Uno strappo nella cultura occidentale: Nietzsche un caso particolare nel panorama filosofico. forse il miglior interprete della fine di un mondo e del bisogno di rinnovamento di tutta un'epoca: profeta insieme della decadenza e della rinascita La sua filosofia, infatti, in bilico tra la negazione totale della cultura e del pensiero occidentale con un attacco frontale al razionalismo metafisico (vera spina dorsale della filosofia occidentale) e la creazione di un nuovo sistema di valori. Da molti amato e da molti disprezzato, scrisse in un linguaggio fortemente simbolico, una prosa poetica ricca di aforismi, che induce tuttora ad interpretazioni contrastanti anche in virt della asistematicit, se vogliamo anche questa elemento di polemica diretto contro la tradizione di pensiero. Nietzsche un filosofo della crisi, si pone come fondatore d'un modo di pensare nuovo nel momento in cui il sistema filosofico costruito dallidealismo tedesco che aveva portato con Hegel ad elevare la ragione a principio assoluto e al suo dispiegamento nella realt retto dai principi della logica entra in crisi cos come la morale cristiana, anche questa fondata su di un principio assoluto. Per Nietzsche, infatti, il tentativo di categorizzare sistematicamente il reale annienta la forza vitale propria ad ogni uomo La filosofia di Hegel ritenuta da Nietzsche un tradimento in danno alla vita, in quanto tentativo di fermare ci che non si pu fermare (la vita, dinamica per antonomasia) in un sistema di pensiero .Analogo il giudizio di Nietzsche nei confronti del fiducioso ottimismo dei positivisti: responsabili di spiegare la realt mediante leggi meccanicistiche universali ed obiettive, regolatrici della natura che favoriscono le conquiste della scienza: essi commettono lo stesso errore di Hegel . Il Cristianesimo assume in Nietzsche un valore assolutamente negativo. Il filosofo, infatti, vede nella morale cristiana la negazione della vita, soppiantata da una visione ascetica della stessa in quella che definisce la "morale dei vinti". Nietzsche pensa che alla base della realt ci sia un caos di impulsi e istinti potentissimi, irrazionali. Questo caos primordiale suscita negli uomini la paura della morte, del nulla, dell'ignoto. Di fronte a questa situazione la filosofia occidentale, cos come il cristianesimo, hanno cercato di trovare un rimedio a queste paure. A partire da Socrate, la tradizione filosofica occidentale ha tentato, con la ragione, di trovare un ordine nel caos, per rendere la realt prevedibile e meno paurosa.
Secondo Nietzsche il cristianesimo ha accolto lo spirito socratico-platonico, sviluppandone la dottrina e la morale che impongono la rinuncia alla vita in nome di presupposti ideali trascendenti. L'ascetismo cristiano ha creato il concetto di Dio nel quale ha riunito la verit, il mondo dei valori, l'aspirazione al cielo, il rifiuto dell'esistenza terrena, giustificando la sofferenza come mezzo di espiazione del peccato, ed ha diffuso il disgusto per tutto ci che umano ed appartiene al corpo, l'opposizione ai sensi ed alla stessa ragione che non ripone in Dio i suoi fini, l'avversione per la felicit e per la bellezza, il desiderio di oltrepassare la terra con le sue apparenze, i suoi mutamenti e le sue illusioni. Nietzsche per convinto che il cristianesimo sia ormai in declino e venga ripudiato perch gli si rivolgono contro tutte le coscienze sensibili che lo giudicano fonte di menzogna e causa di debolezza e di vilt. Il concetto di Dio infatti stato inventato dagli uomini fiacchi e incapaci, rinunciatari e pusillanimi che si sono creati un fantasma per trovare in lui un appoggio ed un sostegno alla propria miseria.
