ANTICORPI Le principali funzioni biologiche delle immunoglobuline sono: -neutralizzare gli antigeni; -opsonizzare gli antigeni;
-favorire, in definitiva, l'eliminazione dei complessi antigene-anticorpo (venutisi a formare dopo una delle due operazioni sovracitate) , da parte di fagociti, in particolare macrofagi, in grado di riconoscere gli aggregati per mezzo dei recettori per la porzione Fc dell'immunoglobulina, detti, appunto, recettori Fc;
-attivare il complemento (principalmente ad opera di IgG E IgM);
-proteggere le mucose dall'entrata di agenti infettivi.
La neutralizzazione il fenomeno attraverso il quale le immunoglobuline sono in grado di unirsi ad una tossina, batterio o virus e neutralizzare la sua attivit.
L'opsonizzazione , invece, il fenomeno attraverso il quale gli anticorpi avvolgono completamente un'antigene: molto importante perch impedisce a virus e batteri di infettare le cellule, coprendo le parti necessarie per l'ancoraggio con esse (nel caso delle cellule batteriche tali parti sono delle proteine dette adesine).
Spesso l'opsonizzazione viene coadiuvata da diversi fattori presenti nella cascata del complemento che porta alla lisi del patogeno; particolare rilevanza ha il C3b ( componente della cascata presente, in maniera costitutiva, quindi anche prima dellincontro con lantigene, in bassa concentrazione nel nostro siero), il quale, avendo una spiccata affinit nei confronti della superficie dei batteri, fa si che, in presenza sua e di anticorpi specifici, i batteri vengano opsonizzati e successivamente fagocitati ( fagocitosi che richiede il coinvolgimento dei recettori Fc).
Esistono recettori Fc per le IgG , IgE, IgA, espressi notevolmente sia da cellule dendiritiche che macrofagiche ( quelli per le IgA anche da cellule B), e per le igM ( poco diffusi ). Tali recettori hanno diversi nomi:
-CD64 e CD32, espressi un po su tutti i fagociti ed aventi il primo pi affinit e il secondo meno affinit per la componente Fc delle IgA;
-CD16, espresso dalle cellule natural killer ( a volte anche da macrofagi e dalle altre cellule fagocitarie) ed avente un'affinit parzialmente forte per la componente Fc delle IgG;
-Fc epsilon, particolarmente espressi nei mastociti ed aventi un'altissima affinit per la componente Fc delle igE.
Classicamente le immunoglobuline riconoscono l'antigene e lo neutralizzano od opsonizzano; l'interazione antigene-anticorpo induce il raggruppamento o cross-linking dei recettori Fc presenti sulla cellula fagocitaria (e quindi l'aggregazione di pi anticorpi) e, in definitiva, l'attivazione di quest'ultima (quindi il legame delle componenti Fc dellanticorpo con i loro recettori necessario ma non sufficiente per attivare i recettori stessi, poich quest'ultimi devono anche essere raggruppati in maniera precisa e non distribuiti casualmente).
ESEMPI:
1) le IgE riconoscono un antigene, che normalmente un allergene e la loro interazione induce il cosiddetto cross-linking, ossia il raggruppamento, in zone specifiche della membrana, dei recettori Fc epsilon (per la componente Fc delle IgE) presenti costitutivamente sulla superficie dei mastociti. Tale raggruppamento promuove il segnale attivatorio nei mastociti che consente ai granuli preformati di fondersi con la membrana e rilasciare all'esterno il proprio contenuto (degranulazione) consistente in molecole vasodilatatorie come l'istamina fortemente coinvolte nelle reazioni allergiche. In un' immagine al microscopio elettronico un mastocita in condizioni di non attivazione strapieno di granuli particolarmente ricchi di istamina; solo dopo linterazione dellantigene con gli anticorpi a loro volta riconosciuti dal mastocita vi una quasi completa esocitosi del contenuto dei granuli, elemento iniziale nel processo di reazione allergica. Possiamo quindi dedurre che i mastociti sono pronti per fronteggiare l'allergene, ma affinch ci avvenga necessario che quest'ultimo interagisca con le IgE e induca il cross-linking.
