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I Delitti della Royal Society:

Il Demone Rosso
Lon Dacoste
17 Gennaio 2009
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Introitus
Londra, 1666
Nero, Bianco e Rosso. Tutti e tre questi colori vivevano
silenziosi nello studio di Thomas Fairfax in una traversa di
Old North Road. Il nero della notte avvolgeva lo studio,
il bianco delle vesti immacolate aveva smesso di sospirare,
mentre il rosso del sangue scivolava lentamente a terra.
Ripetutamente
goccia
dopo
goccia.
Tutto questo, per, Mary non poteva saperlo. Mary era
solo una sguattera che avanzava a fatica sotto il peso della
cesta piena di panni lavati. Camminava tenendo docchio
le nestre delle case che si affacciavano cupe sulla strada
fangosa verso il recinto della Torre. Sorvegliava le nestre
delle case, che non si aprissero allimprovviso per riversare
sporcizie sul suo candido bucato. Anche se lepidemia di
peste si era quasi completamente sopita, la gente non usci-
va volentieri per le strade, tanto meno per buttar nel canale
un po di escrementi. Preferiva rimanere chiusa in casa e
svuotare i bisogni dallalto: che stesse attento chi passava!
Mary stava attenta. E continu a stare attenta ancora
per un bel pezzo di strada, nella prima luce del mattino.
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Inne giunse alla porta di una casa pi signorile delle al-
tre, con il primo piano in pietra, un portone austero e tanto
di battente. Con la sua chiave entr da una piccola por-
ta di servizio a lato del portone. La moglie di Sir Fairfax,
che Dio lavesse in gloria, si dava di lei e, a suo tempo,
le aveva dato le chiavi: cos Mary poteva andare e venire
e badare alla casa senza svegliare i padroni. Lady Fairfax
era morta un anno addietro. La morte Nera se lera presa e
con lei anche il marito e il glio di Mary, che ora era quindi
sola. Aveva continuato ad andare a servizio e a badare al
padrone, sempre pi perso nei suoi pensieri di scienziato.
Ultimamente, per, lo aveva visto particolarmente stra-
lunato. Che fosse un tipo strano non vi era dubbio, ma
certo non cattivo e tantomeno in grado di badare a se stes-
so. Mary era cos restata, e aveva nito per passare pi
tempo dal padrone che nella sua desolata catapecchia nel
quartiere di Eastcheap, ora quasi sempre vuota.
La notte prima era tornata a casa, aveva fatto il bucato,
e dormito qualche ora: si era alzata che lalba non erac an-
cora sorta, ma in tempo per comprare una pagnotta ancora
calda dal signor Farriner, il fornaio di Pudding Lane, e si
era fatta una bella camminata per arrivare n l.
Entr nella casa che era ancora buia e silenziosa. Il pa-
drone probabilmente stava dormendo, data lora. Ciabat-
tando nella penombra port i panni nella lavanderia, ap-
poggi il pane nella dispensa, e accese il fuoco sotto il pa-
iolo, per preparare la colazione. Era ne estate e faceva un
bel caldo, aveva piovuto poco e lei era tutta sudata. Si sen-
tiva la gola secca e quindi bevve un sorso dalla brocca di
birra nella dispensa. Un po rancida, ma ancora buona.
Sal al piano di sopra, per svegliare il padrone. La porta
della camera da letto era aperta, il letto intatto. Si vede che,
come spesso faceva, era rimasto nello studio e si era addor-
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mentato alla scrivania. Vecchio matto. Apr la nestra della
camera per dare un po aria e si affacci per controllare la
strada, che era ancora vuota e silenziosa. Laria frizzante
le riemp i polmoni. Usc dalla stanza e si avvi verso lo
studio del signor Fairfax. Apr la porta ed entr.
Era come aveva pensato. Per quanto la stanza fosse buia
distinse bene la sagoma del signor Fairfax, con la camicia
da notte, appoggiato sulla scrivania: si era addormentato.
Ciabatt no alla nestra per fare entrare luce e svegliare il
padrone, e fare escire quellodore dolciastro di chiuso. La
prima luce dellalba penetr come una lama nello studio
polveroso. Mary si volt verso la scrivania.
Sar ora di svegliarsi Signore, ho preparato. . . il su-
dore le si gel lungo la schiena, e le manc il ato.
Il ripiano era completamente coperto di sangue rappre-
so, colato lungo i anchi no al pavimento. Fiotti di sangue
sembravano essere usciti dalla bocca e dal naso disegnan-
do macabre geometrie sulla sua veste bianca. Dagli occhi,
dilatati di terrore, lacrime di sangue rigavano il volto. Gli
oggetti della scrivania erano sparpagliati per tutta la stan-
za, come se Fairfax, negli ultimi momenti di agonia, avesse
annaspato in cerca di chiss che appiglio o aiuto. Le ma-
ni, artigliate ai bordi della scrivania, sembravano cercare
di aggrapparsi alla vita che se andava con il suo sangue. . . .
Mary cacci un urlo stridulo, che risuon attraverso la
nestra e per tutta la strada silenziosa, rivolse il bianco
degli occhi al cielo e svenne.
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Capitolo 1
Un inspiro.
Silenzio. Silenzio ovunque, nelle distese della sua mente.
Un punto. Un punto, sorgente di ogni forza, che irradia
senza conni. Con un leggero sforzo di volont ripens al
suo corpo. Le sensazioni erano ancora lontane, attuite, co-
me prive di contenuto.
Un espiro.
Lento, calmo, uido. Sentiva nuovamente il calore vitale
del sangue che si diffondeva negli arti. Riprendeva posses-
so delle dita intorpidite dallimmobilit della concentrazio-
ne.
Spalanc gli occhi.
La luce cominciava a ltrare dalla nestra. E comincia-
vano ad arrivare i rumori dalla strada.
Blackraven Alley era solo una piccola traversa secon-
daria della affollata Thames Street, ma la vicinanza con il
ume creava un certo trafco commerciale.
Ulysses era stato fortunato a trovare quel posto, quando
era arrivato a Londra. Il quartiere in s, in effetti, lasciava
alquanto a desiderare, tuttavia era abbastanza vicno alla
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8 CAPITOLO 1.
Royal Society, al Gresham College, e per lui era certamente
un vantaggio.
La mente di Ulysses era ancora limpida e silenziosa.
Il gioco anarchico dei pensieri sembrava aver fatto spa-
zio a una calma profonda e senza conni.
Lasci scorrere lo sguardo sulle pareti della stanza.
In poco tempo aveva ricavato un piccolo studio. Niente
in confronto a quanto aveva lasciato a Boston, ma era me-
glio che niente. Guard le coste dei libri, che conosceva a
memoria, oramai consunte dalluso continuo.
Inframmezzati ai libri cerano pochi oggetti, ognuno dei
quali per smuoveva intensi ricordi. Un coltello di selce,
simbolo della fraterna amicizia di uno sciamano; un tali-
smano dottone proveniente dal ghetto ebraico di Venezia;
una collana con un pendaglio, lultimo ricordo di lei.
Allung la mano verso lo scaffale pi vicino, prese e
soppes la tabacchiera dargento. Quella era lunico lega-
me tangibile con il caso di Boston, ma al solo toccarla la
storia gli scorreva di nuovo davanti agli occhi. . . .
Si alz e si diresse accanto al suo telescopio vicino alla
nestra.
Il suo telescopio.
Osservare le stelle lo aiutava a pensare. Cos tutte le vol-
te che si trovava davanti ad un problema di difcile risolu-
zione, Ulysses si perdeva negli spazi celesti, contemplando
stelle e pianeti in cerca di una fortunata intuizione.
Intanto gi in strada cera gi un certo andirivieni di
gente varia: sguattere, lavandaie, carrettieri, la strana e mul-
ticolore fauna di Londra che da qualche tempo, da quando
il contagio era iniziato a diminuire, aveva cominciato a ri-
popolare le strade. Un uomo stava passando, curvo sotto
un quarto di bue malamente avvolto in una tela. Si diri-
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geva certo verso una bottega di Eastcheap, il quartiere dei
macellai, pieno di botteghe, di frattaglie e di topi.
Dimprovviso il suo sguardo fu attratto da uno strano
movimento in fondo alla strada, verso Thames Street. Una
robusta signora che sembrava quasi perdere lequilibrio,
un vecchio che alzava il suo dito in segno di rimprovero.
Cricket correva come un daino lungo Blackraven Alley,
saltando gli ostacoli delle ceste di frutta e patate appoggia-
te fuori delle botteghe, scansando i passanti per un pelo.
Non che avesse fretta; quella era la sua normale velocit di
spostamento.
Piccoletto e magro come un chiodo, aveva sempre cor-
so, correva persino sul posto, invece di star fermo. La cosa
gli tornava comoda, per spostarsi nei vicoli della citt, a
volte rincorso da qualcuno che aveva derubato.
Lattivit principale di Cricket era chiaramente il bor-
seggio. Ci aveva provato anche con Ulysses a suo tempo,
appena sbarcato. Di solito gli stranieri appena arrivati a
Londra non si accorgevano di niente. Di certo Cricket non
poteva immaginare che Ulysses, sebbene carico di borse e
evidentemente forestiero, fosse anche abbastanza veloce e
sveglio da gelarlo con la mano e uno sguardo, prima an-
cora che lui potesse anche solo avvicinarsi seriamente alla
borsa.
Ulysses non se lera presa per quel tentativo malriusci-
to. Quel ragazzino gli era rimasto simpatico, e gli aveva
fatto pena, piccolo selvaggio orfano in quella citt deva-
stata dalla peste: aveva capito subito che era sveglio e si
muoveva bene nel suo ambiente: a lui che non conosceva
la citt, poteva far molto comodo. Era stato Cricket, infatti,
a trovargli un alloggio conveniente.
Signore, Signore! chiam forte, bussando trafelato al-
la porta della casa
10 CAPITOLO 1.
Che c, Cricket ? disse Ulysses, che intanto era sceso,
aprendo la porta
Notizie. Grosse notizie. Notizie che la possono inte-
ressare
Cricket era uno dei capi di una banda di orfanelli lon-
dinesi, cos radicata nel territorio da aver come concorren-
te solo la Chiesa. Ulysses ne approttava per avere sem-
pre notizie fresche degli accadimenti cittadini. In compen-
so il moccioso sapeva che a casa di Ulysses cera sempre
un piatto pronto per lui, ed eventualmente un posto dove
dormire.
Racconta gli disse spostandosi in un piccolo soggior-
no.
Ulysses non fece in tempo a raggiungere la sedia che
Cricket stava gi addentando la forma di pane posata sul
tavolo. Sorrise guardandolo mentre lottava con la forma di
pane.
Mangia qualcosa, se vuoi, non fare complimenti disse
Ulysses. La fame era tanta in quei giorni, e un adolescente
sempre in corsa di fame ne aveva ancora di pi.
E successa una cosa orribile bofonchi Cricket che si
era lasciato andare su una sedia
Vedi di inghiottire il boccone, se no non capisco
Ulysses gli allung la brocca dellacqua e Cricket ne tran-
gugi una sorsata.
E successa una cosa terribile ansim.
Dimmi
Hanno trovato un morto, non lontano da qui
Con la peste che appena nita non mi pare una gran-
de notizia. Ce ne saranno almeno sessantamila
Ma questo non morto di peste, morto per una ma-
ledizione!
Ulysses si fece pi attento. Il termine maledizione sta-
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va ad identicare una morte in condizioni straordinarie ed
una causa ignota. Molto spesso dietro una cosddetta male-
dizione si nascondeva una patologia ancora non identica-
ta, oppure un curioso ed inspiegato fenomeno della natu-
ra. Tutte cose che attiravano lattenzione della Royal Socie-
ty, ed in praticolare di Boyle che catalogava ogni genere di
curiosit e scherzo della natura, convinto che in un futuro
sarebbe risultato utile.
Una maledizione? Questo gi pi interessante. Con-
tinua, perch dici che stato vittima di una maledizione?
Non si muore in quel modo senza una maledizione
E come sarebbe morto questo soggetto maledetto?
Sputando, pisciando e cacando sangue come una fon-
tana!
Ulysses fece un piccolo soprassalto, Cricket aveva fatto
il suo punto. Cerc di non farsi vedere turbato.
E tu come lo sai?
Corrono voci era la formula classica di Cricket, ed ef-
fettivamente non si sarebbe potuta trovare una frase pi
adeguata per descrivere dei bambini che correvano sen-
za posa per le strade di Londra, diffondendo il panico su
una presunta maledizione. Comunque, Cricket tendeva a
non riferire con precisione come era venuto a sapere le co-
se, non faceva nomi, n di luoghi n di persone. Era una
buona regola, in quella citt.
Non fare il furbo con me, Cricket...
C un capannellosacco di gente fuori della porta del
morto, e la governante della casa, che lo ha trovato, sta
sbraitando a tutti i venti quello che successo, pare una
gallina spennata
Governante? di quei tempi avere una governante non
era cosa comune, specie in quella zona di Londra, e Cricket
aveva detto che il morto stava a poca distanza da l.
12 CAPITOLO 1.
Ma chi il morto?
E per questo che ve lo sono venuto a dire. Pensavo
che vi potesse interessare, visto chi era
E chi , allora ?
Il dott. William Hopton
Ulysses dette un soprassalto. Conosceva bene William
Hopton. Era un membro della Royal Society, pi volte ave-
va parlato con lui: una brava persona. Non aveva famiglia
e viveva solo, con una vecchia governante, a poca distan-
za da l, in una traversa di Thames Street. Ci passava da-
vanti quasi tutte le mattine, e qualche volta Hopton lo ave-
va invitato a bere un t. La governante faceva dei biscotti
deliziosi.
Cricket vide il volto pensoso di Ulysses. Evidentemente
quella notizia gli aveva scatenato un susseguirsi di pensie-
ri. Cricket volle interromperli, perch cera dellaltro con
cui strupire il suo benefattore.
Ma non tutto
Ulysses lo guard perplesso.
Come sarebbe non tutto?
La stessa morte, stamattina lhanno trovata addosso a
Sir Thomas Fairfax alla Old North Road
Ulysses rimase impietrito. Due membri della Royal So-
ciety. In un solo giorno. Morti.
Lhanno trovato morto in un lago di sangue conti-
nuava Cricket, ma Ulysses era troppo immerso nei suoi
pensieri per sentirlo.
Doveva capire cosa stava succedendo.
Sei libero, ora? gli domand Ulysses.
Sempre al suo servizio
Bene: torna a casa del morto, e vedi di sapere tutto
quello che puoi. D alla governante che mi hai informato,
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e che mi dispiace molto per il suo padrone. Dille che pi
tardi passer a farle visita
Va bene signore Cricket dopo aver dato un ultimo
morso al pane si alz, le gambe gi in movimento vi faccio
sapere
Si, fammi sapere disse Ulysses sorridendo, lancian-
dogli un paio di monete che Cricket acchiapp al volo. In
un lampo era gi fuori in strada che correva.
Ulysses richiuse la porta, pensoso. Due scienziati, mor-
ti nella stessa mattina, nel centro di Londra, trovati in un
lago di sangue. Come una fontana aveva detto Cricket.
Strana morte. Rientr nello studio, and a uno scaffale, e
prese un libriccino rilegato in cuoio, le pagine tte tte di
una scrittura minuta e precisa. Cominci a sfogliarle alla
ricerca di unidea che lo illuminasse senza ottenere alcun
risultato.
Prese in mano un altro libro pi voluminoso, ma si do-
vette interrompere quasi subito.
Forse qualcuno aveva bussato.
Bussarono pi forte.
14 CAPITOLO 1.
Capitolo 2
Lalba sorgeva sullAtlantico. Elder Howe distingueva a
malapena la riga dellorizzonte, che separava il grigio del
mare dal grigio del cielo, uguali, se non fosse stato per le
creste bianche delle onde.
La Magister avanzava con mezza velatura, piegato sotto un
vento di Nord-Ovest.
La costa non si vedeva ancora, ma se continuava cos Bri-
stol sarebbe stata in vista prima di sera. Elder si alz dal
mucchio di gomene arrotolate dove stava mezzo addor-
mentato, pass accanto a Martin, legato alla ruota del ti-
mone, che gli fece un breve cenno di saluto, e raggiunse la
balaustra alta sopravvento.
Non cera nessun altro in coperta. Dormivano tutti nel-
la stiva, in quel camerone con tutte le amache attaccate al
softto, tte tte, dondolanti senza sosta con i movimenti
della nave. Elder non ci stava volentieri: il puzzo era trop-
po forte. Invece in coperta il vento salmastro portava via
ogni odore. Anche se si era imbarcato, Elder Howe non
amava la vita di mare. A differenza del fratello che aveva
girato le colonie in lungo e in largo prima di fermarsi nel
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16 CAPITOLO 2.
Derbyshire, lui era rimasto a terra quasi tutta la vita e, pro-
babilmente, una volta tornato non sarebbe ripartito. Quel
vento e quellacqua non gli davano tregua.
Acqua e vento.
Acqua salata che lavava via tutto, lo sporco della coper-
ta, il sangue degli sputi dei marinai, con le gengive mar-
toriate dallo scorbuto. Vento e acqua in moto incessante,
capaci di lavare via tutto, qualsiasi cosa.
Volesse il Cielo, che il vento e lacqua del mare avesse-
ro potuto lavar via quelle immagini e quei ricordi che lo
facevano impazzire.
Guardava la supercie dellacqua, di un blu profondo,
irreale.
A volte gli sembrava dessere come il mare: una sem-
plice supercie dacqua che separava la luce dallabisso.
Chiss quali mostri infernali nuotavano sotto quel sot-
tile foglio dacqua. Li vedeva ogni volta che chiudeva gli
occhi.
Ogni volta che chiudeva gli occhi.
Un sobbalzo della nave su un onda un po pi alta. Mar-
tin sacrament, attaccato alla ruota, e corresse un po la
rotta.
Se questa merda di mare sale ancora un po, arriviamo
a Bristol con mezza alberatura Poi sput sulla tolda e si
asciug la bocca con il risvolto della manica.
Non andata tanto male questa volta con lo scorbuto,
pens Elder, nessun morto. Un po di gengive sanguinanti,
ma era andata di lusso. Lo scorbuto poteva essere cattivo,
se diceva di impegnarsi.
Elder si avvicin al ragazzo che era coricato contro la
paratia, avvolto con un coperta sudicia. Si sistem accan-
to a lui, le membra indolenzite da tanti giorni di traversa-
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ta, dal sonno inquieto sulla panca dura. Sent un lamento
lungo e lacerante sopra la testa, lontano: alz gli occhi.
Un gabbiano.
Eravamo vicini alla costa.
Di nuovo un lamento.
Questa volta era il ragazzo. Si era svegliato e si era mos-
so, e lascesso gli aveva dato una tta di dolore. Avr avuto
16 anni, magro come uno scheletro, ma a bordo si lavorava
duro e non si mangiava molto: gallette secche, aringhe sa-
late, e quei benedetti crauti, che Dio strabenedica i tedeschi,
che con il loro schifoso sapore acidulo tenevano un po lon-
tano lo scorbuto. Si era fatto male tre giorni prima, mentre
stava terzarolando la vela di maestra che con troppo vento
rischiava di scoppiare. Stava tirando le sartie quando era
scivolato dal pennone. Per grazia di Dio non si era sfracel-
lato sul ponte ma era cascato malamente sullopera morta
e un legno scheggiato gli aveva trapassato il anco.
Per fortuna non aveva preso parti vitali, solo poco san-
gue. Ma in due giorni la ferita si era suppurata. E ora
lascesso se lo stava portando via.
Elder gli ravvi indietro i capelli rosso carota, e gli asciu-
g il sudore dalla fronte febbricitante. Il ragazzo gli fece un
mesto sorriso, le efelidi che gli coprivano la faccia pallida
come ruggine.
Grazie dottore
Elder Howe era medico, ma in nave, in quelle condi-
zioni, non cera modo di risolvere la situazione con modi
troppo rafnati. Per fortuna che oltre agli studi accademici
Elder aveva fatto un po di pratica da quel vecchio cerusi-
co. Aquei tempi, i cerusici erano gli unici che si sporcavano
le mani, cucivano ferite, cavavano i denti, steccavano frat-
ture, e incidevano ascessi. Appunto di quello si trattava.
Incidere lascesso. O il ragazzo se ne sarebbe andato.
18 CAPITOLO 2.
Come stai, ragazzo nemmeno il nome si ricordava.
Mi sento debole, dottore, mi gira la testa e ho un gran
caldo
E la febbre. Ma ora vediamo se te la facciamo passare
Mi deve tagliare, dottore?
Si, ragazzo, lascesso grosso e si sta diffondendo. Ti
far un po male
Lo so, dottore, ne ho gi prese un paio di coltellate, gi
a Bristol, ma questa a n di bene
Non so se mi riuscir, ragazzo, sono un po fuori alle-
namento, e la nave balla
Faccia presto, dottore,cos non ci pensiamo pi, co-
munque vada prese una caviglia di legno e se la mise tra i
denti, e si gir sul anco.
Elder lo scopr: la pelle era tesa e rosso cupo, pulsante.
Apr la bisaccia che aveva a tracolla, estrasse un astuccio, e
da questo un bisturi aflato. Si chin sul ragazzo e affond
la lama. Il ragazzo svenne...
. . . .n di lavare la ferita con lacqua di mare e poi con
un liquido giallo da una boccetta che teneva nella bisaccia.
Urina. Era meglio non ricordarglielo, ai marinai, anche se
qualcuno di loro certamente sapeva che lurina aveva un
certo potere disinfettante.
Dottore... bisbigli in un lago di sudore il ragazzo che
era rinvenuto.
Dimmi... Elder guardava il ragazzo, ancora molto pal-
lido.
Come andata?
A occhio e croce, se stai a riposo e mangi, tra una set-
timana sarai di nuovo in grado di farti prendere a calci nel
culo dal nostromo Rattigan
Il ragazzo rispose con un pallido sorriso e chiuse gli
occhi per riposare un attimo.
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Si, bravo, ora riposa e fece per coprirlo dal vento con
la coperta.
Dottore... il ragazzo riapr gli occhi, e gli ferm un
momento il braccio con la mano . . . grazie
Di niente, ragazzo, ho fatto il mio dovere, tu sei stato
bravo
Grazie lo stesso e si tir la coperta sulla testa
Che fai Martin, ti ci addormenti sulla quella ruota?
tuon il nostromo Rattigan, uscendo dal boccaporto del
dormitorio, grattandosi linguine tienila dritta questa na-
ve se no un sofo pi forte ci manda ai pesci. Sarebbe pro-
prio da stronzi ora che siamo quasi arrivati! E tu dottore,
sveglio come sempre? Ma che cazzo avrai nella testa che
non ti lascia dormire?
Dormo leggero, mastro Rattigan disse Elder con un
sorriso amaro e poi ho dovuto sistemare il ragazzo
Come sta? chiese Rattigan guardando la sagoma sotto
la coperta.
Ce la far, sembra debole e malaticcio, magro come ,
ma ha la sua bra
In n dei conti un mozzo di Sua Maest il re dInghil-
terra, per Dio
Gi, non un cittadino
Cittadino... bella merda di citt la sua Londra! Un tan-
fo infernale, come si entra nellestuario, se il vento sofa
verso Est. E ora anche mucchi di morti. Inferno la direi,
altro che citt Rattigan sput una palla di tabacco sulla
tolda Meno male che dovevo scaricare e ricaricare subito,
non ci sarei stato un minuto di pi allormeggio, mi avete
beccato quasi per miracolo e si allontano sacramentando
alla ciurma.
Di certo qui pi pulito, Mastro Rattigan, di certo, con
questo vento e questo mare che lavano via tutto soggiunse
20 CAPITOLO 2.
Elder, guardando i marinai che piano piano sciamavano sul
ponte, stropicciandosi gli occhi, stirandosi e grattandosi,
sbadigliando e mettendosi controvoglia alle manovre.
Le vele furono aperte e il Magister fece un salto avanti,
fendendo le onde con nuovo vigore. Elder si accoccol vi-
cino al ragazzo, si avvilupp nel mantello di lana, e chiuse
gli occhi.
Chiuse gli occhi.
Nero. Nero. Un nero livido come le occhiaie nere di
Jenny, che spiccavano sulla pelle bianca come il marmo. . .
No. Il vento e il mare non avevano ancora lavato via
nulla.
Capitolo 3
Lo sguardo di Ulysses rimase pensoso sso negli occhi del-
luomo. Devi solo un attimo su un nervoso movimento di
mani alla sua sinistra. Otto uomini stavano di fronte a lui,
in silenzio.
Ulysses decise di interromperlo.
Quindi, se non ho capito male, mi state chiedendo di
investigare sulle morti di Sir Fairfax e di William Hopton?
Ci fu un attimo di esitazione.
Il piccolo soggiorno della casa di Blackraven Alley era
pieno. Otto membri della Royal Society, tra cui anche Vi-
scount William Brouncker, il presidente, con i due segreta-
ri. In un angolo, ancora trafelato e con le gambe inquie-
te Cricket, che era silenziosamente rientrato dalla missione
richiesta proprio quando la delegazione della Royal stava
bussando alla porta. Il gruppo era decisamente eterogeneo,
soprattutto per come erano vestiti, dagli stracci di Cric-
ket, alla tenuta coloniale di fustagno di Ulysses, ai pizzi
e parrucca di Viscount Brouncker.
Si, esattamente disse Brounker
Pensate che siano stati uccisi? domand a bruciapelo
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22 CAPITOLO 3.
Ulysses.
Brouncker titub un attimo poi cominci ad argomen-
tare.
Conoscevo entrambi abbastanza bene. disse I due si
conoscevano - certo, non ci conosciamo pi o meno tutti?
- ma onestamente non credo che fossero tipi da lavorare
insieme: interessi diversi, campi diversi, estrazione socia-
le diversa. Avevano una conoscenza cordiale, ma nulla di
pi. Queste le premesse...
Queste le premesse... accett Ulysses.
Date queste premesse, segua il mio ragionamento. Due
persone del genere muoiono nellarco dello stesso giorno,
nella stessa citt, con una emorragia devastante da tutti
gli orizi, mai descritta nora a memoria duomo. Pos-
siamo dire senza ombra di dubbio che le due morti sono
strettamente collegate fra di loro...
E chiaro che sono collegate annu Ulysses
A questo punto continuo con il ragionamento. Le due
persone comunque si conoscono, appartengono alla stessa
classe sociale, sono membri della stessa societ scientica,
la nostra. E chiaro che vi un nesso causale fra le due
morti, chiaro che i due non sono stati estratti a caso fra la
popolazione. E chiaro dunque che non stiamo parlando di
una nuova malattia
No? domand Ulysses.
Non credo. Se ad averli uccisi fosse una qualche for-
ma di esotica malattia, dovremmo trovare altri contagiati.
E se invece non si trasmette facilmente, perch ha colpito
contemporaneamente proprio Sir Fairfax e William Hop-
ton? Lei trarr le sue conclusioni ma lipotesi di una nuova
malattia lascia molto perplessi
Posso essere daccordo
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Se togliamo lidea di una causa naturale, rimane solo
quella articiale...
Ulysses ponder il ragionamento di Brouncker, che ef-
fettivamente sembrava inattacabile.
... e lei mi dice che improbabile che siano entram-
bi rimasti vittima di qualche loro esperimento comune...
concluse pensieroso Ulysses.
Un esperimento comune che non risulta abbiano mai
fatto, almeno non ufcialmente... Vedo che ha capito il
punto in questione conferm Brouncker.
Quindi pensa a un veleno ?
Pare lipotesi pi plausibile
Ammesso, e non concesso, che siano stati avvelenati
da qualcuno, quale sarebbe stato il veleno?
Qusto un mistero. Certamente non si conosce una
sostanza capace di dare la morte il quel modo
Gi conferm Ulysses mentre il suo sguardo vagava
brevemente sul libretto rilegato in cuoio che stava leggendo
quando avevano bussato e aveva appoggiato sulla creden-
za non si conosce alcuna sostanza capace di tanto danno.
E perch poi loro due?
Come dicevo ci deve essere un nesso causale fra le due
morti, questo evidente, per non saprei dirle di pi. Il fat-
to che siano due membri della nostra societ un elemento
molto selettivo...
Ulysses cap che le idee erano nite, decise quindi di
ritornare allorigine della questione.
Bene, ma perch vi rivolgete a me? Non sarebbe me-
glio rivolgersi alla polizia o ad un alderman? Io sono uno
scienziato come voi, e per giunta sono a Londra da poco,
non conoscevo bene le persone coinvolte... forse vi conver-
rebbe trovare qualcuno pi adatto
La polizia? sorrise Viscount Brouncker, con tono bo-
24 CAPITOLO 3.
nario ma al contempo autorevole Con tutti i morti che ci
son stati per la peste, non credo che due morti in pi co-
stituiscano un motivo di particolare interesse per le auto-
rit, almeno quelle poche che sono rimaste in citt e non
sono fuggite in campagna, barricate nelle loro residenze.
Per non dire delle capacit investigative degli sbirri e degli
aldermen di questa citt: bravi per mettere alla gogna qual-
che fornaio che truffa sul pane, o poco pi. Quanto a voi,
vi fa onore che non vi vantiate, ma tutto il Regno sa bene
come avete risolto quel caso a Boston, se ne parlato per
mesi quando il postale ha portato la notizia
Non crediate che io abbia avuto gran parte nella riso-
luzione di quel caso. . . disse Ulysses.
Senta, Ulysses continu Viscount Brouncker non sia-
mo venuti qua per vedere lei che fa atto di modestia. Sono
morti due colleghi a due passi da qui, in un modo tremen-
do. Tutto fa pensare a una morte provocata. La citt anco-
ra nel caos. La Royal Society deve fare qualcosa per capire,
glielo dobbiamo. Quindi non faccia tante storie e accetti
Ulysses guard i volti ansiosi delle persone nella stan-
za, pens ai due morti. Brouncker aveva ragione, con ogni
probabilit cera una assassino a piede libero. Quella mor-
te orribile doveva essere chiarita. Va bene, accetto, ma in
questo caso dovreste farmi un favore...
Quale? disse Viscount Brouncker, sorpreso.
Preferirei dirvelo in privato, Presidente, a voi e ai due
segretari si avvicin alla porta e lapr. Viscount Brounc-
ker fece un cenno, e tutti uscirono, Cricket il pi a malin-
cuore.
La porta fu riaperta poco dopo da Ulysses. Cricket fu il
primo a saltare dentro. Viscount Brouncker e i due segre-
tari si stavano rimettendo i mantelli, accingendosi a usci-
re. Cricket li guard curioso: sembravano apparentemente
25
soddisfatti che Ulysses avesse accettato la loro proposta,
ma anche perplessi, forse leggermente turbati. Evidente-
mente dal favore che Ulysses gli aveva chiesto in cambio.
Anche gli altri che erano in strada si assieparono curiosi nel
piccolo soggiorno.
Bene disse rivolto a tutti Viscount Brouncker Ulys-
ses ha accettato di investigare sulla morte di Sir Thomas
Fairfax e di William Hopton. Ve lo chiedo non per favore,
ma con tutta lautorit della mia carica: da questo istante
quello che ci siamo detti qui oggi deve rimanere assoluta-
mente condenziale. Ulysses provveder a ci anche dalla
sua parte soggiunse guardando un po sospetto Cricket
che saltellava in un angolo. Stava per imboccare la por-
ta duscita quando un segretario gli tir il mantello. Vi-
scount Brouncker lo guard un attimo perplesso, poi fece
un cenno di assenso.
Dicevo massima segretezza. riprese Brouncker Tut-
tavia, se dovesse essere necessario... il segretario apr la
borsa che aveva a tracolla, e trasse una pergamena che con-
segn a Ulysses.
Questa una lettera lasciapassare. In essa ci sono le
raccomandazioni, mie e di altri notabili di Londra, afnch
vi si accordi ci che chiedete senza ulteriori specicazioni.
Non pari ad un lasciapassare del Re, ma spero lo stesso
che possa facilitare le vostre indagini. E ora, vogliate scu-
sarmi e arrivederci a tutti e usc dalla casa, seguito dagli
altri scienziati.
Ulysses si sedette al tavolo, con uno sguardo pensoso.
Cricket si avvicin.
Perch avete accettato? disse levandosi per un attimo
il pezzo di pane dalla bocca.
Responsabilit Cricket. E poi questa era una rara occa-
sione. . .
26 CAPITOLO 3.
E che favore gli avete chiesto?
Di avere una pietra sorrise Ulysses.
Cricket lo guard stupito, senza capire.
Capitolo 4
S. Alla ne, fatti tutti i conti, per questo matrimonio avreb-
be bruciato un ume di ghinee. Questo Ebenezer lo sape-
va bene, ma era il prezzo da pagare per entrare nellalta
societ.
Ebenezer Marsh, Alderman della citt di Londra da al-
cuni anni, si guard intorno prendendo una pausa dai suoi
pensieri. Lo studio era bello e curato. La carica di Alder-
man era ben pagata, ma Ebenezer Marsh era molto attento,
e faceva fruttare anche alcuni extra. Aveva un bel po di af-
fari in corso. Anche per questo era rimasto a Londra, men-
tre altri alderman, al orire dellepidemia, se lerano data a
gambe per barricarsi nelle residenze di campagna.
I compiti dellalderman erano molto diversi da quando
cera la peste.
Normalmente si trattava di far rispettare tutte le norme
promulgate in tema di ordine pubblico, tasse sul commer-
cio, regole di attracco per i battelli uviali, e poi gi gi una
serie innita di controlli, dal seppellimento dei morti, alla
igiene dei macelli, dalla manutenzione degli edici pub-
blici, alla riscossione del dazio sul ponte. Se fossero stati
27
28 CAPITOLO 4.
adempiuti tutti i compiti, non sarebbero bastati 100 sbirri
anche solo per larea di Londra che gli spettava, vale a dire
i quartieri a nord del ponte, Thames Street e Eastcheap, a
nord no alla Royal Society, a est no alla Torre.
Marsh ne aveva solo 4, di sbirri e faceva quello che po-
teva.
In realt faceva quello che voleva.
Le funzioni pi propriamente sociali, quali i controlli
igienici e della manutenzione delle opere pubbliche, che
non fruttavano gabelle, venivano in sostanza ignorate, e gli
sbirri si dedicavano quasi esclusivamente alla riscossione
di tasse di ogni tipo. Ma era una riscossione particolare.
Le gabelle non erano sse, ma si basavano sul volume del
commercio, e le multe sulla gravit della violazione. Ba-
stava mettersi daccordo con linteressato e, dietro un con-
gruo quanto tacito compenso, la gabella o la multa veniva-
no generosamente ridotte. Ebenezer li aveva istruiti bene e
anche se gli sbirri erano dei totali ignoranti, nellarte del
ridurre tasse e sanzioni e incassare compensi sottobanco
erano maestri. E se qualcuno faceva storie, da bravi sbirri,
erano bravi anche a bastonare.
La peste aveva rovinato tutto questo. Il commercio si
era paralizzato, non giravano pi soldi e cera poco da spre-
mere dai sopravvissuti. Inoltre girare per Londra non era
molto salubre, e gli sbirri si tenevano molto in disparte, per
lo pi stazionavano in alcune bettole che ritenevano sicure
e visitavano solo le puttane che ritenevano pi pulite.
Se da una parte si era fermato il commercio, e quindi
le estorsioni, dallaltra i compiti sanitari erano aumentati,
e non si potevano trascurare. Nel momento pi acuto del-
lepidemia morivano centinaia di persone al giorno e gli
sbirri, anche se a malincuore, dovevano occuparsi dei ca-
daveri, gettarli in fosse comuni e coprirli di terra alla meno
29
peggio: almeno quelli che erano rimasti soli e non aveva-
no parenti che si occupassero delle loro spoglie. Ma anche
nella tragedia Ebenezer era riuscito a trovare qualcosa da
sfruttare. Molti morivano e non lasciavano parenti, e i lo-
ro possedimenti passavano per legge al governo della citt.
Per ogni quartiere accertare che le case fossero libere e poi
ricollocarle, afttandole o vendendole, era compito dellal-
derman locale. Certo al momento il mercato immobiliare
era fermo, troppi erano scappati nelle campagne, e venire
ad abitare a Londra non era certo molto di moda. Ma le-
pidemia sarebbe passata, come era sempre successo ogni
volta, nei secoli prima, e allora Londra si sarebbe ripopola-
ta, e chi deteneva la gestione di vendite e aftti si sarebbe
fatto doro.