La sua filosofia nasce quindi anche come negazione di questa morale, ben descritta nella sua affermazione " Dio morto, dove "Dio" non da intendere esclusivamente come la divinit personale, ma come il sistema di idee proprie del Cristianesimo. Lo spirito Dionisiaco. Nietzsche nell'opera giovanile La nascita della tragedia rivela la sua concezione filologica, esprimendo una interpretazione filosofica personale della vita, dell'arte e della cultura greca Dioniso (Bacco per i romani) il dio della musica, dei teatranti e dei baccanali, colui il quale rappresenta l'impeto dei sensi laddove Apollo l'armonia e l'equilibrio. Legato a Dioniso l'ebrezza che deriva dall'arte sensuale, ovvero la musica e la danza. Lo spirito dionisiaco dunque per Nietzsche lo spirito gaio e entusiasta dell'uomo che dice "s" alla vita, la quale ha i tratti autentici dell'imprevisto, nell'irrazionale e nell'impeto sensuale. Lo spostamento dei valori.Dio morto Nietzsche proclama che "Dio morto" ossia che tutti i rimedi filosofici e morali creati per difendersi dalla paura dell'ignoto sono solo menzogne consolatorie. Nietzsche avversa ogni tipo di morale che voglia imporre agli uomini dei comportamenti e degli obblighi, fondandoli su ideologie o pretese verit religiose metafisiche (basate su enti ultraterreni). Non vero che la virt produce la felicit, come afferma la morale, solo l'abbandonarsi alle forze vitalistiche, pu far emergere una condizione di vita piena. La morale lo strumento che gli uomini deboli (quelli che non hanno il coraggio di accettare il mutamento caotico come legge portante della vita) utilizzano per dominare su quelli forti. Il sistema morale ha imprigionato nelle sue regole l'intera umanit, fondando il mondo su principi che limitano il vigore vitale in nome di un controllo delle passioni e degli istinti.
La morte di Dio, annunciata in piazza a gran voce da un folle, ha un significato che oltrepassa una semplice professione di ateismo. Nietzsche infatti non si domanda se Dio esista o no, come fa l'ateo che contrappone un'opinione (Dio esiste) ad un altro convincimento (Dio non esiste). Dichiarando ufficialmente la morte di Dio, egli intende dire che tramontato tutto quel sistema di valori trascendenti che la tradizione culturale aveva creato e sul quale aveva costruito per duemila anni la sua fede, la sua morale, la sua concezione dell'essere come opposto al divenire, la sua certezza di verit, il suo superficiale ottimismo razionalistico. Tale grandioso e sconvolgente avvenimento prepara ad un nuovo mondo, libero dai pregiudizi e dalla schiavit della morale che rinnega la vita, e si spezzano e le vecchie tavole dei valori che mortificano l'esistenza. Si apre una nuova epoca che rifiuta la rinuncia ed esalta la naturalit dell'essere umano nella sua dimensione corporea. . questa la parte "costruttiva" del suo pensiero che svolge nei temi dell'oltreuomo, della volont di potenza e dell'eterno ritorno e che costituisce un progetto di redenzione dell'umanit dall'asservimento del passato. Loltre uomo (Ueber mensch) Cosa si pu fare allora? E' necessario promuovere la nascita del superuomo. Il superuomo non si fa scudo di alcun rimedio morale e consolatorio, egli accetta di vivere in accordo con i propri istinti e tenta di volgerle a suo favore. Il superuomo si pone al di l del bene e del male, ossia al di l della morale convenzionale, e fonda le sue azioni sulla volont di potenza, cio sull'energia creatrice degli impulsi vitali. La volont di annullare la cultura moderna non esprime laspirazione al ritorno allo stato di innocenza originaria perch sarebbe impossibile recuperare quel felice mondo mitico e distrutto da lunghi secoli di presunta civilt. necessario invece negare tutti i valori del passato e andare oltre: occorre creare un nuovo tipo di uomo il quale, rifiutando il mondo come una realt gi costituita, progetti la costruzione d un mondo diverso e sia animato da sentimenti di fedelt alla terra e di amore per il proprio corpo e dal desiderio di reincarnare in s lo spirito di Dioniso. La fedelt alla terra, proclamata insistentemente da Nietzsche, vuol dire ritorno alle proprie radici naturali e abbandono di tutti quegli ideali metafisici (religione, verit, scienza, morale, storia) che trascendono l'individuo come un assoluto indipendente dalla sua volont. Esaltare la terra, il corpo, la bellezza, il piacere non per una semplice manifestazione di ingenuo ottimismo: Nietzsche sa bene che la gioia si mescola con il dolore, che non esiste la salute senza le