatore. In ogni caso, tuttavia, vista la documentazione prodotta dalla Spa, il giudice ha ritenuto di dover valutare come potenzialmente nocivo lambiente di lavoro. A fronte di un ambiente di lavoro potenzialmente nocivo scrive il dottor Basta nella pronuncia che la parte resistente (Italcementi) si era impegnata a monitorare e non ha monitorato, o non ha comunque provato di aver monitorato, non vi alcuna possibilit di affermare che le misure di sicurezza indicate dai testimoni fossero idonee a scongiurare i rischi esistenti. Per di pi, la societ di Bergamo, per controbattere alla perizia del consulente, ha prodotto alcuni documenti sulla sicurezza dei cementi comuni del 2011, ma che non hanno attinenza con tutto il periodo precedente. Anche per questo il Tribunale di Foggia, in primo grado, ha reso giustizia alla famiglia. Aprendo al contempo uno scenario spaventoso: quanti lavoratori alle dipendenze del colosso italiano del cemento nello stesso periodo potrebbero aver attraversato le stesse vicende cristallizzate nella sentenza?
4 Torre di Italcementi a Isola si mobilita il comitato per il no L' Italcementi vuole realizzare un nuovo impianto nello stabilimento di Isola delle Femmine. Una grande colonna, alta cento metri e larga venti che per - sostiene l' azienda - contribuir a un abbassamento delle emissioni inquinanti. L' investimento programmato di circa 70 milioni ed gi al vaglio degli uffici della Regione. Ma gli ambientalisti sono sul piede di guerra e hanno presentato un esposto al ministero dell' Ambiente per chiedere l' invio immediato di ispettori a Isola delle Femmine. L' Italcementi ieri ha inaugurato una campagna informativa ai cittadini che abitano accanto allo stabilimento, ma non solo: Tutti i gioved, fino al 14 giugno, i cancelli saranno aperti ai cittadini dalle 16 alle 20 - spiega Stefano Gardi, responsabile del servizio ecologia di Italcementi, che ha inaugurato il punto informativo - Ad accoglierli ci saranno dei tecnici che spiegheranno il progetto che vogliamo realizzare e perch si tratta di un' opera importante per migliorare l' impatto ambientale della fabbrica, e che dar lavoro a oltre 350 persone. Italcementi, attraverso la realizzazione del nuovo impianto, conta di abbassare del 90 per cento l' attuale emissione di biossido di ozono, del 50 per cento l' emissione di polveri sottili e, infine, del 10 per cento del biossido di azoto. Tenendo presente che i livelli attuali sono ben al di sotto delle soglie previste dalla legge, continua Gardi. Ieri i dirigenti di Italcementi hanno aperto, per la prima volta, l' azienda al pubblico e incontrato il vicesindaco di Isola delle Femmine, Paolo Aiello e Mario Ayello, il rappresentante del cartello di associazioni ambientaliste che racchiude l' associazione per la Tutela del mare, la Lipu e la rete di Lilliput. Siamo contrari alla costruzione di un nuovo impianto che avr comunque un pesante impatto paesaggistico - dice Ayello - La nuova torre di emissioni dei fumi porter a un incremento della produttivit del 25 per cento, ma anche ad una crescita dei consumi d' energia del 20 per cento e a un aumento di estrazioni di materie prime del 15 per cento. Questo sito, di grande interesse ambientale, non pu sopportare incrementi di questo genere. La Regione ha chiesto all' Italcementi di presentare un documento di impatto ambientale: Ma contiamo di avere a breve tutte le autorizzazioni, che per un impianto uguale, a Matera, abbiamo gi ottenuto - conclude Gardi - Siamo pronti a dare tutte le spiegazioni ai cittadini che vorranno visitare la fabbrica nelle prossime settimane, abbiamo gi preso appuntamenti con associazioni dei commercianti e scolaresche. a. fras. 25 maggio 2007 sez.
IL VENTO CHE ACCAREZZA ISOLA Isola delle Femmine (Palermo)
Erano gli anni 50 quando, nelle vicinanze del piccolo centro di pescatori di Isola delle Femmine, una nuova azienda (ora Italcementi SPA) installava un impianto per la produzione del cemento.
Oggi quello stesso allestimento sembra non rispondere pi alle esigenze di una realt territoriale ancora ristretta, ma che intorno ad esso si sviluppato per anni derivando dallo stesso paese la maggior parte della forza lavoro della fabbrica.
Le attenzioni della popolazione sembrano, per, col tempo, essersi spostate dai vantaggi economici che la vicinanza dello stabilimento portava, agli inevitabili effetti che questo ha sull ambiente e sulla salute dei cittadini.