In tutti questi affari e maneggi Ebenezer non aveva par-
te attiva, diretta: coordinava soltanto il lavoro degli sbirri
e incassava segretamente i guadagni. Se ne stava nella sua
bella casa di Thames Street e aspettava che gli sbirri pas-
sassero, quasi ogni sera, a portargli il contante. Sapeva che
facevano un po di cresta, ma le entrate erano buone e non
faceva troppe storie. Era importante che fossero contenti:
se avessero cantato su quello che facevano per conto del-
lalderman, questi avrebbe passato un brutto quarto dora.
La testa di Crowmell, ormai mummicata, era ancora con-
ccata sulla picca davanti a Westminster, ma qualche pu-
ritano a caccia di amministratori corrotti girava ancora, ed
era meglio non rischiare.
Con tutti i soldi che aveva, Ebenezer se la spassava, vi-
vendo nellagio, frequentando la buona societ londinese, e
spendendo in abbondanza. Poi sua glia Rebecca si era in-
vaghita e danzata con il baronetto Benjamin Cotton, glio
di un suo vecchio amico americano, di Boston. Quando
lamico era morto, Marsh aveva ospitato il glio a Londra.
30 CAPITOLO 4.
In realt Ebenezer pensava che Benjamin si fosse inva-
ghito pi della sua dote che di Rebecca, che non era nean-
che questo splendore di bellezza. Si era fatto subito una
cattiva idea di Benjamin, e anche se doveva far buon viso a
cattiva sorte e per amore della glia mostrarsi cortese con
lui, se avesse potuto lo avrebbe impalato, nobilastro spian-
tato e fannullone che non era altro. Uno che era nato gi
con tutto a disposizione, e non aveva mai lavorato: ben di-
verso dal percorso di vita di Ebenezer, che per arrivare ad
essere alderman aveva sudato sette camicie. Prima le botte
del riformatorio, poi lapprendistato dal farmacista, poi lo
sbirro. E invece un fannullone come Benjamin si era trovata
la pappa scodellata.
Per il danzamento, e tra poche settimane il matri-
monio, erano comunque una scalata alla nobilt, e quin-
di alla ricchezza. Con una glia baronessa avrebbe avuto
addirittura accesso a corte, e l se ne potevano fare, di affari.
I preparativi per il sontuoso matrimonio, e relativo ri-
cevimento, erano gi cominciati. Ci avrebbe consumato un
ume di ghinee, ma ne sarebbe valsa la pena. Ebenezer n
di guardarsi intorno, apprezzando unultima volta i cuoi, i
legni, le tende di broccato, i libri dalle belle rilegature che
non avrebbe mai letto, il rame e lottone rilucente. Fuori
imperversava ancora la Morte Nera, ma lui se lera cavata.
Bastava nascere dalla parte giusta. Ma darsi anche da
fare, pens Ebenezer, che era molto orgoglioso di esser-
si fatto da solo a suon di soprusi e violenze, tradimenti,
delazione e vigliaccate varie.
Ora doveva stare dietro al matrimonio. Tutto doveva
essere perfetto e andare a dovuto compimento.
Non una cosa doveva andare storta.
Non lo avrebbe tollerato.
Tir il cordone per chiamare il maggiordomo e discu-
31
tere il men per lennesima volta. Gli invitati dovevano
restare abbagliati dalla variet di cibi e bevande, loro che,
anche se si dicevano nobili e patrizi, nivano spesso per
nutrirsi di pudding e aringhe e bere birra. Dovevano ri-
cordarsi le portate di quel ricevimento per anni. A fargli
pagare gli interessi ci avrebbe pensato poi Ebenezer, con
calma.
32 CAPITOLO 4.
Capitolo 5
Con un prolungato sferragliare di catenacci, paletti e ser-
rature la pesante porta si apr cigolando e apparve la fac-
cia pallida di una piccola donna anziana, magra, il naso
lungo e appuntito, i sottili capelli bianchi trattenuti da una
cufetta nera, lo sguardo vivido ed inquisitore.
Mi scusi dottore, ma di questi tempi meglio essere
prudenti, e dopo quello che successo, poi... dette in un
profondo sospiro, alzando gli occhi al cielo.
Ulysses guard la vecchia governante del dr. Hopton,
che era ancora visibilmente scossa. Ulysses era stato in
quella casa un paio di volte, anche se per motivi del tutto
occasionali. La vecchia comunque doveva averlo ricono-
sciuto, perch aguzz gli occhi e da un movimento delle
pupille si cap che si era ricordata la sua faccia.
Mi ricordo di lei... Il dottor Hopton laveva invitata
qualche mese fa a prendere un t, e mi pareva che lei avesse
un debole per i miei biscotti
Si ricorda bene, signora. Posso... possiamo entrare?
Ulysses si era portato dietro Cricket per un motivo ben
preciso. Un bambino rapido e sveglio, in queste occasioni,
33
34 CAPITOLO 5.
era sempre una carta vincente per reperire informazioni.
Una volta entrati dentro la casa, Cricket avrebbe dovuto
curiosare un po in giro, magari anche fuori dello studio.
Magari il dottore aveva qualche frequentazione o relazio-
ne nascosta: a volte non serve molto per trovare una pista
su cui indagare, basta un pendaglio, una lettera. Ulysses
avrebbe potuto far valere il lasciapassare di Brouncker per
ottenere ci che voleva, ma voleva evitare di scoprire trop-
po presto le sue carte. Una cosa informale era certamente
da preferirsi.
Ma certo, mi scusi, la facevo aspettare fuori della porta.
Si accomodi la vecchietta arranc nel salotto, spostando e
mettendo due sedie davanti al grande tavolo che stava al
centro della stanza. Ulysses e Cricket entrarono.
Ma che bel bambino! E suo? questo era il dazio da
pagare per essersi fatto accompagnare da Cricket.
No signora, un mio amico. Conosciuto qui a Londra.
Sa, io sono abbastanza nuovo di Londra, Boston in confron-
to un piccolo villaggio, e tendo a perdermi in certi dedali
di viuzze
Povero bambino, che brutti tempi per essere piccolo.
Ma meno male che, almeno questa volta, lha scampata.
Vuoi un biscotto, piccolo?
Cricket, che stava salivando da quando erano stati no-
minati i biscotti, pass mentalmente in rassegna tutti gli
scongiuri conosciuti per esorcizzare lalmeno questa volta lha
scampata della vecchietta. Poi fece un sorriso melliuo e,
con una vocina di cui anche Ulysses si sorprese, squitt:
Magari. . .
La vecchia and dondolando alla dispensa e ne tir fuo-
ri una grossa conca di coccio.
Piacevano tanto questi biscotti al povero dottore, glie-
ne avevo appena fatti un bel po, quando. . . represse un
35
singhiozzo e ora non ho il cuore di mangiarli. Vieni, pic-
colo, vieni e mise la conca su un tavolino con accanto uno
sgabello.
Cricket avanz piano piano, con andatura e espressione
angelica, e si iss sullo sgabello, aspettando a gettarsi sui
biscotti, tradito solo da un rumore di gorgo profondo che
gli veniva dalla pancia vuota.
Speriamo si ricordi di quello che deve fare, pens tra s e s
Ulysses.
Mi dica dottore disse la vecchia rivolta a Ulysses co-
me mai questa visita? La salma non pi qui, lhanno
portata via in mattinata...
Anzitutto per porgerle le mie pi sentite condoglianze,
signora. So che William non aveva parenti, e lei gli stata
vicina tanti anni. . .
Trentacinque, dottore, trentacinque. Era come un -
glio singhiozz, tirando fuori un fazzoletto in cui nascose
il viso.
Ulysses apprott del momento di distrazione della si-
gnora per gettare unocchiata verso Cricket, ma questo non
lo stava neanche guardando tanto era concentrato a divo-
rare i biscotti.
Ulysses le fece riprendere ato e continu:
Capisco il suo grande dolore. Anche io, che non lo
conoscevo da molto, ho sofferto per la sua perdita. Cos
inattesa. Era un uomo sano e in buona salute. Come pu
essere successo?
Come? esclamo la vecchia quasi sorpresa ma io non
ho dubbi. Di certo stato un malezio!
Un malecio... ripet Ulysses E di che tipo?
Che domande fa? Certamente diabolico disse quasi
indispettita la signora.
S, non intendevo questo si corresse per rimediare Ulys-
36 CAPITOLO 5.
ses Intendevo dire, chi avrebbe potuto farlo, di grazia?
Aveva forse dei nemici?
Questo proprio non lo so sospir la vecchia Il dotto-
re era una gran brava persona, e non riesco a capacitarmi
di chi gli potesse volere cos male. . .
E io mi domando: magari il dottore aveva una qualche
relazione che dovremmo conoscere? alz leggermente la
voce per farsi sentire da Cricket che invece si beava tran-
quillo dei suoi biscotti Che ne so, magari lei ha trovato un
oggetto, una lettera, basta poco....
La signora scosse la testa in senso di diniego. Visto che
Cricket si era ormai alienato denitivamente nel mondo dei
biscotti, Ulysses decise di passare ai particolari della morte
di Hopton.
Mi dica, signora, come successo? Le sembrava mala-
to?
La vecchia scosse il capo Un malecio le ho detto. Sta-
va pi che bene. Mi ricordo di avergli preparato una bella
colazione, ieri mattina prima che uscisse, e aveva mangiato
proprio di buon appetito. Aveva anche scherzato sul mio
naso. Sa io ho la ssazione che con la vecchiaia mi stia
crescendo il naso, e lui non perde... ci fu un attimo di pe-
noso silenzio ...non perdeva occasione di farci sopra una
battuta. Per ieri sera, prima di andare a letto, aveva una
faccia pallida, e mi pareva traballasse un po. Lho guar-
dato con apprensione, sa, di questi tempi. Ma stato lui
a rassicurarmi, dicendo che aveva solo mangiato troppo e
che non aveva certo la peste. E io gli ho creduto: se non lo
sapeva lui che era un dottore... Ma non ha cenato, mi ha
detto che non si sentiva tanto bene e che aveva bisogno di
riposare. . .
Non accusava nessun disturbo particolare?
Non che mi abbia detto, ma vedevo che non stava be-
37
ne. . . e poi. . .
E poi?
E poi, a un certo punto, ho sentito tossire, una tosse
ebile, ma veniva dalla sua camera. Mi sono avvicinata
e ho socchiuso la porta. Non volevo fare troppo rumore
perch pensavo che dormisse
E invece?
E invece era sveglio. Si era tirato su, seduto contro i
cuscini, e si teneva un fazzoletto premuto sulla bocca. Lho
trovato poi quel fazzoletto. Era zuppo di sangue. E poi. . .
E poi?
Non ce la faccio, sa, un ricordo troppo tremendo
Si sforzi, signora, voglio capire cosa gli pu essere suc-
cesso
Era. . .
Era?
Era tutto sudato. . .
Forse era febbre
Non credo proprio, quando poi lho toccato era freddo.
Invece, lei non mi creder, stava sudando sangue, come
Nostro Signore sul Getsemani. E l che ho capito che era
opera del diavolo
Ulysses la guard intensamente.
Sudava sangue.
Sudava sangue.
Un vago pensiero si stava affacciando alla mente, ma
non riusciva a delinearne i contorni.
Poi estrasse il libretto rilegato in cuoio dalla tasca, e lo
sfogli mormorando qualcosa tra s. La vecchia, pensando
che recitasse delle preghiere da un libro sacro, si fece il se-
gno della croce, e cominci a bisbigliare un Pater Ave Gloria.
Ulysses trov la pagina che cercava e la lesse attentamente.
Poi alz gli occhi, pensoso.
38 CAPITOLO 5.
Sudava tanto sangue, ha detto?
Certo. La camicia da notte, stamattina, ne era tutta
intrisa
Ulysses controll con la coda dellocchio Cricket che ora,
sempre con in mano un biscotto, stava scrutando fuori dal-
la nestra. Tutto sommato era meglio che non sentisse.
E ha avuto altre perdite di sangue?
L per l non so, perch ho avuto paura, ho chiuso la
porta, e sono andata a pregare in cucina. Poi ho pensato
che se cera un malezio diabolico in corso, lunico che ci
poteva aiutare era un prete. Mi sono messa lo scialle e sono
corsa fuori no alla chiesa per vedere se cera il vicario. Ma
era gi notte e non cera. Sar stato via a assistere qualche
appestato, quel santuomo. E allora, sempre di corsa, per
quanto possono queste mie vecchie gambe, sono tornata.
Sar stata via neanche unora, e. . .
E... ?
Ho preso una candela, una Bibbia e il rosario, mi sono
fatta coraggio e sono entrata. . . ma il povero dottore se ne
era gi andato
E riaffond la faccia nel fazzoletto, singhiozzando.
Ulysses la lasci riprendersi un po e poi:
E come lha trovato. . . intendo addosso?
Tutto pieno di sangue, mio Dio. Aveva buttato sangue
da tutte le parti, dalla bocca, dal naso, e, con rispetto, da
davanti, e da dietro, da tutti i pori. Il letto era zuppo. Il
poveruomo era bianco come il gesso e non doveva avere
pi una goccia di sangue addosso. . .
Ulysses lasci lespressione un po inquisitrice che ave-
va assunto nellinterrogare la governante, e la guard con
vera compassione. Poi riprese un certo contegno e disse:
Grazie, signora. E stata proprio una tremenda disgra-
zia. Un malecio. Che Dio ci protegga. La ringrazio dello
39
sforzo doloroso che ha fatto nel ricordare quanto succes-
so. Mi permetta di ritirarmi. Ho degli impegni urgenti e
poi non voglio pi recarle disturbo
Si alz, si inchin alla vecchia, che gli fece un cenno
di assenso con il capo, appollaiata sulla sedia come una
vecchia gallina triste
No, non stia ad alzarsi. Usciamo da noi. Per mi de-
ve assicurare di non toccare n fare entrare nessuno negli
alloggi di del signor Hopton, almeno per qualche giorno,
pu darsi che debba controllare qualche incartamento. Pu
farmi questo favore?
La vecchia annu silenziosa.
Ulysses diede una piccola pacca a Cricket per risvegliar-
lo dai suoi pensieri Cricket? Vieni, su
Questo si stip altri tre biscotti nella bocca gi piena, zu-
fol un ppffffhh di commiato verso la vecchia, spruzzano
qualche briciola di biscotto nellaria, e schizz fuori in stra-
da, attraverso lo spiraglio di porta che Ulysses aveva ap-
pena aperto. Ulysses segu rapido, inchinandosi unultima
volta alla governante, e chiuse il battente.
Meno male che ti ho portato con me! disse Ulysses
con un mezzo sorriso di rimprovero verso Cricket il quale
per non colse lironia. Pochi passi e stava gi correndo
lontano.
Sudava sangue...
Stava ancora rimuginando ci che aveva sentito dal-
la vecchia. Gli ricordava qualcosa. Era sicuro. Qualcosa
di importante, di suo, che per rimaneva nascosto, come
dietro una cortina di...
Nulla.
Si sforz di ricordare...e and quasi a sbattere in un pas-
sante. Il passante, un giovanotto con un viso bello e rego-
40 CAPITOLO 5.
lare, fece un salto di lato per evitare Ulysses, poi lo guard
bene e sorridendo disse:
I miei rispetti pi devoti al grande dottore. La Signo-
ria vostra voleva forse spiaccicarmi sul selciato di Thames
Street? Capisco che un guitto come me vale poco, ma a che
sarebbe valso allora sopravvivere alla Morte Nera?
Ah sei tu, Robert disse Ulysses riconoscendolo, pia-
cere di vederti ancora tra noi, di questi tempi non si sa
mai
Piacere anche mio, Ulysses disse Robert Slye, facevo
due passi. Il teatro stato chiuso tanto tempo, per via della
peste, e per me non c stato tanto lavoro. Meno male che
ora il teatro riapre
Questione di pochi giorni mi pare, no?
Due, infatti, e con un pezzo notevole di Willie, la Tem-
pesta. Ci sarai, vero? Non vorrai farti mancare la prima,
voglio sperare
Ulysses guard Robert con affetto. Ogni volta vederlo
lo metteva di buon umore. Robert Slye era una delle prime
persone con cui aveva fatto amicizia da quando era venuto
a Londra. Suo coetaneo, uomo pieno di risorse e, soprattut-
to, pieno di allegria. Quasi stonava, nella Londra funerea
della Morte Nera, e, nonostante le circostanze, era riusci-
to a fargli fare delle belle risate, bevendo birra in qualche
bettola o nel suo studio.
Ulysses si alz in punta di piedi, guardando sopra le te-
ste dei passanti se riusciva a vedere Cricket, di cui aveva
urgentemente bisogno. Fortunatamente lo scorse, davan-
ti a una bottega che vendeva pesce salato, che saltellava
distratto. Si rivolse di nuovo ad Robert.
Forse mi puoi dare una mano
Non chiedo di pi disse Robert sorridendo: non era
la prima volta che faceva qualche commissione per Ulys-
41
ses. Ulysses aveva ancora buona parte dei soldi che suo
padre gli aveva dato quando era partito da Boston, e si era
dimostrato sempre molto generoso con Robert, ma non so
se ti posso aiutare molto, non ne so molto di stregoneria...
Stregoneria? Cio?
Be, Ulysses, io ho buone orecchie. Sei appena uscito
dalla casa di un dottore della Royal Society, che morto
tragicamente e misteriosamente. Si fa presto a fare i conti, e
capire che ti stai interessando della cosa. Il fatto che tu nga
con me di cadere dalle nuvole mi fa inoltre pensare che tu
sia stato commissionato al silenzio da qualcuno. Magari
dalla Royal Society stessa. E poich tutti sanno che un
demone che ha ucciso gli scienziati. . .
Demone...
Forse quelli della Royal dovevano chiedere a te di ri-
solvere il caso sorrise Ulysses Ti prego, per, non di-
re a nessuno del mio incarico, vorrei mantenere una certa
riservatezza sulla cosa
Ai suoi ordini rispose Robert scattando sullattenti.
Demone...
La parola demone riecheggi nella mente di Ulysses, dap-
prima silenziosa e indisturbata.
Demone...
Poi, improvvisamente, il ricordo si liber come in una
esplosione: le immagini del passato si accalcarono nella
memoria in maniera cos vivida che gli pareva impossibile
essersene dimenticato no a quel momento. Rivide mental-
mente le pagine tte di appunti, linterno della tenda pieno
di fumo denso, la notte, la luna piena, risent la cantilena
ossessiva che gli affascinava le orecchie e lo proteggeva dal
freddo, e la debole voce di un vecchio sdentato che biascica
due aprole: Demone Rosso.
Ulysses apr gli occhi, come illuminato.
42 CAPITOLO 5.
Aveva capito.
Aveva capito cosa li aveva uccisi.
il Demone Rosso.
Capitolo 6
Mani, mani sporche. Le mani sporche si tendevano verso
di lui, come tentacoli brancolanti nel buio.
La pelle bianca dei corpi seminudi, coperti di stracci, era
sporca, con lividi e graf, il segno della peste
La piccola Bannister, ricomposta alla meglio sul suo lettino.
Ancora bella come un angelo, il viso bianco incorniciato dai
capelli doro. Sulle labbra cerano ancora tracce di sangue,
ormai scuro. Ora almeno non aveva pi quella tosse tre-
menda. Quei colpi di tosse che raschiavano la gola. Un
ultimo bacio sulla fronte, ormai fredda.
Una richiesta di perdono per un aiuto mai dato.
Allimprovviso un fruscio, un movimento. La coda rosa di
un grosso ratto grigio scomparve dietro a un mucchio di
garze macchiate.
. . . la prego, dottore, faccia presto, ha la febbre tanto alta,
sragiona, non lho mai visto cos. . .
Cobb e Raleigh, sudati sotto i vestiti stracciati e spor-
chi, gettarono sul carretto il corpo, che si adagi scomposto
sugli altri, come un sacco di patate. Ormai era passato il
tempo delle lacrime e del rispetto per i corpi.
43
44 CAPITOLO 6.
Troppi corpi.
Loro erano immuni, come lui.
Ma non era sicuro che fosse una fortuna.
. . . fino a ieri stava bene... Come suo fratello, che Dio lac-
colga... Ha solo 5 anni, la mia Ruth, dottore. . .
Camminava nella strada vuota di campagna, la inutile
sacca a tracolla.
Il cielo grigio.
Incombente sulle verdi colline.
Esili alberi, neri.
Come linchiostro e sterili come la morte, segnavano il cam-
mino.
I giorni passavano come anni, in un sogno di pochi istanti.
Due topi in un vicolo buio.
Buio. Ormai era quasi buio. Larciere emerse dalla penom-
bra di una casa, ormai vuota. La freccia era gi incoccata
nella corda del lungo arco gallese, pronta per essere tesa.
Giornataccia dottore?
Sempre peggio Garth, e tu ?
Io? Io sono qui, ormai che ci torno a fare a casa? Ne
ho rimandati indietro due, oggi. Non hanno fatto storie.
Come gli altri, da un po di giorni in qua
Come un lampo luomo piroett su se stesso mentre ten-
deva larco, un sibilo e un TOC!, forte, contro il muro della
casa accanto. La freccia vibrava ancora. Il topo, inchiodato
dalla freccia alla trave di legno, gi non si muoveva pi.
Teniamoci in esercizio. Come con la cavalleria pesante
francese. Ma qui peggio, molto peggio
Ma perch dottore, perch a noi? Che abbiamo fatto di tanto
male? Perch a loro e non a me? Io sono vecchio. . .
Se non fosse stato per la lampada a olio che Mary teneva
sempre accesa, nellangolo in basso della nestra davanti
45
del salotto, avrebbe mancato la casa e avrebbe continuato a
camminare dritto, nel grigio del crepuscolo.
Salve
Salve. I bambini ?
Stanno bene.
E tu ?
Non c male...
Per un attimo lo sguardo di Mary vag in basso,da un
lato. Dove non cera niente da guardare. Lui abbracci il
corpo magro di lei, e sent il gono sotto lascella. Un urlo
strozzato in gola...
Elder Howe dette un sobbalzo e si alz di scatto.
Un violento dolore al anco n di svegliarlo del tut-
to. Sottocoperta gli spazi erano angusti, muoversi era sco-
modo, tutto era pieno di spigoli. Ma in coperta ora non
si poteva stare. Il mare spazzava la tolda e il timoniere si
era legato forte. Si guard intorno, ma si vedeva poco. La
amma dellunica candela appesa al softto del dormitorio
dondolava con il rollo e il beccheggio della nave, e tremo-
lava per le folate di vento che il boccaporto non riusciva a
trattenere completamente.
Nella penombra vide sagome ormai familiari, amache
dondolanti, corpi stravaccati. Il sofo rauco del vento, i
colpi delle onde e il cigolio dello scafo si fondevano con
il rumore sordo dei marinai fuori turno che russavano. Si
ballava forte. Ma dopo tanti giorni di mare mosso non vo-
mitava pi nessuno, si erano abituati: anche un cittadino
come lui.
Dottore sussurr una voce al suo anco, dottore...
Si gir da un lato, i muscoli delle spalle indolenziti. Il
ragazzo era raggomitolato accanto a lui. Era ancora molto
pallido, ma alla oca luce della candela non vedeva gocce
di sudore sulla fronte, gli occhi non erano lucidi.
46 CAPITOLO 6.
La febbre era passata.
Come va, ragazzo ?
Come se mi fosse passato sopra un carro di carbone.
Ma sto meglio, e il dolore al anco passato
Con un piccolo brivido il ragazzo si strinse addosso le
coperte.
Bene Elder frug nella bisaccia e tir fuori la asca
del grog, ancora ben calda, tirane gi un po, scalda
Grazie sussurr il ragazzo, e bevve un lungo sorso e
grazie a voi, dottore, per avermi salvato la pelle
Ho fatto quello che potevo, non molto in verit: il resto
stato la tua bra, e un bel p di fortuna. Puoi ringraziare
soprattutto Dio, che te ne ha tirato fuori
Si vede che non era la mia ora
Vero. A volte viene la tua ora, anche quando si ra-
gazzi come te. Anche pi giovani, a dir la verit. . . Elder
guard nel buio. Nel vuoto del buio.
Sar, ma nessuno mi leva dalla testa che lei mi ha sal-
vato la vita
Come vuoi tu, ragazzo. Ma credimi, il mio mestiere
E tanto che fa il dottore ?
Una diecina di anni gli sembrava uneternit.
E ne ha salvate di persone, eh?
Sempre troppo poche. Molte, molte meno di quelle che
avrei voluto. . . ancora il vuoto del buio.
Lavorava a Londra?
Si, per alcuni anni
Bella Londra, vero? ci fu un attimo di esitazione.
...A volte s, sa essere bella. O almeno sapeva. Ulti-
mamente ha solo saputo essere crudele. Ti sembrer incre-
dibile, ragazzo, tu puoi vederla come un paradiso quando
approdi dopo un mese di mare mosso, di aringhe e gallette,
e scendi in citt, ma, credimi, ora un inferno
47
Per la peste, vero? E da quella che sta scappando ?
In realt non scappo. E che ho nito il mio lavoro, non
ho pi niente da fare ormai
Ma la peste c ancora
Molto meno, ormai, si sta addormentando. . . e non
credo si risveglier pi
Come, non torner pi?
Spero di no era pi di una speranza. Con la mano
tast la ala che aveva al collo.
E perch ve ne andate, allora? domand incuriosito il
ragazzo
Sono stanco, devo cambiare
Ma non c solo Londra, in Inghilterra. Se voleva cam-
biare aria ci sono tanti posti, senza prendere il mare
Lo so, negli ultimi tre anni sono stato in campagna, da
mio fratello. Sai, prima faceva il marinaio come te
Bella, la campagna disse il ragazzo con occhi sognanti
Pu piacere
Ma dove stato, in campagna ?
A Nord. . .
Vago.
Anche i miei sono del Nord. In che contea ?
Derbyshire. . .
Riluttante.
Ho un cugino nel Derbyshire, che paese ?
Il dottore guard il ragazzo negli occhi chiari, coperti
dal ciuffo color carota, inamidato dal salmastro. Altri occhi
chiari, altri ciuf gli passarono rapidi davanti agli occhi.
Sospir.
Il villaggio, dici?
Si, il paese. Che paese era?
Il paese era... inne Elder Howe cedette Il paese era
Eyam, ragazzo, Eyam
48 CAPITOLO 6.
Il ragazzo sussult a sentire quel nome.
Sent un brivido freddo attraversargli le ossa come un
fulmine.
Ma non era la febbre che tornava.
Era terrore.
Capitolo 7
Il sole aveva stava tramontando dietro i pini, sulle colline
alle spalle della citt. Landirivieni di gente davanti al molo
principale di Boston, era meno evidente del solito, e se ci si
fosse soffermati a considerare i volti dei passanti, su molti
si sarebbe colta una espressione di cautela, quasi di preoc-
cupazione di doversi allontanare dalla piazza, comunque
abbastanza popolata, per entrare nei vicoli bui, sempre pi
solitari via via che ci si allontanava.
La motivazione di quel comportamento era sulla bocca
di tutti. Il giorno prima avevano trovato un altro cadavere.
Come gli altri, era rinsecchito al limite della mummicazio-
ne, marrone come il cuoio. Eppure solo un giorno prima lo
avevano visto tutti: stava bene e aveva un aspetto del tutto
normale. Anche questo morto, come gli altri cinque che si
erano susseguiti nelle ultime tre settimane, erano mercan-
ti del porto di Boston, dediti in particolare al commercio
di legname o di pelli. La polizia aveva indagato a fondo,
ma tra i sei mercanti non cerano connessioni particolari Si
conoscevano, s, ma non intrattenevano rapporti stretti.
Non era certo possibile che una morte cos strana fosse
49
50 CAPITOLO 7.
capitata per caso a tutti e sei, tutti mercanti: un legame ci
doveva essere. Ma anche pensando che la cosa fosse opera
di qualcuno, non cera un movente, e non si capiva cer-
to come fosse stato possibile ridurli in tal modo. Boston
era ancora piccola. I coloni erano per lo pi gente sempli-
ce, e molti portavano ancora il ricordo della persecuzione
della stregoneria nella lontana Europa. E intorno cerano
molte trib di indiani, apparentemente paciche e cordiali,
ma intrise di leggende e di pratiche segrete. Che la mor-
te misteriosa e orrenda dei sei mercanti fosse il risultato di
una maledizione era ormai sulle bocche di tutti, e qualcuno
aveva anche suggerito limmagine di un demone, che gira-
va per la citt, e colpiva a caso. Tanto a caso non proprio. I
mercanti, ormai, giravano con la scorta, e evitavano di tro-
varsi da soli in posti isolati. Ma questo lo facevano un po
tutti, non solo i mercanti. Chiss che il demone a un certo
punto non cambiasse bersaglio.
Il sole aveva appena nito di tramontare tra i pini. Le
sagome scure dei wigwam potevano sembrare piramidi al-
lungate, non fosse stato per il ventaglio di pali di betul-
la che usciva dalla cima, come uno strano ore in cima a
un calice capovolto. Nel mezzo del semicerchio delle ten-
de dei Sallipo - cos lo pronunciava Ulysses - ardeva un
gigantesco fal.
Ora che era calato il sole, le amme proiettavano sulle
tende di pelle di daino lunghe e strane ombre di quattro
guerrieri, che danzavano una specie di giga, al suono della
cantilena di un vecchio, accompagnato da un ragazzo che
ritmava su un tamburo. Certo una danza sacra o propizia-
toria, Ulysses non sapeva bene. Dopo anni che li frequen-
tava non aveva ancora capito il complesso cerimoniale del-
le funzioni religiose dei Sallipo. Ulysses pass accanto al
ragazzo del tamburo, che gli rivolse un lieve sorriso, non
51
perdendo un colpo del ritmo ossessivo. Si diresse cauto
verso un wigwam, uno un p pi grande degli altri: dalla
cima usciva fumo. Allung la mano per scostare la tenda
che celava lentrata.
Vedi, Come-Procione, la tua gente proprio buffa, ed
anche un p infantile disse il vecchio sdentato, seduto
davanti a Ulysses, visibile appena, in mezzo al fumo acre
che saliva in volute azzurre dal braciere coperto di erbe.
Ulysses era stato chiamato Come-Procione pi di dieci anni
prima, quando, poco pi che bambino, si era affacciato ai
cespugli del sottobosco per curiosare nellaccampamento
degli indiani. Era avanzato furtivo, per poi nascondersi,
e poi alla ne aveva accettato una focaccia da una squaw
che da un po lo teneva docchio. Aveva allungato le mani
per prendere la focaccia, guardandosi intorno e tenendo il
corpo un po arretrato, come pronto a scappare. Proprio
come fa un procione. Cos lo avevano battezzato, e la trib,
da allora, lo aveva come adottato.
I Sallipo erano stanziali, e laccampamento era a 15 mi-
nuti di cammino, attraverso i boschi di pini, dal recinto po-
steriore della fattoria dei genitori di Ulysses. Questi non
vedevano gran che bene che lui frequentasse gli indiani,
ma Boston non era vicinissima, e gli indiani, in n dei conti,
erano brava gente. Quindi lo avevano lasciato fare.
Perch infantile, padre?
Lo aveva chiamato padre da subito, anche se il suo ve-
ro nome era Fumo-che-Parla. Lo sciamano era un vecchio
piccolo e grinzoso, apparentemente insignicante, non fos-
se stato per gli occhi, due capocchie di spillo nere che ti
passavano da parte a parte, mentre le rughe si strizzava-
no intorno al sorriso sdentato. Emanava autorit e saggez-
za, senza che questa offuscasse linnata semplicit danimo.
52 CAPITOLO 7.
Ulysses non vedeva lora di andare allaccampamento per
poterlo vedere.
Infantili perch non ragionano, non ascoltano, non guar-
dano, e seguono le favole, quelle che li appassionano e li
spaventano di pi disse il vecchio.
Di che parli, padre?
Parlo del demone che i tuoi coloni si sono immaginati,
per spiegare quelle morti
Dunque non c un demone?
C e non c. Di certo non come se lo gurano i coloni,
un. . . diabolo, come dite?
Un diavolo
Gi, un diavolo, unessenza del Male. I demoni sono
spirito, lo spirito delle cose, ogni cosa ha un demone che la
pervade e ne costituisce lessenza, il motivo di esistere, la
forza. Ma sono gli uomini a incarnare il male, quello si
E allora, quelle morti?
Apas
Apas? Cos si chiama il demone?
Il vecchio rise, un riso di gengive e due denti sfalsati
Sei un infante, Come-Procione. Non sei ancora un uomo
anche se vorresti... diceva ridendo.
E questo apas?
Una linfa vegetale, il risultato del pestaggio, della ma-
sticazione e della fermentazione dei semi di alcune bacche,
che non tanto facile trovare
Un veleno?
Si e no. Tutte le sostanze possono far bene e male allo
stesso tempo
E lapas ?
A piccole dosi rinforza la muscolatura, fa dimagrire,
rende il sangue veloce
E a grandi quantit?
53
Concentrata, il demone dellapas chiude le porte del
corpo allacqua e il corpo si secca: non serve bere, o ba-
gnarsi, o introdurre acqua per qualsiasi via. Il corpo si
dissecca
Quindi quei morti. . .
Apas conferm Fumo-che-Parla.
E come?
Qualcuno stato cos imprudente, o maligno, da dar-
gliela
Direi pi maligno che imprudente: se fosse stato un
incidente, dopo il primo caso avrebbero smesso. Ma lapas
cos tremendo?
Dipende da tante cose. Il demone che ha dentro si pu
comportare in modo diverso a seconda delle circostanze
Ad esempio?
Ad esempio, versato in una polla dacqua fa bene alle
irritazioni delle pelle
Ma ingerito?
A dosi alte fa sempre male, anche se in modo variabi-
le
Come sarebbe a dire?
Preso concentrato, ma poco fermentato, leffetto di
seccare il corpo. In tanta acqua, trattiene lacqua, invece
di impedirle di entrare, e si diventa gon nch si muo-
re come affogati dentro. Preso concentrato, ma molto fer-
mentato, dopo averlo bollito nellacqua, diventa rosso co-
me quella bevanda che bevete sempre. Allora apre le vie
allacqua. . .
E si perdono i liquidi?
Peggio. Il demone apre le vie al liquido pi nobile. . .
Il sangue?
Il sangue. Proprio vero: il demone apre le vie del san-
gue che abbandona il corpo. Io non ho mai visto un caso
54 CAPITOLO 7.
del genere. Ma chi lo ha visto lo ha chiamato il Demone
Rosso
Ulysses si stropicci gli occhi, arrossati dal fumo della
candela: era sera, e a quella poca luce si faceva un grande
sforzo a leggere la minuta scrittura dei suoi appunti.
Fortunatamente aveva preso appunti delle conversazio-
ni ed indicazioni pi importanti avute da Fumo-che-Parla.
Erano alcune ore che leggeva, ricordava, pensava, tirava le
somme. Anche se le uccisioni a causa dellapas erano av-
venute ormai parecchio tempo prima, erano ancora vivide
nella sua mente. Ma il suo pensiero generalmente andava
ai corpi marroni mummicati e non certo allimmagine di
un corpo dissanguato, il Demone Rosso.
Aveva letto e riletto gli appunti, che negli anni aveva
scritto per riassumere tutte le sue scoperte, le formule, le
equazioni, e anche gli insegnamenti dello sciamano. Ce-
ra una paginetta intera, tta di righe e di simboli minuti,
sullapas. Ma trattava quasi tutta della tecnica di raccolta,
la descrizione della pianta, la lavorazione dei semi, e le-
strazione della linfa. Sugli effetti poche righe, e quasi tutte
sulleffetto mummicante, lunico di cui fosse stato testi-
mone. Qualcosa sulle applicazioni, luso come veleno per
topi e poco altro. Poi, inne, in fondo alla pagina, cerano
delle abbreviazioni:
Altri eff. Molta acq. D. tiene acq, molto ferm. boll. D.R. apre vie
D.R., il Demone Rosso.
I due dottori erano stati avvelenati con succo di apas,
concentrato, molto fermentato, bollito.
Come un t.
Capitolo 8
Tienila dritta! Tienila dritta, Martin, gallese di merda
tuon Rattigan, punta verso quella nuvola l, un po a
dritta di prua.