malattie e la morte, che il bene commisto con il male e perci la sua proposta vuole essere accettazione completa dell'esistenza e rifiuto del pessimismo che conduce alla rinuncia della vita e alla evasione dal mondo. Tale uomo nuovo il superamento dell'uomo tradizionale ed perci indicato con il termine oltreuomo o, secondo la consuetudine, superuomo (Uebermensch) che esprime non il singolo individuo ma l'essenza costitutiva della specie umana. Profeta dell'apparizione sulla terra dell'oltreuomo Zarathustra il quale, dopo aver trascorso molti anni tra le solitudini montane, ritorna tra il suo popolo per insegnare una nuova religione naturalistica, comunicata con un linguaggio lirico-allegorico e descritta da Nietzsche nell'opera Cos parl Zarathustra. Essa "la storia delle sue continue esperienze, delle sue amicizie, del suo ideale, dei suoi rapimenti, delle sue delusioni e delle sue sofferenze pi amare Leterno ritorno Lidealismo, specialmente quello di derivazione hegeliana, considera i singoli momenti di vita privi di valore in quanto anelli di una catena e punti di un insieme che comprende e unifica nella razionalit tutti i fatti del passato, del presente e del futuro. Secondo Nietzsche gli eventi si susseguono caoticamente senza alcuna meta finale e si ripetono in un eterno processo circolare che, in quanto tale, non ha direzione n senso: ogni cosa muore, tutto rivive e la "ruota dell'esistenza gira eternamente"; ritorneranno nell'uomo gli stessi pensieri, i medesimi dolori e piaceri e si ripresenteranno le dentiche cose piccole e grandi- Questa dottrina dell'eterno ritorno, anche se sembra ripresa dalle antiche correnti del pensiero greco, ha un significato ben diverso. Il ciclo rinnovatosi all'infinito, nel mondo classico, rappresenta la razionalit, il logos immanente nel mondo; in Nietzsche, invece, esprime irrazionalit, disordine, caos. L'uomo, se vuole dare valore alla propria esistenza, non pu rimanere inerte spettatore rassegnato del divenire ciclico dell'universo n pu reagire con la disperazione; deve piuttosto accettarlo totalmente, volerlo con tutte le sue forze, amarlo con entusiasmo dionisiaco ed accoglierlo consapevolmente, pensando che la vita offre anche sofferenze, malattie, insoddisfazioni. o. Cos facendo l'individuo celebra la propria grandezza e la propria dignit perch si comporta da oltreuomo in quanto, superando se stesso ed imponendo la propria scelta agli eventi, manifesta la volont di potenza. La volont di potenza Anche se il concetto non di facile interpretazione per la forma espressiva talora ambigua e contraddittoria di Nietzsche, la volont di potenza pu essere intesa come forza capace di trasmutare il mondo, mediante l'assunzione di nuove tavole di valori, di interpretare la realt in maniera diversa, di dare un nuovo senso alla vita, attribuendo un significato al caotico divenire delle cose. Nel passato volont di potenza si identificata con volont di dominio- Nell'avvenire, invece, essa rappresenter l'infinita possibilit di espansione del volere umano e trover la sua espressione pi chiara nell'oltreuomo, il vero filosofo che, rinnegando il passato e proiettandosi verso il futuro, creer nuovi valori e riveler nuove virt. Nietzsche indica in quale modo l'umanit possa liberarsi dal peso del passato, dalla schiavit, dagli atteggiamenti passivi, dalla rassegnazione, descrivendo in tre metamorfosi la storia dello spirito. Dapprima come il cammello, che sopporta ogni fatica percorrendo il deserto sotto il suo grave carico, l'uomo ha accettato senza ribellarsi tutto ci che gli veniva imposto dalla religione, dalla morale, dalla scienza. Poi, sollevatesi contro il proprio signore, si comportato come un leone: ha combattuto il grande drago, rappresentante l'idea del dovere, ossia tutti i valori tramandati da secoli, ed ha proclamato la sua libert contrapponendo al "tu devi" l'espressione "io voglio". Ma lo spirito del leone non ancora sufficiente perch non pu costruire ideali nuovi: dalla fase distruttiva si deve passare al momento creativo. Cos il leone nella terza metamorfosi si trasforma in fanciullo, assumendone l'innocenza, l'oblio e la voglia di vivere, cio la capacit dionisiaca di accettare l'esistenza nel suo divenire incessante, privo di fini e di mete, e di progettare un mondo nella cui prospettiva pu dispiegare tutte le proprie energie, ossia la volont di potenza.