2) le cellule natural killer riconoscono per mezzo dei recettori Fc CD16 la porzione Fc delle immunoglobuline specifiche che hanno gi interagito con l'antigene, come ad esempio una cellula tumorale o infetta da virus. Il riconoscimento attiva la porzione citoplasmatica di CD16, che, a sua volta, innesca vie di segnalazione che hanno leffetto di riarrangiare il citoscheletro creando canali nelle Nk attraverso i quali i granuli litici contenuti in esse, a differenza che nei CD8, indipendentemente dal loro stato di attivazione, vengono condotti verso lo spazio sinaptico immunologico tra cellula immunitaria e cellula target, dove rilasciano il loro contenuto, ossia le perforine e i granzimi. Le prime, grazie agli ioni calcio, formano dei pori nella membrana plasmatica della cellula target e i secondi, entrando attraverso questi pori, inducono la cascata caspasica e, quindi, la morte della cellula nel giro di poche ore per apoptosi e non per necrosi ( questo un meccanismo adottato anche da CPR e CD8+).
I recettori Fc rivestono anche un ruolo chiave nellattivare il complemento e intervengono nel trasporto di Ig da un sito ad un altro come in quello da madre a feto o al neonato.
In particolare sia il trasporto di IgG (maggiormente presenti a livello del siero) da sangue materno a quello fetale che quello di Ig da latte materno a sangue del neonato mediato dal recettore FcRn (dove n sta per neonatale) espresso nel primo caso dal sinciziotrofoblasto e nel secondo dai microvilli intestinali e, in entrambi i casi, in grado di legare a pH acido le Ig, preservandole al contempo da eventuali azioni degradative.
-Trasporto di Ig da sangue materno a fetale: le IgG che scorrono nel sangue materno vengono gradualmente e costantemente endocitate. Nelle vescicole di endocitosi, per effetto dellacidificazione e quindi dellabbassamento del pH, laffinit fra recettore FcRn e IgG aumenta e avviene il legame. A questo punto le vescicole si fondono con la parte basale della cellula per rilasciare i complessi IgG-FcRn nel sangue fetale, il cui pH neutro (intorno a 7.4) diminuisce laffinit fra FcRn e IgG determinando in definitiva il rilascio degli anticorpi. Il trasporto preserva la struttura dellimmunoglobulina poich consiste in un processo basato semplicemente su una diversa affinit dellFcRn per le Ig a seconda del pH della soluzione (pH acido aumenta laffinit dellFcRn, pH neutro diminuisce laffinit rilasciando Ig nel sangue fetale).
-Trasporto di Ig dal latte materno al sangue del neonato: Avviene nell'intestino del neonato dove il pH acido (4.5-5) consente al recettore FcRn di legare con una certa affinit le Ig, assorbite dal latte a livello intestinale e trattenute per un tempo molto breve negli enterociti. Dopo il legame, attraverso endocitosi, i complessi FcRn-Ig vengono portati a livello basale del tessuto epiteliale dove, a pH neutro/basico, avviene il rilascio dellimmunoglobulina, che, quindi, stata trasportata senza danneggiamento e degradazione a livello intestinale. La protezione delle mucose avviene ad opera delle IgA che, prodotte da linfociti B associati alle mucose, vengono prima legate dal recettore poly-Ig ( It is a Fc receptor which facilitates the secretion of immunoglobulin A and immunoglobulin M, it mediates transcellular transport of polymeric immunoglobulin molecules ) a livello della membrana basale dell'epitelio e poi, per endocitosi, portate in superficie e liberate nello strato di mucosa dove sono in grado di riconoscere sia tossine che batteri e di neutralizzarli od opsonizzarli. I patogeni, in particolare i batteri, hanno evoluto dei meccanismi in grado di evadere o superare le eventuali azioni svolte dalle immunoglobuline. Lo staphylococcus aureus, ad esempio, possiede proteine A e G che legano con elevatissima affinit la porzione Fc di, rispettivamente, IgA e IgG, sottraendo tali anticorpi alle loro funzioni biologiche di neutralizzazione e opsonizzazione ma anche di attivazione della fagocitosi, non essendo le porzioni Fc pi libere di essere riconosciute dai recettori Fc dei fagociti. La scoperta di queste proteine ha permesso di sviluppare tutta una serie di tecniche molto importanti tra cui immunoprecipitazione.