Rattigan estrasse un rudimentale cannocchiale e scrut
lorizzonte. Nuvole solitarie viaggiavano nel cielo silenzio-
so e calmo sovrastando il volo di qualche gabbiano isolato.
Il sole, senza veli, splendeva ancora alto nel cielo in dire-
zione Sud-Ovest mentre Rattigan scrutava fra cielo e mare,
per scioglierne il velo.
Ci siamo, vicino a quella nuvola dovrebbe esserci il
porto di Bristol: con questo vento prima di sera siamo a
terra: ora si pu dire che questa volta il viaggio stato di
piacere
Capo Rattigan. . . . Il nostromo si volt verso la voce.
Il ragazzo stava accoccolato lungo la paratia, ravvolto nella
coperta. Tutto sommato aveva una cera passabile. Era stata
una buona idea caricare il dottor Howe a bordo.
Cazzo, ragazzo, come stai? chiese Rattigan, girandosi
poi nuovamente verso lorizzonte per scrutare la situazio-
ne.
55
56 CAPITOLO 8.
Non male, capo, non male. Un po debole: oggi il
dottore mi ha portato fuori a prendere un po daria. Ma
domani mi sa che posso dare una mano
Tranquillo, domani non ci sar da fare, saremo in por-
to, e per qualche giorno ti puoi riposare
Bene...ah, capo.. disse il ragazzo timidamente.
Che c, ragazzo? domand Rattigan, mantenendo un
certo distacco
Il dottore. . . era riluttante a parlare.
Silenzio.
Che ha il dottore? Cazzo, ragazzo, mi dici che c o
stiamo a reggerci il moccolo no a Bristol?
Mi ha detto. . . mi ha detto che viene da Eyam. . .
Rattigan si fece torvo in viso.
Si sedette accanto al ragazzo. Si poteva anche riposare
un po, gli uomini sapevano cosa fare
Si, viene da Eyam
Ma Eyam. . . io so che nessuno si salvato da Eyam...
stato linferno, mi hanno detto al porto
Si, ragazzo, proprio linferno. E una delle peggiori
storie che si racconta nelle bettole del porto. Lincubo nel-
lincubo. La peste arrivata in paese portata da un car-
rettiere che veniva da Londra. E divampata subito. Un
massacro
Un massacro.
Tanti posti sono stati un massacro continu Rattigan
ma solo l, invece di scappare nei cottage e nelle fattorie
isolate nella campagna, hanno deciso di tenersi il contagio
e di non diffonderlo ai coloni intorno. Si sono chiusi dentro
e hanno respinto i contadini e i viandanti a colpi di freccia
Segu un breve silenzio. Il vento portava via le parole, e
lorizzonte le calmava.
57
Ma se sono morti tutti il dottore come ha fatto a so-
pravvivere?
Non tutti... no: erano pi di trecento, e qualcuno
rimasto vivo. Pochi. Un massacro. Molto pi che a Londra.
Se fossero scappati e si fossero sparpagliati, forse qualcuno
si sarebbe salvato
Ma avrebbero portato in giro il contagio
Infatti, per questo che sono rimasti. Hanno avuto
palle, ragazzo, come se ne vedono di rado. Che Dio li
accolga
E il dottore ?
Ha avuto fortuna, uno di quelli che sono immuni. O
forse non tanta fortuna. Ha perso la moglie e i due gli
E poi scappato
Da quello che mi ha detto quando si imbarcato, or-
mai non cera pi niente da fare, per lui. Ha aiutato a mo-
rire due terzi del paese, amici suoi, perch lo sai che contro
la peste i dottori non possono niente, e poi, quando sono
rimasti solo quelli immuni o poco pi, se ne andato. Ma
non so, non so se si pu dire che sia scappato. E un tipo
strano, ma non mi pare un vigliacco. Ma non voglio giu-
dicare. A bordo ha dato una mano. A te ha salvato il culo,
ragazzo, devi essergliene grato
Lo so, gli devo la vita. Ma anche per me un tipo
strano
Se fossi uscito dallinferno, saresti strano anche tu, ra-
gazzo
58 CAPITOLO 8.
Capitolo 9
Il sole calava e aveva gi quasi raggiunto lorizzonte. Il
ponte, ancora discretamente trafcato a quellora, era vela-
to dalla luce rossa del tramonto. Sam arrancava sotto un
pesante sacco verso lestremit nord del ponte. Era stanco
morto, ma decisamente soddisfatto. Dopo mesi di disoc-
cupazione, durante i quali solo Dio sapeva come avevano
fatto a tirare avanti, nalmente aveva trovato lavoro.
In realt lo sapeva come aveva fatto a tirare avanti, con
Sarah che andava a pulire nelle case e i ragazzi che girava-
no il quartiere facendo qualche furtarello. Ora portare sac-
chi di cereali da vari punti della citt, soprattutto da sud,
no al forno di Farriner era un lavoro duro, ma Thomas
Farriner, dopo tutto, era un buon diavolo e la paga che da-
va a Sam era sufciente per lui e Sarah e i bambini. Anche
per questo non gli rubava niente dai sacchi che portava al
forno. Farriner, che era un cervello no, lo sapeva, e gli
manteneva il lavoro.
Lavorare in Pudding Lane gli consentiva spesso di pas-
sare da Eastcheap, dove un lontano cugino di Sarah, che
lavorava da un macellaio, gli faceva spesso trovare dei bei
59
60 CAPITOLO 9.
fagotti di frattaglie e con quelli Sarah sapeva fare un bollito
che levava di sentimento.
Lepidemia si stava afevolendo: di morti in giro ormai
se ne vedevano pochi, e sembrava che la cosa volgesse -
nalmente alla ne. Si poteva sperare, ora che si avvicinava
lautunno, che con il nuovo anno tutto sarebbe nito e le
cose sarebbero tornate a posto. Gi le cose si stavano ri-
mettendo in moto. Se no col cavolo che avrebbe trovato
lavoro.
E inne il colpo grosso. Dopo mesi che si erano arran-
giati in un rudere fangoso, aveva nalmente trovato casa.
Proprio a Eastcheap. Non che fosse una reggia, ma per lui,
Sarah e i ragazzi andava proprio bene. Era una casupola
semplice, uno dei primi posti dove si era sparso il contagio,
e si era portato via lintera famiglia che labitava. Era rima-
sta vuota per mesi, mentre la gente cercava in tutti i modi di
andarsene da Londra. Ora che la gente stava cominciando
a tornare, gli sbirri dellalderman, che a suo tempo avevano
sequestrato le case rimaste senza proprietari, le vendevano
e afttavano. Quella casa l gli sbirri glielavevano afttata
per una cifra ragionevole, che lui si poteva permettere.
Almeno per il momento. Sapeva bene che degli sbirri
non ci si poteva dare, e non si sarebbe stupito che prima o
poi, passando per la riscossione settimanale, gli chiedesse-
ro molto di pi o li buttassero fuori perch avevano trovato
un acquirente, che era meglio di un afttuario. Ma per il
momento andava bene cos. Si, il puzzo di Eastcheap, con
le frattaglie e gli scarti dei macellai lasciati a marcire nei vi-
coli, non era il massimo, ma anche il resto di Londra non
era in condizioni migliori.
Si ricordava di quanto quel puzzo gli fosse sembrato
tremendo quando, anni prima, era arrivato dalla campa-
gna, con il naso pieno dellodore del eno. Ora, quel puzzo
61
non lo sentiva quasi pi. Anche ai topi, di cui il quartie-
re era pieno, compresa casa sua, ci si era fatta labitudine.
Certo, un gatto avrebbe fatto comodo, ma di quei tempi, a
Londra, era quasi impossibile trovarlo. Facile immaginare
che ne avessero fatto, con la fame che cera in giro, tutti i
gatti.
Il sole n di immergersi nellorizzonte ondulato dalle
parti di Westminster, con un ultimo bagliore rossastro. Sam
si sistem meglio il sacco sulla schiena curva e indolenzita.
Era meglio affrettarsi per arrivare al forno, le strade non
erano mai tanto sicure dopo il tramonto. E poi a casa, un
po di zuppa e un bel sonno. Era proprio stanco, portare
tanto peso e con quel caldo, gli sembrava quasi di avere la
febbre.
62 CAPITOLO 9.
Capitolo 10
Cricket salt a pi pari oltre il sacco di carbone di legna
che era caduto dal mucchio in mezzo al vicolo, scart agil-
mente di lato per evitare un pitale che, a dire il vero pre-
vio annuncio del proprietario ai passanti, veniva vuotato
in strada dalla nestra, e si materializz davanti alla porta
della casa di Ulysses.
Cricket era il capo di una banda di ragazzini che popo-
lavano e segretamente sorvegliavano il quartiere. Figli di
puttana nel senso letterale della parola. Le prostitute, di
tanto in tanto, restavano incinte, e abortire era pericoloso.
Morire con le viscere distrutte dagli strani intrugli, o con la
pancia marcita a causa di qualche megera dal ferro arruggi-
nito, era facile come alzarsi dal letto ogni mattina. Meglio
la gravidanza.
Per i primi mesi addirittura attirava pi clienti. Non
che il parto fosse una passeggiata, e ci si poteva rimanere.
Ma certamente meno che con laborto. E cos i ragazzini
venivano al mondo, nel quartiere sudicio, con una mamma
che non si poteva certo prendere cura di loro, con la fame
imperante e in un mondo ostile di topi, megere ed uomini
63
64 CAPITOLO 10.
violenti.
E cos ci si arrangiava. Come tatti piccoli scimmiotti si
imparava a muoversi nel quartiere, si imparavano a memo-
ria i vicoli, i passaggi per scappare se inseguiti, i posti mi-
gliori per borseggiare e poi dileguarsi, anche un po di uso
del coltello, non si sa mai. Cricket era maestro in tutto, e al
momento era il migliore. Senza elezioni democratiche era
riconosciuto tale, e tutti gli altri bambini lo avevano come
riferimento.
Fino a quando un calcio ben dato non gli avesse rotto
una gamba, o cadendo in fuga non si fosse rotto un braccio,
o non si fosse beccato una bella febbre. Se fosse sopravvis-
suto a questi eventi, sarebbe comunque caduto dal trono
e, nella migliore delle ipotesi, avrebbe continuato un po,
come quei rottami che si trascinavano nei vicoli chiedendo
la carit. Ma durava poco, raramente arrivavano a 20 anni.
Ma per il momento era il padrone del territorio. Se dice-
va di sguinzagliare la sua banda aveva il controllo su tutto
quello che succedeva nel raggio di due o tre quartieri.
Ulysses questo lo sapeva benissimo. Cricket era diven-
tato un suo amico e, con lui, gran parte della sua banda.
Questi gli facevano piccoli favori, come raccogliere qualche
dritta, tener docchio qualche persona e riferirgli le novit
del quartiere. In cambio Cricket sapeva che, quando vo-
leva, poteva trovare un posto sicuro ed un piatto pronto a
casa di Ulysses. Generalmente, per, Cricket preferiva en-
trare di corsa in casa di Ulysses, prendere qualche tozzo di
pane e dei biscotti e riscappare via a mangiare con gli altri
della banda senza troppi convenevoli.
Ora, con lincarico da parte della Royal Sciety di inda-
gare sulla morte di Fairfax e Hopton, Ulysses aveva un bi-
sogno estremo di informazioni. Soprattutto quel genere di
informazioni che non si hanno facilmente chiedendo aper-
65
tamente in giro, ma che un ragazzino quasi invisibile riesce
a carpire, spiando da sopra un tetto o ascoltando da dietro
un angolo cieco.
Entra, lo so che sei l disse Ulysses seduto nel soggior-
no
Avevo bussato
Non ti preoccupare, entra sorrise Ulysses
Abbiamo novit
La banda ha riferito, o siamo al plurale majestatis?
Chi questo Magistratus, che non lo conosco? do-
mand Cricket indicando una mela vicino ad Ulysses.
Lascia perdere disse Ulysses lanciandogli la mela che
notizie porti ?
Molte nozie la mela era passata rapidamente dalla
mano alla bocca peali
Aspetta... ingoia e poi racconta queste molte notizie
speciali
mi fono sproffapo sof Cricket
si, ti sei strozzato, lo immagino, e immagino che ti ci
vorrebbe della birra per rimediare
bafari, pe fe n
ce n, ce n indicando la brocca. Cricket si lanci
sulla brocca, inghiott lultimo pezzo di mela con un sorso
mostruoso di birra, strizz gli occhi nellinghiottire, poi li
spalanc per prendere ato, dette un rutto poderoso, im-
pensabile per quel corpicino da grillo, e si mise a sedere
davanti a Ulysses.
Fatto tutto?
Be, sto meglio, avevo corso
Tu corri sempre. . . ma, dimmi, che hai saputo ?
Sai il dottore che morto nei dintorni di Old North
Road?
Il signor Fairfax... fece cenno annuendo Ulysses
66 CAPITOLO 10.
Ratto lha visto disse Cricket ero di aver il controllo
di tutto anche fuori del suo quartiere.
Ratto era un ragazzo della banda, chiamato cos sia per
la sua agilit che per i suoi avvenenti incisivi, che permet-
tevano immediatamente di capire che era glio di Maria la
Dentona e di un ignoto cliente.
Molti lo hanno visto, negli ultimi giorni prima che mo-
risse
Gi, ma lui lo ha visto la sera che poi morto, mentre
tornava a casa
e. . .
Dice che barcollava come uno sbronzo, ma non era
rosso in viso, era pallido pallido, e aveva il atone
mmmh fece Ulysses pensoso vai avanti
E poi dice che si appoggiato a un muro, se no casca-
va, e lo ha tirato fuori e ha pisciato
Questo lo fanno tutti
Si, ma non pisciano sangue
Sangue?
Si, Ratto sicuro, era in controluce e ha visto bene.
Sangue puro Ulysses socchiuse gli occhi, pensoso. Si alz
e cominci a gironzolare per la stanza.
S, si trovava decisamente davanti al demone rosso. Qual-
cuno doveva aver avvelenato i due scienziati somministran-
dogli il preparato di apas, magari mischiandolo con del t.
Si alz e and alla nestra, a guardare landirivieni dei pas-
santi. Forse la prospettiva era sbagliata. Forse i due scien-
ziati avevano qualcosa in comune, che semplicemente lui
ignorava.
Anche Cricket si alz e and alla nestra, a controllare
la strada, tante volte fosse capitata una buona occasione,
qualche stronzo di benestante da alleggerire. Ulysses tor-
n sui suoi passi, sorrise vericando che almeno due me-
67
le mancavano allappello nel canestro, ed erano certo nella
bisaccia di Cricket, ne prese unaltra e gliela lanci.
Grazie per la dritta. Ora vai e fai quellaltra cosa che ti
avevo detto
Subito Cricket prese la mela al volo, apri la porta e
sgattaiol fuori che stava gi masticando.
Ulysses si sedette e continu a riettere. Che anche Tho-
mas Fairfax fosse stato avvelenato con lapas cerano effet-
tivamente pochi dubbi. Il pallore, le vertigini, laffanno da
anemia da tante piccole emorragie interne, il sangue nel-
le urine, poi lemorragia generale e la ne in un lago di
sangue nello studio.
Ma il mistero cominciava l. Chi poteva conoscere lapas
in Inghilterra? Lapas non cresceva in Inghilterra, certamen-
te non a Londra. E poi chi poteva sapere come prepararlo?
E poi perch qualcuno avrebbe dovuto uccidere due scien-
ziati, relativamente poco importanti e a ne carriera, come
Fairfax ed Hopton. Forse era stato semplicemente un tragi-
co errore e si erano avvelenati da soli. Poi, allimprovviso,
unidea: il giardino dei farmacisti!
Il giardino della Societ dei Farmacisti a Blackfriars, non
cera dubbio. Doveva andarci subito. Prima per doveva
passare a salutare unamica.
68 CAPITOLO 10.
Capitolo 11
Salt lultimo scalino della passerella e atterr sul selcia-
to irregolare del molo, scansando di poco una delle tante
pozze maleodoranti di acqua salata. Elder nalmente era a
terra. Anche se era imbarcato ormai da mesi, non gli piace-
vano i viaggi in mare. Troppi sballottamenti. Troppo gran-
de il mare. Che da un momento allaltro pu decidere di
stritolarti come con un foglio di appunti sbagliati, e di get-
tarti via, come con il semplice gesto di scacciare una mosca.
Troppo il tempo per pensare. E a Elder non andava di pen-
sare. Voleva abbandonare le immagini che la sua mente
ripescava dalla memoria.
Eyam, citt maledetta.
Meglio aver qualcosa da fare. Ci voleva ancora un po
di tempo per sbrigare le pratiche di dogana e scaricare il
bagaglio: poi un po di attesa per la carrozza del postale
che lo avrebbe riportato a Londra. Scansando le pozzan-
ghere, Elder fece due passi sul molo che si allungava nello
specchio dacqua del porto di Bristol e si guard intorno. Il
sole stava cominciando a tramontare, al largo, emanando
quella luce tagliente e arancione che rendeva tutto pi niti-
69
70 CAPITOLO 11.
do. Non fosse bastato, un vento teso tirava dal largo verso
terra e aveva spazzato ogni piccola nube della sera. Laria
umida e salmastra era tersa come il cristallo.
Era forte, quel vento. E nella traversata non lo aveva
mai lasciato in pace. Sembrava si lamentasse. Un tempo si
sarebbe appassionato. Un tempo, proprio in quegli stessi
posti, si era appassionato. Ora le immagini di Eyam erano
sovrapposte a tutto.
Lo sguardo gir sullorizzonte del porto. Bristol era sta-
to un gran porto, da tanto tempo, e neanche la Morte Nera,
che aveva accato intere citt nellentroterra, era riuscita
a piegarlo. Cera sempre stato trafco commerciale e ora
che lepidemia volgeva al termine, tutto era ripreso a pie-
no vigore. Il sibilo del vento e le grida quasi umane dei
gabbiani non riuscivano a coprire i rumori incessanti: cate-
ne di ancore che venivano issate o calate, passerelle che si
abbattevano sui moli, barili fatti rotolare sugli acciottolati,
argani che cigolavano, urla e bestemmie degli scaricatori.
Si vedeva proprio che la vita stava riprendendo. Sulle navi
ormeggiate ai moli vedeva caricare e scaricare le merci pi
varie, che venivano da e andavano nei posti pi sperduti
dellImpero.
Pi che altro venivano. Limpero non offriva molto in
cambio di quello che ingurgitava dalle Colonie. Si, qualco-
sa offriva in cambio: soldati, magistrati, galeotti. Galeotti
come quelli che un drappello di giacche rosse stava facen-
do salire su un vascello nero e sgangherato. Facce dispe-
rate, catene ai piedi che rendevano il camminare goffo e
saltellante. Destinati ad andare lontano. A morire lontano.
Molti forse avrebbero preferito che se li fosse portati via
la peste. O avrebbero nito per preferirlo.
Signore?
Elder si volt nella direzione della voce, che veniva dal
71
basso. Un bambino che avr avuto si e no dieci anni.
Signore, cerca un alloggio?
Era un bambino del porto, la variante marinara dei ra-
gazzi che si vedevano correre e borseggiare nei quartieri di
Londra. Figli di mamme morte o comunque perdute, pa-
dri per denizione ignoti. E come animaletti, anche loro
cercavano di sopravvivere. E si capiva che quei pochi che
ce lavrebbero fatta non sarebbero diventati propriamente
uomini di alti ideali e moralit.
Signore, mi sente? cerca un alloggio per stanotte?
No, devo partire
Partire? Ma se sbarcato ora Si vedeva che il ragazzo,
a caccia di affari, lo aveva sorvegliato da un po.
Sono sbarcato, ma devo prendere la diligenza per Lon-
dra
Allora mi sa che proprio un alloggio che le serve per
stanotte: no a domattina la diligenza non parte
Come mai? Che successo? La peste?
No signore rispose ridendo il ragazzo niente peste:
quella ormai nita qui a Bristol. E che il postiglione ieri
si sbronzato troppo, e si fatto le scale a rotoloni, e ora
fuori combattimento
E non ce n un altro? domand spazientito Elder
Si, ma deve venire da fuori. E una diligenza postale,
e lalderman non permette che sia guidata da chiunque. Ci
vuole un postiglione reale, e il pi vicino a Portishead.
Signore, lhanno mandato a chiamare e no a domattina
non arriva
Pare che tu sia bene informato, ragazzo. E visto che
mi pare che io debba pernottare a tutti i costi, non che
per caso... proprio per caso, invero, non me lo aspetto pro-
prio, magari tu sapresti indicarmi un posto dove andare?
soggiunse sorridendo Elder
72 CAPITOLO 11.
S, certamente signore! conferm felice il ragazzo
Ma guarda che fortuna. E dove sarebbe?
L davanti, signore, subito a destra, dopo la ne del
molo. Vede linsegna con il gabbiano? indic il ragazzo.
Il grosso gabbiano di legno dondolava al vento, con tan-
to di occhiolino chiaro e sso, e macchia rossa sotto il becco
giallo.
Si, la vedo ben fatta davvero quellinsegna, per un
porto cos sudicio e grezzo, pens Elder,
E un posto pulito ? domand poi al ragazzo.
Non ci creder signore, ma allo Smiling Seagull coma-
re Rose non fa mai mancare lenzuoli puliti, specie per un
gentiluomo come voi
E acqua calda? aggiunse Elder, sorridendo al bambi-
no .
E acqua calda disse subito il bambino, guardando El-
der come se non capisse bene che se ne sarebbe fatto poi
di acqua calda Se gliela chiede, lacqua calda comare Rose
gliela trova di certo
Elder cap che lavarsi non era il pezzo forte del bambino
E per il t soggiunse, e messa una mano nel taschino
del panciotto gli lanci al volo un mezzo scellino.
Il bambino salt in aria e acchiapp la moneta al volo
come un gabbiano quando lanciato il pane.
Vado a avvertire comare Rose, signore, cos le prepara
il letto...e lacqua calda e spar in direzione della taverna,
tra le persone che affollavano il molo. Elder si avvi lenta-
mente anche lui, in mezzo al baccano. Un vero fragore. Ma
non veramente fastidioso, era il rumore della vita.
Proprio ora che il tramonto offriva gli ultimi sprazzi
di luce utile, lattivit si era fatta particolarmente freneti-
ca. Presto il crepuscolo, e poi il buio sarebbe calato. E le
luci delle lampade ad olio avrebbero consentito solo alle
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sentinelle a bordo e ai guardiani dei magazzini di fare la
guardia alle merci. Si lidea di tornare a Londra non gli di-
spiaceva. Certo avrebbe dovuto riabituarsi alla fetida vita
di citt, ma avrebbe potuto nalmente dedicarsi ai suoi in-
teressi scientici con i colleghi della Royal Society. La peste
aveva interrotto tutto, anche la sua vita, ma ora la mente
forse avrebbe potuto riposare, e magari anche svagarsi un
po.
Era arrivato sotto linsegna dello Smiling Seagull. Ri-
guard linsegna. Veramente fatta bene. E poi essere accol-
to da un gabbiano sorridente era meglio che nulla. Spinse
il battente della porta e entr.
74 CAPITOLO 11.
Capitolo 12
La nestra del primo piano si apr manifestando a Ulys-
ses un cesto di folti e ribelli capelli rossi. In mezzo ad
essi, un viso chiaro con un accenno alle lentiggini. Due
occhi nocciola scrutarono la via e come videro Ulysses si
illuminarono.
Rubella McGrath era arrivata a Londra un paio di anni
prima, scappata dalla povert dellIrlanda. Sebbene avesse
origini benestanti i massacri che gli inglesi avevano com-
messo con Cromwell lavevano resa pi povera di una con-
tadina e pi sola di una farfalla.
Cromwell, un nome odioso: anche solo il suono creava
in lei un impeto di rabbia e aggressivit inimmaginabile. In
realt proprio Cromwell era uno dei motivi per cui Rubel-
la si era trasferita a Londra. Quando era partita, Rubella
era poco pi di una ragazzina con un passato orribile, e al-
le spalle il solo desiderio di rendere pan per focaccia alla
causa del suo dolore. Ma a Londra aveva avuto non po-
chi problemi: non aveva conoscenze e con gli ultimi soldi
rimasti si era pagata il viaggio per la citt.
I primi tempi si era accampata da una sua amica, che
75
76 CAPITOLO 12.
faceva la prostituta, e che in nome della fratellanza irlan-
dese laveva accolta di buon grado. Chiaramente aveva
anche cercato di iniziarla alla professione, ma i sani prin-
cipii familiari della campagna irlandese non le avrebbero
mai permesso di fare quella vita.
Cos Rubella McGrath trov un posto come sguattera in
una bettola di Eastcheap in attesa di trovare un modo per
far pagare a Cromwell tutto il male subito.
Lavoro duro, paga bassa.
Ma Rubella aveva la testa dura e una volont di fer-
ro. Lavorava sodo, testa bassa e poche chiacchiere. La sua
spiccata attitudine al comando laveva fatta salire in poco
tempo la gerarchia della bettola. In poche settimane era
salita da sguattera a cameriera.
Lavoro duro, paga bassa, e una serie di manate sul culo
dagli avventori.
Nonostante i vestiti sporchi, infatti, a Rubella era rima-
sta, nel volto e nel corpo, la grazia di una benestante. Spic-
cava come una rosa di maggio in una bettola di porci e que-
sto le attirava le attenzioni speciali degli avventori. I primi
tempi. Poi le manate le aveva restituite lei e gli avvento-
ri avevano cominciato ad apprezzarla solo come camerie-
ra. Inne cominciarono ad apprezzarla anche come cuoca,
perch il suo stufato resuscitava i morti.
Lavoro duro, paga sempre bassa, ma il cibo non manca-
va.
Nel frattempo Cromwell era storia passata, la malaria
e Re Carlo avevano fatto ci che lei non era riuscita a fare.
Forse sarebbe potuta tornare in Irlanda, e un giorno forse
lavrebbe fatto. Ma per il momento preferiva rimanere l.
Se non avesse lavorato nella bettola, quando era arrivata
la peste sarebbe morta di sicuro: o di peste o di fame. E
invece sembrava che avesse superato entrambe. Ancora un
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po di tempo e avrebbe avuto abbastanza soldi per ripartire
verso lIrlanda con una base solida su cui costruire. Nel
frattempo il suo luogo era lEastCheap.
Rubella ci sapeva fare con i clienti della bettola, che poi
erano pi o meno sempre gli stessi, il popolo del quartiere.
Pur avendo rinunciato alle avances, chiacchieravano volen-
tieri con lei, dato che era ancora bella da mozzare il a-
to. Lei li squadrava dallalto in basso, esaminandoli con
gli occhi penetranti che comunicavano una sensazione di
forza interiore. E chiacchierava volentieri, mentre distri-
buiva scodelle e boccali, spillava birre, risciacquava piatti e
rassettava tavoli. Solo qualche volta, quando qualcuno no-
minava Cromwell con accenti nostalgici, lei perdeva la te-
sta, e loste doveva darle cinque minuti di libera uscita, nel
vicolo sul retro, per evitare morti e per farle sbollire la rab-
bia. Ben presto i frequentatori avevano capito che quello
di Cromwell era un argomento proibito. Ulyssess laveva
capito subito. Gli era bastato vedere i capelli scarlatti per
capirlo.
Ulysses mangiava spesso alla taverna di Rubella, a due
passi da casa sua: laveva conosciuta l. In poco tempo ne
era diventato subito suo amico e condente. Gli era basta-
to uno sguardo per capire, dalla profondit dello sguardo,
che Rubella non aveva nulla a che spartire con quei bifolchi
della bettola dove lavorava e che aveva un passato ed una
forte personalit alle spalle, nascoste dietro il bel viso.
Lei lo aveva ricambiato, sul piano dellamicizia, e anche
se se ne era in qualche modo un po innamorata, si era con-
centrata sul lavoro: doveva metter da parte soldi per torna-
re a casa, e non si poteva permettere certe debolezze. Lui
mangiava quasi sempre alla bettola, e, sebbene fosse spesso
con la testa tra nuvole dietro ai suoi pensieri, la guardava
spesso con occhi sognanti.
78 CAPITOLO 12.
Comunque, in qualit di condenti, anche fuori dei pa-
sti si vedevano spesso per occasionali passeggiate pome-
ridiane, che poi si erano andate sempre pi diradando a
causa della peste.
Qual buon vento? disse Rubella affacciata alla ne-
stra.
Il tuo rispose Ulysses sorridendo.
La risposta fece sorridere Rubella
Entra, aperto. Io scendo, cos mi racconti
Non fece in tempo a dirlo che Cricket, sbucando da die-
tro Ulysses, si protese verso la porta, entrando per primo.
Cricket conosceva bene la casa e si proiett verso la dispen-
sa dove localizz un vaso di biscotti: lo prese, si appollai
su uno sgabello, e si mise a sgranocchiare in silenzio.
Si accomodi pure gli disse Rubella, passandogli da-
vanti e arruffandogli i capelli, faccia come se fosse a casa
sua
Rubella non aveva gli, almeno per il momento, ma
Cricket era come se lo fosse. Mise due sedie davanti al
tavolo e tir fuori una brocca di birra e due bicchieri
Siediti e racconta
Avevo pensato di andare a fare due passi disse Ulys-
ses
Rubella lo guard un po stupita. E vero che la pe-
ste stava scemando, ma andare a fare due passi non era
proprio roba ordinaria.
Due passi?
Si, due passi, muoversi un po, prendere un po daria
Rubella lo guard sorpresa.
Lespressione Prendere un po daria in una Londra che
era costantemente avviluppata in un miasmo misto di mer-
da e putrefazione era come coprirsi con un dito, e non le
tornava proprio.
79
Guard Cricket con occhi inquisitori. Se era venuto in-
sieme a Ulysses doveva sapere qualcosa: quello per, con
la bocca piena, alz gli occhi al cielo come per dire non
cercare qua, se so qualcosa devo comunque stare zitto.
E dove si dovrebbero fare questi due passi, di grazia?
Al giardino della Societ dei Farmacisti sorrise Ulys-
ses.
Cosa il giardino dei farmacisti? in effetti non cera
un giardino dei farmacisti, almeno non ufcialmente. Era
Ulysses che lo chiamava cos. Ma dopotutto cosa importa-
va? La peste era lontana, il cielo sereno ed il sole splendido.
Dammi un minuto, mi metto a posto e vengo
Rubella and allunico specchio della casa a spazzolarsi
i lunghi capelli arruffatti.
Bene disse Ulysses, prendendo un biscotto dal vaso
che Cricket teneva in braccio: quello lo guard come si
guarda un ladro e un usurpatore.
Il giardino dei farmacisti era un luogo riservato e poco co-
nosciuto dove i farmacisti portavano gli apprendisti perch
familiarizzassero con i ori e le piante con le quali avreb-
bero dovuto preparare pozioni e rimedi. In realt laccesso
era riservato ai soli farmacisti e neanche Ulysses era mai
riuscito ad entrarci, ma stavolta, con il lasciapassare di Vi-
scount Brouncker e della Royal Society sarebbe riuscito a
farci entrare anche il piccolo Cricket, oltre che -ovviamente-
la splendida Rubella.
Ulysses aveva sentito storie meravigliose su questo giar-
dino di cui pochi scienziati erano ancora a conoscenza. Il
giardino segreto era stato impiantato sulle spoglie di un
vecchio giardino appartenuto a sir John Danvers, in una
zona la cui vicinanza al ume aveva contribuito a ricreare
un microclima perfetto. Dopo la morte di Danvers, alcuni
farmacisti avevano deciso di sviluppare il giardino seguen-
80 CAPITOLO 12.
do il modello del paradiso oreale descritto nel Paradisi in
Sole Paradisus Terrestris di John Parkinson, il pi dotto ed il-
luminato botanico dellepoca. Coloro che lo avevano visto
dicevano che neanche nelle colonie pi esotiche si sarebbe
potuto vedere un tripudio cos vivo di colori, per il ori-
re di piante cos preziose e cos rare da non poter neanche
immaginare.
In effetti le voci che correvano sul giardino dei farmaci-
sti erano veritiere. Stavano camminando ormai da un po
immersi nel giardino, e lo sguardo di Cricket, totalmente
affascinato dai colori sgargianti dei ori, riassumeva lo sta-
to danimo di tutti e tre. Tra le piante pi strane ed esoti-
che che, a ne estate, anche se la pallida estate di Londra,
avevano ori e frutti.
Il tre sembravano formare un splendido quadretto fa-
miliare. Rubella teneva saldo il braccio di Ulysses, men-
tre Cricket saltellava loro intorno, rinforzando limmagi-
ne di una famiglia ideale. Rubella scacci il pensiero dalla
mente.
Tempi duri per gli scienziati, non credi? disse a Ulys-
ses, per spostare il lo dei suoi pensieri.
Che vuoi dire? domand Ulysses ngendo di cadere
dalle nuvole.
Beh, le voci girano: due scienziati sono morti, e in un
modo un po fuori dellordinario
Dicono sia stato un demone cerc di tagliar corto Ulys-
ses ma senza sperare di quietare Rubella.
E perch un demone si accontenterebbe di uccidere
due miseri scienziati invece di re, vescovi e regine? rise
Rubella accondiscendendo al gioco.
Lobiezione lasci interdetto Ulysses. In effetti largo-
mento di Rubella era sensato.
81
Forse perch la Scienza che fa tremare i Demoni
prov a rispondere Ulysses.
Si stup della propria risposta. Forse laveva zittita.
Un demone... riassunse lei in tono poco convinto
Un demone conferm lui soddisfatto.
Rubella sorrise Se questo lo stato delle tue investiga-
zioni, credo che sir Fairfax ed il signor Hopton stenteranno
a far scoprire il loro assassino.
Ulysses la guard stranito: Rubella dunque gi sape-
va che si stava occupando del caso, solo che aveva fatto
nta di nulla. Doveva aspettarselo: era intelligente, e ave-
va un giro di informazioni, tra clienti della bettola, ami-
che prostitute e conterranei irlandesi, per cui cera poco che
non sapesse, almeno di quello che succedeva a Eastcheap e
quartieri limitro.
Cazzo... brontol Ulysses, vieni a Londra, la citt pi
grande del mondo, con 400.000 abitanti, ti ci dovresti sper-
dere, e scomparire come in una tta foresta, e invece tutti
sanno tutto di te, nei minimi particolari
Non tutti. Rubella sorrise Io si. E non dovresti tener-
mi le cose nascoste
Troppo furba, pens Ulysses. Non riusciva mai a con-
tarle frottole: lo scopriva subito o poco dopo. E glielo di-
ceva in faccia. Ma era per quello, per come era diretta e
schietta, che Rubella gli piaceva tanto.
Poi, scusa, mi porti in un posto bello quanto sconosciu-
to e per entrare mostri una pergamena con tanti nomi che
non iscono pi. Devi considerarmi proprio una stupida
se pensi che non mi accorga di nulla si lament Rubella.
No, non sei stupida
Beh, se non sono stupida sono per curiosa, e potre-
sti dirmi qualcosa disse Rubella, lasciandogli il braccio e
82 CAPITOLO 12.
chinandosi su una aiuola per cogliere delle margherite. La
stoffa della tunica si tese.
Dai, dimmi qualcosa di cosa stai complottando, con le
tue bugie, le tue coperture, i medici che muoiono, e i signori
della Royal che ti vengono a trovare a casa
Ulysses le avrebbe detto volentieri come stavano le co-
se. Si dava di Rubella, e sapeva che lei avrebbe mantenuto
il segreto. Non solo. Con la sue rete di informatori e cono-
scenti gli sarebbe stata utilissima e lo avrebbe aiutato nelle
indagini. Le avrebbe detto tutto subito, se non fosse che
laiuola dietro di lei attir completamente la sua attenzio-
ne. Laiuola aveva un prato con pochi ori, alcuni cespugli
di timo, delle piante di digitale purpurea, ormai sorita, e
cinque grossi cespugli, tti di spine e di piccole foglie ver-
di scure, a forma di lancia, e tante bacche nere. O meglio
quattro cespugli pieni di bacche, e il quinto completamente
vuoto. Lintuizione di andare ai giardini dei farmacisti era
stata giusta. Anche se laveva visto solo un paio di volte
in America, Ulysses non ebbe dubbi. Era proprio come se
lo ricordava, nero come il mistero e con spine appuntite,
letali. LApas.
Capitolo 13
Un suono sordo e le massicce porte di legno si chiusero.