IL DECADENTISMO Con il termine decadentismo si intende un movimento artistico e letterario sviluppatosi in Europa, a partire dalla seconda met dell'Ottocento fino agli inizi del Novecento, che si contrappone diametralmente alla razionalit del positivismo scientifico e del naturalismo. Il termine "decadentismo" deriva dal francese dcadent, che ha due significati: quello negativo, riferito alla nuova generazione dei poeti maledetti che davano scandalo incitando al rifiuto della morale borghese, e quello positivo, inteso come nuovo modo di pensare, come diversit ed estraneit rispetto alla societ contemporanea. Il termine originariamente indicava quindi un determinato movimento letterario nato nella Parigi di fine Ottocento. Siccome all'interno di questo movimento vi erano altre correnti che poi si sarebbero sviluppate autonomamente, la storiografia letteraria italiana, nel Novecento, ha assunto il termine a designare un intero movimento letterario di portata europea. L'uso del termine con questo suo secondo significato prevalentemente diffuso in Italia mentre in altri paesi sono preferite diverse denominazioni, quali ad esempio il simbolismo in Francia. La critica ufficiale, per descrivere questi atteggiamenti assunti da alcuni intellettuali, us il termine "decadentismo" proprio per ricordare la sensazione di crollo di una civilt. La critica us questo termine con un'accezione negativa ma gli intellettuali che facevano parte di quel gruppo, definito come decadente, ribaltarono il significato, arrivando ad indicare un privilegio spirituale e ne fecero una sorta di bandiera da esibire con orgoglio e dedizione. Infatti per questi intellettuali il decadentismo un atteggiamento di vita: implica una certa concezione del mondo: si tratta dall'atteggiamento di colui che si ritira nellorizzonte della propria esistenza non per ritrovare dentro di s il mondo nella sua fenomenicit o Dio nella illuminazione della coscienza, ma per cercare soltanto se stesso. Lesistenza delluomo viene scrutata non per mettere in evidenza tutta la sua ricchezza, ma per addossarsene tutta la povert. Troncati i fili che legano lesistenza umana al mondo delle cose e degli altri e alla trascendenza divina, luomo, racchiuso nella propria esistenza, ne raccoglie le vibrazioni pi piccole, ne sonda le preoccupazioni pi segrete, ne insegue i moti pi riposti. Luomo decadente non luomo della civilt greca, rivolto alla vita sociale e sorretto da uneducazione rigorosa, non luomo dellUmanesimo, costruttore della propria fortuna, specchio in terra delle virt divine, non neanche luomo del positivismo, fatto di ereditariet e di abitudini sociali che lo determinano meccanicisticamente. Luomo decadente piegato su se stesso, isolato, e accetta i propri limiti,e chiude ogni legame col trascendente rompendo i ponti con la natura. In Italia si soliti individuare due periodi distinti di decadentismo: il primo, di cui facevano parte D'Annunzio, Pascoli, ancora caratterizzato dalla necessit di costruire miti decadenti. Al contrario nel secondo, di cui occorre ricordare in particolare Pirandello, Svevo , la coscienza della crisi ormai acquisita e la realt viene sottoposta ad una critica molto lucida e distruttiva. Il termine "Decadente" fu, in origine usato in senso dispregiativo, per indicare giovani poeti che vivevano fuori dalle norme comuni, considerati appunto simboli di una "decadenza sociale" che disprezzava il progresso e la fede nella scienza del positivismo. Pi tardi pass a designare la dilagante "decadenza" della societ materialista di fine secolo, orientata verso l'esaltazione delle conquiste tecnologiche e alla quale gli intellettuali si sentivano estranei. Essi, infatti, si considerano decadenti, con un atteggiamento di superiorit spirituale, in quanto inclini a cogliere i segni della raffinatezza e