Preoccupazioni che, a quanto riferisce Antonino Rubino, impiegato amministrativo della Italcementi SPA, non sono passate inosservate alla stessa fabbrica che si adopera gi da tempo per rispettare i limiti di sicurezza imposti dalle normative nazionali ed europee sulle esalazioni causate dall incenerimento dei rifiuti di produzione.
Nonostante queste rassicurazioni buona parte dei cittadini continua ad essere preoccupata dalla vicinanza dell edificio(appena 5-00 m) e, rappresentata Da Pino Ciampolillo e dal suo comitato cittadino, chiede che l azienda faccia chiarezza sulle problematiche da essi sollevate.
La questione,che riconosciuta come la principale da entrambe le voci in campo, quella del combustibile utilizzato e degli effetti che questo ha sulla salute.
Uno, in particolare, il nome che esce fuori da qualsiasi documento riguardante la faccenda: Petcoke.
Facciamo un po di scienze. 6
Il petcoke una sostanza derivata dalla ulteriore lavorazione degli scarti del petrolio, altamente cancerogena, ma che nei processi produttivi, quali quelli della Italcementi, permette notevole risparmio energetico nonch economico.
Il problema che per rimanere nei limiti di utilizzabilit e di sicurezza deve continuamente essere centrifugato; se lo si lascia fermo, o lo si brucia, allora si producono emissioni altamente pericolose per la salute umana.
Nel gennaio del 2006 lARPA (Associazione Regionale Protezione Ambiente) ha effettuato un sopralluogo presso il deposito di combustibile solido della Italcementi, evidenziando gravi carenze nel sistema di impermeabilizzazione delle aree per lo stoccaggio del petcoke.
Il sig. Rubino ha subito tenuto a sottolineare che lARPA non ha per rilevato infiltrazioni nel sottosuolo e che lazienda ha realizzato quelle opere necessarie a raggiungere la sicurezza del sito.
Dopo numerosi atti di diffida presentati all azienda a partire da quello stesso anno, la Italcementi ha deciso, nel 2007, di intraprendere un percorso dispendioso (70 mln di euro circa) nel tentativo di diminuire ulteriormente le emissioni nocive.
infatti in corso un iter burocratico per la costruzione di un impianto produttivo che andrebbe a sostituire quello tuttora in funzione.
La torre, alta pi di 100 m e larga intorno ai 40, avrebbe un negativo impatto ambientale ma dal punto di vista delle normative limiterebbe ulteriormente le emissioni gassose.
Bisogna sottolineare che ancora non pronto nemmeno il progetto di questa torre e che limpianto continua a produrre gas nocivi.
Pronte le critiche del comitato Isolapulita.
Per legge, ci dice Ciampolillo, i cementifici hanno lobbligo di utilizzare le migliori tecnologie sul mercato al fine di diminuire o annullare linquinamento atmosferico.
La nuova torre ha per un difetto. 7
Ridurrebbe sicuramente la sua sfera di influenza negativa su Isola, ma, a causa della sua altezza, andrebbe ad avere effetti sulle zone circostanti di Palermo e Capaci.
Le critiche non si fermano qui; [] il progetto continua Ciampolillo stato presentato facendo riferimento solo alla torre, senza fare alcun cenno alle emissioni che vengono prodotte anche in altre zone dello stabilimento (basti guardare i mulini e uno dei camini in funzione, alto 65m) o il ricavo stesso della materia prima che continua a mettere in pericolo la stabilit stessa della montagna.
Questo ultimo punto molto interessante.
Gi in passato, infatti, la montagna, dalla quale si ricava la materia necessaria ai processi di cementificazione, aveva dato segni di instabilit e costretto lazienda a terminare i lavori per spostarsi su altri versanti.
Torniamo a parlare del petcoke. Abbiamo gi detto che una sostanza altamente cancerogena, ma il sig. Ciampolillo, durante lintervista, ci informa che proprio a causa delle sue caratteristiche, esso riconosciuto alla stessa stregua delle armi chimiche e che, quindi, deve essere manovrato con alcuni accorgimenti.
Gi il fatto che la Italcementi lo abbia bruciato per un certo periodo nei suoi lavori (senza denunziarne lutilizzo, sottolinea Ciampolillo) non un fatto positivo, ma egli ci informa, e non lunico a dirlo, che ogni tre mesi per un certo periodo di tempo le scorie petrolifere venivano maneggiate dagli operai dellazienda senza alcuna precauzione, in capannoni a cielo aperto o in navi adibite (si fa per dire) al trasporto.