William Mompesson, giovane Rettore di Eyam, trasse un
profondo sospiro, e gir la chiave della sala riunioni. Quel-
lo che doveva dire non era semplice, non era affatto sem-
plice giocare con la vita di tante persone. Per William sa-
peva che dietro ogni crisi si nascondeva una possibilit, in
questo caso un atto di eroismo raro. Non sapeva come i
cittadini avrebbero accolto la proposta, ma sapeva che nei
momenti di grande difcolt gli uomini sanno trovare una
forza morale sconosciuta, e che le albe pi splendenti sor-
gono dalle notti pi cupe. E quella era senza dubbio una
delle notti pi cupe della sua esistenza.
Guard la sala. Nella sala erano seduti un centinaio di
persone, in rappresentanza del resto del villaggio. Vedeva
gli Stanley, i Riley, gli Hancock, i Rowland, i Danby, ma
anche persone isolate, poco inuenti per la vita cittadina,
come French, un arcere reduce delle guerre sul continente,
o che erano arrivati di recente, come Elder Howe, il dottore.
Mompesson ritorn sui suoi passi, attraversando la sa-
la, e and a sedersi al tavolo da cui lui, in funzione della
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84 CAPITOLO 13.
sua carica, presiedeva la riunione. Si sedette sulla vecchia
sedia sgangherata, si guard intorno, e cominci:
Bene, mi sembra che ci siamo tutti, o quasi
Tutti quelli che sono rimasti e non stanno male disse
Marshall, che avrebbe seppellito, nei mesi successivi, molti
dei presenti.
Lo so, inutile ricordarlo, lo sanno tutti. Per questo sia-
mo qui. Vi ho riuniti qui perch dobbiamo prendere una
decisione guard i volti perplessi ed affaticati.
Che cosa volete che decidiamo, c la peste ed arriva-
ta anche a Eyam, tutto qui disse uno
No, non tutto qui, c dellaltro
Cera dellaltro, molto altro, ma WillamMompesson non
sapeva da dove cominciare.
Lasciatemi rifare la storia del contagio. Un mese fa
George Viccars si fatto spedire da Londra un carico di ve-
stiti. Evidentemente impestati, perch nei giorni successivi
il carrettiere e Viccars e tutta la sua famiglia se ne sono an-
dati. Da l i casi di peste si sono moltipicati, privilegiando i
posti dove le persone si riuniscono, tipo la chiesa e il pub.
Mompesson vedeva cenni di assenso da parte dei presenti
E i casi di cui sappiamo per ora sono avvenuti solo in cit-
t, non nei cottage sparsi in campagna, almeno a quanto ci
dicono i contadini che di tanto in tanto vengono in paese
Nuovi cenni di assenso.
E allora? disse una voce dal fondo.
E allora chiaro che il contagio non viaggia con la-
ria, ma con le cose e le persone, con una qualche forma di
contatto
Se fosse cos, Marshall se ne sarebbe gi andato da un
p, e cos anche il dottore disse un terzo.
Non detto disse Elder, qualcuno immune alla pe-
ste, nel senso che anche se non prende nessuna precauzione
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e sta accanto ai malati, e li tocca, non si ammala mai. Non
so quale sia la spiegazione, ma le cronache ci riferiscono
che sempre stato cos, anche per la Morte Nera del 1470
E allora, che cosa dobbiamo fare? Non ci dite nulla
di nuovo! Sono giorni che stiamo in casa e cerchiamo di
uscire poco e non avere contatti. E si continua a morire
ogni giorno disse Riley. Pochi giorni prima era toccata
alla glia minore, laveva vista morire sotto gli occhi.
La mia proposta questa disse Mompesson e il re-
verendo Stanley e il dottor Howe sono daccordo con me
Sentiamo dissero alcuni
E inutile girarci intorno, signori. Eyam perduta. Non
possiamo fare nulla per salvare la nostra citt. Non possia-
mo nulla per salvare i nostri cari il suo sguardo incroci
quello di Riley Per possiamo fare qualcosa per gli altri,
per le campagne vicine, afnch non vivano il tormento
che stiamo vivendo noi.
Lassemblea era silenziosa
Signor Rowland, lei lo sa... ha visto che la campagna
al momento pare essere immune. La peste non ancora
uscita dalle porte della citt. il signor Rowland fece un
cenno affermativo con il capo.
E vero, ancora nessun contagiato si allontanato da
Eyam conferm Elder.
E quindi? una voce dallassemblea.
E quindi, signori, siamo ancora in tempo per salvare
tante vite ! Non le nostre, certo, ma quelle delle campagne
vicine prese un attimo di respiro. Ascoltatemi: noi pos-
siamo chiuderci dentro la citt, impedire ogni contatto con
lesterno, e fare s che il contagio nom si estenda alla cam-
pagna! Per noi sar dura, lo so, ma cos facendo potremmo
salvare tutta la contea
86 CAPITOLO 13.
Ci fu un attimo di silenzio, seguito da un bruso crescen-
te che si tramut poi in un voco confuso e disorganizzato.
Ma non abbiamo mura dentro cui chiuderci unaltra
voce nella folla
Ci sono dei recinti, monteremo la guardia, e avvertire-
mo quelli fuori di stare alla larga
Come faremo con il mangiare? sorse dal fondo del-
la stanza Rowland, un uomo imponente con un cesto di
capelli bianchi.
Per quello ci metteremo daccordo con i contadini dis-
se Mompesson Ci porteranno il cibo necessario e lo lasce-
ranno al mio pozzo, che al margine del paese
E di noi che ne sar? una voce dalle prime le.
Siamo nelle mani di Dio
E chi si occuper dei morti? doveva essere uno degli
Hancock
Marshall e i suoi aiutanti, come stato nora
Ma se dobbiamo trasportare i morti al cimitero
Non seppelliremo pi nessuno in cimitero disse Mom-
pesson.
Neanche la grazia di riposare in terra consacrata! era
la signora Rowland.
La piet di Dio non si ferma alla siepe del cimitero
disse il vecchio vicario Stanley.
Ma come faremo se qualcuno vorr entrare in paese:
non ci entrano solo i contadini, in paese, ci capitano anche
tanti viandanti
Organizzeremo dei turni di guardia rispose Mompes-
son guardando Garth e French.
Lassemblea diventava sempre pi chiassosa. Finch
Mompesson non batt sul tavolo tre colpi secchi.
Danby interruppe il silenzio che segu Ma anche se
fosse, a noi che ce ne viene?
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Era la domanda che Mompesson temeva, e non poteva
credere che la sua Eyam stesse cedendo alla codardia. Ma
gli occhi di molti erano puntati verso il basso. Tutti tranne
Riley, che lo guardava sso.
Te lo dico io cosa ce ne viene, Thomas! disse Riley al-
zandosi in piedi di scatto Io non star qui a vedere questa
morte che ci piglia uno per uno senza fare nulla! Sono un
inglese, e lo sa Iddio se non ho sputato lanima ogni gior-
no combattendo per me, i miei cari, e la mia gente. E non
ho intenzione di smettere ora ! Se la mia morte ne salver
anche uno solo, non sar morto invano
Lassemblea ascoltava in silenzio, ognuno con gli occhi
su Riley, e il cuore perso nelle proprie tragedie.
Anchio la penso come Riley! si alz in piedi Rawland
dal fondo della sala.
Anchio salz in piedi Garth, con larco a tracolla.
Non ho avuto paura dei francesi, non ho paura della
peste! disse French alzandosi in piedi.
Io so una cosa disse Elder alzandosi con gli altri So
che quello che ho passato io deve essere risparmiato ad
altri, fosse anche a uno solo, se mi riesce
Mompesson guardava i volti fermi dei suoi paesani. Cia-
scuno, in cuor suo, sapeva di andare incontro alla mor-
te, ma quello, ormai, non sembrava il male peggiore. Il
problema l non era morire, era vivere.
Sembrava che la decisione fosse stata presa ed accettata.
Forse la sua Eyam lavrebbe vinta. Forse laveva gi vinta.
88 CAPITOLO 13.
Capitolo 14
Te ne vai gi ? disse Anna al giovane, che si era alzato
dal letto e stava armeggiando in un angolo della stanza in
penombra
Si, ho delle cose importanti da sbrigare al cantiere
disse lui, frugando al buio nel mucchio di vestiti
Pi importanti di me?
Di certo s, bella signora. Coshai da lamentarti come
una moglie, o hai scordato il mestiere che fai ?
Lo so bene qual il mio mestiere, basta guardarti a ri-
cordarmelo, caro il mio Bligh, non che sembri quellim-
portante costruttore che dicono, mentre cerchi le tue braghe
a culo nudo
Vorrei sapere dove le ho messe. . . ..Ah eccole! e tu mo-
dera i toni, sgualdrina. Se alzi troppo la cresta dico due
parole a un amico mio, e ti faccio sistemare. . .
Va bene, va bene, non te la prendere troppo, scherzavo.
Ma potevi rimanere ancora un po. . .
Sarei rimasto continu lui, un po raddolcito ma pro-
prio non posso. Sembra che ci abbia convocati Mastro Wren
in persona... roba importante
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90 CAPITOLO 14.
Il grande architetto ?
Proprio lui... A Londra non si costruisce neppure una
baracca se lui non vuole
Ma non eri tu quello tanto importante ? sorrise Anna
maliziosa.
Per Dio s, se tutto va per il verso giusto tutto andr
per il verso giusto, pens Bligh sfregandosi le mani do-
vrei diventare il direttore di almeno un paio dei cantieri di
Wren. . . e considerato quanto sono pochi i cantieri in giro
Pochi?
La peste aveva fermato quasi tutte le costruzioni che
avevano ricominciato a orire dopo la ne di Cromwell ed
il ritorno della nobilt al potere. Pochi anni di pacchia e poi
quella dannata peste che aveva fatto scappare nuovamente
i nobili nelle campagne. Di lavoro ce nera molto poco e
di manovali ancora meno: muratori ed apprendisti erano
stati decimati, come tutti i poveracci, del resto.
Lo puoi dire forte. Non si riesce a tirare su una ster-
lina che sia una. E pensare che qui c cento, mille volte
la ricchezza che cera a Boston. Ma l la musica era ben
diversa
Boston? sei stato nelle colonie?
L era proprio unaltra cosa. Da una parte nuovi ric-
chi che volevano case, e si doveva cominciare da zero: non
cera nulla, e intorno cera tutto lo spazio che si voleva. Dal-
laltra parte la gente che continuava a arrivare, molti in fu-
ga da debiti, legge, persecuzioni, disperatamente in cerca
di lavoro: non cerano proprio problemi a trovare appren-
disti e muratori, e a basso prezzo. E poi costruire era fa-
cile, niente pietra, non cera tempo e non cerano neanche
le cave. Tutto in legno: e legno ce nera in abbondanza:
praticamente Boston nel mezzo di una foresta. E se non
fosse stato per qualche dannato indiano che di tanto in tan-
91
to piantava grane perch gli veniva demolito il bosco dove
aveva piantato i suoi wigwam, era un paradiso. In ogni ca-
so non ce la siamo passata male. Se non avessi avuto i sol-
di fatti a Boston, ora qui a Londra non saprei come tirare
avanti
Una bella esperienza, Boston
Di certo si disse Bligh, armeggiando con le calze bian-
che
E visto che le cose vanno cos male a Londra, perch
non te ne torni in America ?
Ma chiaro. Cultura e soldi stanno qua. In America
sono molti a fare fortuna, per poi portaresela a Londra. Chi
va in America lascia il cuore in Inghilterra. E quando fa i
soldi non vede lora di tornare. E poi laggi al massimo
costruisci ville per commercianti. Qui si parla di palazzi
reali. Altra roba, credimi
E poi c mastro Wren
Certamente: lui grande, conosciuto in tutte le corti
dEuropa. Ha una testa unica, certe idee. Dipendesse da lui
rifarebbe tutta Londra. Una citt di pietra, trionfale, altro
che questa palude. Strade ampie, marciapiedi larghi, fogne
giganti, come quelle dei romani. Qui invece devi sempre
stare allerta, che da un momento allaltro ti pu arrivare
un vaso di piscio in testa: e se guardi in alto puoi cascare in
una fogna a cielo aperto. . . Wren avrebbe delle idee... ma-
gniche, grandiose per questa citt. Essere un suo direttore
dei lavori un grande onore. Quando si accorger di me e
ripartir la macchina, saranno anche grandi soldi
E ti ricorderai di me, allora ?
Allora mi sposer una vera signora e mi sistemer, se
mi permetti
E la povera puttana sar dimenticata. Ma ora, dato che
92 CAPITOLO 14.
le signore dellalta societ non ti lano per niente, io ti vado
bene, vero ?
Bada a come parli
Si si, scatenami pure addosso gli sbirri dellalderman.
Lo so come sono. Cani, o peggio, topi. Ma mi sapr difen-
dere. Gliela faccio vedere io a quegli stronzi. Gli sbirri non
hanno palle, e poi noi gli facciamo comodo vive e in buo-
ne condizioni, con le tasse che ci fanno pagare. E anche il
tuo alderman, ricordati, che quelle tasse niscono nelle sue
tasche: anche a lui facciamo comodo
Gi, quellalderman veramente spregevole. Anche a
noi crea problemi
E come ?
Con tutte queste case che rimangono libere dopo che
i padroni sono morti, invece che tirarle gi, che sarebbe
unopera di buon cuore, catapecchie piene di topi e pulci
che non sono altro, e rifarle nuove, lalderman non trova
altro di meglio che conscarle in nome del governo del-
la citt, e poi le aftta ai nuovi venuti: e ora la gente sta
cominciando a tornare, e cerca casa. Hanno messo su dav-
vero un bel giro: se la peste nisce come sembra, faranno
un sacco di soldi
Un bel gioco davvero
Lo puoi dire forte disse Bligh, nendosi di allacciare
la bbia della scarpa, ora devo andare, per. Ci vediamo
Gi, ci vediamo
Luomo usc frettolosamente nella via, avviandosi ver-
so Westminster. La donna rimise un po a posto il letto
disfatto, si rassett le vesti
Stronzi come gli uomini. . . disse tra s ...ma come ha
fatto il Buon Dio a crearli? Deve proprio essersi distratto.
rimase un attimo in attesa immobile sul letto, poi si gir
verso la porta chiamando lamica.
93
Rubella!
94 CAPITOLO 14.
Capitolo 15
Ulysses incontr gli occhi calmi di Viscount Brouncker, che,
seduto sulla sua poltrona, stava cercando di accendersi una
pipa.
Allora, ragazzo lapostrof Brouncker Elias e Chri-
stopher mi hanno chiesto di vedere a che punto sei e cos
dicendo si lasci andare contro lo schienale della poltrona,
sbuffando una nuvola di fumo dalla lunga pipa di osso. A
sentire quei nomi Ulysses ebbe come una scossa. Elias Ash-
mole, sebbene si facesse vedere di rado alla Royal Society,
era uno dei fondatori pi importati e magnetici. Si era in-
teressato della societ n da quando era ancora a Oxford
sotto forma di Collegio Invisibile, osservandone e curando-
ne silenziosamente la formazione. Inne era stato lui ad
afancare Sir Robert Moray a Christopher Wren, afnch
riuscisse a dare alla societ unorganizzazione e una sede
adeguata. Il fatto che in una discussione privata Elias Ash-
mole, Christopher Wren e Viscount Brouncker potessero
parlare di lui, lo riempiva dorgoglio, ma non lo rilassava.
Be abbiamo qualcosa, ma c ancora molto da scopri-
re
95
96 CAPITOLO 15.
Raccontami un po
Ulysses, nonostante fosse lultimo arrivato dalle colonie
lontane, senza grandi conoscenze scientiche, n contatti
altolocati di sorta, si trovava in genere a suo agio davan-
ti a Viscount William Brouncker, il Presidente di una delle
Societ pi importanti di Londra, che lo trattava come un
amico. Questo per era un incontro, sia pure informale, che
doveva vericare se le sue investigazioni rispettavano le-
sattezza matematica e il rigore logico che Brouncker, Wren
e Ashmole pretendevano per quel caso. Doveva dunque
stare attento a ci che diceva.
La mia prima conclusione che siamo di fronte a omi-
cidio
Anchio sono della tua opinione lo rassicur Brounc-
ker, poi aggiunse ma cosa te lo fa dire?
I due dottori sono stati avvelenati
Bene, avvelenati accett Brouncker e da cosa deduci
che sia omicidio?
Ulysses si sent spiazzato. Era prontissimo a dimostrare
lavvelenamento di Fairfax e Hopton, si era preparato bene
su quello, ma non aveva considerato che tra un avvelena-
mento, magari accidentale, e un omicidio, agli occhi logici
di Brouncker, passava molta strada.
Abbiamo detto che non avevano esperimenti in comu-
ne protest Ulysses
Io ho detto che non avevano esperimenti comuni in via
ufciale corresse Brouncker ben altra cosa... Non che
conosciamo tutti gli esperimenti in corso da parte di tutti
gli scienzati. Ricordati, Nullius in verba.
Nulla sulla parola. Era il motto della Royal Society, il
cui primo signicato era di non dare mai nulla per scontato
nellinvestigazione scientica.
Hai controllato i lavori di Hopton e Farifax ? Inten-
97
do quelli su cui stavano lavorando negli ultimi giorni do-
mand Brouncker.
Ulysses rivide limmagine di Cricket che sgranocchia-
va beato i biscotti invece di frugare nei cassetti di Hopton
mentre lui distraeva la governante.
No, signore. Purtroppo, c stato un contrattempo con
uno dei miei collaboratori...
No? Brouncker rimase un attimo perplesso, poi ve-
dendo limbarazzo di Ulysses sorrise e disse Non ti preoc-
cupare ragazzo, penser io a reperire tutte le loro carte. Il
lasciapassare della Royal Society potente e non abbiamo
solo quello. Far in modo di mandarti tutti i loro incar-
tamenti ed oggetti personali in una stanza della bibliote-
ca cos potrai controllare per bene i loro lavori senza alcun
disturbo
Ulysses si rasseren subito. Una stanza della bibliote-
ca. Evidentemente Ashmole e Wren consideravano vera-
mente importante il caso, e avevano lasciato carta bianca a
Viscount Brouncker.
Torniamo al veleno disse Brouncker Anchio, come
te, ero arrivato alla conclusione che sia stato usato un ve-
leno. Per qui mi sono fermato, ragazzo. Ho chiesto un
po in giro e non se ne conosce uno capace di tanto danno:
almeno non che io sappia
Il veleno c! Ulysses sorrise si estrae da una pianta
e si chiama apas
Apas? mai sentito stavolta Ulysses aveva colpito nel
segno. Brouncker paeva intrigato da quel nome sconosciu-
to.
Nessuno la conosce sotto questo nome, un nome in-
digeno. Non mi risulta che sia censito e abbia un nome
scientico
98 CAPITOLO 15.
E tu come lo conosci? domand incuriosito Brounc-
ker.
La pianta cresce comunemente in America. E le trib
indiane la conoscono. Almeno la conoscono i Sallipo, una
trib vicino alla piantagione di mio padre, a Boston. E l
che ne sono venuto a conoscenza. Ed l che ho impara-
to come si estrae lessenza e quello che se ne pu fare. La
pianta ha tante applicazioni ed agisce in modi molto di-
versi a seconda di come viene trattata. E anche possibile
che qualcuno conosca la pianta senza saperne gli usi vene-
ci. La preparazione usata per uccidere Hopton e Fairfax
chiamata dagli indigeni il Demone Rosso
Il Demone Rosso ripet Brouncker compiaciuto del
nome evocante Un punto per te, ragazzo. Ma se cresce in
America ed noto solo agli indiani, come che lo usano
a Londra? Non credo si trovi comunemente in farmacia,
intendo sorrise ironico.
E una cosa che non riuscivo a spiegarmi, infatti. Ho
pensato allapas, ma non capivo chi potesse disporne. Certo
qualcuno che stato in America e la conosce, ma perch
portare una pianta del genere in Inghilterra? Per uccidere
qualcuno, altri veleni sono molto pi facili da reperire...
E qui a Londra lapas non cresce concluse il discorso
Viscount Brouncker.
E quello che credevo, e invece avevo torto lo confut
compiaciuto Ulysses.
E una pianta che cresce anche in Inghilterra?
Non spontaneamente: ma lo fa se la si semina. Ce ne
sono cinque piante nel giardino dei farmacisti. Considera-
ta la potenza del veleno sarebbero sufcienti a sterminare
unesercito
Nel giardino dei farmacisti? Brouncker guard Ulys-
ses piacevolmente sorpreso. Non credeva conoscesse quel
99
giardino. Evidentemente si era ambientato rapidamente.
In effetti, se cera un posto in cui poter trovare una pianta
del genere, sicuramente era quello.
Esattamente
E chi ce lha portata?
Questo ancora non lo so. Ho chiesto un p in giro, ma
nessuno ne sa niente.
Brouncker era sorpreso e perplesso allo stesso tempo.
Ma che ci siano le piante non vuol dire che ne abbiano
utilizzato il veleno
Si da il caso che a una pianta manchino quasi tutte
le bacche. Quanto basta per una enorme quantit di vele-
no. Anche troppa. disse Ulysses Ci si potrebbe uccidere
mezza Londra con tutto quellapas
Brounker sembr ignorare quello scenario catastroco
Quindi qualcuno ha piantato lapas, e poi ha estratto les-
senza, e poi ha avvelenato. . . .
Volendo riassumere, si
E chi potrebbe essere?
Si possono fare una serie di deduzioni. Diciamo che
dovrebbe essere uno che stato in America. Ho consultato
gran parte dei libri di botanica della Royal, anche quello di
Parkinson. Dellapas non ho trovato traccia. Io credo che
chi lo conosce lo abbia scoperto dal continente di origine:
deve essere stato in America.
O qualcuno amico di qualcuno che stato in Ameri-
ca precis Brouncker. In effetti aveva ragione Brouncker.
Poteva essere.
In effetti possibile, con le migliaia che ormai van-
no in su e in gi, ma penso che se qualcuno ne conosce le
propriet, lo sa estrarre e elaborare, e anche somministra-
re, non deve proprio essere uno sprovveduto: diciamo una
persona istruita
100 CAPITOLO 15.
Vuoi dire un dottore? Non uno della Royal spero la
sola ipotesi faceva inorridire Brouncker.
Non necessariamente: ma il fatto che i due morti fos-
sero dottori pu suggerire che anche lavvelenatore venga
dallo stesso ambiente. Per non tacere del fatto che per ave-
re accesso al giardino dei farmacisti, deve almeno conoscerne
lesistenza. Probabilmente un dottore, se non un farmaci-
sta o almeno uno del ramo. Inoltre possiamo anche dire che
chiunque sia stato deve essere tornato dallAmerica con la
pianta non prima del 56
E perch, di grazia? domand Brouncker.
Se la pianta fosse stata piantata nel giardino prima del
56, questa sarebbe comparsa nel libro di Parkinson ad ope-
ra sua o dei suoi allievi. Quindi stiamo cercando un dotto-
re o un farmacista, o comunque qualcuno del ramo, che sia
stato in America e sia tornato dopo il 1656
Comincio a capire perch ti hanno tanto caldeggiato
come la persona ideale a cui afdare lindagine, ragazzo.
Ragioni lucidamente
Grazie, ma non abbiamo ancora scoperto chi possa es-
sere si affrett a precisare Ulysses, comunque compiaciuto
del complimento.
Gi. Senza aggiungere che chi conosce il veleno po-
trebbe anche non essere lavvelenatore, ma solo averlo for-
nito allavvelenatore Il matematico Brouncker sapeva no-
tare in un ragionamento il particolare che ognuno dava per
scontato ma che, una volta evidenziato, non lo era affatto.
Ci fu un momento di pausa. Entrambi stavano silenzio-
samente contemplando i possibili scenari aperti da questa
possibilit.
Fu Brouncker a riprendere Lasciamo un attimo da par-
te questo discorso ed affrontiamo il problema sotto altri
punti di vista
101
Ad esempio? domand Ulysses
Ad esempio il movente
Quello per il momento non c confess Ulysses.
E invece c sempre. Il problema scoprirlo.
Per quanto riguarda il movente Ulysses era completa-
mente al buio. Non aveva neanche una traccia.
Prima hai detto che la quantit di apas raccolta era enor-
me continu Brounker, dimostrando di aver sentito benis-
simo quanto aveva detto Ulysses, perch prendere tutti i
frutti di una pianta se te ne bastano pochi? Non bisogna
tralasciare le piccole incongruenze. Le pi grandi scoper-
te partono sempre da un dettaglio che non torna, e nisce
sempre per schiudere una voragine. Secondo me, se riu-
sciamo a capire il perch di questo dettaglio, sono sicuro
che ci ritroveremo sulla strada giusta.
Unaltra volta Brouncker era sorprendente, pens Ulys-
ses, aveva appena creato una pista dal nulla.
Forse il nostro omicida non voleva uccidere solo Fair-
fax e Hopton, forse sono parte di una catena molto pi am-
pia di omicidi che ancora non sono stati compiuti. Forse li
ha uccisi solo perch erano scienziati...
Mi sembra che le possibilit siano innite avvert Broun-
ker
Per se il nostro avvelenatore volesse far fuori i dotto-
ri in modo indiscriminato, ormai avrebbe potuto fare una
strage. Invece due soli, e poi pi nulla. Forse pi pro-
babile che siano stati uccisi per qualcosa che sapevano, o
avevano visto, per evitare che parlassero di qualcosa. Ma
questo non spiega la quantit di apas raccolto
Non affrettiamo le risposte disse Brouncker Elenchia-
mo tutte le possibilit, consideriamone molte, verichia-
mole una per volta. Continua cos, ragazzo, mi sembra
che tu sia molto in gamba e sulla strada giusta. Riferir a
102 CAPITOLO 15.
Christopher ed Elias. soggiunse Brouncker, alzandosi per
accompagnarlo alla porta.
Grazie, mi metter sotto rispose Ulysses.
Benissimo. A proposito, vieni anche tu al ricevimen-
to?
Quale ricevimento? Ulysses cadde un attimo dalle nu-
vole.
Ma se non si parla daltro a Londra rise Brouncker.
Forse ultimamente mi sono dedicato un po a frequen-
tare ambienti dove non si parla di cose mondane. Che
ricevimento sarebbe ?
Ma a casa dellalderman Ebenezer Marsh, ovviamen-
te. Si sposa sua glia, e lui da una festa con i occhi. C
tutta Londra, almeno quella che tornata dalle residenze
in campagna. Ma se non lo sai, vuol dire che non ti hanno
invitato
In effetti no. Ma non mi stupisce. Non che io sia
persona importante
Ora lo sei, ragazzo. Ora stai investigando su un cri-
mine efferato, perpetrato ai danni della Royal Society, hai
ricevuto lincarico dal Presidente, e hai alle spalle i pi im-
portanti nomi di Londra come Ashmole, sir Moray e ma-
stro Wren. Linvito al ricevimento te lo estendo io, come
esponente della Royal
La ringrazio, ma io. . . .
Niente ringraziamenti. E niente ma. Ci sar da man-
giare delizie, vero, ma tu sarai l per lavoro
Lavoro? Ulysses cap di non aver capito nulla.
Ci sar tutta Londra. E quasi tutti i dottori. Lalderman
Ebenezer Marsh il funzionario responsabile per la sanit
pubblica della citt, ed molto legato alla Royal
E allora. . . ?
E allora, se devi indagare nel mondo dei dottori, -
103
gliuolo, quale posto migliore per cominciare senza dare
troppo nellocchio? e sorrise compiaciuto. Ulysses cap
che Brouncker era una mossa avanti su molte partite.
104 CAPITOLO 15.
Capitolo 16
La sala sapeva di legno, di acero e di quercia con cui era
stata costruita lenorme libreria, che saliva no al softto
su tutte le quattro pareti, lasciando solo lo spazio per la
porta, il camino e la nestra.
Sapeva di cuoio, delle rilegature dorate degli innume-
revoli libri che riempivano gli scaffali.
Sapeva di polvere, che quei libri ne avevano un bello
strato, visto che la gran parte non era mai stata toccata o
letta da quando era stata messa sullo scaffale.
E sapeva di tabacco.
Lalderman non era noto per la sua moralit, anzi, qual-
cuno ironizzava dicendo che avesse praticamente tutti i vi-
zi possibili e coltivabili. Forse era vero, tuttavia se Ebene-
zer Marsh avesse dovuto conservarne uno solo, il fumo del
tabacco aveva buone probabilit di vincere la gara.
Quando una botte piena di foglie pressate, imbarcata a
Boston, veniva scaricata a Bristol su un carro diretto a Lon-
dra, era molto probabile che parte del contenuto nisse in
una delle numerosissime pipe che lalderman amava oltre
ogni dire. Era stato, o meglio si era iniziato al tabacco quan-
105
106 CAPITOLO 16.
do lavorava come garzone in una farmacia. Da allora non
aveva pi smesso. Gli piaceva fumare standosene rintana-
to nella sua biblioteca, come in un rifugio che lo proteggeva
dal mondo circostante. Da quando era scoppiata la peste,
il circondarsi di volute aromatiche di fumo azzurro gli da-
va un senso di tranquillit e protezione, certo pi di quegli
scemi che giravano per le strade con maschere e museruole
ripiene di spezie, e poi morivano come cani. Che fosse sta-
to o meno il tabacco, lui di fatto non laveva presa, la peste,
e tanto bastava.
Gioiva di starsene sprofondato in una delle poltrone di
cuoio, dalla spalliera alta e imbottita, pensando a quale al-
tro affare avrebbe potuto concludere. Si, con tutti quei li-
bri avrebbe potuto leggere. Ma leggere gli dava sonno. E
se cera una cosa che gli dava immensamente fastidio era
quando quel momento di magica concentrazione veniva
infranto da qualche inopportuno che entrava nella biblio-
teca a rompergli lincanto.
E permesso? fece una voce fessa, accompagnata da
un sonoro bussare alla porta, anche quella imbottita di cuo-
io trapuntato.
Appunto, pens Ebenezer Marsh.
La prima reazione fu di irritazione per il turbamento
causatogli dal visitatore indesiderato, la seconda fu di ram-
marico. Aveva riconosciuto la voce fastidiosissima di Be-
njamin Cotton, il promesso della glia. Colpirlo in fron-
te con il portacenere di pietra che aveva individuato era
purtroppo escluso. Ricadde mesto nella poltrona.
Vieni avanti, Benjamin
Benjamin spalanc la porta come se avesse dovuto fare
una irruzione, violando ulteriormente la calma, il silenzio
e la sacralit di quel rifugio, ed entr nella biblioteca come
una tromba daria, stravaccandosi subito su una poltrona,
107
proprio di fronte allalderman
Come va, pap ?
Benjamin Cotton non piaceva allalderman. Ebenezer
si era fatto subito lidea che fosse un poco di buono e un
fannullone. Non capiva cosa ci trovasse in lui la glia, an-
che se poi poco gliene importava. Cotton per era nobile, e
questo al momento era il giusto grimaldello per salire pi
in alto in societ. Livello superiore. Affari superiori.
Se andava alla glia, guriamoci se non andava anche a
lui. Anche se dentro di s non poteva che provare un moto
di ribrezzo per quellincapace. Il fatto poi che lo chiamasse
pap gli dava un fastidio sico profondo, pari quasi a quel-
la volta che, sbronzo come spesso gli capitava, quellidiota
aveva fatto cadere una preziosa pipa di radica, rompendo-
la. Solo il profondo amore dellalderman per il denaro, ed i
protti che lacquisizione del futuro genero promettevano,
gli avevano impedito di strangolarlo. Quindi, per evitar-
si sofferenza, decise si adottare una condotta taciturna, che
riducesse al minimo la durata dellintrusione.
Mi contento disse, asciutto.
Contentarsi ? Dovreste essere felice. La peste volge
alla ne, i vostri protti crescono, e state per dare la mano
di vostra glia a un degno marito
In effetti annu, pensando che quello degno era, ma
per un giro di chiglia, anzi, a proposito, bisogna continua-
re con i preparativi. Restano da denire ancora chiesa e
parroco
Per me ha poca importanza sbadigli Benjamin Cot-
ton, quello che mi interessa impalmare vostra glia, non
dove e come
Per bisogna pure decidere limmagine di una glia
impalmata lo inquietava. Avrebbe dovuto dare unocchia-
ta a quei libri, quando lidiota se ne fosse andato. Cos, a
108 CAPITOLO 16.
occhio, lidea della glia appesa a una palma lo lasciava
perplesso
Decidiamo pure, tanto sar uno di quei vicari mosci,
condiscendenti, non certo uno di quelli ligi alla vera fede,
incorruttibili in nome di Dio
Intendete? domand Ebenezer incuriosito.
Intendo un pastore di Dio che lo serva veramente, sen-
za compromessi, come aveva predicato il grande Crom-
well
Cromwell? laldermann rimase un attimo perplesso.
Si, Cromwell. Un granduomo, che purtroppo se ne
perso lo stampo
Curioso che un imbecille del genere avesse nostalgia di
Cromwell, pens lalderman. Oliver Cromwell, oltre essere
stato non tanto amico della nobilt, di cui odiava le bassez-
ze e la lascivia, non avrebbe esitato a piazzare alla gogna
per una settimana un cretino e fannullone dello stampo di
Benjamin Cotton. Decisamente lumanit riservava sempre
delle sorprese. Ma lAmerica era ancora piena di puritani,
e il ragazzo da l veniva.
Gi, ma non voglio imporvi lavoro fastidioso. Penser
io a trovare chiesa e prete, la prima in un bello scenario,
il secondo che, se non proprio un puritano, almeno sappia
bene il cerimoniale
Grazie pap, ma ora alzandosi, devo scappare, ch
mi venuto in mente che devo andare a vedere un cavallo,
di cui mi hanno parlato tanto. Decisamente me ne serve un
altro
Vai pure disse lalderman, decisamente felice di libe-
rarsi di lui. Quello non aveva niente da dirgli, ed era venu-
to l solo per rompergli le scatole. E poi ora anche il cavallo,
come se non ne avesse gi, e non si sapesse chi lavrebbe
pagato. Avesse avuto un cappio al collo e fosse stato in sel-
109
la, le mani legate: ecco, quello era lunico cavallo che gli
avrebbe regalato volentieri, magari anche avendo lonore
di frustarlo perch galoppasse via, lasciando il signor Cot-
ton a dondolare nellaria...pazienza. Li avrebbe ripresi con
gli interessi.
Allung la mano verso la scatola del tabacco e la pipa
di schiuma, che ultimamente era la sua preferita. Benjamin
Cotton un puritano. Roba da ridere. Ma anche da riettere.
Di puritani ne giravano ancora, anche in posti di rilievo.
E se un genero imbecille ne frequentava, e magari gliene
portava in casa qualcuno, ssati come erano con lonest e
la rettitudine... meglio farne a meno, considerando i trafci
che aveva in corso. Ma avrebbe pensato anche a quello.
Intanto, la posta in gioco era troppo alta. Non, non troppo,
ma era alta, come il blasone dellidiota. E alti sarebbero
stati i protti.
Tir una boccata, e si avvolse in una nuvola di fumo
azzurra, come i suoi pensieri.
110 CAPITOLO 16.
Capitolo 17
Il silenzio profondo era rotto solo dal lieve fruscio delle pa-
gine, da qualche sommesso e trattenuto colpo di tosse, dal-
lo scricchiolare delle penne doca sulle pergamene, e dal
ticchettio della loro punta che veniva battuta sul bordo dei
calamai. Raramente si sentiva un rumore di passi, in ogni
caso attenti e circospetti. La biblioteca della Royal Society
era certo meno lussuosa di quella dellalderman, ma certo
pi fornita, e soprattutto molto pi utilizzata.
Ulysses era semisepolto sotto un cumulo di tomi, trat-
tati, appunti. Accanto a lui sedevano Cricket e Ratto, com-
posti e compunti, entrambi con lo sguardo vacuo sso nel
vuoto, il primo cercando di evitare il soffocamento da bi-
scotto. Normalmente i civili, per di pi bambini, non era-
no ammessi alla biblioteca della Royal. Questa volta pe-
r Ulysses aveva ottenuto dal bliotecario lautorizzazione
a farli accedere per aiutarlo a prendere e rimettere a posto
i tomi.