dell'eleganza intellettuale delle epoche e periodi di "decadenza" rispetto al normale. Il Decadentismo caratterizzato da una nuova tipologia di poeta: esso non pi il vate che guidava il popolo del Romanticismo, n il promotore della scienza come nell'Illuminismo o cantore della bellezza nel Rinascimento. Diventa cos veggente, cio colui che vede e sente mondi arcani ed invisibili in cui si chiude scoprendo l'universale corrispondenza e analogia delle cose [...] E in tal modo il Dio perduto vive come una memoria e un desiderio Il poeta cos un artista solitario, capace di scavare nell'interiorit umana e nel mistero dell'ignoto. Anche la parola poetica cambia: non si usa pi per descrivere sentimenti ma, soprattutto, per decifrare sensazioni e per illuminare l'oscuro che in noi utilizzando un linguaggio simbolico comprensibile solo da spiriti che riescono a percepire le stesse sensazioni. Da qui la grande importanza della poesia come mezzo per esprimere il proprio intimo. Caratteristica generale quindi un forte senso d'individualismo e soggettivismo. Per la sua oscurit l'argomento della poesia sfugge alla comprensione del lettore che pu interpretarla in modi differenti. Il Decadentismo trova nelle strofe e nei versi liberi i giusti mezzi per esprimere le rivelazioni del proprio interiore con tutte le sue sfumature, poich, a differenza delle forme metriche tradizionali, pi chiuse e rigide, permettono un'esposizione priva dell'interferenza della ragione, assumendo ritmi liberi, creati di volta in volta dal poeta. Nella poetica di Gabriele DAnnunzio vi la figura prima dellesteta e poi del superuomo. Lestetismo e lesaltazione della bellezza e dellarte vista come unico valore importante della vita. Di conseguenza lesteta si estranea dalla societ corrotta, per abbandonarsi alla contemplazione dellarte; infatti la corrente decadentista vede in essa lunico modo per conoscere la realt, rifiutando ogni forma di scienza e logica. In seguito, per, DAnnunzio vede la necessit di attivarsi per cambiare la societ che disprezza e, di conseguenza, lestetismo va in crisi. Egli trova la soluzione nel pensiero di Nietzsche e nella figura del superuomo. Il superuomo leroe perfetto per DAnnunzio, forte, sicuro di s e violento, pronto per migliorare lassetto sociale. Invece, in Pascoli, il Decadentismo si esprime nella figura del fanciullino. Esso presente in ognuno di noi ed capace di penetrare nel vero significato delle cose che ci circondano. Il fanciullino di Pascoli, per, incapace di relazionarsi con gli altri, chiuso in se stesso ed insicuro. I tre autori rappresentano, quindi, levoluzione del Decadentismo con la sua espressione in figure mitiche importanti. LEVOLUZIONE DEL TEATRO ITALIANO ATTRAVERSO IL DECADENTISMO (DANNUNZIO E PIRANDELLO) Sar nel momento del suo approdo al teatro, verificatosi nel 95 con lintesa damore e dintelletto con la musa tragica Eleonora Duse che DAnnunzio esprimer con vero slancio il mito del superuomo. Si nota nei drammi La citt morta (98), uninquieta vicenda damore e di morte che aleggia sui resti dellantica Micene, La Gioconda (99), consacrazione dellesteta che per amore dellarte lascia la moglie per vivere con la modella, La Gloria (99), impudica apoteosi del sesso, del potere e della gloria. In seguito ai drammi in prosa DAnnunzio approd alla tragedia in versi con Francesca da Rimini (1901), un poema di sangue e di lussuria come egli la consider, con La figlia di Jorio (1904), una travolgente storia di sentimenti e passione tra il pastore Aligi e la prostituta Mila di Codra che trover epilogo nel volontario sacrificio della morte per la consacrazione pura dellamore, e con La fiaccola sotto il moggio (1905), ancora il tragico sacrificio della donna che si vendica per salvare lonore e la memoria della madre. Altra opera degna di nota La nave (1908), una plumbea vicenda nel periodo della fondazione di Venezia che esprime linstancabile rievocazione del superuomo. Tale la protagonista omonima di Fedra (1908) che ostenta la propria superiorit su Afrodite, rifiutando la passione per il figliastro, e su Artemide, protettrice del giovane.