Immunoprecipitazione Tecnica che permette di identificare ed isolare una proteina, di cui interessa studiare funzione, struttura, localizzazione e quant'altro, sfruttando il suo legame con un anticorpo e lalta affinit delle proteine batteriche di tipo A o G nei confronti della componente Fc di quest'ultimo. Un lisato cellulare, dove si trova anche la nostra proteina dinteresse, viene incubato con lanticorpo specifico e si forma il complesso proteina dinteresse-anticorpo che viene poi immunoprecipitato, ossia isolato tramite centrifugazione, grazie all' alta densit delle biglie magnetiche o con biglie di acarosio complessate con le proteine A o G a loro volta legate all'anticorpo.
Anticorpi monoclonali e policlonali
Quando si ha un qualsiasi tipo di infezione o di patologia associata a microorganismi, normalmente si genera una risposta di tipo umorale, mediata cio da anticorpi, ognuno dei quali prodotto dall'attivazione di un clone di un linfocita B, che si trova nei linfonodi o nella milza, e possiede, grazie al suo recettore, una certa specificit per un dato epitopo o determinante antigenico presente sulla superficie dell'antigene batterico o virale che ha scatenato la reazione immunologica. Ne deriva che nel siero si avr unampia popolazione di anticorpi policlonali, ossia derivanti da diversi cloni di linfociti B, diretti contro lo stesso antigene, ma riconoscenti diversi epitopi. Gli anticorpi monoclonali, tutti uguali fra loro e tutti in grado di riconoscere solo un epitopo con la stessa affinit ( poich tutti derivanti da un solo clone ) non si formano in vivo, se non in certe patologie, come nei tumori dei linfociti B; tuttavia possibile produrli. Per produrli, pensare di purificare linfociti B, che una volta attivati hanno una vita media molto breve (circa 7 giorni, eccetto i linfociti della memoria), un'utopia. Si procede, piuttosto, prelevando una popolazione classica di linfociti B attivati e fondendola con una linea di linfociti B un po particolare, una linea di mieloma, formando ibridomi, capaci di sopravvivere in un medium contenente ipoxantina grazie all'ipoxantina transferasi, enzima proprio del mieloma, e di produrre al contempo anticorpi, che risulteranno monoclonali, per le capacit proprie, invece, dei linfociti B classici attivati. Gli ibridomi vengono tenuti in coltura per il tempo necessario per produrre grandi quantit di immunoglobuline, che vengono poi testate attraverso diversi metodi e se il risultato positivo, ovvero se le immunoglobuline rispondono bene ad antigeni, questi ibridomi vengono congelati cos da poterli riutilizzare, scongelandoli e mettendoli nuovamente in coltura, quando necessaria la produzione di altre immunoglobuline dello stesso tipo.
Utilizzo degli anticorpi monoclonali
Gli anticorpi monoclonali prodotti vengono utilizzati, come i policlonali d'altronde, nella ricerca per identificare e studiare un certo epitopo con le cosiddette tecniche di immunoistochemistry o immunofluorescenza, ma, cosa ancor pi importante, vengono adoperati nell'immunoterapia. L'immunoterapia, anche detta Terapia Biologica, un metodo di cura che agisce attraverso l'attivazione e il potenziamento del Sistema Immunitario che viene indotto a reagire ed eliminare gli elementi estranei o, addirittura, attraverso la soppressione della proliferazione e dell'attivit invasiva delle cellule tumorali, bloccando, in quest'ultimo caso, l'interazione dei recettori per i fattori di crescita, espressi dalle cellule tumorali a livelli pi alti che dalle cellule sane, ed i fattori di crescita stessi. Sono stati prodotti, ad esempio, anticorpi monoclonali in grado di riconoscere i recettori EGF7 ( recettori per la molecola EGF, un fattore di crescita), espressi ad alti livelli da certe cellule tumorali cos come l'anticorpo monoclonale cetuximab ( diretto contro il recettore del fattore di crescita epidemico EGFR ) in diversi tipi di tumori, da adenocarcinomi a sarcomi.