Il lasciapassare di Viscount Brounker aveva certamen-
te avuto il suo peso nel convincere il bibliotecario. Daltro
canto un numero appropriato di biscotti avevano convinto
111
112 CAPITOLO 17.
Ratto e Cricket ad assumere un contegno compatibile con
lambiente austero della biblioteca. La presenza dei due
era giusticata dallenorme mole di libri ed incartamenti
che Ulysses doveva consultare e reperire. Mentre Ratto
sapeva leggere, seppur maldestramente, Cricket era mol-
to spigliato ed agile, cosicch fra tutti e due erano di valido
aiuto a Ulysses che invece rimaneva inchiodato alla sedia,
leggendo ed analizzando gli scritti.
Ulysses sbuff, e si asciug il sudore sulla fronte.
Ormai aveva consultato il consultabile per trovare qual-
che legame tra i due scienziati uccisi, qualche lavoro, qual-
che ricerca, qualsiasi cosa in comune fra i due e che permet-
tesse di capire quale era stato il fattore discriminante della
loro morte.
Nulla.
Aveva letto quasi tutto fosse stato pubblicato negli ulti-
mi anni, dalla Storia sperimentale del freddo di Boyle, al reso-
conto sulla Micrographia di Hooke passando per ogni serie
di lavori bizzarri e curiosi. Ma niente. I due scienziati non
sembravano avere niente in comune, almeno per quanto
riguardava la loro attivit scientica. Uno si era dedicato
allo studio della rotazione di Marte. Laltro doveva esse-
re un amico di Hooke, dato che aveva collaborato a molte
delle sue ricerche, ma roba in comune tra i due assassina-
ti, niente. Nessuno dei due scienziati era stato in America,
nessuno dei due aveva una predilezione particolare verso
la botanica. Nessuno dei due, in buona sostanza sembrava
aver un motivo plausibile per conoscere lapas. Pi passa-
va il tempo, pi la sua indagine sembrava indicare che i
due scienziati non avessero alcun legame, se non appunto
quello di essere scienziati. E questo suggeriva che lunico
plausibile movente fosse che qualcuno che ce laveva con
gli scienziati in generale.
113
In realt questo discorso lo spaventava molto. Non po-
teva, infatti, fare a meno di pensare ala riessione di Brounc-
ker sullenorme quantit di apas prelevata. Perch tutto
quellapas? Forse qualcuno si apprestava ad avvelenare tut-
ti gli scienziati e sir Fairfax ed il dottor Hopton erano una
specie di prova generale?
Non voleva pensarci. Se tuttavia qualcuno avesse volu-
to uccidere i membri della Royal Society...
Ulysses bisbigli Cricket, interrompendo il corso dei
suoi pensieri.
Che c?
Hai ancora molto? domand agitandosi sullo sgabel-
lo su cui si era appollaiato.
Credo di no. Ma perch me lo chiedi? Sei stufo?
No che. . .
Che?
E che avrei un languorino...
Ulysses pens che non esisteva ancora spiegazione scien-
tica di come un volume cos ingente di alimenti potesse
comprimersi al punto di occupare cos poco spazio nel cor-
po minimo di Cricket, e lasciare ancora un senso di vuo-
to. Ne avrebbe parlato a Boyle. A Boyle piacevano queste
sde bizzarre, probabilmente avrebbe trovato anche una
risposta.
Va bene, io ho quasi nito. Questi libri che restano ci
penso io a metterli a posto. Voi potete andare. Ci vediamo
stasera a casa mia: passa verso ora di cena, che ti devo dare
le commissioni per domani. E vedi di portare anche Ratto
con te. Mi sa che ho qualcosa anche per lui
Bene, vado ed era gi scomparso olre la porta della bi-
blioteca, seguito a breve distanza da Ratto, che continuava
a guardarsi intorno sognante.
Ulysses n di consultare uno scritto sui processi delle
114 CAPITOLO 17.
streghe di Salem. Certo, erano dei bei tipi questi puritani.
Bastava che decidessero che un qualsiasi comportamento
andava contro la volont di Dio, e non ci pensavano due
volte a metterti al rogo. In nome di Dio avrebbero fatto
qualsiasi cosa.
Gi, qualsiasi cosa.
Il rintocco delle campane della chiesa di S. Paolo lo ri-
scosse dai pensieri. Si era fatto tardi. Tra non molto sarebbe
cominciata la Tempesta: era una bella camminata da fare, e
voleva esserci. Si alz, rimise frettolosamente a posto i vo-
lumi che erano rimasti sul tavolo, e si avvi rapidamente
verso luscita, accompagnato dagli sguardi un p infastiditi
dei pochi visitatori rimasti no a quellora nella biblioteca.
Capitolo 18
Nonostante gli inglesi nei secoli avessero dovuto sostene-
re vere e proprie guerre per il controllo dei territori dove si
produceva vino, nonostante subito dopo loro il bottino pi
pregiato dei corsari di Drake fosse il vino spagnolo, questa
preferenza riguardava solo una parte limitata della popo-
lazione ricca. La bevanda pi amata dal popolo restava
la birra. E solo birra avrebbe trovato allo Smiling Seagull,
pens Elder Howe.
Oforse no, poteva trovare anche del vino, ma certamen-
te, in omaggio alle tasche di chi frequentava il locale, si
sarebbe trattato solo di aceto. Meglio decisamente la bir-
ra. Gin e rhum non gli andavano. Non che dovesse ave-
re la mente lucida per pensare, anzi cercava proprio qual-
cosa che gli facilitasse un bel sonno profondo. Ma gin e
rhum gli avrebbero lasciato il mal di testa al mattino, e poi
sarebbero stati troppo rapidi: dopo poco gi non sarebbe
pi stato in grado di stare in piedi. La birra, invece, era
pi amica, e lo avrebbe accompagnato a letto con dolcezza,
non senza avergli consentito quel particolare cerimoniale,
fatto di rutti sonori e giratine per liberarsi nel vicolo, che
115
116 CAPITOLO 18.
era uno degli aspetti della bevanda nazionale pi graditi al
maschio inglese, e che non conosceva distinzione di et e
classe sociale.
A puntuale conferma, lo sbuffo di un avventore al suo
anco lo richiam al presente. Si guard intorno. Non che
ci si vedesse molto bene, nel locale. Ormai era scesa la notte
sul porto di Bristol, ed essendo venuta meno anche quella
poca luce che di giorno ltrava dalle nestre piccole e sudi-
ce, ora cerano solo dei lumi ad olio, che pi che luce face-
vano fumo e puzzo. In pi andava aggiunto il fumo di una
ventina di pipe. Il tabacco era merce preziosa, nellentroter-
ra, ma l a Bristol, dove gran parte del tabacco destinato al
consumo in Inghilterra arrivava dallAmerica, non era poi
tanto difcile procurarselo, e molti marinai lo masticavano
e fumavano.
Lo sguardo di Elder spazi per la taverna. Un gran-
de locale unico, con grossi pali di legno in ordine sparso,
probabilmente vecchi alberi maestri, che sorreggevano il
softto. In fondo, dalla parte opposta allentrata, cera un
banco, lungo come la parete, dove comare Rose dirigeva
con piglio militaresco un manipoli di sguatteri e di came-
riere, per preparare cibi e bevande e servire gli avventori. E
il resto della sala era occupato da tavolacci, un assortimen-
to di varia provenienza e forma, e da una miriade di sedie,
panche e sgabelli. Lultimo cliente che ne aveva visti due
uguali doveva essere passato tanto, tanto tempo prima.
I clienti che popolavano il locale erano un campionario
rappresentativo di quelli che erano i paesi allora noti nel
mondo e raggiungibili via nave, pi quelli che, anche se
nellentroterra, avevano comunque accesso a un porto. In
altre parole: il mondo.
Certo la maggioranza erano inglesi, ma se tendevi lo-
recchio potevi facilmente sentir parlare olandese, francese,
117
tedesco, italiano, spagnolo, pi una serie di rumori corri-
spondenti a una miriade di dialetti africani, asiatici e delle
due Americhe. Elder Howe era affascinato da qual campio-
nario incredibile di umanit. Non si capiva come potessero
comunicare tra loro, considerando che erano tutti o quasi
rigorosamente analfabeti, e che le lingue che si sentivano
non avevano quasi niente in comune. Eppure comunicava-
no, con un linguaggio universale, fatto di birra, stufato, ta-
bacco, rutti, risate, e soprattutto della solida stanchezza di
chi ha viaggiato tanto in mare, di chi ha la schiena rotta, le
mani indolenzite, le gengive sanguinanti per lo scorbuto.
Di tanto in tanto, quando si comunicava troppo o troppo
poco, il linguaggio universale si arricchiva anche del lam-
peggiare di una lama di coltello, che poi per generalmente
spariva subito sotto le pressioni dei compagni.
Ma quella era una sera tranquilla, pens Elder, acchiap-
pando al volo dal vassoio di una cameriera di passaggio
un boccale di birra. Quella lo guard torto, poi vide dai
vestiti di Elder che era un signore e il muso si trasform
in sorriso. Ammicc e se ne and ancheggiando, prenden-
do mentalmente nota della consumazione di birra e di una
potenziale e ben pi rimunerativa consumazione, pi tardi,
nella camera al piano di sopra.
Bel culo, vero? fece una voce accanto a Elder
Un po sulle sue, Elder osserv il vicino. Era un uomo
di mezza et. Ben nutrito. Vestito con abiti non eleganti
ma resistenti, fatti di buona stoffa e ben cuciti. Una daga
corta al anco. Una borsa di cuoio ben ferma alla cintura, e
uno stiletto che faceva capolino, sotto alla giubba, dallaltro
anco, pronto per la rapida estrazione.
Diagnosi facile anche per un dottore, pens Elder: un
commerciante che viaggia.
Sicuramente, specie dopo una lunga traversata in ma-
118 CAPITOLO 18.
re annu Elder.
Anche dopo un lungo viaggio in diligenza, credetemi
aggiunse il tipo.
Non so se sia peggio il rollio del mare o i sobbalzi della
diligenza disse Elder.
I secondi, credetemi. Il movimento del mare sempre
quello, da quando lo ha creato Dio. Le buche nelle strade
sono opera delluomo, anzi della sua inoperosit. Riescono
incredibilmente a essere sempre di pi, e pi profonde, e ir-
regolari, inattese, specie dopo la peste che si presa la gran
parte degli stradini. Elder ascolt in silenzio il discorso
che quel commerciante probabilmente aveva ripetuto gi
qualche centinaio di volte in giro nelle varie taverne Viene
da una lunga traversata? aggiunse luomo.
Da un lungo viaggio, grazie alla benevolenza del Dio
del mare, e voi da lontano ?
Londra
Perbacco, un bel viaggio afferm Elder con un velo di
ironia, forse non colto dal tipo.
Lo pu dire forte. Ci ho messo due giorni, In tempi
migliori e poteva bastare uno. Ma ora le strade sono pieto-
se, le stazioni di posta mezzo disabitate. . . un calvario. Ci
vorranno anni per rimettere le cose a posto
Ma si rimetteranno
Come sempre. Questo schifo di pestilenza se ne sta
andando, nalmente. Speriamo che non torni presto
E probabile di no soggiunse Elder pensoso.
Beato lei che cos ducioso. Il mio rione stato de-
cimato. Se giri per quei dedali di vecchie case, tuguri e
catapecchie, un tempo pieni di una folla agitata, ora mol-
to pi facile incontrare un topo che un cristiano. Ci vorr
del tempo per ribaltare di nuovo il rapporto. Nove mesi
119
per fare un uomo, otto anni per crescerlo e perch possa
lavorare. Per i topi basta un niente
Sempre che abbiano da mangiare
Oh, quello lo trovano, stia pur sicuro. In n dei conti
hanno solo quello da fare, mangiare, cagare e grattarsi le
pulci. E poi, nel mio rione, da mangiare lo trovano di certo
Perch? Che cosa trovano?
Di tutto, avanzi, spazzatura, pane, e soprattutto fratta-
glie. La peste ha preso gli uomini, non il bestiame. I con-
tadini sono morti e non hanno coltivato il grano, quindi
manca il pane. Ma il bestiame ha continuato a brucare. E
come la citt tornata alla vita, i macellai non hanno certo
mancato di materia prima. Frattaglie ce ne sono sempre,
dalle mie parti
Ma lei dove sta, a Londra?
Non dove vorrei. Commercio in stoffe, io. Stavo nel
Kent, ma ora che le cose si sono rimesse in moto mi parsa
la cosa giusta trasferirmi a Londra. Ci sto solo da quindi-
ci giorni, e il mio posto naturale sarebbe nel quartiere dei
sarti, ma gli aftti sono troppo alti. In altre zone, con tut-
ti i morti che ci sono stati, ce ne sono di case libere. Per
ora mi sono dovuto contentare di dove sto, non mi potevo
permettere di pi. Come torno a Londra, ora che il com-
mercio ricomincia a girare, mi metto in cerca, e mi sa che
trovo qualcosa di meglio, e allora addio Pudding Lane. Il
suo pane mi mancher, ma mastro Farriner non lunico
fornaio di Londra
Elder sobbalz Come ha detto?
Dicevo che con gli uomini dellalderman si possono
fare buoni affari, Io. . . .
No, dopo di quello, a cosa ha detto addio?
Ma alla strada dove abito, a Pudding Lane
120 CAPITOLO 18.
E in che quartiere Pudding Lane? insist Elder, cer-
cando freneticamente nella memoria.
Ma nel quartiere dei macellai
Vale a dire ?
Vale a dire Eastcheap, caro signore, Eastcheap, attual-
mente uno dei posti pi maleodoranti e merdosi della no-
stra bella capitale
E sicuro? Elder Howe era sbiancato.
Se son sicuro di dove abito? domand inquietato il
commerciante.
Elder era diventato bianco come un cencio lavato, e il
commerciante cominciava a temere di aver detto qualcosa
di sbagliato.
Eastcheap
Tuguri, catapecchie, stradine
Maleodorante. E piena di topi
Non poteva essere
Elder si alz di scatto, rovesciando per terra il boccale di
birra, ormai semivuoto. Guard il tipo con gli occhi sbar-
rati. Quello per precauzione port la mano allelsa della
daga. Ma Elder era gi fuori della porta, correndo come un
ossesso verso la stazione delle diligenze. A met strada gli
venne in mente cosa gli aveva detto il bambino sul molo.
Niente diligenza no alla mattina. Era inchiodato in quel
buco, mentre invece doveva andare a Londra, subito.
Capitolo 19
Uscito dalla Royal Ulysses era passato da Bishops Gate, -
no al Curtain Theatre. Era una bella passeggiata, ma aveva
voglia di camminare, e lidea di uscire dalla cerchia delle
mura, non gli dispiaceva affatto.
Ne erano rimasti pochi di teatri, a Londra. O demoliti,
come il Rose, o bruciati come il Fortune, o chiusi e poi di-
strutti dai puritani durante la guerra civile, come il grande
Globe. Il Curtain era stato uno dei primi ad essere chiusi.
Da pi di 40 anni, e ora era stato riaperto in fretta e furia,
con la foga della ripresa della citt, dopo la peste.
Will Shakespeare aveva recitato al Curtain, quando era
ancora viva la Regina Elisabetta. Sarebbe stato contento, il
vecchio Will, di vedere che la sua Londra si rialzava dalle-
pidemia e celebrava la rinascita con la sua Tempesta.
Ulysses era venuto l anche per rivedere del buon teatro,
ma soprattutto per sentire Robert Slye. Robert era proprio
bravo: la sua Miranda, glia di Prospero, era veramente
spettacolare. Solo da pochi anni le donne avevano comin-
ciato a recitare, ma nessuno si sarebbe sognato di far recita-
re una donna al posto di Slye. Era cos verosimile nella par-
121
122 CAPITOLO 19.
te di donna, che era diventato famoso solo per quello. La
dimostrazione ne era il fatto che quando girava in borghe-
se per la citt, nelle sue naturali fattezze di uomo, nessuno
lo riconosceva.
Robert Slye al momento era importante per Ulysses e
anche questa era una ragione della sua presenza sul posto.
Ulysses voleva un aiuto per il ricevimento dellaldermann:
aveva bisogno di qualcuno che potesse facilmente interpre-
tare e recitare una parte senza essere riconosciuto da nes-
suno, qualcuno che potesse aiutarlo a raccogliere preziose
informazioni senza darlo a vedere. In tutto questo Robert
Slye era decisamente perfetto: aveva quella faccia neutra
che ti sembra di aver gi conosciuto nella prima mezzora
e che hai gi dimenticato nella successiva.
Ulysses si guard intorno. Il Curtain era fatto con lo
stile dei teatri di allora. Pianta esagonale, tutto di legno,
con una platea e tre ordini di gallerie. Il palco, largo no
a occupare tutto un lato dellesagono, era decorato con ra-
mi di piante alle pareti, a simulare una foresta: a terra un
gioco scomposto di panni nerastri, a rappresentare il mare
cupo e burrascoso. I mezzi a disposizione erano pochi in
quei giorni, ma gli scenogra avevano fatto un buon lavo-
ro, considerando il poco tempo che avevano avuto. Alla
gente piaceva il teatro, e sembrava il modo giusto di cele-
brare la ripresa. Il teatro voleva dire spensieratezza, alle-
gria, fantasia, ed era di quello che la gente aveva bisogno
dopo lincubo della Morte Nera. A un penny a testa poi, ne
valeva veramente la pena.
Mentre lo sguardo vagava per il teatro, soffermandosi
sulle smore degli attori, sui volti presi e attenti degli spet-
tatori, sul disegno agile dei tre ordini di colonne di legno
che sorreggevano le gallerie, la mente di Ulysses rimugi-
nava, come faceva ormai da giorni, sui dettagli della sua
123
indagine.
La cosa che al momento lo preoccupava di pi era quel
quantitativo enorme di bacche di apas, sufcienti a una stra-
ge. Forse avrebbe dovuto dire a Brouncker di mettere tutti
gli scienziati in guardia.
Ma perch poi qualcuno avrebbe voluto uccidere tutti
gli scienziati ?
Che male poteva fare la scienza?
La scienza poteva solo fare del bene.
Uno scroscio di risate da parte del pubblico lo distrasse
un attimo.
Anche gli attori, il teatro, non potevano che fare del
bene.
E infatti chi se la sarebbe presa con il teatro? Poi gli
vennero in mente i teatri chiusi, tutti quei teatri che erano
stati famosi no a poco tempo prima, sulla sponda sud del
Tamigi, a Bankside, appena traversato il London Bridge, e
che ora non cerano pi. Swan, Bull Ring, Hope, Rose, Bear
Garden, Globe. Non tutti erano bruciati per incidente, mol-
ti erano stati chiusi, distrutti, incendiati volontariamente.
Si, era possibile avercela anche con il teatro: era quello
che avevano fatto i Puritani, chiudendoli e demolendoli, al
tempo della guerra civile. Il teatro faceva ridere, ma troppo
sgangheratamente secondo i gusti dei Puritani e quindi se
lerano presa con veemenza, come William Prynne, e il suo
libro contro le attrici.
E se il teatro faceva ridere, la scienza faceva pensare.
Che fosse un Puritano ad avercela con gli scienziati? Non
sarebbe stato n il primo n lultimo, pens Ulysses. E mol-
ti puritani erano scappati in America. E l uno poteva aver
scoperto luso dellapas. E poteva essere tornato. Pieno di
astio e di desiderio di vendetta.
124 CAPITOLO 19.
Uno scroscio di risate, e poi un fragoroso applauso, co-
prirono i suoi pensieri.
Dal palco, Robert Slye si inchin ossequiando lovazio-
ne che i londinesi gli riservavano.
Capitolo 20
Mentre ancora continuavano gli applausi per Slye e per
la compagnia, Ulysses si avvi verso luscita del Curtain.
Non gli piaceva la calca. In realt non se ne voleva anda-
re, voleva fermarsi a salutare Robert, anche per accennargli
del ricevimento. Lavrebbe aspettato fuori.
Carissimo...
Ulysses si volt per vedere se dicevano a lui.
S, era lalderman Ebenezer Marsh, personaggio sgrade-
vole nel suo complesso, untuoso e intrallazzatore, almeno
per quel poco che lo conosceva, e Ulysses non teneva ad ap-
profondire la conoscenza. Lo aveva visto qualche volta alla
Royal, e non ne era certo rimasto entusiasta. Invece lalder-
man gli faceva la corte, forse perch il padre di Ulysses era
un ambasciatore in America, un pezzo grosso, e personag-
gi come lalderman erano sempre in cerca di agganci per
salire socialmente e poter fare i loro intrallazzi a pi alto
livello.
...Carissimo ripet lalderman Marsh
Oh, buona sera. Come sta?
Molto bene, molto bene, grazie. E come non potrei: tra
125
126 CAPITOLO 20.
poco si sposa mia glia, e con un ottimo partito. Un pa-
dre non potrebbe essere pi felice. A proposito, mi farebbe
molto piacere che lei intervenisse al ricevimento che dar
domani per celebrare queste nozze e presentare gli sposi
Ulysses ne aveva voglia come di buttarsi nel Tamigi, ma
ci sarebbe stato ovviamente.
Certo, mi fa piacere. Non mancher. Immagino sar
un ricevimento fastoso, come sempre sono le serate che voi
organizzate
In effetti si, mi sono dato da fare e ci saranno cibi pre-
libati e vini di qualit: ho trovato una orchestra veramente
valida, cosa non facile di questi tempi a Londra, e si potr
ballare a volont. Ora che lepidemia volge alla ne la citt
risorge e la gente ha voglia di spensieratezza
Ulysses si domand come si potesse essere spensierati
in una citt che puzzava come una latrina, per met infe-
stata dai topi e in cui nellarco di pochi mesi erano morti, e
malamente, almeno 70.000 abitanti. Ma i ricchi prottatori
come lalderman avevano parecchio pelo sul cuore.
Immagino che ci sar tutta la Londra che conta
Lo pu gridare forte. Avremo il Lord Mayor, e alcuni
parlamentari, molti nobili, la crema della societ, almeno
quella che tornata a stare in citt
Bene, sar onorato di esserci. Suppongo rester una
serata memorabile
Certo che s. Allora la aspetto. Ma non mi chiede il
nome dello sposo? Non curioso?
Ne era curioso come di sapere quanti capelli cerano an-
cora sulla testa mummicata di Cromwell, piantata davan-
ti a Westminster, ma non era il caso di contrariare lalder-
man, se gli dava corda se ne sarebbe liberato prima.
In effetti si, sono curioso, ma non volevo essere troppo
entrante: chi sarebbe il fortunato ?
127
E il giovane Benjamin Cotton. Si trasferito a Londra
cinque anni fa, quando morto il suo povero padre, che
Dio lo abbia in gloria, un caro amico, e da allora lo ho ac-
colto ed come un glio per me. Cos, ha conosciuto mia
glia, ed nato lamore. Benjamin Cotton un caro ragaz-
zo, e di famiglia nobile. Far fare un bel salto in societ a
mia glia
Benjamin Cotton. Cotton. Cotton. Ripeteva tra s e s
Ulisses.
Bene, sono davvero contento per vostra glia. . .
Con permesso interloqu un giovane, mettendosi ac-
canto a Ulysses e allalderman, mi spiace interrompervi
ma dovrei conferire con lei, alderman. . .
Chi siete, di grazia? chiese lalderman, un po secca-
to di essere interrotto proprio quando stava magnicando
laccasamento della glia.
Sono messer Bligh, mastro alderman, aiutante di ma-
stro Wren
Ah, il caro Wren disse giulivo lalderman, che non
perdeva occasione per ostentare di essere familiare con chiun-
que fosse altolocato e importante, e cose desidera il primo
architetto della Corona?
Mi ha detto di riferirvi che dovete vedervi al pi presto
per parlare di quel progetto...
Lalderman ebbe un moto di fastidio, che mascher su-
bito, ma che non sfugg a Ulysses.
Bene, dite a mastro Wren che sar il benvenuto al rice-
vimento che dar in casa mia domani, in onore di mia glia
e del suo promesso sposo
Penso che certamente non mancher disse Bligh, con
un lieve inchino, riferir subito. E si allontan
Anchio dovrei andare, mastro alderman disse Ulys-
128 CAPITOLO 20.
ses, cogliendo loccasione, ho molti impegni da sbrigare,e
se lei permette. . .
Lo so ben io che impegni ha, mio caro giovane. Cio,
se fosse solo un giovane scienziato probabilmente sarebbe
dietro a qualche gonnella, ma so che ha roba pi importan-
te a cui star dietro. So dellincarico che le ha dato Viscount
Brouncker
Ah. Lo sapete?
E chi non lo sa nella societ che conta di Londra? Vedr
che domani al ricevimento lei sar una attrazione
Ulysses aveva fatto i conti giusti. Rubella era stato il
giusto indicatore. Se persino la cameriera di una bettola
dellEastCheap era venuta a conoscenza del suo incarico
di investigazione, anche lultimo degli invitati del ricevi-
mento dellalderman certamente non sarebbe stato da me-
no. Tutti sarebbero stati attenti a parlare con lui. Ma non
con Robert Slye. Nessuno avrebbe mai pensato che Slye
lavorasse per lui.
Bene mastro alderman. Prima di salutarla, per, le
voglio chiedere un favore
Mi dica , gliuolo, quello che posso. . .
E mio ospite in questi giorni un giovane diplomatico
del continente, che a suo tempo ho conosciuto sulla nave
che mi portava in Inghilterra. E qui in missione, ma co-
me un pesce fuor dacqua, in una Londra che non conosce,
anche se si fa aiutare da una accompagnatrice locale. Non
che potrei invitare anche loro al ricevimento?
Ma certo, mio caro, li porti pure: sono, siete i benvenu-
ti
Ulysses sorrise dentro di s. Ora Robert Slye e Rubella
avevano due biglietti per il ricevimento.
Finalmente Robert usc, non riconosciuto, in mezzo alla
folla degli spettatori.
129
Devo dire che ogni volta che ti vedo sei pi bravo
disse Ulysses
Grazie ridacchi Robert Slye, ora struccato e ritornato
alle sue sembianze usuali In effetti non me la cavo male.
Hai sentito che applausi?
Li ho sentiti si, ovazioni direi, e non applaudivano cer-
to solo le parole di Will Shakespeare
Beh, quando reciti Shakespeare hai certo una marcia
in pi che quando reciti Marlowe. Ma s, hai ragione tu,
applaudivano anche me. Peccato che nir disse con una
nota di malinconia Ormai le donne hanno cominciato a
calcare le scene. Ormai questione di mesi. Prima, anni
fa, prima dellepidemia, quando il teatro tirava, io avevo
ingaggi con un anno di anticipo. Ora c poco in program-
mazione, ma nessuno mi ha ancora chiamato, e quando -
niscono le repliche della Tempesta, sar a spasso. . . ma mi
stai a sentire ?
Ulysses scosse il capo, risvegliandosi dai suoi pensieri.
Scusa, stavo pensando a una cosa
E a che cosa, di grazia, se tanto importante da non
considerare neanche il tuo pi caro amico appena reduce
da un trionfo ?
Hai ragione. Ma ho un nome. . . .
Anche io
Volevo dire che ho il nome di uno che mi gira nella
testa. So che mi dovrebbe ricordare qualcosa di importante,
ma non mi riesce di agguantarlo, sai quando non ti viene
un nome. . .
Si, ho capito. Ma so anche che mi pu venire un colpo,
digiuno come sono. Lo sai che non si mangia prima di re-
citare, al massimo unaringa salata per la voce. Ho la bocca
che sembra il fondo del porto di Bristol. Andiamo a man-
130 CAPITOLO 20.
giare e bere qualcosa. Il mio stomaco implora una birra e
uno stufato. Ed esattamente in questordine
Hai ragione. Io per devo scappare a casa perch evo
sbrigare una faccenda urgente. Tu puoi andare da Nelly,
dovrebbe essere aperta ancora a questora. E qui vicino:
ha uno stufato che non ti dovrebbe avvelenare e una birra
eccezionale
Mi hai convinto: ti saluto
Aspetta, sei libero domani? Ulysses si gir tornando
sui suoi passi
Ovviamente. Domani non c replica. Due sole la setti-
mana, ne fanno, con la poca gente che c. Sono libero. Pi
che libero, quasi disoccupato. Perch me lo chiedi ?
Perch avrei bisogno di te, per un lavoro importante
che richieder tutta la tua capacit di attore
Allora sono il tuo uomo. O devo fare la donna ?
No, no, luomo. La donna la procuro io
La cosa si fa misteriosa... carina?
S, ma non pensarci nemmeno. Vieni domani mattina
a casa mia, presto, e ti dir tutto
Va bene, va bene. Insisterei, ma ho troppa fame e trop-
pa sete
Va bene, a domani
A domani
Ulysses si strinse bene addosso il mantello, cominciava
a fare freddo. Si incammin in direzione della citt. Po-
chi passanti, quasi silenzio. Veniva da pensare. Ma lui non
doveva neanche impegnarsi. Il cervello continuava a ron-
zare su quel nome. Benjamin Cotton, Benjamin Cotton. . .
Dove laveva gi sentito? Cosa voleva dirgli la memoria?
Possibile che non riuscisse a ricordare?
Capitolo 21
La luce della prima mattina era intensa e tagliente. I gab-
biani facevano un fracasso del demonio sulla riva, a poca
distanza, contendendosi chiss quale preda a colpi di becco
e di ali.
Blackraven Alley era gi piena di vita. Qualcuno avreb-
be potuto dire che si preannunciava un giorno tranquillo di
ne estate.
Ulysses non lavrebbe detto. Aveva appena nito di da-
re disposizioni a Robert, Rubella e Cricket per quello che
quella sera avrebbero dovuto fare al ricevimento. Istruzio-
ni precise, matematiche. E per essere sicuro ci era tornati
sopra almeno tre volte. Robert sbadigliava, probabilmente
per il sonno, pens Ulysses, perch la fame se la doveva
essere levata la sera prima da Nelly. Comunque, anche se
non sembrava troppo convinto, Robert era veramente lul-
timo dei problemi di Ulysses. Era un uomo di spettacolo,
abituato ad improvvisare da quando era ragazzo, dopo la
prima volta che Ulysses gli aveva detto cosa fare si era gi
annoiato. Rubella invece, Rubella gli dava pi da pensare.
Lo guardava pensosa, quasi spaesata, mentre Cricket era
131
132 CAPITOLO 21.
scomparso nella dispensa. Comunque una cosa era certa:
si poteva dare di loro.
E quel nome che continuava a ronzargli in testa. Se solo
quei gabbiani fossero stati zitti, non si riusciva neanche a
pensare.
I gabbiani.
Il rumore dei gabbiani.
Del porto.
Del porto di Boston.
Boston.
Cotton.
Cotton!
Il conte Cotton! grid
Rubella che gli stava seduta accanto, fece un salto.
Chi? dove?
John Cotton, il conte. Ecco dove lavevo sentito. A
Boston. E morto a Boston, anni fa, e suo glio venuto a
Londra. E ora si sposa con la glia dellalderman
E una cosa poi cos originale? domand con fare tea-
trale Robert I padri muoiono. I gli si sposano. E cos la
vita va avanti
Si, ma questo viene dallAmerica
Sai quanti ne vengono dallAmerica continu polemi-
co Robert vai a vedere quanti ne scendono a Bristol
Non avete capito. Nella colonia dove eravamo c sta-
to qualche anno fa un caso di omicidio dovuto allapas. Be-
njamin Cotton essendo l in quel periodo avrebbe potuto
conoscere lapas...
Robert lo guard incuriosito Che lapas?
Rubella scosse la testa come per dirgli che glielo avreb-
be spiegato dopo E per qual motivo avrebbe dovuto ucci-
dere i due scienziati? disse seccamente rivolta a Ulysses
In effetti questo da chiarire
133
Ecco, bravo, chiarisci
Per al momento comunque un sospettato. Bisogna
scoprire qualcosa di pi, al ricevimento. Ripassiamo un
attimo il programma
O buon Dio mormor Robert volgendo gli occhi al
cielo.
S va bene, va bene. La vostra parte a posto non c
bisogno di ripassarla. Ma la tua invece cambiata Cricket
disse girandosi verso Cricket, ora intento a rovistare nella
credenza.
Cricket... lo chiam Ulysses pazientemente quando
hai nito vieni qui
Cricket fu da lui con due balzi.
Ulysses si chin e lo guard dritto negli occhi.
Allora Cricket, mi raccomando fondamentale che tu
segua alla lettera quanto ti ho detto. Chiama i tuoi ragazzi
e mettili sui tetti dove sai, dovete far in modo di seguire
tutte le mosse di Benjamin Cotton, hai capito?
Benjamin Cotton ripet Cricket non troppo convinto.
Mi raccomando! Benjamin Cotton, devo essere sicuro
di tutti i suoi spostamenti. Oggi il nostro ospite donore:
devo sapere dove va, chi incontra e cosa fa. Devi segnarti
tutto
Tutto, signore! ripet pi convinto Cricket.
Ulysses sorrise.
Ah s, e come lo segni se non sai scrivere?
Porto Ratto con me, signore
Ratto sapeva fare tre freghi e leggere due parole, ma
questo faceva di lui un intellettuale fra i monelli senza pa-
dre del quartiere.
Bravo Cricket, porta Ratto. E mi raccomando disponi
delle ronde per non perdere di vista la carrozza di Cotton.
Cricket sembrava aver capito.
134 CAPITOLO 21.
Ora si trattava di dare inizio alle danze.
Capitolo 22
La diligenza correva sferragliando mentre il sole declinava
lentamente verso lorizzonte. Il postiglione faceva schioc-
care la frusta, bestemmiava come un turco a ogni sobbalzo
o curva, e ogni cinque minuti beveva da una asca che ave-
va a tracolla. Elder pens che la probabilit che fosse t o
camomilla era bassissima.
Trasse un sospirone e, puntellandosi bene nel sedile per
evirare che lennessimo scossone lo proiettasse in aria, con-
tinu a giocherellare con la ala verde che aveva al collo,
tenuta da un robusto lo di cuoio. Il commerciante di Bri-
stol aveva ragione. Le strade inglesi, anche su una direttri-
ce importante come la Londra-Bristol, erano pi indecenti
del solito. Con il buio che avanzava, e il postiglione che
prometteva di scivolare presto nellincoscienza alcolica, le
prospettive di arrivare a destinazione interi non erano mol-
te. Sarebbe stata comunque la volont del Signore, inutile
preoccuparsi.
Riett sullultimo anno della sua vita, durante il quale
aveva imparato che non si pu prevedere alcunch. Se due
anni prima gli avessero chiesto se era pi pericolosa la cam-
135
136 CAPITOLO 22.
pagna del Derbyshire o le traversate oceaniche, avrebbe ri-
so. Oggi sapeva bene che si poteva restare per un mese sul-
le onde delloceano, senza grossi problemi salvo qualche
disturbo da scorbuto, mentre nella campagna del Derby al-
meno un terzo della popolazione era andata sottoterra. A
Eyam quattro su cinque.
Cerc di distogliere la mente dal pensiero da Eyam, sem-
pre innitamente doloroso. Lo aiut un sobbalzo che fece
cadere una borsa di stoffa sulla pancia di un grasso mer-
cante accanto a lui. Il mercante si svegli di soprassalto,
satando tutta laria che aveva in pancia come il sofetto
della fornace di un fabbro.
Si guard intorno terrorizzato, poi cap, mastic una be-
stemmia, e si rimise a dormire, lasciando la borsa a terra.
In quei tempi erano soprattutto i mercanti che si avventu-
ravano in giro, non potendo farne a meno, per la loro pro-
fessione. Prima della peste le strade fuori delle citt erano
infestate di briganti. Questi per si peritavano di attaccare
il postale del Re, per paura che le giubbe rosse intervenis-
sero con le loro rappresaglie e rastrellamenti, dalle quali
non tornavano mai senza aver abbattutto un bel numero di
clandestini e fuorilegge.
In mancanza di una guerra e in attesa della prossima,
era anche quello un modo per le truppe di mantenersi al-
lenate. La peste aveva decimato sia i briganti che le loro
vittime, ma le truppe preferivano non uscire dalle caserme,
quando erano riuscite a tenerne lontana la peste. E quindi
i pochi briganti si davano molto da fare, certi di rimanere
impuniti.
I mercanti che giravano avevano coraggio, ed erano pron-
ti a vender cara la pelle e i propri averi, girando abitual-
mente armati. Anche il commerciante dello Smiling Seagull
era armato. Il pensiero di Elder corse subito con orrore a
137
quanto quello gli aveva detto allosteria. Come poteva aver
comprato una casa in quel fetido buco di Eastcheap? Come
era possibile che l ci fossero ancora case in vendita?