Il teatro di DAnnunzio nasce dalla volont di opporsi al teatro borghese, leggero e banale per lesorbitante quotidianit degli eventi, e dal bisogno di rievocare il grande teatro tragico in versi e in prosa, non per imitarlo ma per coglierne lo spirito, lintuizione e lessenza del dramma . Bisognava uscire da quel realismo provinciale che trionfava nelle novelle e nei drammi; occorreva opporre a un teatro essenzialmente dialettale, un teatro lirico, aristocratico che suggellasse lesperienza di pochi superuomini. Egli sent la necessit di utilizzare un nuovo spazio scenico, come si pu notare dai suoi progetti per il teatro allaperto sulle rive del lago di Albano, e lesigenza dimpiegare la didascalia e altri strumenti coreografici e scenografici per un teatro maestoso. Non mancarono polemiche da parte delle avanguardie, ma col Novecento e il teatro in versi (La figlia di Iorio e Francesca da Rimini) la sua tragedia acquister importanza e celebrer un filone dispirazione storica e mitologica. D'annunzio partendo dalla Polis greca, con la magia dei versi, del mito e della storia, intese superare la mediocrit del teatro borghese con le sue scenografie banali e i dialoghi standardizzati, riflesso dellItalia remissiva e antieroica. Il vate, acquisendo parole, metri e idee, unisce immagini classiche, dantesche e rinascimentali, in un elegante gioco letterario. Il suo teatro ha un duplice indirizzo: quello per gli lites e quello per le masse. Per i primi, che seguono le sue propensioni culturali, si realizzano le innovazioni metriche e si rilevano le citazioni, in un teatro di poesia; per le seconde si esaltano la scenografia esotica, la magia del verso, la vita degli eroi che sollevano la propria personalit da uno stato di non valore alla vita superiore e allo stesso tempo tragica. DAnnunzio sar uno dei primi sostenitori in Europa dellidea del teatro di massa e sar il primo a proporre ladattamento del teatro Argentino di Roma a vero e proprio teatro di festa. La proposta di DAnnunzio si presenta come sintesi tra i fondamenti del teatro antico e le possibilit offerte dalle nuove tecnologie: effetti illuminotecnici e predisposizioni per nuove esigenze acustiche, in un palcoscenico che sente la necessit del movimento su pi piani di calpestio e su un volume aereo di grande proporzione. Il teatro di DAnnunzio diventa set, lo spazio scena\pubblico viene annullato e lo spettatore diventa parte integrante della rappresentazione. Bisogner aspettare il 1934, quando Luigi Pirandello preparer la messa in scena de La figlia di Iorio, per ritrovare il senso profondo della modernit antica. Tra il 1921 e gli anni 30, Pirandello impose un nuovo linguaggio drammatico che coincise con la fase del metateatro o teatro nel teatro, che ebbe inizio con la rappresentazione dei Sei personaggi in cerca dautore: personaggi, figure fantasmatiche presenti gi in alcune novelle, si materializzano sul palcoscenico tra i corpi disorientati degli attori impegnati nella commedia Il giuoco delle parti, sovvertendo gli schemi del teatro naturalista. Quei personaggi, rifiutati dallautore, chiedono la loro dimensione in teatro e, accolti dal capocomico, in un nuovo spazio fisico, ognuno racconta la propria tragedia esistenziale. Al centro del dramma c il disagio del teatro che nasce dal conflitto tra finzione e realt, tra arte pura e convenzioni intellettuali. Con i Sei personaggi, il drammaturgo inaugura il nuovo linguaggio del metateatro, che si completer con Ciascuno a suo modo (1924) e Questa sera si recita a soggetto (1933). Tra le innovazioni pi indicative risultano: la scomparsa della barriera ideale tra palcoscenico e platea che rappresentava lillusione della scena (i personaggi si muovono liberamente come se il pubblico fosse assente, occupano qualunque spazio sul palco e scendono anche in platea, coinvolgendo lo spettatore in modo inquietante, poich vengono svelate immagini convenevoli o conflittuali tra attori e tutte le mansioni di coloro che lavorano dietro le quinte); la trasformazione dello spazio teatrale che annulla definitivamente lillusione