LINFOCITI T I linfociti T non producono gli anticorpi e svolgono unazione cruciale nel sistema immunitario in un modo abbastanza diverso da quello mediato dai linfociti B. Innanzitutto i linfociti T esprimono un recettore di membrana in grado di riconoscere lantigene solo quando esso complessato con una molecola presentante lantigene (molecole appartenenti a due classi MHC -Major Histocompatibility Complex I e II). I linfociti T non solo esprimono il recettore ma anche co-recettori (CD4 e CD8), che riconoscono dei ligandi che si trovano sulla superficie della cellula che presenta l'antigene e supportano la via o le vie di attivazione che partono dopo che il recettore ha riconosciuto tale antigene. Fra linfocita e cellula che presenta lantigene non c solo un tipo di interazione mediata da recettore, ma anche quella mediata da fattori idrosolubili: le cosiddette APC (antigene presenting cells), una volta che hanno mangiato, riconosciuto e processato lantigene producono diversi tipi di citochine importanti per la polarizzazione del linfocita. Da un punto di vista didattico il linfocita T ha bisogno di 3 segnali: il segnale 1 serve solo per attivarlo, il segnale 2 serve solo per la sopravvivenza il segnale 3 per la differenziazione
anche se chiaro che il segnale 1 ha un certo ruolo in tutti e tre i processi (attivazione, sopravvivenza e sua successiva differenziazione).
Recettori T: il 95% di tutti i linfociti che appartengono al nostro repertorio linfocitario presentano recettori T formati da due catene alfa-beta, mentre una piccola percentuale, variabile fra il 2- 5%, presenta recettori con catena gamma-delta. Di quest'ultimi linfociti onestamente si conosce molto poco e sono oggetto di studio corrente, per cui la nostra attenzione si concentra sulla stragrande maggioranza di linfociti con recettori con catena alfa-beta. Tale catena ancorata a livello della membrana plasmatica attraverso dei domini transmembrana e presenta un singolo dominio extracellulare costituito dalla cosiddetta regione variabile e da quella costante. Le regioni variabili o regioni CDR, tre per ogni tipo di catena, servono ad aumentare il numero dei recettori con specificit unica, essendo tali regioni quelle di complementariet specifica con lantigene. Le catene alfa-beta, inoltre, possono subire delle modifiche post-traduzionali attraverso la glicosilazione, cio attraverso laggiunta di molecole glucidiche. Il recettore cos formato, per, funziona solo se complessato con proteine deputate alla trasduzione del segnale (trasformazione del segnale di riconoscimento dellantigene in un segnale intracellulare attivatorio) che, insieme al recettore stesso, cui sono legate mediante legami non covalenti, costituiscono il complesso recettoriale dei linfociti T. Tali proteine sono il CD3 (presente sia nei linfociti T CD4 che CD8), un etero dimero composto da tre catene distinte (gamma, delta ed epsilon di cui epsilon ripetuta una volta), e la catena zeta, un omodimero costituito da una piccola regione extracellulare, una regione transmembrana e una lunga regione citoplasmatica provvista di tre sequenze ITAM, motivi di attivazione a base di tirosine degli immunorecettori.
L' Antigene, come gi accennato, viene presentato in quanto complessato attraverso le molecole MHC e tale presentazione viene ovviamente diretta verso il recettore T, di cui le regioni CDR1 e CDR2 non riconoscono lantigene ma la molecola MHC. Un linfocita T, per rimanere in vita, non deve riconoscere lMHC self, cio le MHC prodotte dalle cellule epiteliali timiche. Tuttavia una piccolissima percentuale di linfociti T, nonostante non abbia la capacit di riconoscere lMHC self, rimane in vita; si tratta dei linfociti che riconoscono lMHC non self, cio MHC che non appartengono allorganismo (responsabili del rigetto del trapianto).