La ala verde passava nervosamente e velocemente tra
un dito e laltro. A una svolta uscirono dalla foresta. Elder
si concentr sul paesaggio, che ancora si riusciva a discer-
nere nella poca luce obliqua del sole. Si riuscivano a vedere
i campi, le siepi che li delimitavano.
La sagoma di un mulino, con le vele raccolte sulle brac-
cia tese verso il cielo color piombo. Il pensiero corse al mu-
lino che sorgeva a una estremit di Eyam. Nella sua mente,
la guardia appostata con larco lungo a impedire a chiun-
que di entrare in paese gli venne incontro con un sorriso
mesto. Garth, che con una freccia avrebbe colpito un topo
che corre in una notte senza luna.
Come va dottore?
Come vuoi che vada, Garth, si continua a morire
Ma non nir mai ?
Oh, nir! Finir perch niremo noi, alla ne non ci
sar pi chi possa morire
Ma perch, dottore? Non dico di me e di lei. Perch
tutti quei bambini morti?
Taci Garth, ho seppellito i miei da poco nella sua men-
te vide lultimo respiro lieve della glia.
Lo so dottore, e io ho seppellito i miei fratelli
Fatti dare il cambio, ragazzo, sei stato su tutto il gior-
no
Tra poco deve venire French, se non se ne andato
anche lui. Ieri stava bene. Ma tanto che importa, non ab-
biamo altro da fare che morire. Dove aspettiamo la morte,
poco importa
Secondo me ragazzo, quello che importa non dove la
trovi, ma come la trovi
138 CAPITOLO 22.
Per questo ho rimesso lanima a Dio gi molto tempo
fa, dottore. La morte non mi fa paura
Beato te ragazzo, buona fortuna
Anche a lei, dottore
Merda! tuon il postiglione, svegliando Elder dal so-
gno, unaltra buca cos e andiamo in pezzi. Il sole era
tramontato del tutto ormai. La diligenza si ferm, scric-
chiolando e gemendo, nel cortile della stazione di posta. I
cavalli correvano da un bel p, e non ce la facevano pi. Il
postiglione scese dal posto di guida, non senza aver tirato
gi un altro sorso della asca, e si avvicino alla porta gi
sprangata della locanda. Con il manico di ottone della frusta
cominci a tempestare il legno.
Allora ! Muovetevi ! Servizio postale del Re !
Dovette continuare un bel po prima che dai vetri sporchi
delle nestre della locanda si scorgesse il tremolante chiarore
di un lume a olio.
Allora ! Vi decidete a aprire o no ? Non che possiamo
stare qui ad aspettare che cali la notte. Io ho un orario da
rispettare, e se non cambio i cavalli, con il cavolo che arrivo
a Ludgate in tempo. E se non arrivo in tempo lo sceriffo si
incazza. E se si incazza ve lo mando qui, e poi lo sentite voi
!
Arrivo, arrivo ! fece una voce lontana e rauca da di-
etro la porta
Era ora, per Dio!
Dopo un furioso armeggiare di chiavistelli la porta si
apr, e un grassone in camicia da notte di lana, o quella
che era stata una camicia, mise fuori naso e lume ad olio;
Sembr riconoscere il postiglione
Ah sei tu ? Ma che ti pare questa lora di arrivare ?
Non ti aspettavo pi
Senti imbecille fece il postiglione con un ghigno Io
139
sono ore che salto sulle peggiori strade del regno, non
colpa mia se per le buche devo andare piano e porto ri-
tardo. Non te lha chiesto nessuno di offrirti per tenere una
stazione di cambio per la diligenza postale del Re. E visto
che per questo servizio ti prendi dei bei soldi, vedi di muo-
vere il culo. Chiama un garzone che ci dia da bere, e datti
da fare per cambiare i cavalli
Calma, sbruffone rispose loste non sei il Re, n lo
sceriffo. Fai entrare cinque minuti i tuoi passeggeri, che
si sgranchiscano, cambino lacqua al canarino e bevano un
po di birra. Il garzone con il cambio dei cavalli lho gi
mandato nella scuderia. Come ho sentito il casino del tuo
carro da morto, ho capito subito che eri tu che venivi a
rompere. E chi altro, a questora ?
Che pazienza ci vuole con te, Dio mi testimone !
fece il postiglione alzando gli occhi al cielo, e inlatasi la
frusta nella cintura si avvicin alla diligenza, aprendo la
porta laterale
Signori, siamo allultima stazione di cambio. Tra unora
saremo a Ludgate se questo disgraziato. . . lanci uno sguardo
di disprezzo verso la porta della locanda, dalla quale loste
si era gi prontamente ritirato, ...si sbriga a cambiare i
cavalli. Intanto potete entrare tre minuti nella locanda, al
caldo, eventualmente a liberarvi, certamente a bere un po
di birra
Gli occupanti della diligenza emisero rumori sordi di
risveglio e poi, uno alla volta, scesero. Lunico abbastanza
sveglio era Elder Howe. Imbacuccato nel mantello nero,
entr alla svelta nella locanda e si mise subito a parlare con
loste
Che sai di Londra, oste, come va lepidemia ?
Beh, si sta attenuando, che io sappia, signore disse
quello armeggiando con le caraffe di birra ormai un po
140 CAPITOLO 22.
di giorni che non sento parlare di nuovi casi da chi passa
da questa stazione di cambio. Volesse il Signore che fosse
nita anche questa volta. Volete della birra ?
Si, un po di birra mi dar vigore gettando un penny
sul banco credi che potr trovare una carrozza quando ar-
rivo a Ludgate ?
Francamente ne dubito, signore. Arriverete di notte e
da quelle parti c poca gente in giro che pu aver bisogno
di una carrozza. I pochi postiglioni sopravvissuti fanno
servizio pi in centro. Ma dove dovete andare, se non sono
indiscreto ?
A Eastcheap
Eastcheap ?
Si, Eastcheap. Perch ?
No, che un signore come voi. . . a Eastcheap. . .
Capisco. E che io sono un dottore, e devo andare l
per lavoro
Ah, allora. . . Loste, apparentemente era poco con-
vinto della giusticazione. Si domandava chi ci fosse, in
quel buco fetido di Eastcheap, che potesse permettersi una
visita domiciliare di un dottore distinto come quello. Ma
alla ne non era affar suo
Ecco la birra
Elder Howe prese il boccale e and a sedersi in un an-
golo. Gli altri passeggeri stavano arrivando e si avvicina-
vano al banco.
La diligenza ora lava con meno scossoni sulla strada,
decisamente meno sconnessa. Si vede che si stavano avvi-
cinando alla citt. Poche persone in vista: con il buio tutti
si ritiravano. Elder guardava la campagna scorrere davanti
ai suoi occhi. Animali al pascolo, recinti, granai, campi di
rape e di patate. Gi, le patate erano arrivate relativamen-
te da poco, nelle isole britanniche, dalle colonie americane,
141
come il tacchino, il tabacco, e chiss quali e quante altre co-
se. Ma le patate si erano subito ambientate. E gli stomaci
degli inglesi anche.
Improvvisamente il suo naso colse qualcosa di diver-
so. E spiacevole. Un sentore pungente, non forte, ma una
diversit perfettamente percepibile rispetto al vento umi-
do dal sentore di eno che entrava dal nestrino sconnesso
della diligenza. Per un attimo non cap bene, poi lentamen-
te si ricord. Era stato troppo lontano, nel vento salmastro
dellAtlantico, e si era disabituato. Quel sentore pungente,
ancora appena apprezzabile, era solo la timida avanguar-
dia del puzzo ammorbante della capitale dellimpero, di
Londra.
Gi dal Medioevo i viaggiatori riferivano che si riusci-
va ad annusare Londra da oltre 20 miglia, se tirava il ven-
to giusto. E negli ultimi secoli non proprio che le cose
fossero migliorate. Oltre 400.000 persone che liberavano i
propri riuti e escrementi allaperto, senza un serio sistema
fognario e senza acqua corrente, come secoli prima aveva-
no invece fatto i Romani. . . Che schifo, e che tristezza che
si potesse arretrare tanto nella civilt.
Ma quellodore, almeno, era il segno che si stavano ve-
ramente avvicinando alla meta, pens Elder. Tra poco sa-
rebbero stati a Londra. La diligenza si sarebbe fermata a
Ludgate. Da l arrivare a Eastcheap sarebbe stata una bella
camminata, ma era troppo ansioso di sapere, e avrebbe vo-
lato. Gli torn in mente tutto: le osservazioni, le indagini,
la scoperta, gli accordi. . . forse tutto per nulla. Non poteva,
non voleva crederci.
Si tir il mantello stretto addosso, avvolgendoselo bene
intorno al collo.
Il freddo della sera era proprio pungente.
O era stato un brivido di paura?
142 CAPITOLO 22.
Capitolo 23
Un movimento rapido nella notte.
Un bambino.
O un ratto.
Bligh non era riuscito a capirlo. Era stato solo un frusco
nel buio. Come ogni sera Bligh stava tornando pigramente
a casa. Dopo un giorno di lavoro in uno dei nei pochi can-
tieri di mastro Wren non era troppo stanco, e gli piaceva
fare due passi e guardarsi intorno, osservare le case, pen-
sare a come le avrebbe restaurate, o rifatte, o abbattute e
ricostruite.
Al momento non aveva famiglia. Riteneva di essere
troppo giovane per preoccuparsi di quello, e poi troppo
impegnato nellapprendere larte dellarchitetto. Lavorava
sodo, anche se mastro Wren non sembrava ancora averlo
in grande stima. Tutte le volte che parlava con lui sembra-
va avere una certa difdenza, anche se Bligh non sapeva
spiegarsene il motivo. Lo teneva sempre ai margini, quasi
come un estraneo, eppure certamente valeva pi lui di tut-
ti i suoi collaboratori! Di questo Bligh era sicuro. Forse ci
voleva solo pi tempo: presto o tardi gli sarebbe entrato in
143
144 CAPITOLO 23.
simpatia, avrebbe capito quanto valeva e allora lui sarebbe
diventato inevitabilmente ricco.
Era anche questione del fatto che al momento i cantieri
aperti erano troppo pochi. Poco lavoro, poche occasioni di
mettersi in mostra.
Allangolo di Blackraven Alley gli parve di rivedere sfrec-
ciare il solito bambino di tre isolati prima. Probabilmente
si sbagliava.
Tutti uguali quei bambini, piccoli magri e coperti di strac-
ci.
E le strade ne erano piene. Peggio dei ratti. Ce nera
anche un altro con dei denti sporgenti che pareva proprio
un topo, che se ne stava accoccolato per terra e guardava
con occhi vuoti.
Poveri riuti della societ. Non avevano alcuna speran-
za. Erano sopravvissuti alla peste per niente, perch sa-
rebbero comunque niti male, e presto. Lui invece no: era
sopravvissuto alla peste, che se ne era portati via tanti, an-
che nel cantiere: era certo stato un altro segno che lui fosse
destinato alla grandezza.
Tir dritto per Thames Street. Dopo un po arrivo al-
linizio di quel quartiere, sedicente tale, che era Eastcheap.
Dio, che schifo di posto, veramente abominevole. Pieno di
frattaglie in decomposizione. Non ci si capacitava di co-
me si potesse essere giunti ad un simile degrado. Proprio
in quella che stava diventando la citt pi importante del
mondo.
Le stesse vecchie case stavano l da generazioni. Ave-
vano visto la Storia, di certo erano l al tempo della Morte
Nera, quasi due secoli prima. E in quanto fatte di legno
non di qualit, e di malta ancora peggiore, erano storte pe-
ricolanti e marce. E l miriadi di disgraziati si intestavano a
vivere, in assenza di qualsiasi forma di igiene, pigiati come
145
sardine salate in un barile, e in mezzo ai topi.
Fosse dipeso da lui, avrebbe bruciato tutto come si fa
con un corpo infetto. Guard i muri con le travi tarlate, e la
paglia impastata con fango. Guard i tetti, coperti da uno
spesso strato di canniccio di ume, secco destate, muffoso
dinverno. Sarebbe bastata una torcia e un vento di levante,
tre o quattro giorni e non ci sarebbe stato pi nulla. N
case, n tetti, n spazzatura, n topi. Una tavola rasa da
cui ripartire. Nuovi progetti, nuovi cantieri, magari anche
nuovi abitanti.
Era giunto a un crocicchio, davanti al negozio del for-
naio, ormai chiuso data lora.
Nessuno in vista.
Si avvicin a un muretto. Tanto quel quartiere era una
latrina.
Bligh scosse la testa sconsolatamente dando unultima
occhiata intorno.
Si era fatto tardi. E lo aspettava una bella camminata,
per tornare indietro, anche senza andare oltre.
E magari, se affrettava il passo, avrebbe fatto a tempo
a trovare ancora aperto quel locale di Thames Street e a
regalarsi una birra.
Che indubbiamente meritava.
Fece dietrofront, e si rimise in marcia.
146 CAPITOLO 23.
Capitolo 24
La residenza dellalderman Marsh era una casa di pietra a
tre piani, non troppo appariscente. Oalmeno non era appa-
riscente nelle serate ordinarie, ma quella era tutto fuorch
una serata ordinaria per quella casa.
Quella sera era addobbata come una reggia estiva. Le
torce ardenti inlate negli anelli della facciata, le nestre
sfolgoranti di luce, e la gente elegante che arrivava e scen-
deva da cavalli e carrozze prese in custodia da uno stormo
di servi, e si accalcava allentrata con un allegro cicaleccio.
Ulysses, Robert e Rubella si mescolarono alla folla degli
invitati incolonnandosi per la presentazione. Lentamente
entrarono nel massiccio portone borchiato, dalle alte ante
di legno. Linterno era illuminato a giorno da una quanti-
t enorme di candele. Un breve scalone portava alla sala
principale, illuminata da quattro lampadari stracarichi di
lumi a olio e da una dozzina di grandi candelabri anches-
si pieni di candele. Allentrata un maggiordomo in livrea
riceveva dagli invitati il nome e lo strombazzava con vo-
ce squillante, perch tutti i presenti nella sala sentissero,
accompagnando lo scandire dei nomi con violenti colpi di
147
148 CAPITOLO 24.
mazza ferrata sul pavimento.
Allannunciare del diplomatico croato e la sua accom-
pagnatrice molti si voltarono a guardare. Soprattutto uo-
mini. Rubella, infatti, si era truccata diversamente dal so-
lito, e aveva raccolto i capelli in modo che il rosso fuoco si
vedesse un po meno. Il risultato era comunque stupefa-
cente.
Quando, poco dopo, il maggiordomo annunci Ulysses,
le teste che si girarono furono per molte di pi. Ultima
superua conferma che quella sera, al ricevimento, pi o
meno tutti sapevano chi fosse.
Lentamente lafusso degli invitati si afevol, no a
terminare. Il maggiordomo allora percosse il pavimento
con due colpi pi forti degli altri, e annunci lentrata dei
festeggiati da una porta interna. La sposa, vestita in modo
sontuoso, con aria felice era al braccio del padre, lalder-
man Ebenezer Marsh, i quale sprizzava soddisfazione da
tutti i pori. Dietro, seguiva Benjamin Cotton, dallabito ele-
gante ma sobrio, che offriva il braccio alla moglie dellal-
derman Marsh, grassottella e ordinaria. I quattro scesero i
pochi scalini che portavano alla sala, e si mescolarono al-
la folla di invitati che si assiep loro intorno. Uno stuolo
di servi, ognuno con un vassoio di calici o di prelibatezze,
sciam nella sala e il vero ricevimento ebbe inizio.
Ulysses fu presto molto richiesto, soprattutto da colle-
ghi della Royal, che volevano sapere notizie dellindagine e
che, cos facendo, vanicavano il senso della sua presenza
al ricevimento. Cos, di tanto in tanto, lui sfuggiva, fendeva
la folla no a Robert e Rubella, guidandoli poi in giro per
la sala, presentandoli a tutti queli che conosceva, scienzia-
ti, medici, funzionari, ducioso che, come avevano concor-
dato, se la cavassero poi da soli a estorcere informazioni.
Aveva appena nito di presentare i suoi due complici a un
149
gruppo di medici.
Buonasera signor Unt mormor una voce bassa e fer-
ma.
Ulysses si gir e trasal, piacevolmente sorpreso Buo-
nasera dottor Hooke
Pare che siate molto richiesto, non vi voglio trattenere,
volevo solo salutarvi
Anche se erano quasi coetanei, Robert Hooke era gi
abbastanza noto nella Royal Society, e Ulysses aveva avuto
modo di leggere gi vari suoi lavori. A differenza di Boyle,
il carattere introverso di Hooke lo rendeva un tipo solita-
rio e difcile da avvicinare, cos Ulysses non aveva ancora
avuto modo di parlare approfonditamente con lui.
Sono io che volevo salutare voi, sono un vostro grande
ammiratore: ho letto quasi tutti i vostri lavori
E io sono ansioso di leggere i suoi sorrise Hooke per
il resto come procedono le indagini sullomicidio di Wil-
liam e sir Thomas? Ulysses not che Hooke aveva deci-
samente optato per la tesi dellomicidio non considerando
degna di nota nessunaltra conclusione.
Perch dite omicidio? domand Ulysses
Hooke sorrise con laria di chi aveva solo rivelato una
cosa ovvia. Ulysses accett la tacita risposta.
A essere sincero, non che abbia fatto grandi passi
Ulysses non voleva comunque scoprire le sue carte.
E quindi venite qui a indagare
Prego?
Siete venuto qui a indagare
Veramente mi ha invitato lalderman Marsh
Questo irrilevante: come vedete bene ha invitato al-
tre quattrocento persone. No, voi siete stato invitato ma
avreste sinceramente fatto a meno di venire, se non fosse
che loccasione speciale per fare indagini
150 CAPITOLO 24.
Perch?
Di nuovo il sorriso sardonico di Hooke, che evidente-
mente non voleva essere trattato da stupido.
Be, per quanto possibile. Non che abbia molta liber-
t di azione visto che tutti sembrano sapere chi sono e cosa
ci faccio qui disse un po seccato.
I suoi due amici in incognito no, per
Incognito?
Altro sorrisetto di Hooke. Ulysses cominciava a sentirsi
in imbarazzo. Evidentemente anche la mossa di portare
Robert e Rubella non aveva avuto successo.
Non si preoccupi disse Hooke Penso che nessuno
labbia notato. Solo io, ma questo solo perch ho qualche
informazione in pi di tutti gli altri
Che vuol dire ?
Vuol dire che il giovane sembra un diplomatico, ma in
realt un attore: di grande livello, effettivamente, forse il
migliore a fare la parte di donna: sono troppo innamorato
dei lavori di Will Shakespeare per perdermi una sua rap-
presentazione, e riconosco quel giovane, anche sotto chili
di cerone, rossetto e carboncino. La bellissima accompa-
gnatrice poi, pi che linterprete fa la cameriera, anche se
devo dire che lo fa con un certo stile. . . Vado spesso in giro
per Londra, ragazzo mio, e non disdegno di fermarmi a be-
re della birra nelle bettole dellEastcheap Ulysses si stup:
non faceva Hooke cos alla buona da fermarsi nelle bettole
dellEastcheap.
Rubella una brava ragazza. . . ci tenne a precisare
Ulysses.
Mai pensato il contrario. Di questi tempi fare la sguat-
tera non disdicevole. Lo essere dei ladri, assassini e fara-
butti, come ce ne sono molti qui, a rappresentare la buona
societ. Prendete il nostro ospite, ad esempio.
151
Chi, lalderman Marsh?
Appunto. Uno scalatore sociale che cerca solo nuovi
territori per esercitare i suoi loschi affari: come ad esempio
barattare la glia con un posto in societ
Ma se lo disprezzate, perch siete venuto?
Ma perch sono curioso. Come deve essere uno scien-
ziato si intende. Non una curiosit sterile, un desiderio
di conoscere lanimo umano in tutte le sue manifestazioni.
Sono venuto qui per vedere, guardare, capire. Qui c un
campionario eccezionale, riunito tutto insieme. Io guardo
molto, guardo tutto. Incamerare immagini e poi elaborarle
utilissimo, magari non subito, ma spesso ti tornano co-
mode quando meno te le aspetti. Ad esempio guardare i
piccoli moti del volto del vostro amico attore: cos che
lho riconosciuto stasera. O vedere i voli, le liti e gli schia-
mazzi dei gabbiani: sto spesso sui pontili del Tamigi, anche
quello di Blackraven Alley, ed cos che ho visto dove abi-
tate, e le numerose visite delle vostra amica dai capelli di
fuoco
Intendete smascherarci? Ulysses era tra lammirato, il
confuso e il preoccupato.
Che Dio me ne guardi, mio giovane collega. Per nes-
sun motivo al mondo. Sono tutto dalla vostra parte. Ulys-
ses tir un sospiro si sollievo.
Speriamo di andare avanti nelle indagini. Voi invece
cosa mi dite? Di cosa vi occupate al momento? Sempre nel
campo del microscopico? Ulysses si riferiva al nuovo stru-
mento di Hooke. Era una specie di cannocchiale per inve-
stigare limmensamente piccolo e dal quale Robert Hooke
aveva tratto una serie di disegni e di studi, condensati poi
nel suo celebre Micrographia.
Tuttaltro sorrise Hooke proprio lopposto. Limmen-
samente grande. Il moto dei pianeti. Anzi proprio il signor
152 CAPITOLO 24.
Hopton, pace allanima sua, mi stava dando una mano per
risolvere un problema sul moto di Marte. Marte. Keplero
ci ha perso il capo per nove anni per capirne il moto re-
trogrado e ancora, dopo le sue innovazioni, siamo in alto
mare.
Si dice che quel matematico di Cambridge, prima che
chiudessero il college per la peste... mi pare si chiami New-
ton. Si dice abbia trovato la matematica adatta per imbri-
gliare il moto dei pianeti
Ah s? Avrei giusto unipotesi da proporgli allora per
spiegare il moto ellittico dei pianeti. Lo terr a mente. Gra-
zie.
Ulysses esit un attimo.
Gli sarebbe piaciuto continuare la conversazione con Hoo-
ke, ma stava divagando. Doveva tornare al ricevimento. Il
suo sguardo si pos su Benjamin Cotton, che stava sorseg-
giando una coppa di vino con un fare pensoso, poggiato a
una parete e stranamente solo. Ulysses pens che era un
segno della sorte. Non doveva lasciarselo scappare. In n
dei conti era un indiziato, ed era essenziale denire una
volta per tutte se fosse una pista valida da seguire o solo
un abbaglio.
Grazie dottor Hooke, lieto di questa conversazione,
ora il mio dovere mi chiama
Auguri per il suo incarico, dottor Unt, e se avete del
tempo libero venite pure a prendere un t a casa mia
Ulysses si accomiat con un inchino e si gir, rientrando
nella folla. Prese un calice di vino al volo dal vassoio di
un servo che passava, sfoder il suo miglior sorriso e si
avvicin a Benjamin Cotton.
Buonasera e congratulazioni
Capitolo 25
Congratulazioni... ripet pensoso Benjamin Cotton.
Per le nozze, intendo disse Ulysses, sorseggiando il
vino..
Ovviamente, si...
Non sembrate entusiasta
Non quello. E che non sono le nozze che avrei voluto.
Non in questa Londra, ancora sporca di morte e di peste.
Anche quando sono arrivato non era splendida, ma almeno
la peste non cera.
Si fece Ulysses, pensoso, anche io, quando sono arri-
vato, ho avuto difcolt a affrontare questo mostro di citt,
cos diversa dalla mia terra, ma. . .
Ma?
Ma Londra era anche la scienza, la Royal Society, il mio
lavoro, la mia passione, i miei sogni. Tanti studiosi famosi,
gente che prima ammiravo sui libri, e ora ci potevo parlare,
prendevo addirittura il t con loro. Per questo si sopporta
anche il puzzo, che poi non troppo, quando gira il vento
Posso cercare di capirvi, anche se io non so niente di
scienza. Ma non sono venuto per passione, bens per forza.
153
154 CAPITOLO 25.
Voi avete lasciato Boston per scelta, cercando la vostra via
Benjamin Cotton evidentemente sapeva benissimo con chi
stava parlando, pens Ulysses, io, invece sono venuto via
perch mio padre era morto, e non avevo pi che fare l.
E qui sono stato, e sono, ospite. Si, ora sposo la glia del
mio ospite, ma solo perch sono una buona merce di scam-
bio perch gli consento di entrare in societ, se no non mi
avrebbe concesso la mano di sua glia. Credete che non
lo sappia? Lui mi considera un nobile cretino e un buono
a nulla, uno sfruttatore, un cacciatore di dote. Vorrei solo
avere il mio cavallo e andarmene per i boschi dietro casa
mia, nel Massachusetts
Non vi amareggiate disse Ulysses in tono amichevo-
le Rebecca una brava ragazza e vi ama. E voi lamate.
Presto il padre si giocher il posto acquisito in societ, con
i suoi loschi trafci, e voi ve ne sarete andati via e farete la
vostra vita. Perch ve ne dovete andare, lo sapete
Perch mi dite questo ? lo guard sorpreso Benjamin
Cotton, che ne sapete voi di me ?
Non molto, ma so dove siete nato e cresciuto, e che sie-
te abituato agli spazi, alle praterie, ai boschi. No. A tutto
questo non vi abituerete mai. Neanche io mi ci sono abi-
tuato. Sto qui perch devo studiare, e capire, e apprendere.
Ma prima o poi avr ottenuto il mio scopo, e allora me ne
andr
Anche a voi manca lAmerica?
Tremendamente confess Ulysses, come a tutti quel-
li che ci son cresciuti, daltronde
E vero
Portate la vostra sposa in America, fategliela conosce-
re. Sar il pi bel regalo di nozze
Forse lo far. Ma non subito. Sembrerebbe una fuga.
155
Ma lo far, se il mare mi lascia tornare. Non sempre facile,
sapete
Se lo so? Nel viaggio di andata non ho fatto che vo-
mitare, e un paio di volte abbiamo veramente rischiato di
andare ai pesci
Spero che il nostro viaggio sia fortunato sospir Ben-
jamin Cotton, lo sguardo perso nel vuoto.
Ulysses guard il giovane pensieroso. Diverso da come
se lo era aspettato. Molto diverso. Sembrava un giovane
sano, non un nobile sfaccendato. Era cresciuto in Ameri-
ca, va bene, ma come diceva Rubella, questo non faceva di
lui un sospetto. Aveva voglia di cavalcare nelle foreste, ce-
ra amore in lui per la sua terra. Uno con questi desideri
e con questi sentimenti non va in giro a dissanguare dot-
tori, perch odia la scienza. No, proprio non tornava. Ad
unocchiata si capiva che aveva tendenze puritane, ma pi
di facciata che per convinzione. Sembrava pi che altro un
abitudine presa dal padre, il conte John Cotton. Comun-
que, al momento era il suo unico sospettato e non poteva
afdarsi ad ununica impressione.
Dove vivevate a Boston?
Al limite ovest della citt, in una piantagione bella da
morire, proprio al limitare del bosco
Conosco la zona, bel posto. Ci sono indiani da quelle
parti?
Si. Alcune trib. A volte mi ci sono imbattuto, nelle
mie cavalcate nella foresta. Gente un po strana, taciturna,
ma non ostile, se non li provochi
E vero, io ne ho conosciuti tanti, e anche abbastanza
da vicino
Io non molto disse Benjamin Cotton, anche se la gen-
te della piantagione commerciava con loro, si scambiavano
prodotti
156 CAPITOLO 25.
Ulysses aguzz lo sguardo, per vedere bene le reazioni
dellaltro
Prodotti ?
Si, di tutto: soprattutto pelli. Manufatti di osso e cuo-
io. Archi. A me piace tanto tirare con larco. Ci vado a
caccia. Loro sono sempre alla ricerca di strumenti di me-
tallo, e in cambio ci davano le loro cose, e anche qualche
rimedio. Anche buono
Si. Hanno una loro scienza. Strana, intrisa di religio-
ne e misticismo, ma funziona, non c dubbio. Avete mai
mangiato con loro ?
Un paio di volte, nel bosco, ho condiviso due bocco-
ni con qualcuno di loro al bivacco. La caccia un grande
collante, anche tra chi non parla la stessa lingua
Ulysses pens che era il momento di provare il tutto per
tutto Per caso avete bevuto una di quelle loro bevande, mi
pare si chiami apas? disse osservando con nta noncuran-
za la reazione facciale di Cotton.
Apas? Calma piatta. Nessuna reazione.
Si apas, una bevanda davvero buona. Tratta da una
pianta di bacche nere e foglie spinose, inconfondibile...
No, in verit non ne ho mai sentito parlare O Benja-
min Cotton era un mago della recitazione, oppure non sa-
peva veramente di che cosa Ulysses stesse parlando. Ho
bevuto qualche succo, qualche estratto di corteccia di betul-
la, qualche sciroppo che non voglio neanche sapere come
era stato ottenuto, ma questo.....
Apas
Gi, Apas. No, mai sentito. In ogni caso, per, io pre-
ferisco il vino. E anche a voi non mi pare dispiaccia dis-
se Benjamin Cotton, indicando il calice di Ulysses, ormai
vuoto, ne prendiamo dellaltro?
Ma certo disse Ulysses, facendo cenno a un servo di
157
passaggio, brindiamo a voi, a vostra moglie, e. . . ..a Bo-
ston
A Boston disse sorridendo Benjamin Cotton, alzando
il calice
Ulysses brind, si accomiat, e si immerse di nuovo
nella folla del ricevimento, per riettere.
Non il mio uomo, pens Ulysses.
158 CAPITOLO 25.
Capitolo 26
Ulysses vag un po tra la gente, contrariato. Lunica pista
che aveva avuto in mente si era sgonata in un attimo e ora
si ritrovava con nulla in mano e con poco tempo davanti a
s.
Si diresse dallaltra parte della sala: meglio non incon-
trare lo sguardo di Viscount Brouncker in quel frangente:
avrebbe capito al volo in che situazione si trovava. Aveva
peccato di presunzione, si era fatta unidea sbagliata, e ora
doveva ricominciare tutto da capo.
Giunto al limitare della sala arriv davanti alla porta
della libreria. Cerano alcuni gruppetti che discutevano.
Entr.
Da una parte lalderman Marsh e mastro Wren, larchi-
tetto di corte, erano immersi in una intensa conversazio-
ne. Fingendo di guardare i titoli dei libri sulle rilegature di
cuoio, si avvicin abbastanza da poterli sentire.
Non ne sono per niente convinto stava dicendo lal-
derman Marsh, con unaria un po seccata Dipendesse da
voi radereste tutto al suolo
Esattamente quello di cui sto cercando di convicervi. E
159
160 CAPITOLO 26.
comincerei proprio dallEastcheap. Rendetevi conto: solo
un monumento alla frattaglia. Dellultima fogna che ave-
vano fatto i romani si persa ormai lultima pietra. Potrem-
mo far vivere quella gente in condizioni umane, invece di
quelle animalesche che attualmente il posto offre loro. Do-
vreste farvi un giro da quelle parti. Vi ricredereste. E un
vero inferno.
Ulysses ascoltava la conversazione, ma senza troppo in-
teresse. Lui ci abitava vicino, allEastcheap, e sapeva che
era un posto abietto: mastro Wren aveva certamente ragio-
ne, ma forse anche lalderman Marsh non aveva tutti i torti,
si poteva anche solo ripulire senza raderlo al suolo. Il suo
sguardo scorreva sui libri. Davvero un biblioteca notevole.
Cera tanta scienza l dentro, anche se immaginava se ne
fosse travasata poca nel cervello del padrone.
In quei posti ci mando i miei sbirri continu lalder-
man Marsh e non mi sembra che la gente se la passi poi
tanto male. Ora poi si sta ripopolando: se fosse lorrore che
dite. . .
Guardi, tornano l solo perch stato svuotato dalla
peste e i morti hanno lasciato le case vuote
Lo so che tornano per quello lo guard storto lalder-
man i miei uomini si sono dati un bel da fare per rimet-
tere a posto quelle case disabitate e riportarci la gente. Le
case sono l da qualche secolo e sono ancora solide. Basta
ripulirle
Lo sguardo di Ulysses si ferm su un voluminoso tomo,
rilegato in cuoio nero, dal cui bordo sporgeva un piccolo
nastro rosso, a guisa di segnalibro. Per darsi un contegno,
e continuare ad ascoltare i due, lo prese e lo apr alla pagina
segnata.
Quelle case sono marce... la voce di Wren ora sem-
brava lontana. Lattenzione di Ulysses si era concentrata
161
sulle pagine del libro aperto. Era evidentemente un tratta-
to di botanica. Sulle due facciate, due accurati disegni di
piante. Una era il tabacco, con le sue foglie verdi, larghe
e carnose che, opportunamente essiccate, avevano fatto la
gioia prima di pochi indiani, e ora di molti europei. Sullal-
tra pagina il disegno ritraeva quel cespuglio scuro, irto di
spine acuminate, che Ulysses aveva imparato a riconoscere
con il nome di apas.
Lapas.
Davanti ai suoi occhi.
Nella biblioteca dellalderman Marsh. Ulysses rimise
alla svelata il tomo nello scaffale.
Guardi, io non devo difendere gli interessi di alcuno,
se non quelli della carit cristiana precis mastro Wren.
Appunto, io invece devo difendere gli interessi di Lon-
dra e del Re disse lalderman Marsh, soddisfatto. Wren
guard la meschinit incarnata nelluomo davanti a lui e
ne ebbe piet.
162 CAPITOLO 26.
Capitolo 27
Uscendo di corsa dalla grande sala Ulysses scorse Robert
e Rubella che chiacchieravano animatamente con un grup-
petto di persone. Robert era immerso nella discussione.
Con un rapido sguardo Rubella colse il passaggio veloce
di Ulysses e glie ne chiese silenziosamente spiegazione con
uno sguardo interrogativo.
Ulysses fece una piccola deviazione, no ad arrivare
alle spalle di Rubella, ngendo di prendere un boccale di
birra da un vassoio.
Via, andiamo via, presto!
Ma come via? Stavamo cominciando a ingranare e a
tirar su un sacco di notizie!
Lo so, ma abbiamo quello che volevamo. Prendi Ro-
bert e andatevene con una scusa. Vi aspetto dopo il primo
isolato verso Thames Street. Veloci e si ecliss come un
lampo.
Rubella storse la bocca, riettendo un attimo. Ulysses
non era tipo da scherzare e tanto meno da impressionar-
si, ma sembrava davvero stravolto. Si volt verso Robert
predendolo sotto braccio e disse:
163
164 CAPITOLO 27.
Dio mio che stanchezza, forse meglio che vostra Ec-
cellenza mi riaccompagni a casa
Robert la guard perplesso. Come da copione, si erano
tutti e due astenuti quasi completamente dal bere, per man-
tenersi lucidi e non perdere una parola, uno sguardo, una
espressione, tra quelle centinaia di facce, che potesse essere
di qualche utilit. Rubella voleva comunicargli qualcosa.
Davvero, mia signora? disse, simulando lo strano ac-
cento che aveva arbitrariamente attribuito alla lingua croa-
ta, Non potremmo trattenerci ancora un po? La compa-
gnia cos piacevole sorrise cordialmente al tipo elegante
con la faccia da pecora che gli stava accanto.
Davvero, mio signore insist Rubella dandogli un piz-
zico al braccio che avrebbe certamente lasciato il livido So
bene che questa compagnia imperdibile sorridendo an-
che lei alla pecora, ma sono davvero esausta. Non vorrei
sentirmi mancare qui
Ci mancherebbe altro, mia signora rispose il nto di-
plomatico croato, mascherando un lieve sorriso. Era pi
facile che volassero gli asini, piuttosto che una che dava
pizzicotti del genere potesse svenire. Fece un breve inchi-
no al gruppetto, una piroetta in modo da porgere laltro
braccio a Rubella, e si diresse verso luscita sussurrandole.
Mi togli in anticipo dalla scena. Cosa succede?
Ulysses uscito con una faccia sconvolta, deve aver
scoperto qualcosa di eccezionale fece Rubella, dispensan-
do sorrisi melensi a destra e a manca a tutti quei guri
con cui si erano intrattenuti cercando di spremere notizie.
Avevano comunque fatto un buon lavoro.