scenica (il dramma comincia senza scena e con dei tecnici che lavorano sulla struttura o sullimpianto dilluminazione, elementi che denotano la finzione teatrale); il tempo dellazione scenica, che nel teatro tradizionale seguiva lo sviluppo del dramma, interrotto frequentemente da vicissitudini diverse (incidenti, imprevisti); limpossibilit del dramma di raggiungere una conclusione (i dubbi rimangono irrisolti, la verit incompresa e allo spettatore viene tolto il piacere della catarsi, che per Aristotele rappresentava la funzione educativa del teatro: la purificazione dalle passioni, dai tormenti). I drammi di Pirandello lasciano nello spettatore un senso di smarrimento e di angoscia per una verit finale che a questi sfugge, perch il dramma non si chiude come avveniva nel teatro antico. Esso era un luogo di conoscenza e permetteva di capire ci che la vita, nel suo mistero, non riusciva a svelare. Il palcoscenico, simbolo della condizione delluomo nella civilt moderna, diventa la stanza della tortura. Pirandello riesce addirittura a cancellare il protagonista dalla scena come succede in Cos (se vi pare), dove la donna che muove la vicenda risulta assente. Oppure procede al raddoppiamento di un personaggio con la conseguenza che luno nega laltro e viceversa, pur essendo entrambi legati allo stesso destino della non esistenza. quello che accade nella tragedia Enrico IV, linfelice maschera di un pazzo che trova lillusoria via della salvezza nel delitto. Gli Italiani, nel corso dellOttocento, avevano assistito alla proposta di numerosi modelli sociali, civili e artistici, ma sempre fermi sui principi morali e intellettuali. DAnnunzio offr immagini sognanti, oltre i limiti morali ma in difesa delle norme e dei costumi. Pirandello present luomo di tutti i giorni che vive la provvisoriet delle norme e dei costumi. Egli partiva dal naturalismo ma, cosciente della crisi di fine secolo, sapeva che il teatro del romanticismo non poteva pi essere distrazione n semplicemente specchio crudo della realt. I personaggi dellOttocento erano individui di carattere con una distinta personalit, i personaggi di Pirandello sono privi di unit psicologica. Sul palcoscenico la verit oggettiva non esiste e il personaggio ci che gli altri credono di lui. Lunica verit rappresentata dalla maschera sociale. Pirandello destrutturando lunit psicologica del realismo, sviluppava il teatro del grottesco. Questa nuova fase, in cui trovano piena applicazione i princpi della poetica umoristica, rappresentata dalle commedie Cos (se vi pare) 1917, Ma non una cosa seria e Il giuoco delle parti (1918), il drammaturgo annulla le certezze illusorie del mondo borghese e rappresenta in scena la concezione relativistica dellesistenza. Sintomatica la prima commedia che si evolve attorno a tre personaggi enigmatici e inquietanti: il signor Ponza, la moglie e la suocera. La comunit borghese della citt, dove i protagonisti si sono trasferiti da poco, cerca di scoprire la verit sui loro rapporti di parentela, ma la verit non esiste. Soltanto la moglie ne pu essere consapevole, ma velata dal suo impenetrabile tulle a lutto, nella profonda tragedia degli eventi, spiegher che Ella solo colei che (la) si crede. Il pensiero di Pirandello esprime la sua maturit poetica nellultima opera incompiuta I giganti della montagna, le cui vicende, fuori dalla concezione di spazio e tempo, si svolgono con una rinnovata figurazione dellarte drammatica. Il teatro, legato alla fase dei miti, diventa luogo incantato, dove i personaggi, tra meditazioni inconsce e tendenze surreali, assurgono a entit mitologiche. Il dramma rappresentato dalla metafora dei giganti (il mondo moderno dominato dalla crudelt e dallindifferenza) e della morte dellarte (la contessa Ilse che vuole diffondere lopera Favola del figlio cambiato del Poeta, che si era suicidato per amor suo). Pirandello, di fronte ai miasmi del tempo in cui gli eventi conducono alla tragedia del secondo conflitto, sperimenta un linguaggio complesso e cupo che guida il teatro nel mondo mitico, dove larte sfida e supera le maledizioni dominanti.