Gli effetti che l uso indiscriminato di questa sostanza ha avuto sulla popolazione rintracciabile in alcuni referti medici, non necessariamente riconducibili, aggiungiamo noi, allutilizzo del petcoke.
Nonostante tutte le critiche mosse all impiego di questa sostanza, Rubino insiste nel ricordare che ancora in corso, da parte di aziende specializzate, un analisi sugli effetti del residuato e che lamministrazione aspetta i risultati degli studi per attuare la giusta scelta sulla sua applicazione.
8 Concludiamo con una questione che non ci sembra di secondaria importanza.
La popolazione che vive a Isola divisa tra chi appoggia l industria, chi la critica e chi, invece, si sottrae a qualsiasi posizione.
facile riconoscere nei fiancheggiatori della fabbrica i suoi operai che, almeno pubblicamente, non si esprimono in modo negativo sul lavoro dellazienda.
Degli oppositori abbiamo parlato lungamente, riconoscendo nelle loro tesi il timore per gli effetti negativi che linquinamento ha su salute e ambiente.
Gli altri, appartengono a quella razza che si dimostra essere conciliante con entrambe le parti (a quanto pare il sindaco del paese non si sottrae a questa regola) o che, adeguatamente accontentato, non si angoscia nel cercare un motivo di preoccupazione (la chiesa ha ricevuto da poco un pulmino nuovo da parte dell azienda in questione).
Ci riteniamo al di sopra delle parti in causa, quindi non ci esprimiamo in favore di una o dellaltra, riconoscendo in entrambe le voci un senso comune di fare chiarezza e stabilire regole comuni, nonch il bisogno di fare valere le proprie posizioni.
Non possiamo per esimerci dal riportare il sentimento di disagio della popolazione a causa dellinutile apatia di chi non ha rispetto n per se stesso, n per le istituzioni che rappresenta, n per le posizioni che ha dovere di prendere in merito al benessere della sua stessa societ.
Un male, purtroppo, diffuso in tutto il mondo ma non per questo giustificabile.
Marco Salici
http://www.articoloventuno.net/ART21_85.pdf
9 isola delle femmine Il Tar conferma "No al pet-coke" No all' utilizzo del pet-coke da parte della Italcementi a Isola delle Femmine. Il Tar ha rigettato nel merito il ricorso presentato dalla cementeria contro l' assessorato Ambiente che di fatto bloccava l' utilizzo di questo combustibile. Il pet-coke il combustibile primario per l' industria del cemento in Europa e lo usiamo in tutti gli altri nostri impianti, replica Italcementi.
Isola delle femmine Fumo alla Italcementi esposto in Procura Una nube di fumo nero, proveniente dai capannoni della Italcementi di Isola delle Femmine, si alzata in cielo provocando il panico tra i residenti. Dopo la diffida dell' assessorato Ambiente all' azienda, gli atti sono stati gi trasmessi in Procura.
la diffida Le emissioni dell' Italcementi di Isola delle Femmine sono inquinanti e cancerogene. Per questo motivo l' assessorato regionale al Territorio ha diffidato l' azienda, dopo che lo scorso anno alcune associazioni ambientaliste avevano presentato un esposto. Secondo la perizia dell' Arpa l' azienda di Isola delle Femmine causa variazioni della qualit dell' aria per gli inquinanti emessi in atmosfera, modifiche all' impianto e al ciclo produttivo senza preventiva autorizzazione, utilizzo del petcoke, sottoprodotto della lavorazione del petrolio, come combustibile. La diffida dell' assessorato arriva dopo che lo steso provvedimento era stato preso dal comune di Isola. La ditta - si legge nella diffida - non ha indicato i combustibili autorizzati n la data di inizio di impiego del petcoke. La natura del petcoke non compare nei rapporti di prova relativi alle misure periodiche delle emissioni in atmosfera e le modalit di gestione non sono citate nei decreti autorizzativi. 19 settembre 2006 sez. http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/09/ 19/la-diffida.html?ref=search
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Timori e tremori sotto le ciminiere viaggio a Isola, paese nella polvere Piove cemento nel paese che trema. Il prezzo del progresso a Isola delle Femmine lo paga chi sta accanto alla Cementeria. Respira le polveri che arrivano ovunque e convive con il fremito provocato dagli impianti. Le centraline dell' inquinamento dell' Arpa e della Provincia non sempre funzionano, ma lo stabilimento della Italcementi lavora sempre. Al banco dello sviluppo si scambia la salute per un posto di lavoro, e cos Isola soffre e tace. Chiunque ha un parente o un amico che lavora l dentro, e la risposta un ritornello: Non voglio guai - dice un ex dipendente che abita vicino alla guardia medica - ma a casa mia, a causa del rumore e dei movimenti causati dai macchinari, le mattonelle del balcone si sono allargate e in un pilastro spuntata una crepa. Ci vorrebbe un avvocato, ma