I co-recettori CD4 e CD8 sono molecole che si trovano quasi esclusivamente sulla superficie dei linfociti. CD4 ununica catena peptidica con unampia regione extracellulare divisa in 4 domini, mentre CD8 un dimero, costituito da una catena alfa e una beta tenute insieme da ponti disolfuro; entrambi presentano una porzione transmembrana e una extracellulare, grazie alla quale sono in grado di legare con affinit diversa le molecole MHC e, precisamente, CD4 lega le MHC II mentre CD8 lega le MHC I, poich CD4 ha unaffinit per alcuni residui aminoacidici che si trovano nella porzione laterale della catena beta delle molecole MHC di classe seconda, mentre CD8 ha affinit per alcuni residui della catena alfa delle molecole di classe prima. Da ci si deduce che un linfocita che esprime CD4 riconosce MHC II, mentre un linfocita che esprime CD8 riconosce MHC I. Questo tipo di affinit, CD4-MHC II e CD8-MHC I, diventa molto importante durante la fase di selezione timica per stabilire se quel linfocita diventer per tutta la vita un linfocita di tipo CD4+ o un linfocita di tipo CD8+. Per un periodo di tempo i timociti (da cui derivano i linfociti T), da poco attivati dal midollo ( e che poi tramite la circolazione sanguigna giungono nella porzione corticale del timo) non esprimono ne CD4 ne CD8 e vengono chiamati doppi negativi; man mano che comincia il riarrangiamento della catena beta del recettore T, i timociti immaturi cominciano a esprimere sulla propria superficie i due co- recettori simultaneamente e a questo stadio vengono definiti doppi positivi. Il timo lunico organo linfoide in cui troviamo doppi positivi, segno dello sviluppo dei timociti per poi diventare singolarmente o CD4+ o CD8+. La presenza di doppi positivi nel sangue o in qualsiasi t tessuto linfoide che non sia timo indice di patologia (quindi vuol dire che c qualche cosa che non ha funzionato durante lo sviluppo e selezione dei timociti). Guardando un'immagine del timo vedremo nella porzione corticale una grande quantit di doppi negativi che, a diversi livelli, stanno cominciando a riarrangiare il DNA per poi riesprimere il prodotto di questo riarrangiamento ovvero recettore T, man mano che ci si sposta dalla porzione corticale alla porzione midollare troviamo non solo timociti a diversi gradi di maturazione, ma anche un cospicuo numero di cellule che non sono di natura linfoide, le cellule dendritiche e le cellule epiteliali timiche, importanti per la fase di selezione, poich esprimono MHC I e II. Il FACS (Fluorescence-Activated Cell Sorter) uno strumento di ultima generazione e di piccole dimensioni con la capacit di stabilire se ogni cellula identificata positiva, doppia positiva o doppia negativa, coniugando anticorpi monoclonali in grado di riconoscere CD4 e CD8 a molecole fluorescenti di un dato colore. Se si analizza un FACS del timo, si vedr un 5% di timociti solo CD8+, circa un 12% CD4+, una percentuale variabile di doppi negativi e, infine,un 80% di doppi positivi, in attesa di essere coniugati e divenire CD4+ o CD8+ e andare in periferia. La stragrande maggioranza di CD4+ e CD8+ non la troviamo nel timo ma negli organi linfoidi periferici e nel sangue dove devono svolgere le loro funzioni immunitarie. Infatti i linfonodi avranno FACS opposto rispetto al timo, ossia nessun doppio positivo e unalta percentuale di CD4+ e di CD8+.