Non da lui perdere il controllo, deve essere roba gros-
sa disse Robert, inchinando la testa lievemente a un omo-
ne grasso e roseo, virtualmente indistinguibile da un maia-
le.
165
Gi ci lasciate? domand dispiaciuto quello.
Purtroppo davvero, ma la signora stanca si scus
il diplomatico croato da sopra la spalla, mentre la signora
che stava per svenire lo stava trascinando via di peso verso
luscita con la forza di un tiro a quattro.
Presto furono fuori nel fresco della notte. Evitarono di
correre, per non dare troppo nellocchio, ma andarono spe-
diti verso Thames Street. Al primo incrocio videro subito
lombra inquieta di Ulysses che andava in su e in gi per la
strada laterale, come se avesse il fuoco ai piedi. Si diressero
verso di lui e fecero capannello.
Allora ci sono grandi novit disse Ulysses pensoso
Incredibile, non lavrei mai detto. Ma non ci pu essere
altra spiegazione.
Ma di che parli ? disse Rubella, seccata dalla reticen-
za di Ulysses
E cosa grossa, Rubella, tanto grossa che non ci crede-
rete. E prima di dirvelo devo controllare una cosa. Non mi
posso permettere di sbagliare
Ma come, sembra come tu abbai risolto il caso e non ci
dici niente?
Devo controllare, ma far veloce, e poi vi dico tutto. E
voi che avete saputo?
Abbiamo lavorato bene disse Robert Abbiamo par-
lato almeno con cento persone. Medici, scienziati, nobi-
li, religiosi, militari. Uno pi scemo dellaltro. Ma sulla
storia del diplomatico ci sono cascati tutti. Anche perch
molti ignorano perno che la Croazia esista. E nessuno ha
riconosciuto in me lattore. Alla storia dellaccompagna-
trice hanno creduto un po meno si volt verso Rubella
sorridendo.
Rubella rimase un po imbronciata.
166 CAPITOLO 27.
Prendilo come un complimento tagli corto Ulysses,
E che cosa avete saputo ?
Molti non ne sapevano niente, della faccenda dei due
dottori assassinati, se non quello che si va dicendo in giro.
Lunica cosa importante che abbiamo saputo che il primo
dottore che morto pare che fosse interessato a comprare
una casa nellEastCheap. Ulysses rimase allibito.
E tu come lhai saputo?
Ah me lha detto un notabile, che sembra possederne
tante di case laggi rispose Robert.
Anche laltro dottore stato visto l aggiunse Rubel-
la nellEastcheap, circa una settimana fa. Questo non me
lo ha detto un notabile, ma una dama o meglio laccompa-
gnatrice di un notabile aggiunse Rubella con una occhiata
a Robert che stava ridendo sotto i baf.
Bene disse Ulysses Bene. Ma quello che ho scoperto
io mi ha rivelato direttamente chi potrebbe essere lassas-
sino, e credo di poter chiudere il caso presto. Per prima
devo fare una verica. Mi venuta in mente una cosa, una
cosa che mi hanno detto, che potrebbe essere la conferma
denitiva di come stanno le cose.
Non vorrai mica lasciarci qui con un palmo di naso?
domand Robert.
E troppo importante per aspettare a vericare doma-
ni: ci devo andare subito
Andare dove? chiese Robert
Ainterrogare quella persona che mi ha detto quella co-
sa che mi venuta in mente disse Ulysses allontanandosi
dai due.
Dove vai? Aspetta un attimo!
Domani mattina presto a casa mia. Sapr tutto e vi di-
r tutto, e rifaremo un nuovo piano di battaglia. Fate in mo-
do di esserci presto, e per la strada vedete di far venire an-
167
che Cricket e il suo amico Ratto, ci serviranno sicuramente
e se ne and.
Fermo. Torna qui, non scappare grid Rubella
Torni qui, dottore! E il regno di Croazia che glielo
intima! grid ad alta voce Robert Slye.
Ulysses era gi lontano.
168 CAPITOLO 27.
Capitolo 28
Ulysses svolt in una traversa che chiudeva davanti a una
elegante casa di pietra.
Buss alla porta.
Anche stavolta dovette aspettare, questa volta un po di
pi.
Buss ancora e, dopo un po, colse il chiarore di un lume
a olio dietro una nestra del primo piano. Pass ancora un
po di tempo a da dietro le assi del pesante portone una
voce chioccia fece:
Chi ancora a questora?
Sono il dottor Ulysses Unt, signora. Sono venuto a tro-
varla qualche giorno fa, si ricorda? Ero un amico del suo
povero padrone
Ah si, mi ricordo, il bel giovine e dottore. Ma che ci
fate qui?
Lo so che lora non opportuna, signora, ma come lei
sa sto conducendo una indagine importante, e devo veri-
care urgentemente una cosa. Non posso aspettare.
E io che centro?
Ci che devo vericare una cosa che mi avete detto
169
170 CAPITOLO 28.
Io?
S voi. Ma non che potreste farmi entrare? Star fuori
qui di notte a urlare a un portone potrebbe risultare sospet-
to, e soprattutto scomodo
Ma certo, scusatemi, mi ero distratta Segu una lunga
attesa con un rumore incessante di paletti, catenacci, catene
che venivano aperti e rimossi. Alla ne la porta si apr di
poco, il naso della vecchietta usc in perlustrazione, seguito
da due occhietti, indagatori come quelli di un rettile.
Si, siete voi e la porta si apr, Entrate
E chi avrei dovuto essere se non io? pens perplesso Ulys-
ses.
Scusate la mia circospezione fece la vecchietta ma
sapete, non si sa mai di questi tempi. Con questo andiri-
vieni di gente. Ma sedetevi
Ulysses si sedette, mentre quella sigillava di nuovo len-
trata con un frastuono di catene. Prese svogliatamente un
biscotto dalla zuppiera sul tavolo. Si ricord di Cricket:
ora lo capiva, erano veramente deliziosi. La vecchietta si
sedette ansimando un po davanti a lui.
Allora? soggiunsero gli occhietti inquisitori.
Allora, immagino che lei ricordi di quando sono venu-
to a farle visita
Come non potrei, un bel giovine, un dottore, con un
piccolo bambino, pi un roditore direi, da come mi ha sac-
cheggiato la dispensa. Si mi ricordo
Quando mi ha raccontato dei giorni precedenti alla mor-
te del suo povero padrone, mi ha detto che la mattina del
giorno prima stava bene e che. . .
Non vorr mica prendermi in giro anche lei per il mio
naso disse la vecchietta, palpeggiandosi la punta aguzza.
Non enorme, pens Ulysses, ma una bella lunghezza, non
c che dire.
171
Rifece rapidamente mente locale.
Ma vuole scherzare? Ma il suo naso un naso normale,
che problema c?
Gli occhietti indagatori si raddolcirono Allora?
Mi ricordo, o vorrei ricordarmi meglio; lei disse che la
mattina quando si sent male il suo padrone fece colazione
e poi. . . .
E poi usc
Si va bene, usc, ma dove?
Dove? Ma per strada, giovane mio: il palazzo signo-
rile ma abbiamo una sola porta, su una sola via
Ulysses cominciava a concepire la possibilit di fracas-
sare la biscottiera sulla cufetta bianca della vecchietta, o
magari semplicemente di dirle che il naso era pi lungo
del giorno che si erano visti la prima volta. Poi opt per
essere pi diretto nelle sue domande.
Mi ha detto anche che quando tornato era gi sera.
Esatto
E non ha cenato...
Precisamente
Anzi ha detto che aveva solo mangiato troppo...
S
Ma dove aveva mangiato?
Non glielavevo detto?
Appunto, quello che cerco di ricordare
Ah
Silenzio.
Le sarei eternamente grato se volesse ricordarmelo an-
cora
Ah, ma certo. Me lo ricordo bene. Anche perch dove-
va andare con quel suo amico dottore, sa, quello che se ne
andato anche lui...
Insieme?
172 CAPITOLO 28.
Si, insieme. Li avevo sentiti parlarne giorni prima,
avevano deciso di andare da lui a cena proprio quella sera
Da lui chi?
Ulysses, trattenne a stento una imprecazione, ma non
voleva contrariare la vecchietta che avrebbe tirato in lungo
la cosa ancora di pi.
Ma dallalderman Marsh, ovviamente, non ve lo avevo
detto?
Capitolo 29
Finalmente ceravamo.
La serata stata un grande successo, pens compiaciuto
Ebenezer Marsh.
Cera tutta la pi bella Londra, quella che contava. Pro-
prio ci che voleva.
Aveva avvicinato, salutato, omaggiato, agganciato cen-
tinaia di persone: una fatica. Indubbiamente frequentare la
buona societ era il mezzo, ma certo per quanto lo riguar-
dava, non era il ne. Avere a che fare con quella gente che si
era trovata la vita facile n dalla nascita gli dava un fastidio
quasi sico, lui che invece si era dovuto ingoiare dei rospi
che quei nobili e altolocati parassiti non si sarebbero nean-
che potuti immaginare. Quel Wren poi, era insopportabile.
Continuava a martellarlo con quella ssazione di demoli-
re quartieri e costruire palazzi. Roba da matti. Spianare
lEastcheap. Figuriamoci. Dopo tutto quello che aveva do-
vuto fare per tenere in piedi quellaffare. Che gli rendeva
un bel p, per fortuna.
Si, quella sera era stato proprio faticoso, ma ormai era in
vista della meta, e da l in poi tutto sarebbe stato in discesa.
173
174 CAPITOLO 29.
Avrebbe lasciato passare qualche giorno, e poi avrebbe co-
minciato con prudenza a frequentare le nuove conoscenze
dellalta societ, e poi a spargere le prime esche.
E avrebbe pescato. Oh, se avrebbe pescato.
Si avvicin alla libreria, apr uno stipo, prese una botti-
glia di liquido ambrato, se ne vers una dose generosa.
Non beveva tanto, a parte serate particolari come quel-
la, e quel liquore era per lui lunica concessione. E se la
concedeva spesso, a dir la verit. Guard i riessi del bel-
lissimo bicchiere di cristallo. Non ne aveva molti di qui
capolavori della lontana Venezia. Ma presto, se le cose an-
davano come immaginava, se ne sarebbe potuti comprare
a casse. E anche una di quelle buffe barche, una. . . come si
chiamava?. . . .ah si, una gondola si sarebbe comprato.
And alla nestra sorseggiando il liquore dal sapore
forte e aromatico. Avrebbe dovuto andare a coricarsi, si
sentiva acco, certo per tutto il trambusto, i brindisi ripe-
tuti, e le responsabilit di quei giorni. Non era pi giovane
e le precedenti nottate in bianco pesavano.
La strada era buia, e la luce delle candele della libreria
creava sul vetro della nestra un riesso interno che ren-
deva difcile vedere bene fuori. Guard socchiudendo gli
occhi, la strada era vuota. Ma a quellora di notte era nor-
male. Guard pi attentamente e si accorse che il riesso
interno era. . .
Improvvisamente gli si gel il sangue nelle vene.
Una sagoma umana era seduta in una poltrona dietro
di lui.
Da quanto tempo era l?
Si gir di scatto.
Buonasera disse con voce profonda luomo seduto nel-
la poltrona o meglio buonanotte
Ah, siete voi? Mi avete fatto prendere uno spavento
175
disse dando nuovamente le spalle allospite e dissimulan-
do la propria tensione Guardate il ricevimento nito,
meglio se prendete la porta duscita.
Non sono qui per il ricevimento
Noi per non abbiamo pi nulla da dirci
Mi avete tolto le parole di bocca disse lospite carez-
zandosi il collo.
176 CAPITOLO 29.
Capitolo 30
Il silenzio era quasi imbarazzante.
Devo essere onesto, Ulysses, mi riesce difcile creder-
lo disse Viscount Brouncker Non per la moralit dellal-
derman Marsh... ci che mi riempie di dubbi sono i pun-
ti rimasti oscuri, i dettagli non combacianti, le coincidenze
che rimangono inesplicate. Insomma questa ipotesi sembra
porre pi interrogativi di quanti ne risolve
Tipo? domand ingenuamente Ulysses.
Tipo... come mai lalderman Marsh, che certamente
non un santo ma neanche un folle omicida decide di uc-
cidere due rispettabili anche se poco appariscenti e poco
inuenti scienziati. Due topi di biblioteca, affatto avvezzi
alle lusinghe e le frivolezze dellalta societ, insomma due
persone che difcilmente alderman Marsh avrebbe persino
potuto conoscere?
Il movente in effetti non chiaro confess Ulysses.
Allora, lasciamo in sospeso il movente un attimo. Per-
ch lalderman Marsh, che certamente non un pozzo di
scienza, n il principe della botanica, ha deciso di uccide-
re i suoi due inconcepibili nemici con un cos rafnato ed
177
178 CAPITOLO 30.
esotico, quanto teatrale veleno quale lapas?
Gi. Perch lapas? Brouncker era limpido nelle sue ar-
gomentazioni. I ragionamenti di Ulyssess sembravano va-
cillare, andare in fumo.
Fumo.
Fumo!
Perch lalderman Marsh unamante del tabacco, si-
gnore!
Brouncker lo guard incuriosito.
Nel libro che ho visto a casa dellalderman Marsh la
pagina che ritraeva lapas era afancata alla gura della
pianta di tabacco. Lalderman Marsh un appassionato
di tabacco e forse, consultando sepsso quel volume, gli
venuta lidea di conoscere lapas
Brouncker rimase qualche secondo in silenzio, poi ri-
prese:
Poco convincente. Vedere un disegno di una pianta
su un libro di botanica altra cosa procurarsela e estrar-
ne il veleno. Ci che intendo dire non la possibilit che
alderman Marsh abbia piantato quelle piante nel giardino
dei farmacisti. Lalderman Marsh un uomo inuente, lo
sappiamo, se avesse voluto il giardino per lui sarebbe rima-
sto sempre aperto. Io mi sto interrogando sulla plausibilit
della situazione. Quello che noi chiamiamo il giardino dei
farmacisti un giardino privato, nascosto, conosciuto da
neanche tutti gli scienziati e solo, giustappunto da qualche
farmacista...
Ulysses lo interruppe.
Lei dimentica, viscount Brouncker che lalderman Marsh
prima di essere alderman lavorava come garzone in una
farmacia
Viscount Brouncker rimase un attimo in silenzio, inter-
detto. Questo particolare della vita dellalderman Marsh
179
che gli era sfuggito rendeva la situazione pi plausibile.
Ulysses dopo tutto sembrava aver fatto bene il suo lavoro
raccogliendo le giuste informazioni.
Concediamo che lalderman Marsh abbia concepito se-
gretamente e meditato lomicidio dei due scienziati a mez-
zo di questa pianta rara che pu essersi fatto arrivare dal-
lamerica assieme ad una delle sue casse di tabacco o per
mezzo del genero, che viene da quelle zone. Ammettiamo
che, venuto a conoscenza del giardino dei farmacisti per il
suo trascorso di garzone, abbia deciso di piantare in quel
luogo cinque piante di apas per motivi non ben identicati.
Accettiamo per il momento questa, seppur traballante, co-
struzione. La mia nuova domanda : perch avrebbe ripu-
lito una pianta di tutte le bacche invece di coglierne sempli-
cemente due o tre, pi che sufcienti allomicidio dei due
scienziati?
Ulysses rimase in silenzio. La sua teoria non rispondeva
neanche a questa domanda.
E vero, sono solo indizi, ma lasci che le ricordi i fat-
ti. Due scienziati, che raramente hanno contatti in comune,
si vedono a cena dallalderman Marsh. Di l in capo a po-
che ore i due scienziati vengono trovati morti, avvelenati
da apas, preparato come Demone Rosso. Lapas effettivamen-
te si trova a Londra in un posto scarsamente conosciuto
e difcilmente accessibile, ma probabilmente non per lal-
derman Marsh, con il suo potere e la sua conoscenza della
farmacia. Lo stesso alderman Marsh possiede in casa sua
un libro che descrive la pianta, e probabilmente le possibili
preparazioni. Questi sono i fatti.
Brouncker rimase contraddetto.
Ammetto che i fatti sono piuttosto stringenti. Ho dif-
colt a crederle, ma non vedo semplici vie duscita. In
ogni caso dobbiamo muoverci e andare a trovarlo prima
180 CAPITOLO 30.
che sia troppo tardi e la cosa si complichi disse Brouncker
alzandosi dalla poltrona.
Trovare chi? domand Ulysses.
Lalderman Marsh. Chi altro? e prese la strada della
porta.
Capitolo 31
Bussarono nuovamente. Una voce rispose dallo spioncino.
Chi ?
Sono Viscount Brouncker con il dottor Ulysses Unt.
Dobbiamo parlare immediatamente con lalderman Marsh
Veramente lalderman sta riposando, al momento
Lo immagino, a questora. Mi duole dirglielo ma do-
vr svegliare il suo padrone
Non sar contento, proprio la notte della festa e la vi-
gilia del matrimonio della signorina. . .
Forse non ha capito. La faccia meno lunga, o faccio
buttare gi la porta. Lalderman avr i suoi sbirri, ma mi ci
vuole poco a chiamare gli yeomen della Torre. Si brighi e
apra questa porta
Ulysses rimase sorpreso del vigore che Brounker, nor-
malmente cos emmatico, stava dimostrando.
Segu un prolungato rumore di catenacci e furono den-
tro, davanti a tre servitori in livrea.
Mi porti dal suo padrone, subito fece imperioso Brounc-
ker
Come le dicevo...
181
182 CAPITOLO 31.
Come le dicevo, forse non ha capito bene la situazione:
se dico subito, intendo subito
Il tono di Brouncker non dava adito a discussione. Il
servitore fece spallucce e si diresse verso la scala di pietra
che portava al piano superiore. Salirono in gruppo, il servi-
tore con una torcia, Brouncker, Ulysses e altri due servitori.
Le alte volte del salone rimandavano leco del pesticcio dei
passi nel silenzio della casa.
Arrivati in cima alle scale percorsero un corridoio su cui
si affacciavano alcune porte
E qui disse il servo, fermandosi davanti a una porta
pesante, chiusa
Aprite
Il servo si fece avanti controvoglia, e buss lievemente
Brouncker lo spost, impaziente, e busso con forza con il
pugno
Ma che succede? disse una voce dietro di loro.
Si voltarono e videro Rebecca, la glia dellalderman
che si era affacciata, avvolta in una vestagliona bianca di
lana: evidentemente quella era la sua camera.
Thomas, chi sono questi signori?
Sono Viscount Brouncker, signora, e questo con me il
dott. Ulysses Unt. Capisco la sorpresa, a questa ora della
notte, alla vigilia di un giorno tanto importante per voi e
per questa casata. Ma dobbiamo assolutamente colloquiare
con suo padre, per una questione della massima urgenza,
che purtroppo non pu essere rimandata.
Bussate ancora, allora disse la giovane, con unaria
preoccupata, e facendo un cenno al servo mio padre ha il
sonno pesante
Il servo buss forte, poi ancora pi forte. Parevano rin-
tocchi di una campana, che risuonavano nella casa sopra il
lieve crepitio delle torce. Latmosfera si faceva inquietante.
183
Non possibile che non senta disse il servitore dopo
avere battuto lennesimo violento colpo sulla porta chiu-
sa, anche se il padrone ha il sonno pesante non pu non
sentire
Buttate gi la porta disse Brouncker.
Signore. . . .
Buttatela gi, dico, potrebbe essersi sentito male e ave-
re bisogno di aiuto
Il servo lanci uno sguardo supplice alla glia dellal-
derman, che era altrettanto perplessa e allarmata. Ulysses
vide la porta aperta della camera della glia dellalderman
e osserv il chiavistello, un semplice paletto a caduta, che
veniva abbassato dallinterno no a un gancio ssato allo
stipite.
Forse non serve buttarla gi disse.
Si sl dal fodero che teneva alla cintura uno strano
pugnale, con la lama forte, lunga e sottile.
Ma che fate? disse Brouncker
Ulysses si avvicin alla porta chiusa, inl la punta del-
la daga nella fessura tra la porta e lo stipite, poco al di sotto
di dove, per analogia con laltra porta, si aspettava che ci
fosse il paletto. Poi cominci a ruotare la lama, come per
scavare. La lama entr di scatto per un buon palmo nel-
la fessura. Ulysses dette uno strattone verso lalto, si sent
uno scricchiolio metallico e uno scatto, e la porta si apr.
Buio.
Buio completo.
La glia dellalderman, che aveva preso una torcia dal
muro, si fece largo e fu la prima ad entrare. La torcia illu-
min la stanza.
Lalderman Marsh stava evidentemente dormendo, e
molto pesantemente. Troppo pesantemente. Ulysses bal-
z verso Rebecca per impedirle di avvicinarsi di pi, ma
184 CAPITOLO 31.
era troppo tardi: con un urlo strozzato la ragazza si acca-
sci a terra, lasciando cadere la torcia. Mentre Ulysses la
soccorreva, Brouncker raccolse la torcia.
Le coperte dellalderman Marsh erano intrise di san-
gue. Rivoli coagulati partivano dalla bocca, dal naso e dalle
orecchie.
Che fosse morto non verano dubbi.
Che lo fosse a causa dellapas neanche.
Capitolo 32
Robert e Rubella sedevano silenziosi, mentre Cricket esplo-
rava la credenza della cucina che Ulysses misurava a gran-
di passi.
Ho creduto per un attimo che lalderman Marsh fosse
lassassino disse Robert cercando di consolarsi Conosce-
va lapas, aveva trascorsi di farmacista, e i due dottori erano
stati da lui la sera prima di morire. Che volevate di pi?
Anche Viscount Brouckner se ne era convinto. ag-
giunse Rubella.
Eppure qualcosa nel suo ragionamento doveva essere
sbagliato, doveva aver trascurato qualche particolare, un
dettaglio.
Improvvisamente Ulysses si ferm.
Cricket! Che cosa ha fatto la sera del ricevimento Ben-
jamin Cotton?
Niente di niente, signore! si present Cricket, nendo
di inghiottire il biscotto che aveva in bocca niente di nien-
te: lo abbiamo seguito senza perderlo docchio, io Ratto e
gli altri ragazzi. Non lo abbiamo mollato un attimo. Incol-
lati. E uscito da casa dellalderman, andato dilato a casa
185
186 CAPITOLO 32.
sua, l vicino, e da l non si mosso. Sono sicuro. Abbiamo
montato la guardia tutta la notte
Ulysses ricominci a camminare avanti e indietro pen-
sieroso.
Gi, ma questo non vuol dire niente. Benjamin Cot-
ton avrebbe potuto avvelenare lalderman anche durante il
ricevimento cerc di intromettersi Robert Slye.
Se per quello: ha bevuto praticamente con tutti dis-
se Rubella
E evidente disse Ulysses, fermandosi ancora Fino
ad adesso abbiamo seguito un falsa pista. Lunica cosa
da fare ricominciare da capo, ricominciare dai primi due
omicidi. Ripartiamo dai due scienziati. Cosa sappiamo dei
due? Possibile che non abbiano niente in comune a parte il
fatto di essere scienziati?
Qualcosa ce lhanno disse Rubella.
Robert e Ulysses la guardarono sorpresi.
Sono stati visti entrambi nellEastcheap... spieg Ru-
bella incurvando le spalle e pare che almeno uno stesse
investigando su qualcosa che riguardava il quartiere, e non
molto prima che venissero uccisi.
E vero conferm Robert.
Giusto! conferm Ulysses, questa potrebbe essere una
traccia. Cricket!
Pronto, signore! corse nella stanza dalla cucina.
Raduna i ragazzi, Ratto e tutti gli altri. Bisogna setac-
ciare tutto lEastcheap da capo a fondo. Chiedete a tutti,
e cercate di capire se successo qualcosa di strano, come
dove e quando. Ogni informazione, ogni stranezza, ogni
leggenda, va tutto bene. Vai!
La porta aveva gi sbattuto. I passi di corsa di Cricket
sul selciato si erano gi persi in lontananza
Capitolo 33
Un topo sincune nellanfratto di un muro.
Ulysses si asciug il sudore che gli colava copioso nel
collo. Rubella lo accompagnava, sebbene Ulysses avesse
cercato no allultimo di dissuaderla. Ma lei aveva insistito
con quella sua fermezza, per cui tanto valeva cedere subito,
piuttosto che dopo.
Era caldo, per un pomeriggio di settembre a Londra.
Molto caldo, ed era un bel poche non pioveva. In pi il so-
le si rietteva sul selciato sporco dellEastcheap e scaldava
laria ferma dei piccoli vicoli maleodoranti. Avrebbe volu-
to portare Rubella ovunque eccetto che in quel luogo. Ma
era l che doveva indagare.
La battuta di caccia di Cricket e della sua squadra aveva
dato i suoi frutti. Era incredibile quante informazioni po-
tesse raccogliere una rete di bambini organizzati. Ma an-
cora pi incredibile era il vedere quante stranezze succede-
vano quasi quotidianamente nel quartiere e non venivano
raccontate. Cos Ulysses era venuto a conoscenza della na-
scita di una mucca con due teste ed una con unocchio solo,
di una pecora con tre lingue e di un pescatore che aveva
187
188 CAPITOLO 33.
preso un pesce luminoso. Quando tutto fosse nito, vere o
fantasia che fossero, avrebbe passato queste informazioni a
Boyle. Lui era sempre a caccia di curiosit e stranezze del
genere.
Fra tutte le maledizioni, i mostri e i maleci che i bam-
bini erano riusciti a raccogliere, ce ne era per una che ave-
va attirato subito lattenzione di Ulysses e riguardava una
casa dellEastcheap. LEastcheap era stato decimato dalla
peste e le case vuote erano molte. Gli sbirri dellalderman
le avevano svuotate dei morti e delle poche cose di valo-
re che cerano: poi le avevano requisite, afggendo i sigilli
dellalderman. Poi, per tanto tempo, non era pi morto
nessuno. La gente aveva cominciato a ritornare, e gli sbirri
dellalderman avevano fatto affari doro, afttando e ven-
dendo le case a prezzi pi convenienti che in altri quartieri.
Tutto questo era cosa risaputa. Cricket aveva saputo di una
casa da cui, nel giro di una notte, erano scomparsi gli occu-
panti senza che se ne trovassero i corpi: poich lepidemia
sembrava sopita, si era pensato che se ne fossero semplice-
mente andati nottetempo, anche se i vicini non erano molto
convinti, perch Sam, Sarah e i ragazzi, che si erano stabiliti
l da poco, sembravano trovarsi bene in quella casa.
Casa era una parola grossa.
Si trattava piuttosto di una catapecchia mezza dirocca-
ta in una zona praticamente disabitata. Lentrata era mez-
za aperta. La porta di legno marcio, su cui erano ancora
afssi i sigilli apposti dagli sbirri, era scardinata e lasciava
abbastanza spazio per entrare. Ulysses si guard intorno.
La strada era vuota. In un attimo furono dentro.
Buio.
Ci volle un po per abituare la vista alla penombra. Le -
nestre erano tutte sprangate e i mobili pochi e sgangherati.
Poche suppellettili, tazze rovesciate. Topi che scappavano
189
da tutte le parti.
Davvero un posto da povera gente disse Rubella che
cominciava a essersi pentita di quella passeggiata.
I letti, in realt dei pagliericci messi insieme alla bell
meglio, erano sfatti e portavano segni di macchie scure e
giallastre. Accanto cerano stracci di lenzuoli vecchi, anche
questi macchiati di giallo e di marrone.
Le macchie sembrano di sangue vecchio disse Rubel-
la, come quando si fascia una ferita che perde.
E questo certamente sangue disse Ulysses, indican-
do una chiazza per terra in quella che doveva essere una
specie di latrina, in un angolo remoto della casa, secco,
ma sangue.
E l cosa c? domand Rubella indicando una parete
della stanza pi grande, dove era accatastato del materiale
di ogni genere, legna secca, vecchi pagliericci, una sedia
rotta.
Rubella aveva ragione: non aveva molto senso accata-
starla su quel lato. Ulysses si avvicin e, nella penombra,
scorse come una apertura nella parete. Spost rapidamente
la catasta, liberando la parete e facendo fuggire un paio di
topi nascosti.
Lapertura era quella di una cisterna dacqua, come ce-
ra in molte case dellepoca. Non erano molto lontani dal
Tamigi, e tutto il bacino di Londra, che no a pochi secoli
prima era una palude, era fatto di ghiaia uviale. Pratica-
mente si riusciva a trovare lacqua dovunque, scavando po-
co profondo. Certo lacqua del Tamigi non era pura come
quella di un torrente di montagna. Ma la gente era abituata
a peggio, e si contentava.
Dallapertura, da cui a malapena poteva passare un uo-
mo strisciando, si usava calare un secchio e tirare su lac-
qua. Non proprio un pozzo, ma quanto bastava.
190 CAPITOLO 33.
Vediamo un po disse Ulysses. Si avvicin, affaccian-
dosi allapertura, e si ritrasse subito, schifato.
Che c? domand Rubella spaventata.
C il puzzo della carne in putrefazione, l dentro, in-
confondibile disse Ulysses.
Prese un fazzoletto dalla tasca e disse a Rubella Dam-
mi il tuo profumo
Rubella gli tese una boccettina, presa dalla borsetta sen-
za atare.
Ulysses vers del profumo sul fazzoletto, poi prese un
bel respirone, se lo premette sul naso e sulla bocca, e inl
di nuovo la testa nellapertura. La ritrasse tossendo.
Niente, non si vede niente. Troppo buio.
Si guard pensoso intorno, nella stanza squallida e vuo-
ta. Ununica lama di luce entrava da uno spiraglio della
nestra e percorreva il pavimento no quasi al suo piede.
Forse poteva bastare.
Ulysses estrasse dalla sacchetta appesa alla cintura due
specchi circolari un po pi piccoli del palmo di una mano,
e una lente. Rubella lo vide armeggiare per terra qualche
minuto con uno dei due specchi, proprio dove cadeva il
raggio di luce. Ora il riesso del raggio di luce si perdeva
dentro lapertura. Poi, tenendo laltro specchietto in mano
e il fazzoletto premuto sul viso, si riaffacci allapertura.
Dopo pochi minuti e qualche colpo di tosse, Ulysses tir
fuori la testa, ansimando. Raccatt lo specchietto da terra e
lo rimise nella sacca assieme allaltro.
Andiamo. Abbiamo tutto quello che ci serve disse
Che sarebbe come dire? domand Rubella, trascinata
fuori da Ulysses.
Peste. Un uomo e una donna, e due bambini disse
Ulysses.
La Peste? Questi sono morti da una settimana al mas-
191
simo. Ad Eastcheap non ci sono casi di peste da almeno un
mese.
Appunto
192 CAPITOLO 33.
Capitolo 34
Luranico silenzio della Luna.
Nullaltro.
Solo la Luna.
Nello spazio innito
Ulysses spost leggermente il telescopio, nel silenzio
della sua stanza, inquadrando lo spicchio di Luna crescen-
te in quello splendido cielo estivo. Scrutava sempre il cielo
quando unenigma di difcile risoluzione gli attanagliava
la mente. La visione delle stelle lo aiutava a riettere.
Era curioso che la parola considerare derivasse pro-
prio da sidus, stella. In effetti era osservando le stelle e sfor-
zandosi di metterle a fuoco che Ulysses aveva avuto le sue
intuizioni migliori. E ora, condando nel cielo, ne aveva
proprio bisogno.
Il Sole era tramontato da poco trascinando gi con s
Venere e Mercurio. Giove si affacciava appena allorizzon-
te, mentre Saturno era alto nel mezzo del cielo. Ma gli occhi
di Ulysses erano tutti per la Luna, che congiunta a Marte
aveva appena cominciato a declinare verso occidente.
Probabilmente sir Fairfax e WilliamHopton stavano con-
193
194 CAPITOLO 34.
trollando lEastcheap per studiare eventuali riprese delle-
pidemia. Ulysses non vedeva altra spiegazione, ma la co-
sa era alquanto strana. I due non si conoscevano: perch
avrebbero dovuto intraprendere quella collaborazione ?
Forse ci che aveva trovato nella casa diroccata non ave-
va alcuna relazione con la morte di Fairfax e Hopton. Forse
era solo il sovrapporsi di due trame distinte che lui confon-
deva come se fossero una.
Forse pi che la Luna aveva bisogno dellaiuto di Saturno,
pens Ulysses.
Spost il telescopio di qualche grado verso Sud inqua-
drando il pianeta e ricominci a considerare. NellEast-
cheap stava succedendo qualcosa di strano. Qualcuno sta-
va cercando di nascondere i nuovi casi di peste, era evi-
dente. Ma chi? E soprattutto perch? Evidentemente qual-
cuno aveva molto da perdere dalla notizia di una ripresa
dellepidemia. E il primo indiziato nella lista era lalder-
man Marsh con i suoi sbirri. Per lui aveva bisogno di
qualcuno che non fosse lalderman Marsh, ucciso anche lui.
Qualcuno che avesse conoscenze botaniche, uno scienziato
forse.
Spost nuovamente il telescopio in direzione della Luna
in cerca di aiuto. Trov Marte.
Marte.
Croce e delizia di Keplero. Sorrise fra s e s, il nuovo
tormento di Robert Hooke.
Il nuovo tormento di Hooke.
Hooke.
Hooke!
Capitolo 35
I tetti delle case fatiscenti dellEastcheap si allargavano in
un piccolo squarcio che consentiva di vedere una bella fetta
di cielo.
Bligh si asciug il sudore nel collo. Era una notte di
settembre, eppure faceva ancora caldo. E tirava un vento
tiepido da non credere. Il suo sguardo si ferm in cielo in
un punto preciso. La Luna era ancora alta e congiunta a
Marte, quanto mai brillante. Frug un p nella bisaccia e
ne tir fuori un piccolo cannocchiale, regali di un amico
marinaio, e che lui usava nelle prospezioni ai cantieri. Lo
port allocchio e scrut ancora quellangolo di cielo.
Quanto era splendente Marte quella sera. Il Dio della
Guerra. E del Fuoco.
Rimise il binocolo nella bisaccia, e si avvi di nuovo per
completare la sua solita passeggiata notturna.
Si addentr di poco nei vicoli disgustosi, marci e fati-
scenti. Il frusco di un ratto nella notte. Pass davanti a
un forno, chiuso, ma si sentiva ancora il profumo del pa-
ne. Aveva fame. Non si mangiava molto, in quei giorni, ai
cantieri di Wren, con quel poco lavoro che cera.
195
196 CAPITOLO 35.
Si frug in saccoccia, ma cerano si e no un paio di pen-
ny. Avrebbe mangiato poco, quella sera. Passato il forno,
si addentr nel vicolo. Pudding Lane, diceva un cartello
di legno sbreccato inchiodato a una parete. Niente di pi
appropriato che nominare un pudding, per uno che aveva
fame. Anche i cartelli prendevano per il culo in quello schi-
fo di quartiere. Il suo sguardo fu attirato da una catasta di
robaccia accumulata in un angolo, accanto alla parete del
forno. Ceste sbrate, pezzetti di cassette di legno, un vec-
chio sacco di segatura, una sedia rotta, un paio di ceste di
paglia sfondate.
Un frusco.
Si volt allimprovviso.
Un ratto o un bambino. Non riusciva mai a distinguer-
li, troppo rapidi e infestanti. Ne era pieno, il maledetto
quartiere. Se lalderman avesse accettato di radere al suo-
lo questa immondizia tutti ne avrebbero tratto giovamen-
to. La citt avrebbe avuto un nuovo quartiere, questi pez-
zenti avrebbero smesso di vivere tra il fango e le frattaglie.
Lui avrebbe cominciato ad incassare denaro a bocca di ba-
rile. Tutti ne avrebbero tratto giovamento. Tutti. Nessuno
escluso. Tranne lalderman e i suoi sbirri ovviamente.
Fosse stato per lui avrebbe bruciato tutto.
Di nuovo un frusco. Maledetti bambini.
Si guard intorno. Non cera nessuno in vista.
Guard verso i vetri delle sudice nestre della casa ac-
canto al forno, proprio sopra di lui. Niente.
Evidentemente si era sbagliato. Eppure aveva la sensa-
zione che qualcuno lo stesse guardando.
Fosse stato per lui, pens ancora, avrebbe bruciato tut-
to. Torn a guardare la catasta di legno e paglia secca e per
la prima volta la not. Era passato altre volte di l, ma quel-
197
la non cera. Forse non era un caso. Forse era una occasione
che gli veniva porta dal destino.