chi lo paga?. L' ultimo allarme proviene da un canale di acque reflue che si riverserebbe nel torrente Rio Fosso Morto e che ha fatto scattare la denuncia per i titolari della Italcementi e della Isac, la ditta cui affidata la gestione della cava dalla quale si estrae il materiale per la fabbrica. Non ho ricevuto alcun provvedimento dell' autorit giudiziaria - dice Giovanni La Maestra, direttore della Cementeria - Non abbiamo scarichi illegali nel golfo. Siamo disponibili a fornire le informazioni necessarie. Riguardo alle vibrazioni che i cittadini lamentano, le abbiamo gi ridotte. Inquinamento e rumori a parte, sono le polveri a far paura. Chi se la passa peggio abita nelle case popolari, costruite vicino all' impianto. Questa fabbrica mi ha dato il pane - dice Pietra Patern indicando le ciminiere dalla finestra - perch mio marito ci lavorava fino a poco tempo fa, ma adesso non ne posso pi. Per pulire non basta l' acqua, ci vuole lo scalpello. Stiamo chiusi in casa. Chi deve stare fuori perch ha un negozio, invece, non rinuncia a dare battaglia: Non ho niente da perdere - dice Antonino Cardinale, fabbro - Sono costretto a lavare con l' acido muriatico perfino la ciotola del cane. Le finestre non scorrono pi, per il cemento che si accumula. e la grondaia diventata pesante, perch l' acqua trasporta anche la polvere che proviene da l dietro. Al cemento si aggiunge il rumore. La porta in metallo verde che chiude il negozio trema per i macchinari della fabbrica: A volte non si riesce neanche a dormire. Il sindaco Gaetano Portobello ha gi avviato un tavolo di concertazione: Aspettiamo il prossimo incontro di aprile - dice - e analizzeremo i dati delle centraline. Nel frattempo nato il Comitato tutti per Isola, coordinamento tra residenti e associazioni ambientaliste, per fare chiarezza anche sulla messa in sicurezza del pet-coke, un combustibile classificato come pericoloso e cancerogeno, utilizzato dalla Cementeria. L' Arpa, in una nota del 30 gennaio, a seguito di un sopralluogo al deposito di combustibile della Italcementi in localit Raffo Rosso, scrive che sul sito bisognerebbe valutare la necessit 11 di un intervento di bonifica, adeguare l' impermeabilizzazione di tutto il fondo della cava e predisporre un piano di monitoraggio delle acque e dell' aria per controllare il contenimento delle emissioni. ADRIANA FALSONE
L' Italcementi e l' inquinamento Simone D' Angelo, Gioacchino Lucido, Giuseppe Rubino, Baldassarre Privolizzi Rsu Italcementi, Isola delle Femmine In riferimento all' articolo sull' Italcementi pubblicato due giorni fa sulle pagine locali di Repubblica. I lavoratori dell' Italcementi, rappresentati dall' Rsu, vogliono puntualizzare che non si mai scambiata la salute per un posto di lavoro. La lotta sindacale, all' interno dello stabilimento si sempre fatta nel rispetto del contratto di lavoro e della salute dei lavoratori. I lavoratori che per la maggior parte abitano a Isola delle Femmine hanno a cuore come e pi di tanti altri l' ambiente perch ad Isola vivono i loro familiari e credono che nessuno possa mettere a rischio la salute dei propri figli, barattandola al banco dello sviluppo per un posto di lavoro. Noi vogliamo puntualizzare che non siamo preoccupati in nessun modo del pericolo di perdere il posto di lavoro perch siamo consapevoli che vengono rispettate le norme. L' Italcementi ha investito ed investe nel miglioramento degli impianti soprattutto sotto il profilo ambientale che per la qualit. Quindi facciamo cemento, lo sappiamo fare e lo continueremo a fare nel rispetto delle regole e delle leggi. L' impatto della presenza nel territorio, da oltre 50 anni non ha certamente impedito la preservazione di siti ambientali che oggi sono riserve naturali. Circa l' impatto negativo della nostra attivit crediamo che molte dichiarazioni siano solo frutto di rancori personali. Bisogna parlare con fatti e numeri alla mano e se anche le centraline dell' Arpa, come dice la stampa, in alcune occasioni non funzionano, non hanno mai rilevato alcun superamento dei limiti stabiliti dalle leggi. giusto controllare ma non strumentalizzare. Ad Isola non piove cemento, l' aria pulita e c' un bellissimo mare. Infatti molte persone si sono trasferite dalla citt nel nostro paese e noi siamo fieri di abitarci e di lavorare all' Italcementi. A seguito delle notizie apparse sulla stampa nazionale i rappresentanti della RSU, a nome dei lavoratori, precisano, inoltre, quanto segue: la produzione all' interno dello stabilimento avviene nel rispetto delle normative esistenti, sia riguardo le emissioni sia riguardo la sicurezza dei lavoratori. Il costante miglioramento dell' impatto ambientale oltre i minimi di legge e inoltre lo stabilimento certificato secondo la norma europea per il rispetto ambientale.