CELLULE PRESENTATI ANTIGENE APC (ANTIGEN PRESENTING CELLS) Tutte le cellule nucleate del nostro organismo (eccetto quindi gli eritrociti) possiedono le molecole MHC I e sono anche in grado di esprimere lantigene a esse associato, quindi potenzialmente possono agire da cellule che presentano lantigene. Quando per si parla di cellule APC ci si riferisce a cellule specializzate nel presentare lantigene, cio cellule in grado di captare lantigene, processarlo e presentarlo ai linfociti T. Appartengono alla classe delle APC tre tipi di cellule: -cellule dendritiche -macrofagi -linfociti B Le cellule dendritiche e macrofagi captano gli antigeni mediante recettori abbastanza comuni, i recettori tlr (toll-like receptor) e le cellule dendritiche li inglobano sia per mezzo della fagocitosi che della macropinocinotosi, i macrofagi utilizzano fondamentalmente solo la fagocitosi. Le cellule B, invece, utilizzano IgM o IgD di membrana e una volta che l'antigene si legato ad uno di essi inglobano per endocitosi il complesso antigene-anticorpo. A differenza delle cellule nucleate del nostro organismo, che a prescindere dalla presenza dellantigene esprimono sempre gli stessi livelli di molecole di classe prima e, eventualmente, anche di classe seconda, nelle APC lespressione di molecole di classe seconda inducibile a seconda della presenza o meno dellantigene. In assenza di antigene le APC hanno bassi livelli di espressione di molecole MHC sia di classe prima che di classe seconda; non appena incontrano lantigene il livello di espressione di MHC di classe seconda aumenta fortemente, essendo esse in grado di processarlo ed esprimerlo in superficie. Caratteristica esclusiva delle APC la produzione o lespressione di molecole co-stimolatorie che normalmente servono per aiutare il linfocita ad attivarsi in presenza dell'antigene. Fra le molecole co- stimolatorie pi note vi sono B7 (chiamata anche CD80) e CD86, le quali non sono espresse, se non a bassissimi livelli, in assenza di antigene. La presenza di molecole co-stimolatorie sulla superficie delle APC, oltre alla specificit, aiuta una cellula immunitaria, un linfocita, a distinguere un antigene non self ( da eliminare perch segno di una patologia ) da uno self ( ad esempio una macroproteina che ha terminato la propria funzione), che viene normalmente processato da tutte le nostre cellule, che esprimono in superficie oltre agli antigeni intracellulari ( tutti quelli tipici dei virus) anche l'antigene self.
Macrofagi, cellule dendritiche e linfociti B
- Esprimono antigeni diversi:
Le cellule dendritiche esprimono preferenzialmente peptidi di natura batterica e allergeni, che si trovano nel cibo contaminato o vengono inalate attraverso le vie respiratorie.
I macrofagi esprimono patogeni che vivono in vescicole, oltre che a patogeni che vivono in ambienti extracellulari.
I linfociti B, infine, esprimono antigeni solubili (tossine).
-Non si trovano nello stesso sito e questo garantisce una certa copertura immunitaria: le cellule dendritiche si trovano un po in tutti i tessuti, i macrofagi tendono a concentrarsi preferenzialmente nei tessuti linfatici, i linfociti B si trovano nel sangue, oltre che nei linfonodi, nella milza e in altri tessuti associati alle mucose. Allinterno del linfonodo troviamo tutte e tre i tipi di cellule APC: le cellule dendritiche si trovano in zone in cui ci sono linfociti T ( perch devono presentare lantigene ai linfociti); i macrofagi si trovano nella zona corticale dove, in prossimit dei vasi afferenti, c' lantigene; i linfociti B si trovano particolarmente concentrati nei follicoli dove, oltre ad aver riconosciuto lantigene solubile, cominciano a moltiplicarsi, differenziarsi e incontrare linfociti T.
-Cambiano la loro forma, oltre che la loro funzione, a seconda del loro stato di attivazione.
Le cellule dendritiche una volta attivate esprimono diverse molecole: molecole per processare lantigene in superficie, molecole per ladesione con i linfociti T (possono entrare in contatto anche con decine e decine di linfociti T, ovviamente il tipo di risposta e di attivazione dipende dalla specificit dei recettori, si pu avere specificit molto alta oltre ad avere attivit tale da poter attivare il linfocita stesso) citochine con funzione di reclutare altri linfociti
Esiste un sottotipo di cellule dendritiche chiamate plasmacitoidi, oggetto di studio soprattutto negli ultimi 15 anni, che hanno poca importanza nella processazione e presentazione dellantigene ai linfociti, ma sono molto importanti perch producono alte quantit di interferone di tipo1, importante nel rendere le cellule circostanti resistenti alle infezioni virali. Le cellule plasmacitoidi sono molto importanti nella risposta contro i virus, perch hanno alti livelli di due importanti classi di toll like receptor che sono la toll like receptor di tipo 7 e la toll like receptor di tipo 9, in grado di riconoscere virus, oltre che cellule batteriche (cio DNA batterico) e attivare una cascata che serve per lattivazione e la produzione di interferone di tipo A e B (di classe 1), importanti per rendere la cellula meno sensibile allinfezione virale e molto pi reattiva nei confronti dei virus.