Come una pira funeraria.
Mise la mano nella tasca posteriore delle braghe. La sua
mano si strinse su un oggetto metallico, freddo. Un altro
regalo dellamico marinaio. Unoggetto molto utile in certe
occasioni. Occasioni come quella. Bligh sorrise stranamen-
te. Chiuse un attimo gli occhi. Sent il vento caldo che con-
tinuava a spirare. Estrasse dalla tasca posteriore loggetto
di metallo e si avvicin al catasta di robaccia.
198 CAPITOLO 35.
Capitolo 36
Ah, lei disse Hooke facendo capolino dalla porta soc-
chiusa si accomodi, la prego
Grazie, gentile
Forse gentile, forse curioso. Curioso di sapere a che
punto sono le indagini
E proprio per quello che sono qui. Ho scoperto molte
cose, forse troppe. Per non riesco a metterle insieme
E io come entro in questa trama, se posso sapere?
E questo il punto. Io non so come lei possa aiutarmi,
ma so che lei ha uninformazione che mi serve, uninfor-
mazione cruciale per lo svolgimento dellindagine
Hooke lo guard perplesso.
Non capisco... le ho detto tutto ci che sapevo
Non detto che lei sappia cosa deve dirmi. precis
Ulysses Io so solamente che in lei si trova la chiave di volta
di questindagine.
Adesso Hooke era affascinato dalle parole di Ulysses.
Mi spieghi meglio, per favore
Con piacere disse Ulysses Sir Fairfax e William Hop-
199
200 CAPITOLO 36.
ton, prima di morire, stavano investigando linsorgere di
nuovi casi di peste nellEastcheap
Nuovi casi di peste? domand Hooke. Ulysses gli
fece cenno di lasciarlo continuare.
Esattamente: nuovi casi peste. Ora il punto, la chia-
ve di volta, la tessera mancante e nascosta che maschera
tutta la trama, risiede nel legame fra Hopton e Fairfax. Per-
ch entrambi sorvegliavano lEastcheap? Perch entrambi
sono stati uccisi?
Quale il mio ruolo in questa storia?
Il punto che lei, signor Hooke lunico anello che
possediamo che leghi sir Fairfax al dottor Hopton.
Io...
Lei era un collaboratore di entrambi
Di Thomas sicuramente, ma con il dottor Hopton ave-
vo solo quello studio su Marte che ormai si protrae da quasi
un anno...
Lo so un legame tenue, ma anche lunico che abbia-
mo
Inoltre nessuno dei miei lavori ha mai, neanche di stri-
scio toccato la peste, non sono un dottore io... argoment
Hooke cercando di scavare indietro nella memoria.
Eppure deve esserci. Magari le hanno mai parlato di
qualcosa relativa alla peste, allEastcheap o... Ulysses si
interruppe alla visione delle pupille di Hooke che si erano
illuminate.
Elder, Elder Howe quelle parole uscirono dalla bocca
di Hooke dolcemente.
Ulysses rimase in trepidante attesa.
Chi Elder Howe? domand.
Capitolo 37
Elder Howe, un dottore forestiero, non di Londra. Un
dottore attratto dal mio Micrographia. Un tipo strano. Di
grande ingegno, a mio parere, ma strano. Al tempo della
peste si era ritirato nel Derby, con la famiglia, e ha avuto la
sventura di farlo a Eyam...
Eyam...? domand Ulysses cercando conferma.
Eyam. conferm Hooke La citt maledetta. Lui
sopravvissuto, ma la sua famiglia c rimasta.
E quali erano i suoi contatti con Fairfax e Hopton?
domand Ulysses.
Temo di essere stato io a fornirglieli. rispose Hooke
pensieroso Come dicevo un giorno me lo vedo arrivare,
direttamente a casa. Era venuto a causa del mio Microgra-
a, era stato attirato dal disegno di una pulce ingrandita
che avevo riportato nel libro. Avemmo una cordiale di-
scussione proprio qui a casa mia, mi raccont brevemente
delle sue disgrazie. Ne ha passate tante, glielo assicuro. E
rimasto in quellinferno nch non morto il suo ultimo
amico. Diceva per che aveva giurato vendetta alla peste e
che aveva qualcosa in serbo per lei...
201
202 CAPITOLO 37.
Ulysses aggrott la fronte.
S, faceva discorsi non troppo chiari. Se posso esserle
sincero non mi aveva fatto unimpressione troppo buona.
Sembrava unindemoniato, ma daltronde chi di noi non lo
sarebbe dopo essere uscito dallinferno? gli occhi di Hoo-
ke erano pieni di comprensione. Ulysses non sapeva co-
sa gli avesse detto il dottor Howe, ma vedeva che ne era
ancora emozionato.
Insomma per farla breve mi preg di osservare un in-
setto con il mio strumento usato per la Micrographia.
Il microscopio?
Il microscopio. conferm Hooke.
E cosa era questinsetto?
Una pulce.
Una pulce ? ripet Ulysses.
Gi, ma non di uomo precis Hooke una pulce di
ratto. E qui viene il bello: quando seppe chera di ratto
lo vidi esaltarsi a tal punto chebbi paura avesse dato di
testa. Cominci a dire frasi senza senso dicendo che aveva
debellato la peste, che doveva essere sicuro, ma era sulla
strada giusta. Mi ringrazi oltre ogni dire e mi chiese se
potevo aiutarlo a fare non so cosa.
Voleva che lo aiutasse nelle sue ricerche?
No era pi qualcosa in relazione ai suoi studi, forse
voleva presentarli alla Royal Society, non so bene. Io decli-
nai, un po per il troppo lavoro, un po, lo confesso, perch
quelluomo mi metteva soggezione. Comunque per rispet-
to verso la sua storia gli diedi una lista di scienziati e dot-
tori pi anziani e meno indaffarati che avrebbero potuto
aiutarlo e dargli qualche dritta.
A Ulysses silluminarono gli occhi.
E gli fece i nomi di Sir Fairfax e William Hopton?
Robert Hooke esit.
203
Pu darsi... non ne sono sicuro: gli avr dato una deci-
na di nomi. Probabilmente s, dopo tutto Thomas era ormai
anziano e si vedeva sempre pi raramente alla Royal Socie-
ty. Anche Hopton... s probabilmente gli ho fornito anche
il nome del dottor Hopton.
Ora Ulysses aveva un nome, un collegamento, forse ave-
va il suo assassino.
Ma dove ora questo Elder Howe? dove lo posso
trovare?
Onestamente non ve lo so dire Robert Hooke frug
nella memoria Mi sembrava di aver sentito dire che si fos-
se imbarcato o forse aveva detto che voleva farlo. Probabil-
mente ora sar alla ventura in qualche colonia
Ulysses rimase interdetto.
Forse non aveva ancora nulla.
204 CAPITOLO 37.
Capitolo 38
Fili di pensieri gli sintrecciavano nella mente senza che
riuscisse a districarne i capi. Elder Howe era lelemento
nascosto, la tessera mancante che avrebbe dovuto rivelar-
gli tutto il mosaico, ma per ora glielo rendeva ancora pi
indecifrabile.
Una pulce di ratto.
Per quale motivo Elder Howe era cos esaltato per aver
scoperto una pulce di ratto? Forse stava solo perdendo
tempo dietro ai gesti di un folle insensato. Tanto insensato
forse no, se era riuscito a coinvolgere nel suo progetto sir
Fairfax ed il dottor Hopton.
Inoltre il racconto di Hooke si era svolto qualche mese
addietro, e di Elder Howe da tempo non cera alcuna trac-
cia. E Fairfax e Hopton, e lalderman Marsh erano morti
ora. E poi lapas? Cosa centrava lapas in tutta quella sto-
ria? Chi aveva messo un libro sullapas nello studio dellal-
derman ? E perch ucciderlo ? Chi poteva trarre vantaggio
dalla sua morte?
Ripercorse tutti gli eventi della sera del ricevimento. il
colloquio dellalderman e mastro Wren, le indagini di Ro-
205
206 CAPITOLO 38.
bert e Rubella, la chiacchierata con Benjamin Cotton, la vi-
sita alla vecchia governante, la sua voce nasale dal portone
schiuso.
Chi ancora a questora?
ancora a questora...
ancora...
... Con questo andirivieni di gente...
Chi ancora a questora?
Si ferm. Al momento non aveva fatto caso alla frase
della vecchia ma ora gli appariva in tutta la sua completa
evidenza: qualcuno lo aveva preceduto quella sera.
Si gir e cominci a correre verso casa Hopton.
Capitolo 39
Nero, Bianco e Rosso. Tutti e tre questi colori se ne stavano
silenziosi nello studio di Ulysses Unt, in Blackraven Alley.
Il nero di un lugubre vestito, il bianco di unocchio aperto
nella notte, il rosso perduto di un cuore malato, morto pi
di una volta.
Ulysses stava tornando da casa Hopton con le idee mol-
to pi chiare, ma ancora molti tasselli da sistemare. Si av-
vicin alla porta. Nel buio frug per un po nella bisaccia.
Alla ne riusc a trovare la chiave. Apr la porta. A tentoni
trov la candela che di solito lasciava sul tavolo. Sempre
frugando nella bisaccia trov lacciarino. Tante volte aveva
pensato che sarebbe stato tanto pi semplice lasciare una
bella candela accesa, di quelle che durano ore. Ma in una
Londra fatta di legno e di paglia gli incendi erano pi una
certezza che un pericolo. Lacciarino fece il suo dovere e
le scintille della pietra focaia accesero lesca. La candela
diffuse subito un chiarore nel buio della sala.
Si avvi per le scale.
Era allinizio dellultima rampa quando vide la sottile
lama di luce, un po tremolante, uscire da sotto la porta
207
208 CAPITOLO 39.
dello studio. Eppure era sicuro di non aver lasciato niente
acceso. Avanz, lentamente, e apr la porta.
Luomo stava seduto nella poltrona, dietro alla sua scri-
vania. Era alto e magro, vestito di scuro. Una faccia pallida
con occhiaie profonde, tetra e triste, ma non minacciosa.
Ti stavo aspettando disse Elder Un bello studio, pie-
no di cose interessanti...
A Ulysses non ci volle molto per capire chi aveva da-
vanti.
Anchio ti stavo aspettando, Elder. Sapevo che saresti
andato da qualcuno a raccontare tutto. Speravo che saresti
venuto da me.
Il dottore abbozz un mezzo sorriso.
Se cos vuol dire che sei in gamba, ragazzo. Non
pensavo tu sapessi della mia esistenza
Hooke mi ha parlato di te
Ma Hooke non sa come si sono svolti i fatti
Vuoi raccontarmi tutto dallinizio? lo invit Ulysses.
Sono venuto qui per questo disse Elder Howe alzan-
dosi dalla poltrona ed avvicinandosi alla nestra Sono ve-
nuto ad accollarmi le mie responsabilit. Io non sono un
vigliacco
Questo me lhanno detto annu Ulysses.
Capitolo 40
Elder e Ulysses parlavano ormai da unora, e non prestaro-
no subito attenzione alleco dei passi concitati di una corsa
disperata, gi in strada. Ma quando il bambino apri con
foga la porta e si precipit in casa urlando parole sconnes-
se, si alzarono e uscirono dalla stanza, proprio in tempo
perch Ratto nisse nelle loro braccia.
Che succede, Ratto?
Un incendio signore! E Cricket intrappolato! Vi pre-
go. Correte, dobbiamo salvare Cricket!
Buttatisi addosso i pastrani, scesero in strada. Cera
puzzo di fumo nellaria, e il cielo tra i tetti delle case, ver-
so nord, era tinto di un bagliore giallo rossastro. Alcuni
abitanti erano scesi in strada.
Corsero allimpazzata, seguendo Ratto che li precedeva
di una ventina di metri. Tutti, a quei tempi, sapevano cosa
voleva dire un incendio, e che se si voleva fare qualcosa
bisognava farlo subito: correre e parlare poco.
Non ci volle molto ad arrivare allangolo di Pudding
Lane. L era gi un inferno.
Il fuoco stava divorando il quartiere.
209
210 CAPITOLO 40.
Il fumo bruciava gli occhi.
Le urla della gente, il rumore dei carri in fuga sul sel-
ciato lo scrosciare delle amme. Non riuscivano a sentirsi
anche gridando. Ratto indic loro una casa. Seguendo il
ragazzo passarono accanto al forno, ormai divorato dalle
amme. Le case dai tetti di canne secche dellEastcheap
erano come una torcia, e le scintille avevano esteso lincen-
dio in tutte le direzioni. Il vento tirava verso nord ovest
e le amme si erano propagate pi rapidamente da quella
parte.
Ratto indic una casa, una nestra sbarrata da assi in-
chiodate: dietro i vetri sudici riuscirono a vedere di Cricket
che gesticolava terrorizzato.
La casa era avvolta dalle amme, che avevano gi preso
il tetto e cominciavano a divorare le pareti.
Elder sapeva cosa doveva fare. Il terrore lo aveva segui-
to tutta la vita come un nemico fedele. Stavolta gli sarebbe
andato incontro. Si gir verso Ulysses che stava indicando
a Ratto di allontanarsi dalla casa, in uno spiazzo vicino. Gli
tocc la spalla, e i loro sguardi si incrociarono.
Con un gesto Elder fece cenno a Ulysses di aspettare.
Quello non cap subito. Vide Elder dirigersi verso la casa.
Come cap cerc di trattenerlo, ma quello aveva buttato gi
la porta con una spallata e era entrato, scomparendo in una
nube di fumo.
Capitolo 41
Tutto nero fumo, ma vivo. Ulysses osserv Cricket steso
per terra. Forse aveva qualcosa di rotto per la caduta, ma
era vivo. Lo prese in braccio, chiam Ratto e corse via men-
tre la casa si accasciava su se stessa, in una esplosione di
amme e scintille, e un ondata di calore che gli scott la
schiena e le gambe.
Correndo gir lo sguardo indietro, sperando di vedere
la gura di Elder correre con loro, ma non vide nessuno.
solo il fuoco.
Corsero come matti no a capitombolare tutti e tre sul-
lerba di un prato poco distante, davanti a una locanda del-
la traversa che portava alla Torre. L il fuoco aveva appena
cominciato a lambire le case.
Cricket si mise a tossire, sputacchiando qua e l. Ulys-
ses si assicur che non avesse fratture, massaggiandolo qua
e l. Sembrava intero. Presero un p di ato, mentre la
gente gli passava accanto, con le poce cose che era riuscita
a prendere, allontanandosi in direzione della Torre. In sen-
so inverso giungevano di corsa manipoli di uomini, con
secchi e bastoni, guidati dagli alderman e dagli yeomen.
211
212 CAPITOLO 41.
Rmasero un attimo in silenzio, guardando lo spettacolo
del fuoco, tremendo e al tempo affascinante.
Dottore disse Ratto credo di aver visto chi ha dato
inizio allincendio
Chi stato? domand Ulysses.
Non so chi sia, non lho visto bene perch era buio. Ma
aveva un oggetto metallico per attaccare il fuoco, quello
lho visto bene perch era unoggetto cos strano...
Un acciarino metallico? domand Ulysses.
No, dottore. Io gli acciarini li conosco, e li so usare.
Ma quello non lavevo mai visto. Sembrava il manico di un
grosso coltello, e dal fondo usciva un cordino, e lui tirava il
cordino e dal manico, dove cera una rotellina, usciva come
un ume di fuoco, di scintille. la descrizione di Ratto sem-
brava molto confusa Lha accostato alla paglia e ha preso
fuoco subito. Baster a trovarlo?
No Ratto, non credo proprio disse Ulysses
Il destino avrebbe deciso di quelluomo. Lui ora ave-
va altro da testimoniare. Guard in direzione della casa
crollata e gli occhi si riempirono di lacrime.
Anche se il dolore gli aveva foffuscato la ragione, El-
der Howe era rimasto un uomo, e salvando Cricket laveva
dimostrato.
Non c atto pi santo che dare la vita per un innocente.
N atto pi empio che toglierla, anche se a un colpevole.
Quel giorno Elder Howe li aveva compiuti entrambi.
Capitolo 42
Il Great Fire dur tre giorni. Distrusse quattro quinti della
citt. Pochi edici si salvarono, cio quelli costruiti in pietra
e quelli, pochi, che non avevano il tetto in canniccio. Il fuo-
co, il grande fuoco, fu implacabile, alimentato dalla siccit
eccezionale per quel periodo e dal vento. Ma paradossal-
mente fece pochissime vittime, perch avanz lentamente
e la gente ebbe il tempo di fuggire. Non si mai saputo
chi fu ad appiccare lincendio, sebbene tante siano state le
ipotesi. Tuttavia nessuna prevalsa come quella vera.
Pochi giorni dopo la ne dellincendio, si teneva una
strana riunione nella sala principale della Arundel House,
nova sede della Royal Society. La vecchia sede storica, nei
locali del Gresham College, era al momento impraticabile
perch proprio al margine delincendio.
La stranezza della riunione dipendeva da alcuni parte-
cipanti, la presenza dei quali era stata richiesta dal relatore,
e volentieri concessa da Viscount Brounker. Ovviamente
cerano tutti i membri della Society, o almeno tutti quelli
che erano sopravvissuti alla peste, perch allincendio era-
no sopravvissuti tutti. Sul podio del relatore stava un gio-
213
214 CAPITOLO 42.
vane di bellaspetto, il dottore Ulysses Unt, con i capelli
ancora un po bruciacchiati e un vestito di buona fattura,
anche se un po largo, che gli aveva prestato Hooke.
Hooke sedeva in prima la, con un lieve accenno di
sorriso.
Accanto a lui, ai posti di onore, stava un giovane, che
molti inizialmente identicarono come un diplomatico Croa-
to, ma in realt ripondente al nome di Robert Slye. cele-
bre attore shakespeariano. Seduta vicina, Rubella McGrath
era, a tutti gli effetti, la prima donna a partecipare ad una
riunione della societ.
Sempre in prima la sedevano Cricket e Ratto, entrambi
con vestiti di scena prestati da Robert. Cricket aveva in
grembo un fagotto di biscotti, forniti per loccasione dalla
vecchia governante, nella speranza che riuscissero a tenere
buoni i due per la durata della relazione. Dallalto della
sua cattedra di presidente Viscount Brounker dette inizio
ai lavori con due violente martellate.
Giorni fa Londra, ancora indenne, stato teatro di de-
litti atroci che ci hanno privato di due valorosi colleghi: sir
Thomas Fairfax e il dottor William Hopton. In quella occa-
sione incaricammo il giovane collega Ulysses Unt di inda-
gare sui fatti. La fama che ci aveva consigliato di rivolgersi
a lui non era immeritata. Egli ha indagato e, alne, ha risol-
to il caso, sia pure con laiuto di alcuni valorosi che sono qui
presenti e che riconoscerete facilmente perch non membri
abituali di questa societ. Oggi Ulysses Unt ci fornir un
resoconto dettagliato della vicenda
Ulysses si schiar la voce, un po imbarazzato, e comin-
ci:
Ogni storia ha uninizio. Il nostro a Eyam, la sfor-
tunata cittadina a tutti voi nota, chebbe per la fortuna di
ospitare quello che io voglio ricordare come un granduo-
215
mo e un grande scienziato, sebbene tormentato dai suoi
demoni, il dott. Elder Howe.
Il dottor Elder Howe visse la tragedia della citt, vi per-
se tutti i suoi affetti. Vide i suoi amici morire uno dopo
laltro. Ma pur vivendo lincubo di quellinferno manten-
ne sempre la propria lucidit, e non cess mai di studiare
la peste per combatterla. Lo stesso Howe mi ha racconta-
to come cerc, giorno per giorno, di capire le ragioni del
contagio, e come un giorno sia riuscito ad isolare un in-
setto su un capo di vestiario che riteneva una delle cause
dellinfezione.
Quellinsetto, come il dottor Hooke ebbe a confermar-
gli quando Howe venne a Londra, era una pulce di rat-
to Ulysses si ferm un attimo incrociando lo sguardo di
Hooke, che fece un lieve cenno con il capo.
Elder Howe si trov a Londra, dove la peste era anco-
ra in atto, con la spiegazione del contagio, e forse la cura.
In questa circostanza forse molti di voi lhanno incontra-
to: Howe infatti and in giro, seguendo una lista di no-
mi fornita dal dottor Hooke, cercando la collaborazione di
scienziati che potessero aiutarlo a presentare le sue scoper-
te. Ma la peste infuriava, molti erano scappati, e molti non
si convinsero dellimportanza della scoperta di Howe. Co-
s nessuno rispose allappello, eccetto sir Thomas Fairfax e
il dottor William Hopton.
Con laiuto di questi due illustri scienziati, Howe com-
prese presto che era il focolaio centrale della malattia era
lEastcheap, il quartiere pi fatiscente della citt da boni-
care subito. Assieme ai suoi due collaboratori Howe si
present dallalderman di quartiere, Ebenezer Marsh, illu-
strandogli una serie di norme e precetti igienici per com-
battere linfestazione dei ratti, e quindi la diffusione della
peste. In particolare Howe illustr allalderman, che ave-
216 CAPITOLO 42.
va un passato di garzone farmacista, come si raccoglies-
se e preparasse un potente ed efcace veleno per topi, in
uso nelle colonie, il cui utilizzo aveva appreso dal fratello
marinaio.
Ma il Demone Rosso, cos chiamata questa speciale
preparazione dellapas, era solo parte del progetto di boni-
ca ideato da Howe che, per essere pi duratura, prevede-
va anche labbattimento di tutte le fatiscenti case dellEast-
cheap. Lalderman Marsh fece orecchie da mercante, assi-
cur Howe che avrebbe provveduto, ma lo preg di man-
tenere il pi stretto riserbo sullargomento. Elder, convinto
di aver fatto il suo dovere, si imbarc, per cercare sollievo
dal profondo dolore per lesperienza di Eyam.
Lalderman Marsh sottovalut le indicazioni di Howe.
La potenza dellapas sui topi era impressionante, e la boni-
ca operata con il veleno sembr allalderman Marsh pi
che sufciente. In meno di un mese lepidemio si era de-
cisamente attenuata, quasi scomparsa, e lalderman Marsh
pens che sarebbe stato possibile evitare labbattimento del-
lEastcheap, dal quale stava ricavando una fortuna con laf-
tto e la vendita delle case lasciate vuote dagli appesta-
ti. Lalderman sapeva bene che se avesse fatto spianare il
quartiere larchitetto di corte, il nostro illustre amico Chri-
stopher Wren, sarebbe entrato in scena e non gli avrebbe
pi permesso i suoi sporchi trafci.
Sebbene lalderman fosse convinto di poter evitare la
distruzione del quartiere, non era cos per sir Thomas Fair-
fax e per il dottor William Hopton che, forse insieme o for-
se separatamente, mantenevano sotto controllo il quartiere
studiando levoluzione dellepidemia. Le cose si complica-
rono per lalderman quando nellEastCheap si vericarono
i primi nuovi casi di peste. In un primo tempo, infatti, lal-
derman Marsh riusc a far occultare i nuovi casi dai fedeli
217
sbirri ma, circa una settimana fa, i due scienziati scopriro-
no le case degli appestati e i cadaveri occultati. Inferociti
per il raggiro, andarono dallalderman, accusandolo. Que-
sti cerc di rassicurali, negando ogni coinvolgimento, pro-
mise che avrebbe provveduto come promesso ma, per non
rischiare, li avvelen con lapas. In nottata, come sappiamo,
erano morti
Qui entrai in scena io, e alcuni miei colleghi e amici che
mi hanno aiutato continu Ulysses dirigendo lo sguardo
verso gli invitati della prima la, Le nostre investigazio-
ni ci fornirono molti elementi, ma non era facile metterli
insieme in un quadro logico. Sebbene fossi riuscito subito
a capire quale fosse il veleno usato, ignoravo lesistenza di
Elder Hove, e quindi dellunico legame fra le vittime. Lim-
pietosa e lucida critica di Viscount William Brouncker ci ha
sempre assistiti e indirizzati in questa fase di confusione,
evidenziando ogni falla nei nostri ragionamenti e illumi-
nando i punti chiave che ci avrebbero permesso di arrivare
alla verit.
Ulysses volse lo sguardo a Brounker, che fece con la
testa un compiaciuto cenno di assenso.
La svolta nale degli eventi fu data dal ritorno di El-
der Howe in Inghilterra. Sbarcato a Bristol, Howe viene a
sapere per caso che nellEastcheap si vendevano case. Que-
sto era impossibile perch, in base agli accordi, lEastcheap
avrebbe dovuto essere gi raso al suolo. Per questo Ho-
we, rientrato velocemente a Londra la notte del ricevimen-
to per le nozze della glia dellalderman, si rec a casa di
William Hopton.
L venne a sapere dalla governante della morte di Hop-
ton e Fairfax e delle circostanze della morte, che lui capisce
essere dovuta certamente allapas, e quindi chiaramente per
mano dellalderman. Infuriato, si reca notte tempo dallal-
218 CAPITOLO 42.
derman Marsh, lo accusa, e lo avvelena versando nel liquo-
re dellalderman dellapas da una ala che portava sempre
con s, legata al collo Ulysses si ferm per un attimo, e il
silenziofu seguito da un lieve bruso. Nessuno si aspettava
che Elder Howe fosse un assassino.
Bene continu Ulysses, Io avevo visto un disegno
dellapas nella biblioteca dellalderman, e mi ero convin-
to, in realt a ragione, che lalderman fosse lassassino che
stavo cercando. Ma quando allindomani, assieme a Vi-
scount Brouncker, trovammo lalderman ucciso anche lui
dallapas, tutta la mia costruzione croll. Non conoscendo
ancora lesistenza di Elder Howe ero dunque senza sospet-
tati e senza movente.
Scoprii dellesistenza, e forse del coinvolgimento, di
Howe dal dottor Hooke, ma il movente non era chiaro,
e siccome Howe risultava da tempo fuori dellInghilterra,
non sapevo che fare. Fu per fortuna che mi ricordai di una
discordanza in una interrogazione da me fatta. . . Ulysses
volse un cenno benevolente alla galleria, e ricevette un cen-
no di assenso da una cufetta bianca, . . . e scoprii che la
notte della morte dellalderman Marsh qualcuno era anda-
to a casa Hopton, e precisamente Elder Howe. Tornato a
casa per ricostruire tutta la vicenda che cominciava a chia-
rirsi, fui facilitato dal fatto che Howe in persona mi aspet-
tava a casa mia. Fu dunque lui a nire di raccontarmi la
storia, da Eyam a quel momento. Elder Howe stato un
grande uomo e un grande scienziato, anche se accecato dal
dolore. Luccisione dellalderman Marsh non deve fuor-
viarvi: quando Howe scopr che questi laveva ingannato,
e che per questo la peste non era stata debellata, egli fu
assalito da tutti i suoi demoni e giusitizi lalderman. La
vera, nobile natura di Elder Howe si doveva rivelare solo
poche ore pi tardi quando, con un atto eroico, salv il mio
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giovane assistente da una casa in amme, a costo della sua
vita
Questa quindi la storia, nella sua verit. I due scien-
ziati furono uccisi dallalderman Marsh, e lui a sua vol-
ta fu giustiziato da Elder Howe Ulysses fece un inchino,
e si sedette. Lassemblea era rimasta attonita. Viscount
Brouncker prese la parola.
Non posso che fare i miei complimenti al dottor Ulys-
ses Unt disse Brouncker, ma vorrei porgli un altro piccolo
quesito, una curiosit
La prego disse Ulysses.
In tutte le sue indagini, che hanno avuto come epicen-
tro lEastcheap e in particolare Pudding Lane, dove sappia-
mo scoppiato lincendio e dove ha perso eroicamente la
vita il nostro collega Elder Howe, lei per caso venuto a
conoscenza di fatti o indizi che ci possano portare a iden-
ticare il maledetto piromane che ha bruciato quasi tutta
questa citt, ancora fumante?
Si, ho raccolto testimonianze, e qualche indizio. Ma li
ho vericati e seguiti tutti e, purtroppo, devo concludere
che non portano in alcuna direzione. Il fuoco ha purica-
to lEastcheap meglio dellapas, ma ha anche cancellato le
tracce del piromane. Temo, purtroppo, che non si sapr
mai chi stato
Bene, quanto volevo sapere. Signori sparando altri
due violenti colpi con il martello di legno sulla cattedra, la
seduta tolta
La folla si alz in piedi applaudendo.
220 CAPITOLO 42.
Capitolo 43
Nel cielo del mattino splendeva il sole, intercalato a grosse
nuvole, ovviamente. A Londra, a settembre, non si poteva
chiedere di pi. La gente camminava tranquilla nelle stra-
de, approttando di quel prezioso sole domenicale, forse
lultimo tepore prima dellinverno. Chi fosse mancato da
Londra da una diecina di anni non lavrebbe riconosciuta.
Il Grande Fuoco si era mangiato tutto il centro di Londra,
giusto dieci anni prima. E come le ceneri della grande ca-
pitale si erano raffreddate,Christopher Wren, larchitetto di
corte, aveva potuto scatenare la sua arte e la sua fantasia, e
aveva cominciato a ricostruirla, magnica, monumentale,
pi capitale di prima.
Da due anni fervevano i lavori della cattedrale di S. Pao-
lo, anchessa bruciata, anchessa in ricostruzione. Non mol-
to distante, il Monument, il monumento commemorativo
al Great Fire, era quasi ultimato. Ed era gi una meta obbli-
gata della gente che, nella passeggiata domenicale, sostava
con il naso allins, a ammirare tra le impalcature quella
meraviglia delledilizia. Una altissima, gigantesca colonna
dorica, percorsa allinterno dai 311 scalini di una innita
221
222 CAPITOLO 43.
scala a chiocciola, alta in tutto 61 metri di altezza. E 61
metri erano anche la distanza tra il Monument e il punto
dove, dieci anni prima, sorgeva il forno di Thomas Farri-
ner, in Pudding Lane, Eastcheap. L era cominciato tutto.
L tutto andava ricordato.
Bligh ansimava un po mentre saliva gli ultimi scalini
della scala a chiocciola. Era una fatica che faceva ogni gior-
no, anche pi volte al giorno, ora che i lavori si concen-
travano nellultimo pezzo. Non era pi giovanissimo, ma
ancora se lo poteva permettere. Si ferm un attimo su un
pianerottolo a prendere respiro. La mano corse nella tasca,
dove carezz loggetto metallico, ormai una abitudine mol-
to frequente, da molti anni a quella parte. Laltra mano si
appoggi a piatto sulla pietra della parete, fredda, levigata,
solida. Quella era roba sua. S, la storia avrebbe ricordato
che il Monument era stato progettato da Wren e da Hooke,
ma il capo dei lavori era stato lui. La gente non sa che chi
progetta ha solo delle idee, che butta gi sulla carta, solo
un lavoro di fantasia. Chi poi deve fare i conti con i pesi,
i materiali, le spinte di forza e realizzare lopera un al-
tro: il capocantiere. Lavoro facile e lavoro sporco. E quello
sporco era toccato a Bligh.
Fantasia da una parte, sudore dallaltra. Fantasia anche
poca, dato che alla ne si trattata di una colonna greca. Su-
dore tanto, e anche sangue. Pi di un operaio ci era rima-
sto, in quei dieci anni, schiacciato dai blocchi o precipitato
dalle impalcature. Ma era una colonna come i greci non si
erano mai sognati, la pi alta mai costruita. Il pi alto mo-
numento di Londra. E il miracolo per cui stava in piedi era
stato suo. Di Mastro Bligh, non di Wren o Hooke.
Pochi scalini ancora ed era arrivato in cima.
Sbuc dal portello provvisorio ricavato nella costruzio-
ne in pietra cubica che sormontava il capitello nale della
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gigantesca colonna. Tirava un vento forte, teso, che gona-
va come vele le tele di juta che coprivano alla vista le im-
palcature. Il cantiere era vuoto, come sempre di domenica.
E come sempre di domenica lui saliva su da solo, a contem-
plare la citt dallalto del suo capolavoro. Stava anche ore
l, in contemplazione, cosa che non avrebbe potuto fare nel-
lo schiamazzo dei muratori, il martellio degli scalpellini, il
cigolare degli argani e delle carrucole.
Dominava sulla citt di Londra, un tempo un ammasso
putrescente di catapecchie maleodoranti, ora in ricrescita
di purezza.
Tutti intendevano il Monument come la celebrazione di
un evento infausto.
Ma il Great Fire era stata la fortuna di Londra, leven-
to che aveva permesso che la citt spiccasse il vero ulti-
mo balzo per essere la sontuosa capitale del mondo che
meritava.
E lui laveva costruito con quello spirito.
Per ricordare il trionfo delle amme sul sudicio e sul
lerciume, per celebrare il fuoco che aveva puricato la terra
rendendola pronta a nuova gloria.
E anche quello era merito suo.
La mano corse di nuovo alloggetto metallico che aveva
in tasca.
Un acciarino speciale, unico nel suo genere, regalo di un
suo amico marinaio.
Il vento che gli sofava ora negli orecchi e gli scompo-
neva i capelli era lo stesso che tirava quel giorno, che si era
intrufolato nei vicoli stretti di Eastcheap, che aveva trasfor-
mato quelle scintille in una ammella, e da una ammella,
miracolo dei miracoli, nel Great Fire.
Lo estrasse dalla tasca per contemplarlo. Ma il gesto fu
troppo rapido, la presa insicura. Una sporgenza dellac-
224 CAPITOLO 43.
ciarino si impigli in un alamaro della giacca e loggetto
gli sfugg di mano. Come in una sequenza rallentata lo vi-
de roteare nellaria verso il bordo del Monument. Lasci
lappiglio allimpalcatura e tese entrambe le mani per ac-
chiapparlo a mezzaria, sporgendosi in avanti. Il piede de-
stro, su cui poggiava il peso del corpo, scivol sulla fanghi-
glia di pioggia, sabbia e calce che copriva la supercie del
Monument.
E fu nel vuoto.
Le teste dei passanti si levarono a guardare in alto quan-
do dalla cima della colonna giunse un ululato inumano.
La caduta per fu cos rapida che nessuno la vide.
Il rumore sordo, ovattato che fece il fagotto nero, ormai
non pi urlante, sul selciato della strada, quello lo sentiro-
no benissimo.
Poi fu un baccano tremendo.
Urla, pianti, gente che correva da tutte le parti, qualcu-
no vomitava nellangolo: era passato troppo tempo dalla
morte nera, e i londinesi avevano recuperato il loro sto-
maco debole, alla vista dei corpi disfatti. Ulysses, che co-
me gli altri londinesi era venuto ad ammirare la costru-
zione, si fece avanti lentamente verso il corpo sfracellato
e scomposto.
Gli occhi del morto erano aperti, increduli.
Un luccich a terra, poco distante dal corpo, colse lat-
tenzione di Ulysses. Si avvicin e si chin a raccogliere un
piccolo oggetto metallico.
Lo contempl con attenzione. Era come una impugna-
tura di pugnale, lungo la quale si apriva una lunga sca-
nalatura, che lasciava vedere allinterno una grossa molla
metallica. Dalla ne del manico usciva una rotella di me-
tallo, con il bordo ruvido e dentellato, che strusciava su una
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piccola pietra focaia incastrata di lato al manico. Non gli ci
volle molto per ricordare la descrizione confusa di Ratto.
Ulysses si mise lacciarino in tasca. Lanci un ultimo
sguardo al fagotto insanguinato a pochi passi da lui, intor-
no al quale si assiepava una folla di curiosi urlanti. Si al-
lontan verso laltro lato della strada, avvicinandosi a una
donna e a un giovane che lo guardavano interessati.
Cosa hai raccolto ? chiese il giovane
Niente di importante, Cricket disse Ulysses, o forse
si, ma ne parleremo in unaltra occasione. Ora dobbiamo
sbrigarci. Stasera devo partire per Boston, non posso per-
dere la nave. Il messaggio che ho ricevuto mi costringe a
ritornare quanto prima
Sempre misterioso aggiunse la donna, rimettendosi a
posto una ciocca della rigogliosa capigliatura rossa, che era
stata scompigliata dal vento.
Non sempre. Non per molto, almeno questa volta
disse Ulysses con un sorrisino.
E morto, immagino disse Cricket, accennando al cor-
po di Bligh
Morto s, e questo chiude anche questo episodio
Quale episodio? domand Rubella.
Quello del Demone Rosso

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