A Isola delle Femmine, la magistratura intervenuta dopo la scoperta di un canale di scolo illegale dove confluivano le acque reflue provenienti dallo stabilimento Italcementi e mediante il quale venivano poi immesse nel torrente Rio Fosso Morto. I carabinieri del nucleo operativo ecologico hanno denunciato, con l' accusa di scarico di acque reflue nel sottosuolo, il rappresentante dello stabilimento di Italcementi Giovanni La Maestra e due rappresentanti della ditta Isac di Palermo a cui affidata la gestione della cava da cui si estrae il materiale per la fabbrica.
Isola, il cielo si tinge di rosso Italcementi ora deve spiegare Succede spesso, accade che il cielo diventi opaco e si tinga di rosso. Proprio l, sopra le cementerie di Isola delle Femmine. Da anni i residenti denunciano quello che temono sia una nube tossica. Ma nonostante i controlli e le rassicurazioni successive, il fenomeno si ripete e dopo il Parlamento europeo il caso arrivato adesso all' Assemblea regionale e alla Camera. La difficile convivenza tra l' impianto industriale di Italcementi e la gente di Isola, del resto, ha prodotto un carteggio alto una spanna. Intorno al temuto rischio i residenti si sono mobilitati e hanno coinvolto anche un comitato intercomunale. Perch se l' epicentro di quella che sembra una minaccia ambientale certamente Isola, a dirsi preoccupati sono anche i residenti di Torretta e Capaci. Vorremmo chiarezza. Il cielo si colora di rosso e questo certamente non normale - dice Mario Ajello presidente dell' Associazione per la difesa del mare e del territorio - Tra l' altro il meccanismo di misurazione delle emissioni suscita qualche perplessit, ma le cause di questi strani fenomeni non sono state accertate. La Italcementi per rassicura e di fronte alle preoccupazioni oppone i risultati delle analisi condotte tramite i misuratori di continuo di cui dotato l' impianto. Tuttavia non basta a fugare i dubbi. Al contrario - aggiunge Ajello - sappiamo che se 13 da una parte l' Arpa, l' agenzia regionale di protezione ambientale, non in grado di rilevare l' aria che esce dai comignoli, dall' altra la cementeria ha un impianto che ad ogni anomalia smette di funzionare e non registra pi nulla. La Provincia ci ha offerto un apparecchio mobile per monitorare le emissioni ma alla fine si guastato. Un supplemento di controlli a questo punto si impone. E' quanto chiedono i deputati europei con una interrogazione depositata da Monica Frassoni, vice presidente del gruppo dei Verdi al Parlamento europeo. Secondo il registro europeo delle emissioni inquinanti, - si legge nell' interrogazione - gli impianti della cementeria emettono monossido di carbonio, anidride carbonica, ossido di azoto, ossido di zolfo e polveri sottili, provocando fenomeni frequenti e diffusi di inquinamento atmosferico e acustico, con grave danno per la popolazione residente e per le attivit turistiche. Queste preoccupazioni sono riprese anche nell' interpellanza depositata all' Ars da Leoluca Orlando e Lillo Miccich di Sicilia 2010. Nell' atto ispettivo, a cui hanno fatto seguito interrogazioni alla Camera firmate da Giovanni Russo Spena del Prc, Ermete Realacci della Margherita, Luana Zanella e Paolo Cento dei Verdi, Fulvia Bandoli e Fabrizio Vigni dei Ds - si sottolinea l' importanza economica della cementeria ma, nello stesso tempo, si chiedono iniziative a tutela dell' ambiente e della salute dei dipendenti e dei cittadini. L' interpellanza sollecita il recupero ambientale della zona oltre che verifiche e valutazione dei progetti secondo le normative Ue, l' applicazione di standard di controllo adeguati su tutti gli scarichi allo scopo di salvaguardare l' integrit delle falde idriche.
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